Uno dei pochi film a potersi fregiare del titolo di vero “cult”, BIG WEDNESDAY è un ritratto generazionale costruito da John Milius con un respiro quasi epico, cui le splendide musiche contribuiscono a donare un senso eroico che si materializza nel segno del surf, lo sport giovane per eccellenza (almeno in America). Dagli Anni Sessanta, nei quali i tre protagonisti Matt (Jan-Michael Vincent), Jack (William Katt, da noi noto soprattutto per il successo del telefilm RALPH SUPERMAXIEROE) e Leroy (Gary Busey, poi caratterista in mille polizieschi) vivono la vita di ogni ragazzo americano tra feste alla ANIMAL HOUSE...Leggi tutto, zuffe e donne, al 1974, l'anno in cui si verifica il “Big Wednesday” del titolo (il giorno della mareggiata incontenibile), Milius ci racconta illusioni e delusioni, il Vietnam e la famiglia, sempre con le memorabili uscite in surf a fare da collante. E in realtà l'opera, che nelle riprese acquatiche sa offrire ancora oggi uno spettacolo ineguagliato (con un finale addirittura strepitoso), si perde un po' quando sa di doversi prendere sul serio. Così la tragedia del Vietnam, che si profilava all'orizzonte in una delle migliori parti del film, è solo sfiorata e Milius fatica a uscire dalla dimensione surfistica. Molto meglio il primo tempo, più spensierato e sincero, del secondo dominato dagli sguardi tristi e consapevoli. In ogni caso, tra i molti "American Graffiti" sfornati negli anni, BIG WEDNESDAY ha un posto di rilievo, guadagnato grazie a un cast praticamente perfetto (c'è anche Robert Englund pre-Freddy Krueger) e alla presenza rigenerante e dominante del mare.
Sembra strano ma questo film ha la stessa struttura di Novecento! Cioè tutto il film è diviso da quattro momenti portanti (quattro mareggiate), ognuno dei quali contraddistinto da una stagione particolare. Ovviamente si va dall'innocenza dell'estate sino alla cupezza dell'inverno. Un po' troppo prolisso per piacere veramente, si riscatta per le splendide sequenze documentariste sul surf. Sul finale si omaggia John Ford e il cinema western. Insomma, un John Milius al 100%: macho e ambiguo come sempre. Prendere o lasciare.
MEMORABILE: La visita di leva per il Vietnam con un Busey in massima forma!
Visto a suo tempo al cinema e rivisto recentemente su piccolo schermo. L'effetto è sicuramente diverso: le immagini (relative al surf, ovviamente) che sullo schermo cinematografico fornivano emozioni fortissime escono irrimediabilmente ridimensionate (in tutti i sensi) dalla scatola TV. Morale: tutti i film andrebbero gustati al cinema ma alcuni in particolar modo, altrimenti ne escono troppo penalizzati. Il film comunque riesce ad essere coinvolgente ancora oggi e pur senza essere un capolavoro merita di essere visto. Forse il miglior Milius.
Magnifico film di John Milius (il suo migliore) regista quanto mai sottovalutato e capace come pochi di raccontare l'epica eroica ma anche quella del quotidiano, come accade appunto in questo film. La storia degli amici surfisti (e il surf è qui più che mai una metafora della vita) parla di passione, vita, morte e amicizia come poche altre pellicole contemporanei hanno fatto, rimanendo peraltro ancorato alla dura realtà del conflitto bellico (il Vietnam). Immagini molto potenti visivamente ma anche attenzione ai conflitti emotivi dei protagonisti. Imperdibile.
Maroso e cameratesco. L’inizio è all’insegna degli edenici anni Sessanta, con amore libero, musica, party e goliardia; poi la serenità è stroncata dal Vietnam e dalla morte e infine si celebra – molto americanamente, in ossequio alla sempreverde etica western – l’ardire dell’individuo verso la Natura. Il denominatore comune è l’amicizia virile - altra eredità western – che attraversa indenne le quattro mareggiate in attesa del gran finale in cui le riprese delle gigantesche e spumose onde restano tra le più emozionanti mai proposte dal cinema.
Non un capolavoro, ma neanche un brutto film. La pellicola si fa vedere con piacere, anche se forse per i non-fan del surf ogni tanto potrebbe risultare noioso. Cast discreto, da citare ovviamente il finale. Un pochino sopravvalutato, ma in definitiva è promosso.
