Esordio alla regia del fratello minore di Carlo Verdone, Luca, che si affida al fratello e lo affianca a un comico di sicuro successo come Renato Pozzetto facendosi aiutare nella stesura della sceneggiatura dai collaudatissimi Benvenuti e De Bernardi. Scelta come soggetto la moda dilagante delle cliniche di dimagrimento, la storia si evolve seguendo una traccia più comica che da vecchia commedia all'italiana (e dire che, volendo, il film poteva quasi essere una continuazione apocrifa dell'epopea del Guido Tersilli che Sordi nell'ultimo capitolo faceva...Leggi tutto diventare proprio titolare di una clinica simile). La prima parte, un po' troppo stiracchiata, racconta l'evoluzione di una tragica situazione che porta, inaspettatamente, all'apertura di Villa Samantha (dal nome della ricca moglie di Verdone interpretata da Silvia Annichiarico). La seconda, attraverso una struttura che Pozzetto ripeterà l'anno successivo in NOI UOMINI DURI, descrive l'avanzamento delle cure dimagranti sul primo gruppo di volonterose “cavie”, tentando di dare ai vari personaggi una caratterizzazione propria: il pugile, la coppia in età ancora innamorata, la bella signora, il bambino odioso, il politico (Franco Diogene), il monsignore, la burinaccia (la Sora Lella) e via dicendo. È chiaro però che la forza motrice sono i due direttori Alfio (Verdone) e Silvano (Pozzetto), che all'interno di un copione discreto (con qualche gag riciclata) sanno trovare un'ottima intesa. Pozzetto, in particolare, sembra molto più rintronato e arrendevole del solito, ma proprio per questo riesce talvolta a essere irresistibile. Peccato per la regia di Luca Verdone, piatta e prolissa, spesso immatura, perché le idee ci sono e la storia regge fino in fondo nonostante la durata raggiunga (nella sua versione televisiva, più lunga) le due ore. Una commedia comica simpatica e divertente.
Pozzetto e Verdone funzionano bene in questa commedia leggera che prende in giro le cliniche per dimagrire, ma anche l’ossessione per il cibo. Qua e là la grana diventa troppo grossa, ma il film resta più o meno in linea di galleggiamento, soprattutto grazie ai due affiatati protagonisti. Ci sono gag piuttosto divertenti (la laurea, il campionario di Pozzetto, il cardinale spaccasedie, il pasto immaginario, il pappone preparato nella vasca da bagno). Ma col passare dei minuti si esagera un pò troppo. Nel complesso, comunque, non è male.
Dimenticabile commedia realizzata dalla famiglia Verdone (Luca alla regia, Carlo protagonista). L'idea di satireggiare sulla moda (sempre attuale) delle diete e sulle manie salutistiche poteva essere azzeccata ma lo spunto viene adoperato per confezionare una commedia decisamente poco brillante e di basso profilo, dalle facili e spesso gratuitamente volgari soluzioni narrative. Non funziona l'accoppiata Pozzetto-Verdone che, nel tentativo di interpretare il contrasto tra le due comicità (lombarda e romana), si pestano i piedi a vicenda.
Sinceramente la prima volta che lo vidi non mi piacque molto. Adesso invece ho cambiato idea: il film, pur non essendo una pietra miliare, si lascia vedere e presenta alcune situazioni piuttosto divertenti. Da ricordare la compianta sora Lella e soprattutto l'odioso bambinone grasso.
Film che si regge più per le singole situazioni esasperate che per una trama ben costruita. Nonostante ciò, a me piace sempre rivederlo. Ottima coppia che funziona perfettamente, pur sfruttando situazioni e tic da entrambi già abbondantemente sfruttati altrove. I personaggi di contorno sono decisamente divertenti e strappano qualche buona risata. Impossibile non ricordare il bambino grasso, preso di mira e poi adorato. Fra i grassi una lunga schiera di attori già conosciuti e piacevoli. Divertente la gag della vespa\testa!
Verdone e Pozzetto gestori di una clinica di dimagrimento. Scopriranno che i problemi dei clienti sono ben altri e che pure loro due non sono esenti da colpe. Il ritmo è misurato ma le gag sono fatte con mestiere (da ricordare anche il vescovo e il bambino). Come funziona la coppia comica? Decentemente, non è necessario riproporla. Sora Lella sempre divertente.
Verdone mette in mezzo la sua solita crisi matrimoniale... per fortuna attenuata dalla presenza di Pozzetto. Senza di lui, infatti, ci sarebbe stato ben poco da ridere. Irrispettoso poi Verdone con l'anziana suocera (ma vorrebbe essere divertente?)... mentre Pozzetto fa morire, con la sua valigetta "miracolosa" e i suoi lazzi improvvisi. Azzeccata anche la presenza di sora Lella e di altri famosi caratteristi. Il film ha avuto grande successo anche grazie all'assenza di concorrenza (l'unico era Neri Parenti).
Simpatica commedia avvicendata sul dramma (non è un esagerazione) del "chilo di troppo", spesso causa di malessere esistenziale quando non fisico in senso stretto. Certo, la pellicola ben si guarda dal mettere nel piatto (della bilancia?) elementi che siano minimamente spunto per riflessioni "alte". Ne consegue una serie di gag a raffica, ben interpretate da Verdone supportato dal frizzante Pozzetto. Si ride di gusto insomma, con il valore aggiunto della presenza, causa physique du rôle, dell'indimenticabile Franco Diogene...
