MANHUNTER, capolavoro sottovalutato del talentuoso Michael Mann, aveva rivoluzionato il thriller con uno stile secco e un tocco iperrealista avvicinandosi all’action; Jonathan Demme ne gira l’ideale seguito indirizzandosi verso l’horror e guadagnandosi uno spropositato successo di critica (tutti i cinque Oscar più importanti: regia, sceneggiatura, film, attore e attrice principale, un evento senza precedenti per il genere) e pubblico. Un thriller così cupo, psicologicamente profondo, magistralmente interpretato da due attori in stato di grazia (Hopkins e la Foster) è effettivamente difficilissimo da rintracciare,...Leggi tutto nella storia del cinema. Demme non ha avuto paura nel mostrare il sangue, né di far apparire diabolicamente attraente il suo Hannibal Lecter (se ne pentirà poi) e ha estratto dal cilindro un capolavoro che nella sua filmografia (sovente sopravvalutata) non trova paragoni. THE SILENCE OF THE LAMBS (tratto da secondo gioiello scritto da Thomas Harris in cui compare Lecter) non ha lo stesso impatto rivoluzionario di MANHUNTER: visivamente è nettamente inferiore (pur non demeritando, è ovvio), né possiede un intreccio poliziesco egualmente complesso e affascinante. Tuttavia la figura di Lecter acquista uno spessore prima impensabile per un personaggio tanto negativo e Hopkins sublima la bella sceneggiatura di Ted Tally con un’intensità e un trasporto che hanno fatto epoca. Così come pure la Clarice Starling di Jodie Foster è esemplarmente originale nel suo essere femminile e al contempo decisa e risoluta: un altro Oscar meritatissimo. L'antro di Bufalo Bill è arredato con un memorabile gusto macabro e gli ultimi venti minuti sono da antologia della suspense. Una regia svelta, essenziale e ficcante, senza fronzoli né virtuosismi, è poi l’atout definitivo. Un classico!
Capolavoro del genere thriller, prima accolto senza troppo entusiasmo, poi (a seguito dell'incredibile serie di premi vinti) incensato da tutti. Storia avvincente e truculenta ma mai di cattivo gusto. Brava la Foster. 10 e lode a Hopkins che porta Hannibal al primo posto dei villain mai visti al cinema: un concentrato di raffinata e sanguinosa criminalità. Benone anche il serial killer di donna/pelle vestito, con il suo antro segreto: un vero e proprio sgabuzzino degli orrori.
Secondo film incentrato sulla figura di Hannibal Lecter (anche se nel precedente Manhunter aveva un ruolo più marginale), questa volta interpretato da un magistrale Anthony Hopkins che dona al malefico personaggio un carisma incredibile. Difficile dire quale tra questo ed il precedente, diretto da Mann, sia migliore: entrambi sono bellissimi e molto diversi uno dall'altro. Non c'è un solo elemento che sia poco riuscito in questo film e i minuti finali creano una suspence quasi insostenibile.
Thriller cult, meglio di tutti gli altri della saga inquadra bene il personaggio di Lecter. Ritmi, suspance, tensione e interpretazioni... tutti studiati perfettamente. Ottime performance quelle della Foster e di Hopkins: il loro rapporto che si instaura nel corso del film contribusice alla trama senza ricadere nelle solite banalità, aprendo anzi una parentesi sui profili psicologici e facendo assumere al film un carattere diverso dai film dello stesso genere. Assolutamente da non perdere.
Quasi un capolavoro, se non fosse per qualche eccesso nei dialoghi (ogni tanto un po’ troppo studiati). Narrazione e ritmo impeccabili, attori perfetti (la Foster, Opkins e Buffalo Bill), tensione che raggiunge livelli siderali (soprattutto nella scena finale) e un susseguirsi di eventi e di colpi di scena da lasciare ammirati (la signorina Moidi, la fuga, l'indirizzo sbagliato). Il primo cadavere sul tavolo, con estrazione dalla gola accompagnata dal rumore dei flash, è impressionante. L’intera pellicola sembra risplendere di una luce sinistra. Da vedere.
MEMORABILE: Hannibal: "Ho un vecchio amico per cena..."
Uno dei thriller migliori di sempre. È indubbio che a trainare il film sia il personaggio di Hannibal Lecter, caratterizzato in modo magistrale da un attore posato e dalla maschera gentile -in apparenza- quale Anthony Hopkins; il contrasto tra il suo savoir-faire tutto britannico e l'estrema crudeltà del ruolo risultò felicissimo. Ma è giusto dire che ci sono anche ottime musiche, una storia scritta con intelligenza (basata su un buon romanzo di Tomas Harris), senza un solo momento ridondante o fuori luogo... Insomma un grande film, senza "se" e senza "ma".
MEMORABILE: La prima apparizione del dottor Lecter, in piedi dietro ad un muro di vetro, è di quelle che si ricordano.
Ispirato al romanzo di Thomas Harris è il titolo di punta della serie incentrata su Hannibal Lecter (anche se Manhunter, a conti fatti, risulta la migliore versione in assoluto). Demme porta il thriller e l'horror a livello di blockbuster, ma senza ripiegare sui contenuti. Che sono, a dispetto del poco gore, davvero forti ed insistiti (la "metamorfosi sessuale" di Buffalo Bill lascia interdetti). Notevole il finale adrenalico (e costruito con perfetta cognizione delle tempistiche thriller) così come le ottime interpretazioni (Hopkins e la Foster).
Raramente un film (quindi un opera di fantasia) ha fatto precipitare lo spettatore negli abissi della perdizione umana come questo di J. Demme. Si parte dall'eccellente materiale di T. Harris autore di un thriller memorabile basato su un personaggio che rimane a lungo nella memoria dello spettatore. La regia è impeccabile nel costruire numerosi momenti di tensione a volte insopportabile, da tanto è efficace; il resto è compiuto dal memorabile lavoro di due grandissimi attori: la Foster e Hopkins. Capolavoro.