Elegia dell'amicizia virile (topos miliusiano), saggio sul trapasso generazionale, epicedio per gli Anni Sessanta. Ingredienti giusti per il mito, regia potente e di respiro. Non manca un filo di retorica, e confessiamo di non subire la potente fascinazione del surf, però quando gli amici si ritrovano su quei gradini per andare ancora una volta insieme all'appuntamento con l'Onda è difficile trattenere le lacrime (o l'applauso).
Inizia come una commedia giovanilista da spiaggia (all'epoca si parlava di beach movie) per trasformarsi poi in un bellissimo apologo dell'amicizia ma anche in un'amara riflessione sul tempo che scorre inesorabile, non torna più e porta via con
se la fatua gloria del passato. A volte un filo di retorica di troppo ma in ogni caso
denso come non mai di emozioni soprattutto per i maschi che si commuoveranno per il finale. Milius al suo meglio: le immagini "marine" sono tra le più belle del genere ma è vano cercarne la forza sul piccolo schermo.
Tra il terrore del Vietnam e i fallimenti personali un gruppo di amici deve affrontare la crescità con tutte le sue disillusioni. Ennesimo affresco della gioventù americana degli anni 60. Ma questo ha il pregio di essere sicuramente il migliore anche perché è il meno romanzato. Cast di giovani attori, alcuni non troppo conosciuti, ma sicuramente all'altezza. Sceneggiatura ben costruita e senza eccessi. Qualche luogo comune di troppo, ma mai fine a se stesso. Strepitose poi le riprese delle mareggiate e in generale tutte le sequenze dei surfisti.
Questa è la storia di tre ragazzi americani che scoprono la vita, conoscendo gioie e amarezze che questa gli offre. Fra dispiaceri e gioie i tre si rincontrano a periodi (non casuali) sulle rive dell'oceano in cerca di onde più grandi degli eventi che li perseguono. Una sfida tutt'uno con qualcosa di realmente grande. La prima parte è troppo lunga e si differenzia dal resto del film per la ripetitività di situazioni. Il resto è fatto bene e, a conclusione, Milius è capace di far intendere il surf come un arte e non solo come sport.
Buon film (***), che stenta ad ingranare (la parte giovanilistica è un po' prolissa e, qua e là, eccessiva), ma che ha una terza parte davvero ottima, quella che vede l'arrivo della maturità, cui fanno contorno i dubbi, le nostalgìe, le piccole grandi delusioni (bellissimo il brano al cinema). L'opera, insomma, è di livello più alto quando si fa meno vistosa, oserei dire più soffusa e meno fracassona (a proposito: l'interrogatorio alla visita di leva mi ricorda molto il colloquio di selezione di Blade runner). La parte finale è visivamente indimenticabile, ma non è certo la più ricca di contenuti.
MEMORABILE: Il citato brano al cinema, metàfora bellissima.
Quali sono i momenti da raccontare nella nostra vita? Avere una figlia? Tornare vivi dal Vietnam? O forse ricorderemo più spesso e volentieri quei momenti qualunque, trascorsi con pochi amici che, anche se col tempo perderemo di vista, saranno sempre parte di noi? Unendo l’epica bigger than life con la biografia della propria generazione, Milius trova la forza e la semplicità dei classici. Il tempo passa, ma alcune cose non cambiano e ci si può sempre ritrovare per un’ultima avventura per poi lasciare il posto ai più giovani. Capolavoro.
MEMORABILE: Le riprese acquatiche di Bruce Surtees, senza eguali nella storia del cinema.
Personalmente il film di Milius l'ho sempre visto come un'elogio all'amicizia e al cameratismo, speculare a quello di un capolavoro come Il cacciatore. Il surf ed il succedersi delle stagioni sono chiare metafore attraverso cui l'autore ci parla anche di se e del proprio vissuto (Milius era anch'egli stato in passato un surfista). La storia raccontata può apparire banale e forse anche un po' priva di interesse (se non si ama il mare od il surf), tutto sta nel lasciarsi trasportare dalla sua epica sentimentale e dal suo arioso classicismo virile.
Toh, il film per antonomasia non solo del regista John Milius, ma anche di William Katt (versione pre-Ralph Supermaxieroe). Un film epico, quanto estivo, che ti mette la voglia di fare surf, pur non sapendolo fare. Incredibili le onde che il regista filma: veramente imponenti, gigantesche. I protagonisti poi, sono tutti diventati dei buoni attori tv (Sam Melville, che funge da mentore dei tre ragazzi, ad esempio, era uno dei poliziotti del serial A tutte le auto della polizia), ma quel bellissimo ed incredibile mercoledì da leoni resta!
