Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Galbo: Tra i migliori film interpretati dal principe De Curtis, diretto da Bragaglia in una commedia degli equivoci che si svolge tra Napoli e un Algeri bene resa dal punto di vista della cartatterizzazione ambientale. Classica commedia degli equivoci dalla sceneggiatura "scoppiettante", specie nella prima parte dove si gioca sull'ambiguità della terminologia musicale. Nella seconda parte il ritmo cala un po'.
Lovejoy: Modesta commediola diretta senza particolare estro da Mogherini e interpretata da un cast decisamente svogliato. Villaggio replica all'infinito il personaggio fantozziano per eccellenza, bistrattato da tutto e tutti; Banfi si limita a sciorinare tutto il suo collaudato repertorio fatto di "Madoonna.. " e cose simili; Moschin non crede per nulla a quello che fa e lo si vede chiaramente. L'unico divertente risulta Bucci: un po' poco per una pellicola di novanta minuti.
Alesh: Un film molto scorrevole, semplice e che fa ridere allo stesso tempo. Stereotipi del Sud Italia ma con interpretazione comico grottesca, con allo stesso tempo un finale estremamente positivo. Ottima l'interpretazione di Buccirosso/Bancomat (da notare tra l'altro che la Bcc Nova Siri Laurenzana esiste veramente). Molto interessante la scena della teleferica/direttissima. Lo consiglio!
Pessoa: Trama facile facile per l'ennesima commedia sexy sull'impotenza maschile. La prima parte regge meglio grazie a bravi caratteristi come Leontini e Ressel, poi la sceneggiatura scade nel banale. Giuffrè non ha purtroppo la verve comica di Banfi o Montagnani e spesso il film langue. La Fenech una volta tanto protagonista assoluta è bravissima e concede spesso le sue forme perfette alla camera, prendendosi in carico una buona parte del film. Ma non basta per la sufficienza.
Luchi78: Sinceramente mi è molto piaciuto. Film che ti tiene fino all'ultimo attaccatto al video fino al crescendo finale. Buono l'intreccio e i colpi di scena; anche lo spunto per riflettere sulla pena di morte non manca. Fuori luogo solo la Winslet che proprio non convince, forse più per colpa dell'accoppiata con Gabriel Mann in un ruolo troppo "macchiettistico".
Ultimo: Nonostante la presenza di due protagonisti giovanissimi, il film è riuscito; grazie a una vicenda non banale (una ragazza ha una malattia che le impedisce di uscire di casa...) che viene gestita senza ingenerare troppa tristezza nello spettatore. Un giorno lei si innamora del vicino di casa: come farà ad avere una vita normale? Pellicola niente male nel complesso, con anche qualche sorpresa nella seconda parte.
MEMORABILE: Il primo incontro tra i due giovani, che si inviano messaggi guardandosi dalle rispettive finestre.
Galbo: Volendo replicare la formula del melodramma musicale noir del film precedente, i Manetti bros. non ne ripetono il risultato. Ammore e malavita è un film riuscito nell’intreccio della storia, nelle location realistiche ed iper popolari e nella bravura degli interpreti. I limiti sono quelli di una colonna sonora anonima con qualche eccezione (il numero tra le bene di Scampia) e di una lunghezza eccessiva.
Lythops: Ritorna Callaghan per la gioia degli aficionados, ma il regista non brilla quanto a personalità e sforna un sequel piuttosto piatto che si affida a idee già percorse, salvo quella dell'inquietante modellino che dà vita a un interessante, per quanto improbabile, inseguimento per le discese di San Francisco. Compare un giovanissimo Jim Carrey che, da quel che si vede, non accrescerà di molto le proprie espressioni negli anni a venire. Guardabile non senza sorridere pensando a Sledge Hammer.
Supercruel: Le risate ci sono, in più di una occasione. Certo però questo capitolo della saga fantozziana è uno dei peggio realizzati. L'idea è buona, ovvero riproporre il personaggio di Fantozzi alle prese con varie epoche storiche, però tecnicamente parlando siamo ai minimi storici (effettacci, brutte ambientazioni, ...) e il livello della gag è davvero molto discontinuo. Ricordo che da ragazzino mi faceva impazzire, rivisto oggi l'ho trovato invecchiato molto peggio rispetto ai bellissimi primi episodi.
Caesars: Ennesimo "triangolo" con tragedia annessa. Adrian Lyne non racconta nulla di nuovo, anche se lo fa abbastanza bene e riesce a tener desta la nostra attenzione (pur con qualche momento di stanca, a esser sinceri). Richard Gere fornisce una prova dignitosa e nulla più; meglio di lui, forse grazie anche a un personaggio più interessante, la moglie fedifraga, Diane Lane. Prodotto "medio" hollywoodiano, con i relativi pregi e difetti, che si lascia guardare.
