Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Didda23: Incredibilmente l'opera, complici le aspettative che rasentavano lo zero, a tratti riesce a divertire. Gli episodi sono alquanto eterogenei: il primo (quello più romantico) è senza dubbia quello che rispetta di più i crismi della commedia sentimentale; il secondo è il peggiore: le citazioni tarantiniane toccano decisamente il trash; il terzo è certamente il più divertente: qualche battuta è assai riuscita; il quarto, quello più melodrammatico, inizia bene ma è troppo lungo per essere goduto appieno. Mediocre, ma decisamente sopra le attese.
Daniela: I due poveri ma belli si sono finalmente sposati con le loro belle ma povere. Causa botte in testa, uno dei due burini si troverà però catapultato in tutt'altro ambiente sociale... Il terzo capitolo della piccola saga, in cui la scena è quasi interamente occupata da Salvatori mentre Arena si limita a fare da spalla, è una commediola degli equivoci basata sull'espediente della perdita di memoria, con alcune gags simpatiche e ed altre invece tirate troppo per le lunghe. Fra i personaggi di contorno, spicca Memmo Carotenuto, qui afono.
Didda23: Marito viene trovato morto e i sospetti ricadono immediatamente sulla moglie; ma non è tutto come sembra... Mediocre thriller tv penalizzato da una patina eccessivamente televisiva e una regia poco grintosa nelle scene madri. La sceneggiatura si eleva un minimo dal genere, soprattutto per riuscire a intrattenere senza troppo sforzo (complice pure la durata). Parte conclusiva che appaga con colpo di scena non del tutto prevedibile. Condivide praticamente quasi l'intero cast con il coevo Una tata pericolosa (pure la sceneggiatrice è la stessa).
MEMORABILE: La statuetta a forma di gufo; Il detective Malone; La pazzia del marito dell'amica avvocato.
Daidae: Bruttissimo. Una delusione totale per chi come me ha apprezzato i precedenti lavori del Laurenti (La liceale seduce i professori, nella classe dei ripetenti, etc). Assurdo spacciare la Rizzoli per un travone, momenti comici ridicoli (quello del gay e le gag pietose di Ariani e Ciardo). Noioso e non fa ridere: difficile pure arrivare alla fine.
Polato m.: Trama piuttosto banale ma che viene sorretta dalla bravura degli attori partecipanti. Promosso il duo Memphis/Morelli e quello femminile Delogu/Schiavo. Pur con scopiazzature volute e dichiarate (vedi anche Una notte da leoni), il film per buona parte si fa vedere; il finale invece sembra chiuso in fretta e lascia sbigottiti per il distaccamento dalla logica e dalla realtà che assumono i personaggi e le loro azioni.
MEMORABILE: Il personaggio di Memphis che impara che con le donne bisogna fare i duri e trattarle male.
Lele Emo: Bruciante remake dai toni molto drammatici e sviluppato su un thrilling di grande effetto. Una pellicola nella quale Nicholson dà una delle migliori interpretazioni del ruolo che lo ha reso anche attraverso altre pellicole il "million dollars man" del cinema. Ruolo che peraltro è sempre condito da una interpretazione di sè stesso, ovvero del Nicholson off scene. Lange ad alto livello erotico e di buona statura attoriale; nel complesso un buon film da non perdere.
Luchi78: Il vizietto come termine di paragone è già un complimento, per questa tipica commedia erotica all'italiana con "diversivo", diciamo così. Lovelock è distante anni luce da Tognazzi (oltre al fatto che non si presta affatto ad un ruolo gay), mentre Montagnani si ripete senza far sorridere. Gli escamotage studiati per non far uscire le vere personalità dei protagonisti non sono poi così divertenti, ed anche la regia di Lenzi viaggia sui binari dell'inconsistenza. Accontentiamoci di vedere le grazie della bellissima Rizzoli.
Reeves: Melodramma forte, che racconta le classi popolari e mette in luce le contraddizioni (il protagonista, ormai senza speranza di riscatto, fa il crumiro durante uno sciopero). Pietro Germi racconta come ci fosse un'Italia terza, non marxista e non reazionaria, che lui raccontava meglio di chiunque. Grande successo di pubblico, ottima interpretazione dello stesso Germi.
Galbo: Doveroso omaggio ad uno degli artisti più completi e versatili della discografia italiana, Via con me non è il solito documentario compilativo, ma un’opera approfondita, molto ricca iconograficamente, che rappresenta un viaggio sentimentale verso le fonte ispirative più intime del cantautore. Si dimostra ad esempio il “taglio” cinematografico (da lui stesso ammesso) delle sue composizioni e tutte le componenti autobiografiche, oltre che lo sconfinato amore per il jazz. Molto interessante anche l’espediente di affiancare la stessa composizione ripresa in epoche differenti. Notevole.
Rocchiola: Un commovente romanzo di formazione che inizia come una versione meno scanzonata di American graffiti per mutare strada facendo in una struggente riflessione sull’amicizia virile e la fine della giovinezza. Il surf è la moderna espressione della wilderness in questo film virile e crepuscolare come un western. Milius si conferma il più classico ed epico tra i registi della nuova Hollywood. Insuperate le riprese acquatiche fotografate da Surtees. Soundtrack d’epoca in cui a mancare stranamente sono proprio le hit storiche della musica surf.
MEMORABILE: La gita in Messico; La visita militare; La visita alla tomba di Waxer; La mareggiata del 1974; Il finale con i tre che si lasciano forse per sempre.
Galbo: Thriller con venature fantapolitiche ambientato nelle stanze del potere e realizzato in maniera non particolarmente originale. Il film si basa su una rigida contrapposizione tra personaggi positivi ed incorruttibili (come il protagonista) e cattivi a tutto tondo e risulta abbastanza godibile nella prima parte. Introdotto l'elemento fantapolitico della corruzione globale, il film perde credibilità ed interesse. Discretamente efficace l'ambientazione.
B. Legnani: Mediocre commediola scolastica-scolacciata-scoreggiona. Rizzoli bellissima, ma il suo personaggio (Angela, come legioni di liceali del cinema dell'epoca) non è particolarmente simpatico, né ben delineato, come peraltro quasi tutti gli altri. I pochi descritti oltre la superficie o funzionano grazie al talento (Banfi è grande, come sempre, qualunque copione abbia), o non funzionano per eccesso di tono (la De Simone e Vitali). Avram (padre della Rizzoli) fa in realtà un Agnelli, come si deduce dalla citazione del libro "Vestivamo all'aviatora"...
