Ultimo capitolo della trilogia iniziata con Poveri ma belli. Stavolta viene messo in evidenza il ruolo di Salvatori il quale, a causa della perdita temporanea della memoria, si renderà protagonista di alcuni simpatici siparietti. Nonostante il risultato appaia un po' fiacco, in diversi frangenti ci si diverte ancora, ma il copione dei due amici trasudanti romanità appare molto sfruttato ed il regista si orienterà, di lì a poco, su altri tipi di commedia.
La miniserie iniziata ad alta quota con Poveri ma belli – da cui si riprende e sia amplia lo sketch delle persone “in vetrina” – si conclude con una commedia degli equivoci sì leggera ed ingenua, ma disseminata di gag simpatiche e resa scorrevole dall’esperta regia di Risi. Il ruolo del bambinone stavolta è monopolizzato dal solo Salvatori; lo spalleggiano i fidi Arena, De Luca e Panaro e il rauco tranviere Carotenuto. Il caporeparto dei grandi magazzini è lo spagnolo José Jaspe, aficionado di tanti western ed avventurosi italiani.
MEMORABILE: Il viaggio di nozze sul Roma-Firenze; Arena che vede Salvatori in TV; la cena a casa della Koscina; il guardaroba senza il fondo.
Terzo capitolo della saga romana con le due coppie oramai sposate. Il ritmo mantiene sempre una certa verve, ma la trovata dell'amnesia appare molto forzata e generata solo per mancanza di idee. Le situazioni rasentano il paradossale nonostante Salvatori mostri un impegno evidente. Rispetto agli altri capitoli questo segna decisamente il passo.
I poveri ma belli si sono sposati ma rimangono poveri. Risi, con questa ultima puntata della serie, muta cifra stilistica e cambia orizzonte umano ai suoi personaggi: il regista si permette una divagazione verso la farsa degli equivoci in puro stile cameriniano e rimpiazza l’ambiente rionale e popolare di Roma con i nuovi spazi urbani creati dal boom economico come i night club, le eleganti ville, i grandi magazzini riempiti di TV e altri elettrodomestici. Il solito Risi lucido e al passo con i tempi ma che ricicla luoghi comuni e fondi di magazzino.
MEMORABILE: Una "povera ma bella" che scompare della scena (Marisa Allasio) e una "bella ma ricca" che subentra (Sylva Koscina): un pareggio nel bilancio del fascino.
Fine d'una gradevole trilogia con i caratteristici toni svagati delle commedie fine anni '50, a mezza via tra siparietto comico e rotocalco rosa. I protagonisti si ritrovano a dover fare i conti con la realtà matrimoniale, che non è così semplice né entusiasmante... viaggio di nozze incluso! Utilizzando l'insolito espediente della perdita temporanea di memoria d'uno di loro la graziosa storiella in bianco e nero strappa più d'un sorriso benevolo e mostra un po' di quell'Italia del boom che fu.
I due poveri ma belli si sono finalmente sposati con le loro belle ma povere. Causa botte in testa, uno dei due burini si troverà però catapultato in tutt'altro ambiente sociale... Il terzo capitolo della piccola saga, in cui la scena è quasi interamente occupata da Salvatori mentre Arena si limita a fare da spalla, è una commediola degli equivoci basata sull'espediente della perdita di memoria, con alcune gags simpatiche e ed altre invece tirate troppo per le lunghe. Fra i personaggi di contorno, spicca Memmo Carotenuto, qui afono.
E finalmente le belle e i belli, (ma poveri) si sposano e partono per il viaggio di nozze. Si conclude così la trilogia che iniziò con un grande e meritato successo per aver saputo fondere le esperienze del neorealismo con la commedia popolare in un'Italia pronta a rivedere se stessa sullo schermo, come in una favola a lieto fine. Qui c'è l'aggiunta della ricchezza, ottima idea che però viene sviluppata esagerando un po' troppo una realtà piuttosto improbabile; ci si deve accontentare delle gag nate dalla situazione povera, ma più veritiera.
