Tinto Brass al meglio della forma sforna quello che a mio avviso è il suo capolavoro indiscusso. Stupende riprese e montaggio frenetico da manuale del cinema, accompagnati da una fredda fotografia e da musiche suggestive che incorniciano la storia in maniera perfetta. Un ottimo Giannini in una delle sue migliori interpretazioni supportato dai bravi Leotard e Negret. Sceneggiatura, dialoghi e dettagli curati come non mai in un film di Brass. Film da rivalutare anche da chi non apprezza il regista!
"Chi è che mi sfida?": è l'allucinato ritornello di una macchinetta elettronica, alloggiata all'interno dello Snack Bar del titolo. Il locale vedrà in azione un avvocato corrotto ingaggiato da un baby-picchiatore deciso a trasformare un ludica e graziosa località balneare (siamo sulla riviera adriatica, sic!) in terreno di dittatura. Brass tenta di affrontare un dramma e lo fa rendendo personalissima l'opera, grazie all'uso delle musiche di Zucchero Fornaciari. Ma la contorta sceneggiatura, ispirata da un romanzo non proprio felice, ne invalida l'effetto finale. Regia e interpreti sono ottimi.
Uno dei lavori più ricercati da parte di Brass, con grande cura riposta nella costruzione delle scenografie e delle luci per creare un'atmosfera fumosa ed umida di sicura efficacia. Giannini offre una grande interpretazione ed è veramente interessante vederlo duettare con il gangster adolescente interpretato da Negret. Grosso strafalcione nel finale da parte di Brass, che allunga il brodo oltre ogni limite; un'accorciata avrebbe reso il tutto molto più gradevole. L'erotismo non predomina e una buona parte drammatica la fa da padrona.
Interessante. Mi aspettavo un erotico blando, invece è un valido noir, con un tocco (magari un poco spinto) di erotismo. Ottimo il cast, su tutti Giannini e il giovane attore francese Négret (perfetto nella parte di un fastidioso gangster-ragazzino), esordio anche per un giovane Tirabassi che non se la cava affatto male. Un po' lento nella prima parte, si accellera molto nell'ultima. Buona la colonna sonora di Zucchero.
Il suo punto più alto è anche quello più basso: la vulva ripresa in più occasioni per legittimare un falso erotico d'autore. Una "regia" svogliata, così come l'intera produzione, tra scene vistosamente ricostruite in studio e una passeggiata sul lungomare di Ostia per questa imbarazzante produzione. Giannini si sarà pentito? Una cosa è certa: l'amore di Brass per il sesso femminile è tale da farlo inebriare anche sul set. Non un erotico, non un drammatico ma un ibrido di film. Farà di peggio in futuro, ma la strada è spianata.
Brass mette per un attimo da parte l'erotismo puro, pur non rinunciandoci del tutto, dedicandosi a un storia noir-fumettistica, servita da un Giannini sempre in gamba ma non all'altezza delle sue migliori interpretazioni. Il regista, sempre in vena di sperimentazioni, fa il suo lavoro dignitosamente, ma il film coinvolge solo in parte. Discreto.
Un litorale fantasma, popolato da strane creature, personaggi surreali e fantastici che sembrano usciti da un universo felliniano parallelo e grottesco. Poco importa se la storia si regge su un romanzo già fragile di suo, Brass è in stato di grazia e confeziona quella che è la sua pellicola più sperimentale e ambiziosa. L'erotismo è un malinconico contorno, sottolineato dalle perfette musiche di Zucchero e dall'interpretazione di un gigantesco Giannini. Memorabile Negret, folle e visionario gangster ragazzino.
Stranissimo noir di Brass (che ritorna al cinema di serie A) ambientato al Lido di Ostia. Brass si cita (nel cinema porno proiettano il suo La chiave), cita Pasolini (il cadavere che viene trasportato da un luogo all'altro) e molto altro. Ma soprattutto ci regala una regia curatissima che produce pezzi di grande cinema. Giannini sontuoso (come sempre) dà una grossa mano, mentre lo script appare piuttosto fragile, anche se in fondo in un film come questo non si avverte nemmeno troppo. L'erotismo è poco e triste, come in una canzone dei CCCP. Valido!
MEMORABILE: La splendida fotografia di Torresi, in cui sicuramente Brass ha messo lo zampino.
Un particolarissimo noir dai toni cupi e grotteschi, immerso in un'insolita ambientazione un po' Arancia meccanica un po' Amore tossico. Alla regia abbiamo un Brass in formissima, ma la sceneggiatura dopo un notevole spunto iniziale si sgonfia e si trascina stancamente fino a un finale stiracchiatissimo. La performance di Giannini e un'estetica potente e personale salvano il film, i cui eccessi grotteschi lo accostano pericolosamente ad alcuni cine-fumettacci nostrani di poco successivi. "Dune mosse" strumentale si intona meglio del previsto.