Verdone aiuta il fratello ad esordire. Erano ancora gli anni in cui Pozzetto tirava, e infatti il film è più nelle sue corde che in quelle di Carlo. Un tripudio di catastrofismo, gag e surrealismo, con l'evidente intento di creare una farsa a mo' di fumettone. Dopo una prima parte preparatoria il film entra nel vivo con la vita in clinica. Non sempre omogeneo ma non disprezzabile. E comunque si ride abbastanza.
Non male. Bisogna anticipare che dell'accoppiata di medici "nutrizionisti" Pozzetto-Verdone risalta molto di più Pozzetto, ma anche Verdone è più che sufficiente. Molto divertenti le scene all'interno della clinica per dimagrire (ricordate lo slogan sette chili in sette giorni!) e tra gli ospiti troviamo l'amatissimo Franco Diogene. Più che buono.
Beh non si può negare che sia un film stupidotto, eppure l'ho sempre trovato molto divertente e l'avrò visto una dozzina di volte. Secondo me Pozzetto e Verdone funzionano benissimo insieme, e tra l'altro si dividono equamente i momenti più spassosi senza che uno prevalga sull'altro. Le scene dei vari metodi dimagranti sperimentati dai due "dottori" sui ciccioni sono forse un po' lunghe, ma ci sono anche sequenze davvero grandiose, ed un finale semplicemente perfetto.
MEMORABILE: "La trovo molto bella e proporzionata" "Ma chi, mia moglie??!" "No, la casa"
Esordio fortunato per il regista Luca Verdone, che inaspettatamente non ha saputo replicare. Il regista si avvale del noto fratello Carlo e di un Renato Pozzetto in stato di grazia. Il duo è un po’ forzato e probabilmente impensabile nella vita reale, ma nel film funziona e fa divertire non poco lo spettatore. Congeniale il cast di caratteristi “ciccioni”. Un film davvero riuscito che, seppur non manchi di banalità tipiche di quegli anni, può essere considerato tra i più significativi degli Anni Ottanta.
Tutto sommato non male questa commedia leggera, che mette insieme una coppia di comici fino a quel momento inedita. E bisogna ammettere che Pozzetto e Verdone interagiscono bene, sembrano affiatati e strappano parecchie risate; certo, la sceneggiatura è stupidotta e il buon mestiere dei due attori non basta a rendere il film un prodotto sopra la media, tuttavia gli amanti della commedia italiana anni '80 si divertiranno. La regia di Luca Verdone è anonima, le musiche pessime, la durata eccessiva; buono invece il cast di contorno. Discreto.
Due cialtroni mettono in piedi una clinica che promette di far ritrovare la forma perduta: trama semplice, semplice, la satira di un certo estremismo nelle diete è telefonatissima (sedie rotte per il peso, clienti famelici che, messi alle strette, mangiano tubetti di dentifricio o pesci rossi della fontana). Pozzetto e Verdone se la giocano alla pari qui, alcune trovate sono divertenti (il paziente creduto morto nella sauna, la lavanda gastrica collettiva, ecc.). Discreto ma approssimativo.
MEMORABILE: Pozzetto scopre che il bambino oversize nasconde cibo in camera: "Gli dò tanti di quei calci in culo che gli faccio venire l'esaurimento nervoso!".
Divertentissima commedia che vede per la prima (e unica) volta insieme Pozzetto e Verdone: il film ha un ritmo e un'allegria contagiose, lo spunto di partenza è originale e la maggior parte delle battute vanno a segno felicemente. Ottimi tutti i caratteristi, a partire dalla sora Lella, presenza fissa delle prime pellicole interpretate da Verdone. Musiche carine di Pino Donaggio e due o tre momenti davvero irresistibili.
Film ormai mitico del panorama comico italiano anni '80. Ottimi Verdone e Pozzetto, ma soprattutto quest'ultimo si ritaglia un personaggio irresistibile nel contesto surreale di "Villa Samantha". Grande la scena della schiuma verde nella vasca e la scoperta del cibo in ogni dove nella stanza di Paolone. Per quanto lo si riveda continua a far sorridere.
MEMORABILE: "Ti farò dimagrire... a calci nel culo!"
Commedia che ha i suoi fan (e anch'io sono tra questi), ma al netto del giudizio affettivo gli spunti non appaiono sviluppati nella maniera migliore. Il duo protagonista riesce solo in parte: Verdone rende meglio come solista o come regista corale, mentre a Pozzetto è più familiare la dimensione della coppia comica ma lo preferisco succube che dominatore. Arruolamento d'ufficio per i più celebri caratteristi "over-size" (Sora Lella, Franco Diogene, Fiammetta Baralla, Annabella Schiavone), ma di "esile" (mi si perdoni il gioco di parole) c'è solo il soggetto. **
MEMORABILE: La valigetta di Pozzetto col campionario di preservativi e vibratori che fanno sbiancare Verdone: "Ma che je porti i cefali?!"
Sboccata satira sui centri dimagranti in cui Verdone mostra gli atteggiamenti soliti privati però di slancio ed iniziativa e Pozzetto segue a ruota l'attore romano. L'inizio sembrava promettente, ma con lo svolgimento narrativo le pecche emergono evidenziando luoghi comuni a iosa.