Thriller psicanalitico che mantiene ritmo ed eleganza formale sempre su alti livelli. Diretto e sceneggiato con mano esperta, seppur con una freddezza di fondo e talune forzature (tipo l'improbabile e ridicola evasione in stile 'Fantomas' di Lecter e l'ingenuità dei poliziotti) sì tipiche del genere, ma che stridono assai con la serietà quasi accademica della confezione. Magistrali tutte le interpretazioni, tra le quali svetta quella di Hopkins: fulminante, eccentrico, astuto, sarcastico, travolgente, definisce un personaggio ormai entrato a pieno diritto nei miti del cinema.
MEMORABILE: I primi piani degli occhi di Hopkins mentre parla con la Foster.
Uno dei migliori thriller di sempre, con un Anthony Hopkins in grande spolvero nell'interpretazione e nel ruolo della sua vita. Grazie a lui la figura di Hannibal Lecter risulta una delle più riuscite di sempre, capace di ipnotizzare lo spettatore e mettere angoscia e soggezione in chi lo guarda e ascolta. Grande interpretazione anche di Jodie Foster, attrice che difficilmente manca il bersaglio giusto. Strepitoso.
Un film e due protagonisti (Hopkins e la Foster) che hanno raccolto lodi unanimi. Cosa aggiungere? Che la suspence è costante, a differenza di film analoghi che procedono con alti e bassi. Che la scelta di musiche (by H. Shore) ed effetti sonori è ma-gi-stra-le e amplifica la tensione di ogni momento narrativo. Si pensi ai flash nell'obitorio, al cassetto in prigione, alla fuga di Lecter dalla gabbia, al rifugio dello psicopatico. Dialoghi intriganti e un elogio alla scuola dei doppiatori italiani: Dario Penne, voce di Lecter, è pure da Oscar.
MEMORABILE: Clarice, gli agnelli hanno smesso di urlare?
Dal romanzo di Thomas Harris Demme trae un thriller indimenticabile. Ben sceneggiato dal bravo Tally (Oscar) e con una colonna sonora memorabile, è una splendida discesa nelle profondità del male insito in ogni essere umano. Irripetibile lezione di cinema di Demme con alcuni momenti entrati nella storia. E un cast sublime. Hopkins per sempre Lecter; la Foster mai più a questi livelli; Glenn eccellente; Levine e Heald da applausi. Un Cult indiscusso.
MEMORABILE: Il primo incontro tra Hannibal e Clarice; la sanguinosa fuga di Hannibal; l'ambulanza; "Ho un vecchio amico per cena... "
Memorabile. Anche per la sottoscritta, che mal sopporta i film ansiogeni, morbosi e impressionanti. Merito del maniaco omicida in assoluto più sexy che sia mai comparso sugli schermi cinematografici, interpretato da un Hopkins in stato di grazia che riesce a rendere credibile l'attrazione, altrimenti inspiegabile, che la protagonista evidentemente prova nei confronti di un serial killer cannibale. Girato benissimo, freddo, sporco, duro e senza speranza, è ormai un classico.
Straordinario thriller che può giustamente essere considerato uno dei film più belli degli ultimi quindici anni o poco più. Merito di una miscela esplosiva di elementi che ne fanno un capolavoro del cinema contemporaneo: Demme non è mai stato, né mai lo sarà (purtroppo) così bravo, la sceneggiatura è magistrale nel costruire i personaggi e nello scavare al loro interno. Hopkins (l'unico vero ed inimitabile Lecter) e la Foster sono semplicemte sublimi e la loro gara di bravura finisce ex-aequo. Consigliatissimo anche a chi non ama il genere.
MEMORABILE: "Sto per avere un vecchio amico a cena".
Thriller che sfocia rapidamente nell'horror, ma come non rimanere affascinati da Lecter? Insieme alla giovane ispettrice ci affacciamo sull'abisso di una mente perversa, in confronto al quale tutti gli altri personaggi (serial killer compreso) appaiono amorfi. Ottime le musiche, fotografia un po' patinata, ma le interpretazioni dei due antagonisti rilevano su tutto il resto e coprono le imperfezioni.
MEMORABILE: L'irruzione della polizia e il parallelo incontro con il serial killer (chi ha visto ha capito cosa voglio dire).
Inquietante, angoscioso, il capostipite ed il primo film in ordine di data di produzione della riuscita serie di Hannibal con Hopkins. Hopkins perfetto nel ruolo che sembra scritto per lui. La sua flemma e il suo sguardo fermo sono agghiaccianti. Bene la Foster. Unico difetto: alcuni momenti di lentezza. Ma un voto comunque buono.
Classico. Con questo film Anthony Hopkins incomincia ad interpretare una figura che diventerà mitica nel cinema horror: quella dello pschiatra cannibale Hannibal Lecter. In questo primo capitolo Jodie Foster chiede la consulenza del professore antropofago per catturare un serial-killer. Buoni attori e una buona tensione per un film entrato negli annali.
Una giovane detective interroga un serial killer in carcere per avere informazioni su un assassino a piede libero. Un film da vedere trattenendo il respiro: atmosfera elettrica, con una storia mozzafiato e una regia sapiente nel calibrare le onde emotive. Il finale è di grande presa, anche se riporta il film sul terreno più prettamente horror-thriller dal quale la dialettica sul filo del rasoio dei due protagonisti (con un Hopkins sublime e una bravissima Foster) l'aveva allontanato puntando a un più raffinato duello psicologico.
Da un romanzo di Thomas Harris, un thriller ricco di tensione, dove fra gli interessanti botta e risposta fra i due protagonisti s'inserisce il serial killer di Ted Levine. Anthony Hopkins non è il primo a portare il dottor Hannibal Lecter al cinema, ma la sua interpretazione è superba e supera quella di Brian Cox. Menzione di merito a Jodie Foster in un ruolo sia psicologico che action. Jonathan Demme gira il suo film più bello e terrificante, con due personaggi anni '90 indimenticabili, che torneranno nel modesto sequel Hannibal.
MEMORABILE: L'ho mangiato con un bel piatto di fave e un bel Chianti!
È piaciuto a me che detesto il cinema hollywoodiano, prefendogli il più povero ma "onesto" cinema italiano ed europeo. Bellissimo thriller, povero di scene sanguinolente (a parte quella coi poliziotti che poteva essere evitata, forse l'unica pecca del film) con due attori con la A maiuscola, ricco di emozioni, girato bene, non pecca in niente: musiche, recitazione, sceneggiatura. Stupendo.
