Note: Amityville Horror è tratto dal libro Orrore ad Amityville di Jay Anson del 1977, a sua volta ispirato da presunti eventi accaduti presso la casa di 112 Ocean Avenue nel 1974, a Long Island, Stati Uniti.
Tratto da un romanzo che si dice ispirato a una storia vera, AMITYVILLE HORROR riscosse all'epoca (forse anche proprio per questo) un buon successo, tanto da partorire una vera e propria saga (attualmente siamo arrivati al numero 5) basata sul tema della casa infestata. La villa protagonista è rimasta sempre la stessa, col suo camino centrale e le insolite finestre a specchio che, illuminate dal temporale, sono oggi una vera e propria icona del genere. In verità questo primo capitolo, diretto piattamente da uno Stuart Rosenberg decisamente più a suo agio nel noir, ha poche frecce al suo arco (farà meglio il nostro Damiano Damiani...Leggi tutto col suo sequel/prequel AMITYVILLE POSSESSION): la coppia che affitta la casa già teatro di una lugubre carneficina è composta da James Brolin e Margot Kidder, attori qui modesti che - almeno nella prima parte - si ripetono cento volte "ti amo" e animano dialoghi minimali assolutamente scialbi. Perdipiù i fenomeni che si verificano nella casa sono visualizzati da effetti molto poveri e privi della giusta creatività. Rosenberg preferisce lasciare spazio allo scavo psicologico dei personaggi cercando di rendere la vicenda credibile e dandogli un'impostazione più da film drammatico che da horror puro quale invece dovrebbe essere. Abbozza con Rod Steiger una figura di prete che riceve molteplici presagi ma lo costringe a rendersi spesso ridicolo (benché Steiger, almeno lui, reciti con la necessaria convinzione) per l'eccessiva approssimazione e superficialità del personaggio. Insomma, un successo piuttosto inspiegabile, frutto più dell'intuizione del soggetto e delle azzeccate musiche di Lalo Schifrin che della realizzazione. Murray Hamilton (è uno dei preti secondari) aveva già avuto a che fare con Amity (la spiaggia) quando era sindaco in LO SQUALO.
Classico dell’horror ben confezionato grazie ad una regia ricercata e una fotografia di tutto rispetto. Anche la scenografia è ben curata e contribuisce al graduale crescere della tensione. Peccato però che verso la fine si pregiudichi quanto di buono era stato fatto, con la storia che improvvisamente ristagna prendendo una piega davvero poco credibile. La tensione scema e si sfiora la noia. Alla fine più fumo che arrosto, ma nel complesso è più che godibile.
Tratto dal romanzo di Jay Anson (Orrore ad Amityville) il film ha acquisito, con il passare del tempo, una fama eccessiva e decisamente esagerata, tanto da rendere possibile un remake (migliore di questo).
L'atmosfera è di quelle intense e torbide ma lo sviluppo è lento, gli effetti (di parca somministrazione) sono grotteschi e la storia spesso sfocia nell'incredibile (chi resterebbe 28 giorni in quella casa dopo la prima notte?).
Eppure il titolo ha figliato una notevole serie di pellicole, tra le quali svetta l'italiana Amityville Possession.
Tra gli incubi fondativi dell'immaginario horror americano, c'è la strage della famiglia DeFeo, nel quale l'abuso contro le popolazioni indigene e lo stigma dei processi sommari condotti a Salem, assaltano il sogno custodito tra le mura domestiche. Rosenberg impone un clima livido e marcescente alla progressione degli eventi, stringe Brolin e Kidder - bravissimi - in una spirale di indizi sovrannaturali e psicosi che farà scuola. Un pozzo artesiano, da cui è scaturito un ciclo di 33 film e linfa vitale per almeno un paio di pietre miliari: Shining e Poltergeist.
Film non disprezzabile considerando soprattutto l'invasione di mediocrità che in seguito il cinema horror ha dovuto spesso subire. La storia è la classica ghost story da casa maledetta e non si propone di essere certo innovativa. A suo modo, comunque, l'ambientazione gioca un ruolo determinante e le lentezze narrative, scandite da rumori sinistri, fanno il resto. Buoni gli attori e la scelta delle location.