MEMORABILE: Banfi, guardando il petto della Rizzoli, le dice di averla convocata per un motivo, anzi due.
Galbo: Tratto da una commedia di Martoglio e ambientato tra Napoli e un piccolo paese siciliano, è una delle prime esperienze cinematografiche di Totò. Come molto spesso accade per i film interpretati dal grande attore partenopeo, la carica e la simpatia del personaggio sovrastano la struttura narrativa piuttosto semplice ed elementare della commedia e costituiscono principale motivo di visione dell'opera.
B. Legnani: Terzo dei quattro film nei quali Margaret Rutherford ci regala un'insuperata Miss Marple. Anche stavolta l'arzilla investigatrice incrocia sulla sua strada l'Ispettore Craddock e ancora una volta si incunea nel gruppo di persone fra le quali indagare (una compagnia teatrale, stavolta). Guardabile, ma senza picchi, perché è più commedia che giallo, più dedito alle gag (peraltro piacevoli) che allo sviluppo proporzionato della trama poliziesca.
Nando: Favolistica narrazione incentrata su un orfanello che intraprende un lungo viaggio per assistere alla finale di Champions League. Il buonismo regna sovrano, con incetta di buoni sentimenti pronti a suscitare commozione nello spettatore. Latente ma apprezzabile la denuncia contro le mine antiuomo. Curioso il fatto che i tifosi del Liverpool, notoriamente violenti e attaccabrighe, vengano dipinti come generosi e affabili. Per sognatori con poche pretese.
Redeyes: Doverosamente incentrato sulla presentazione dei due protagonisti. L'impostazione "on the road" riesce a conferire più dinamicità agli eventi soprattutto grazie all'imbranato e poco empatico Danno Wolfe che non potrebbe avere nome migliore, per noi italiani. La morale è chiaramente dietro l'angolo e si viene catapultati in un circo di avventure. Finale tenero con Kayla ricongiunta al Mago e Ted sugli allori.
Zender: Special modesto, che al Lupin più scanzonato unisce la recuperata vena omicida di Goemon, Jigen e Fujiko. L'ambientazione francese (il celebre Mont Saint Michel ha qui un nome di fantasia) è piuttosto ininfluente e l'aggiunta della giovane Becky non pare un innesto felice (troppo simile a mille ragazzette brillanti del passato; allora meglio quelle belle, mute e inermi della prima serie). Si avverte che si tratta di più storie che mal legano tra loro. Più interessante l'ultima parte, in cui l'azione prende il sopravvento. Fujiko poco sexy.
MEMORABILE: Finalmente i nemici muoiono: non si limitano a stendersi in terra con facce da cretini o perdere indumenti e armi per l'ennesima sciabolata di Goemon!
Mickes2: E chi se la sarebbe mai aspettata una presa in giro/accusa verso gli americani da un regista patriottico come Bay? Tra varie assurdità partorite da tre menti imbecilli annebbiate dagli steroidi, è l’american dream finito in tragedia, tra risibili sequestri, patetiche derive religiose e coraggio mosso più da un QI a singola cifra che altro. Bay ridicolizza tutti, anche il corpo di polizia e i pubblici ufficiali; stende (un velo pietoso) e la “sua” bandiera alle spalle come a dire “in passato eravamo così”. Tedia a tratti ma nel complesso sollazza.
Terzo film per Enzo Salvi nei panni di Don Donato, che ormai perso definitivamente per strada il partner del numero uno Maurizio Battista si arrangia da solo sostituendolo parzialmente con Maurizio Mattioli, lo zio porporato con mire da cardinale terrorizzato dall'idea che il nipote possa confessare pubblicamente di non essere un vero prete. Già, perché questo vuol fare Don Donato: smettere di fingere e tornare in abiti borghesi per sposare la "perpetua" Cesira (Bergamo). Lo zio, dopo averlo coperto...Leggi tutto così lungamente, sa che sarebbe la propria fine; è disperato, si rivolge allo psichiatra (Staffelli) e incassa i sospetti di chi sopra di lui (Greg) già manifesta molti dubbi. Nel frattempo in paese (sempre la pittoresca Pellizzano in Val d Sole, nel Trentino) giungono un'ufficiale della Finanza (Borioni) e il suo assistente (Cacioppo) per indagare sulla provenienza dei soldi con i quali Don Donato e i suoi collaboratori gestiscono la Banca Etica attraverso i cui prestiti il paese prospera. Ulteriori problemi arrivano dal Murena (Margiotta) e il suo complice, evasi dal carcere di Opera a Milano e lì per recuperare i due milioni che Donato "deve" loro.
In un clima al solito da allegra farsa che sconfina a dire il vero sempre più nella fiction alla DON MATTEO il protagonista - attorno al quale ruota un cast folto di volti noti della televisione berlusconiana - alimenta scenette assortite nelle quali le spalle si avvicendano senza tuttavia permettergli troppo di abusare delle caratteristiche volgarità in salsa coatta. D'altra parte è una commedia televisiva per famiglie, non è concesso oltrepassare il limite della decenza, per cui ci si limita a qualche "mortacci!", a un paio di timidissimi accenni di sesso (con la Bergamo prima e la Borioni in versione sadomaso poi), a battutacce prive di ogni ricercatezza destinate a riconfermare la modesta validità di un progetto che continua soprattutto pubblicizzando verdi scorci montani baciati dal sole, portando al riconoscimento di facce conosciute o intraviste in tv e muovendo al timido sorriso per qualche gag bonaria.
