Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Stefania: Maigret formato grande schermo si scuote di dosso il grigiore degli esterni posticci e la polvere dei prolissi dialoghi, indossa un caschetto sbarazzino e un trucco vivace: non sarà il Crazy Horse, ma certo è Pigalle! Il Commissario, comunque, è sempre lui: più avvezzo a scrutare con occhio clinico le debolezze umane che a tessere le impeccabili trame della logica, ma Cervi è in gran forma. Film abbastanza dinamico, con tanto di caccia all'uomo "poliziottesca", begli scorci parigini, dal Lungosenna a Place Des Vosges. Buon adattamento di Simenon, e buon traghettamento della fiction al cinema.
MEMORABILE: "Se viene fuori uno scandalo, ci coinvolgerà tutti, e lei non ne ha il diritto, Maigret!" "No, ma ne ho il dovere!"
Indagini al campus, dove una studentessa è scomparsa assieme all'amica. Victoria (Pratt), la madre della prima, è una detective già scossa dalla morte del marito (Pearl) durante una sparatoria di due mesi prima (ripropostaci insistentemente in flashback)... perdere pure la figlia sarebbe troppo; e infatti, lasciata a casa la madre dell'altra ragazza (evidentemente una casalinga poco votata all'azione), Victoria si riprende il proprio ruolo alla polizia e parte in missione al campus, dove incontra sorprendentemente una certa renitenza a parlare della figlia. Anche...Leggi tutto perché era stata espulsa, si viene a sapere, e aveva messo il naso non doveva; probabilmente nel laboratorio dove un esimio ricercatore (Lea) conduce poco chiari esperimenti di biogenetica usando come cavie dei poveri animali. La ragazza, che combatteva apertamente gli studi e l'eccessivo sfruttamento degli animali per gli stessi, è forse scomparsa perché dava fastidio? Possibile, visto che qualcuno ha cancellato dai terminali della scuola e non solo tutti gli account “social” della giovane e della sua amica. Gatta ci cova, come si suol dire, e Victoria sa come muoversi per ottenere le informazioni che le servono, sa trovare le persone giuste in grado di aiutarla nel suo tentativo di risalire a chi potrebbe aver sequestrato - o magari ucciso - la figlia. La prima parte, in cui si riesce in qualche modo a creare attorno al campus e ad alcuni personaggi il giusto alone di mistero, il thriller procede sui binari giusti. Senza brillare, come molto difficilmente avviene per questi tv-movie canadesi quasi sempre girati a Vancouver e dintorni, ma potendo contare su una confezione degna a partire da fotografia e colonna sonora. Si mescolano con garbo il tema degli esperimenti scientifici e gli elementi giallo-thriller senza scadere nel ridicolo come spesso avviene in questi casi, fondendoli anzi in un prodotto di buona omogeneità. C'è una discreta varietà nelle indagini e una regia che regge il ritmo scandendolo con perizia. Poi però, quando è il momento di cominciare a tirare le somme, il film sembra bloccarsi, arenandosi in fasi in cui l'azione ristagna e la sceneggiatura - è evidente - non sa più cosa inventarsi (i soliti hackers) per rimpolpare un soggetto che esaurisce le cartucce troppo presto. E così si moltiplicano i flashback, le scene in cui la protagonista si sofferma davanti alle foto col marito defunto o siede sul divano a godersi i video fatti in casa alle feste con la famiglia riunita (un classico, in America). La Pratt oltretutto mantiene una freddezza che non la rende troppo credibile come madre cui è scomparsa chissà dove la figlia. Vuole andare a fondo ma il collega in centrale (Bacon) continua a ripeterle di controllarsi, di volerla aiutare ma di fare attenzione a non esagerare. La solita storia insomma, declinata senza fantasia alcuna all'interno di sviluppi assai tipici, per il genere, che fanno rientrare il film nell'anonimato anche per interpretazioni non proprio memorabili. Finale che conferma le difficoltà nella seconda parte di mantenere il buon risultato delle discrete premesse.Chiudi
Il ferrini: Lucidissimo affresco di Salce, che stavolta prende di mira la sanità italiana e lo fa proseguendo e ampliando le gesta del medico della mutua di Zampa. Il risultato è un film divertente che satireggia su un sistema già corrotto e clientelare, popolato da potenti senza scrupoli nonché da subordinati servili (e sappiamo che Salce ritornerà su questi meccanismi). Esilarante la vecchina Parisi, interpretata dalla Maggio, bellissima la dietologa Ira von Fürstenberg. Si ride e ci si chiede se davvero sia poi tanto cambiato questo Paese.
Daniela: Un ex bandito redento si trova impelagato con la sua vecchia banda, capitanata dallo zio patriarca spietato, e deve fingere di voler partecipare alla rapina in banca che questi sta organizzando... Western diretto da uno dei maestri del genere, con una accentuazione dell'analisi psicologica rispetto all'azione, ed è un bene perché Cooper, già anziano (qui ha 57 anni, 10 in più dello "zio" Cobb), risulta poco credibile negli scontri fisici, mentre lo è come uomo tormentato che si ritrova a fare i conti con il passato. Non un capolavoro, ma buono.
Funesto: Sergio Martino è quasi sicuramente il regista che è riuscito a sfornare le commedie pecorecce migliori dell'epoca, usando un eros sensuale e non exploitativo ed evitando volgarità e cadute di tono (purtroppo frequentissime altrove) senza scadere nell'infantilismo. Spaghetti a mezzanotte, con la sua ripetitività nelle situazioni, non è la migliore delle sue commedie, ma grazie ad una certa perizia registica, un grande Banfi martire di ogni equivoco e disgrazia possibile, una confezione di rilievo e personaggi spassosissimi, piace e non poco. **!.
MEMORABILE: La villona superlusso dallo stile sexy.