Un horror non molto ispirato che gioca più con le atmosfere e lo scavo psicologico che non con gli effettacci. Questo sarebbe sicuramente un pregio, se non fosse che comunque di tensione se ne respira poca e la storia fatica non poco a decollare. Interpretato dignitosamente da James Brolin e Margot Kidder, darà seguito ad una serie di sequel e, cosa purtroppo ovvia ai nostri giorni, ad un remake. Prodotto vedibile ma assolutamente non imperdibile.
Soppravalutato. Nonostante la sua fama di culto, devo dire che alla seconda visione
ho trovato il film deboluccio e meno inquietante di quello che ricordavo. Tema musicale entrato nella storia, tra i più inquietanti del genere, cast professionale (c'è pure il mitico Val Avery poliziotto che indaga)... eppure il film forse dura troppo e nonostante il crescendo o i discreti effetti speciali non inquieta come dovrebbe. Buono ma non quanto si crede.
Deludentissimo horror firmato da Stuart Rosenberg che confeziona il solito film sulle case infestate privo di originalità e pieno di luoghi comuni. Inoltre il problema principale è che di tensione e spaventi neanche l'ombra mentre a tratti la pellicola risulta addirittura abbastanza noiosa.
Non memorabile horror-thriller diretto da Stuart Rosenberg e gratificato da un successo commerciale decisamente superiore ai suoi meriti artistici. Il film ha come elementi positivi una discreta regia e una buona resa scenografica ed ambientale. Di contro una sceneggiatura piuttosto approssimativa (con segmenti scarsamente coerenti) ed intepreti poco adatti fatta eccezione per il grande Rod Steiger.
Discreto horror che, anche se è stato sopravvalutato, ha i suoi pregi. La storia può sembrar scontata (finale compreso) ma credo che la suspence (cosa importante per questo genere) tenga in piedi il film per tutta la sua durata (d'accordo, alcune scene mielose annoiano). Comunque da apprezzare.
La lenta (troppo lenta) erosione di una famiglia da parte di una casa che trasuda Maligno da tutte le pareti e mal sopporta preti e suore. Gli ingredienti ci sono tutti per realizzare un buon horror (rumori, una sedia dondolante, la bambina che parla di un'entità, le porte che sbattono, venticelli improvvisi), ma non sono sfruttati bene (restano un po' fini a se stessi, giusto per riempire una pellicola qua e là noiosa e ripetitiva, che sembra non decollare mai). Anche la colonna sonora non è certo da urlo (piuttosto ordinaria). Il risultato è quindi mediocre, pur restando comunque vedibile.
MEMORABILE: Prete vs fetore e mosche; Gli occhi rossi nel buio, oltre la finestra.
Non voglio giudicarlo come un capolavoro (anche perché non lo è), ma per quanto mi riguarda lo trovo un film speciale. Siamo di fronte a una delle pellicole horror più suggestive e con dosi di suspance davvero degne di nota. Il film tende a soggiogare lo spettatore, piuttosto che cercare un valido proseguimento della storia. La "percezione" è il tema del film.
Horror privo di cadaveri o scene splatter che vede una famiglia combattere con delle entità che si manifestano appena. Il film crea suggestione ed eventualmente paura ma l'horror è un'altra cosa. Steiger interpreta la parte di un prete consapevole della situazione a cui viene impedito di operare dalle forze maligne.
Un classico del genere "case infestate da demoniache presenze", anche se visto oggi appare decisamente troppo lento, prevedibile e ripetitivo. Gli elementi ci sarebbero: una bella scenografia, un cast non male (Steiger è un appassionato esorcista), discrete musiche, ma l'insieme appare di routine. Capostipite di una saga (tra sequel, prequel e remake) entrata nell'immaginario americano al punto da essere parodiata in una celebre puntata dei Simpson. Fastidiosa la pretesa di veridicità che schiere di fan si accaniscono a sostenere ancora oggi.
MEMORABILE: George che sfonda la porta con l'accetta sembra essere ripreso l'anno dopo nella scena analoga con Jack Nicholson in Shining.