Una commedia tendenzialmente corale, interpretata con un certo garbo nonostante un protagonista che non ha di certo fatto del garbo la sua cifra stilistica e che infatti continua a stonare un po' (aveva senso nel primo capitolo come "contraltare" di Battista, molto meno da solo), nonostante una modifica del suo target di riferimento negli ultimi anni (oggi è quello del tv-movie per famiglie). Inoltre, per quanto bravo, pure Mattioli comincia a mostrare chiari segni di usura e una ripetitività che in assenza di un buon copione stanca presto. Riconfermato Marco Milano come assessore in odore di concorrere alla carica di sindaco, i punti fermi del cast ritornano con qualche sorpresa (c'è Greg senza Lillo, deprivato tuttavia di ogni carica comica e di conseguenza sprecato). Promozione turistica per il parapendio locale nel finale e una formula facilmente ripetibile che garantisce un'inattesa serialità pronta già a proporre un quarto capitolo e che si avvicina sempre più a una sorta di fiction leggermente arricchita... Regia del confermato Geremei che svolge il compito garantendo professionale "invisibilità".Chiudi
Saintgifts: Film che ha alcuni pregi soprattutto nella descrizione di come la religione (in nome di Dio) fosse usata per discriminare, violentare e lucrare (è cambiato qualcosa da allora?); tolto questo e una discreta prima parte, il film - con l'arrivo nella città santa - scivola pian piano in una più che mediocre soap opera. Un contributo notevole è stato dato dalla ricostruzione dell'ambiente papale, troppo simile a certe corti corrotte e a come è stata sceneggiata la storia d'amore, forse per accontentare gli spettatori più romantici.
Pinhead80: Simpatica parodia del genere spionistico alla 007 capeggiata dalla mitica Melissa McCarthy pronta a tutto pur di riscattare una vita passata nei sottofondi dell'Agenzia. Tra travestimenti, situazioni al limite del grottesco e tanti colpi "bassi" si trascorrono un paio d'ore divertenti. Il cast dimostra di mettercela tutta e di saper giocare con ruoli che hanno reso celebri alcuni di loro (Statham il duro che qui è un imbranato su tutti). Un film riuscito.
Daniela: Deciso a vendicare la fidanzata morta sotto i suoi occhi durante un attacco di terroristi islamici in un resort turistico, uno studente viene coaptato dai servizi segreti americani per diventare un super-agente da impegnare sul campo... Action spionistico col solito protagonista testa calda insofferente agli ordini, il cui addestramento è reso appena meno uggioso dalla presenza di Keaton che pur impegnandosi poco spicca in un contesto tanto modesto. Trama di routine ma epilogo catastrofico fuori dall'ordinario, i cui effetti risultano però tanto minimizzati da farne svaporare l'impatto.
Capannelle: Come in molte commedie degli ultimi lustri si cerca di far ridere e commuovere sommessamente, senza cercare drammatizzazioni artificiose e inserendo rapporti di coppia che nascono dalle situazioni più improbabili. Anche come personaggi non propone scavi o variabili di chissà quale pregio, ma si può dire che le loro relazioni funzionino e siano tratteggiate con cura. I riferimenti alla Dolce vita felliniana aprono e chiudono il film: pur rimanendo sullo scolastico aggiungono qualcosa di piacevole.
Paulaster: Spostamento verso Sorrento del maresciallo rubacuori. Canovaccio un po' ripetitivo con le continue proroghe dello sfratto e ammiccamenti vari; la verve di un vetusto De Sica si sposa con l’avvenenza della Loren. Esigua attenzione alla componente istituzionale passando dai Carabinieri ai Vigili e sfruttando invece le bellezze sorrentine. Comprimari come la Pica e Carotenuto sono il valore aggiunto, meno bene il personaggio della Padovani.
MEMORABILE: La presentazione della giunta comunale; Il bikino; Il mambo della Loren; La lavanda Cannavale.
Enricottta: Action movie targato Michael Winner, (ricordato tra gli altri per i giustizieri della notte), che dirige un'onestissima pellicola piena di caratteristi, con una trama scontata e con atmosfere patinatissime alla 007. L'intrpretazione della Loren è accettabile ma la sua bellezza in questo film è da sballo. O.J. Simpson molto nel ruolo, gli altri come da copione. Comunque da vedere, per la pulizia delle inquadrature e il gusto estetico.
MEMORABILE: Ogni volta che la Sophia nazionale ci mostra il decoltè.
Modo: Non sarà il miglior film di Woody Allen però la commedia risulta gradevole, leggera e decisamente spensierata. E' interessante vedere come col passare degli anni il regista racconti la sua New York, della quale alcuni scorci restano sempre molto suggestivi. I due giovani protagonisti risultano piacevoli e i dialoghi a tratti taglienti compensano la sceneggiatura piuttosto piatta.
Domino86: Classica commedia romantica americana dove tutto è al suo posto e lo svolgimento scorre bene. Il sogno di ogni bambina qui prende magicamente realtà: molto sentimentale ma al tempo stesso decisamente irreale ma comunque piacevole, lascia il tempo per sognare un po' (che non fa mai troppo male).
Siska80: Un ragazzino, accompagnato da cane e pappagallo parlanti, si improvvisa detective contro un magnate cattivo. Fiabesca commedia da vedere in famiglia per respirare un po' dell'ingenuità che trasuda: ok, è una produzione a basso costo (tanto che gli animali in questione discutono a muso/becco chiuso), ma risulta sin da subito accattivante e non solo per merito del simpatico piccolo protagonista, visto che anche il resto del cast svolge un buon lavoro e pare divertirsi a dar vita a personaggi alquanto singolari. Il ritmo abbastanza regolare consente una visione "tutta d'un fiato".
Rambo90: Dopo un inizio particolarmente brutto a Cortina, i Vanzina riescono a risollevare la storia portando il maresciallo Colombo in trasferta alla Biennale di Venezia: qui un po' si ride, soprattutto per merito di Greggio, particolarmente in forma, mentre la storia è sempre troppo semplice e statica per decollare. La Silvstedt è solo bella da vedere, la Caprioglio è del tutto nulla, Leroy molto simpatico ma sprecato. Non una delle migliori prove dei Vanzina (nemmeno fra quelle televisive).
B. Legnani: Peccato per la brusca caduta col trasferimento a Cortina, perché fino ad allora il film, nonostante snodi forzati e casualità troppo generose (come accadeva nella saga-prototipo, peraltro), aveva tenuto decentemente. L'ultima parte induce però a non passar sopra ai difetti prima perdonabili, a partire dall'interpretazione di Amendola, che fa di tutto per risultare simpatico, ottenendo l'effetto opposto. Il contorno può non piacere, ma obiettivamente Salvi qualche colpo lo mette a segno. Sotto la sufficienza, ma guardabile.