Maik271: Gradevole e garbata commedia caratterizzata da un ottimo ritmo e alcune belle sequenze. Il duo siciliano (ultima direzione di Fulci per la coppia) sforna battute e situazioni divertenti. Il film corre via veloce senza momenti di noia all'inseguimento dell'imprendibile gatto del titolo grazie anche a una valida sceneggiatura. Ottima prova di Agus.
MEMORABILE: La scena iniziale del lavaggio dell'auto e la cena dei nobili.
Puppigallo: Cose da pazzi. Due ore e quindici minuti per un film con un ragazzino, che deve partecipare a un torneo per vincere le sue paure e ottenere rispetto. Non ci siamo. Ci voleva un po' più di umiltà, visto il materiale a disposizione, mentre qui il tutto è stato tirato all'inverosimile, con storielle, babyinnamoramenti, beghe tra razze, un custode traumatizzato (il comunque bravo Chan) e una madre tra l'isterico e il protettivo. Da segnalare, alcune splendide vedute (durante la scalata al tempio) esaltate da una buona fotografia e qualche scambio Chan-allievo. Non è un filmaccio, ma non incide.
MEMORABILE: "Metti il giacchetto, togli il giacchetto..."; I monaci in meditazione sulla cascata.
Redeyes: Scott è un gran regista: ha fatto i suoi errori, come tanti d'altronde, ma anche capolavori. Questa pellicola è bella. D'accordo, non c'è niente di nuovo, ma 156 minuti non scivolerebbero così bene se non si fosse dinanzi ad un bel film. Bravi i protagonisti, con un inaspettato Washington cattivo. La regia non gigioneggia ma, pulita pulita disegna bene i contorni della storia. Piacevole.
Skinner: Con l'ingresso nelle medie Greg ha un solo obiettivo: emanciparsi dall'essere nerd e salire velocemente la scala sociale della popolarità scolastica per entrare nell'annuario. La giungla antropologica dell'universo scolastico è stata affrontata un centinaio di volte e spesso in modo più tagliente, divertente o arguto, a seconda delle intenzioni. Qui la cosa più gustosa sono gli intermezzi animati, per il resto è tutto molto convenzionale e innocuo, con un'andamento ondivago ed episodico che rende il film a tratti slegato e prolisso.
Rigoletto: Tra i mugugni del sergente bisogna recuperare l'oro in mano ai tedeschi. Simpatica commedia bellica ben girata Brian G. Hutton e interpretata meglio da un cast validissimo che può contare, oltre e Eastwood, gente come Savalas (migliore in campo) e Sutherland. Non vi sarebbe niente da eccepire se non per la durata, davvero esagerata. Ottimo il doppiaggio, affidato ad alcune delle punte di diamante del settore.
Pigro: Cowboy, cacciatori di taglie e prostitute da saloon, con contorno di sparatorie, cinismo e orizzonti di natura selvaggia: tutto l’armamentario di un classico western visto dal tempo che passa, col vecchio pistolero che sente la fatica degli anni. E tutto assume i contorni di uno stanco funebre grandioso poema. Personaggio chiave è lo scrittore chiamato a registrare e mitizzare i fatti a cui assiste, svelando il senso di un film che non racconta una storia di denaro, onore e vendetta, ma il diabolico rapporto tra la realtà e la sua mistificazione.
Capannelle: Buona l'idea di partenza e la realizzazione della trama. Bravi Travolta e Cage nel doppio ruolo, ma soprattutto dopo lo scambio d'identità: la perfidia di Travolta è notevole. Ritmo buono, solo qualche indugio di troppo sugli elementi barocchi cari al regista (pistole, ralenti) e sulla spettacolarizzazione, visiva e sonora, tipicamente americana. Diverte e impressiona alla prima visione, dopo può scendere di appeal.
Siska80: Forse un po' lungo ma indubbiamente appassionante, con costumi e scenografie meravigliose e una storia che parte come una fiaba per poi scontrarsi con la dura realtà della vita. Bellissimo il personaggio della protagonista (una Foster dalla recitazione qui particolarmente curata, che insiste sul contegno dei movimenti), vedova determinata che non teme il pericolo. La parte finale è puramente di fantasia, ma riesce comunque a tenere col fiato sospeso.
Ryo: Film animato ispirato all'albo "Asterix e i Britanni", da cui taglia alcune gag memorabili (come quella dei Beatles, forse per questione di diritti). Il film è gradevole, fa ridere, ma il ritmo è piuttosto lento e anche le animazioni dei personaggi a volte danno l'impressione di farli muovere al ralenti. Belli i colori, apprezzabile il doppiaggio italiano.
Don Masino: Bravo Calà a interpretare con la giusta misura un ruolo forse non troppo nelle sue corde, bravo Ricky Tognazzi a duettare con lui nei momenti migliori del film. Risi aveva mano, per i film leggeri, ed è un peccato li abbia abbandonati in favore di un cinema più impegnato non sempre all'altezza. L'unica ad apparire troppo forzata nella recitazione (nonostante la buona espressività) è la giovanissima Vanessa Gravina, undicenne poco propensa al lolitismo che le si vorrebbe forse cucito addosso e che invece le avrebbe tolto la giusta credibilità.
MEMORABILE: Calà deve confessare a Tognazzi di chi è andato a innamorarsi... La reazione di Ricky è magistrale!
