Tratto da "Maigret au Picratt's" (in italiano "Maigret al night club" o "Maigret al Picratt's"), è l'unica interpretazione di Gino Cervi dedicata al celebre commissario realizzata per il grande schermo. Landi, trovandosi a girare a Parigi, rispetto alla serie tv da lui diretta ha modo di far scorrere il film in maniera più fluida e vivace. Sempre pregevole l'interpretazione di Gino Cervi. Peccato solo non ritrovare la bravissima Andreina Pagnani. Da conservare.
Interessante, ma un po' debole nella seconda parte, con una soluzione conclusiva che non è supportata da nessunissima prova. Se non fosse per la presenza del colore, per un ritmo meno lento e per l'ambientazione "peccaminosa", parrebbe uno sceneggiato della RAI di Bernabei. Interessante il primo omicidio (guanti neri e soggettiva dell'assassino). Gino Cervi godibilissimo come sempre. Garrone meno. Curiosa la scelta di cast per le due spogliarelliste: la cubana è Marisa Traversi (ha la pelle scuretta...), la russa è la felina Gabriella Giorgelli!
MEMORABILE: La Giorgelli scosta la fila di abiti e appare all'improvviso seminuda: epifania che alla prima mia visione mi turbò un poco (avevo 12-13 anni...).
Maigret formato grande schermo si scuote di dosso il grigiore degli esterni posticci e la polvere dei prolissi dialoghi, indossa un caschetto sbarazzino e un trucco vivace: non sarà il Crazy Horse, ma certo è Pigalle! Il Commissario, comunque, è sempre lui: più avvezzo a scrutare con occhio clinico le debolezze umane che a tessere le impeccabili trame della logica, ma Cervi è in gran forma. Film abbastanza dinamico, con tanto di caccia all'uomo "poliziottesca", begli scorci parigini, dal Lungosenna a Place Des Vosges. Buon adattamento di Simenon, e buon traghettamento della fiction al cinema.
MEMORABILE: "Se viene fuori uno scandalo, ci coinvolgerà tutti, e lei non ne ha il diritto, Maigret!" "No, ma ne ho il dovere!"
Unica sortita del Maigret di Gino Cervi per il cinema, sempre diretto da Mario Landi. Il celebre commissario di trova ad indagare su due delitti avvenuti nel mondo dei nightclub parigini. La trama poliziesca non è granché, ma resta l'indiscusso piacere di ritrovare Cervi alle prese con il suo personaggio più riuscito. La location parigina viene inoltre discretamente sfruttata dal regista. Grave lacuna l'assenza della Pagnani.
Interessante trasposizione cinematografica del personaggio di Maigret. Peccato soltanto che nella seconda parte il film perda un po' di colpi, perché inizialmente è davvero notevole; poi però la sceneggiatura sembra non funzionare più, il ritmo frena e la soluzione finale è un po' deludente. Ad ogni modo la prova di Gino Cervi nei panni di Maigret è davvero ottima (credibilissimo) e diviene motivo di interesse nel guardare il film. Piccola parte per la Traversi e la Giorgelli (che ci concede un mini strip). Belle le location parigine.
Piacevole certo, ma nulla più. "Colpa" soprattutto di una trama un po' inconsistente che non riesce ad avvincere come si dovrebbe in un film di genere e di una regia un po' scialba. Anche la soluzione dell'enigma è un po' gratuita (ma ciò può accade spesso nei gialli). Alla fine, come già accadeva nella serie tv , si guarda più al grandissimo Cervi che al resto.
Il passaggio dal monoscopio al grande schermo giova al ritmo, meno sonnolento e imbalsamato che nello sceneggiato, e anche se la storia non è la migliore, il buon Gino Cervi riesce comunque a convincere. Invecchiato, ma godibile come le musichine lounge di Trovajoli. Premio Inattendibilità del cast alla Giorgelli "russa, come me. Di Marsiglia" (ah ecco).