MEMORABILE: "Mi mangiai il suo fegato con un buon Chianti".
Davvero un bel thriller, ma "capolavoro" mi pare definizione eccessiva. Il talento di Demme sta essenzialmente nello sfruttare in maniera eccellente la classica domanda dello spettatore ("cosa c'è oltre X?"), qualunque sia la X (la collina boscosa, la porta, la scala, la penultima cella, il velo, la parete...), affascinandolo senza il bisogno di esagerare quando è giunto finalmente il momento di fargli vedere "oltre". Indimenticabile la Foster, che amo sin da quando abitava in fondo al viale. La storia (va detto!) ha un punto molto debole: ridicola la fase iniziale dell'evasione di Hannibal.
Lecter, demone faustiano, "vuole costantemente il male ed opera costantemente il bene", Lecter Caronte psicopatico che traghetta Clarice nella mente di un altro psicopatico. Lecter maestro di arte maieutica nel portare alla luce la fascinazione di Clarice per il male puro, alla quale lei si arrende per poi poterlo vincere, il male. Grande tensione quando inizia la corsa contro il tempo, e la vittima grida dal fondo del pozzo... Magnifico thriller.
Grande esempio di thriller. La componente psicologica impreziosisce i dialoghi e la trama. Hopkins è perfetto nei panni dell'internato e terribile cannibale seriale. La Foster non è di meno, molto realistica nell'interpretare l'agente Foster, messa alle corde dalle malefiche manipolazioni del terribile dottore. Pochi i rallentamenti, si segue tutto di un fiato ed anche i personaggi secondari sono funzionali. La sceneggiatura è ben curata e la scelta di incastrare un nuovo serial killer con l'aiuto del diabolico e manovratore Dr. Lecter paga.
Il primo film "ufficiale" dedicato al personaggio di Hannibal Lecter è uno stretto panorama sul marciume di un'istituzione morta dal principio, in cui l'astuzia dei "maniaci" riesce a mostrarsi ben più pianificata di un qualsiasi tipo d'ufficio burocratico e in cui è impossibile identificare il bene o il male se non tramite una targhetta. Demme riesce a cavarsela molto bene, seppur sia debitore delle serie televisive del periodo e mantiene un linguaggio classico e penetrante per tutto il film.
Magnifico thriller a forti tinte dove una sceneggiatura pressocchè perfetta riesce a dettare tempi e modi in maniera ineccepibile. A supporto dialoghi memorabili e interpretazioni da urlo. Su tutte, ovviamente, quella di Hopkins che riesce a dare perfettamente corpo al personaggio di Hannibal "The Cannibal" Lecter. Personaggio che (ed è questa la vera forza della sceneggiatura) diventa centrale nonostante la caccia all'uomo sia incentrata su un altro. Due maniaci a confronto si contendono le attenzioni di una Foster mai fuori posto. Imperdibile!
Un thriller incalzante e ben narrato sorretto da una valida sceneggiatura, da una Forster impeccabile nel ruolo dell'investigatrice attenta ma minata dai fantasmi del passato e da un monumentale Hopkins, totalmente a suo agio nei panni del professore assassino. Non esistono punti morti, anzi l'adrenalina sorge mirabilmente con il susseguirsi delle scene, talune particolarmente efferate ma veritiere.
Un film costruito in ogni tassello per farne uno dei migliori thriller di sempre. È dotato di un’impeccabile combinazione di sceneggiatura, regia, grande cast, recitazione di alto livello (Hopkins e Foster semplicemente superlativi). Inoltre è ottimamente congegnato nella sapiente costruzione del crescendo di tensione. Il realismo della trama è garantito da riferimenti psicologici e psico-patologici riscontrabili nelle cronache criminali. Un film ipnotico che rimane uno dei pochi ad aver vinto tutti i 5 oscar principali. ****
Semplicemente una pietra miliare del thriller, il film che assieme a Seven traccia le coordinate del genere per gli anni a venire. È vero che le idee geniali si devono a Harris, ma la realizzazione di Demme lascia senza parole: per la scelta degli attori innanzitutto, ma anche per il ritmo e la regia, perfetti e impeccabili. C'è poca azione vera ma la suspance resta sempre altissima. Must del film (e della paura) le scene in casa del killer, con la ragazza prigioniera nel pozzo. Da vedere senza esitazioni.
MEMORABILE: Quasi tutte le battute di Lecter-Hopkins; la casa (da horror) di Buffalo Bill.
Grande classico del thrilling, e colpo della vita per un regista di solito capace, ma qui geniale, seppure aiutato dalla sceneggiatura di ferro tratta dal noto romanzo di Harris. E soprattutto aiutato dalla memorabile e inquietante interpretazione di Hopkins nei panni di Hannibal Lecter, che qui si avvia a diventare una vera icona immortale. Tutto funziona a meraviglia, cast compreso, per una delle migliori trasposizioni cinematografiche da un modello letterario di tutti i tempi. Avvincente e indimenticabile.
Un film dalle atmosfere incredibilmente malsane, che ti avvolgono e ti trascinano in un piccolo inferno terrestre. Personaggi diventati mitici (Clarice Starling e il dott. Hannibal Lecter) ed entrati di diritto a far parte dell'immaginario di ogni cinefilo. Il film ha un fascino morboso che comincia a prenderti sin dalle prime inquadrature, già cupe, pur mostrando Clarice che corre per il suo addestramento. Un film che scava nell'inconscio e che lavora lo spettatore sia dal punto di vista psicologico che visivo. Unico nel suo genere.
Un vero capolavoro sfornato da un Demme che si dimostra un abile regista con una Foster al top e un Hopkins sempre in formissima che si cala nei panni del terribile dottor Hannibal Lecter. Il film (fortunatamente) è rimasto fedele alla grande opera di Thomas Harris, le musiche sono azzeccate e la tensione che si crea è ottima. Una pellicola difficile da dimenticare.
