Un pezzo di storia: il film che "ispirò" a Leone Per un pugno di dollari (elenco dei sedicenti accompagnatori di Leone nella visione di questo film: Corbucci, Tessari, Valerii, Di Leo, Caiano. Chissà chi c'era davvero); del resto Kurosawa si ispirò a "Piombo e sangue" di Dashiell Hammett e Walter Hill chiuderà il cerchio con "Ancora vivo". Trama nota: samurai senza padrone capita in un villaggio dove due clan si combattono, e fa il doppio gioco... Mifune scatenato anti-eroe, film divertente e trascinante. Fondamentale.
Visivamente perfetto in ogni suo dettaglio, un capolavoro dal quale Sergio Leone trarrà (in alcuni momenti è identico) Per un pugno di dollari. La presenza della rivoltella e le folate di polvere preannunciano lo spaghetti western oltre a riprese che si vedranno in numerosi film anche non di Leone. Ironico, con dei volti allucinanti quasi a sfiorare la presenza di veri e propri simil freak. Si nota particolarmente nell'ultima sfida col gigante e il subnormale. Da vedere e rivedere.
Un film ancor oggi intatto per tensione e per la genialità del plot che, volontariamente o meno, si rifà a Goldoni. Mifune straordinario nei panni del ronin che si affida al bivio per cercare guai. Deriva da Red harvest di Hammett, partorì il geniale plagio di Leone in Per un pugno di dollari. Nel film Sanjuro si accarezza la barba quando deve farne una delle sue; Eastwood rifarà lo stesso gesto (goffamente) quando ordinerà al becchino di aggiungere una bara. Musiche eccellenti e intense.
Samurai solitario contro due bande criminali che si dividono i traffici in un villaggio. Straordinaria epopea dal sapore apocalittico, nella quale si materializza una sorta di Cristo vendicatore (molte le allusioni in questo senso, fino alla 'resurrezione' dal pestaggio dopo tre giorni) che dispensa guerra o pace sulla base di un'etica ferrea. Kurosawa è davvero eccelso nella costruzione della storia e dell'atmosfera, nel rigore visivo e ritmico. E Mifune è un eroe epico-etico di grande statura. Da lasciare senza fiato.
Straordinaria opera in cui confluiscono suggestioni diverse, destinata ad avere un peso considerevole sull'immaginario cinematografico collettivo soprattutto grazie alle sue derivazioni più o meno spurie. Impasto perfetto fra dramma ed ironia, anche all'ennesima visione appassiona per il rigore e la forza visiva con cui è resa l'intrigante ed emblematica vicenda, mentre l'interpretazione di Mifune lo consegna all'Olimpo degli eroi imperfetti e per questo umani al di là dell'epicità delle loro imprese. Capolavoro da colpo di fulmine.
Fondamentale passaggio nel cinema di Kurosawa, con un Mifune assolutamente da manuale e un'attenzione ai dettagli in ogni inquadratura quasi maniacale. La trama è nota, ed è stata poi ripresa in altri film più famosi, ma la versione del regista giapponese continua a rimanere originale e rilevante anche dopo tutti questi anni. Meraviglioso titolo da riscoprire e studiare.
MEMORABILE: Foglie infilzate con un coltello, che scena!
Samurai-movie di eccellente fattura. Toshiro Mifune, pupillo del maestro Kurosawa, è un'icona del genere e veste perfettamente i panni del Ronin buono che cerca di portare la pace in un villaggio. Suprema regia per una finissima sceneggiatura che appassiona, coinvolge e diverte.
Ottimo film di samurai in cui Toshiro Mifune dà il meglio di sè in un ruolo a lui particolarmente congeniale: un samurai alla ricerca di sfide e soprattutto di soldi. Grande la regia di Kurosawa. Discrete le musiche ma ottima l'atmosfera medievaleggiante. Interessante ***1/2
Come una scatola magica: la apri e ci trovi il passato (l'alto No e il basso Kabuki della secolare tradizione teatrale giapponese) e il futuro (Leone, Tarantino, il cinema d'azione orientale). Mifune, scatenato samurai abbandonato a se stesso ma saldo nei propri principi morali, è uno spettacolo nello spettacolo, capace di un'interpretazione modernissima e catalizzante. Se Kurosawa se ne sta lì, seduto sornione tra le nuvole dell'Olimpo del cinema, è anche perché la sua tecnica era talmente totale da rendere bellissima anche una semplice bottiglia di sake.
