Non è quel gran film che si sente dire, il primo ALLENATORE NEL PALLONE, ma ha avuto il merito di dar vita a personaggi molto indovinati, entrati col tempo nella storia della nostra commedia a sfondo calcistico: Aristoteles, Crisantemi, Camillo Milli Presidente della Longobarda, Gigi e Andrea procuratori "brasiliani" e naturalmente Oronzo Canà/Lino Banfi, qui omaggiato subito in apertura da una sigla molto vintage e divertente, a disegni e canticchiata... Ad oltre vent'anni di distanza si tenta il bis e a tornare son quasi tutti (regista Sergio Martino in primis). L'errore è averli richiamati...Leggi tutto senza aver saputo sfruttarli a dovere: quasi tutti gli "ex" sembran lì per onor di firma a cominciare da Andrea, che fa due scialbe scenette e se ne va. Aristoteles compare alla fine come tifoso, Milli finisce in sedia a rotelle per un paio di interventi inutili... Così gli agganci al primo capitolo, che ci sono e potevano rappresentare il punto di forza del film, risultano pretestuosi. Banfi è ancora un comico di razza e si vede, ma ha perso l'energia che lo portava a travolgere tutti e sembra ormai una copia appena meno smunta di nonno Libero. E con lui cede il film, scritto svogliatamente e diretto con ancor meno grinta, che riesce a far sorridere solo quando il mattatore estrae dal cilindro qualche improvvisazione delle sue. L'allegria spensierata di un tempo si è persa, i giocatori di oggi, accompagnati dai vari opinionisti e presentatori (presenti in massa) sono belle statuine che nulla possono aggiungere al film e il nuovo "modulo a farfalla" non può proprio competere con la leggendaria Bi-zona. In definitiva un'operazione triste, che visti i valori in campo meritava di essere condotta con altro entusiasmo.
Dispiace bocciare in toto un film così ma... è davvero brutto (anche se forse il pubblico in sala non è della mia stessa opinione visto che ha riso spesso e ha pure applaudito, alla fine). Sì, qualcosa funziona, ma solo se gli sketch vengono presi singolarmente; perché il tutto viene reso malissimo e per nulla realisticamente. Pessimi gli effetti speciali e la realizzazione delle azioni di gioco, che nel film precedente erano davvero superiori. Banfi sarà anche in forma ma è ben lontano dai tempi d'oro. Insomma, io non ho riso quasi mai...
MEMORABILE: Little Tony è qualcosa d'altro ma che ho già rimosso...
Una delusione? Sì e no... è fuor di dubbio che questo sèguito sia stato scritto male e girato anche peggio, in stile da fiction e con troppi non-attori, ma rivedere il grande, grandissimo Banfi tornare al cinema con un film puramente comico dopo oltre 20 anni è qualcosa che va al di là di una semplice critica: si entra nel campo dell'emozione pura. Resta da dire che Biagio Izzo funziona molto bene e che la gnocca albanese esce di scena largamente troppo presto. Eccessivi, infine, i camei dei vari calciatori, allenatori e giornalisti.
Sapevo bene che sarebbe stato inferiore al primo film (che già non era un capolavoro) ed ero pronto ad un cocente delusione. Tuttavia una "caduta" di tal fatta proprio non me l'aspettavo. Non solo, infatti, il film non fa ridere ma è realizzato con una scarsa professionalità davvero sconcertante. La sceneggiatura poi riprende quasi pedissequamente l'andamento ed i personaggi del primo. Il cast, fatta eccezione per un Banfi appena passabile, è qualcosa di vergognoso. Esornative le presenze di molti personaggi del primo film. Statene alla larga!
Grande Lino che - con qualche zampata di classe pura - riesce a tenere in vita una pellicola che ci si poteva aspettare in tono minore rispetto alla prima ma non era prevedibile ne diventasse la trasposizione sbiadita. Fra le orribili ripetizioni rispetto alla prima versione spiccano i gemellazzi con voce da eunuco, mentre pare patetico il recupero della "nuvola da impiegato" inventata secoli addietro da tale Villaggio Paolino. Simpatiche le trovate di inserire il calciatore portasfiga di origine nippo ed il mafiosone russo. Mediocre Pucci.
