Prima opera cinematografica dell'autore de Gli Incredibili e Ratatouille, Il gigante di ferro è la storia dell'amicizia tra un bambino americano ed una strana creatura meccanica proveniente dallo spazio. Il film che deve molto stilisticamente (tratto grafico) e narrativamente (il tema dell'amicizia e dell'accettazione della diversità) alla tradizione disneyana è però capace di distaccarsene introducendo elementi nuovi (l'ambientazione negli anni '50 con il clima della competizione spaziale russo-americana).Da vedere.
Già all'esordio nel lungometraggio d'animazione, Brad Bird dà prova di una gentilezza di tocco e di una raffinatezza visiva che si imporranno poi su scala mondiale nei capolavori successivi. La storia, ambientata negli anni della guerra fredda, è quella di un ragazzino che fa amicizia con un gigantesco robot, una creatura venuta dallo spazio, dall'aspetto terrificante ma dal cuore (metallico) buono, di cui i militari vogliono assumere il controllo per trasformarlo in un'arma micidiale. Bello il messaggio, eccellente il disegno.
MEMORABILE: Il tuffo del gigante nel laghetto, nel finale i pezzetti che si ricompongono
Originale cartone dell'allora esordiente Brad Bird, più conosciuto per i suoi successivi capolavori con la Pixar, è la storia dell'amicizia tra un bambino e un gigantesco robot. Con una rinfrescante ambientazione da pre-guerra fredda, si rivela un film d'animazione maturo, con pochi personaggi ma molto riconoscibili e ben caratterizzati. Vin Diesel doppia il robot gigante con buoni risultati. Piccola perla sull'accettare il diverso con tanto di messaggio di pace non stucchevole.
Sfortunato film animato di fantascienza del 1999 targato Time Warner e diretto dal regista de Gli incredibili Brad Bird (che, in realtà, è ottimo sotto ogni punto di vista). Ambientato negli anni '50 dove in USA c'era la paura del comunismo, il film avvince per la tenera amicizia fra il gigante d'acciaio e un bambino, ma allo stesso agghiaccia quando un isterico uomo del governo, che si finge amico della famiglia del ragazzino, ordina alle forze aeree USA di bombardare l'intruso. Incredibile la trasformazione del robot in arma bellica. Culto.
Sembra incredibile che l'amicizia tra un ragazzino e un gigantesco robot-macchina da guerra possa trasmettere tante emozioni, eppure il film ha qualcosa di magico nel regalare allegria o trepidazione, divertimento o commozione (il finale è da vedere col fazzoletto agli occhi). L'ottima contestualizzazione storica anni 50 della corsa al nucleare e del cieco furore bellico danno una forte connotazione nonviolenta ed ecologica, che si aggiunge a una struggente raffigurazione della psicologia infantile e a un discorso sulla tolleranza.
Primo lungometraggio del buon vecchio Bird (poi collaboratore e regista in Pixar con Ratatouille e Gli incredibili) che riesce a dirigire questo cartone animato (non in CG) dandogli un tocco di magia e stupore unici, riuscendo ad imbambolare lo spettatore di fronte ad una storia appassionata e commovente. Ne consumai la cassetta, ai tempi, ma i sentimenti che provavo allora sono rimasti gli stessi.
Uno di quei film d'animazione che davvero vale la pena vedere per grandi e piccini, nettamente superiore alla Disney degli ultimi tempi sempre alla ricerca della più becera (anche per bambini) comicità. Humor e dramma son bilanciati alla perfezione mantenendo costante la malinconia portata dai personaggi, tutti ben caratterizzati, con le loro difficili vicende politiche/familiari; davvero rimarchevoli i disegni e discreta anche l'animazione. Il finale è veramente toccante, drammatico al punto giusto: da solo vale la visione del film intero.
MEMORABILE: La ricongiunzione dei pezzi nel finale.
Brad Bird, prima di mutare in gallina dalle uova d'oro grazie alla Pixar, dirige un cartoon classico che già fa presagire un roseo futuro per l'autore di Ratatouille. Ambientata negli Usa all'epoca della guerra fredda, la vicenda è una storia di amicizia e tolleranza che condanna il rifiuto e la paura del diverso. Il tutto visto attraverso gli occhi di un ragazzino orfano di padre che trova in un gigantesco robot quella figura che tanto manca nella sua vita. Tecnicamente eccellente, emozionante, divertente e con più di uno spunto di riflessione.
È il racconto di un gigante di ferro che arriva sulla Terra da chissà dove, ma potrebbe trattarsi dell’archetipo dell’essere che soffre e subisce per la sua diversità/unicità. I cattivi, com’era prevedibile, occupano i posti nevralgici di chi decide le sorti del prossimo e sono i rappresentanti del governo e i militari. I contenuti, quindi, non mancano e sono universali, anche per il modo in cui vengono posti, estendendo la fruibilità di questa piccola gemma dall’epilogo ricco di pathos in grado di emozionare.
MEMORABILE: Tu sei chi scegli e chi cerchi di essere.
Simpatica animazione lineare e graficamente tradizionale che, per il tema trattato, è destinata a un pubblico più ampio. Un vispo ragazzetto diventa amico di un gigantesco robot mangiaferro che nonostante le truci apparenze dimostrerà virtù ben lontane dalla sua natura. Una sorta di critica al periodo della guerra fredda e del nemico misterioso, simbolo del male da abbattere a ogni costo. Molto efficaci il "vocione", lo sferragliare, la dinamica nei momenti bellicosi e le invenzioni proto-transformers (i singoli componenti che si riassemblano da sè).
MEMORABILE: Le mutazioni istintive del robot a ogni attacco.
L'esordio al cinema di Brad Bird è una splendida fiaba moderna a sfondo fantascientifico, parabola sulla non-violenza e manifesto di solidarietà fra "diversi", che parte da uno spunto non proprio originale (un bambino incompreso e una creatura aliena fanno amicizia) ma lo affronta con freschezza e intelligenza. Merito soprattutto dell'ottimo studio dei protagonisti e del calzante allestimento anni '50, tra paranoie atomiche e intrusioni maccartiste. Benché la durata scarna imponga una certa fretta nell'ultimo atto, il finale dalle inclinazioni cristologiche emoziona sempre. Stupendo!
MEMORABILE: Il primo dialogo col gigante; La preghiera a tavola; La depressione dopo la morte del cervo; L'agente Mansley e il gelato lassativo; "Su-per-man!".
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CuriositàRaremirko • 26/11/13 00:52 Capo call center Davinotti - 3861 interventi
* Il loook del robot è stato in parte ispirato da Braccio di ferro (si notino i grossi avanbracci, per esempio)
* Prestano le loro voci anche Jennifer Aniston (la madre del bambino) e Vin Diesel (il robot)
* Inizialmente il film doveva essere un musical
* Lo storyboard mostrava praticamente il film già finito; ad esso furono tolte solo poche scene
* La scena iniziale doveva essere in origine più lunga e differente, mostrando il robot che arrivava sulla terra come un meteorite
* Anche la scena finale, quella del combattimento, doveva essere più lunga e dettagliata, con molti più mezzi coinvolti