Indagini al campus, dove una studentessa è scomparsa assieme all'amica. Victoria (Pratt), la madre della prima, è una detective già scossa dalla morte del marito (Pearl) durante una sparatoria di due mesi prima (ripropostaci insistentemente in flashback)... perdere pure la figlia sarebbe troppo; e infatti, lasciata a casa la madre dell'altra ragazza (evidentemente una casalinga poco votata all'azione), Victoria si riprende il proprio ruolo alla polizia e parte in missione al campus, dove incontra sorprendentemente una certa renitenza a parlare della figlia. Anche...Leggi tutto perché era stata espulsa, si viene a sapere, e aveva messo il naso non doveva; probabilmente nel laboratorio dove un esimio ricercatore (Lea) conduce poco chiari esperimenti di biogenetica usando come cavie dei poveri animali. La ragazza, che combatteva apertamente gli studi e l'eccessivo sfruttamento degli animali per gli stessi, è forse scomparsa perché dava fastidio? Possibile, visto che qualcuno ha cancellato dai terminali della scuola e non solo tutti gli account “social” della giovane e della sua amica. Gatta ci cova, come si suol dire, e Victoria sa come muoversi per ottenere le informazioni che le servono, sa trovare le persone giuste in grado di aiutarla nel suo tentativo di risalire a chi potrebbe aver sequestrato - o magari ucciso - la figlia. La prima parte, in cui si riesce in qualche modo a creare attorno al campus e ad alcuni personaggi il giusto alone di mistero, il thriller procede sui binari giusti. Senza brillare, come molto difficilmente avviene per questi tv-movie canadesi quasi sempre girati a Vancouver e dintorni, ma potendo contare su una confezione degna a partire da fotografia e colonna sonora. Si mescolano con garbo il tema degli esperimenti scientifici e gli elementi giallo-thriller senza scadere nel ridicolo come spesso avviene in questi casi, fondendoli anzi in un prodotto di buona omogeneità. C'è una discreta varietà nelle indagini e una regia che regge il ritmo scandendolo con perizia. Poi però, quando è il momento di cominciare a tirare le somme, il film sembra bloccarsi, arenandosi in fasi in cui l'azione ristagna e la sceneggiatura - è evidente - non sa più cosa inventarsi (i soliti hackers) per rimpolpare un soggetto che esaurisce le cartucce troppo presto. E così si moltiplicano i flashback, le scene in cui la protagonista si sofferma davanti alle foto col marito defunto o siede sul divano a godersi i video fatti in casa alle feste con la famiglia riunita (un classico, in America). La Pratt oltretutto mantiene una freddezza che non la rende troppo credibile come madre cui è scomparsa chissà dove la figlia. Vuole andare a fondo ma il collega in centrale (Bacon) continua a ripeterle di controllarsi, di volerla aiutare ma di fare attenzione a non esagerare. La solita storia insomma, declinata senza fantasia alcuna all'interno di sviluppi assai tipici, per il genere, che fanno rientrare il film nell'anonimato anche per interpretazioni non proprio memorabili. Finale che conferma le difficoltà nella seconda parte di mantenere il buon risultato delle discrete premesse.Chiudi
Saintgifts: Se l'FBI poteva essere un mito nell'immaginario collettivo, con questo film si salva solo la parte "scientifica" dell'organizzazione. Il modo in cui nasce (l'FBI) e il direttore stesso, complessato, bugiardo, vanaglorioso, esaltato, fanno capire i retroscena di istituzioni che si credono al di fuori di ogni sorta di intrallazzi. È l'unico merito che ha il film, assieme alla prestazione di DiCaprio. Poteva durare tranquillamente i canonici 90 minuti, risparmiandoci così scene patetiche e imbarazzanti. Che dire poi del trucco di Armie Hammer...
MEMORABILE: J. Edgar Hoover versus [f=351]Norman Bates[/f]: un parallelo che sorge spontaneo (a favore del secondo, molto più simpatico).
Scarlett: Prova di quanto davvero soffrano i titoli stranieri quando vengono tradotti in italiano, "Un amore all'improvviso" non avrebbe mai e poi mai attirato la mia attenzione. Non so se sia stato un bene, fatto sta che malgrado la surreale storia vissuta dai protagonisti e il gene del viaggio del tempo, la commedia fila in modo stucchevole e scontata anche con una trovata assurda come il plot principale, e il cast stesso non pare convinto.
Ciavazzaro: Una delle parodie del genere catastrofico piu famose al mondo. In questo caso si prende in giro la serie catastrofica di Airport, dando vita a una serie molto divertente di gag supportate da un cast di attori notevoli (tra cui anche Nielsen). Da vedere.
Rufus68: La gioventù dorata di provincia in un affresco che, come accadrà per Gli indifferenti, sfiora, per usare un termine caro alla critica militante del tempo, la deriva estetica. Il comunista Maselli depone le armi sociali e si lascia affascinare dai visi e dalle movenze dei suoi bellissimi attori, fermati in un elegante bianco e nero. E forse è giusto così: l'Italia profonda più che da nemici del popolo era ricca di piccole meschinità, come dimostra la crudele scena finale con l'umiliazione della contessa. Bravi tutti, ottima Betsy Blair.
Il Dandi: Operazione simile a La mandrakata, questo tardivo sequel di una delle più fortunate commedie del filone. Purtroppo la ripresa dei personaggi in contesto contemporaneo non fa che aumentare il senso di nostalgia per la genuinità di un calcio (e un cinema) ormai scomparsi: la sostituzione dei gemelli Soldati con le meteore televisive Ceccarelli è desolante, come quella dello score dei De Angelis con la canzoncina di Minghi, né può nulla la partecipazione di Andrea senza Gigi. Martino faceva meglio con meno budget. Disastro annunciato e confermato.
MEMORABILE: L'equivoco fra l'acquisto del calciatore Luca Toni e il concerto di Little Tony.
Luras: Produzione tedesca sulla scia del genere statunitense per un copione collaudatissimo in cui non sono presenti novità rispetto ai soliti disastri aerei, se non appunto l'ambientazione in Germania. Effetti speciali nella norma e buona caratterizzazione dei personaggi a bordo che garantisce un non trascurabile trasporto emotivo nelle parti più drammatiche. Come da prassi ormai consolidata il lieto fine complessivo è garantito al costo di un paio di perdite umane fisiologiche e accettabili. Tutto già stravisto da decenni, ma piacevole.
