S'inventa un'idea stramba che parrebbe anticipare uno svolgimento quasi parodistico o comunque da horror a buon mercato, il film: una mano di ceramica che spunta fuori tra i ragazzi che han voglia di divertirsi alle feste. Ti ci siedi davanti, la tocchi con la tua, di mano, come per stringerla, e pronunci le fatidiche parole: "Parla con me". Subito ti si presenta davanti uno spettro silente, sempre diverso e sempre orrendo. A quel punto non ti resta che dirgli: "Ti lascio entrare" e quello s'impossessa di te. Ti ingigantisce le pupille, ti fa spalancare la bocca, ti secca la pelle e ti fa dare di matto finché qualche anima pia non ti stacca dalla mano maledetta,...Leggi tutto spegne la candela e così facendo blocca immediatamente il transfer. A te resta il ricordo di un'esperienza folle, agli altri il filmato ripreso col telefonino di te che impazzisci. Un divertimento bislacco, tipicamente da ragazzini sciocchi da teen horror all'americana.
Il tutto è però realizzato con insospettabile efficacia e una buona regia, al punto che quando la mano l'aggancia chi evidentemente non doveva... la tensione sale e l'orrore cresce, con ovvia entrata in scena di effetti speciali "al sangue". E così quella che sembrava un'idea piuttosto insulsa e puerile si trasforma in qualcosa di effettivamente spaventoso, che prepara a una serie di rimescolamenti di carte parzialmente inattesi. E' insomma meno scontato del previsto, questo horror australiano che per specificare orgogliosamente la sua provenienza sostituisce al classicissimo cervo investito in strada... un canguro e che si apre con un lungo pianosequenza di un certo pregio come a voler chiarire una certa autonomia rispetto agli horror studiati a tavolino che escono a mazzi soprattutto in America.
La protagonista è Mia (Wilde), una ragazza che ha perso la madre da non molto e che vive quasi in simbiosi con l'amica Jade (Jensen) e il dei lei fratellino Riley (Bird). E' la prima a subire pesantemente alcuni effetti della mano maledetta e la responsabile di molti degli avvenimenti che si verificheranno in seguito. E' comunque apprezzabile che la linearità elementare da cui si parte evolva in cambi di prospettiva interessanti.
Non sempre il ritmo sostiene a dovere il tutto e qualche pausa in cui si resta più che altro in attesa di quanto si sa dovrà accadere si sente, ma nel complesso, anche in virtù di un finale non banale e costruito in modo intelligente, come horror trova il suo perché e ha modo di distinguersi, persino di emergere. Il make-up dei posseduti a volte è impressionante, la conduzione apprezzabilmente non schiava del solito politically correct e il tutto fila discretamente. Poi certo, il salire sopra le righe di alcuni a volte infastidisce, ma sappiamo che certi personaggi sono un po' la regola, nel genere. Il cast li impersona senza mai demeritare.
Tramite una misteriosa mano mummificata dai poteri occulti, dei ragazzi si mettono in contatto coi morti per divertimento, finché qualcosa va storto. Possession-movie che orbita in dimensioni horror già ampiamente esplorate ma che riesce a offrire una variazione sul tema efficace; da It follows a Hereditary, si punta sull'inquietudine e sull'atmosfera plumbea, asfittica, riuscendo a colpire nel segno e regalando vibrazioni negative, con tocchi splatter brutali solo in poche ma memorabili occasioni. Credibile il cast, tetre fotografia e luci, moderna ma ben inserita la ost.
Cupo horror adolescenziale con idea iniziale un po' alla Long time dead. Si parte in maniera intrigante ma poi, dopo la svolta tragica, il soggetto si perde lasciando il posto a lampi onirici a tratti pure efficaci (da citare l'omaggio a Society nell'allucinazione all'ospedale) e lacrime di maniera. Una lettura metaforico-lisergica (uso e abuso di allucinogeni) ben si adatta al ritratto clarkiano della gioventù 2.0, tra feste alla Project X e un perenne sottofondo rap ben più fastidioso delle scene violente. Cast efficace, fotografia troppo sottoesposta, messinscena equilibrata.