Siregon: Una cafonata folle, con effetti speciali spesso imbarazzanti, una trama risibile e una banda di attori completamente slegati fra loro. C'è qualche spunto scenografico interessante (Venezia, Nautilus) ma è davvero troppo poco. Il film è così esagerato in ogni sua sequenza da ottenere l'effetto opposto a quello sperato. La noia impera, la regia di Norrington fa quello che può e Connery sembra un pesce fuor d'acqua anche se è sempre simpatico.
Parsifal68: Un'impeccabile organizzatrice di matrimoni si innamora del fidanzato della sua prossima cliente. Filmetto sciapo e prevedibile, che fa leva sulle grazie (non recitative purtroppo) della Lopez e sul fascino del bravo McConaughey, che più tardi avrebbe fatto di meglio. Come se non bastasse, ci sono anche dei ridicoli se non irritanti stereotipi sulla famiglia italiana che fanno venire il latte alle ginocchia, come il personaggio di Chambers (Massimo) che è oltretutto doppiato in modo imbarazzante. Pessimo.
Pinhead80: Western fuori tempo massimo del nostro Castellari che si avvale di un cast di tutto rilievo ma anche di una sceneggiatura debolissima. Il film funziona bene nella prima parte, ma nella seconda parte la noia prende il sopravvento. Eppure mi sento di dire che questo non è il peggior film del Castellari anni 80'-90'. Salvo le musiche e le interpretazioni di Saxon, Hess e Rhodes. Gran lavoro anche per gli stunt. Passabile.
Enzus79: Mediocre film d'azione di Terence Young. Peccato perché con un cast di tutto rispetto (Bronson, Pistilli, Mason e la Ullmann) ci si aspettava di più. Non bastano le belle scene dell'inseguimento tra la polizia e la super macchina di Bronson. Si è visto di meglio.
Galbo: Incontri per lo più amorosi ma anche di amicizia sullo sfondo della riviera romagnola contemporanea. Commedia balneare da soggetto (e sceneggiatura) di Enrico Vanzina, rappresenta la versione giusto un po' (ma neanche troppo) aggiornata all'epoca social di Sapore di mare, che al confronto appare un capolavoro. Trama risibile e interpretazioni lacunose; ci sono anche Isabella Ferrari e Andrea Roncato a rafforzare l'effetto nostalgico. Si sorride qua e là, ma per buona parte ci si annoia. Plastica rappresentazione di come certo cinema italiano sia incapace di evolversi.
Bruce: Il cast è eccezionale eppure all’epoca erano quasi tutti esordienti. Sette mercenari, pistoleri infallibili, si mettono a difesa di un villaggio di peones a confine con il Messico, vittima di continue violenze e razzie da parte della banda del cattivissimo Calvera. Di fronte all’ingiustizia faranno valere la loro grande abilità balistica, l’onore e l’amicizia. Classico e sempre attuale remake western dei Sette Samurai di Kurosawa.
Piero68: Va detto a favore di questo sequel-prequel che a differenza dei suoi predecessori ha finalmente degli effetti speciali che si possono chiamare tali. Ma oltre questo c'è molto poco. La sceneggiatura balbetta ed i cambi temporali fanno risultare incomprensibili alcuni passaggi. Cast troppo giovane e poco credibile. Soprattutto Zachary Quinto che ha la sua immagine ancora saldamente legata (e si vede) a Sylar di Heroes. Gli attori d'esperienza come Bana e la Ryder stranamente relegati a particine. Cameo pro-puristi furbescamente assegnato a Nimoy.
Didda23: Marito viene trovato morto e i sospetti ricadono immediatamente sulla moglie; ma non è tutto come sembra... Mediocre thriller tv penalizzato da una patina eccessivamente televisiva e una regia poco grintosa nelle scene madri. La sceneggiatura si eleva un minimo dal genere, soprattutto per riuscire a intrattenere senza troppo sforzo (complice pure la durata). Parte conclusiva che appaga con colpo di scena non del tutto prevedibile. Condivide praticamente quasi l'intero cast con il coevo Una tata pericolosa (pure la sceneggiatrice è la stessa).
MEMORABILE: La statuetta a forma di gufo; Il detective Malone; La pazzia del marito dell'amica avvocato.
Trivex: Un lacrima movie d'avventura. Originale storia di un sortilegio, che divide in modo crudelissimo due innamorati. Il predatore dei cieli è tra gli animali più belli, possenti e liberi presenti sul nostro pianeta. Quindi la libertà d'amare negata alla donna viene ricompensata con tale trasformazione? Se non ci fosse l'amore, sarebbe pure sopportabile volare per sempre, rinunciando al raziocinio? E il lupo non è forse un grande animale libero, ma monogamo? Ritornando sulla terra, è una pellicola girata complessivamente bene, divertente e per tutta la famiglia.
MEMORABILE: Ovviamente i romanticissimi momenti in cui avvengono i brevi incontri quotidiani.
Stubby: Certamente godibile anche se i suoi anni li dimostra tutti, Bava si cimenta nel western; non prende spunto da quello di "casa nostra" ma preferisce ricalcare gli stereotipi di quello americano, che, anche se con mezzi quasi di fortuna, si lascia vedere appieno. Certo durante la visione si riscontrano diverse negligenze, ma a conti fatti il prodotto rimane gradevole.
MEMORABILE: La strage iniziale è visivamente affascinante grazie al contrasto di colori tra le giacche blu e il terreno circostante.
Ciavazzaro: Cast interessante ma sviluppo insoddisfacente. La pellicola non è un granchè, funziona molto meglio sulla carta (difatti quando uno si trova di fronte al prodotto compiuto non può rimanere che deluso). La sceneggiatura è poco curata, il film finisce nel dimenticatoio.
Daniela: Tranquillo gestore di tavola calda da sveglio, nei suoi sogni spietato killer. Il problema è che gli omicidi avvengono anche nella realtà... Scombinato psico-thriller di modestissima levatura, che ha pure l'impudenza di citare la cura Ludovico. Il piano criminale in se stesso poteva anche funzionare ma è gestito malissimo. Con Rhys Meyers tanto defilato e quasi sempre ripreso a mezzobusto, il peso dell'azione ricade tutto su Cam Gigandet che non è un gadget tecnologico come sembrerebbe dal nome ma un bisteccone palestrato poco espressivo. Titolo da evitare accuratamente.