Grandissimo chambara-movie che Kurosawa gira magnificamente e che presenta ritmi e stile "occidentale". Avvince quasi dall'inizio alla fine, nonostante per lo spettatore odierno non sia difficile capire alcuni snodi narrativi. Ciò non per colpa della sceneggiatura ma poiché imitato da tanti, un po' ovunque. Tensione e suspence a più non
posso e tanti momenti di grande cinema che solo i grandi registi sanno regalare. Mitico
il personaggio di Sanjuro (che tornerà in un seguito) e monumentale la prova di Mifune.
Guardia del corpo, Sanjuro, ronin portatore di pace, folletto dalle sembianza divine, quasi onnipotenti, antieroe tutto d’un pezzo mosso da un’etica ferrea e da regole imposte. Maestoso e immortale pezzo d’opera di assoluto valore, per l’intelaiatura dello sviluppo dal crescendo inarrestabile, fino al respiro epico della battaglia (vestita con abito da sera chambara, elegantissimo), prima di tutto morale, ponendo continuamente in parallelo Bene e Male, Guerra e Pace, in nome della dignità e della giustizia nei confronti dei più deboli.
Magistrale. A parte le raffinatezze tecniche, la fotografia eccelsa e le splendide musiche, ciò che maggiormente stupisce è l'incredibile abilità di Kurosawa nella gestione dell'azione, centellinata in rapidissime esplosioni alternate a lunghe pause di stasi, comunque sempre ricche di tensione. Da Leone a Tarantino, l'influenza di questo film è ancora oggi tangibile. Toshiro Mifune si muove sornione e imperscrutabile nel suo ruolo forse più celebre. Da vedere.
Un samurai abilissimo con la katana arriva in un villaggio conteso fra due yakuza che si fanno la lotta e interviene in modo tale che si sterminino tra di loro. A paragone col suo "remake" occidentalizzato non può che apparire inferiore: sorprendentemente la regia non è perfetta – a differenza di altre pellicole del giapponese – e alcune sequenze sono un po' lente o di troppo; inoltre manca il vigore, sia a livello tecnico che narrativo, del film di Leone, quest'ultimo aiutato dal colore e dalla colonna sonora. Comunque un buon film.
MEMORABILE: La distruzione dell'edificio da parte di Sanjuro.
Tra mitologia giapponese, funesta crudeltà scespiriana e realismo criminale hard-boiled, il film del più colto regista giapponese rappresenta, in modo magistrale, il tema della violenza che nasce dall’avidità e dall’idiozia umana. Personaggi come marionette, tragica filosofia di vita e altissimo senso del cinema in un racconto epico senza retorica, con dialoghi incisivi ma essenziali, una cifra poetica che oscilla tra l’accensione mitica e la sua smentita beffarda, un ritmo acceso e senza cedimenti, una cadenza rapsodica ma infervorata della storia.
MEMORABILE: La superba interpretazione di Toshiro Mifune; La scena delle foglie infilzate dal coltello; La colonna sonora tra percussioni e sottolineature ironiche.
Fondamentale, ma devo confessare che il remake in salsa western di Leone mi pare superiore, grazie alle musiche di Morricone, a Eastwood e Volonté (qui Mifune mi è sembrato meno ispirato che in altre opere) ma grazie anche alla stessa regia: Kurosawa infatti non è eccelso per tutta la parte centrale, facendo scappare qualche sbadiglio. Si riprende comunque nel finale con il meraviglioso duello pugnale-pistola. Rimane un buon film con un'ottima sceneggiatura piena d'ingegno e meravigliosi personaggi, uno su tutti l'ufficiale corrotto.
MEMORABILE: Il costruttore di bare triste perché è arrivata la pace; "Vai a impiccarti!".
In fondo qui abbiamo tutto: il solitario venuto dal nulla, il manicheismo del cinema popolare (due bande, il bene e il male), l'astuzia machiavellica e beffarda, il romanticismo, la caduta e la vendetta. Eccellenti le musiche nel sottolineare il disincanto del protagonista ("Non è meglio vivere a lungo?" esclama a un avversario, risparmiandolo) e la generale atmosfera antieroica che farà la fortuna del genere western italiano. Grande Mifune, come sempre.
Molto bravo Toshiro Mifune nella parte del samurai, un ruolo molto adatto a lui e che ha interpretato altre volte. Ma tutto il cast è ottimo e offre una divertente caratterizzazione dei vari personaggi che riempiono il film. La trama ormai è un classico e cresce di interesse man mano che si procede nella visione, inserendo soluzioni a volte geniali. La ricostruzione del Giappone antico è ben ricreata dal regista, che è maestro in questo. Notevoli anche le musiche.
Straordinario film di Kurosawa, il quale riesce a orchestrare ogni singola scena in maniera esemplare senza rendere, in questo modo, ripetitiva una trama che, pur essendo divertente, è sempre uguale a se stessa. Alla riuscita del film contribuisce la grandissima performance di Mifune che, grazie alle sue movenze (il modo di camminare è indimenticabile), si imprime in maniera indelebile nella retina dello spettatore, così come i fantastici piani di Kurosawa.