Bisogna riconoscere i meriti oggettivi al film, cioè di aver creato un personaggio (Hannibal Lecter) che rimarrà sempre scolpito nella memoria di ogni amante di cinema, però a mio avviso il film non è un capolavoro. E' recitato divinamente, diretto e sceneggiato alla grande, la caratterizzazione dei personaggi è eccellente, ma nonostante ciò il film non mi ha colpito a livello emotivo. Assolutamente consigliato.
Anthony Hopkins compare solo per dieci minuti circa, eppure con la sua forza assoluta di attore è sempre presente e lo domina. Il film è il perfetto risultato di un formidabile gioco di squadra tra attori e tecnici (assolutamente determinante il commento musicale) che riescono a coinvolgere suscitando sentimenti, come ad esempio l'antipatia o l'avversione, che capita di provare solo nei capolavori. Forse inverosimile la parte finale il cui la Foster s'intrufola senza protezione nella tana del nemico, ma in fin dei conti è un film.
Un film dal quale difficilmente si esce insoddisfatti. Il personaggio di Hopkins è storia, l'inquietudine tanto palpabile che si riesce quasi a sentirla propria, specie nel finale (che, tuttavia, poteva essere un poco più lungo visto che i prerequisiti tensivi c'erano tutti). Una buona sceneggiatura che ha come punto di forza il suo non dipanarsi sulle vicende del killer protagonista (Hannibal), rivelandone tuttavia la personalità, ma su quelle di un altro, altrettanto efferato (Buffalo Bill), che resta invece abbastanza misterioso. Cult.
MEMORABILE: Il fegato mangiato con fave e Chianti; L'inquietante olfatto di Lecter; L'ultima battuta di Hopkins.
All'apparenza gelido e asettico, sottopelle un puro viaggio negli abissi del marcio e della devianza mentale. Tra i cadaveri creati da Carl Fullerton, Levine (come mai a lui niente nomination?) che si specchia con il pene nascosto tra le gambe ("Io mi scoperei..."), puro informe transgender del terrore. Gran finale che cita Argento tra vasche ricolme di cadaveri putrescenti e tensione col visore notturno. Schegge splatter e esplosioni di feroce violenza sino alla beffarda chiusa finale. Demme firma il suo capolavoro e fa scuola di angoscia.
MEMORABILE: La violenta e rocambolesca fuga di Lecter dal manicomio criminale; Levine che cala il secchio alla sua vittima; Il demente rinchiuso che si masturba.
Thriller girato con grande padronanza del mezzo da Demme, che attraverso un ritmo sostenuto indaga le cavità sibilline della mente umana dipanando sapientemente il racconto su due binari. Sceneggiatura cesellata sui character e spinta al massimo per avvolgere lo spettatore in una spirale di malsana pazzia e macabri rituali. Le venature horror si addizionano alle psicologie dei singoli instillando l'orrore ed evocando atmosfere cupe ed opprimenti. Gli si perdonano un paio di ingenuità. Calamitico ed indimenticabile Hopkins. ****
Perfetto esempio di thriller ad alta tensione. Il punto forte del film è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, sia quelli principali che secondari. E a rendere questi personaggi memorabili sono le interpretazioni, soprattutto quella dello straordinario Anthony Hopkins nel miglior ruolo della carriera. Ritmo forsennato e regia a dir poco ispirata.
MEMORABILE: Sto per avere un vecchio amico per cena.
Più che un capolavoro direi sia stato una svolta per il cinema e a livello planetario: quando mai un film con una scena come quella dell'ambulanza sarebbe entrato anche solo in concorso prima di allora? Non tolgo però alcunché ai meriti di Hopkins e ai suoi discorsi devastanti con la Foster, tesi fra l'altro a delineare gradualmente la psicologia del serial killer; non per nulla, prima del finale, l'immagine di quest'ultimo negli abiti e ancor più nel nudo mi hanno fatto parecchio vacillare, visti anche i motivi che l'avevano portato a tanto...
Rispetto al precedente Manhunter, il personaggio di Hannibal acquista un maggiore spazio e, grazie all'interpretazione insinuante di Hopkins ed una maschera suggestiva, entra di prepotenza nell'immaginario collettivo. Film in cui non tutto convince, ma il bello è che te ne accorgi solo dopo l'ennesima visione, segno di una abilità registica notevole (si veda il montaggio parallelo verso la fine), pienamente supportata dal cast più che adeguato anche nei ruoli minori. Confezione di classe, che regala immagini potenti (l'angelo), dialoghi che si ritagliano uno spazio permanente nella memoria.
MEMORABILE: La fuga di Hannibal, con la sequenza in ascensore
Deve molto del suo fascino al personaggio di Hannibal Lecter cattivo idealizzato, di quelli che riescono sempre a sbalordire, lui e le invenzioni a lui collegate (come le maschere facciali e le svariate misure di sicurezza). Ma è notevole anche la figura di Buffalo Bill, un serial killer che discende sì da Norman Bates, ma è molto più esibizionista nel suo travestismo e sadismo verso le donne. Un thriller dalla buona tensione ed effetti con protagonista una minuta poliziotta.
MEMORABILE: Buffalo Bill che si specchia travestito.
Appena inferiore al capostipite Manhunter, è comunque un thriller di altissimo livello. Il merito va soprattutto alla magistrale prova di Hopkins nei panni di Hannibal Lecter, una sorta di secondo protagonista che gioca la sua partita con l'altrettanto memorabile Foster. La caccia al serial killer sarà d'ispirazione a decine di pellicole successive, anche se poche saranno in grado di raggiungere i livelli d'orrore generati da Buffalo Bill e la sua vittima intrappolata nel pozzo. Unico neo l'esagerata astuzia di Hannibal, poco verosimile.
MEMORABILE: "Bene, Clarice, gli agnelli hanno smesso di gridare?"
Un dei thriller più riusciti del cinema americano, carico di tensione, con un rapporto del tutto particolare che si crea tra la protagonista e Lecter, un'ottima sfaccettatura dei personaggi e un serial killer particolarmente agghiacciante (Buffalo Bill). Il ritmo inizia lento per poi culminare nella bellissima (e ansiogena) scena con Starling che cerca l'assassino nel suo covo. Bravissima la Foster, indimenticabile Hopkins (che non si ripeterà a questi livelli nemmeno nei sequel). Quasi un capolavoro.