MEMORABILE: L'ultima "surfata" dei tre protagonisti, che sarebbero pii partiti per il Vietnam.
Il miglior film di John Milius, che apprezzo più come sceneggiatore che come regista. Gli alti e bassi della vita, i litigi e le feste, la visita militare e la guerra di tre amici amanti del surf: sembrerebbe quasi una storia noiosa e "pesante", invece è un film davvero bello e a tratti commovente. Ottime le musiche.
Non si riesce a trovare una critica per un film così profondo e toccante. Le immagini di surf sono spettacolari, la colonna sonora magistrale, ma ciò che colpisce più di tutto è la rappresentazione dell'amicizia, così sottile e poco accomodante da risultare forse la più convincente mai portata sullo schermo. Sinceramente commovente in numerosi momenti senza mai essere melenso, una pietra miliare.
MEMORABILE: Il ritorno di Jack dal Vietnam; Il saluto finale.
Grandissima epopea con protagonisti tre amici e le loro esistenze. L'adolescenza con i primi amori, gli svaghi, le ingenuità; per poi gradualmente - attraverso le stagioni - passare all'età adulta, la vita vera, le responsabilità. Elegia dell'amicizia che riflette sul passato, le cose e i momenti vissuti che non torneranno mai più. L'epica e il respiro classico del racconto al servizio di una storia semplice, intima e profonda, si mescola agli splendidi scenari di un oceano e le sue onde gigantesche.
La tavola da surf vista come un totem, la "stecca" da passare ai più giovani, alle spine, per rimanere in un linguaggio militare, non in modo beffardo ma come una importante consegna, come riconoscimento che ogni cosa ha la sua stagione e che la stagione della giovinezza è la più corta e, anche per questo, la più bella che ci sia. Le onde e la loro spuma sono immagini bellissime, a complemento di un film che alla fine intristisce per come mostra nello spazio di pochi minuti un passaggio della vita che è già difficile vivere nei suoi tempi.
Il più compiuto film di un autore che non sempre è riuscito a stare al passo con la sua indole "bigger than life". Regista profondamente americano, Milius riesce qui nell'impresa di tracciare l'epica di una generazione travolta dalle mareggiate del tempo più che dalle onde del destino. Ed è la ponderata ciclicità delle umane cose, contrappuntata dalla vigorosa placidità di una natura tumultuosa eppure attraente a rendere il timing del film indimenticabile. Masochistico come Busey, riflessivo come Katt, sospeso tra adolescenza e maturità come Vincent.
MEMORABILE: La fotografia di Bruce Surtees capace di portarti sull'onda senza fartela cavalcare: magnifica!!!
Bell’affresco generazionale, diretto con gran classe e misura e strutturato su interpreti non certo monstre ma particolarmente efficaci. L’America viene così analizzata e cadenzata in base alle mareggiate, sempre più impetuose e sempre più malinconiche, con l'uscita finale dall'ingresso del Dark Point, dopo il controaltare dell'inizio del film, a simboleggiare la fine definitiva di una era. Bellissime le riprese naturalistiche, specialmente nel finale, anche per chi non ama particolarmente il surf. Da collezione.
Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia: è questo il succo di un film su tre giovani che, còlti in 4 diversi momenti della loro esuberante adolescenza, passano da una spensierata vitalità a una consapevole età adulta, attraversando speranze e delusioni. Ma Milius si trova più a suo agio nelle spettacolari ed eroiche riprese atletiche piuttosto che negli approfondimenti psicologici degli amici surfisti: così il discorso rimane più enunciato che sentito, complici una sceneggiatura superficiale e una prima parte fastidiosamente chiassosa.
A mio parere il miglior film sul passaggio dalla gioventù all'età adulta mai girato... Colmo di momenti epici e commoventi (ma mai stucchevoli). Uno di quei film che si devono vedere per forza se si ama il cinema. Maschio, malinconico e delicato. Nella mia top 50!
MEMORABILE: Jack che giunge in spiaggia al ritorno dal Vietnam.
Quattro momenti surfistici con tre amici in uno spazio temporale che spazia dal beat al post Vietnam, con tutte le complicazioni del caso. Un egregio affresco che affronta le personalità dei tre protagonisti in una narrazione sorprendente. Grandi immagini californiane per un film che offre un grande spaccato americano. Notevole!