Conclusione insipida per la trilogia, con una storia che abbandona completamente lo scenario realistico romano per tramutarsi in farsa. L'idea della memoria era già trita all'epoca e qui non ha sviluppi originali. La regia svelta di Risi e alcune battute rendono il tutto guardabile, con un inizio simpatico e Salvatori si impegna a fondo (mentre Arena passa in secondo piano). Sprecato Carotenuto, finale prevedibile. Comunque un'occhiata gliela si può dare.
Punto d’arrivo della saga di Poveri ma belli, col tentativo di un affrancamento dai moduli dei precedenti due film grazie all’utilizzo di un classico dispositivo motore di situazioni più o meno comiche: l’amnesia, che porta uno dei quattro a un’improbabile scalata sociale come direttore dei grandi magazzini. Nonostante la ripetitività del sequel al cubo, la mano salda della regia orchestra piacevolmente il racconto, mettendo a segno momenti divertenti, alternati a inevitabili rassicuranti ripetizioni.
La trilogia si chiude con una pellicola diretta col consueto mestiere da Dino Risi e col solito cast in cui si dá più spazio a Salvatori, che viene circuìto dalla bella Sylva Koscina. La storia tende a trasformarsi in una farsa con equivoci annessi e talvolta si ride, anche se si è persa quella freschezza che regnava nei primi due film. Cameo di Fred Buscaglione che (ovviamente) canta.
Mediocrissima chiusura della saga iniziata nel 1957, che stiracchia un paio di idee in maniera che talora diventa persino fastidiosa. Passi per la prima (il meccanismo dei treni presi e dei treni persi qualche sorrisino lo strappa, nonostante le sue prevedibilità), ma in séguito, dopo un'eccessiva serie di sciocchezze messa in fila del personaggio di Salvatori, la trovata (si fa per dire) della perdita della memoria, l'ingresso dello sciocco personaggio della Koscina e via dicendo portano il film in caduta libera, fino al finale, prevedibilissimo sì, ma che diventa quasi liberatorio.
MEMORABILE: La ragazza in vetrina che, oggi, acquisisce un significato un po' diverso...
Curioso capitolo finale di una trilogia di successo che di fatto ne tradisce completamente i presupposti. Nei primi due episodi, infatti, si raccontavano i giovani usciti dal dopoguerra che incominciavano a vivere e a divertirsi; qui invece siamo in una situazione da telefoni bianchi (infatti vi sono i grandi magazzini...) e in un clima da pochade che fa passare in secondo piano anche l'avvenenza di Sylva Koscina.
La saga dei Poveri ma belli si conclude con questo inconsistente terzo atto, nel chiaro tentativo di attrarre il pubblico in sala. La tiritera amorosa diventa teatro per trascinare lo spettatore nelle vicende coniugali delle due coppie e quindi conciare la De Luca e la Panaro in signore cotonate, imborghesite e con le calze di seta. L'escamotage del film è quella della perdita di memoria di Salvatori con Arena che, capita la situazione, gli fa da spalla. Purtroppo la commistione d’idee non va a braccetto con la resa attoriale e l'aspetto ironico perde parecchio quota.
Dimenticabile ultimo film della trilogia, ambientato praticamente il giorno successivo a quello del capitolo predecente, ma ovviamente si nota il cambiamento fisico (specie della Panaro). Lo si guarda con piacere ma poco funziona, la trama è ancora più risibile che in precedenza e con diversi buchi nella trama (e pur in film leggeri come questi..). Salvatori è molto meno efficace, il personaggio della Koscina è poco riuscito e sbagliata la scelta di farla doppiare da Wanda Tettoni (non adatta). Si rimpiange la presenza della Allasio.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneDusso • 28/02/25 09:15 Archivista in seconda - 1931 interventi
Stranissima la scelta delle location spagnole per un film che non mi risulta essere nessuna coproduzione con la spagna e che non presenta nella trama scene ambientate in spagna o all'estero... Chissà come mai sono finiti a girare li...