Teen-horror inaspettatamente audace, capace di rivisitare la possessione spiritica in chiave da dipendenza allucinogena. I gemelli Philippou, grazie a una regia attenta e padrona del soggetto, orchestrano una storia profondamente orrorifica; senza comunque tralasciare la profonda componente emotiva che trascina i personaggi principali verso il dramma. Da segnalare alcuni guizzi ferini - in particolare una scena a metà film - e i perturbanti squarci onirici che donano imponderabilità narrativa. Potente il finale.
MEMORABILE: Non superare i 90 secondi; La donna al buio; Il coinvolgimento del fratellino; La lettera del papà; Il finale.
Folgorante esordio dei fratelli Philippou che vengono da Youtube e sanno come rendere il ritmo narrativo alto capitalizzando al massimo i momenti di tensione. Il film riesce ad essere originale pur trattando uno degli argomenti più sfruttati dal genere: la possessione. Ottimo il cast di giovani che regalano una recitazione spontanea e credibile, notevole la scrittura che, limitando al minimo gli spaventi facili, riesce a creare una paura strisciante che non abbandona lo spettatore.
Parte come un (discreto) teen horror ma poi il discorso prende strade tutt'altro che banali: ne esce un film di spessore, che rifugge gli spaventi facili in favore di una tensione costante che si insinua sotto pelle e non lascia indifferenti. I due registi mostrano una mano solida, inserendo interessanti riflessioni legati ai pericolo delle sfide social e sugli eterni temi della solitudine e dell'elaborazione del lutto e dell'assenza. Buona prova di tutto il cast, in cui spicca la performance angosciata e angosciante dell'ottima Wilde, Caronte di un inquietante viaggio nella psiche.
La mano mummificata di una veggente ha il potere di mettere in contatto con gli spiriti chi la stringe: un'attrazione irresistibile per alcuni ragazzi che, non accontentandosi del contatto, si fanno pure possedere... L'inizio è poco promettente con il suo assortimento stereotipato di giovani ansiosi di provare un'esperienza simil-allucinogena, tuttavia il film non è stupido come i suoi personaggi, gli spaventi sono ben dosati senza ricorrere ai soliti jumpscare, i momenti di raccapriccio non mancano e l'epilogo conferma l'originalità di questo horror low cost più che dignitoso.
Spettrali tare ereditarie, oltretombali istanze societarie, cenobitismo che gremisce e ghermisce, un Jackson 2.5 stramaledettamente serio, il torture porn quale upgrade del neo-spiritika e di tutti gli ouija-movies, il tutto dopo una partenza che inzuppa Clark nell'uovo sbattuto della teen comedy zuzzerella. Bando al diaframma metaforico (laddrogah, la smartphone-dipendenza, la gioventù allo sbando) e al giocare a campana tra le derive, lasciate che vi parli da horror a voglioso di orrori e lasciatelo entrare in voi: qualche generoso ceffone da capogiro non ve lo negherà di certo.
Party adolescenziali e giochi proibiti; non nel senso di erotici ma nel senso di spiritici; non si tratta esattamente di sedute spiritiche e/o di evocazioni demoniache ma di una variante discretamente originale con mano mummificata di una nota medium e di quello che accade quando la si stringe. Osano troppo e quello che segue è una sorta di possessione. La regia è buona e in coppia con la sceneggiatura riesce a intrattenere lo spettatore, nonostante un soggetto che in generale non è così "nuovo" (se si eccettua la mano). Qualche caratterizzazione fastidiosa, finale dignitoso.
Nel marasma generato dalla moltitudine di horror posticci, senza alcunché di valido da proporre, spicca questa pellicola dal gusto frizzante, in grado di stagliarsi in avanti, pur non contando elementi di discontinuità nell’impostazione. Il punto di forza risiede nella scrittura da cui emerge una visione chiara dell’obiettivo che si vuole perseguire. Il disagio e la vacuità dell’universo giovanile, sofferente o annoiato, in perenne ricerca di brividi al limite. La deriva horror si pone come strumento ideale, maneggiato discretamente, con poche imperfezioni che allentano il ritmo.
Presi dal demone del proibito, alcuni ragazzi vogliono provare il brivido di contattare l'occulto e di provare il trip di esserne posseduti, finché un'esposizione troppo alta avrà conseguenze nefaste in tutto il gruppo. L'idea della mano mediatrice è originale e dà un buon impulso alla fase iniziale, in particolare l'episodio della possessione del ragazzetto, ma poi si perde nei gorghi di una psicologia traumatizzata (Mia), tutto diventa sovraccarico e le vicende perdono di interesse. Non male alcune sequenze splatter, mentre il comparto attoriale è piuttosto approssimativo.