Più thriller che horror per una classica storia da casa infestata e famiglia americana in pericolo. Nulli o quasi gli effetti speciali qui abbondano piogge torrenziali, tuoni e fulmini, finestre che si rompono, il ritmo è quasi soporifero ma la tensione regge, le interpretazioni sono dignitose e le musiche azzeccate. Insomma, è meglio il sequel di Damiani, nel quale almeno si trova qualche tocco di fantasia e originalità nella realizzazione.
Quella che dovrebbe essere la "storia vera" della famiglia De Feo, si rivela essere un ottimo horror, con scene di elevata intensità emotiva. Il ritmo della pellicola è di pregevole fattura e con il passare dei minuti l'atmosfera insalubre della casa avvolge anche lo spettatore, che si immedesima nel delirio che coinvolgerà la famiglia protagonista della vicenda. Riesce a mescolare suspance a momenti di terrore puro. Sottovalutato.
Film troppo lungo per essere vero, dispersivo quanto basta, con tematiche tipo "casa infestata" o Esorcista (seppure tratte da una vera storia) e alla fine non ben riuscito. Alcune sequenze famose, come le pareti e gli scalini che trasudano sangue e finale rosa. Senza infamia né lode...
Un piccolo classico della cinematografia horror. Questo primo episodio della serie sulle case infestate si fa ricordare positivamente grazie innanzitutto ad un impianto professionale, caratterizzato da una regia solida, attori in parte e soprattutto grazie alle bellissime musiche di Lalo Schifrin. Ottima anche la location e la ricostruzione della peculiare casa, diventata ormai un vero e proprio simbolo. Senza indulgere nello splatter ma puntando sull'atmosfera e sui profili psicologici dei personaggi, Rosenberg confeziona un film inquietante.
MEMORABILE: La casa che gronda sangue; la melma nera.
Troppo piatto per suscitare l'emozione viva che rende un horror appassionante e angosciante allo stesso tempo. Rosenberg cerca di colpire nel segno senza troppi effetti speciali o spettacolarizzazioni orrifiche, ma se non sei sostenuto da qualche trovata geniale hai perso in partenza. Insomma, gettare nel pentolone un po' di Blob e un po' de L'esorcista non sortisce l'effetto voluto: il recupero del cane all'ultimo minuto è ancora peggio...
Adoro questo gioiello, visto e rivisto all'infinito. Rosenberg nel suo primo e unico viaggio nell'horror. Dallo straordinario inizio con il massacro a fucilate, con montaggio alternato, che rimanda alla strage sul tram di L'ispettore Martin ha teso la trappola alla straordinaria melodia macabra di Lalo Schifrin, a Brolin che butta giù la porta a colpi di ascia (se né ricorderà Kubrick per Shining), sino al terrificante finale con le pareti che sanguinano e Brolin immerso in una specie di fango infernale. Semplicemente angosciante e terrifico.
MEMORABILE: L'uomo misterioso che chiede una birra alla Kdder dietro la porta a zanzariera; gli occhi rossi fuori dalla finestra; la baby sitter nel ripostiglio.
Classico del genere horror demoniaco tipico dei settanta. Il film di Rosenberg crea una suspence davvero incredibile, attraverso una tensione rilasciata a piccole dosi e culminante in un lieto fine davvero inaspettato. Il cast è davvero buono, con un Brolin in gran forma, una efficace Margot Kidder e un grandissimo Rod Steiger, incontenibile nel ruolo di padre Delany. Bella la colonna sonora di Schifrin, così come il montaggio spesso velocissimo. Da non perdere per gli amanti del genere.
Lo trovo estremamente sopravvalutato, ma un suo valore ce l'ha. Sceneggiatura solida, ritmo discreto, tema musicale adeguato e suspense quanto basta per arrivare ad un finale inaspettato. Alcuni interrogativi rimangono irrisolti (ad esempio, perché George somiglia al killer?), ma forse è proprio questo il bello. Sicuramente un classico.
