Note: Il titolo ha incredibilmente l'accento sulla "o" di "sto" su locandine e crediti. Aka "Da Scaramouche or se vuoi l'assoluzione baciar devi sto... cordone!"
Avventure di tre amici nell'Italia di Boccaccio seguendo un genere all'epoca in gran voga come il decamerotico, ove esili storie vengono studiate sostanzialmente per mettere in esposizione un discreto numero di nudi femminili pronti all'azione; in questo caso la preda da cacciare è lo Scaramouche del titolo (Stan Cooper/Stelvio Rosi), piacente biondino dal taglio di capelli assai ricercato e l'occhio ceruleo, prestante e attraente quanto basta per trovarsi al costante centro di ogni attenzione femminile. D'altra parte i suoi amici non sembrano poterne insidiare il primato: Quattropalle (Brega) è un volgarissimo forzuto che pensa solo a bere e mangiare, Cagastraccio (De Santis) un timido piccoletto...Leggi tutto servile e inetto. Ovunque vadano, che sia una locanda, un'osteria o un bordello, le scene son sempre le stesse, con Quattropalle che guasconeggia menando le mani e abboffandosi (seguito in disparte da Cagastraccio) e Scaramouche che si apparta con la prima donna che capita a tiro, la quale appena lo vede nell'ordine ammicca, si spoglia e si offre. I tre avrebbero anche una missione a dire il vero, profumatamente pagata: raggiungere Ferrara e farsi ingaggiare dalla marchesa Bianca (Gallotti) a palazzo degli Estensi per una recita. Una volta lì, dovranno sottrarre da un cofanetto in camera della donna una lettera compromettente della Granduchessa Olimpia (Di Lazzaro), disposta a pagare molto per riaverla. Arriveranno a palazzo nell'ultima parte, non prima di aver incontrato durante il viaggio in carretto per le campagne italiane personaggi di varia natura, in sostanza donne disponibili e maschi mezzo scemi, tutti pronti a far girare la solita giostra di sesso, fughe e scazzottate e quando capita usando le spade (che però sembrano entrare in scena di rado). Uno schema facile facile che si ripete al servizio di dialoghi elementari (nemmeno valorizzati dall'uso di locuzioni arcaiche che in casi analoghi sanno muovere al sorriso) e amplessi tra vesti ingombranti in stanze povere decorate al massimo con pentole e provoloni appesi. Scaramouche è se non altro sopportabile, vista la relativa leggiadria che il personaggio impone, De Santis e soprattutto Brega, con l'invadenza, gli strepiti e l'indole rozzissima del suo Quattropalle, sono invece la zavorra che il genere impone. Vederli lanciarsi su cibo, donne e nemici con foga sempre uguale stanca presto e fa capire con chiarezza il livello del film. Senza pretese, sgangherato e sostanzialmente privo di interesse, dal momento che gli esempi analoghi nel genere presentano di regola qualità maggiori in ogni campo. Per amatori dei bei corpi delle attrici dell'epoca, polposi e lascivi. Il finale prova a recuperare un po' di senso alla storia, ma ci si accorge che in fondo non era richiesto. Splendida (e ahinoi casta) la Granduchessa della Di Lazzaro.
Scaramouche, di professione attore, accetta l'incarico di rubare una lettera compromettente per la granduchessa conservata all'interno di un bauletto alla corte degli Estensi. Il genere cosiddetto cappa e spada prende spunto dai decameroni allora in voga per inserire, in questa avvilente commedia dal fiato assai corto, la componente erotica offerta da qualche burroso corpo femminile. L'opera di Gianfranco Baldanello è un campionario di battute da caserma, scenette d'avanspettacolo e situazioni "erotiche" poco probabili.
Tediosa commediola, commistione fra cappa&spada/decamerotico. Esiti pessimi, per una lentezza quasi esasperante, con scene troppo lunghe, prive di sale, per di più girate quasi solamente in interni, il che fornisce una sensazione sgradevole, quasi claustrofobica, allo spettatore. Nel gineceo, accanto a volti (e corpi) conosciuti (la Gonella è sempre un bel vedere...), varie fanciulle mai viste prima, ma velocissime nel togliersi gli abiti di dosso. Brega burineggia, mentre Rosi cerca di darsi un tono, ma il testo di base di certo non lo aiuta. Tòpos: la Mancini fa l'ancella (della Di Lazzaro).
Non ci si lasci attrarre del simpatico e assurdo titolo in rima (che poi è una battuta del film), dato che questa commedia, tutta girata in tristi interni ricostruiti in studio, è tutt'altro che irresistibile nella ciclica riproposizione delle conquiste amorose di un anonimo Rosi e delle risse in cui incappano protagonisti. Qualche uscita di Brega mette in mostra la sua incredibile verve (ma sono imbarazzanti i momenti in cui mangia a sbafo), ancora più ricalcata dall'assoluto anonimato degli altri due protagonisti.