Ruber: Buona commedia scritta e diretta con maestria da Berri, che qui descrive quattro personaggi, vicini di casa che incastreranno le loro vite ognuno per uscire dal guscio in cui si è cacciato per svariati motivi. La brava Tautou, smessi i panni di Amélie, è una ragazza con problemi di salute che trova nei vicini una spalla a cui appoggiarsi. La sceneggiatura non si basa solo sull'amicizia tra perfetti sconosciuti o quasi, ma soprattutto sulla condivisione dei problemi che ognuno di loro porta con sé. Buona prova di tutto il cast.
Saintgifts: La presenza di Harrison Ford sembra nobilitare questa commedia; oltretutto un Ford abbastanza fuori dai suoi canoni seriosi o pseudo seriosi (eccettuati i vari Indiana Jones naturalmente), anzi piuttosto frivolo. Ci sono anche la fascinosa Lena Olin e Hartnett, che fa la spalla giovane. Fracassone è l'aggettivo che mi viene subito alla mente, specie nel finale tra i boulevard e il teatro cinese di Hollywood, dove si riesce a imbrattare anche il cameo di Robert Wagner e dove sembra si vogliano sfacciatamente pubblicizzare alcune marche di auto.
Luchi78: Film d'obbligo per lanciare la gieffina Laura Torrisi nonchè attuale compagna del regista. Lancio riuscito soprattutto perché le grazie della fanciulla sono il punto di forza del film, al contrario della sua parlata toscana forzata e fuori luogo. Per il resto del cast si viaggia sulla sufficienza appena strappata; troppo poche le battute e le situazioni divertenti. Pieraccioni ha fatto decisamente di meglio.
Undying: Siamo dalle parti de Il Cartaio (nel peggior senso del termine) con l'aggravante di location puramente frenetiche (e cibernetiche). Sul sito killwithme.com il folle Webmaster passa dall'omicidio di gattini a quello d'esseri umani. Tocca all'agente dell' FBI Jennifer Marsh (Diane Lane), imbattutacisi per caso, risolvere la matassa e risalire all'introvabile folle, che pure manda in tilt gli accessi al portale (il pubblico è complice e "partecipe"). L'idea del thriller on-line non funziona proprio, nonostante le implicazioni che può generare. Restiamo in attesa di vedere iMurders, forse migliore.
Rambo90: Piacevole avventura lunga dei due personaggi, con una trama che non lesina momenti che i più piccoli troveranno commoventi e una serie di villain che ben passano da momenti di minacciosità ad altri di grande divertimento. Funzionano quasi tutti i personaggi collaterali e l'animazione è sufficente (carente solo in alcuni momenti più caotici). Anche le canzoni sono simpatiche e un paio particolarmente orecchiabili. Buono.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Cotola: Classico film che si affida al pilota automatico dall'inizio alla fine. L'originalità
è ormai dote sempre più rara (non solo al cinema), ma qui non c'è un'idea che sia una.
Tutto è trito e ritrito, cotto e stracotto. Prevedibile come le poesie dei bambini il
giorno di Natale. Un paio di piccoli sussulti (uno è il modo in cui il detective vuole incastrare Gere) uno dei quali a tempo scaduto. A questo proposito è poi difficile spiegarsi l'evoluzione di un personaggio come quello della Sarandon, fin lì tenuto quasi completamente nell'ombra. Almeno si lascia seguire e il cast è discreto. ** largo.
Redeyes: Certo ai suoi giorni... Certo ad oggi... Le premesse sembrano buone e lo erano: questi rettili camuffati che ci appaiono amici catturano da subito. Piano piano si dipana la matassa, che ha il suo tallone d'Achille, tuttavia, in una estrema celerità nell'arrivare al finale. Sì perché specie "The final battle" è veramente mal sfruttata, si manda in fast forward e si spiattella in quattro e quattro otto la tossina ed i suoi effetti. La scena con la bimba ibrida che prende in mano la situazione negli ultimi istanti è grottesca. Fx da baraccone.
MEMORABILE: Il piccolo rettile. Lo stemma dei marziani vagamente somigliante al sole celtico o simbolo nazista che dir si voglia. Gli effetti speciali.
Digital: Ci sono numerosi precedenti di film con il plot che prevede terroristi senza scrupoli piazzare esplosivi in luoghi particolarmente affollati. Final score è l’ultimo di una lunga lista. Il filmetto si lascia guardare con discreto gusto, ma la durata poteva essere leggermente accorciata, poiché vi sono lungaggini che sarebbe stato opportuno eludere. Chiaramente tocca settare al massimo il livello di sospensione dell’incredulità per persuadersi delle molte esagerazioni di cui è infarcito il film; fatto ciò, ci si può anche moderatamente sollazzare.
Siska80: Si chiama Coco e sogna di diventare una famosa stilista: non stiamo parlando di Chanel, ma di un'altrettanto spigliata ragazzina (una deliziosa Kemper), che guida lo spettatore lungo la strada della prevedibilità (un tipo di scontatezza tuttavia rassicurante e realizzata con garbo da una regista in grado di valorizzare cast e scenografia) adattandola alla società contemporanea. La protagonista incarna perfettamente il prototipo della donna in carriera (qui in erba), la quale sa barcamenarsi tra lavoro (il blog) e liaison interpersonali (la relazione nascente con il coetaneo).
MEMORABILE: La maschera della tigre; Il classico ma tenero finale "al bacio".
Domino86: Ritratto di una famiglia media italiana. Sicuramente non punta all'ottimismo ma, probabilmente, è piuttosto realistica. Alcune scene sono troppo costruite e forzate e il personaggio della figlia è assai patetico (fortunatamente non sono tutte così), però l'idea generale è buona e ben sviluppata.
