Ma perchè anche Hannibal doveva aver vissuto un trauma per diventare così? Non poteva essere un genuino psicopatico come natura perversa l’ha fatto? Eh no, giustifichiamolo, facciamolo diventare un eroe vendicatore che poi, ma proprio alla fine, sbrocca di brutto (un mito vivente rovinato). E non era neanche partito male, con realistiche scene di guerra. Poi però ammazzamenti dozzinali, psicologia spicciola, il protagonista quasi ridicolo nel fare le facce da matto, la zia giapponese. Per carità...evitabile.
Diciamo che la saga di Hannibal Lecter si meritava di più. Gli inarrivabili Manhunter e Il silenzio degli innocenti fornivano un buon assist per ricercare le origini dello psicopatico più famoso del cinema. Invece ne è uscito un film noioso, che non accompagna lo spettatore nei meandri della giovane mente di Hannibal. Buono l'inizio, poi la trama diventa inconsistente. Veramente povera laddove si riconduce tutto a un sanguinario desiderio di vendetta.
Questo nuovo capitolo fa storia a sè. Non vedo nessun legame con gli altri film ed il protagonista non ricorda affatto il glaciale e psicopatico Anthony Hopkins. Sinceramente potrebbe anche non essere male, però vi sono delle forzature evidenti che lo penalizzano. Peccato, perchè l'inizio lasciava presagire molto bene. Insomma, per farla breve, tanto fumo e niente arrosto.
Hannibal Rising, ovvero Hannibal Lecter Begins, come è di moda ultimamente: raccontare gli antefatti di un noto personaggio cinematografico. Apprendiamo qui il perché e il come Hannibal divenne un pazzo cannibale, pur conservando buon gusto e buona cultura. Non è un horror, nemmeno un thriller, ma puro e semplice romanzo di formazione virato in rosso. Patinato, prolisso, certamente ben costruito ma completamente vuoto e senza mordente. Non bastano le maldestre citazioni da Moupassant e Lang a risollevarlo.
Punto più basso raggiunto (finora) dalla saga di Hannibal Lecter, questo film è solo un truculento spettacolo costruito con effettacci e situazioni improbabili e che vede, come interprete principale, un bambinone che mantiene un'unica espressione per tutta la durata del film. Veramente brutto.
Ecco. La nobile arte della vendetta. Sei piatti da servire freddi. Lussuoso, solenne, fluido ma - attenzione - scosso da improvvisi lampi di violenza. Le origini di Hannibal Lecter sono così: senza stile, dentro una sceneggiatura grossolana, rattoppata a furia di grandangoli e scenografie cool, ikebana e zen, pavimenti lucidi su cui ticchettano scarpe griffate. Così attento ad essere alla moda che si dimentica di dar ragione di chi e cosa sta narrando. Indecente la penna di Harris verso la sua creatura. Cinema totalmente invertebrato.
Fortemente indotto dal produttore De Laurentiis, il film è stato concepito in fretta e furia dal bravo Thomas Harris che ne ha scritto romanzo e successiva sceneggiatura. I legami con la serie sono molto vaghi e appaiono, talora, forzati. Ma nonostante i molti limiti (forse i più estremi nel gore autocensurato), il film presenta un intrattenimento tutt'altro che scontato e spiacevole. Grazie alla buona scenografia (si tratta di un prodotto di medio budget), alle notevoli interpretazioni (Gaspard Ulliel in particolare) ed alla solida regia.
MEMORABILE: L'omicidio nella vasca "medica", ricolma con parti anatomiche di cadaveri...
Sembrerò irriverente ma alla fine del film mi è scappata una grossa risata e non quella imbarazzante parvenza di ghigno del protagonista. Questo episodio è una boiata pazzesca a partire dalla triste storia della sorellina. Mi piacerebbe capire anche che cavolo centra il Giappone in tutto questo (probabilmente è trendy). Insomma questo prequel non è proprio degno di nota. Il regista, se proprio voleva girare una pellicola sulla vendetta, avrebbe dovuto guardarsi la trilogia di Park Chan-wook.
Deludente vedere che, per volere del suo creatore, il truce e diabolico dottor Lecter diventa in ogni capitolo della sua saga sempre più umano, motivato e "normale". Harris ormai scrive i libri ad uso e consumo cinematografico e si vede. La pellicola, tecnicamente diligente, parte da un grosso errore al pari del libro: rendere Lecter il protagonista assoluto della storia e cercare disperati e improvvisati traumi che spieghino la sua degenerazione. Se ne va quella lucida follia da brividi del personaggio iniziale, semplicemente folle.
Solitamente non amo né i sequel né i prequel e quando m'imbatto in queste operazioni rafforzo la mia opinione! In tutta onestà non vedo (se non un tributo al Dio denaro) quale possa esser il perché di questa pellicola, che per inciso trovo banale e fredda. Glaciale perché non trasmette niente, perché è zeppa di luoghi comuni e situazioni forzose/forzate. La storia del giovane Hannibal, poi, oltre ad esser trita e ritrita è tediosa. Se Manhunter e Red Dragon avevano una loro intrinseca dignità, questo si attesta sulla mediocrità di Hannibal!