Forse, prima di venire pesantemente alleggerito dalla censura al tempo dell'uscita in sala e poi ulteriormente tosato per la messa in onda televisiva, il filmetto aveva qualche mezza cartuccia in più, ma così è veramente un prodotto miserrimo. Lento, noioso e ripetitivo, avvilente nell'estrema povertà della messa in scena, non riesce a strappare il minimo sorriso e men che mai a suggerire alcuna emozione erotica, a dispetto della presenza di tante succulente donzelle pronte a liberarsi degli abiti al primo sguardo dell'aitante Scaramouche.
MEMORABILE: La scalcinata carrozza su cui si muovono Scaramouche e i suoi due compagni.
Sicuramente l'idea di partenza era quella di creare una nuova imitazione di Bud e Terence (Stelvio Rosi biondo con gli occhi azzurri e Mario Brega grosso con la barba), anche se qui troviamo addirittura alcune sequenze erotiche (cosa che Bud e Terence non avrebbero mai accettato di fare). Siamo di fronte a un road movie di genere decamerotico, per certi aspetti divertente: si sorride qua e là, qualche bella figliola e alcune scazzottate. Brega interpreta un personaggio manesco e volgare, ma il fatto di averlo doppiato toglie ulteriore qualità al tutto.
Basterebbe guardare questo film per capire l'abisso nel quale stava cadendo il cinema popolare italiano negli anni Settanta, puntando su erotismo e volgarità per cercare di attrarre ancora un po' di pubblico. Film poverissimo, con qualche situazione alla Terence Hill/Bud Spencer e non una risata che sia una. Terribile. E pensare che Scaramouche era stato un eroe avventuroso...
Temi decamerotici in salsa da avventura cappa e spada on the road. In realtà la missione affidata a uno scalcinato trio (Il guascone, il rozzo e il cretino) è un pretesto per inanellare una serie di facili scenette piccanti in cui si mostra poco (molti nudi, mai integrali), qualche battuta, varie scazzottate e duelli buttati in caciara. Ambientato quasi per intero in interni decentemente scenografati. Simpatiche le musichette e il titolo, ormai cult. Recuperato in buona risoluzione e con poche pretese, ha un suo perché. La durata esigua limita i danni di ripetitività. Curioso.
Stelvio Rosi HA RECITATO ANCHE IN...
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Veramente mediocre anche come filmetto, qualche seno e qualche lato b di qualche bellezza che girava in quel periodo, e null'altro, al massimo qualche risata la strappa Brega che pre "verdoniano" scimiotta Bud Spencer con i cazzotti, e si avvinghia a delle donnine allegre.
Ora se ne capisce il motivo per cui sia rimasto in cantina per anni...
Ruber ebbe a dire: Veramente mediocre anche come filmetto, qualche seno e qualche lato b di qualche bellezza che girava in quel periodo, e null'altro, al massimo qualche risata la strappa Brega che pre "verdoniano" scimiotta Bud Spencer con i cazzotti, e si avvinghia a delle donnine allegre.
Ora se ne capisce il motivo per cui sia rimasto in cantina per anni...
Ho letto che è stato girato in contemporanea a "Li chiamavano i tre moschettieri... invece erano quattro" (stesso anno 1973 e protagonista Stelvio Rosi). Bisognerebbe verificare se hanno utilizzato anche parte delle location di entrambi i film (nel caso di Scaramouche, sono in gran parte d'interni). Riguardo l'opera di Baldanello, si tratta di una non molto avvincente commistione tra cappa e spada e decamerone. Pellicola molto scarsa, come facile immaginare, ma non più di tante altre commedie becere - specie "decamerotiche" - di quel periodo. Un po' di gratuite nudità "settantiane".
CuriositàZender • 11/05/19 12:50 Capo scrivano - 49102 interventi
Il titolo, sia in locandina che nei crediti a inizio film, scrive "stò" con l'accento:
Caesars ebbe a dire: Nel commento del Maestro, credo che ci sia un errore. Infatti dice:
"...dalla marchesa Bianca a palazzo degli Estensi (Di Lazzaro) per una recita. Una volta lì, dovranno sottrarre da un cofanetto in camera della donna una lettera compromettente della Granduchessa Olimpia (Di Lazzaro)".
Secondo Imdb la Di Lazzaro interpreta la graduchessa Olimpia, mentre la marchesa Bianca dovrebbe essere la Gallotti.
Secondo me, più che secondo IMDb. Nella fattispecie siamo una cosa sola…
.
Lo dimostra l'identificazione della Mancini...
B. Legnani ebbe a dire: Caesars ebbe a dire: Nel commento del Maestro, credo che ci sia un errore. Infatti dice:
"...dalla marchesa Bianca a palazzo degli Estensi (Di Lazzaro) per una recita. Una volta lì, dovranno sottrarre da un cofanetto in camera della donna una lettera compromettente della Granduchessa Olimpia (Di Lazzaro)".
Secondo Imdb la Di Lazzaro interpreta la graduchessa Olimpia, mentre la marchesa Bianca dovrebbe essere la Gallotti.
Secondo me, più che secondo IMDb. Nella fattispecie siamo una cosa sola…
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Lo dimostra l'identificazione della Mancini...