L’amicizia tra l’orfanella e il gigante nano collezionista di sogni è oggetto di un film che mescola avventura e fiaba, concedendosi il lusso di arretrare sul terreno del plot (minimo) e allargarsi su quello della fascinazione e della sospensione poetica. Spielberg frulla un po’ tutto a cominciare da E.T., calandolo in un sapore un po’ retrò e puntando tutto sulla meraviglia. Gran fumo (sia pure di classe) e poco arrosto, con finale pomposo. Non fosse per gli effetti, sembrerebbe degli anni 50. Graziosa la parlata bislacca del GGG.
Da Spielberg temevo una baracconata con sentimentalismo posticcio, invece questo adattamento dell'omonimo romanzo di Dahl riesce a ricreare la magia della storia senza rinunciare all'umorismo. Sebbene il ritmo non sia costante e alcune sequenze siano tirate troppo per le lunghe, le avventure del Gigante e della piccola Sophia (che risulta simpatica, a differenza di molti pargoli spielberghiani) coinvolgono fino alla fine. Da vedere su grande schermo per apprezzare al meglio le ambientazioni e gli effetti speciali di livello sorprendente.
MEMORABILE: Il gigante si muove per Londra senza farsi notare; La forgiatura degli incubi; L'effetto dello sciroppio sulla regina e sui Corgi.
Noiosissimo esempio di CGI senz'anima. La storia non ingrana mai, edulcora alcuni passaggi, si affida alle scorregge per far ridere e sopratutto scorre lentamente, quasi alla moviola, con i due protagonisti che parlano tanto e fanno poco. Anche il rapporto tra la bambina e il gigante che dovrebbe essere il cuore del film viene narrato in modo poco approfondito, superficiale, si evolve in amicizia quasi inspiegabilmente. Idem il finale, tirato via in quattreqquattrotto dopo una sfibrante parentesi a Buckingam Palace.
Una orfanella insonne viene rapita da un dolce gigante nano vegetariano e acchiappasogni che vive in un paese dove invece gli altri giganti normodotati sono carnivori mangiabambini. Fiaba adatta soprattutto ad un pubblico under 12, che molto punta sugli effetti speciali e la dolce stramberia di linguaggio e modi di questo nonno in formato maxi e con orecchie paraboliche. Spettacolo gradevolmente glicemico, ma dall'incontro fra Spielberg ed un autore geniale e sottilmente sadico come Dahl era lecito aspettarsi qualcosa di più memorabile, mentre qui si resta nell'ambito del "grazioso".
Se in altre occasioni, Steven Spielberg ha annullato i divari generazionali rendendo fruibili le sue pellicole a tutte le fasce d'età, questa sua opera è rivolta al pubblico dei più piccoli. Il target di riferimento sarà senza dubbio conquistato da una storia che è troppo semplice per gli adulti che invece apprezzeranno maggiormente un comparto tecnico di buon livello e più in particolare ambientazione ed effetti speciali. Si tratta in ogni caso di un opera minore del regista americano.
Non male dopotutto, anche se da un regista come Steven Spielberg ci si aspetterebbe sempre qualcosa di più. Fiaba non troppo ambiziosa, che dopo una prima parte discreta cade nella seconda in banalità già viste o che servono ad aumentare la già non contenuta durata del film. Ottimo Mark Rylance, l'interprete del gigante. Buone le musiche. Consigliabile almeno per una visione.
Un’opera destinata suo malgrado a finire nel dimenticatoio. Purtroppo non bisogna attendere troppo tempo per capire che qualcosa non funziona. Difficile dire quale sia la causa principale, forse la storia in sé si presta poco a essere trasposta su pellicola oppure manca quell’alone di magia di cui ogni fiaba dovrebbe essere ammantata. Lo sforzo dietro gli effetti speciali è notevole eppure i colori sgargianti e gli scenari non riescono a trasmettere che freddezza e artificiosità. Anche tra le righe non si riesce a leggere nulla di importante.
MEMORABILE: Le conseguenze dello “sciroppio sfribollino”.
Un film molto divertente. La giovane Ruby Barnhill nei panni di Sophie ha uno stile di recitazione così naturale da risultare totalmente credibile nel mondo immaginario. La maggior parte della storia è in realtà raccontata attraverso la computer grafica e si nota un lavoro impressionante, con effetti speciali davvero eccezionali. Le abilità registiche di Spielberg brillano con incredibili riprese lunghe, coinvolgenti movimenti della macchina da presa e una narrazione ordinata dando vita a una storia fantastica.
Da un'opera di Dahl un film che riesce a fare contenti sia i più grandi che i piccolini. Spielberg come sempre si mostra a suo agio con l'uso degli effetti speciali. Nella seconda parte la storia perde un po' quota (la vicenda con la regina è simpatica ma un po' tirata per le lunghe), ma questo non pregiudica il risultato finale, che è senza dubbio appagante.
Le potenzialità c'erano, per una favola di un certo livello, ma se si esclude il procedimento dei sogni, alla fine resta ben poco. Il gigante (nano), col suo lessico "non proprio da manuale" e la speciale sensibilità auricolare non è male, ma il resto, bambina compresa, non colpisce più di tanto, anzi. Se poi si aggiungono, una combriccola di giganti dementi e non certo realizzati particolarmente bene e un'ultima parte tremendamente inglese, ecco che il risultato non può che essere un prodotto sì anche vedibile, ma che non ha la forza e la sufficiente magia per restare nella memoria.
MEMORABILE: Il raro musicante fantasogno; "Lui è vero schifo sogno".
Deliziosa favola che ci invita a illuminare le nostre notti con briose fantasticherie scintillanti come lucciole. Adorabile la piccola Sofia, spontanea e tenace piccola ospite di un orfanotrofio (brillantemente doppiata da Ginevra Pucci), che soffre d’insonnia poiché non ha nessuno che le racconti delle fiabe che la aiutino a sognare. Spassosa la parlata da penna blu del tenero gigante cattura sogni. Un sodalizio teoricamente improbabile tra due entità così diverse, ma reso possibile dal comune senso di solitudine. Semplice, teneramente commovente e visivamente sfolgorante.
MEMORABILE: Lo "sciroppio sfribollino" con le bollicine che vanno all’ingiù: non "ruttini ruttanti" ma "petoncioni".
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CuriositàDaniela • 17/04/17 22:26 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Soggetto dal romanzo per l'infanzia Il GGG (The BFG) dello scrittore inglese Roald Dahl, pubblicato nel 1982.
Il romanzo aveva già avuto una trasposizione cinematografica con Il mio amico gigante (The BFG - The Big Friendly Giant), film d'animazione inglese del 1989 diretto da Brian Cosgrove e Mark Hall.
DiscussioneRaremirko • 11/01/20 22:45 Call center Davinotti - 3863 interventi
Uno Spielberg di certo non memorabile e non particolarmente ispirato; salvo le buone intenzioni e la discreta CGI.
Il regista ha fatto e farà di meglio, questa è un'opera minore, solo valida.