Il dr. Lecter torna sul grande schermo, questa volta diretto da un Demme in splendida forma. Personaggio di contorno in realtà quasi protagonista, per come è stato interpretato (strepitoso Hopkins) e caratterizzato, attorno al quale ruotano tutti gli intrecci degli altri personaggi: la redenzione della Foster, la perversione del killer, la sfortuna delle vittime. Estremamente coinvolgente, estremamente disturbante.
Inattesa pioggia di Oscar per un thriller diventato subito un classico. La tensione è meno palpabile di quanto ricordassi, ma restano una bella trama (che perde colpi solo con la poco credibile evasione), un Demme mai così ispirato (vedi il montaggio alternato nel prefinale), un cast formidabile e la capacità di raccontare una storia agghiacciante senza ricorrere a effettacci gratuiti. Il personaggio di Hannibal Lecter era già apparso nell'altrettanto valido Manhunter, ma è la magistrale interpretazione di Hopkins a farlo entrare nel mito. Imprescindibile.
MEMORABILE: I colloqui tra la Foster e Hopkins; La prigionia della ragazza rapita; Il finale.
Non so quante volte lo abbia visto, e ogni volta provo, pur conoscendolo, le stesse emozioni. Si associa il film, comprensibilmente, alle eccezionali performance della Foster e di Hopkins; ma come tralasciare Scott Glenn, o la fotografia, la cura della regia? Comunque lo si guardi, è un film che merita tutti gli elogi ricevuti.
MEMORABILE: Lo sguardo terrorizzato della Foster nella scena finale, al buio, con la pistola tremante.
Grande capolavoro della storia dei thriller. Hopkins ruba la scena a tutti e si consacra sulla scena internazionale, ma anche la Foster risulta essere una spalla di gran livello. Fotografia ispiratissima, regia forse un po' banale ma di grande effetto.
MEMORABILE: Tutte le scene tra Lecter e Starling, da sole, valgono il film.
Quando un thriller vince i cinque premi oscar più ambiti non può che essere un gran film. Jodie Foster è perfetta nella parte della giovane poliziotta e non sbaglia un colpo (nemmeno quando afferra il revolver...); Hopkins nella parte di "Hannibal-the cannibal" registra quella che è la migliore e più inquietante interpretazione della sua carriera. C'è da dire che in certi momenti qualche dialogo è quasi superfluo, ma è un film che sfiora il capolavoro, se non altro per la perfetta empatia tra i due attori sopra citati. Magnifico.
MEMORABILE: La Foster che per la prima volta incontra Hannibal.
Il thriller che fu capace di sconvolgere il grande pubblico degli anni novanta e lo fece sbattendo in faccia tutta la crudeltà e la violenza di un serial killer feroce come Lecter. Hopkins è forse la chiave del successo perché è impeccabile e mai banale, mentre la Foster riesce a tenergli testa stupendamente. Peccato che nel finale scenda di livello per qualche soluzione cinematografica poco credibile, quando fino a quel momento ne era rimasto scevro.
Dalle parti del capolavoro totale. Anthony Hopkins verrà per sempre ricordato per il personaggio diabolico e affascinante di Lecter e Jodie Foster, di riflesso, per quello della giovane detective Clarice Starling. Film forte, con passaggi anche violenti, dove sono ottimi la regia, la fotografia e le ambientazioni. Dialoghi curatissimi. Impossibile non farsi prendere. Validissimo!
La confezione è stupenda: il ritmo, l'ansia generata dalle stranianti inquadrature ravvicinate che catturano, quasi ipnotizzandolo, lo spettatore, accompagnate da un'atmosfera inquietante e malsana. Inutile parlare della bravura e dell'energia che riesce a trasmettere il potentissimo Hopkins anche attraverso uno schermo. Nonostante sia un serial killer fortemente disturbato a parlare, riesce in qualche modo a trasmettere una certa poetica di fondo.
Hopkins è Lecter. La sua maschera rimarrà sempre nei nostri ricordi, così come Starling che si aggira fra i detenuti. Grande merito della pellicola tenere alta la tensione senza, per questo, tralasciare piccole ma importanti sfumature dei personaggi. Manhunter era stato un buon film, ma è innegabile come qui si sia nell'Olimpo delle pellicole di genere. Ottima anche la scena della cattura. Bravi. Tutti.
Thriller morboso e perverso fin dalle prime battute, senza mediazioni, con un profondo e tormentoso scavo nella psiche umana, fissato nell’immaginario collettivo soprattutto grazie al “gourmet” psicopatico Hannibal Lecter (la cui maschera è quasi un marchio di fabbrica), una delle interpretazioni più memorabili di un fuoriclasse come Hopkins, che trova una controparte ideale in un’ottima Jodie Foster. Coinvolgente e sconvolgente, pur con una certa freddezza formale e qualche inverosimiglianza.
MEMORABILE: La maschera di Lecter; Buffalo Bill; "Mangiai il suo fegato con le fave e il Chianti"; "Ho un vecchio amico per cena".
Psico thriller con sfumature horror giustamente premiato dalla critica e dal pubblico e ottimamente interpretato dalla super coppia Hopkins/Foster. Alcune situazioni sono al limite, come del resto lo stesso personaggio di Hannibal Lecter, psichiatra antropofago, ma il regista riesce a mantenere un approccio professionale e realistico di raffinata indagine nelle deviazioni della mente umana, che insieme a un ritmo serrato assicura un'elevata tensione per tutto l'arco del film. Splendida Jodie Foster, fragile e determinata.
Uno dei migliori thriller mai realizzati. Un viaggio angosciante e terrificante nel mondo dei serial killer, una pellicola calata in un'atmosfera asettica ma allo stesso tempo infernale. La regia di Demme è perfetta, ottimo l'uso del montaggio alternato e fantastiche le musiche di Howard Shore. Un Hopkins stratosferico che ci regala uno dei migliori cattivi della storia: il cannibale Hannibal Lecter. Straordinario anche Levine nei panni del folle Buffalo Bill.