Galbo: Storie di ordinaria incomprensione generazionale nel secondo film da regista di Pasquale Pozzessere. Certo la sceneggiatura non è il massimo dell'originalità e in qualche punto imbocca "sentieri narrativi" prevedibili, ma nel complesso il film è ben realizzato e caratterizzato da una valida prova del cast, nel quale spicca Michele Placido.
Pinhead80: Joel Coen ci offre una commedia frizzante, infarcita di personaggi assolutamente fuori dal comune (ma poi mica tanto), che hanno in comune una grande passione, quella del bowling. La storia, per quanto bizzarra, diverte ed appassiona. In fondo in ognuno di noi c'è un po' di "Drugo" e questo piace. Assolutamente delirante e strepitoso il personaggio interpretato da John Goodman. E vogliamo parlare della leccata di palla (ovviamente da bowling) di Turturro?
Myvincent: Un ricco e ambiguo faccendiere siriano organizza una cena dov'è presente anche Poirot, che dovrà indagare sulla... di lui morte. Giallo a incastro perfetto, più giustificabile come romanzo che altro, diverte come sempre per le trovate geniali e i colpi di scena. Talora statico nelle scene, ma è solo una questione di budget. David Suchet tutt'uno col personaggio dell'ispettore belga più arguto del mondo.
Maxx g: Un college. Una ragazzina assalita e viva per miracolo. Sembra questa essere la trama essenziale del film. All'improvviso però si vira quasi a 360 gradi, parlando di una coppia apparentemente affiatata. Questo finché non arriva in città un medico che si stabilisce proprio da loro. Lei si ricovera e qui inizia il calvario dei due, con un intrigo in tipico stile noir. Nicole Kidman è efficace e conturbante, Bill Pullman (doppiato da Carlo Valli) se la cava, così come Alec Baldwin, ma la sorpresa è Anne Bancroft. Rimane un film da vedere, anche se non si capisce il cambio di trama.
MEMORABILE: Il nudo di spalle di Tracy; I dialoghi tra Andy e la suocera.
Alex1988: L'operazione sembrava piuttosto interessante: un reporter vuol scoprire cosa c'è dietro la morte del figlio, infiltrandosi tra gli spacciatori per le strade di Milano. Nello stesso tempo deve fare i conti con la propria tormentata vita privata con la moglie incinta. In conclusione, però, ne è uscito un finto (volutamente) documentario piuttosto confuso, per certi aspetti, che difficilmente si riesce ad apprezzare. Si poteva fare di meglio.
Ci si ficca dentro un po' di tutto: i Maya, lo zodiaco, i Sumeri col loro Nibiru, Indiana Jones... Un fantaminestrone catastrofico che partendo da un'incisione rupestre che si fa meccanismo distruttivo apre a un'apocalisse che dovrebbe coinvolgere il mondo ma si concentra in un chilometro quadrato. Già, perché mentre si sparge la solita eco che Parigi è distrutta, il mondo civile a pezzi eccetera, i fenomeni al centro della storia - che fin lì si erano verificati in Cina, in Sudamerica e chissà dove - d'improvviso si sviluppano tutti nella stessa...Leggi tutto area, ovvero quella nella quale si muovono i protagonisti. In una grotta lo scienziato sbarazzino Neil Martin (Gretsch) rinviene la complessa incisione di cui sopra, che oltre a mostrare il sistema solare con un pianeta fuori dalle orbite normali (il nono pianeta, Nibiru), riporta attorno allo stesso tutti i simboli dei segni zodiacali. Andrà tutto interpretato, naturalmente, ma Neil ci arriva in un batter d'occhio: gli incredibili fenomeni atmosferici a cui stiamo assistendo sono immediatamente collegabili ognuno a un diverso segno dello zodiaco. In pratica il disegno stilizzato degli stessi (l'iconografia è quella classica) si riflette nella forma del disastro di turno. Forzature, ovvio, ma siccome è un film (e pure parecchio balzano) ci si adatta a vedere meteoriti che scatenano il caos immaginandoci dentro la forma del Leone, onde di uno tsunami in Sudamerica che ricordano lo Scorpione e via dicendo. In aggiunta, la società che ha incaricato una bella professoressa (Holmes) di rintracciare Neil, è in possesso di una pietra misteriosissima che tale natura è destinata a conservare: ha la potenza di un'arma nucleare ma è piccola quanto un pugno e ha proprietà non chiare che scopriremo (a grandi linee) nel corso del film. Neil la fa sua e con quella se ne scorrazza in Chevrolet per i dintorni assieme al figlio (Dolman) e a una sua coetanea (Brooks) incontrata per via. E Christopher Lloyd, strillato a caratteri cubitali in alcune locandine? Lui compare dopo più di un'ora e sta in scena cinque minuti a blaterare di una sua scoperta sensazionale prima dell'arrivo degli immancabii militari. Una presenza a dir poco marginale che deve lasciare spazio a chi fa il film e alle teorie strampalate, azzardatissime ma com'è ovvio infallibilmente esatte del professor Martin, che una volta azzeccata la sequenza con cui si manifestano i pericolosissimi fenomeni naturali simili nella forma a un segno zodiacale di volta in volta diverso, se li vede apparire uno dopo l'altro a due passi da sé, realizzati in modo terribile a colpi di rozza computergrafica (il dramma sono soprattutto quelli "acquatici", disgustosi, mentre quelli "d'aria" sono quasi passabili). Quando comunque i nostri eroi fuggono in auto dalle catastrofi almeno qualcosa di vagamente piacevole (anche grazie ai paesaggi) si vede e il giovane (Cotton) che li accoglie nel proprio personalissimo garage-bunker è perfino simpatico, nel suo atteggiamento da complottista fuori di testa. L'ultima parte invece, da Lloyd in poi, è semplicemte tremenda, con uno spreco di luci ed effetti a dir poco ripetitivi che si accompagnano a spiegazioni parascientifiche abbozzate e del tutto incomprensibili: un guazzabuglio dal quale si esce solo, boccheggiando, ai titoli di coda. Tv-movie che a livello di idee poteva anche promettere meglio del solito ma che nella realizzazione (specialmente degli effetti) si accoda ai peggiori del filone, anche per la scarsa simpatia dei personaggi...Chiudi
Il Gobbo: Una tizia è rapita da una sadica cui ha soffiato il ganzo, e che si vendica esibendola nel suo night/bordello di lusso con consumazione + orgia; un'altra va in vacanza e scopre il sesso. Dice, e che c'entrano? Sono sorelle... Franco svogliato fa e pluribus unum, ma il troncone sentimentale è deprimente e l'altro, più caratteristico, si salva per qualche scena nel night (luogo archetipico di Tio Jess). Ma il complesso è bruttarello e noiosissimo. Pseudonimo monouso.