Siska80: Prodotto indirizzato ai bambini in cui grafica e animazione sono pienamente sufficienti, mentre il resto non è affatto originale né tantomeno coinvolgente, a partire dalla trama scontata nella quale un indomito porcospino femmina si mette sulle tracce di chi ha provocato una grave siccità nella foresta. Immancabili il compagno di avventure (qui uno scoiattolo), gli alleati, i pericoli da affrontare e il nemico da sconfiggere (ma l'happy end è garantito, com'è ovvio); detto in parole povere, si può evitare senza alcun rimpianto.
Puppigallo: Un po' operazione nostalgia, un po' naturale continuazione di una saga, che sembra non avere fine (arriveranno anche i figli dei figli?), questa pellicola, per quanto confezionata dignitosamente, vedibile, con attori che comunque non sfigurano, proprio non colpisce, persino durante gli incontri. E' già stato detto tutto; e il fatto che venga riproposto, cambiando solo l'ordine degli addendi, non è sufficiente a dare vita a un qualcosa di originale (meglio alcune parti di vita vissuta). Si finirà anche per respirare un'aria buonista da "Volemose tutti bene comunque" che non aiuta.
MEMORABILE: Drago nel locale di Rocky "Belle foto... nessuna mia"; "Non gettare quella spugna" (un omaggio al padre); Il ring nel deserto (mancava solo questo).
Gabrius79: Un film che parte da un'idea di base risaputa che però viene sviluppata in maniera gradevole, anche con trovate di buon gusto. L'accoppiata Castellitto/Ferilli funziona bene e diverte, stesso dicasi per la Fabrizi che rende ottimamente il suo personaggio. Catania e Calabresi sottotono. Peccato questo vizio abusato di usare pellicole a colori giallognoli.
Pinhead80: La vita di una brava ed avvenente avvocatessa viene messa in pericolo da una serie di delinquenti pronta ad ucciderla. La proteggerà un poliziotto che sta uscendo da una burrascosa storia d'amore. L'azione è tanta e il ritmo è tenuto sempre alto anche se la qualità del film in generale non è eccelsa. Cindy Crawford, oltre ad essere un vero e proprio schianto, dimostra di avere anche delle discrete doti recitative. Selvaggia e allo stesso tempo molto sensuale la scena di sesso ambientata sul vagone del treno. Appena al di sotto della sufficienza ma comunque godibile.
Victorvega: Discreta commediola, caratterizzata dal tema molto attuale, che le permette di distinguersi. La storia è gradevole e simpatica, grazie al burbero Abatantuono e agli inserti comici, quasi totalmente riservati ad Abbrescia il cui personaggio è quello che costituisce il divertente del film. Bravi gli attori e belle le ambientazioni, con Civita a ritagliarsi uno spazio notevole. Nel complesso un film vedibile, buonista. Punto negativo il finale, che appare "buttato lì" per concludere in qualche modo.
Graf: Film a episodi come se ne facevano tanti intorno alla metà degli anni ’60 ma dallo standard molto più basso della media e con il riciclaggio, forse, di alcuni scarti di sceneggiatura. Quello con Sordi è piatto come il tappeto di un biliardo e di un umorismo alquanto triviale e non si capisce bene dove voglia andare a parare; quello con Buzzanca è solo un maldestro intervento a gamba tesa sul concetto di fedeltà coniugale; più vivace e intelligente quello di Risi, che riesce a condurre fino alla fine la sua storiella di finte corna con allegra ironia.
MEMORABILE: Simpatica e spassosa la grande attrice napoletana Tecla Scarano nel ruolo della "rompiscatole" e ricchissima prozia di Olga nel secondo episodio.
Rambo90: Due donne che si odiano ricevono in eredità da quello che è stato per loro ex e marito un bimbo cinese di cui non erano a conoscenza. Da qui una classica trama di avvicinamento tra le due protagoniste, entrambe brave e a loro agio nei rispettivi, classici ruoli, ma penalizzate da una sceneggiatura prevedibile e che abusa di battute banalissime e poco simpatiche. Il meglio viene dai siparietti con Morelli (artista fidanzato con la Buy) e dalla straripante simpatia della Gerini. Mediocre.
Ciavazzaro: Discreto film di guerra con un bravo Charlton Heston. Non è sicuramente uno dei migliori appartenenti al filone, ma il cast di star è notevole: Fonda, Mitchum e gli altri, ma alla fin fine si fa guardare con piacere. Ottime seppur un pochino invecchiate le scene "d'azione", merita sicuramente la visione (almeno una).
Furetto60: Fantascientifico piuttosto claustrofobico che si regge sulla tensione creata dai dialoghi più che sull’azione. Le interpretazioni del trio di protagonisti principali è notevole e anche gli effetti speciali non sono da meno. Però, sarà per quella sfera che ricorda il monolite di 2001, sarà per una certa ripetitività degli eventi, nella parte centrale rallenta. Il finale è niente male.