Poliziotta in carriera crea un rapporto intimo con antropofago per cacciare un serial killer. Sceneggiatura che mischia il thriller con le angosce e l'efferatezza e nel finale tiene alta la tensione. Demme sfrutta la paura del macabro pur non eccedendo nell'effetto splatter. Magistrale Hopkins con la sua classe famelica e la Foster con la sua fresca tenacia. Nella parte poliziesca c'è qualche sbavatura a livello di competenze tra gli organismi ma è un peccato veniale. Ottimi gli inserti psicologici.
Dal romanzo di Harris, Demme trae il suo capolavoro. La regia sopraffina abbinata a un cast in stato di grazia crea un'opera visivamente raffinata e potente, punto di non ritorno stilistico per il thriller hollywoodiano e pietra di paragone ancor oggi insuperata. Tutto, dalla livida fotografia alla malinconica atmosfera, è funzionale a una storia serrata e avvincente, dove più che mai il male è il protagonista assoluto. Hopkins buca lo schermo dalla prima inquadratura, ma la prova gigantesca è quella del terribile Buffalo Bill di Ted Levine.
MEMORABILE: Il confronto tra Clarice e Lecter e quello con Buffalo Bill nel finale.
Lo spartiacque generazionale che segna l'inizio del thriller mainstream moderno: qualsiasi film che tratti di serial killer non potrà più fare a meno di confrontarsi con esso, in qualche modo. Pur preferendo l'impronta fincheriana di Seven, in fatto di thriller, rispetto a Demme, sono costretto a riconoscere la portata storica che questa pellicola ha avuto negli ultimi decenni. La figura di Hannibal Lecter, pur non nuova al cinema, ha segnato un'epoca grazie all'indimenticabile interpretazione di Hopkins. Un film che ormai è cultura pop.
MEMORABILE: La fuga di Lecter; Il covo di Buffalo Bill; Il finale da horror ambientato nella più totale oscurità.
Un film, giustamente, entrato nella leggenda, girato in modo impeccabile e recitato magistralmente da tutto il cast. In particolare Hopkins in poco più di un quarto d'ora lascia un segno indelebile caratterizzando uno dei personaggi più iconici degli ultimi trent'anni. Tensione altissima, molte le scene cult, musiche perfette (fantastica la versione di Goodbye Horses). Avrà un sequel mediocre con Giannini (decisamente meglio il prequel Red Dragon). Capolavoro.
MEMORABILE: La "maschera" da poliziotto di Lecter.
Rivedendolo dopo aver letto il libro, è sì un film molto bello ma che non raggiunge le vette che ricordavo. Forse la rivalutazione al ribasso è dovuta proprio al confronto con il libro, con cui condivide i pochi punti negativi (una predisposizione tipicamente americana positivista e moralista nella visione dell'FBI e l'evasione), ma aggiunge qualche difetto in più in un Hannibal Lecter eccessivamente luciferino, che comunque è di grande presenza scenica. Ottimo thriller, in ogni modo.
MEMORABILE: La meravigliosa interpretazione della Foster; Le scene finali nella casa.
Seppure inferiore a Manhunter, che rimane un capolavoro, siamo sempre dalle parti dell'ottimo cinema. Jodie Foster interpreta il ruolo della vita ed è talmente brava (e bella) da assorbire quasi tutto il resto. Sembra anzi che Demme voglia celebrarla, con quei continui primissimi piani. Certo c'è anche un ottimo Hopkins, non ancora così manierato come nei seguiti, e anche un ottimo Levine/Buffalo Bill. La trama la capirà bene chi ha letto il libro, ma ognuno può gustarsi i continui pezzi di bravura di una regia perfetta.
MEMORABILE: Tutti i colloqui in carcere tra Clarice e il dottor Lecter; L'antro di Buffallo Bill e la sua "mutazione"; La clamorosa fuga di Lecter.
Un thriller come ce ne erano stati pochi in precedenza e come ce ne saranno pochi poi: difficile trovare un difetto o un momento in cui la tensione si stempera e permette un attimo di respiro. Demme, da ottimo artigiano del cinema quel era, non sbaglia un'inquadratura mostrando l'orrido ma non sguazzandoci, la Foster giganteggia tra forza e fragilità, Hopkins fa il cannibale raffinato e Levine lo psicopatico dannato. Un paio di scene ormai sono impresse nella memoria di tutti così come i lunghi scambi psicoanalitici tra la "vergine" e il carnefice.
Straordinario thriller che ha segnato un'epoca, con due protagonisti che fanno a gara in bravura. Hopkins plasma il cannibale Hannibal Lecter con la sua recitazione teatrale. Jodie Foster sembra nata per il ruolo di Clarice. Anche il resto del cast è notevole. Ted Levine è invece l'indimenticato serial-killer chiamato "Buffalo Bill". La regia accorta e intelligente del compianto Demme non perde mai un colpo.
MEMORABILE: La fuga spettacolare di Lecter; La telefonata finale.
Il miglior serial-thriller di tutti i tempi. Un’opera perfetta a partire dall’ambientazione provinciale grigia e realistica, passando per l’approfondimento psicologico dei personaggi, senza dimenticare l’uso misurato ma molto inquietante del gore. Il tutto cementato da una suspense inarrivabile che attanaglia lo spettatore per tutta la durata. Demme è un regista che si è fatto le ossa con i B-movie ma consapevole di poter giocare in serie A. Il suo stile essenziale e meno estetizzante rispetto al precedente di Mann, ha messo d’accordo tutti.
MEMORABILE: “Sto per avere un vecchio amico per cena stasera”; La fuga di Lecter; Clarice al buio nello scantinato dell’assassino; L’esame del cadavere.
Postosi come uno dei capisoldi del genere thriller, il film di Demme ha giustamente segnato un'epoca. Di una freddezza e una lucidità glaciali, Hannibal Lecter prende il suo posto nel concilio degli dei del male. Attorniato da demoni e maniaci, il "cannibale" (uno splendido Hopkins) mette i brividi e il povero spettatore non potrà che rimanere pietrificato dal suo sguardo magnetico. Altrettanto convincente la prova della Foster, che nel corso degli anni ha dimostrato di essere una garanzia pressoché in ogni contesto.