I due interagiscono molto bene, del resto sia Carlo che ancor più Renatone hanno saputo sempre ben interagire con chiunque, entrambi soprattutto con Montesano; si ride spesso, grazie ai due e al campionario di ciccioni ospiti di Villa Samantha. Notevoli gag tra il timoroso Verdone e il più smaliziato Pozzetto, che forse dei due è quello più a suo agio; si rivede per l'ultima verdoniana volta la Sora Lella, molto simpatica. Paolone, il bambino nemico di Pozzetto, fa più ridere di quanto irriti; simpatico il finale. Film che adoro!
MEMORABILE: La valigia di Pozzetto!; Pozzetto a Verdone: "Tua moglie ha bisogno del sarago!"; L'Onorevole che muore nella sauna!
L'unione di due comicità così profondamente diverse non scaturisce il risultato omogeneo che lo spettatore si aspetta: in effetti l'ago della bilancia è nettamente sproporzionato a favore dell'assoluto genio pozzettiano. Verdone ci mette il proprio mestiere, fatto di mimiche facciali (riuscite) e di comunicazione con il corpo, ma nel confronto esce dilaniato. Pozzetto si conferma il migliore "battutista" della commedia italiana. Il ritmo è molto elevato e la noia non fa mai capolino. In definitiva un gradevolissimo prodotto Made in Italy.
Commedia che un po' immeritatamente è assurta al rango di culto. La regia di Luca Verdone è impalpabile e lascia spesso gli attori in balia di se stessi: se Pozzetto con il suo repertorio di smorfie e freddure riesce a cavarsela brillantemente, il fratello Carlo appare in difficoltà alle prese con una sceneggiatura che preferisce la comicità "bassa" al gioco di fino. Aggiungiamoci un ritmo tutt'altro che brillante (108 minuti paiono veramente troppi) ed otterremo un film simpatico ma non certo all'altezza degli interpreti.
Due medici falliti tentano di far soldi gestendo una clinica privata in cui si promettono dimagrimenti miracolosi, con metodi coercitivi basati prevalentemente sul digiuno... Lo spunto fantozziano poteva anche essere divertenti, lo svolgimento lo è molto meno, per la banalità delle gags, le frequenti cadute volgari, la piattezza della messa in scena. Stranamente, Verdone e Pozzetto, accoppiati, deprimono a vicenda l'uno la comicità dell'altro. Il film si salva dal naufragio totale solo grazie alla presenza di alcuni simpatici caratteristi.
Interminabile commedia che unisce Pozzetto e Verdone con risultati invero abbastanza modesti non già per le prove dei due comici, che anzi piazzano qualche battuta veramente divertente (soprattutto il lombardo), ma a causa di una regia mediocre e piatta e di una sceneggiatura che allunga in maniera spropositata il brodo finendo così per creare dei momenti lunghi e vuoti che spezzano il ritmo. Tiziana Pini fa sempre il suo bell'effetto, i caratteristi hanno le facce giuste ma, ripeto, il film è talmente lungo che alla fine si perde interesse.
L'accoppiata Pozzetto-Verdone doveva garantire, sulla carta, grasse risate (e visto il
titolo del film saremmo stati in tema). Invece di divertimento ce n'è poco ed i momenti
riusciti ed originali sono ancor meno. Eppure lo spunto di partenza non era poi male.
Il meglio sono i caratteristi, simpatici sì ma che lasciano il tempo che trovano.
Commedia molto ben strutturata a livello di sceneggiatura (ottimo lo spunto vagamente macabro dell'onorevole che "muore" nella sauna, con tutte le conseguenze, buono lo sviluppo narrativo, sostenuto il ritmo), abbastanza piatta a livello registico, indovinata nella scelta dei protagonisti, Verdone malinconico e nevrotico, Pozzetto giocondo e furbetto. Casomai, le carenze ci sono a livello di trovate puramente comiche nelle storie dei pazienti della clinica, dove l'umorismo è un po' facilone. Un film che non stanca e che si rivede volentieri.
MEMORABILE: Verdone colpito sulla testa con un pesce surgelato nel supermarket dei cognati; la valigetta di Pozzetto; la suocera.
Esordio convincente alla regia per il fratello del celebre Carlo. Siamo di fronte a una commedia che orchestra bene due geniali attori che hanno un diverso modo di fare comicità: da un lato quella romanesca di Verdone, dall'altro quella sofisticata, zeppa di battute surreali, del grande Renato. È inevitabile pertanto che tutto il film si regga sui virtuosismi di questa memorabile coppia, peraltro inspiegabilmente poco sfruttata.
MEMORABILE: Signora non sottovaluti il Professor Tamburini, dottore in medicina e docente di Scienza dell’Alimentazione a Punta Raisi!
Per Verdone è in assoluto il peggior film, per Pozzetto nella media. Verdone è proprio fuori giri, fa fatica a intonarsi al cinismo impassibile di Pozzetto, sbanda spesso nell'esagerazione imbranato-nevrotica. Pozzetto invece gioca di rimbalzo, proponendo niente di nuovo rispetto al suo repertorio ma con battute a volte esilaranti. Nell'insieme il film è un filmetto, di quelli che quando li vedi da piccolo al cinema ti sganasci e da adulto t'intristiscono un po'.