MEMORABILE: La moglie si arrabbia con il marito perché lui ha gli incubi ed allora lo aggredisce con una mazza, e meno male che dice di esserne innamorata...
Piero68: Diciamoci la verità, alcuni comici e un certo tipo di comicità mal si sposano con la denuncia sociale. Qui Aldo non solo deve fare i conti con la prima apparizione da "single", sdoganato da Giovanni e Giacomo. Ma addirittura sembra voler riproporre un certo cinismo molto zaloniano che si sposa male con la sua indole. Insomma, film sbagliato con sceneggiatura sbagliata. Di pessimo gusto poi, oltre che gratuita, la parte della Finocchiaro versione schiavista. Se nei primi 10-15 minuti scappa pure la risata risulta poi difficile arrivare alla fine.
Greymouser: In "Gamer" vi sono una serie di spunti potenzialmente interessanti (il tema degli avatar-schiavi è più concreto ed inquietante della versione cameroniana, come pure la "second-life" giocata con corpi altrui...), che vengono però trattati e sviluppati in maniera frettolosa e stereotipata, privilegiando nettamente l'azione sulla riflessione. Peccato per l'occasione sciupata, ma il film è tutto sommato guardabile.
Didda23: Un'opera che, incredibilmente, poggia su discreti effetti speciali e una forma registica che non è così male. Peccato che la sceneggiatura osi pochissimo sul lato brillante (comico) con pochissime battute veramente memorabili, puntando quasi esclusivamente su un mood nostalgico-autobiografico evidentissimo nella debolissima parte conclusiva. L'unico personaggio un filo interessante è quello di Tognazzi, mentre Buccirosso in versione "meneghina" è un autogol clamoroso, perché castra l'ars comica del partenopeo. Un'occasione sprecata con qualcosina di interessante qua e là.
MEMORABILE: Il gustoso pezzo musicale di Clementino; L'arrivo a Napoli; Il mezzo di trasporto.
Rocchiola: L’ultima collaborazione tra Grant e Hitchcock dà vita a una frenetica e ironica spy-story sui temi prediletti dello scambio di persona e dell’ambiguità della coppia. Un film geometrico che sin dai titoli di testa appare come un insieme espressivo e metaforico di linee, luoghi e architetture che fa passare in secondo piano la palese inverosimiglianza della vicenda. Acute le allusioni sessuali create per eludere la censura. Il futuro capitano Koenig di Spazio 1999 con il suo fare dinoccolato e lo sguardo diabolico è un cattivone da antologia.
MEMORABILE: L'attacco aereo senza dialoghi; La guida in stato di ebrezza; L'inseguimento sul Monte Rushmore; Lo stacco finale dal Monte alla cuccetta del treno.
Kinodrop: Il protagonista, l’abilissimo transporter Martin ingaggiato da tre femmes fatales per una nuova missione, se la vedrà con la crudele mafia russa in una lotta tra location di lusso e bonifici hackerati. Un reboot dell’omonima saga sempre a firma di Luc Besson, ambientato in Costa Azzurra; un action al quale non si deve chiedere né coerenza, né verosimiglianza, né psicologia dei personaggi ma solo di farsi trascinare dalle situazioni più estreme di stampo fumettistico e dal vortice rocambolesco di inseguimenti, vendette e scazzottate a non finire. Iperbolico.
MEMORABILE: Martin jr. e il duplice rapimento del padre; Le tre "bionde"; L'Audi "volante" che va finire nel gate dell'aeroporto.
Markus: La Seconda Guerra Mondiale è appena terminata e una combattente francese, Angélina, rientra in aereo in patria restando all'apparenza vittima. Tutti la danno per morta ma Sebastien, con il suo fido Belle, ci vuole vedere chiaro. Come già il titolo espone, le avventure del ragazzino con il bel cane dei Pirenei continuano incessantemente. L'opera di Christian Duguay risulta ben realizzata, con il gusto e il denaro necessario per coinvolgere il pubblico in "avvincenti" peripezie tra severi boschi, insidie montanare e la cattiveria dell'uomo.
Daniela: Va riconosciuto a Iannucci di non essersi limitato all'ennesima riproposizione di un classico vittoriano tanto corretta quanto anonima: la sua è una commedia brillante dai toni favolistici che smussa gli aspetti drammatici (si veda ad esempio l'uscita di scena di Dora) e punta molto sull'eccentricità di alcuni personaggi. Se a questa impostazione si aggiunge l'incongrua multi-etnicità del cast, l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un Favoloso mondo di David ultra-politicamente corretto: approccio certo originale, ma può lasciare più perplessi che affascinati.
MEMORABILE: L'aquilone fatto volare da Mr. Dick (Hugh Laurie) per liberarsi dai cattivi pensieri.
Dengus: Se si ama il mitico Arnold, scordatevi quello di Conan, Terminator o il John Matrix di Commando; qui (e negli altri film fatti con Reitman) lo troverete in versione molto più umana e quasi goffa, mostrando però muscoli e denti nei momenti in cui deve difendere il suo gemello, interpretato bene da De Vito (più avvezzo alla commedia, rispetto al gigante di origine austriaca), che di fatto ruba spesso la scena a Schwarzy; si gioca sui buoni sentimenti, sull'ottima interpretazione e sulla diversità di questa estemporanea coppia comica. Simpatico.
Pinhead80: L'interpretazione di Ulrich Muhe è di quelle leggendarie e da sola vale la visione del film. Von Donnersmarck riesce a mescolare con grande intelligenza il genere thriller/spionaggio con quello drammatico, uscendone trionfatore. Fa riflettere, emozionare e anche arrabbiare. Quasi perfetto.
Piero68: I colpi di scena certo non mancano, nonostante la sceneggiatura non freschissima e il regista sa giocarsi bene le poche carte a disposizione. Nel complesso un buon thriller che però non è scevro da alcuni scivoloni francamente evitabili (come l'incontro "casuale" sul bus o l'ospedale). Cast non altisonante che però fa bene la sua parte. Discreta la fotografia e plauso al vecchio leone Glover che, nonostante l'età, è ancora capace di interpretare film senza nessun demerito.