Un capostipite della cinematografia in cui l’iconica scena che vede Ted Levine ammiccare a se stesso mentre balla nudo davanti allo specchio resterà impressa a lungo. Ma sono molti i particolari che rendono unica questa pellicola, a partire dalle atmosfere torbide, sporche, lugubri e con interpreti d’eccellenza; in primis Hopkins, che conferisce grande carattere (e anima, stranamente), raffinatezza e gustoso sarcasmo a un personaggio che dovrebbe (sulla carta) disgustare. E invece. La strana coppia funziona, intenerisce a tratti. Certamente cattura. Come tutto, del resto. Un cult.
Uno dei migliori thriller in assoluto. I meriti di tanto successo vanno indubbiamente allo straordinario e "profondo" duo protagonista (la Foster, tanto determinata quanto interiormente fragile, e Hopkins, tanto cortese quanto mefistofelico e astuto), ma non solo; la trama (un thriller venato di orrore) è intrigante e piuttosto fedele al romanzo di Harris, il villain (pur non eguagliando Dolarhyde) è peculiare e pericoloso, gli ambienti sono validi (la labirintica cantina di Buffalo Bill è difficilmente dimenticabile). Capolavoro di genere, all'epoca fu premiatissimo (giustamente).
MEMORABILE: Il primo incontro fra Hannibal e Clarice; La fuga di Hannibal; Il vagare di Clarice, scandito dal suo respiro, nella cantina tenebrosa.
Uno dei thriller più celebri; fama in parte meritata, in parte esagerata. Non c'è ombra di dubbio sulla grande carica tensiva che il regista riesce ad apportare al film, a tratti ipnotica. È innegabile che Anthony Hopkins sia qui a livelli straordinari, rivelandosi capace di creare un personaggio inquietante come pochi e tra i più iconici del mondo della celluloide. A non convincere appieno è la scelta di mostrare subito l'autore dei delitti, togliendo la sorpresa. Anche la sceneggiatura a tratti traballa. Resta comunque il thriller per eccellenza, e un'occhiata è d'obbligo.
Da un romanzo di Thomas Harris, Ted Tally sceneggia un film strepitoso, dalla cupezza straordinaria e un crescendo esemplare che lascia senza fiato. Molte le scene da ricordare e cast da brividi. Hopkins è un Lecter che difficilmente possiamo immaginare interpretato da altri attori e la Foster gli tiene testa con una Starling mai sottomessa ma, al contrario, dura e spietata. Completano il cast l'ottimo Scott Glenn e il bravissimo Ted Levine.
MEMORABILE: Il primo incontro tra Clarice e Lecter; La rocambolesca fuga di Lecter e tutta la parte finale.
La sua bellezza è esattamente rappresentata dagli Oscar che si è portato a casa: di incontrovertibile maestosità le interpretazioni di Hopkins e della Foster, tanto da lasciare gli attori sublimati dagli stessi personaggi, e non da meno la regia di Demme, ponderata e perfezionista. Di fronte a cotanta costruzione, quello che sembra in silenzio stridere è proprio l’impianto thriller, a tratti fuori mano, con Lecter e Buffalo Bill che sembrano la stessa faccia ma di due monete diverse. Guilty pleasure: tutte le scene con Ted Levine. Più epocale che epico.
Rivoluzionario e classico al tempo stesso, coniuga l’antropologia psicologica con la suggestione horror senza la minima forzatura. Demme, calibrato e struggente, riscrive i dettami del thriller mainstream infiltrandosi nel lato oscuro della provincia americana e dentro il suo terrifico, ineluttabile destino. Cinema imponente, sovrastato dall’arte attoriale, addensato dal suono cupo e profondo di Howard Shore.
Tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris. Inquietante. Uno dei migliori thriller d'oltreoceano mai realizzati. Uno dei cattivi, Hannibal Lecter, più famosi e indimenticabili (grazie a un maestoso Hopkins) che il genere (e la letteratura) abbia "partorito". Coinvolgente, grazie soprattutto a una tensione che si eleva col passare dei minuti. Colonna sonora suggestiva. Cult.
Come il romanzo da cui deriva, deve la sua riuscita all’inquietante personaggio di Hannibal, tra i più memorabili e perversi cattivi della storia del cinema, che Hopkins interpreta con ammirevole impegno. Cineasta di talento, Demme sottopone continuamente a dura prova emotiva sia il lettore che ha già consumato il romanzo, sia il semplice spettatore. Con Seven è il miglior thriller degli anni ’90.
Assieme a Seven, questo capolavoro è senz'altro il film che più ha segnato il genere thriller negli anni '90. Pellicola girata con un'eleganza e una padronanza della macchina da presa fuori da dal comune, che ha come punto di forza la straordinaria performance di Hopkins, il quale ci regala uno dei personaggi più iconici della storia del cinema. Un thriller mozzafiato come ne esistono pochi. Per quanto sia ben realizzato e costruito, il film si lascia perdonare qualche leggerezza (la fuga con tanto di cambio maschera è improbabile e alquanto ridicola) di troppo.
Primatista del genere thriller, con Demme derivativo di Mann, trampolino olimpionico per la Foster, iconoclasta del poliziesco eroistico e infine definitivo dello stesso Hopkins, re dei serial killer ancora oggi insuperato, forse insuperabile. Il do ut des imposto dal professor Lecter è alla base del rapporto che s'instaurerà tra lui e la caparbia Clarice, giovane pedina dell'FBI che dovrà confessare tutta la sua angoscia per giungere a una meta spaventosa, narrata con un finale indelebile, per congegno e sorpresa. Solo Fincher si abbinerà per sublimazione della tensione, a modo suo.
MEMORABILE: La prigionia di Lecter; La fuga; Il covo e l'esibizione sulle note di "Goodbye Horses" di Buffalo Bill (il Ted Levine di Monk); Suonano alla porta.