Meno pantofolaio rispetto alla versione televisiva, il Maigret di Gino Cervi su grande schermo si concede una "full immersion" nel quartiere più peccaminoso della Ville Lumiere, fra droga e spogliarelli, allegre donnine ed efferati delitti, argomenti off limits per la castigatissima Rai degli anni '60. Aiutato dall'uso del colore e dalle autentiche location parigine, Landi traspone le pagine di Simenon con professionale pulizia ma incappa in una sceneggiatura che, soprattutto nella parte finale, arranca vistosamente perdendo più di un colpo.
Gino Cervi, dopo aver interpretato Maigret nei famosi sceneggiati in bianco e nero della Rai, è nuovamente nei panni del famoso commissario in questa coproduzione italo francese diretta sempre da Landi (sua anche la regia degli sceneggiati) e con le musiche di Trovajoli. Le ambientazioni parigine e il valido cast a predominanza italiana favoriscono la buona riuscita della pellicola in cui l'approfondimento degli aspetti psicologici della vicenda va a scapito del ritmo, piuttosto lento a esclusione del finale.
Più dinamica e meno castigata rispetto allo sceneggiato, quest’unica incursione di Maigret-Cervi sul grande schermo sfrutta bene l’ambientazione parigina. La sceneggiatura non è impeccabile e si sente la mancanza della Pagnani ma, grazie al brillante cast di contorno all’inappuntabile Cervi (nel quale meritano menzione almeno la Kedrova, Garrone, il minuto Bandini e Cerusico) e alle musiche lounge di Trovajoli, questa trasposizione di Simenon scorre via piacevolmente.
MEMORABILE: “In questa stagione per le donne è di moda farsi strangolare”; I siparietti tra Maigret e Lapointe; La “russa marsigliese” (Gabriella Giorgelli).
Fa sempre piacere vedere un grande attore come Gino Cervi, ma devo dire che questo poliziesco con protagonista Maigret ha ben poco da dire. La trama gialla è piuttosoto insipida, ma quantomeno il protagonista riesce a dare al tutto un suo perché. Buone le ambientazioni e la prova generale del cast (figura anche un giovane Riccardo Garrone).
A Pigalle, fuori dal microcosmo ovattato e loquace degli episodi televisivi, Maigret non perde smalto ma lascia emergere certe rigidità pregresse. Il personaggio non cede (Cervi lo padroneggia), l'atmosfera peccaminosa e delittuosa c'è; ma lo svolgimento e la tensione psichica rischiano di trasformarsi in vapore acqueo. Peccato, perché, non avendo qui i lacci del formato catodico, si sarebbe potuto osare in sperimentazioni, in audacia visiva (siamo nei frizzanti Anni Sessanta); qualche guizzo c'è, ma l'insieme resta convenzionale.
Dopo un ottimo inizio, dal punto di vista della trama, il film perde molti colpi e il twist finale (che avviene anche in modo non particolarmente interessante) non fa guadagnare punti al film. Ad ogni modo la cornice è decisamente migliore: sia le vere e ampie location esterne francesi che la buona recitazione da parte dell'intero cast (ed è sempre bello vedere Gino Cervi nel ruolo di uno dei suoi personaggi più amati dal pubblico).
In procinto di raggiungere la moglie in vacanza, Maigret viene coinvolto nelle indagini sull'omicidio di una spogliarellista... A parte il colore e qualche centimetro in più di pelle scoperta, questo excursus per il grande schermo non si discosta molto dal format tv, anzi nel complesso è inferiore alla qualità media degli episodi televisivi per il minore interesse della trama e soprattutto della risoluzione del caso. Cervi, al solito perfetto per il ruolo, giustifica ampiamente la visione, mentre l'assenza dalla Pagnani viene motivata ma comunque si fa sentire.
Dopo il successo dello sceneggiato televisivo il Maigret di Cervi approda al grande schermo e ne guadagna il colore (bella fotografia di Ruzzolini con Massaccesi alla macchina) e qualche bella esterna parigina (noblesse oblige). La trama non è un granché e in alcuni punti pare telefonata, mentre la sceneggiatura è orfana delle elucubrazioni del commissario e procede per linee rette. Buoni il ritmo, che tiene lontana la noia e la prova del cast, ove accanto a un sontuoso Cervi si segnalano Garrone e Bandini. Un film nel complesso discreto.