“Natura abhorret a vacuo” (La natura ha orrore del vuoto), per questo lo riempie sempre e laddove non esiste un fondo, genera dipendenza. I fratelli Philippou percorrono il margine di un baratro generazionale, nella forma dell’abisso, del regno dei morti, la cui profanazione spalanca la vertigine del sé. Un film di sintesi, concettuale e stilistica, che sa tradurre la consapevolezza in perfetto equilibrio tra la valenza epidermica del genere horror e quella sintomatologica del perturbante. “Parlami”, non lasciarmi solo in queste tenebre. Davvero spaventoso.
Un gruppo di ragazzini annoiati si diverte a passare le serate utilizzando la mano di una veggente per richiamare degli spiriti dall'aldilà. Non considereranno gli effetti devastanti di questa pratica. Horror originale che riesce a conquistare il pubblico sin dalle primissime battute attraverso una scrittura fresca e ricca di momenti inquietanti. Partendo da un'idea semplicissima i registi riescono a ricreare delle atmosfere sinistre che conducono poco alla volta in un incubo senza apparente via d'uscita. La tensione è crescente e l'opera culmina in un finale spiazzante.
MEMORABILE: Il ragazzino che si sfascia il volto ripetutamente contro i mobili della casa.
Un moderno Caronte - traghettatore di spiriti dannati - in un nuovo girone dantesco dall’ascesa impercorribile. È “Talk to me”, horror contemporaneo con le sue vecchie ombre malsane, i suoi striduli serpeggiamenti emotivi e la sua sentita evocazione paranormale. Profondo e dinamico nello stile, insegue il trauma dei personaggi attraverso un registro terrifico che inchioda alla poltrona. Stupenda la Wilde.
Nonostante un buon soggetto di partenza, "Talk to me" è il classico film che ha più rimpianti che certezze. Intanto il cast funziona poco, con facce fuori posto e prove attoriali sotto la media. Ma a parte questo, quello che stona ancora di più è la rappresentazione che la sceneggiatura vuol dare a questa nuova generazione. Un gruppo di ragazzi, altamente irritante, che spicca per stupidità, superficialità e tanto egoismo. Alla fine, più che un teen-horror, è quasi un ritratto generazionale oltremodo imbarazzante. Qualche plot-holes, ormai fisiologici e poco spavento.
Horror mediocre. La mano mummificata di una veggente diventa il passatempo di ragazzini, finché le cose non prendono il verso sbagliato del divertimento. Se non fosse per i momenti di terrore, la storia sarebbe davvero poco interessante. Non tutti i personaggi risultano riusciti. Pur non essendo niente di eccezionale, intrattiene. Regia piuttosto efficace dei Philippou.
Pur essendo ondivaga e qua e là non credibile nelle reazioni dei giovani protagonisti, che sembrano essere o no dotati di coscienza, a seconda del momento, questa pellicola ha qualcosa; e nello sconfinato panorama filmico horror non è comunque poco. Ci sono infatti momenti interessanti, di notevole cattiveria, sia visiva che psicologica. E visto che a causa di una mano e dei soliti incoscienti il mondo dei demoni verrà a contatto con quello degli umani, si possono immaginare le conseguenze. Seppur altalenante, il risultato non è male.
MEMORABILE: "Ti lascio entrare"; Il "gioco" delle multi possessioni a tempo (il ragazzino si divertirà "meno"); La crisi in ospedale; Dall'altra parte.
Approccio in parte originale a un filone che ormai sembra stantio per l'esordio dei fratelli Philippou. Malgrado sia evidente la matrice social da cui provengono (impostazione di fondo da creepypasta) non si esagera in jumpscare e anzi, si cerca di dare un tono "autoriale". Ma mentre il tutto funziona dal punto di vista dell'intrattenimento, grazie anche ad alcune buone intuizioni, funziona meno come riflessione sulla generazione Z a causa di qualche scelta narrativa e di alcune caratterizzazioni poco centrate. Finale in parte prevedibile ma comunque riuscito.
MEMORABILE: I tentativi di suicidio del ragazzino; Gli ultimi minuti; La citazione a Yuzna.
