Sopravvissuto all'Olocausto, un architetto trova rifugio in America, sotto l’ala protettiva di un mecenate. Il film di Corbet ha il respiro del cinema autoriale votato al gigantismo, la densità emotiva di un biopic immaginario e il disincanto del Secolo Breve in cui è incastonato. Non tutto è oliato a dovere, ma l'ampia apertura prospettica che abbraccia la narrazione dalle viscere di Dachau alle luci della Biennale, avvince. Geometrismo esistenziale riverberato dalle note angolari di Blumberg. Brody immola il corpo attoriale sull'altare del personaggio: una prova titanica.
MEMORABILE: La statua della libertà in soggettiva; Tra le cave di Carrara; L'amplesso sotto morfina.
Un film maestoso, come non se ne vedono più spesso in America, che richiama al cinema classico (la pellicola, la fotografia, l'intervallo) pur spostandosi avanti con riprese moderne e una concezione dei personaggi tutt'altro che antiquata. Corbet fa dei suoi personaggi ottimi simulacri della società, li fa soffrire per sacrificarli alla ricerca del bello e a una continua lotta con la prepotenza. Ottimo il cast, con Brody finalmente ritrovato dal cinema autoriale, che dimostra come possa reggere qualsiasi personaggio sulle spalle.
Gran bel film di stampo classico, come non se ne fanno più. La storia è semplice ma allo stesso tempo affronta temi di grande complessità. I personaggi sono ben caratterizzati e interessanti: su tutti spiccano Laslo e Harrison, che inseguono le loro ossessioni e che restano nella memoria, ma non sono i soli. Colpisce per un certo gigantismo, ormai fuori moda, che si esplicita anche in una durata fluviale che non annoia e non appare ingiustificata. Il livello emozionale è buono, ma non eccelso: non fa mai tremare davvero i polsi. Il risultato finale è comunque notevole.
Ha tutto per essere un grande film drammatico ma forse non lo è davvero. Difficile farsene un'idea precisa, diviso com'è tra una prima parte splendida che avvince lo spettatore e una seconda assai confusa e irrisolta che lascia interdetti. Il regista mostra una capacità sorprendente di raccontare la sua storia usando alla perfezione ogni mezzo offerto dal cinema. Adrien Brody è il protagonista assoluto, presente dalla prima all'ultima sequenza, bravissimo e convincente. Di una lunghezza esagerata, sinceramente.
Mastodontica opera cinematografica che partendo dall'esperienza del singolo (un architetto che cerca di rifarsi una vita in America dopo gli orrori della guerra e della persecuzione) vuole raccontare un'intera epoca, riflettendo sul valore dell'arte e su come essa viene spesso usata da chi non la possiede, per velleità personali e tentativi di affermazione personale. Film intenso e ottimamente interpretato, apre forse alcune questioni che poi tralascia per concentrarsi nella totalità di un racconto che riesce a essere al contempo intimista e di ampio respiro.
Il film, molto ben confezionato dal punto di vista tecnico, si segue piacevolmente nonostante la durata. I personaggi sono ben scritti e magistralmente interpretati (Adrien Brody su tutti). Il problema sta nella narrazione, che nella seconda parte si perde in una sequenza di scene che non legano tra loro, con passaggi molto bruschi che lasciano spesso situazioni inspiegate o irrisolte. Alla fine rimane la sensazione un po' frustrante che molte di queste sequenze siano gratuite e da questo punto di vista la lunghezza appare ingiustificata.
E alla fine scopri che è tutto meno che autobiografico. Le sue tre ore portano comunque delle riflessioni interessanti, che non giustificano la durata ma che vedono intepretazioni oltre la media e l'incontro tra due personaggi, Laszlo e Harrison, che alimenta il motore del film. La tavola viene apparecchita con elementi furbi (il bianco e il nero in fila per il pane, la solita diaspora ebraica che origina dalll'Olocausto, il ricongiungimento familiare, le location italiane) ma vederli con l'occhio dell'architettura è una variante abbastanza stimolante. Non più di tre palle.
Guy Pearce HA RECITATO ANCHE IN...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
CuriositàZender • 3/03/25 15:18 Capo scrivano - 48676 interventi
Vincitore del Premio Oscar 2025 al Miglior attore protagonista (Adrian Brody).
Vincitore del Premio Oscar 2025 alla Miglior fotografia (Lol Crawley).
Vincitore del Premio Oscar 2025 alla Miglior colonna sonora originale (Daniel Blumberg).