Siska80: Da una trama non originale (un ufficiale di polizia ligio al dovere è costretto dai sensi di colpa a infrangere la legge per proteggere il fratello) viene fuori un film modesto da ogni punto di vista: i due personaggi principali (interpretati da una coppia di attori qui poco convincenti, in special modo Courtney) sono stereotipati parimenti ai dialoghi e persino a un finale già visto altrove e meglio incapace di generare coinvolgimento. Il ritmo è abbastanza costante, ma comunque c'è troppa carne sul fuoco (guerre, reclusioni, omicidi, tormenti interiori) e non è di primo taglio.
Digital: La nuova fatica di Polanski è focalizzata sul controverso caso Dreyfus, tra i più ricordati di sempre. Ciò che impressiona di più è la minuziosa ricostruzione ambientale di una Francia del Diciannovesimo Secolo, con una messinscena di prim'ordine. Fatica a carburare e, specie nella prima parte, il tedio trapela con un po' troppa insistenza; fortunatamente si riprende nella seconda, con un crescendo spasmodico della tensione. Tagliuzzando qua e là sarebbe stato più compatto, ma anche così è film assai pregevole. Bravissimo Dujardin.
Claudius: Ispirato alla serie prodotta da Disney Channel, un film destinato alle giovanissime (facile immedesimarsi nelle due sorelle). Il passaggio da piccolo a grande schermo fa perdere un po' la freschezza della serie anche se la Moroni se la cava discretamente come il resto del cast. Meno peggio di quanto ci si possa aspettare e l'ambientazione siciliana funziona.
Digital: Partiamo col dire che le due ore e venti si avvertono inevitabilmente tutte; il che si ripercuote in un ritmo talvolta soporifero, ove il tedio tende soventemente a serpeggiare. La prima parte seppur non indecorosa è decisamente prolissa: succede poco e vi è un’abbondanza di dialoghi; il segmento migliore si trova nel mezzo, quando i nodi iniziano a venire al pettine e la suspense, pur se mitigata da un tono semi-serio, aumenta; il peggio lo si ha verso la fine con l'entrata in scena di un pessimo Hemsworth. Ondìvago; non male, dopotutto.
Markus: Sceneggiato da Leo e Benvenuti, un "vacanziero/balneare" di quelli tipici di quegli anni ma già proiettato verso gli Anni '60, per la completa privazione di ormai inutili sentimentalismi e piagnucolii in virtù di una fresca commedia. Gli episodi s'intrecciano come da manuale con amori desiderati, processi a presunte nudità (il pretesto sarà utile per mostrare le velleità di un'attrice), giovinastri questi mattacchioni e altre situazioni tra l'italico cielo azzurro e i tipici pini a ombrello. Presenza puramente "alimentare" per Vittorio De Sica.
Daniela: Da molti anni una ex grande diva del cinema vive isolata nella sua lussuosa villa con compagnia del marito, modesto attore costretto sulla sedia a rotelle, e di regista e sceneggiatore dei suoi più famosi film, entrambi senza un soldo. La convivenza è minacciata da due lupi in veste d'agnelli... Deliziosa commedia nera argentina, recitata con classe e ricolma di omaggi e battute taglienti sul cinema e la professione dell'attore ma anche riflessioni ora ironiche ora amare sulle differenze generazionali e sui diversi modi di affrontare la vecchiaia, la decadenza fisica, la morte.
Paulaster: Giovane scrittore confida a un collega più anziano le sue altalene amorose. Inizio decisamente nevrotico in cui Allen fatica a intavolare un discorso lineare, per lasciare man mano la scena a Biggs. Il protagonista si impegna ma risulta poco incisivo nell’affrontare la Ricci (la migliore), la madre di lei e l’agente. Il clima è pessimista anche se affrontato simpaticamente con un’analista che non ascolta e con la fuga come soluzione. Regia che approfitta di qualche angolo di Central Park e di un paio di ponti in lontananza. Allen sembra dirigere un compitino.
MEMORABILE: L’acquisto del fucile; DeVito che si sente male quando viene scaricato; La madre che offre cocaina alla figlia.
Disorder: Un Will Smith davvero al massimo della carica, grazie alla spinta propulsiva dei recenti (allora) successi di Independence Day e Men in Black, salva un film di per sè molto modesto. Davvero buoni gli effetti speciali, ma la trama è approssimativa e regge su colpi di scena prevedibili come non mai. Apprezzabile comunque il ricorso continuo all'humor, così come la buona performance degli attori: alla fine il film, tra alti e bassi, si lascia vedere. Comunque, non imperdibile...
Lovejoy: Leggermente sopravvalutato, ma rimane un ottimo film. Ben costruito, sopratutto nella prima parte, con personaggi ben delineati e un cast d'attori impeccabile. La Blair ci ha costruito la carriera; Von Sydow è un Esorcista indimenticabile; Miller superbo. E, su tutti, un Lee J. Cobb di ammirevole sobrietà. Decisamente meglio la versione del 2000 con alcune scene reinserite per l'occasione. Comunque, troppo vomito.
Puppigallo: Un protagonista (Reno) improponibile come sicario (bolso e semovente), che fa vita da montanaro per scelta e una sceneggiatura a dir poco posticcia, con tanto di retroscena sulla donna soccorsa (la clinica psichiatrica con semismemorata…) sono le armi perdenti di questa pellicola dimenticabile già durante la visione. A parte il periodo di cure, dove un minimo di mistero ancora aleggia, il resto è un’arrancante camminata verso un finale già scritto…e neanche troppo bene (quasi buttato lì). Evitabile.
MEMORABILE: “Perché dalla città sei venuto qui? Non c’è niente”. E Reno “Sì, niente di inutile”; Tronco sulle gambe con spiegazione dei danni.
Beffardo57: Tardo remake del film di Chabrol, cita però molto anche Innamorarsi con De Niro e Meryl Streep. Metacinema, insomma, patinato come certe riviste di moda, curatissime e non precisamente indispensabili. Però il mestiere c'è e tanto: cinema vuole anche dire intrattenimento medio, artigianale, non obbligatoriamente arte, impegno, sincerità e nobili cause, a maggior ragione se non accompagnate da capacità realizzative pari alle ambizioni. Più che vedibile (ragionevolmente, una volta sola).