MEMORABILE: I duetti con Biagio Izzo non sono malvagi anche perché è forse l'unico momento in cui Banfi dialoga con qualcuno che sappia vagamente recitare.
Epigrafe del cinema che fu. Il film odora di cadavere da tutti i pori: Milli, Calandra, Cassio e Montanaro e Roncato sembrano usciti dall'ospizio. La televisione entra prepotentemente nel cinema sia nella scelta dei non-attori presi dai vari reality (Milo del GF, Alfieri da Campioni e altri) sia come metodo di ripresa, di ritmo. Banfi non è malvagio ma ormai è legato al patetismo alla Nonno Libero. Le gag sono trite e ritrite, riprese dall’originale nonostante si siano messi in 6 a scrivere la sceneggiatura. Troppe apparizioni calcistiche.
Sequel-remake schiacciato dalle logiche televisive e dalla fiction. Più che il ritorno di Oronzo Canà sembra nonno Libero che recita il mitico allenatore del primo capitolo. Fa il paio con Il ritorno del Monnezza: un film in odore di necrofilia con plot ripreso pari pari dal prototipo. La confezione è buona, ma non trasmette alcuna emozione. Martino dirige (giustamente) per la pagnotta e di tanto in tanto si diverte ad autocitarsi (40 gradi all'ombra del lenzuolo). Gran dispiego di attori (molti dal primo episodio) e comparsate VIP: tutti sprecati.
MEMORABILE: L'unica cosa che mi vien da salvare sono le tette della D'Amico...
Molto meno peggio di quel che si diceva!!! L'unico problema, non menzionato da nessuno, è che Banfi-Oronzo Canà viene soprannominato "il detersivo del calcio italiano"... a sottolineare la sua incorruttibilità e la sua correttezza fuori e dentro il campo. Però questo non è vero: nel primo film, infatti, Canà cercava di corrompere Picchio de Sisti per agguantare un pareggio! Si serviva persino della magia nera (si fa per dire) per fermare Zico. Ecco che quindi questo sequel pecca di eccessivo buonismo... tutto sommato però è divertente!
MEMORABILE: "Moltoooo osservante... praticamente GUARDONE!" (Banfi si arrabbia con il genero Fedele)
Dopo un quarto di secolo dalla realizzazione del primo episodio, ormai cult movie per parecchi spettatori, torna il mitico allenatore della Longobarda per una seconda puntata ancora diretta da Sergio Martino. Motore dell'operazione è ovviamente Lino Banfi. L'attore pugliese è inevitabilmente invecchiato ma riesce a dare al film qualche "zampata" di genuina comicità in un film che è decisamente inferiore al primo ma che i fan del genere possono tuttavia apprezzare a patto di non aspettarsi più di tanto.
A distanza di vent'anni dal film che proiettò nella leggenda il personaggio di Oronzo Canà, meravigliosamente interpretato (allora) da Lino Banfi (non ancora divenuto Nonno Libero), Martino e lo stesso Banfi tornano a rivisitare il personaggio, con una alquanto discutibile operazione recupero. Vero, in più occasioni fa ridere, ma ci sono pure tanti passaggi a vuoto. E il finale è largamente prevedibile. Comunque il cast funziona, Banfi è in palla e cosi anche Izzo. Si rivede anche il grande Montanaro. Dei vari camei da ricordare Lotito e Mazzone.
MEMORABILE: Il sogno iniziale; il capostazione e Mazzone; Lotito; il giapponese sfigato; Luca e Big Tony; "Madonna dell'altomare di Dusseldorf".
Un po' triste e buttato via l'attesissimo seguito del mini cult di Banfi-Martino, che vorrebbe tornare a far ridere e forse rifettere sullo stato del nostro calcio e del nostro costume; ma la trama è inesistente, le gag raffazzonate e senza idee, gli attori che non siano Banfi un po' penosi. E tecnicamente siamo messi male.
Questa operazioni nostalgiche non funzionano quasi mai e anche questo L'allenatore nel pallone 2 non sfugge alla regola. Nonostante la regia di Sergio Martino (che aveva diretto il primo film, di grande successo), oramai non è più l'epoca per fare film così. Anche a causa cast di attori cani il film è orrendo, decisamente da evitare.