Gli esordi del cannibale più famoso della storia del cinema in un polpettone (è il caso di dirlo) senza capo né coda, che narra di una fuga a piedi dal blocco sovietico di un lituano muto che, arrivato in Francia direttamente dal Gulag, si iscrive alla facoltà di medicina e viene allevato da una zia giapponese che risulta contemporaneamente discendente di un samurai, top model, geisha e campionessa di spada. Un insulto allo spettatore. Sotto zero.
Nonostante la qualità della fotografia e delle scenografie, questo prequel è alquanto deludente. La colpa è da ricercarsi in una sceneggiatura banale, che non rende giustizia al celebre cannibale, rendendolo a tratti quasi insopportabile. Gong Li è brava, ma il suo personaggio è troppo forzato all'interno della storia. Non basta annegare il soggetto nel lusso e nella decadenza per ricavarne un bel film.
Come tutti i prequel, anche questo si rivela una mera operazione commerciale, piuttosto di lusso, ma al solito pretestuosa e pretenziosa. Chi di cannibalismo ferisce, di antropofagia perisce e la vendetta consumata pare un eccesso. Hannibal Lecter ha il volto ambiguo di Gaspar Ulliel, mentre l'intensa Gong Li stempera la torbida atmosfera da kebab umano.
Obiettivamente creare un film che reggesse il confronto con i precedenti (vedi per esempio Il silenzio degli innocenti) era cosa molto difficile, ma qui il prodotto è decisamente scadente. Manca il ritmo e l'interpretazione di Gaspard Ulliel non è all'altezza dell'Hannibal Lecter che ci aspetteremmo. Trascurabile.
Pessimo: un brutto prequel di una delle saghe cinematografiche più prolifiche. Il giovane Lecter, interpretato da Ulliel, deve vendicarsi dei carnefici di suo sorella minore. Parte così la ricerca dei criminali che porterà ad una spietata vendetta. Al di là della (banale, peraltro) trama c'è ben poco altro in questo film: brutta la sceneggiatura, regia non eccelsa, musiche pressoché inutili. Assomiglia più a un mediocre action movie che a un triller. Un film che poteva benissimo essere non fatto.
Ecco come chiudere in peggio la storia di un personaggio divenuto famoso (e anche "amato") della filmografia più recente, Hannibal, raffinato cannibale cheek to cheek. Noioso è l'aggettivo più conciliante per descrivere un brutto film con un interprete inguardabile, che niente ha da spartire con l'Hannibal più maturo dei film precedenti. La storia è stata riempita di tutti i luoghi comuni creduti indispensabili in occasioni come queste. La bella Gong Li, pur fuori luogo, fa guadagnare mezzo punto.
L'idea alla base è molto interessante; anche l'intricata e misteriosa vicenda che ha segnato l'infanzia del personaggio protagonista è appetibile, ma manca di finalizzazione, di audacia. Presenta diversi punti della trama in cui potrebbe osare di più e non lo fa. La regia è tutta da manuale, non trasmette un briciolo di suspance ma si limita a raccontare i fatti come sono accaduti, avvalendosi di una buona fotografia e un'ottima interpretazione di Ulliel nel ruolo di Lecter.
MEMORABILE: Lo schiocco del collo al nazista legato all'albero.
Purtroppo pure un personaggio cult come il dottor Lecter finisce nel tritacarne buonista che deve per forza giustificare le efferatezze attraverso traumi infantili. Il passaggio da "questo è pazzo" a "poverino, va compreso" altera irrimediabilmente i delicati equilibri che reggevano un mondo intero dietro una figura di demonica cattiveria. Ovviamente il giovane Ulliel si ritrova sulle spalle un'eredità pesantissima; l'impegno profuso è notevole anche in considerazione della sua giovane età, ma è la ricerca stessa di una moralità a rendere il film insopportabilmente immorale.
Brutto, ma le colpe sono più di Harris che non di Webber, "condannato" a dover seguire fedelmente l'affrettato e scarso romanzo di partenza. Hannibal è il mostro letterario perfetto, perché non poteva essere "solo" un assassino nato? A parte questo, è l'intera storia a risultare tanto poco verosimile quanto assai forzata (con tutti i posti possibili in cui i cattivi potessero rifarsi una vita dopo la guerra, finiscono proprio "lì"). Sbagliata inoltre la scelta dell'attore protagonista, che con tutte quelle smorfie risulta tutt'al più caricaturale. Una buona confezione e nulla più.
MEMORABILE: Stuka G contro T34/85; Il macellaio castigato.
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HomevideoGestarsh99 • 3/07/11 00:12 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dall'11/07/2011 per FilmAuro:
DATI TECNICI
* Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
5.1 DTS HD: Italiano Inglese
* Sottotitoli Italiano NU
* Extra Making of
Scene inedite
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