Dopo l'infinita serie di porte rosse e congiure varie è difficile dire qualcosa di nuovo sul tema "spiriti dell'aldilà da non invocare perché sono cavoli". Questo film ci riesce brillantemente ridando fiato al teen horror. Segnali inquietanti all'inizio (il canguro morente), l'uso goliardico della mano e poi le due prime possessioni da brividi e quindi il precipitare nell'incubo (impressionanti le tumefazioni del ragazzo) con scorci d'inferno dantesco. Qualche cenno alle tematiche teen dell'amicizia, dell'amore e dei rapporti parentali. Spiazzante la parte finale. Bene la Wilde.
MEMORABILE: La possessione di Daniel; La slimonata del bulldog con Daniel; Le testate di Riley sul tavolo; I demoni nell'aldilà.
Un gruppo di ragazzi sfida le leggi dell’oltretomba affidandosi a una sorta di mano mummificata, iniziandosi così a un gioco che ben presto si rivelerà molto pericoloso. Un horror dal tema non originale che ha però sviluppi meno banali del previsto, riuscendo a destare interesse fino alla fine. Peccato per l’ambientazione post-adolescenziale che lo direziona fin troppo verso la fruizione di un pubblico giovanile, non facendolo mai diventare un film veramente “adulto”.
Per il target di riferimento e il genere trattato, questo film australiano tutto sommato si guarda piacevolmente; non si perde come la maggior parte delle produzioni moderne horror per ragazzi in inutili jumpscare, ma cerca di focalizzarsi sull'angoscia e la sensazione di perdita della ragione dei protagonisti, intenti a sperimentare contatti con gli spiriti defunti. La trovata della mano che attiva la connessione con i morti non è originalissima, ma comunque la messa in scena buona fa prendere bei momenti di spavento. Dopotutto rimane godibile e intrattiene fino alla fine.
Quanto alla materia soprannaturale c’è poco di cui stracciarsi le vesti: l’andirivieni dall’ “otherside” è ormai al limite dello sfruttamento e il grimaldello della mano, più evocativo nel comparto pubblicitario che nel film, ha una funzione quasi contingente. Quello che pompa il giudizio è il substrato: i gemelli Philippou raffigurano le dipendenze dell’odierna gioventù senza edulcorare né demonizzare, cristallizzano le diversità con naturalezza, si privano dei bellocci di turno e trasformano il nascere youtuber in un vantaggio. Non è imprescindibile ma lascia una sua impronta.
I fratelli Philippou battono un deciso colpo nella virtuale seduta spiritica dell'horror contemporaneo, popolato da presenze ectoplasmatiche spesso vergognosamente di risulta. In particolare i ragazzi australiani (splendidamente disturbante la scena "simbolica" del canguro agonizzante) utilizzano con disinvolta attitudine sia lo schema teen che lo scivoloso espediente dell' "oggetto transizionale" orrorifico (la mano del medium), componendo una struttura testuale e narrativa con alcune farraginosità ma di non conciliata progressione putrido-morbosa. Angosciante la prova della Wilde.
MEMORABILE: Il terribile battere la testa di Ryley; La madre interpretata da Miranda Otto.
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Zender io ricordo che la mano è quella di una medium mummificata, non è di ceramica...
DiscussioneZender • 30/05/24 15:52 Capo scrivano - 48345 interventi
Adesso controllo, mi dice Marcel che ha sentito la parola ceramica e gli era risultata strana pure a lui. Avrà capito male... Però ho dato uno sguardo ora in giro sul web e sono i moltissimi a parlare di mano di ceramica, alcuni di ceramica imbalsamata, guarda anche tu. Mi pare difficile sia una coincidenza, di certo lui non ha guardato trame in giro prima di scrivere e e se risulta ad altri vuol dire che nel film - almeno nella versione italiana - dicono così...
L'ho visto in originale con sub... Non so se esista una pratica di imbalsamazione con la ceramica. Appena ho un attimo verifico anch'io nel bluray.
DiscussioneZender • 30/05/24 17:12 Capo scrivano - 48345 interventi
Al minuto 31 lo dicono chiaramente: è una mano imbalsamata ricoperta di ceramica. L'esterno comunque è chiaramente di ceramica, lo si vede bene in altre scene.