Sembra più un'operazione nostalgia, purtroppo fatta su un personaggio che morto e sepolto doveva restare, ma non perchè non fosse simpatico o riuscito; semplicemente aveva un'unica collocazione temporale possibile: quella del primo film. Infatti, volendo riproporre lo stesso tipo di comicità grossolana, il risultato non può che essere pietoso, soprattutto se si assiste più che altro a una sfilata di calciatori (penoso il processo), di personaggi dello spettacolo e delle trasmissioni sportive (che sono identiche a quelle reali...peggio di così...). Decisamente evitabile.
MEMORABILE: Canà, nel sonno, dà una testata alla moglie in stile Materazzi vs Zidane.
Più che un sequel è un nostalgico tributo al primo capitolo, omaggiato a ogni piè sospinto con tanti rimandi e allusioni. Il film in sè vale poco o nulla e si ha l'impressione che sia Banfi (ormai troppo vecchio, è la caricatura di se stesso) che i Martino non credano molto nella bontà dell'operazione, vissuta più come un atto dovuto ai fans di Canà. Pessime tutte le apparizioni di volti noti del calcio e del giornalismo, con l'eccezione del simpatico sproloquio di Lotito. Si rivede con piacere dopo anni il buon Lucio Montanaro.
Mi sono rifiutato di andarlo a vedere al cinema: avevo ragione. Trama: Nonno Libero diventa allenatore della Longobarda e di fronte al vuoto della sceneggiatura si improvvisa imitatore del celeberrimo Oronzo Canà! Più che un sequel, un malriuscito remake degno di Ed Wood. E per di più le scene d'azione calcistica sono fatte davvero male (gli spettatori dello stadio sembrano "incollati" dietro i calciatori), le comparsate dei "campioni" sono pietose e la Falchi non si spoglia. Tenersi alla larga: si rischia di compromettere la purezza dell'originale.
Operazione necrofilo-cimiteriale, che riesuma la salma del leggendario allenatore della Longobarda. Ma il Canà nonnoliberizzato di oggi ha perso totalmente la verve eversiva del primo film e l'atmosofera è resa perfettamente dalla scena delle esequie di Crisantemi. Funereo.
Povero Lino Banfi... Lui ci mette del suo, è pure simpatico ma tutto il resto è terribile. Il primo per lo meno era un film divertente. Insomma se non fosse stato per Banfi non sarei andato oltre i 5 minuti di visione. Una aggravante: il notevole gruppo di personaggi famosi che hanno prestato la loro immagine. Questo mi fa riflettere sul livello dei personaggi stessi. Un film inutile, scorretto e irritante.
Torna Oronzo Canà vent'anni dopo il primo L'allenatore nel Pallone, un film che si lasciava vedere e rilanciava quel filone di film calcistici che in quel periodo ebbe buon successo (Mezzo destro mezzo sinistro e altri). L'operazione è sicuramente di carattere commerciale, anche se si sente nostalgia per quel genere di film. Banfi dà sempre un'impronta alla Nonno Libero, Sergio Martino ritorna alla regia e c'è una buona recitazione generale. Un film che si può vedere ma non è niente di che.
Sequel approssimativo e indigeribile: Lino Banfi non è più quello di una volta e le caratteristiche gag del suo personaggio questa volta sembrano forzate. Andrea Roncato (così come tutto il resto degli attori presi dal primo capitolo) è sottoutilizzato e sprecato in poche scenette nostalgiche; Anna Falchi perfettamente inutile (non si spoglia nemmeno); Biagio Izzo il più delle volte insopportabile e i camei delle star del calcio sono messi lì solo per fare bella mostra. Si salva solo il finale, preso di peso però dal precedente film.