Pigro: Il prequel-sequel di Biancaneve e il cacciatore ne mantiene intatti pregi (la spettacolarità) e difetti (quasi tutto il resto). Immaginifico senza visionarietà, avventuroso senza emozione, bulimico senza appagamento, ipercitazionista senza ironia, con una sceneggiatura raffazzonata e senza idee che frulla il fantasy e pure Frozen con la regina di ghiaccio autoreclusa che odia l’amore (non male l’interprete Blunt), e con una regia senza personalità. Il film è comunque molto mosso e riesce a evitare ristagni, eccetto i troppi duelli e battaglie.
Belfagor: Durante la Grande Guerra, un cavallo inglese percorre i campi di battaglia europei prima di ritrovare il suo giovane padrone. La lontananza dagli Stati Uniti sembra giovare a Spielberg, che abbandona la pesantezza nazionalistica e la fissazione sul singolo protagonista per realizzare un film semi-corale che punta al lato emotivo senza esagerare. Interpretazioni notevoli da parte del cast, composto giustamente da attori europei. Fotografia luminosa e carica di colore, non sempre adatta al contesto bellico, ma indubbiamente di qualità.
Daniela: Leone esordisce nel western con un pseudonimo anglosassone e pochi soldi, ricicla il set di un altro film, copia spudoratamente Kurosawa, sceglie per protagonista un attore tv americano semi-sconosciuto solo perché costa poco, arruola come antagonista un attore italiano anche lui celato da uno pseudonimo benché riconoscibilissimo, affida la ost ad un tizio che si fa chiamare Dan Savio: le premesse per un film di serie C ci sono tutte ma il risultato cambia la storia del genere. Tutt'altro che perfetto, ma la luce del mito rischiara le ombre.
Cotola: Simpatica pellicola di animazione, per lo più avventurosa ma con gustose e riuscite punte comiche e qualche spruzzatina western. La storia non è nuova così come i suoi sviluppi ed è ovvio che, visto a chi si rivolge il film, siano portati avanti valori edificanti. Ma il film sa intrattenere piacevolmente e divertire riuscendo anche, almeno a tratti, a colpire i bersagli che si prefigge. Non male e sicuramente adatto per tutta la famiglia.
Paruzzo: Straordinario tanto quanto il precedente da cui differisce solo per il cambio Marlon Brando-Robert De Niro. Lo stile è lo stesso della Parte 1. Rarissimo esempio di sequel riuscito quanto il precursore. Questo fa della saga del Padrino una delle migliori della storia del cinema.
Reeves: Con il passare del tempo diventa quasi profetico questo film che ricostruisce una delle prime grandi migrazioni che hanno coinvolto il nostro paese negli ultimi quarant'anni. Si raccontano storie, si conoscono i protagonisti ma soprattutto si può riflettere su quanto alcuni politici (in questo caso l'allora presidente Francesco Cossiga) abbiano avuto un ruolo negativo nello svolgersi dei fatti. Un film secco, che racconta tutte le posizioni ma che poi opera nettamente una scelta di campo.
Magnetti: Diciamo che la saga di Hannibal Lecter si meritava di più. Gli inarrivabili Manhunter e Il silenzio degli innocenti fornivano un buon assist per ricercare le origini dello psicopatico più famoso del cinema. Invece ne è uscito un film noioso, che non accompagna lo spettatore nei meandri della giovane mente di Hannibal. Buono l'inizio, poi la trama diventa inconsistente. Veramente povera laddove si riconduce tutto a un sanguinario desiderio di vendetta.
Taxius: Visto il buon successo del primo film ecco arrivare il sequel, che come causa di morte dei vari amici in chat non ha più il soprannaturale ma un sanguinoso gioco di ruolo a cui partecipano diversi utenti del dark web. Ovviamente va a perdersi l'effetto novità che aveva reso il primo quantomeno interessante e di conseguenza anche il risultato finale di questo sequel è inferiore. Nonostante tutto, pur restando su livelli mediocri, questo Unfriended: Dark Web riesce comunque a intrattenere. Diciamo che c'è ben di peggio.
Galbo: Molto pericoloso rifare uno dei grandi classici del cinema di tutti i tempi. Nonostante gli sforzi (un illustre regista e un gruppo di attori molto validi), il tentativo è destinato a naufragare: il film risulta anacronistico per i nostri tempi, e il tutto ha un sapore di “posticcio”, impressione accentuata anche dagli evidenti scarsi sforzi di un cast che probabilmente crede poco al progetto.
Lou: Una commedia con sapore di fiction, con l'ambizione, a mio avviso fallita, di fornire un quadro psico-sociologico del tema omosessualità in terra meridionale. Ciò che mi sembra riuscito meglio è l’interpretazione di Scamarcio, capace di rendere credibile il suo personaggio con la giusta dose di intensità e di sensibilità. Tutto intorno un carosello di macchiette, al limite della farsa, che strappa qualche sorriso ma lascia per lo più perplessi. Bella l'ambientazione leccese.