Luchi78: Come musical può anche funzionare, peccato che siamo abituati a vedere un Woody Allen in panni diversi, sicuramente più pungente e sarcastico di quanto un balletto con associata canzone possa offrire. Una sorta di ibrido che alla fine rischia di lasciare scontenti un po' tutti; e poi qualcuno mi spieghi Julia Roberts ed Edward Norton cosa c'entrano coi tipici personaggi dei film di Allen...
Dusso: Questo film dei Vanzina regge solo (piuttosto bene) la prima metà, poi si fa tutto terribilmente ripetitivo e noioso; la vicenda perde ogni vivacità e anche Mattioli e Salemme riescono a far poco. Molto bella la colonna sonora (non male neppure il tema musicale, anche se fin troppo ossessivo). Sono 25 anni che in questi film i personaggi si chiamano Proietti o Colombo (ma dico io, non sarebbe ora di cambiare?). Terribili i filmati dei treni (chiaramente presi dagli anni 80) che si vedono nel finale spacciati per riprese di oggi.
Nancy: Mediocrissimo tentativo all'italiana di raccontare una storia omosessuale tra donne: se si fosse trattato di una coppia eterosessuale la trama sarebbe stata oltremodo banale, ma per la regista evidentemente bastano la conversione e riconversione sessuale della Buy e la "grezzissima" Ferilli versione lesbo per raccontare una storia che ha l'ambizione di Adèle ma rimane inevitabilmente ingabbiata in stereotipi e timidezze (si vede solo un mezzo bacetto). La Ferilli a briglia sciolta è forse l'unico motivo per vedere il film (trashisticamente parlando).
Belfagor: Seguito di Stuart Little che vede il topolino protagonista incontrare un uccellino di nome Margalo, minacciata da un falcone. Questo sequel ha gli stessi pregi e difetti del capostipite, sebbene la storia sia più movimentata e gli effetti speciali siano migliorati. Adorabile Geena Davis nei panni della signora Little, divertente il pavido e sardonico gatto Fiocco Di Neve che stempera gli eccessi di zucchero. Ben realizzate le sequenze aeree.
Piero68: Ennesimo pacco dei Vanzina che scopiazzando a piene mani da famosi film degli anni 60-70 mettono su questa barracconata ad episodi che non è nemmeno lontana parente delle gag originali interpretate da mostri sacri quali Sordi e Chiari (in questo film sostituiti da Brignano, Salvi e Greggio). Sceneggiature deboli e dialoghi deludenti per episodi non solo noiosi ma addirittura irritanti come quelli di Salvi e Ceccherini. Unica chicca l'episodio interpretato dal grande Proietti. ultimo vero comico ancora in circolazione. Vale da solo 2* e 1/2.
Cotola: Primo e migliore della serie (che vanta ben 3 seguiti), è un solido film action pieno di ritmo e realizzato con mestiere da Donner (le scene d'azione sono molto ben girate) e condito da dosi massicce di ironia e con tanta violenza che risulta meno patinata e ben più vigorosa della media. Bravi e funzionali i due protagonisti. Adatto a chi ama il genere e a chi cerca un film da vedere senza troppo impegno.
Piero68: Film controverso: da una parte cicca l'intento di creare un remake del classico che fu di Schaffner ma dall'altra sfoggia nel cast tecnico un grandissimo Rick Backer al trucco (7 volte premio Oscar) e un altrettanto brava Atwood ai costumi (3 volte premio Oscar). E non è un caso che proprio trucco e costumi siano i punti di forza del film. Anche perché il cast "umano" lascia alquanto a desiderare, con un Wahlberg ancora immaturo per rivestire quel ruolo. Bravi gli "scimmieschi" e fuori posto il pistolotto eco-sociale-antropologico.
Cangaceiro: Film ambientato nella Hong Kong della contaffazione durante i giorni del passaggio dei poteri dalla Gran Bretagna alla Cina (1997) tra innumerevoli inseguimenti, esplosioni e sparatorie. Il regista Tsui Hark muove fin troppo la macchina da presa così che le scene d'azione risultano confuse e contraddistinte da un eccessivo uso del ralenti. La sceneggiatura poi è abbastanza pasticciata. Van Damme ha il physique du role giusto ma quando cerca di fare il simpatico non si regge, al contrario del bravo Schneider. C'è anche un annoiato Paul Sorvino.
Siska80: Giovane e bella principessa si finge una persona qualunque e trova un lavoro presso una stazione sciistica. Uno di quei film dei quali si potrebbe prevedere ogni sequenza: incontro a pochi minuti dall'inizio, reticenze reciproche iniziali, prime confidenze, approcci durante un ballo, verità scoperte all'ultimo momento, riavvicinamento ed epilogo "al bacio". Non male la coppia protagonista, ma ciò che desta l'attenzione sono, oltre all'atmosfera infantilmente fiabesca fuori tempo massimo (che strappa anche un sorriso nostalgico), le meravigliose location innevate. Appena mediocre.