Il problema è che mette troppa carne al fuoco: possessione, ghost story, demonio, crisi familiare, medianicità. E riesce male in tutti e cinque i campi perché li tratta con molta superficialità. Film piatto, poco coinvolgente... colpa d'attori scialbi e d'un copione che, non si capisce perché, vuole allungare i tempi senza motivo, visto che non approfondisce nessun aspetto di cui sopra. E dire che regìa e confezione (la OST mi gela il sangue...) valevano molto. Ripetitive e quasi comiche le scene in cui ogni volta che Steiger chiama i Lutz ha dei malori.
MEMORABILE: Una scena molto riuscita nella sua ambiguità: gli occhietti luminosi (del fantasma?) visti da Margot Kidder da dietro la finestra; la soundtrack.
Il primo di una serie di horror-sovrannaturali molto interessanti relativi a fatti realmente accaduti. Peccato che i momenti spaventosi siano pochissimi e che in generale di realmente pauroso ci sia poco. Il primo film della serie purtroppo è così anonimo che dopo averlo visto lo si dimentica immediatamente: se si tolgono le rare scene ad effetto rimane ben poco. Una di queste scene è quella delle mosche nel bagno (poi parodiata in tantissimi film).
Capostipite di una lunga serie, per l’intera durata (quasi due ore) traffica noiosamente con tutto l’armamentario delle case maledette - insetti funesti, scricchiolii, incubi premonitori, cadaveri murati in cantina, tuoni, fulmini e saette -, sotto la vana benedizione del prete Rod Steiger. I sensuali richiami di Margot Kidder in déshabillé suppliscono all’assenza di brividi, mentre la scena del marito che sfonda la porta con la scure è roba vecchia. Il nostro Damiani saprà fare meglio.
MEMORABILE: L’attacco delle mosche; il Crocifisso rovesciato; le pareti che grondano sangue.
Horror sul tema delle case infestate con buone idee di fondo ma che il regista sfrutta male, tanto che la trama e in particolare il finale non risultano del tutto comprensibili riportando alla mente una vaga somiglianza con Shining (il padre di famiglia è la stessa persona che un anno prima sempre nella stessa mansion ha massacrato la prima moglie e i suoi figli?). Comunque mediocre.
MEMORABILE: la scoperta in cantina di una stanza murata, le pareti che grondano sangue, le mosche alla finestra.
Una delle più classiche case maledette del cinema, in cui un'ignara famiglia va ad abitare e trova ogni sorta di orrore. Trama non originalissima, ma all'epoca fece colpo ed è tutt'ora rimasto un punto di riferimento per gli appassionati del genere. Dopo un inizio abbastanza convincente ci si perde però in una serie di colpi di scena che andando verso la fine smettono di sortire il loro effetto, con l'aggravante di qualche momento ridicolo.
Una trasposizione cinematografica che è stata capace di lasciare un piccolo segno, oltre che un numero esagerato di seguiti. La casa si è ritagliata un posto d’onore nell’iconografia delle abitazioni infestate, anche se il punto di forza è la tensione che cresce lentamente per culminare nel finale. Forse la fama è esagerata rispetto al suo reale valore, ma ha comunque una sua dignità.
Un horror (come dice il titolo stesso) in cui alla fine non muore nessuno parrebbe un controsenso a prescindere. Eppure, stranamente, è proprio questo che si spera accada (escluso a qualche ecclesiasta)! La tensione è al massimo per tutto il film, scandita "solo" (o magari proprio per questo) dalla suddivisione temporale à la Shining. Tutto sommato è realizzato in modo perfetto. L'unico (grosso?) difetto è riscontrabile nella mancata conclusione poliziesca. Anche se pare un po' troppo smaccatamente commerciale, non è ridicolo!
MEMORABILE: La fuga della zia suora; Gli occhi luminosi fuori dalla finestra; Il cazzotto al bar; La sensitiva; Le scale grondanti sangue.
Uno dei capostipiti del filone "case infestate". Nulla da eccepire sulla puntuale regia e il professionale cast, con un una menzione particolare per il tormentato Steiger alle prese con le forze del male; quello che viene a mancare è un costante accrescimento della tensione, troppo spesso ancorata a espedienti narrativi oramai risaputi che giocano quasi di sottrazione circa il climax narrativo. Si poteva curare meglio anche la sceneggiatura, incerta nelle fasi centrali (indagini del marito in città) e assente nelle battute conclusive.