Il collega d'ufficio spiritoso che racconta le barzellette, lo show del sabato sera, i tg, le visite domenicali dei parenti, Muccino, le fiction, la Ferilli, un matrimonio che fa schifo, la villetta regalata all'amante, il puttan tour, l'omelia del papa, Berlusconi, Noemi, Franceschini, gli opinionisti, i reality show, Giusy Ferreri, il mutuo da pagare, Albakiara, Notte prima degli esami, i lucchetti di Ponte Milvio, i giovani neo romantici, gli mp3, il digitale, l'i-pod, l'allenatore nel pallone 2.
Meglio lasciar buoni certi miti (creati peraltro per caso e non certo per qualità). O almeno se si deve riproporre farlo con garbo. Il film in questione non segue nessuna delle due regole, non ha tempi comici, non strappa mai una risata, è tirato via solo con l'intenzione di far soldi al botteghino. Il rispetto per il pubblico qui è assente e la truffa supera ogni limite.
Buttato via, girato, come spesso capita, come una fiction a budget ridotto e recitato come peggio non si potrebbe. Probabilmente in fase di realizzazione tutti erano così impegnati a pensare ai soldi degli incassi futuri che nessuno si è ricordato che c'era un film da fare. Ogni tanto Banfoli riesce ancora a far ridere ma il resto è veramente sconsolante, in primis i calciatori (veramente inadatti). Certi film è meglio farli riposare in pace, simboli di un tempo (e di un calcio) che fu...
Terrificante. Forse il punto più basso del cinema italiano. Prodotto da Sky e Tim Lega Calcio, è una carrellata di pubblicità in bella vista e comparsate di "personaggi" della tv che con la recitazione non hanno nulla a vedere. Banfi che fa nonno Libero induce al vomito, come la famigliola insopportabile di contorno. Il contesto calcistico è miserabile (su tutte la scena del processo). Nemmeno invlontariamente riesce a far ridere; il livello tecnico è abominevole e mette addosso una malinconia che per un film del genere è imperdonabile.
A grande richiesta, Martino e Banfi cercano di far rivivere la magia ed il successo ottenuti 25 anni prima. Ma i tempi sono cambiati. Come è cambiato il mondo del calcio ed i suoi protagonisti. E così, come tutte le "operazioni nostalgia", anche questa sfuma miseramente. Peccato! Perchè ad un cast già valido si erano andati ad aggiungere attori come Izzo e Casagrande. Ma regia e sceneggiatura non riescono ad utilizzarli come avrebbero meritato. Falchi inconsistente così come la partecipazione dei reali protagonisti del calcio. Sottotono.
Non credo sia poi un film così pessimo (come altrettanto non era un capolavoro il prototipo). Il cast è indubbiamente inferiore in quanto a comprimari (trattandosi non di veri attori tipo Pucci, Milo del GF, Peroni e altri), Roncato (senza Sammarchi) e Milli sono poco più che delle guest star. L'errore probabilmente è duplice: da un lato dare troppo spazio alle comparsate di calciatori e personaggi tv, dall'altro riproporre un tipo di film che oggi probabilmente non ingrana più. Simpatico e senza pretese.
Passato qualche giorno fa su Italia 1, ho pensato male di darci un'occhiata. Sinceramente già il primo episodio non mi era parso un granché, però aveva il merito di strappare qualche risata; questo è veramente pietoso ed ignobile. Tra l'altro, oltre alla partecipazione di calciatori che non apportano nulla al tutto, c'è da registrare anche la presenza di alcuni personaggi resi famosi dai reality che accrescono il mio disprezzo per la pellicola.
Sequel del primo fortunato episodio incentrato sul mondo del calcio. Il mitico Canà viene richiamato ad allenare la Longobarda dopo i precedenti fasti. Tutto è come il precedente film: le situazioni, la narrazione ed i momenti comici. Sostanzialmente una riduttiva copia del precedente che annovera pure un'inutile e dialettale Anna Falchi.
Raffazzonata farsetta che sta al calcio di oggi come il primo film stava al calcio di una volta: là dove c'erano caratteristi, ora ci sono tronisti. Infarcito di comparsate famose per coprire il vuoto di idee di una sceneggiatura che cerca di ricalcare quella del capostipite (i Roncato di circostanza fanno una rentree abbastanza triste), il peccato maggiore del film è quello di non fare ridere praticamente mai. Banfi è Nonno Libero che fa il verso a Canà, Izzo e la Falchi esemplificano la decadenza della commedia comica italiana più andante.