Pigro: La fiaba di Andersen rivive con molte variazioni che puntano decisamente sull’esaltazione dei legami della famiglia, declinati in vario modo durante il viaggio della protagonista per ritrovare il fratello imprigionato. La trama non riserva particolari complessità, indirizzando il film verso un pubblico infantile con conflitti facili e risoluzioni esili. Tuttavia il disegno è piuttosto piacevole e i due accompagnatori (ermellino e troll) moderatamente carini anche se decisamente copiati (L’era glaciale è il grande riferimento).
Puppigallo: Viste con la nipotina, le avventure dell'orsetto un po' sciocco e ghiotto di miele risultano piacevoli, ricche di simpatici spunti (i personaggi interagiscono col libro, ne scombussolano le lettere, passando da una pagina all'altra). Realizzate con tecnica classica, senza computer grafica, aggiungono quell'artigianalità che si è un po' persa. Il risultato è un buon prodotto d'animazione, a tratti spiritoso e sicuramente educativo (si fa leva sull'amicizia e sull'aiuto reciproco). Nel suo genere, riuscito. P.S. Il film è preceduto da un passabile cartone sul mostro di Loch Ness.
MEMORABILE: I protagonisti cadono nella buca preparata per il mostro e rimangono intrappolati. Ma in realtà, Pooh riesce a uscire senza che gli altri realizzino.
Daidae: Ennesima fesseria all'americana: i soliti terroristi arabi (mai che fossero europei o americani, o africani) dirottano un aereo ma dovranno vedersela con una "delta force"... Se visto da un lato "politico" questo film irrita, visto invece a freddo ossia senza calcolare l'ideologia... è un buon film di azione: le scene con le sparatorie sono discrete e per tutta la durata il film non annoia.
MEMORABILE: Lo scontro tra il capo terrorista e il secondo in testa, l'atterraggio di "fortuna" e l'esplosione dello Stealth.
Alex75: Commedia a episodi, il cui filo conduttore sono altrettanti processi. Il primo, con Lino Banfi, è piuttosto chiassoso, tutto giocato sugli equivoci e sul funambolismo verbale del comico pugliese. Il secondo è greve, con Pippo Franco en travesti, vittima del trucido Onorato. Il terzo è il migliore, grazie a Pozzetto che sforna una serie di gag e battute memorabili nel ruolo di un taxista che tratta con cura maniacale la sua 128. Ottima l’”altra metà” del cast (Fenech, Lassander e Garganese).
MEMORABILE: Glauco Onorato (alias Duilio Mencacci, nome vagamente bracardiano) verifica la femminilità della sua “cameriera”; Pozzetto e la sua 128 gialla.
Gugly: Grandissimo film, fin dall'apertura (i registi della Pallottola spuntata hanno voluto copiare???). Un Tognazzi realista e disincantato (ma con i sogni di donne del Tognazzi uomo) che alla fine deve arrendersi alla realtà; è la (buona) gente, bellezza. I temi musicali di Trovajoli completano un piccolo gioiello da tenere in una videoteca che si rispetti.
MEMORABILE: Tognazzi, rivolto in camera: "Perché, siete tutti leoni voi?"
Capannelle: Film per ragazzi con buone carte anche per gli adulti. Scorci di natura selvaggia e di lifestyle che farebbero la felicità di chiunque e una regia/fotografia che sanno valorizzarli. Dialoghi e storia non regalano sorprese ma procedono con maestria, azzeccano alcune trovate (la crociera) e il giusto inquadramento dei personaggi: se Abigail Breslin mantiene una bella spontaneità, la Foster diverte abbastanza e Butler fa il suo senza impressionare. Sconsigliato a chi è troppo schematico.
MEMORABILE: "Alex Rover è un eroe. Lui salva le persone. Non è lui che deve essere salvato".
Gabrius79: La resa di Brignano al cinema non è mai stata al top, ma in questa occasione possiamo dire che rende meglio del solito grazie al suo modo di fare un po' stralunato e ad alcuni momenti che vanno a segno. Disseminati qua e là alcuni sorrisi che talvolta danno vigore a una sceneggiatura altrimenti scontata. Bene la Minaccioni che, pur non apparendo tantissimo, lascia il segno e conferma la sua innata simpatia, mentre la Spada se la cava al meglio e ci regala una deliziosa silhouette. Bene le musiche.
Simdek: Classica storia di un sequestro di un ragazzino che fa angosciare genitori, polizia e il mondo intero che aspetta notizie. La scelta di Howard di affondare le radici della tensione in un immobilismo (di rapitori e genitori del rapito) che si trasforma via via in ansia, è particolarmente efficace e penetrante. Gibson discreto (ottima la scena in cui si dispera sul terrazzo di casa) e Sinise, ottimamente viscido e azzeccato nel suo ruolo, danno un bel contributo al climax. Bello il finale e un interrogativo inevaso nel finale.