MEMORABILE: Lo spettro della bambina che guarda dalla finestra; Le illazioni circa il portale sugli inferi.
Premessa: il libro che ha ispirato questo film è pazzesco, uno dei rari casi in cui un libro ti crea un'angoscia e una paura maledettamente tangibili, ergo aspettarsi un film capolavoro è un grave errore. Detto questo, nonostante una certa lentezza della pellicola in molte parti e dei dialoghi spesso inutili (ripetersi 666 volte "ti amo" mentre intorno la vita si sta distruggendo non ha senso), questo film può considerarsi un piccolo must. E' uno di quei prodotti che, anche se si poteva fare di meglio, è sempre un piacere rivedere.
MEMORABILE: La facciata della casa, una vera e propria icona horror grazie a quelle due finestre e la muratura del camino che danno vita a un volto.
Un prodotto imperfetto che mantiene, però, un suo fascino retrò - tipico della decade a cui appartiene. Il tema delle case maledette viene qui esplorato in un'ottica di atmosfera malsana, senza affidarsi ai veri e propri artifizi del demonio o a scene splatter. Il risultato (complice il minutaggio) è un film che non soddisfa appieno lo spettatore in cerca di golosità horror. Da salvare sicuramente l'ottima prova di James Brolin, il cui temperamento si fa largo sin da subito. Il film avrà vari seguiti, tra cui, più azzeccato, quello di Damiani.
Il plot è quello della casa infestata e ha interessanti risvolti demoniaci. Protagonista è una famiglia americana (oggi inflazionata) in cui il padre comincia a dare segni di nervosismo armeggiando con un'accetta e la bambina a comunicare ingenuamente con una presenza invisibile (l'anno dopo uscirà Shining). Il film ha una certa lentezza e durata consistente ma non è un difetto, permettendo così alla trama di svilupparsi adeguatamente. Non male la casa dalle finestre a spicchio in soffitta, divenuta famosa e presente nei seguiti.
Un grande esempio di cinema horror che passa troppo spesso in secondo piano, un gioiello puro, malvagio e feroce ottimamente interpretato dal duo Kidder/Brolin; ma chi offre una prova magistrale è l'indimenticabile Rod Steiger nei panni dell’uomo di Chiesa. Una pellicola che ti si appiccica addosso lasciando ricordi anche dopo la visione; un film che ha fatto storia (Shining vi preleva di netto la scena della porta sfondata) e pure paura, con quel finale angosciante e melmoso.
In seguito al trionfo del romanzo "Orrore a Amityville", che narrava i patimenti della famiglia Lutz nel 1975 (dibattito acceso sulla veridicità dell'accaduto), ecco il mero sfruttamento commerciale a opera di Stuart Rosenberg. Il film, dal ritmo sonnacchioso e al contempo inquietante, è un campionario d'immagini e situazioni raccapriccianti/attanaglianti corroborate da volti "giusti" e una OST di grande efficacia. La morale di tutto è che se vi offrono una bella casa a buon prezzo, è bene non fidarsi: sarà certamente una fregatura!
Primo capitolo di un'infinita saga horror dedicata alla casa infestata più famosa d'America. Ben confezionato e improntato a una eleganza che non ammette la violenza e gli effettacci, qualche brivido lo concede, ma paga pegno a una certa lentezza narrativa che unitamente a una durata forse eccessiva impedisce di appassionarsi fino in fondo. Brava e sensuale la Kidder, discreto Brolin, Steiger avrebbe meritato più spazio, buoni caratteristi. L'azzeccata colonna sonora di Lalo Schifrin contribuisce a infondere una certa inquietudine.
La robusta colonna portante è il duo Brolin/Kidder, lui barbuto e sudato papà sempre più in bilico e lei di una bellezza spaventosa e quasi impavida. L’arredamento di contro è una lung(hissim)a sequenza di tempi morti, con pochi spaventi e con Rod Steiger a rappresentare le contraddizioni del film: tutte scene superflue (escludendo il notevole unicum con le mosche) ma che spezzano la monotonia e la regia piantata di Rosenberg. Il tema musicale, almeno, è di quelli indimenticabili. Tanta fama e tanti incassi, ma la qualità è di poco sufficiente.