L'ottima introduzione con Banfi nei panni di Lippi, nella storica finale di Berlino, trae in inganno: il resto del film è solo un noioso remake dell'originale ma con ancor meno idee e praticamente senza battute divertenti. Viene rincarata la dose di personaggi reali (calciatori, allenatori ecc...), inseriti a decine in maniera quasi casuale, forse per coprire la mancanza di idee. Banfi riesce ancora ad essere simpatico in qualche occasione, ma il film in sè è veramente poca cosa...
Andare a scomodare un piccolo classico della commedia italiana anni '80 quale è il prototipo era già in partenza un'impresa azzardata, vista anche l'età avanzata di Banfi; inoltre i tempi sono cambiati, come ci fa notare spesso il film, proponendo tronisti e protagonisti televisivi attuali. È necessario quindi vederlo con la giusta predisposizione, vale a dire: basse pretese. Così facendo, il film è abbastanza divertente e gradevole; le comparsate dei vecchi personaggi funzionano e a loro modo commuovono, sul filo della nostalgia. Agrodolce.
MEMORABILE: Le comparsate di Aristoteles e Camillo Milli.
Lo vidi per amore di Lino, nonostante, da romantico, mi sia spesso sforzato di ridere; purtroppo certi personaggi e film non tirano più e soprattutto tv e sponsor si sono impossessati del cinema italiano; basti vedere la presenza di Gieffini e rigurgiti da reality; cast originale quasi in ombra ed un Banfi che non ha più 48 anni; avrei voluto rivedere Gigi e Andrea insieme ma si è puntato su personaggi inefficaci; ha comunque il merito di evidenziare l'attuale realtà calcistica in toto e pure la pochezza della tv e del cinema italiano attuale.
MEMORABILE: La domestica albanese con cui il genero di Canà si intrattiene spesso. Tutto detto quindi...
Non avendo amato per nulla il primo, questo mi pare di valore uguale o quasi: **. Un film senza pensieri, paratelevisivo, con un cast dove presenziano sia vecchie conoscenze (Montanaro, Roncato) che soggetti non attoriali (Milo Coretti, Anna Falchi). Punta tutto sulla sorpresa del ritorno di Canà piuttosto che sugli spunti comici (il cognome menagramo e poco altro). Simpatico, ma senza un minimo d'ambizione. Banfi perlomeno non ha perso una virgola della sua carica di una volta, ma adesso sono le battute valide a mancargli in bocca, quelle sì!
MEMORABILE: Le esclamazioni mariane: "Madonna dell'altomare di Dusseldorf!"; "Madonna Benedetta dell'Incoronèta di Tokyo!"; "Madonn d'u Carmn!"...
Disgustosamente inutile, quasi come Kiku all'attacco. La summa della pellicola potrebbero già esser gli inguardabili fotomontaggi dei campioni sul campo, Antognoni che non riece nemmeno a dire tre parole in croce, Banfi che fa più tristezza di nonno Libero e Izzo. Dimenticavo Andrea... Non c'è una singola battuta che faccia divertire; perfino chi deve recitar se stesso, vedi Mughini, è farlocco. C'avete preso per coglioni... (parafrasando il finale del numero 1).
Davvero brutto. Banfi ormai lontano dal vero Oronzo Canà e più vicino a nonno Libero non aiuta a raddrizzare una sceneggiatura pessima. Attori cani di contorno. Da evitare per non macchiare l'originale che, anche se non proprio un capolavoro, per lo meno stava nei limiti della decenza.
Pauperistica (ahinoi ben più dal punto di vista delle idee che non da quello produttivo) operazione nostalgia, della quale chi, come il sottoscritto, ha forsennatamente amato l'originale, paventava i fin troppo pronosticabili risultati. Nel 2° allenatore non ci sono più né il pallone né "quel" cinema, condannati da interessi sempiterni, ma mai come oggi così platealmente scoperti, ad esser industria e non più spettacolo, macchina e non più artigianato. Così l'unica "energia" che il film trasmette è non più la gioia disincantata ma una malinconia plumbea.