Ex avvocato fallito viene assoldato da un ragazzino con idee imprenditoriali. Film dalla doppia faccia: discreto nelle ambientazioni notturne e pessimo per le insinuazioni sessuali. Brass dimostra mestiere nel creare un clima grottesco e malavitoso, ma ricade nell'esposizione gratuita di natiche e pelurie pubiche. Anche le autocitazioni sembrano uno scherzo non riuscito bene. Nel regolamento di conti l’exploitation ha anche un suo perché. Giannini parte spaesato, poi sembra prenderci gusto.
MEMORABILE: Lo schermo del cinema tagliato; La sparatoria con le prostitute.
Un avvocato fallito si mette contro una pericolosa gang in cui a prendere le armi sono donne stupende praticamente svestite. Girato seguendo il talento visionario di Brass, il film è una sorta di gangster/noir alla maniera el regista, in cui abbondano, come sempre, sederi e seni del fior fiore delle bellezze di allora. La trama così viene immiserita dall’estetica e dalle scenografie, col risultato, però, di annoiare non poco. Giannini svogliato, Raffaella Baracchi statuaria.
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Lucius ebbe a dire: Non è pensabile che un film di un regista come Brass sia tenuto in considerazione più, che so, di un film come La sindrome di Stendhal, di un regista come Argento studiato nelle università degli States. E non è pensabile che si cerchino significati reconditi in un filmetto come questo. Questo è quello che penso.
Argento è studiato in USA ma, francamente, non credo proprio che sia merito de LA SINDROME.
Non faccio confronti con questo film di Brass, non avendolo io visto, ma vedo che qui sul Davinotti è molto più apprezzato rispetto a LA SINDROME. Per cui non capisco perché la cosa non sia "pensabile".
DiscussioneZender • 24/04/18 14:54 Capo scrivano - 48477 interventi
Lucius ebbe a dire: Non è pensabile che un film di un regista come Brass sia tenuto in considerazione più, che so, di un film come La sindrome di Stendhal, di un regista come Argento studiato nelle università degli States. E non è pensabile che si cerchino significati reconditi in un filmetto come questo. Questo è quello che penso.
Brass è tenuto in considerazione e soprattutto nei suoi primi anni era molto apprezzato come autore. Non capisco cosa c'entri questo col discorso che si faceva, comunque. Può non piacerti Brass ed ovviamente è un parere che va rispettato (Argento lasciamolo stare che non c'entra nulla), ma il cinema lo conosce e molto bene e di certo non può aver fatto un primo piano senza accorgersi o preoccuparsi di una cosa del genere. Comunque i significati reconditi si possono cercare anche nell'ultimo film di serie Z, se è per questo, figurarsi se non li lo si può fare in un film di Brass. Spesso sono injokes, scherzi tra addetti ai lavori...
Chissà pure se era presente alle riprese quel giorno. Io ho conosciuto un tizio che vende vinili che mi ha detto di aver girato varie sequenze de La chiesa.. E dai toni ce l'aveva con Soavi. E la storia del cinema è piena di questi episodi. Ovviamente da prendere con le pinze, visto che è finito a vendere LP ma perchè avrebbe dovuto inventare una cosa del genere? Riguardo Brass nei primi anni ha fatto qualcosa di interessante ma qui parliamo di un film del 1988..Che il cinema lo conosce molto bene ho seri, serissimi dubbi, specie dopo produzioni tipo Fermo posta Tinto Brass o Fallo! La sua è stata una discesa nella pseudopornografia, mancavano solo le penetrazioni... Anzi, la pornografia ha un suo perchè!
Di erotismo neppure a parlarne poi..
Liberi di pensare quel che vi pare!
DiscussioneZender • 24/04/18 17:46 Capo scrivano - 48477 interventi
Beh se leggi qualche sua intervista te li togli i dubbi sul fatto che conosca bene il cinema, vedrai. Così come se guardi i suoi primi film. Poi ha scelto una via sua che appunto come sempre può piacere o non piacere, ma nel 1988 era ancora un Tinto di ottimo successo e non li tirava via, i film.
Mi accorgo di aver visto almeno 2/3 film di Brass senza averli pallinati.
Sa manovrare la mdp ma si mette al servizio di copioni spesso di basso livello: oltre a ragazze in formissima e una ricostruzione di ambienti curata (che insieme a certi dialoghi anche pacchiani vorrebbe creare una patina di seriosità per non farli passare per film sporcaccioni ahah) cosa rimane? Il ritmo è compassato, la trama prevedibile e l'erotismo spesso opinabile.