Cult dell'horror che non deluderà chi vuol passare una serata con un discreto film del terrore, ma non si va molto oltre. La tensione è perfettamente distribuita per tutta la pellicola, la fotografia è splendida e il tutto è veramente inquietante, musica compresa. Però l'orrore del titolo sembra non voler mai veramente esplodere, lasciando un po' l'amaro in bocca. Anche la durata è esagerata. Buono l'uso del sangue, efficace e mai eccessivo.
Il film di Stuart Rosenberg è posseduto in primis dalla paura dell’annientamento familiare e in secondo luogo da entità malvagie che fanno a botte con quelle ecclesiastiche. Un anno prima di Shining e traghettatore di un genere, Amityville horror porta sul grande schermo l’itinerario verso la pazzia e la più totale perdita di sé. Testosteronico James Brolin, fanciullesca Margot Kidder. Splendida la colonna sonora firmata da Lalo Schifrin. Sottostimato.
Invecchiato malissimo: oggi alcune sequenze sfiorano il comico involontario. Per fortuna le musiche efficaci e il fatto che, in teoria, il film parrebbe ispirato a fatti realmente accaduti, gli donano ancora un che d'inquietante. Bella prova di Steiger cui, non a caso, fanno recitare la parte di un prete come in La casa nella prateria, nella quale era impegnato fin dal 1974.
MEMORABILE: L'intervento provvidenziale del fido Harry.
Storica pellicola che riprende come antefatto il massacro DeFeo (poi sviluppato nel film di Damiani) per mettere in scena una versione romanzata della vicenda Lutz a seguire. Brolin e la Kidder (fresca di Superman) si rivelano una scelta adeguata, la buona confezione tipicamente ottantiana fa la sua parte, la regia non è eccelsa a causa di qualche calo di tensione, la sceneggiatura è invece pregevole e ricca di atmosfere soprannaturali/demoniache. Alla fine rimane una sensazione oscura, ma anche un senso di incompiutezza reso più palese dal peso del tempo; tuttavia è ancora valido.
A più di quarant'anni di distanza questo capostipite di una lunghissima serie è tuttora un film più che notevole, anche se inferiore agli horror soprannaturali coevi. Mascherato in confezione extralusso grazie al cast e alla regia, è comunque in fin dei conti il solito film exploitation della AIP tratto da una controversa storia "vera". I fan del genere non hanno motivo tuttavia di lamentarsi: l'eccellente Rosenberg e l'ottimo cast reggono perfettamente quasi due ore di durata e alcune ingenuità si fanno perdonare grazie al clima inquietante e a sequenze da antologia del terrore.
La storia del 112 di Ocean Avenue è sempre stata dibattuta (storia vera o leggenda metropolitana? Ma si sa, qualcosa di vero nelle leggende c'è sempre). Rosenberg dirige con mano sicura un thriller-horror a forti tinte ben interpretato da Brolin, Kidder e Steiger (anche Martel non demerita) e che ancora oggi riesce a regalare più di un brivido (basti pensare alla scena di Brolin con la scure, ripresa poi da Kubrick), le pareti che grondano sangue e alla rivelazione nella stanza rossa. Non un capolavoro ma ci si avvicina molto.
MEMORABILE: La stanza rossa; La babysitter nell'armadio; Gli ultimi, agghiaccianti, dieci minuti.
Horror situato sul crinale tra il cinema di paura classico, di ascendenza tourneuriana (in cui l'angoscia e la tensione nascono da insinuazioni più che da esplicitazioni) e la nuova ondata dell'orrore legata a elementi maggiormente splatter e (in senso lato) commerciali o scandalistici. Il risultato è conseguentemente incerto, soffrendo di una conduzione registica disorientata, (s)bilanciata da alcune singole componenti soverchianti: la musica di Schifrin, la fotografia di grande atmosfera, la recitazione emotiva della Kidder e la performance da satanasso pre-Nicholsiano di Brolin.