Perchè fare un sequel del genere? Mi è bastato vedere le prime due sequenze per capire che si trattava di un film a dir poco penoso. Vedere recitare Buffon, Totti e Del Piero più che divertire mette solo tristezza, e anche Banfi non è quello di una volta, non disponendo più della grinta che lo caratterizzava. *
Rivisto dopo 5 anni, il giudizio assolutamente negativo che riservai a questo film non cambia affatto. Decisamente assai peggiore del sublime predecessore, questo inutile e brutto sequel, manca totalmente di idee e di ritmo, ergo non si ride quasi mai (eliminerei il quasi). Lino Banfi si impegna, ma non ha più la verve di un tempo e il cast di contorno è peggiore rispetto a 28 anni fa. Le celebrità sportive di oggi inoltre non hanno la genuinità nel prestarsi al gioco come allora. Insomma da evitare con cura. Anche se con dispiacere... bocciato!
MEMORABILE: Le tette (e non solo) della D'Amico e nulla più...
Avendo nel cuore il primo film come buon esempio di comicità italiana applicata al nostro sport nazionale, non riesco ad apprezzare questa seconda pellicola. 25 anni in più si fanno sentire anche sul groppone di uno sanguigno come Lino Banfi, che per quanto bene faccia non ha più lo stesso mordente di allora. In tempi non sospetti dissi che, vivendo in un periodo storico "povero", si finiva sempre per attraccare su porti sicuri: remake, sequel, prequel... ma fatti concreti nessuno. Non è più un problema di mezzi, ma di idee. Tempo perso. *!
Peccato! Anche questo sequel fa acqua da tutte le parti. Dopo 24 anni dal primo film ci si accorge ovviamente che alcuni protagonisti sono invecchiati, imbolsiti e qualcuno anche rifatto; e poi la storia non scorre tanto bene abbandonandosi a una sceneggiatura mediocre. Banfi fa quello che può e purtroppo arranca, mentre Anna Falchi... bella e basta.
Che pena. Sergio Martino, ormai declinato, torna sul luogo del delitto sfornando questo deludente seguito. Tutto tremendamente televisivo, anzi uniformato alla pessima tv di oggi. Doversi sciroppare Sconcerti e la D'Amico anche al cinema è davvero troppo. Imbarazzante la trovata della sorella di Crisantemi. Carletto Mazzone, nel ruolo di se stesso, recita meglio del finto russo di De Marchi. Sparita la musica dei fratelli De Angelis, rimpiazzata da Amedeo Minghi (!).
Sequel prodotto a furor di popolo dopo il grandissimo successo del primo Oronzo Canà, riesce al primo impatto a sorprendere negativamente per il montaggio dilettantesco e per la sceneggiatura quasi uguale al precedente. Affannosa ricerca per tutto il film di riferimenti alle situazioni del film degli anni 80 e ai personaggi attuali, con il risultato di non avere mai un'identità e di trascinarsi stancamente. Il primo Canà aveva ben altro fascino, era emozionante; il secondo intristisce e tutto il cast non lo aiuta di certo.
Omaggio al film icona del 1984, verrà maggiormente apprezzato in futuro quando rivedremo personaggi che hanno fatto la storia della comicità, sport e televisione italiana. La vicenda è un copione ampiamente digerito, la rediviva comicità di un forzato Banfi è il fulcro gradevole del film mentre gli altri interpreti sono una carrellata di vip di scarso valore o defunti. E' un film divertente, ma solo se siete fan di Banfi, altrimenti lo sconsiglio.
Veramente poca cosa questo sequel di una buona pellicola anni 80. Banfi è invecchiato e ripete se stesso all'infinito arrivando molto spesso alla noia: sempre Canà, con la Longobarda da salvare, i giocatori disattenti ecc ecc... il tutto però nel calcio moderno, con tanto di interviste dei nuovi conduttori televisivi. Se il primo film è a suo modo un cult, questo secondo capitolo è quasi da dimenticare.