MEMORABILE: La disperazione di Gibson in terrazza; Il bambino in piedi che se la fa sotto quando sente una certa voce.
Galbo: Sottogenere molto fertile, quello dello "shark movie" si ripresente periodicamente nei cinema, spesso riscuotendo un certo successo di cassetta. Le vicende sono sovente improbabili e Shark 3D non fa eccezione. Facendo la tara all'implausibilità della storia, bisogna ammettere che tecnicamente il titolo è parecchio curato e le scene in cui sono presenti gli squali colpiscono decisamente. Il limite (comune peraltro a molti di questi film) è la presenza di personaggi che rappresentano insopportabili clichè e che non suscitano alcun interesse.
Puppigallo: Più che di boxe si parla del passato che ritorna, trasformando un'amicizia fraterna in un misto di odio-invidia. Detto ciò, seppur qua e là ci si ricordi che sarebbe pur sempre un film sul pugilato, purtroppo, persino durante gli incontri (anche accettabili) bisogna sorbirsi un doppiaggio dei commentatori dei match non all'altezza; e questo fa sì che la sensazione sia di artificioso, nonostante si tenti di sporcarlo un po' con vecchie storie da strada. Oltre ad alcune belle riprese durante i match, alla fine resterà solo la simpatia della figlia, molto più sveglia del padre.
MEMORABILE: Lo studio di Creed del punto debole nel primo match; "Sei vecchio e scassato"; Il poderoso montante dell'avversario al ralenti.
Herrkinski: Un classico delle Tv private di qualche anno fa, questa commedia sexy iberica (diretta da un irriconoscibile Larraz) è una pochade che mette in scena turbamenti adolescenziali (da qui l'idea dei distributori italiani per il titolo, ispirato al nostrano Malizia) nonché rapporti saffici e le classiche corna coniugali, in un sunto del genere che non annoia ma che non brilla nemmeno; le parti comiche (tipo le gag dal barbiere gay) sono comunque discrete e fa piacere rivedere qualche faccia nota del nostro cinemabis qui "prestata" agli spagnoli.
Puppigallo: Le potenzialità c'erano, per una favola di un certo livello, ma se si esclude il procedimento dei sogni, alla fine resta ben poco. Il gigante (nano), col suo lessico "non proprio da manuale" e la speciale sensibilità auricolare non è male, ma il resto, bambina compresa, non colpisce più di tanto, anzi. Se poi si aggiungono, una combriccola di giganti dementi e non certo realizzati particolarmente bene e un'ultima parte tremendamente inglese, ecco che il risultato non può che essere un prodotto sì anche vedibile, ma che non ha la forza e la sufficiente magia per restare nella memoria.
MEMORABILE: Il raro musicante fantasogno; "Lui è vero schifo sogno".
Belfagor: Niente di nuovo sul fronte della trama per questa discreta commedia, resa tuttavia gradevole dalle buone performances dei protagonisti. Martin e la Hawn ben si adattano alle virate farsesche del film, specialmente nella seconda parte in cui il loro piano si fa sempre più astruso ed improbabile. Per il resto, il film non è diverso da molti altri dello stesso filone. Ciononostante la sua visione non dispiace, essendo fatto apposta per una rapida metabilizzazione.
Mutaforme: Continuavano a chiamarli Trinità e Bambino e loro continuavano a divertire. Davvero Bud Spencer e Terence Hill erano in splendida forma, un'accoppiata perfetta che sarebbe diventata simbolo di un nuovo genere di film, quello del western comico all'italiana. Il secondo capitolo non delude affatto e anzi rilancia. ***
Galbo: Appreso della malattia grave e rara (l'adrenoleucodistrofia)che ha colpito il loro bambino, due genitori studiano una possibile cura. Diretto dal regista australiano George Miller e tratto della vera vicenda dei coniugi Odone, il film si muove sul terreno pericoloso del dramma strappalacrime ma l'effetto stucchevole è quasi sempre evitato grazie alla recitazione asciutta e poco autoreferenziale dei due protagonisti. Esempio di cinema poco appariscente ed accattivante ma piuttosto serio e rigoroso.
Pigro: Il vergognoso caso giudiziario di plagio che coinvolse Aldo Braibanti viene rievocato insieme alla figura di partigiano e intellettuale del protagonista, condannato perché omosessuale nell’Italia del 1968. Bel documentario che si avvale di testimonianze, pezzi di repertorio, documenti e ricostruzioni di dialoghi, che compongono un appassionato invito alla memoria e un richiamo alla libertà dell’uomo. Il montaggio incalzante e la ricchezza di informazioni e suggestioni incalzano così lo spettatore verso la conoscenza e la responsabilità.