Von Leppe: Ambientato in un motel dove sulla collina soprastante c'è una vecchia casa, diventata nel tempo simbolo di tutte le case maledette del cinema, dove si vedono ombre e si sentono le voci del solitario inquilino e della vecchia madre malata. Film che influenzerà molto i thriller che verranno: la scena della doccia è il delitto più classico di tutta la storia del cinema. Anthony Perkins nel ruolo dello psicotico è molto riuscito nei suoi modi affabili, sorridente ma che lascia trasparire inibizione.
MEMORABILE: Mamma! cos'è questo sangue? cosa hai fatto mamma!?
Mark: Se si affronta la storia, la ricostruzione dei dettagli non è un optional ma un obbligo esegetico. La scenografia è vistosamente povera, i costumi dei repubblichini sembrano ripescati da un magazzino della forestale e persino le bandiere naziste contengono errori storico-simbolici. Favino regge il ruolo con modestia ma avrebbe fatto meglio a mantenere la propria indole piuttosto che imprimersi il paragone con De Sica. Hristo Šopov, il colonnello Mueller, svetta su tutti per convinzione e credibilità.
MEMORABILE: "Abbiamo giudicato gli italiani dai loro veri generali invece che dai falsi generali" Hristo Šopov - Colonnello Mueller
Belfagor: Commediucola dalla grana grossa ma non troppo, che parte abbastanza bene per poi arenarsi in grossolanità e macchiettismi vari. Tognazzi e Gassman si danno da fare per far funzionare il film, ma dopo un po' si capisce che non c'è un granché su cui lavorare. Il soggetto "fratelli-coltelli" è sviluppato in modo banale, la messa in scena è generalmente caotica. Unica sorpresa: la comparsa di Leroy nel ruolo di Janez.
Kinodrop: Quattro amici d'avventura vengono travolti da un'onda anomala che rovescia il trimarano al largo delle coste neozelandesi e saranno costretti a collaborare giocoforza e a far di tutto per sopravvivere. Survival oceanico del tutto privo di pathos, compresso in tre o quattro scene molto simili tra loro e accomodate per non suscitare apprensione, che hanno più del miracolistico che del reale (la villa arredata e fornita di tutto punto). Dialoghi e comportamenti tendenti al target televisivo e anche dal punto di vista spettacolare si nota il limite dato da un budget risicato.
Homesick: Dai bassifondi di New Orleans fotografati nell’esordio Hard chance, la boxe clandestina entra in un carcere di massima sicurezza isolato nel deserto del Mojave: sempre di umanità in cerca di riscatto si parla, seppur in un racconto decisamente annacquato, spento e risaputo in personaggi, situazioni, esiti. Il marchio di fabbrica Walter Hill balugina nel realismo senza violenza gratuita dei match pugilistici e nella direzione degli interpreti, tra i quali si segnalano gli antagonisti Snipes e Rhames e il gangster d’annata Falk. Palesi i riferimenti al caso Mike Tyson.
Aco: Un gradevole film di fantascienza (Premio Nebula per la migliore sceneggiatura nel 2005), con un ritmo narrativo equilibrato, che regala scene d’azione spettacolari, una buona recitazione, un equipaggio formato da personaggi a dir poco strampalati (chi non vorrebbe essere con loro a bordo della Serenity?). Il lungo duello finale (come nei film western) ha un esito piuttoto scontato...
Rambo90: Poliziesco di ordinaria amministrazione dove Bronson interpreta il solito poliziotto dai metodi spicci e Balsam il classico signore della mafia impossibile da incastrare. Le scene d'azione sono dirette con buona maestria da Winner e il ritmo è abbastanza veloce e coinvolgente (Bronson cerca di arrivare a Balsam attraverso un'infinita serie di piccoli furfanti), manca originalità e il finale non è proprio memorabile ma nel complesso è un buon film.
Enzus79: Tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia. Pellicola che ha avuto molteplici traversie contando due versioni, italiana e francese: la prima risulta quella più deludente, dato che non porta pienamente in risalto quello che voleva trasmettere Godard. Storia di una crisi di coppia ambientata nel mondo del cinema, con sviluppi anche esistenziali. I dialoghi hanno una valenza a dir poco fondamentale.
Galbo: Dopo Canone inverso, un altro film che ruota intorno alla musica per il regista e attore Ricky Tognazzi. La storia ruota intorno ad un amore senile, e si tratta di una commedia sentimentale corale vedibile anche se non memorabile, limitata da una sceneggiatura che non approfondisce molto i personaggi ed è invece efficace nella descrizione e ricostruzione del contesto provinciale piccolo borghese nel quale si svolge la vicenda. Buona la prova degli attori, con un ruolo meritato da protagonista per Marco Messeri.
Undying: "Chi è che mi sfida?": è l'allucinato ritornello di una macchinetta elettronica, alloggiata all'interno dello Snack Bar del titolo. Il locale vedrà in azione un avvocato corrotto ingaggiato da un baby-picchiatore deciso a trasformare un ludica e graziosa località balneare (siamo sulla riviera adriatica, sic!) in terreno di dittatura. Brass tenta di affrontare un dramma e lo fa rendendo personalissima l'opera, grazie all'uso delle musiche di Zucchero Fornaciari. Ma la contorta sceneggiatura, ispirata da un romanzo non proprio felice, ne invalida l'effetto finale. Regia e interpreti sono ottimi.
Galbo: Il titolo del film è quantomai azzeccato perché l’”estetica” della pellicola si rifà al cinema americano degli anni ‘70, così come ad alcune serie televisive d’annata. Si tratta di una commedia ispirata ad una celebre rapina, raccontata in modo veloce, con ritmo serrato, flashback, e poche ma piacevoli scene d’azione. Gli attori sono ben scelti ed offrono una buona performance, Fimmel e Fichtner in particolare. Non originale ma riuscito.
Herrkinski: Avrebbe giovato se gli episodi fossero stati più brevi e ne fosse stato inserito un terzo; così invece sembra che alla fine della visione manchi qualcosa, nonostante entrambi i segmenti siano di fattura più che discreta, specialmente quello con Franco, attorniato dal duo Carotenuto/Reder in splendida forma (l'idea verrà ripresa in Tifosi con De Sica/Iacchetti). L'episodio con Vitali/Cannavale è una delle solite storie di corna ma regala qualche risata e gode di un'ottima prova dell'Alvaro nazionale, ma in complesso si poteva fare di più.