Di una tristezza agghiacciante. Se il primo film era simpatico (sebbene sopravvalutato) questo è decisamente osceno sotto ogni punto di vista. Le varie comparsate sono terrificanti: Totti pietoso, Buffon lo stesso, Mughini più odioso del solito ma è quando tocca ad Antognoni che la tentazione di spegnere si fa altissima. Regia e montaggio impresentabili, "effetti speciali" realizzati col Commodore 64, qualche battuta becera sugli stranieri et voilà, quasi due ore di spazzatura. Povero Banfi.
Per quanto non sia mai stato un grande ammiratore dell'episodio 1 (di culto ma inferiore a molti altri Banfi, attore che amo) trovo che darne un seguito a così tanti anni di distanza sia stata già in partenza un'operazione sbagliata. La visione del film non ha potuto che confermarmi quanto già immaginavo (e non avevo mai voluto vedere): brutto, poco divertente e ridotto a ricalcare il tema principale ripetendo e riadeguando anche le singole battute e situazioni. Da evitare.
Bella commedia di Martino che ha il demerito di essere il sequel di un cult assoluto, sottoponendosi così sia alle consuete critiche di chi non ama il genere, sia a quelle di chi lo ama troppo. In realtà, premettendo che il primo capitolo è lontano anni luce, qui la storia regge, ha un buon ritmo, le battute di un Banfi in forma funzionano e non mancano momenti divertenti (il processo su tutti). Poi, bisogna riconoscere che anche il calcio italiano si è ridimensionato e al nostro calciomercato non si acquistano più Maradona, Zico, Falcao...
MEMORABILE: Banfi, quando dice che vuole bene a Montanaro e che l'ha visto crescere fa un po' di tenerezza, se si pensa che nella realtà è davvero così.
Operazione simile a La mandrakata, questo tardivo sequel di una delle più fortunate commedie del filone. Purtroppo la ripresa dei personaggi in contesto contemporaneo non fa che aumentare il senso di nostalgia per la genuinità di un calcio (e un cinema) ormai scomparsi: la sostituzione dei gemelli Soldati con le meteore televisive Ceccarelli è desolante, come quella dello score dei De Angelis con la canzoncina di Minghi, né può nulla la partecipazione di Andrea senza Gigi. Martino faceva meglio con meno budget. Disastro annunciato e confermato.
MEMORABILE: L'equivoco fra l'acquisto del calciatore Luca Toni e il concerto di Little Tony.
Orrendo seguito di un classico. Banfi purtroppo questa volta non riesce a tenere in piedi la baracca, Roncato ci crede sempre ma pure lui non può far molto. Gli altri "ritorni" non ottengono alcun effetto nostalgia e il passaggio dal 5-5-5 al modulo a farfalla è terribilmente trash, così come gli effetti speciali. Bocciato su tutta la linea non fa che far rimpiangere l'originale e a nulla serve la parata di addetti ai lavori. Immagini "calcistiche" da mani nei capelli e la domanda sorge spontanea: cui prodest?
Inutile sequel che delude ampiamente gli aficionados del primo Canà. Esagerata la partecipazione di personaggi del calcio quasi a voler coprire la pochezza del prodotto. Attori deludenti e plot al limite del surreale. Banfi annaspa qua e là e in qualche modo si salva di mestiere. Un'operazione, come sovente succede in questi casi, quasi del tutto sciagurata. Incredibile e oltremodo farsesco Del Piero giudice!
Non può reggere il confronto col primo; ma è ovvio, basta paragonare i tre cardini dell'illustre predecessore: dove lì avevamo un Lino pazzesco e debordante qui abbiamo Nonno Libero, un Camillo Milli clamoroso e fantozziano è una breve comparsata malata e il Roncato gigioneggiante e straripante qui è gonfio e triste. Punto. Qui abbiamo soprattutto tanti figuranti, ma alcune scenette meritavano un miglior contesto (la puntata in Germania per esempio con l'equivoco Luca Toni/Little Tony).
Smessi temporaneamente i panni di nonno Libero, riecco il Banfi vecchio stile (per dirla alla sua maniera "sboccheto e arrapeto") in un film a metà strada tra il sequel (Canà si è ritirato da parecchi anni) e il remake (la trama è molto simile a quella del capitolo precedente) che comunque diverte non solo per la comprovata bravura del comico pugliese, ma anche per i simpatici personaggi (il nipotino genio del PC, il giapponese esperto di autogol, il genero combinaguai, il calciatore/ imitatore) e soprattutto per la coinvolta partecipazione di reali sportivi e giornalisti.