Redeyes: Forse a sketch da cinque minuti, forse con la Gialappa, ma un film intero è dura. In un parlamento dai costumi alla Hunger games spiccano un insostenibile Bentivoglio, qua ai minimi storici, e un immanente quanto inutile Villaggio, pesante come sa essere ultimamente (pur non parlando). I tre personaggi ogni tanto se ne escono con buone battute, ma il tutto è non si riesce proprio ad amalgamare nonostante gli sforzi e questo svilisce anche la piccola risata. Si ha l'impressione che l'Albanese da piccolo schermo sia ben altra cosa!
Rambo90: Commediaccia tra le più pruriginose del periodo, con Laurenti che innesca una serie di torbidi tranelli per un'eredità sfruttando al meglio l'incredibile parco attrici a disposizione. Tra loro posiziona un Montagnani particolarmente vispo, sempre pronto alla battuta, a cui si affianca anche un Ballista molto presente e dalla parolaccia facile. L'ambientazione fa molto commedia raffinata, con una confezione più curata della media e una sceneggiatura che fino all'ultimo rimescola le carte tenendo alto il ritmo. Non male.
Galbo: Horror psicologico dalla doppia ambientazione, Spagna e Inghilterra, per due storie inizialmente distinte e destinate ad intrecciarsi. Realizzato con un certo stile: l'atmosfera è giustamente tesa e alcune scene sono realizzate con notevole gusto visivo. Il problema sta nella storia, eccessivamente ingarbugliata ed incapace di risolvere con coerenza alcuni nodi disseminati durante il suo svolgimento. Dignitosa la prova degli attori. Mediocre.
Siska80: Una donna matura perde tutto a causa di una relazione sbagliata, ma troverà il coraggio e il modo per rialzarsi. La forza di questa commedia leggera (nella quale la protagonista non è certo uno stinco di santo) sta nel puntare su un cast principale "over cinquanta" che dà prova di competenza, affiatamento e notevole senso dell'umorismo. La regia è svelta, non mancano i momenti piacevoli (sebbene nel complesso non si segnalino spunti particolarmente originali in merito all'intreccio), la musichetta che accompagna le scene clou è azzeccata, Lante della Rovere sempre affascinante.
Lattepiù: Una storia di base buona, sviluppata però all'insegna della banalità e della semplificazione narrativa estrema. Poco male, perché il film è un susseguirsi di azione catastrofica, stunt spettacolari, arti marziali, sparatorie e inseguimenti, che sbalordisce, esalta e pompa l'adrenalina a mille. Il contorno è pura approssimazione, con qualche personaggio squallido (il tassista: ma a che è?). Un Lam impersonale: l'action disimpegnato e fracassone, quando gli stunt non erano ancora stati sostituiti dalla CGI. Notevole, al solito, la Henstridge.
MEMORABILE: Praticamente ogni scena action è notevole, ma particolare menzione al bordello totale di devastazione da quando Van Damme entra in banca in poi.
Lovejoy: Piacevole commediola per famiglie ben scritta, ben diretta da Daniel e interpretata da un buon cast, su cui spicca su tutti il sempre grande e simpatico James Belushi. Il cane è a dir poco memorabile. Non pretende certo di essere un capolavoro, ma si lascia seguire senza annoiare. Al contrario di tanti film nati sulla scia di questo. Con tre seguiti.
Piero68: Sorta di legal-thriller dozzinale e di scarsissimo impatto. Sceneggiatura scopiazzata a destra e a manca, personaggi per nulla credibili e su tutto una regia a dir poco pietosa. Il carneade di turno riesce nell'impresa di far recitare male persino Sir Connery. Eppure il cast era accattivante: Fishburne e Harris sono due ottimi caratteristi, Connery una certezza e anche il reparto femminile era assolutamente all'altezza. Finale ultra telefonato con qualche momento di involontaria comicità. Evitabile!
Mco: Un profluvio di cinecitazioni incastonate tra suoni e colori. Ecco come Spielberg omaggia il romanzo di Ernest Cline, regalando a una platea eterogenea quasi due ore di divertimento fuori dalla realtà. Vedere per credere l'avventura tra stanze e corridoi nell'hotel di Shining o i combattimenti tra MechaGodzilla e il Gigante di ferro. Sono parecchi i momenti che ci lasciano a bocca aperta, merito di un'ottima regia e di un parterre di effetti speciali sbalorditivi. Per apprezzarlo compiutamente consiglio di goderne al cinema.
Galbo: Remake di un film (Un colpo all'italiana) che non era propriamente un capolavoro, ne prende alcuni spunti e riesce nell'intento di essere migliore del suo predecessore. Di quello vengono evitate alcune lungaggini e l'autoreferenzialità. Questo invece si prende molto meno sul serio e va visto per quello che è: un giocattolone tutto azione e zero impegno, fatto di esplosioni ed inseguimenti (tra cui ovviamente quello con le mini) che si dimentica un secondo dopo averlo visto, ma che riesce nel compito di divertire.