MEMORABILE: Verdone vessato dai cognati e il suocero nel loro negozio di surgelati.
La somma di due addendi di ottima qualità non porta sempre a un risultato analogo. Peccato che i due fattori siano due autorità in materia di commedia e tempi comici. Sebbene l'idea di partenza della clinica per obesi non sia male, si denota subito che difetta proprio l'olio giusto per far girare a pieno regime gli ingranaggi del plot. Anzi che ridere a crepapelle si sorride, ma anche no. Vi è però una carrellata di caratteristi mica da ridere, con Diogene e la Fabrizi e Yamanouchi su tutti...
MEMORABILE: La valigetta di Pozzetto, con i vari strati...
Decisamente non riuscito. La coppia Verdone-Pozzetto non è quasi mai funzionale, forse perché il tipo di umorismo dei due è troppo differente per armonizzarsi in maniera efficace. Si aggiunge una storia zoppicante, perché quando si pensa che il film decolli (con l'apertura della clinica) in realtà esso si affloscia, addirittura riparando in gag vecchissime, perfino con Stanlio e Ollio (il finto pranzo). Cast secondario che o è assai mediocre o ò male sfruttato: ma la colpa primaria sta nella scarsissima sceneggiatura.
Due dei maggiori esponenti della comicità nostrana (il romano Verdone e il milanese Pozzetto) in una commedia che ironizza sulle cliniche dimagranti così di moda e così pubblicizzate negli anni Ottanta. La spinta propulsiva iniziale dà luogo ad alcuni felici sketch pierineschi, ma si esaurisce quando subentra la ripetitività causata dalla sceneggiatura scarna e da una non sempre necessaria tendenza slapstick (le sedie sfondate, gli scontri fisici con il ragazzino ciccione). Epilogo orgogliosamente “all’italiana”.
MEMORABILE: La laurea; la valigia di Pozzetto; i commenti dell’operaio sul quadro raffigurante la Morte alle spalle del goloso.
Dai Verdone Bros. una delle commedie cult degli anni 80 peggio riuscita. Verdone attore indossa la sua solita maschera di perdente e incapace cronico che alla lunga irrita lo spettatore, mentre Verdone regista non convince. Tra i due la partecipazione di un Pozzetto sotto tono che non riuscirà mai a trovare i tempi giusti con l'attore romano. Eppure il soggetto poteva regalare ottimi spunti comici, visto anche il nutrito numero di caratteristi capaci, invece le gag si ripetono stancamente.
La coppia Verdone-Pozzetto funziona alla grande, ma in alcune scene è il comico milanese a strappare le risate, grazie alle sue battute dette in tono "serioso". Lo stuolo di caratteristi, l'originalità del soggetto e la scorrevolezza della trama (grazie anche al taglio dei venti minuti presenti nella long version per la televisione) lo rendono godibile per trascorrere 105 minuti di spensieratezza.
MEMORABILE: Silvano paragona la "pappa" a un patè. Sorpreso, Alfio assaggia e dopo averla sputata dice: "Patè de nafta! Sembra che stai a leccà un pistone!"
Divertentissima e celebre commedia che può vantare la presenza di una coppia esplosiva come Verdone e Pozzetto. Certamente non tutto è nuovo, alcune gag sono trite e ritrite (le sedie rotte dal peso...), però si ride... e tanto. Da non sottovalutare anche gli attori secondari, tra cui spiccano la "sora Lella" e Franco Diogene. Sicuramente uno dei prodotti più importanti e interessanti della commedia italiana anni '80.
MEMORABILE: La valigia di Pozzetto (Sventrax, Tormiento, Orient Express, Duron Duron); La scena finale da "I 2 porconi"; L'occultamento di "cadavere".
Piacevole commedia con l'inedita coppia Pozzetto-Verdone che riesce a strappare sorrisi senza mai strafare. Il film scorre in modo quasi sempre ritmato con rari momenti di noia. Da segnalare una simpatica Silvia Annicchiarico nel ruolo della moglie di Verdone e una Sora Lella come sempre spiritosa.
MEMORABILE: La scena in cui Pozzetto e Verdone mangiano il cibo che era destinato al gatto.
Commediola romanesca che diventa più prevedibile nel procedere nella trama. L'abbinata Pozzetto-Verdone funziona e non era la prima volta che lavoravano assieme: il contrasto fra i due temperamenti e allo stesso tempo le affinità funzionano. L'idea iniziale e i relativi contorni non sono male, per una commedia all'italiana che ancora molti di noi amano. Ma è leggera leggera. La regia è un po' tirata via, ma tant'è... Se uno se ne sta in casa a girare a vuoto e non ha sottomano nulla di meglio...
MEMORABILE: Il presunto «culto» di questa sottile pellicola è il valigione di Pozzetto con i preservativi (primo fra tutto il mitico Sventrax).
Simpatica commedia che all'epoca ebbe molto successo. Film simpatico, senza pretese, in cui Pozzetto ne esce forse meglio e con battute più divertenti. Verdone soffre un po' l'attore milanese ma non disdegna la sua "indole" comica. Regia così così, ma più che sufficiente per un esordio... certo non sarà mancato l'aiuto del fratello. Spensierato.