Indimenticabile film anni '70 che ha segnato un'epoca, parte come un classico teenage movie per poi tratteggiare temi come l'amicizia virile, la celebrazione della vita in tutte le sfumature, il tormento di chi tornava dal Vietnam! Indimenticabile la celebrazione della natura, del sogno americano e le acrobazie sul surf. Bravi i tre protagonisti. Nella mia Top 10.
MEMORABILE: Tutto il film, in particolare il momento in cui Jack ritorna dalla guerra e il dialogo con gli altri due.
L'amicizia, l'amore, il dolore, la morte. E infine il ricordo. Tutto ciò che più conta, nella vita, descritto come fosse un'epica battaglia. Con il surf a fare da sfondo a esistenze che si fanno sempre più difficili crescendo proprio come le onde che i protagonisti cavalcano eroici negli anni, sempre più maestose. Immenso.
Le onde sono protagoniste assolute della vicenda, in cui assistiamo al passaggio dalla gioventù all'età adulta di un gruppo di amici diversi tra loro ma legati da una passione incontrastata per il surf. La prima parte si protrae troppo a lungo (la scena del festa è fin troppo esagerata), mentre la seconda (con i tre ormai adulti) è bellissima e confluisce nel finale spettacolare. Grande regia, specie quando riprende le onde e si sofferma su piccoli particolari dei surfisti. Notevole e sicuramente consigliato.
MEMORABILE: Il finale, con 15 minuti di puro spettacolo!
Rivisto ora mi ha lasciato più tiepido, probabilmente perché in tv perde efficacia. Certamente il film rimane un riferimento cinematografico di un'età intrisa di prepotente entusiasmo e di un'epoca segnata dal dramma della guerra in Vietnam. Il racconto appare inizialmente poco strutturato, ma cresce man mano per arrivare alle note immagini epiche della grande mareggiata, che lo hanno reso celebre. Grande la capacità di Milius di ritrarre la fragilità e l'immaturità dell'uomo al cospetto della potenza della natura.
Epopea di tre amici dalla giovinezza all’età adulta passando attraverso il Vietnam. Presupposti di libertà, grandi spazi e spensieratezza fino all’impatto con la guerra: tutto lascia presagire la denuncia militare, invece l’importanza è data alla maturazione dell’uomo e alle occasioni da cogliere. Conclusione un filo retorica con la simbolica uscita di scena dalla spiaggia. Immagini delle onde spettacolari e impressionanti nelle evoluzioni.
MEMORABILE: Il tentativo di farsi cuocere nel forno; La beffa della fidanzata sposata con un altro; Il filmato al cinema.
Titolo celebre e celebrato che, ad una visione recente, mi è sembrato diverso da come ricordavo. Le riprese marine sono certo magnifiche (!), tanto immersive da sentire la salsedine, ma le storie che ne incorniciano non mi hanno catturato, anzi mi sono sembrate quasi sempre banali, poco significative (a parte la visita di leva). Anche per quanto riguarda il cast, il solo "matto" Busey mi ha convinto, ma forse più per simpatia verso l'attore che per il suo personaggio. Insomma, delusione: forse certi film è meglio lasciarli sugli scaffali polverosi della memoria.
Nel suo genere una pietra miliare. Gli anni si sentono e hanno il loro peso. Immagino che appena uscito le immagini del surf fossero strabilianti e del tutto innovative (per decenni sono rimaste le migliori nel genere). Un racconto sull'amicizia giovanile, adolescenziale e poi virile - come "tutte" dovrebbero essere - legato dalla passione per lo sport/surf e dedicato alla perdita dell'innocenza (il viaggo a Tijuana). Più elegiaco che epico. Ispirazione di numerosi film (Point break ad esempio).
MEMORABILE: Elegia dell'amico caduto in Vietnam, con il ricordo della sua generosità.
Probabilmente il miglior film sull'amicizia maschile e chi è uomo difficilmente avrà trattenuto la lacrima guardando questo splendido film e ricordando i bei tempi andati della gioventù. Capolavoro intriso di nostalgia, tristezza, amicizia, sentimento. Spettacolari le immagini della mareggiata finale. Meravigliosa la musica. E bravissimi i tre protagonisti. Per rivivere la propria gioventù. E per vivere, anche se da lontano, un periodo storico che non c'è più. Favoloso.
