Tarda primavera - Film (1949)

Tarda primavera
Locandina Tarda primavera - Film (1949)
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Titolo originale: Banshun
Anno: 1949
Genere: drammatico (bianco e nero)

Cast completo di Tarda primavera

Note: Aka "Late spring".

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Tutti i commenti e le recensioni di Tarda primavera

TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/07/11 DAL BENEMERITO GIùAN
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Giùan 26/07/11 16:52 - 4946 commenti

I gusti di Giùan

Film spartiacque nella carriera di Ozu, primo in cui la tematica dei valori familiari diventa definitivamente centrale. Il vedovo Shukuchi (sempre grande l'imperturbabile Chishu Ryu) per convincer sua figlia (bellissima Setsuko Hara) a sposarsi finge di voler (ri)prender moglie. Mdp fissa ad altezza pavimento per dare profondità al campo e far sì che espressioni e movimenti dei personaggi diventino l'anima dell'Opera. Primo dovere d'un genitore è la felicità dei figli: morale apparentemente semplice, contata però con una ricchezza e sincerità da brividi
MEMORABILE: Il celebre, "famigerato", montaggio alternato del viso in lacrime di Setsuko Hara e del vaso; la scena a teatro; il "discorso" del professore alla figlia.

Ryo 3/06/12 12:20 - 2169 commenti

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Lui è vedovo, la figlia cresce e lui teme che lei diventi una "tardona" (da qui il titolo). La porterà (costringerà) a sposarsi, ma con il consenso (rassegnazione) di lei. Uno spaccato iperrealista della società giapponese (ma non solo) del dopoguerra. Disagi insensati portano alla frustrante rassegnazione di andare contro la proprio natura rinunciando alla propria felicità in favore di quella altrui. Visto da uno spettatore odierno è spiazzante.
MEMORABILE: Lei: "Abbiamo fatto un giro in bicicletta"... e il padre preoccupato: "Insieme con la stessa bicicletta?"

Mickes2 4/06/12 18:50 - 1672 commenti

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Noriko anima pulsante del film, donna sorridente che nutre grande rispetto verso l'uomo che l'ha cresciuta, scossa dall'improvvisa decisione di quest'ultimo si chiude in una microsfera comportamentale esternando i dissapori. Ozu le si aggrappa al viso per sviscerarne l'intimismo più malinconico e pregno di sentimento. Osservando il quotidiano, i piccoli gesti, la semplicità del linguaggio filmico e la fissità dello sguardo con la mdp ad altezza "pavimento" colpiscono e raggiungono una struggente profondità e una sobrietà d’animo senza pari.
MEMORABILE: Il discorso tra padre e figlia nel pre-finale; Le parole durante i preparativi al matrimonio; Il finale.

Daniela 6/11/19 21:12 - 13288 commenti

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Un professore vedovo fa credere all'unica figlia di essere in procinto di risposarsi per spingerla ad accettare a sua volta una proposta di matrimonio... Ozu mette a punto lo stile che lo porterà a dirigere pochi anni dopo il suo capolavoro, anch'esso incentrato sui rapporti fra genitori e figli: ritmo disteso, cinepresa discreta spesso posta a livello del pavimento, molti primi piani, attenzione particolare per i pochi oggetti in scena, ieraticità di gesti semplici che assumono l'importanza di rituali. Una semplicità frutto di grande maestria che tocca sentimenti profondi e diventa commozione.
MEMORABILE: Verso il finale del film, il discorso del padre alla figlia; La sbucciatura della mela, con la mano che si blocca a metà dell'opera.

Pigro 28/06/21 11:31 - 10124 commenti

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Dietro il raccontino borghese e intimista della giovane che non vuole sposarsi per stare col padre vedovo si nasconde il Giappone tempestoso postbellico, tra modernità e tradizione. Echi della nuovissima legge sul matrimonio e della presenza americana (anche nella censura), così come dello scontro tra vecchio e nuovo, rimbalzano silenziosi in una storia apparentemente anodina, dove Ozu porta ad alto livello il suo cinema fatto di elissi e depistaggi narrativi, di lunghe parentesi (il teatro no) e di sguardi esotici (la mdp bassa). Raffinato.

Paulaster 6/03/25 18:02 - 4902 commenti

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Padre finge di volersi sposare per convincere la figlia a fare altrettanto. Prima parte che sembra voglia ammiccare alla disgregazione familiare, invece i propositi sono altri e l’intenzione è filosofica (la prosecuzione). Dialoghi moderni per l’epoca, che trattano di divorzio e vogliono superare il clima postguerra (anche strizzando l’occhio ai miti americani). La conclusione supera il discorso della moralità e diviene riflessiva, al limite del commovente. Tecnica registica impeccabile e notevole fluidità, seppure pochi siano i personaggi.
MEMORABILE: Lo spettacolo tradizionale; Il discorso sulla fatica del matrimonio; Il “sobrio” vestito da sposa.

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