Una delle migliori commedie di Verdone, particolarmente ispirato e amalgamato con il coprotagonista Pozzetto. L’idea della clinica gestita in modo “diverso” è una fonte continua di gag che, pur col passare degli anni, resta inossidabile. La versione televisiva non risente della maggiore lunghezza, anzi.
MEMORABILE: Pozzetto: “Erano tre mesi che non vendevo un cazzo!”; La lavanda gastrica.
Tra gli ultimi film del Carlo Verdone prima maniera, quello che fa ridere e basta. L'idea della clinica per dimagrire è buona, ne escono gag esilaranti, specie con il bambino con gli occhiali e la ragazza sexy e leggermente sovrappeso. Notevole il contributo di Renato Pozzetto, co-protagonista e complice di un Carlo Verdone al servizio del fratello Luca. Ultimo gradito cameo, in un film con Verdone, quello di Lella Fabrizi, non più nonna a honorem ma solo paziente. Orecchiabile la canzone del film, ottimi i due attori.
Una commedia davvero divertente con Verdone e Pozzetto medici poco abili che si ritrovano dopo molti anni e decidono di aprire insieme una clinica per dimagrire. Funziona veramente bene; l'affinità tra i due attori (mai insieme prima) è notevole e, se non fosse per una parte iniziale un po' scialba, staremmo parlando di un gran film. Bravo tutto il cast, su tutti la Sora Lella e il bambino Paolone.
Personalmente preferisco i film con il solo Verdone che magari interpreta ruoli diversi. Le produzioni in cui si cerca di formare la classica coppia di attori comici non convince (questa con Pozzetto, come pure quella con Montesano ne I due carabinieri). Nello specifico la vis comica di entrambi i protagonisti è annacquata da una trama debole e scontata. Comunque si può senza dubbio vedere e si ridacchia anche volentieri.
Medici falliti tentano di fondare clinica dimagrante a spese del più depresso dei due. Se i dottori in questione sono il solito allucinato Pozzetto e l'ancor più abituale disperato Verdone la comicità è assicurata, grazie anche a situazioni memorabili e caratterizzazioni efficacissime (il monsignore, i cognati, l'infermiera bonazza, il pugile coatto...). Si apprezza tantissimo la long version, per nulla diluita rispetto a quella tagliata. Lieto fine che spegne ogni ipocrisia, un inno al godereccio e all'italianità mangiatoria. Simpaticissimo.
MEMORABILE: Le liti con i cognati; L'inseguimento finale; La lavanda gastrica; Le sedie che cedono; La valigia piena di...
La coppia Verdone-Pozzetto funziona bene così come ben assortiti sono i clienti della clinica. I due ne combineranno veramente di tutti i colori riuscendo anche a parodiare la moda (che diventerà dilagante) delle promesse di dimagrimento istantaneo. Nonostante possa sembrare un film senza troppe pretese, è secondo me un'opera che fa ridere in maniera intelligente.
MEMORABILE: Pozzetto che si arrabbia con il bambino; La pappa di colore verde; La nonnina.
L'inedita accoppiata Verdone-Pozzetto si rivela ben assortita e ne scaturisce una bella commedia, anche se partita da uno spunto poco originale. L'inizio è un po' sottotono, ma da quando viene aperta la clinica il film si rianima e le gag (quasi sempre riuscite) dilagano. Peccato per una parte finale non del tutto soddisfacente, ma il film non ne risente particolarmente. Ottimi gli altri attori (Paolone, il monsignore, i parenti di Verdone) e buona la regia di Luca Verdone e la colonna sonora.
MEMORABILE: Gli scleri di Pozzetto contro Paolone; Le rovinose cadute del monsignore; La valigia di Pozzetto.
L'unico lato positivo del film è Tiziana Pini, che compare per sì e no un minuto e mezzo sui 103 della versione cinematografica; per il resto del tempo, una sceneggiatura priva di originalità e vis comica propina situazioni e dialoghi primitivi e ovvii a tal punto da far rimpiangere l'avanspettacolo e, in qualche sequenza, il doppiatore recita chiaramente meglio dell'attore. Carlo Verdone si sforza di salvare ciò che non è salvabile rendendosi ridicolo, Pozzetto è probabilmente impegnato nel suo film peggiore.
Non è certo un film immancabile, ma qualche buona idea c'è. Verdone e Pozzetto ci mettono del loro, ma divertono anche la Annichiarico (che ritroveremo giudice popolare in Fantozzi alla riscossa) e la sempre tenera Sora Lella. La pellicola è molto legata all'epoca in cui uscì, infatti negli anni '80 fiorivano cliniche per dimagrire e improbabili preparati per perdere peso, sovente pubblicizzati da pseudo-medici televisivi (indimenticabile la dottoresssa Tirone). I fratelli Verdone qui ne fanno una discreta parodia.
Commediola anni 80 con Verdone e Pozzetto come protagosti. Si ride e ci si diverte in leggerezza. Chiaramente la pellicola non ha grandi pretese, ma il tutto risulta di buona fattura e il titolo è uno dei più celebri della commedia comica italiana degli anni 80. Discreti anche i comprimari. Da vedere per passare qualche ora in spensieratezza.
Sette tonnellate pesa, questa farsaccia senza capo né coda, mal scritta e peggio realizzata. I due protagonisti si agitano, si sforzano ma non funziona quasi niente. In più, l'amalgama tra i due mattatori non arriva mai, i tempi comici sono troppo diversi, Pozzetto dá storicamente il meglio quando lavora per sottrazione. Verdone è l'opposto, deve sempre spingere a tutta col suo personaggio nevrotico e pieno di tic. Il tasso di volgarità è pericolosamente alto.