MEMORABILE: Gli sputi ai nemici; Le aggressioni fisiche a Fedele; Il finale.
Sequel non memorabile ed evitabile. I personaggi che tornano hanno poco mordente (anche perché, età a parte, forse è il copione a non averne); di quelli che non tornano si sente un po' la mancanza; quelli nuovi non sono riusciti in pieno (anche se per lo meno ci provano: Andrea Pucci su tutti) o appaiono fuori contesto (Anna Falchi e Biagio Izzo). Si ride con alcune battute e trovate e con nuovi calciatori improbabili, ma è poca roba. Quanto ai talk show sportivi, sembra che Mediaset e Sky (con Piccinini e D'Amico) prevalgano sulla Rai (rappresentata da Goria e Civoli).
MEMORABILE: La sigla iniziale; Emilio De Marchi che sembra un vero russo; Antonio Zambito - Crisantemi (sorella stavolta); Giuliana Calandra, sempre appropriata.
Sono passati più di vent'anni e l'allenatore Oronzo Canà è ancora seduto sulla panchina della Longobarda, riportata in serie A grazie a un magnate russo. Alla regia troviamo ancora Sergio Martino ma inevitabilmente non ci sono più a la genuinità e il fascino che il calcio regalava negli anni '80. Banfi ha ancora qualche asso nella manica mentre il resto del cast è sottotono. Per i nostalgici merita comunque una visione.
Dopo più di vent'anni mister Oronzo è richiamato sulla panchina della Longobarda e anche questa volta i meriti non c'entrano. Martino è uno di quelli che non si è saggiamente attenuto al precetto di Goffredo Parise sull'ispirazione che, come la poesia, "va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi". Spiace dirlo ma questo sequel "per forza" non strappa nemmeno un sorriso. Il primo a non essere convinto e quindi convincente è proprio Banfi e il contorno certamente non lo aiuta a restare a galla. Mezzo voto più del minimo solo per il dialogo in latino con Lotito.
Ci sono Banfi, più Nonno Libero che il ruspante Oronzo Canà, Andrea, orfano di Gigi e della sua simpatica sguaiatezza, la new entry Izzo in una delle sue peggiori versioni. Tralasciando la Falchi il cui personaggio non si capisce che ruolo abbia se non quello di svilire l'immagine della giornalista donna (non ne sono resi conto gli scrittori?). Il villain è russo, per politically correct compensativo. E il film? Raccogliticcio nella trama, girato senza convinzione. Se doveva essere la dimostrazione che il calcio di un tempo non c'è più, vale pure per il cinema. Che non c'è proprio.
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Zender, nel cast hai inserito Andrea Pucci con il suo nome d'arte (semplicemente Pucci). Sarebbe il caso di correggerlo perchè l'hai inserito con nome e cognome nel cast di Tatoo
DiscussioneZender • 19/09/17 19:25 Capo scrivano - 48439 interventi
Allora Mauro, questo è importante e qui BASILARE: quando mi fai aggiungere nomi devi assicurarti che siano scritti ESATTAMENTE come su Imdb, lettera per lettera. Lui quindi è Pucci, dove mi hai chiesto di scrivere Pucci è sbagliato.
DiscussioneZender • 20/09/17 08:00 Capo scrivano - 48439 interventi
Sì, ma E' GRAVEMENTE SBAGLIATO. Per i nomi devi basarti SEMPRE E SOLO su Imdb, MAI su Wikipedia, ok? Come se non esistesse altro sito di riferimento, per i nomi. E' fondamentale, qui.
Giuliana Calandra ha attraversato in punta di piedi il cinema italiano alto e anche meno alto ma resterà indimenticata nell’ interpretazione dell'antropologa Amanda Righetti in Profondo Rosso.
Una prece.
L'intervistatore televisivo è Francesco Gesualdi, attualmente presidente della Marche Film Commission e all'epoca segretario generale della Regione Lazio