Nicola81: Un sequel non pretestuoso e che all'inizio, con i riferimenti all'immigrazione clandestina dal Messico agli Usa e al terrorismo, sembra persino voler prendere le distanze dal predecessore, salvo poi rientrare nei ranghi della solita lotta senza esclusione di colpi tra autorità americane e cartelli della droga. Sollima dirige bene e non esagera neppure con l'azione, Brolin e soprattutto Del Toro sono ancora bravi, ma la sceneggiatura è tutt'altro che granitica e il finale, che sembra aprire le porte a un terzo capitolo, risulta poco credibile.
Noncha17: Pur partendo dal Messico, il "grosso" si svolge da qualche parte negli Stati Uniti. Quindi, abbiamo questo Gruppo 2 di militari (che, per fisionomia, ricordano gli stessi del primo capitolo) dichiarati pazzi che vengono trasportati a mo' di Distretto 13 da un carcere all'altro. È quando, però, il predator evoluto decide che è ora di avviare una sorta di "guerra simulata" (qui vera!) che il film diventa un giocattolone a tutti gli effetti. Se lo si prende come i film di cassetta di una volta ci sta tutto! Ben più di un'analogia col contemporaneo Venom.
MEMORABILE: Nello spazio; Il braccio mozzato usato per dare l'ok; "Leccati la figa"; "Ecco il tuo dolcetto!"; Il cavo che fa volare due teste; Il predator killer.
Il Dandi: La maturanda Gloria Guida stavolta ricatta la matrigna Scott (ancora bellissima, pur se "retrocessa" al ruolo di antagonista) scoprendo la sua tresca con un dirimpettaio medico. Farsa tutto sommato meno peggiore del temuto, che trasuda anni '70 da tutti i pori (arredamenti, abbigliamento, riferimenti alla politica in costante sottofondo). Se il triangolo fra Colizzi e le due protagoniste offre poco e viene presto a noia, qualche risata la strappa almeno Dufilho che ripete il militare ottuso e fascistoide degli Charlots e di Buttiglione.
MEMORABILE: I pericoli di Londra: "Droga, stupri, marocchini..."
Pessoa: Film sulla politica a stelle e strisce che eviscera bene dinamiche che rimangono forse estranee agli spettatori di casa nostra, purtroppo assuefatti a cose ben peggiori. Più che sulla storia, per quanto ben narrata, il film si basa sulla bravura degli interpreti (Pacino e Aiello su tutti), che scavalcano con il loro talento una sceneggiatura piuttosto piatta, raramente coinvolgente. Non mancano comunque buoni momenti e il cast tecnico garantisce una confezione affatto disprezzabile, ma il tutto stenta a lasciare il segno. Un buon film, sicuramente guardabile, ma niente di più.
Puppigallo: Non c'è niente di veramente nuovo in questa pellicola; e quando si attinge un po' troppo, consapevolmente o no, ad altri film, la cosa non va bene. La voce dalla sfera ricorda parecchio Hal 9000 e Jackson che sogna, causando disastri al resto dell'equipaggio porta subito alla mente lo scienziato de Il pianeta proibito, alle prese coi mostri dell'Id. A completare l'opera ci pensa poi l'ambientazione alla The Abyss. Gli attori se la cavano dignitosamente, ma a parte un iniziale interesse per la vicenda, dato da un certo alone di mistero, poco per volta si inizia a sbuffare. Vedibile e nulla più.
MEMORABILE: Come la sfera ha imparato l'alfabeto; La pioggia di uova di calamaro; In fuga, ma in realtà, sempre fermi.
Galbo: Un episodio significativo, tra i più cruenti della storia americana. Gary Ross lo ricostruisce con rigore filologico ed un personaggio che unisce bene epica e dolente umanità e che è affidato alla carismatica interpretazione di Matthew McConaughey. La segregazione razziale è dolorosamente presente e ben rappresentata. Interessante e ben condotto il parallelo con una vicenda recente collegata alla principale da un discendente del protagonista. Attori in parte. Un buon film.
Ronax: Variante decamerotica spostata indietro di qualche millenno e a sua volta in anticipo rispetto ai cloni del futuro Caligola brassiano. Cambiando l'ordine degli addendi però il risultato non cambia: sceneggiatura cialtronesca, pretese di comicità pateticamente velleitarie, recitazione no comment. Restano ovviamente le abbondanti e non certo spiacevoli razioni di nudo e di scene erotiche, abbastanza ardite per un film italiano del '73 e affidate alle solite Christa Linder, Margaret Rose Keil, Lea Lander. Terribile il campionario maschile.
Gottardi: Terroristi islamici sequestrano aereo di linea e minacciano di uccidere i passeggeri se il copilota non li farà entrare in cabina. Non era oggettivamente facile reggere tutto il film nell’angusto spazio della cabina di pilotaggio, e l’ardita idea in effetti non decolla totalmente. A tratti la tensione funziona, ma l’impressione è che talvolta la regia indugi su particolari poco significativi (per poco non ci propina l’intera procedura di partenza) giusto per tirare innanzi i 92 minuti. Il terrorista incerto ancora prima di cominciare a fare sul serio, poi, risulta elemento goffo.