Diretto da Luca Verdone, fratello di Carlo, il film è una commedia molto esile e ingenua sia nei toni che nella comicità, tutta imperniata sull'obesità che è da sempre fonte di ilarità infantile. La prima volta del regista è quindi un tentativo malriuscito di fare cinema e se non fosse per i due protagonisti che strappano qualche sorriso e la Sora Lella, autentico ciclone romanesco, tutto sarebbe da dimenticare.
Una strana coppia (Verdone-Pozzetto) non particolarmente efficace in una commedia che si distingue per toni grotteschi ed eccessivi, con ambientazione in una clinica dimagrante in cui un bambino odioso fa Jack Nicholson, i due mattatori Louise Fletcher e una selezione di attori cult in sovrappeso gli internati. La comicità cinica e aggressiva e il clima vagamente allucinato (quel giardino con tutti gli obesi in pigiama) conferiscono al film - di per sé decisamente mediocre - una sua ragion d'essere. Pino Donaggio al suo peggio.
Pozzetto e Verdone cavalcano l'onda del proliferare di cliniche dimagranti e centri benessere (e da questo punto di vista il film mantiene una sua attualità) per ironizzare sugli eccessi del fenomeno. Peccato che la sceneggiatura scelga la strada della risata facile perché il tema poteva fornire spunti ben più incisivi, data la presenza di due attori di "peso". Fra i protagonisti ne esce meglio Verdone, che possiede una mimica nettamente superiore rispetto a Pozzetto e riesce a strappare le risate più convinte. Si lascia comunque guardare.
Commedia che delude le aspettative create dai nomi coinvolti nell’operazione. Nulla di orripilante, ma non si può definire un’opera riuscita in quanto non funziona. Verdone è troppo caricato e non riesce a essere spontaneo. La regia non è brillante e la sceneggiatura ne risente parecchio, non essendo niente di particolare già in partenza. Pozzetto fa il suo, ma non basta per raggiungere la sufficienza, mentre il restante cast di contorno oscilla tra l’impalpabile e il non pervenuto. Non riesce a far ridere nei momenti in cui vorrebbe.
I fratelli Verdone avevano già intuito, nel 1986, che il dimagrimento sarebbe diventato un tema sempre più importante, col tempo, e non si son sbagliati. La coppia Verdone/Pozzetto offre il massimo della miglior comicità italiana, molto leggera ma spassosa. Due protagonisti con un umorismo diverso ma che insieme azzeccano il genere. Molto precisa la regia di Luca Verdone (anche se il fratello Carlo preferisce prendere le distanze da questo film, chissà perché?), orecchiabile la colonna sonora di Pino Donaggio. C'è anche la mitica Sora Lella.
MEMORABILE: "Ai 2 porconi"; Il tormentone di Verdone alla povera nonna: "Sempre 'sta mummia tra le palle!"; Il pugile; Le uova sode del dottore.
Il meno noto dei Verdone si cimenta in questa sua prima regia per il grande schermo, scrivendo a quattro mani con il fratello una spassosa sceneggiatura su una clinica per dimagrire gestita da due cialtroni. Ne viene fuori una commedia con momenti esilaranti, tutta giocata sugli ottimi tempi comici di Carlo Verdone e di Pozzetto che si scambiano battute (anche se un po’ “telefonate”) e creano gag con un variegato e divertente contorno di noti caratteristi. Alcuni momenti sono un po’ tirati, ma nel complesso il tutto funziona.
MEMORABILE: La divertente colonna sonora e il ragazzino Paolone che a volte meriterebbe davvero le pedate nel sedere di Pozzetto, da quanto è irritante!
Simpatica e scorrevole commedia all'italiana dei tempi andati, con l'accoppiata Pozzetto-Verdone ben preposta che tuttavia non riesce ad arrivare in fondo con sufficiente credibilità. Disseminata di rimarchevoli improbabilità, la storia si svolge comunque con ritmo abbastanza coinvolgente tra gag di genere (pure un tantino grottesche) e un intrigante risvolto giallo. Il fulcro è la presa in giro delle mode salutiste e vanesie che in quell'epoca prendevano sempre più piede. Una parte della sceneggiatura sembra persino un'involontaria parodia dei reality show a venire. Ma sì, passabile.
L’apertura di una clinica per dimagrire è il pretesto per inscenare battute abbastanza scontate su cibi inesistenti o su appetiti atavici (anche se non si esagera in stile fantozziano). Una comicità che non si adatta a Verdone, il quale ha sempre bisogno di una trama a più ampio respiro. Pozzetto invece sforna qualche battuta simpatica. La coppia funziona poco anche per via di un'evidente differenza d'età (dopotutto partono inizialmente come compagni d'università).
MEMORABILE: La partenza thriller col morto nella sauna; I cibi nascosti dal ragazzino; La spesa per lo spuntino con la moglie di Verdone.
Commedia che offre qualche sprazzo simpatico (c'è pure la Sora Lella), pur se l'ansia di Verdone si amalgama a fatica con l'aria stralunata condita di cinismo di Pozzetto; se aggiungiamo un parterre di "pazienti" poco incisivo (ancora con le sedie rotte!) e un'aria paratelevisiva, il quadro è completo; per una serata scacciapensieri c'è di meglio e il bambino è un adulto in miniatura odioso.