Un commovente romanzo di formazione che inizia come una versione meno scanzonata di American graffiti per mutare strada facendo in una struggente riflessione sull’amicizia virile e la fine della giovinezza. Il surf è la moderna espressione della wilderness in questo film virile e crepuscolare come un western. Milius si conferma il più classico ed epico tra i registi della nuova Hollywood. Insuperate le riprese acquatiche fotografate da Surtees. Soundtrack d’epoca in cui a mancare stranamente sono proprio le hit storiche della musica surf.
MEMORABILE: La gita in Messico; La visita militare; La visita alla tomba di Waxer; La mareggiata del 1974; Il finale con i tre che si lasciano forse per sempre.
Il ricordo, la memoria, gli amici, la crescita, gli sbagli, la vita: una pellicola che dà una forza tonante all'evocativo, scandendo il tempo con i movimenti marini, che cambiano di anno in anno, come i personaggi protagonisti, le cui scelte sembrano distaccarli ma che si riuniranno sotto lo stesso cielo che li ha sempre visti protagonisti: quello che fa da specchio al mare, dove la tavola da surf li terrà sempre a galla. Milius riesce in pochi quadri a raccontare le situazioni basilari umane e consegna alla storia un cult inarrivabile.
Il racconto di una generazione, tra gli anni '60 e '70, tra il giovanilistico e il crepuscolare. Milius si ispira agli anni in cui, pur essendo di tendenze destrorse, si lasciò affascinare dalle comunità di surfisti hippy nelle spiagge della California. Ne viene fuori una pellicola potente, tra ribellione e magnifiche scene di surf tra gigantesche onde, forse la migliore del cineasta americano. Ottimo il trio di attori protagonisti.
Il film di John Milius entra a buon titolo nel novero dei grandi film che riescono a far rivivere con realismo le atmosfere degli anni '60 e '70. Un vero cult generazionale, imperdibile per gli amanti del genere. Oltre alla storia, che ripercorre tutte le tematiche del periodo, dalla spensieratezza alla guerra del Vietnam, vanno segnalate riprese acquatiche straordinarie. Ottime anche le interpretazioni di un cast ben assortito ben sostenuto da un gruppo di comprimari di ottimo livello (su tutti Barbara Hale) e Robert Englund.
Un racconto intenso, scandito fin dall’inizio, dalla grandezza dell’Oceano che assurge a metafora dell’esistenza, perno centrale per la comprensione di un’opera il cui significato può apparire sfuggente. È il racconto di una generazione che può essere traslato nello spazio e nel tempo, per il risalto dato all’amicizia e alla giovinezza, troppo effimera, che il tempo porta via con sé. Le riprese marine sono strabilianti e non fanno che amplificare la forza simbolica delle onde. Intensa la sequenza della grande mareggiata, come fosse l’ultima curva che dà il senso a una vita.
MEMORABILE: Un amico serve quando hai torto, quando hai ragione non ti serve a niente.
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Quentin Tarantino ha detto sul film quanto segue: "don't like surfers; I didn't like them when I was growing up. I lived in a surfing community, and I thought they were all jerks. I like this movie so much. Surfers don't deserve this movie".
Zender ebbe a dire: No, nemmeno in America mi risulta.
Negli USA è uscito a settembre, e come extra ha anche il commento del regista. Speriamo a questo punto che esca finalmente anche da noi, visto anche l'importanza del film stesso nella storia del cinema.
HomevideoRocchiola • 24/02/20 09:05 Call center Davinotti - 1304 interventi
Il DVD della Warner è sempre reperibile a prezzi stracciati. Considerato che è un prodotto risalente al 2003 non si vede male anzi a parte le solite micro-spuntinature l’immagine è piuttosto brillante. L'audio italiano monofonico è invece mediocre in quanto troppo basso. Per udire dignitosamente i dialoghi bisogna alzare molto il volume ed anche le musiche e gli effetti di fondo non spingono adeguatamente come nella scena finale con il rumore delle montagne d’acqua cavalcate dai protagonisti che fanno davvero poca paura almeno a livello sonoro. Nel 2018 la Warner si è finalmente decisa a pubblicarlo in bluray, un region free americano ovviamente privo dell’audio italiano, ma che stando alle recensioni ha un reparto video davvero eccezionale. Ma da noi il disco blu non è uscito e credo che per ora non se ne parla visto che la Warner ha da tempo rinunciato alla pubblicazione dei suoi titoli classici in HD sul territorio italico !!!