Zender: Special modesto, che al Lupin più scanzonato unisce la recuperata vena omicida di Goemon, Jigen e Fujiko. L'ambientazione francese (il celebre Mont Saint Michel ha qui un nome di fantasia) è piuttosto ininfluente e l'aggiunta della giovane Becky non pare un innesto felice (troppo simile a mille ragazzette brillanti del passato; allora meglio quelle belle, mute e inermi della prima serie). Si avverte che si tratta di più storie che mal legano tra loro. Più interessante l'ultima parte, in cui l'azione prende il sopravvento. Fujiko poco sexy.
MEMORABILE: Finalmente i nemici muoiono: non si limitano a stendersi in terra con facce da cretini o perdere indumenti e armi per l'ennesima sciabolata di Goemon!
Galbo: Per chi non concepisce il duo Hardy/Laurel "monco", è difficilmente accettabile questa prova del primo senza il fedele compagno. Nel complesso la storia di Zenobia non è male, strappa qualche sorriso e la prova degli attori è più che dignitosa. Peccato per l'"handicap" di partenza...
Daniela: Nel dirigere e interpretare il terzo film dedicato alla figura di Peter Kürten, responsabile di una serie di omicidi che gli avevano fruttato l'appellativo di "vampiro di Dusserdorf", Hossein non tenta la strada del remake ma reinventa il personaggio, trasformandolo in un clown triste, il volto pallidissimo mai solcato da un sorriso, i modi impacciati da marionetta che sembra rianimarsi solo al momento dei delitti. Pochi ma significativi gli accenni al contesto ambientale, buone fotografia e colonna sonora, bel film.
Tomastich: Nella fauna del cinema italiano, Giuliano Carnimeo è una personalità artigiana, un onesto regista di bassa lega che si è sempre allacciato a qualche filone. Dunque tra Liquirizia e Sapore di Mare il nostro Carnimeo realizza questo leggero film giovanilistico, con protagonisti più o meno riutilizzati in futuro per altri film di questo stile.
Noodles: Siamo nella fase calante di Lucio Fulci e si vede. Uno dei suoi peggiori film: noioso, privo di qualsiasi spunto pauroso o tensivo, senza regia e retto da una sceneggiatura che non si può nemmeno definire tale tante sono le incongruenze, le scene assurde e le ridicolaggini. Si salva più o meno la scena della roulette russa. A nulla servono i consueti vermi e le poltiglie che escono dai cadaveri. L'effetto non è più quello del periodo d'oro. Recitazione assurda, cast totalmente inadeguato. Il budget è una scusa sino a un certo punto e il finale pessimo lo dimostra. Da dimenticare.
Vitgar: Spagnoli alla conquista delle Canarie. Il bel Don Diego si innamora, ricambiato, della splendente Almadena, figlia del re locale che vuole la pace. Nonostante tradimenti, congiure e altro la pace tra i due popoli trionferà. Mediocre film storico che dimostra anche più dei suoi 60 anni. Pur con tutto il rispetto e l'affetto che provo per questa filmografia "antica", non si può non rilevare quanta improvvisazione e incongruenza ci siano nella sceneggiatura. Bella la Pampanini, in formazione Mastroianni. Curiosi i costumi di scena.
Shannon: Il film risale all'epoca in cui l'italiano medio sognava avventure bollenti con le emancipate donne scandinave. Allora la pellicola ebbe un discreto successo; quarant'anni dopo, in un'Europa senza più frontiere e con Copenaghen ad un tiro di schioppo, appare decisamente datata. Agli appassionati ed ai nostalgici strapperà qualche sorriso.
Wristrel: Da una commedia di Angelo Musco la vicenda di Luca, un tassista oppresso da una moglie arcigna e autoritaria e una figlia che si innamora di un attore squattrinato. La vicenda ruota attorno a un bambino abbandonato (da cui il titolo) e una ricevuta del lotto smarrita. Girato in venti giorni con un budget irrisorio, è caratterizzato da una buona sceneggiatura e da un'atmosfera che ben riflette l'epoca in cui è stato girato. Bellissima Alida Valli, appena diciassettenne.
In un clima al solito da allegra farsa che sconfina a dire il vero sempre più nella fiction alla DON MATTEO il protagonista - attorno al quale ruota un cast folto di volti noti della televisione berlusconiana - alimenta scenette assortite nelle quali le spalle si avvicendano senza tuttavia permettergli troppo di abusare delle caratteristiche volgarità in salsa coatta. D'altra parte è una commedia televisiva per famiglie, non è concesso oltrepassare il limite della decenza, per cui ci si limita a qualche "mortacci!", a un paio di timidissimi accenni di sesso (con la Bergamo prima e la Borioni in versione sadomaso poi), a battutacce prive di ogni ricercatezza destinate a riconfermare la modesta validità di un progetto che continua soprattutto pubblicizzando verdi scorci montani baciati dal sole, portando al riconoscimento di facce conosciute o intraviste in tv e muovendo al timido sorriso per qualche gag bonaria.
Una commedia tendenzialmente corale, interpretata con un certo garbo nonostante un protagonista che non ha di certo fatto del garbo la sua cifra stilistica e che infatti continua a stonare un po' (aveva senso nel primo capitolo come "contraltare" di Battista, molto meno da solo), nonostante una modifica del suo target di riferimento negli ultimi anni (oggi è quello del tv-movie per famiglie). Inoltre, per quanto bravo, pure Mattioli comincia a mostrare chiari segni di usura e una ripetitività che in assenza di un buon copione stanca presto. Riconfermato Marco Milano come assessore in odore di concorrere alla carica di sindaco, i punti fermi del cast ritornano con qualche sorpresa (c'è Greg senza Lillo, deprivato tuttavia di ogni carica comica e di conseguenza sprecato). Promozione turistica per il parapendio locale nel finale e una formula facilmente ripetibile che garantisce un'inattesa serialità pronta già a proporre un quarto capitolo e che si avvicina sempre più a una sorta di fiction leggermente arricchita... Regia del confermato Geremei che svolge il compito garantendo professionale "invisibilità". Chiudi