Un Kurosawa meno magniloquente firma questa godibile e sarcastica escursione nel genere jidai-geki. E' il suo film più vicino ai gusti del pubblico occidentale con quell'atmosfera noir rubata a Hammett. Rivisto oggi mostra qualche cedimento di ritmo, ma nel complesso regge ancora bene. Molto amato dagli addetti ai lavori, è stato imitato e citato a più riprese a partire da Sergio Leone che in Per un pugno di dollari lo ha rifatto in salsa western, arrivando sino a Walter Hill che lo ha usato per dimostrare come il cinema di genere sia Ancora vivo.
MEMORABILE: Il cane con la mano in bocca citato in Cuore selvaggio; Sanjuro che porge la pistola al nemico morente come nel finale dell'Anno del dragone.
Capolavoro che fu di ispirazione per Sergio Leone e pietra miliare del cinema mondiale. Un samurai di passaggio in un paese mette ancora più in crisi il rapporto sanguinolento che c'è fra le due famiglie malavitose del posto. Sorta di tragedia greca che Kurosawa ben dirige nella quale si esalta il valore dell'uomo eroe che attraverso l'astuzia e la violenza mette pace fra gli uomini. Sublime.
Il film che ispirò Sergio Leone nel suo Per un pugno di dollari. La trama è molto simile e ci sono anche piccole scene pressochè identiche. Diverso è il protagonista. Qui abbiamo un uomo mosso all'inizio da ideali di giustizia che vuole liberare il villaggio dai criminali che lo controllano. E non manca la consueta ironia di Kurosawa nell'affrontare molte scene, ironia che si insinua anche dove altri non la metterebbero. Opera fondamentale, sempre interessante.
Contrasti, lame e inquadrature dal basso. Kurosawa rilegge i dettami del cinema western per realizzare un film teso, libero nei movimenti e con un cast iconico fatto di corpi grezzi e consumati. Mifune oscilla tra i due campi - tra osservazione e azione - in perfetta simbiosi con lo spirito grottesco e frammentario dell'opera e ne esalta la poesia. I paragoni con il remake leoniano sono doverosi, ma oramai superati visto il valore storico delle due opere; e alla maggiore scorrevolezza del secondo, si oppone l'ansiogena ed esemplare gestione degli spazi e dei corpi del primo.
MEMORABILE: Sanjuro che osserva il primo scontro dall'alto del trespolo; La fotografia dei notturni; Il duello finale.
Guerriero arriva in un villaggio dove due gruppi si fronteggiano. Trama più occidentale che altro (con uso della pistola), in cui l’onore è messo da parte dal doppiogioco, anche se la pace è l’obiettivo finale. La regia di Kurosawa, di gran precisione nelle inquadrature, insinua una gradita vena ironica (già dal nome “Sanjuro”, che vuol dire “Nessuno”) e centellina la violenza in poche sequenze. Stile che ha influenzato Leone, Cimino, Lynch e altri, che resiste al passare del tempo. Mifune ha carisma da vendere. Doppiaggio migliorabile.
MEMORABILE: Il braccio mozzato; Il corpo appeso di schiena; Il lento avanzare.
Pellicola che dimostra, ancora una volta, il genio di Kurosawa, il quale presenta un film che sarà fonte di ispirazione per centinaia di altri e per grandi registi come Leone (Per un pugno di dollari) e Hill (Ancora vivo). Un film straordinario, che unisce sapientemente umorismo e violenza grazie a una sceneggiatura perfetta dall'inizio alla fine. Strepitosa l'interpretazione di Mifune, che con il suo personaggio sempre in bilico tra il giusto e l'ingiusto riesce a donare un valore aggiunto al film. Grande il lavoro visivo e ritmico da parte del regista.
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HomevideoRocchiola • 18/02/20 09:01 Call center Davinotti - 1318 interventi
Io posseggo la special edition della Mondo Home Entertainment. Un doppio DVD con allegato un libro sullo zen e le arti marziali che non ho letto. Il reparto video è ottimo con immagini panoramiche 2.35 pulite e dalla definizione piuttosto elevata per un prodotto SD. Bianco-nero brillante e contrastato. Audio italiano dual mono di buona potenza. Nulla da eccepire a parte il fatto che questa edizione è fuori catalogo e si trova a prezzi non propriamente economici. In alternativa c'è però l'edizione della A&R rimasterizzata in alta definizione che come al solito avrà scippato il master da qualche edizione estera in bluray e quindi dovrebbe vedersi piuttosto bene.