Mediocre giallo di taglio prettamente televisivo diretto da Landi per il cinema. Maigret, bonario uomo di legge, usa qui metodi non troppo ortodossi, come entrare in una casa senza autorizzazione o liberare un sospettato per poterlo pedinare, pur sapendo che si mette in serio pericolo la sua vita. Se vedere Gino Cervi con la pipa in bocca che gironzola per Parigi è sempre un piacere, la vicenda è loffia, e il finale fumoso. Le scene di azione poi sono poche e malfatte.
Il buon Maigret questa volta dovrà sbrigarsela in quel di Pigalle, dove viene trovata una spogliarellista tanto carina quanto pericolosamente immischiata in loschi traffici. Al solito sarà il suo acume a primeggiare su un mare di mediocrità e goffaggini nelle indagini. Suggestive le cartoline parigine che contrastano con gli ambienti del malaffare, resi piuttosto realisticamente. Il broncio seccato e i modi sbrigativi di Gino Gervi sono l'insostituibile sigillo dell'intera l'operazione.
Simile a un episodio della serie, ma purtroppo senza quell'atmosfera data dal bianco e nero e con un Cervi più aperto, che sembra un po' prendersi una vacanza dal Maigret originale, con qualche battuta e ammiccamento. Anche l'indagine non è niente di eccezionale, ma grazie a un discreto ritmo e alle seconde linee, come il povero Lognon che mette alle calcagna del sospettato, lo si segue con un certo piacere, fino all'epilogo cantinesco-movimentato e al finale non proprio memorabile. Nota di merito per l'ubicazione dei gioielli.
MEMORABILE: Maigret al telefono col barista: "C'è un signore che conosco lì, glielo descrivo". "Non serve che lo descriva". "Ma come!?". "C'è un solo cliente".
Curiosa sortita del celebre commissario, impersonato alla grande da Cervi, sugli schermi cinematografici. Non che siano molte le differenze con le puntate televisive, ma il formato 1.85:1 e il colore si notano. La trama è un po' ingarbugliata e con una soluzione finale che non convince molto; quello che rende godibile la visione è la prova attoriale di Cervi, che impersona degnamente Maigret. Il resto del cast svolge degnamente il lavoro. La regia diLandi è corretta ma anonima. Colpisce la sequenza del primo delitto, con assassino nero guantato e relativa soggettiva.
Qui ci sono il colore e un'ambientazione spinta, perché siamo nel quartiere degli spogliarelli e la vittima è proprio la ragazza di un locale. Per il resto, i ritmi sono quelli classici (lontani dal nostro gusto attuale, ma fanno molto epoca) e Gino Cervi è come sempre magnetico. Un piacevole tuffo in un passato lontano, in un modo di fare spettacolo molto diverso dai nostri giorni.
Il cinema è proficuo, per il Maigret di Cervi. Il taglio è moderno, il ritmo serrato. Il colore esalta l'ottima ambientazione parigina, ricca d'esterni, e anche il buon tema musicale aiuta. La vicenda gialla funziona, anche se l'intuizione fatale di Maigret piove un po' dal cielo. Nel mezzo una sforbiciata avrebbe giovato ulteriormente. Inizio intrigante con anticipazione argentiana, finale con discreta azione.
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MusicheOrsobalzo • 13/07/12 12:14 Pulizia ai piani - 1142 interventi
Gradevolissima, e sicuramente intrisa nell'atmosfera del film, la colonna sonora del maestro Armando Trovajoli. Purtroppo introvabile (almeno così mi risulta).
A volte è stupefacente sentire come questi grandi musicisti riescano a realizzare con precisione, direi, le idee di registi e sceneggiatori; ma anche per questo, evidentemente, sono grandi.
Qualcosa ho trovato in rete. Manca un pezzo, ma gli altri due ci sono:
Quando Albert parla con Arlette sulla riva, usa un tipo di "pròstesi" (http://it.wikipedia.org/wiki/I_eufonica), dicendo "in Ispagna". Reperto lessicale quasi archeologico...