Amityville, fra cinema e home video, conta ormai 40 titoli, ma tutto inizia da qui. Siamo nel '79, la strage dei DeFeo al 112 di Ocean Avenue e i successivi 28 giorni in cui la famiglia Lutz provò ad abitarci sono materiale fresco e il film si attiene ai "fatti" (o presunti tali) senza strafare. Qualche debito ma soprattutto crediti, anche molto recenti, in ogni caso un titolo importante nel suo ambito. Nondimeno piuttosto noiosetto e certo inferiore per atmosfera a titoli demoniaci del periodo che hanno retto meglio alla prova del tempo. Breve ma intenso il contributo di Steiger.
Ottima la prima metà: si parte con gli omicidi di DeFeo (presentati come raggelanti inserti-flash), si prosegue con le prime avvisaglie della presunta infestazione (le mosche, la metamorfosi psicotica di Brolin ante-Jack Torrance) e si giunge all'acme in brevi scene da brivido (gli occhi nel buio). A lungo andare, tuttavia, gli spaventi scemano e l'over-acting li sorpassa. Lo script tenta una via ibrida fra il documentarismo episodico del romanzo di Anson e il demoniaco “sensazionale” in stile Il presagio o L'esorcista, finendo per scontentare un po' tutti. Discontinuo, ma fascinoso.
MEMORABILE: Le musiche di Schifrin (Goldsmith ne terrà conto per Poltergeist); I patimenti di Rod Steiger; La babysitter nello stanzino; Il maiale dalla finestra.
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DiscussioneRaremirko • 9/01/19 00:43 Call center Davinotti - 3863 interventi
Ma un bel cofanetto anche blu ray, che racchiuda tutta al saga è mai uscito?
DiscussioneCaveman • 9/01/19 07:34 Servizio caffè - 403 interventi
Raremirko ebbe a dire: Ma un bel cofanetto anche blu ray, che racchiuda tutta al saga è mai uscito?
A memoria mi pare esista un box con i primi tre, però dovrei controllare bene, e si parla di dvd. Con saga che intendi, perché qui con il nome Amityville, che non essendo coperto dà copyright da la possibilità a chiunque di intitolare un titolo in quel modo, i film proliferano.
Raremirko ebbe a dire: Ma un bel cofanetto anche blu ray, che racchiuda tutta al saga è mai uscito?
Da noi temo proprio di no (in blu ray solo il Possession di Damiani e il 3d di Fleischer, se non erro)
DiscussioneCaveman • 9/01/19 12:40 Servizio caffè - 403 interventi
Magari prima o poi.. Però ci sono pur sempre due inediti per ora.
DiscussioneRaremirko • 13/01/19 21:48 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buiomega71 ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Ma un bel cofanetto anche blu ray, che racchiuda tutta al saga è mai uscito?
Da noi temo proprio di no (in blu ray solo il Possession di Damiani e il 3d di Fleischer, se non erro)
Lo prenderei subito; chissà perchè il titolo non è coperto da copyright...
DiscussioneCaveman • 13/01/19 22:18 Servizio caffè - 403 interventi
Raremirko ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Ma un bel cofanetto anche blu ray, che racchiuda tutta al saga è mai uscito?
Da noi temo proprio di no (in blu ray solo il Possession di Damiani e il 3d di Fleischer, se non erro)
Lo prenderei subito; chissà perchè il titolo non è coperto da copyright...
Penso perché trattandosi di un luogo non si possa fare e così proliferano gli horror con Amityville nel titolo, alcuni penso anche prodotti dalla Asylum.
A breve il blu ray della Midnight Classics, in un cofanetto che contiene anche Amityville possession e Amityville 3 (già usciti per la Pulp, tra l'altro).
Il 12 marzo scorso è morto Ronald De Feo jr, autore della strage di Amityville del 1974, rimasto in carcere a vita da quando fu arrestato, e morto in circostanze misteriose (non ci sono fonti verificate sulla causa della morte) presso l'ospedale di Albany. Non ci sono ancora fonti verificatre a distanza di oltre quarant'anni sugli omidici di Ocean Avenue, ed è morto in circostanze altrettamento misteriose.