Puppigallo: Poliziesco poco convincente che, pur lasciandosi vedere, infastidisce a causa dell'interpretazione di Placido, eccessivamente sopra le righe nonostante il suo atteggiamento abbia comunque un preciso scopo. Il più convincente è Stuart, giovane poliziotto dalla faccia pulita, buono e troppo ingenuo. Mentre Amendola fa il compito, sfruttando la faccia da scafato pane al pane, instabile ma onesto. Persino la tragica svolta non migliora più di tanto la narrazione, riuscendo però almeno a smuovere un po' le acque.
Straffuori: Tassista paranoico e bella legale si ritroveranno in un complotto peggio di quelli che lui vede ovunque. Viaggio nella mente, nei ricordi e nella realtà di un tipo che poi tanto strambo in realtà non è; storia verosimile anche se con qualche forzatura, con azione che non tarda ad arrivare e a mantenere col fiato sospeso. Due o tre bei colpi di scena. Ben diretto da Richard Donner con Gibson e la bella Roberts in forma smagliante.
Anthonyvm: Thriller on-the-road ben bilanciato fra i suoi alti e bassi: dopo un noioso prologo (una sfilza di video amatoriali), si passa a un eccellente setup alla tavola calda (bel quadretto di squallore umano), cui si accoda un inseguimento d'auto che procede a forza di inverosimiglianze (i personaggi che parlano da soli, il confronto coi rapitori dopo l'omicidio del poliziotto) e di tranche decisamente adrenaliniche (la lotta sul minivan con la villain, la corsa della Volvo nera); finale tesissimo, epilogo fotografico zuccheroso. Non ai livelli del The call di Brad Anderson, ma accettabile.
MEMORABILE: La registrazione vocale del rapimento; La Volvo investe una ragazza e la Berry le salva la vita; La casa white-trashissima dei cattivi; Sotto al molo.
Jandileida: Niente di trascendentale, questa prima collaborazione tra Eastwood e Siegel: tutto sembra un po' la brutta copia, anzi per essere più gentili diciamo il disegno preparatorio, della statua Callaghan. Clint viene nella Grande Mela dal Tex... dall'Arizona per raccattare un malvivente e il mondo variegato di New York lo affronta a muso duro, come si addice a qualcuno che va in giro con stivali, cappellone e saccoccioni. Dopo un po' il gioco si fa parecchio prevedibile e, tolti i primi taglienti 10 minuti, ci si barcamena tra amorazzi e inseguimenti non proprio interessanti. Rimandato.
Galbo: Fedele al romanzo originale, il Peter Pan di Hogan tenta di distaccarsi dall'iconografia disneyana. Il film è confezionato con cura e lo spettacolo che ne deriva è decisamente suggestivo (belle le scenografie e riusciti gli effetti speciali) ma troppo freddo e poco capace di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Occasione mancata.
Corinne: A rendere intrigante una trama banale, l'ambiguità che pervade il film dall'inizio all'ultima scena e il rapporto tra paziente e psichiatra, quest'ultima forse innocente, forse colpevole, forse abile manipolatrice... Non un capolavoro ma merita una visione, se si ama il genere.
Kinodrop: Opera prima girata (chissà come) in Arabia Saudita, una realtà in cui convivono oscurantismo da "medioevo" e il peggio della modernità occidentale, in particolare a danno della condizione femminile descritta con partecipazione (anche se con tratti favolistici e un po’accomodati). Tra i tanti assurdi tabù a carico delle donne vi è anche quello di andare in bicicletta. La giovane protagonista tenta di sottrarsi a questo divieto scontrandosi così con arretratezze e pregiudizi. Storia semplice che riesce a farci partecipi di un mondo assurdamente misogino.
MEMORABILE: Il concorso a premi di lettura coranica; La madre anch'essa vittima del maschilismo.
124c: Wonder Woman non compie più eroismi travestendosi nell'agente segreto Diana Prince, come ai tempi di Lynda Carter, qui è diventata il capo d'un impero industriale di Los Angeles dove tutti sanno che, in realtà, è una super-eroina. Avevamo già capito che i supereroi non sono più gli stessi in tv grazie a Smallville, ma qui si è un po' troppo calcato la mano. David E. Kelly (Ally McBeal) fa dell'amazzone una donna in carriera in salsa Xena, che non si fa scrupoli a usare termini audaci e a punire eccessivamente i cattivi. Esperimento fallito.
MEMORABILE: Wonder Woman prende i cattivi al lazo, per la gola.
Herrkinski: Folgorante mediometraggio che segna l'esordio di Noè, regista indubbiamente controtendenza e a suo modo trasgressivo, senza mai scadere nell'autocompiacimento. Il film in questione è a tutti gli effetti il prologo del successivo, splendido lungometraggio Seul contre tous: ne anticipa gli eventi introducendo la vicenda e i suoi protagonisti principali. Spicca per bravura e carisma l'ottimo Nahon, mentre Noè in regia dona uno stile moderno ma mai pretenzioso, persino sobrio nella descrizione di un orrore urbano tangibile e disturbante.
G.Godardi: Ritorno sfarzoso con budget consistente per un genere povero come il decamerotico italiano. Produzione internazionale capitanata da De Laurentiis, pare un film realizzato in due gettate: una, quella coi nomi di punta, più pulita e meno scollacciata, quasi ad ingannare gli interpreti di stare recitando per un altro film, e l'altra, quella più marcatamente decamerotica, interpretata da oscure starlette. Si ride (poco) forzatamente a denti stretti. Si salva il cotè ma è poco. E la Canalis? Solo due tette in cinque minuti di apparizione. Se questo vi basta....