MEMORABILE: Paolone, il ragazzino "bocca della verità" che scatena in tutti la sindrome di Erode.
Un film in cui al tempo compariva (all'interno del cinema "normale") una delle poche scene con vibratore. Verdone si fa trascinare da Pozzetto in un'impresa improbabile e "arrangiata" (ma plausibile al tempo dell'uscita): entrambi risultano piuttosto credibili in una storia senza troppe pretese. Imperdibili i tanti caratteristi che popolano il film (e apprezzati altrove), summa di figure improbabili ben in grado di far (sor)ridere (come Fabrizio Sergis è perfetto nel ruolo del bambino irritante).
MEMORABILE: "Qui sotto è come la mafia, 3 strati!"; Silvia Annichiarico, sempre; "Chi se l'è magnato 'r gatto?"; La catasta di sedie rotte; L'inseguimento finale.
Coppia di spiantati imbranati improvvisano una clinica dimagrante per ricchi per sfruttare il business degli obesi votati al martirio. Catastrofi a volontà. Ancora una volta una commedia all’italiana che si regge più sulla bravura degli interpreti che non sulla sceneggiatura, abbastanza scontata. Di fronte al deflagrare delle situazioni, di per sé più tricche tracche che vere bombe, Verdone ansioso e ipercerebrale, e Pozzetto cinico e pratico, sono la ragion d’essere della visione del film.
Inedita coppia Verdone/Pozzetto per questa commedia sul tema delle cliniche per dimagrire, moda anni 80 importata dagli States. La coppia funziona e il più divertente è Pozzetto, qui particolarmente stralunato, in contrasto con il nevrotico frustrato Verdone. La sceneggiatura, non senza qualche intoppo, regge e il ritmo è buono; regia appena suficiente dell'esordiente Luca Verdone. Simpatici i caratteristi "ciccioni", tranne il bambino volutamente odioso. La Pini bella ma niente di più. Non il miglior lavoro di Verdone ma diverte.
MEMORABILE: Lo Sventrax; La nonna che mena gli operai.
Un cult. Di quei film che, volente o nolente, sono in grado di infondere il buonumore. Vero è che molte gag sono banali e prevedibili, ma non è che lo spettatore si avvicini a pellicole del genere con aspettative di chissà che spessore. Bene o male, si intuisce sempre dove si vada a parare. Però. Il duetto Verdoni/Pozzetto rilassa, gli aspiranti fuscelli divertono (tra cui la intramontabile e indimenticabile sòra Lella). E anche gli annessi e connessi come l’infermiera sexy in guêpière strappano una risata. Di quelle prevedibilità che non torneranno più. Purtroppo.
Satira sulla moda (mai davvero tramontata) delle cure dimagranti miracolose e del cialtronismo pseudoscentifico, riuscita solo a metà; la coppia Verdone-Pozzetto nel complesso è ben assortita e prodiga di battute divertenti, ma il romano, più introspettivo, appare meno a suo agio del collega lombardo (ancora nel suo periodo di grazia) quando la grana s’ingrossa (cioè proprio quando si entra nel vivo della vicenda); delle cadute di stile risentono anche i caratteristi, per quanto bravi e di peso, lasciati a se stessi nei momenti più grevi. Regia senza guizzi e musiche banali.
MEMORABILE: La laurea; La valigia a tre strati; Le gambe accavallate di Tiziana Pini; Pozzetto, riferendosi a Paolone: “Come mi fa incazzare!”.
All'epoca dell'uscita le cure dimagranti e le diete macrobiotiche erano all'apice della moda. Il film si prende gioco di tale moda e cerca di farne una parodia, ma dà spesso l'impressione di avere il fiato corto e di avere poche frecce al proprio arco. Anzi, forse le fasi migliori si hanno proprio all'inizio, prima della parte in clinica, risollevata a malapena da qualche sporadica buona trovata. Carlo Verdone e Renato Pozzetto hanno comicità troppo diverse per stare insieme. Una mezza delusione insomma, anche se non è noioso e ha un buon cast di caratteristi.
Frizzante commedia ove però sono i protagonisti a far la differenza, all’interno di una vicenda anche interessante ma svolta non sempre in modo convincente. La coppia Pozzetto/Verdone si comporta in modo classico e quindi efficace nell’umorismo proposto, il quale viene adeguato alla storia e il risultato alla fine si salva, dopotutto. A volte ci sono, inesplicabilmente, “parolacce” inutili e stonate nel contesto e nell’impostazione generale della pellicola. La parte finale è in crescendo e in conclusione ci si ritrova riconciliati con il mondo e soprattutto con il buon cibo.
MEMORABILE: La trasformazione finale della "clinica".
Ottima idea di base per l'esordio registico di Luca Verdone che si sviluppa in film di puro intrattenimento. Funziona bene la prima parte prima di una flessione dovuta a uno script non sempre sorprendente e a qualche calo di ritmo. Ogni tanto la comicità è forse un po' troppo di grana grossa, ma la galleria dei personaggi (al limite del fumettistico) è funzionale al tenore della pellicola. Bene la coppia Verdone/Pozzetto (con quest'ultimo che sembra più a suo agio con il contesto generale). Una citazione per i caratteristi, la Sora Lella su tutti.