Un thriller psicologico impeccabile, un capolavoro di tensione e ambiguità morale. Jonathan Demme dirige con mano sicura mentre Anthony Hopkins, inquietante e magnetico, incarna uno dei villain/anti-eroi più memorabili del cinema. Jodie Foster è intensa e vulnerabile, perfetta controparte. Un'opera che trascende il genere, affondando nell’animo umano con eleganza e precisione chirurgica. Indimenticabile.
MEMORABILE: Il piatto a base di fave, Chianti e fegato umano; La selezione e rapimento delle vittime di Buffalo Bill; La fuga di Lecter dalla gabbia.
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Le edizioni dei settimanali e dei quotidiani erano sempre marchiate Columbia Tristar, Panorama e Corriere della sera erano le testate che li allegavano, non le label.
Buiomega71 ebbe a dire: Le edizioni dei settimanali e dei quotidiani erano sempre marchiate Columbia Tristar, Panorama e Corriere della sera erano le testate che li allegavano, non le label. Ho corretto il messaggio precedente,grazie per la precisazione.
HomevideoRocchiola • 18/11/19 11:05 Call center Davinotti - 1318 interventi
Ormai disponibile a prezzi stracciati il bluray marchiato Fox-MGM è un ottimo prodotto che permette una visione ottimale di questo capolavoro. L'immagine è pulita e ben definita, ammantata da una lieve granulosità del tutto naturale se si tiene conto che Demme ha girato con un certo realismo e grigiore autunnale di fondo. Audio italiano DTS 5.1 di discreto livello.
HomevideoZender • 18/11/19 14:42 Capo scrivano - 48843 interventi
Io ne ho sempre sentito parlar male di questa edizione, a dire il vero... Tipo su Amazon si legge: Qui parliamo di un disco ad alta definizione che ha elevato il livello video di questo film talmente poco tanto da confonderlo tranquillamente con un semplice dvd.
In più pare che le voci siano "rallentate" (vecchia storia), cioè che non sia stato utilizzato il pitch per sistemarle nel passaggio su bluray. Non è che ne esistono due edizioni diverse?
Di versione c'è solo quella uscita nel 2013 con il solito problema comune ad altri Mgm (Misery , Vivere e morire) di traccia audio rallentata (per la traccia italiana).
Per questo non l'ho mai preso in considerazione.
HomevideoZender • 18/11/19 18:22 Capo scrivano - 48843 interventi
A me il bluray mgm sembra di ottimo livello. Non ho mai visto il film in lingua originale e l'audio ita non mi sembra rallentato, oppure lo è in maniera impercettibile, solo per orecchi sopraffini...
Premesso che non rivedo il film da tanti anni, ma oggi per la prima volta, in una scena citata in un documfilm di Cielo (canale 26 dig. terrestre), ho notato che, quando la Foster va a far visita/conoscenza con Hannibal in quel carcere di massima sicurezza, un altro detenuto, quando lei passa davanti alla sua cella/gabbia, la schizza con dello sperma! Possibile che non mi fossi mai accorto di questo particolare? Può essere che le versioni televisive abbiano tagliato o 'corretto' quel dettaglio? Andando a memoria, beata ingenuità, quando vidi il film la prima volta da ragazzino ho comunque presente il ricordo di lei che per così dire si pulisce i capelli da ciò che le ha lanciato addosso il detenuto, ma boh, non mi pareva si vedesse la sostanza, io lo avevo sempre associato a del sangue che il carcerato, in un attimo di follia, lanciava addosso alla poliziotta, chissà, dopo essersi tagliato con chissà che, in un atto di autolesionismo. E invece era tutt'altro...
Premesso che non rivedo il film da tanti anni, ma oggi per la prima volta, in una scena citata in un documfilm di Cielo (canale 26 dig. terrestre), ho notato che, quando la Foster va a far visita/conoscenza con Hannibal in quel carcere di massima sicurezza, un altro detenuto, quando lei passa davanti alla sua cella/gabbia, la schizza con dello sperma! Possibile che non mi fossi mai accorto di questo particolare? Può essere che le versioni televisive abbiano tagliato o 'corretto' quel dettaglio? Andando a memoria, beata ingenuità, quando vidi il film la prima volta da ragazzino ho comunque presente il ricordo di lei che per così dire si pulisce i capelli da ciò che le ha lanciato addosso il detenuto, ma boh, non mi pareva si vedesse la sostanza, io lo avevo sempre associato a del sangue che il carcerato, in un attimo di follia, lanciava addosso alla poliziotta, chissà, dopo essersi tagliato con chissà che, in un atto di autolesionismo. E invece era tutt'altro...
Non credo la scena sia tagliata perchè il detenuto rimane nell'ombra della gabbia e che sia sperma lo si capisce invece dai suoi gemiiti che immagino fossero più difficili da tagliare.
Eh infatti! Ma, almeno in questo film/documentario di Cielo sul tema della masturbazione, la scena viene citata facendo vedere nitidamente di che...sostanza si trattasse! È questo che mi ha sorpreso! Capannelle ebbe a dire:
Franz ebbe a dire:
Premesso che non rivedo il film da tanti anni, ma oggi per la prima volta, in una scena citata in un documfilm di Cielo (canale 26 dig. terrestre), ho notato che, quando la Foster va a far visita/conoscenza con Hannibal in quel carcere di massima sicurezza, un altro detenuto, quando lei passa davanti alla sua cella/gabbia, la schizza con dello sperma! Possibile che non mi fossi mai accorto di questo particolare? Può essere che le versioni televisive abbiano tagliato o 'corretto' quel dettaglio? Andando a memoria, beata ingenuità, quando vidi il film la prima volta da ragazzino ho comunque presente il ricordo di lei che per così dire si pulisce i capelli da ciò che le ha lanciato addosso il detenuto, ma boh, non mi pareva si vedesse la sostanza, io lo avevo sempre associato a del sangue che il carcerato, in un attimo di follia, lanciava addosso alla poliziotta, chissà, dopo essersi tagliato con chissà che, in un atto di autolesionismo. E invece era tutt'altro...
Non credo la scena sia tagliata perchè il detenuto rimane nell'ombra della gabbia e che sia sperma lo si capisce invece dai suoi gemiiti che immagino fossero più difficili da tagliare.