Siska80: Curiosamente girato in bianco e nero e maledettamente attuale, il film racconta di un giovane di grande egoismo e altrettanta insicurezza, diviso tra l'amore puro e la passione sfrenata ma con una sola certezza: il profondo legame paterno. Forse è proprio la mancanza di empatia generata dal carattere del protagonista a togliere allo spettatore una buona dose di coinvolgimento emotivo persino nella triste ma azzeccata conclusione. Ancora una volta le pellicole francesi si dimostrano particolarmente aderenti alla realtà, capaci di analisi lucide e di un certo cinismo di fondo.
MEMORABILE: Il rifiuto; La vasca del piacere; Il finale.
Enzus79: Film ambiguo, che forse manca di quella drammaticità che una storia del genere richiede. Troppo ottimismo in certe scene, al limite del patetico. Sequenze piuttosto simpatiche, specialmente quelle a Parigi e al residence. Costa-Gavras ci ha abituato ad altre cose.
Saintgifts: Credo che il punto vincente in questa erotica, ma non banale, commedia, sia la presenza della chiesa cattolica, con un buon Montesano ma soprattutto con un Luciano Salce che, pur nella sua piccola parte, lascia il segno. Il resto del folto e blasonato cast non delude, sotto la buona direzione di Sindoni. La trasferta olandese dà la possibilità di fare un confronto tra l'esercizio della prostituzione nelle due nazioni. Il tema principale è comunque l'amore coniugale, da salvare anche a costo delle temute corna e facendo cadere ogni ipocrisia.
Nicola81: Convincente l'inizio che mescola la fantascienza di L'uomo che visse nel futuro con le gesta di Jack lo Squartatore; nel prosieguo, però, la componente thriller viene relegata in secondo piano rispetto a una storia sentimentale che stempera la tensione e banalizza un prodotto che altrimenti avrebbe avuto più di una freccia al suo arco. Buone prove di McDowell e Warner, stucchevole la Steenburgen (e il doppiaggio di Livia Giampalmo ci mette del suo). Discrete le musiche di Miklós Rózsa.
Xamini: Nonostante la forzatura del bianco e nero e forse anche per l'eccessiva ricerca del semplice (a scimmiottare un cinema che fu) non riesco a ricordare una sola fotografia di questo film, non una scena, un momento, un'emozione (neppure quelle teoricamente più forti). È tutto volutamente desaturato, normalizzato a storia di tutti i giorni. Non sono altre le critiche che gli si possono muovere, se non (appunto) la colpa di una noia mortale.
Piero68: Il film è sicuramente uno degli horror più inquietanti, violenti e trasgressivi degli anni 80. Damiani dirige bene in questa trasferta Usa, ma al di là della sua bravura la vera arma vincente del film si chiama Tommy Lee Wallace - che qui sceneggia: eclettico personaggio, nonché assiduo collaboratore di Carpenter, nella sua lunga carriera è stato regista, sceneggiatore, autore, montatore e addirittura scenografo e responsabile del suono. Buono e funzionale il cast con un Young leggermente fuori dai suoi cliché. Colonna sonora perfetta.
MEMORABILE: Ovviamente l'incesto e l'uccisione del fratellino.
Deepred89: Cast e fotografia di altissimo livello sprecate in una catatonica imitazione del classico di Spielberg, inizialmente pure interessante nella descrizione, con toni dolci e garbati, della vita del suo protagonista. Il film però non ingrana, rimanendo sospeso tra parentesi da soap-opera e interminabili escursioni subacque con qualche morto, finché non si arriva a un clamoroso caso di scena madre mancata, con un quarto d'ora preparatorio (musiche di Cipriani a tutto gas) che si risolve in una bolla di sapone. Deludente anche lo scontro finale.
Daidae: Noiosissimo. Commedia senza arte né parte, né carne né pesce, nonostante un cast di tutto rispetto che vede la Fenech, Didi Perego, Leopoldo Trieste, Giuffrè e l'ottimo caratterista Guido Leontini. Non fa ridere, non entusiasma, non è sexy: un concentrato di banalità da dimenticare.
Il Gobbo: Remake con soldi del Mariachi, il salto di Rodriguez dalla serie B alla massima divisione non ha, magari, il fascino naif del predecessore, ma non perde un grammo di spettacolarità e di divertimento (forse un po' bidimensionale, ma chissenefrega). Banderas è in parte, Buscemi ottimo, Danny Trejo (il Camoranesi del cinema) studia già da Machete, Quentin Tarantino si regala un grande cammeo raccontando una barzelletta stupidissima che non sarà granchè apprezzata.
Puppigallo: Tensione, ci sei? La risposta è no, purtroppo. E se in un horror manca totalmente questo fondamentale elemento, la pellicola vale ben poco, nonostante gli attori se la cavino e il regista ci provi in tutti i modi a spaventicchiare. Ma proprio non ci riesce, anzi, scivola qua e là nel ridicolo. In più vengono riproposti i soliti mezzi Amityvilleschi (mosche, porte sbattute, vento gelido...), che non giovano certo alla suspence, visto che sono triti e ritriti. Il risultato quindi non può che essere piuttosto scarso.
MEMORABILE: Il "coso" del pozzo...; La tentata vendetta del pesce spada da muro...
Homesick: Gli amori incestuosi, i complotti e i delitti dei nobili Borgia romanzati in un tedioso fumetto d’erotismo patinato con parentesi sanguinolente. Foschi occhieggia torvo, Manni palpeggia, Lulli tiranneggia, Reggiani fa pubblicamente cilecca a letto: purtroppo l’impiego di questi ragguardevoli nomi del cinema italiano non migliora la situazione e la Stefanelli come emblema di perfida lascivia è perfino ridicola. Dura resistere fino ai titoli di coda.