MEMORABILE: La Sora Lella; La valigia di Pozzetto; La laurea.
I primi venti minuti si avvalgono di notevoli spunti comici, tra la satira sociale e la black comedy, che i successivi risvolti episodici, concatenati perlopiù in forma di sketch autoconclusivi, recuperano solo a corrente alternata, scadendo sovente nella ripetitività. Il finale, in ogni caso, va premiato. Il sempre ansioso Verdone offre una performance nel complesso più convincente del truffaldino Pozzetto, che comunque garantisce il consueto apporto di humour caricaturale. Pure il cast di contorno, ricco di simpatici caratteristi e capitanato dalla mitica Sora Lella, si fa gustare.
MEMORABILE: La laurea; Le buffe musiche di Donaggio; La valigia sexy di Pozzetto; Il presunto adulterio della moglie di Verdone; Prostituendosi per pane e burro.
La strana coppia Pozzetto Verdone funziona. Al solito, il primo è disincantato e immaturo e il secondo nevrotico e ansioso. Comunque si ride, nonostante le gag nella miracolosa clinica dimagrante siano improntate a un'evidente demenzialità (sedie che cedono, buffet invisibili). La Annichiarico è autoironica. Tra i cognati di Verdone, Bruno Bilotta, lo Schwarzie de no' artri. Al centro del simbolismo gastronomoralistico il maiale con le declinazioni associative e derivative di maialine e porconi.
MEMORABILE: La vecchia rovina lo spot; Il cibo nella stanza di Paolone; La sora Lella davanti a un piattone di fettuccine: "Mo' me sta bene!".
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HomevideoBrainiac • 5/03/22 21:55 Call center Davinotti - 1464 interventi
Zender ebbe a dire:
Magari fosse la long... O almeno la aggiungessero come extra...
Lo staff della Mustang su facebook conferma essere la "long"
HomevideoZender • 6/03/22 08:29 Capo scrivano - 48839 interventi
Sarà che non ho Facebook e non mi visualizza tutto ma io leggo che uscirà in dvd nella sola versione cinema perché per quella televisiva - cioè la long - i materiali erano inadeguati (come facilmente immaginabile). Dove è scritto che esce la versione lunga?
Sarà che non ho Facebook e non mi visualizza tutto ma io leggo che uscirà in dvd nella sola versione cinema perché per quella televisiva - cioè la long - i materiali erano inadeguati (come facilmente immaginabile). Dove è scritto che esce la versione lunga?
HomevideoZender • 6/03/22 11:41 Capo scrivano - 48839 interventi
Ok, grazie Ruber, ottimo, questo non lo vedevo proprio. Quindi come si poteva realisticamente immaginare faranno in qualità bluray la versione cinematografica aggiungendo in versione a bassa risoluzione quindi dvd la long televisiva. Peccato ma immagino che davvero queste long purtroppo abbiano limiti di definizione invalicabili.
HomevideoXtron • 30/04/22 12:40 Servizio caffè - 2229 interventi
Arrivato adesso il bluray MUSTANG
La versione cinematografica restaurata in HD dura 1h51m38s La versione televisiva in SD dura 2h11m58s
HomevideoZender • 30/04/22 12:48 Capo scrivano - 48839 interventi
Ah, e come si vede la versione SD?
HomevideoXtron • 30/04/22 18:06 Servizio caffè - 2229 interventi
Zender ebbe a dire:
Ah, e come si vede la versione SD?
Gli ho dato una rapida occhiata e mi sembra un master più che dignitoso. Il vecchio dvd CG l'ho dovuto buttare perchè era diventato illeggibile causa formazione di numerosi puntini neri e aloni.
Il vecchio dvd CG l'ho dovuto buttare perchè era diventato illeggibile causa formazione di numerosi puntini neri e aloni.
tipico e odioso difetto dei dvd CG (ho dovuto buttare "La Mano che Nutre la Morte", "Rats", "Il Gatto dagli Occhi di Giada", "Jolly Killer" "Oltre il Guado" e "La Lunga Notte dell'orrore") da allora ho iniziato a fare delle copie di riserva/sicurezza di ogni singolo film.
Dato il commento positivo su "7 chili in 7 giorni" appena possibilelo comprerò pure io.
HomevideoZender • 11/05/22 11:41 Capo scrivano - 48839 interventi
Ho preso il bluray della Mustang.
Dunque: positivissimo e lodi a loro per aver inserito la versione televisiva (anche se il "restauro" lascia un po' a desiderare con qualche aberrazione digitale dovuta credo a filtri), anche se ovviamente non in HD.
La versione in HD del film: sarebbe buona, solo non capisco perché si continui a utilizzare un filtro giallo che falsa i colori (pur se meno di certi orrori visti in restauri recenti). Se si fa il confronto della scena con Pozzetto che apre i cassetti in ufficio (ci si arriva skippando due o tre scene) con quella della versione tv si vedrà che i colori sono proprio diversi: più naturali quelli della vecchia versione e ingialliti quelli restaurati. Ma perché dobbiamo continuare in questa operazione di falsare i colori che tutti conosciamo per aver visto nei positivi che da anni giravano in tv? Ma è così difficile evitare di buttare sti chili di giallo dappertutto?