Cotola: Si vede la sua origine teatrale, ma ritmo e tensione emotiva non ne risentono. Non
si può dire che sia molto originale, specie nel rapporto tra le due protagoniste (non è poi così imprevedibile chi delle due sia la vera anima nera del duo) e
nei suoi sviluppi. Anche il finale è, per certi versi, abbastanza scontato. Eppure
tutto è ben fatto e funziona a dovere ed il risultato è ragguardevole, sopratutto se si pensa che si tratta di un'opera prima. Molto brave le protagoniste, ma va detto che tutto il comparto attoriale fa una bella figura.
Ronax: Delirante melodramma psicoerotico con un'ancor più delirante virata finale horror, firmato da un regista che, pur nei suoi limiti, ha comunque fatto di meglio. Girato con pochi quattrini e attori modesti, fra cui una prosperosa Marina Hedman (qui ancora Frajese), il film snocciola una serie di insensatezze che i dialoghi pseudo-letterari e la musica ridondante rendono ancor più ridicole. La determinante presenza di un gruppo di pazzi evasi da un manicomio rende più che mai pregnante l'assegnazione al film della qualifica di "demenziale".
MEMORABILE: I vari movimenti del gruppo di pazzi, molto più simili in realtà agli zombi di Romero e di Fulci che a degli umani con problemi psichici.
Maxx g: Quali sono i desideri più grandi di una persona comune? Naturalmente il successo e la realizzazione personale. Questo è la risposta che dà Muccino nel film. Leader indiscusso di un programma, decide di scegliere tre cavie che dovrebbe portare, appunto, al successo. Il film tiene alta l'attenzione dello spettatore e pone seri quesiti sul fatto che il successo possa portare alla felicità reale o solo a un'illusione. Un film dolceamaro, riuscito contro ogni aspettativa. Validi gli interpreti.
Il Dandi: La parodia nominale di Mafioso di Lattuada è il pretesto per diluire materiale di repertorio da mondo movie (con i nostri che passano da un night club all'altro, similmente a quanto visto in 2 mattacchioni al Moulin Rouge) insertando, un po' forzatamente, situazioni che anticipano le parodie spionistiche e gangsteristiche. Veramente poca cosa, perché se nel cinema di serie A gli epigoni si trascinano stancamente, qui siamo al contrario di fronte a una formula ancora acerba che saprà raggiungere, benché a fortune alterne, risultati migliori.
MEMORABILE: All'esibizione dell'harem turco Franco domanda "Ciccio: che significa eunuco?"; Ciccio bisbiglia qualcosa all'orecchio e Franco mostra di aver capito.
Pigro: Più che nella trama col vedovo che deve maritare la figlia, che riprendono Tarda primavera, il vero motore di questo film ‘autunnale’ risiede nel ricchissimo sottotesto di allusioni, immagini e dettagli che rimandano al vero tema centrale della modernità che ha spazzato via la tradizione, i giovani gli anziani. Personaggi, dialoghi, oggetti e ambienti si sviluppano secondo questa serrata dialettica: le case, i bar, whisky vs sakè, il golf, il matrimonio tra il vecchio e la giovane, il fallimento del vecchio prof... Sagace e dolcemente amaro.
Reeves: Basterebbe guardare questo film per capire l'abisso nel quale stava cadendo il cinema popolare italiano negli anni Settanta, puntando su erotismo e volgarità per cercare di attrarre ancora un po' di pubblico. Film poverissimo, con qualche situazione alla Terence Hill/Bud Spencer e non una risata che sia una. Terribile. E pensare che Scaramouche era stato un eroe avventuroso...
Saintgifts: Biografia di Marty Maher, di origine irlandese, che da cameriere diventa sergente istruttore a West Point e vi resta più di cinquant'anni, con il permesso del presidente Eisenhower, che fu suo allievo. Quale migliore occasione per Ford di poter esprimere in un colpo solo tutti i temi a lui cari, tradizione, famiglia, codice d'onore, onestà e dedizione alla patria e alla chiesa. Tra parate e musiche tradizionali un discreto Tyrone Power impersona un poco credibile diciannovenne Maher fino alla sua vecchiaia. A volte divertente e tanta retorica.
MEMORABILE: Il primo bacio tra Tyrone Power e Maureen O'Hara.
Il Gobbo: Bruttino ma non troppo, realizzato in economia (non un problema per Mario Bianchi), nonostante l'andamento alterno con una lunga prima parte fin troppo preparatoria, un tourbillon di omicidi sanguinolenti in pochi minuti poi il finale folle, tutto sommato si lascia guardare. Certo c'è qualche svarione (l'età di Tinti... ) ma nel complesso, e considerando la destinazione televisiva, merita una qualche indulgenza.