Silvio Muccino fa il life-coach di successo, il motivatore di masse, uno di quelli che appena sale sul palco trova centinaia di persone adoranti che pendono dalle sue labbra, pronte a bersi le sue lezioni di vita e il metodo per scoprirsi vincitori. La sua ultima trovata è individuare tre sfortunati che ambiscono a una svolta personale per raggiungere il massimo della gratificazione: una è la ragazza mandata dalla sua casa editrice per seguirlo (Grimaudo), un'altra fa la segretaria in Vaticano e scrive romanzi d'amore piuttosto "spinti" e apprezzati dalle amiche (Signoris), il terzo è un venditore licenziato che non vuol saperne di andare in pensione nonostante...Leggi tutto l'età avanzata (Mattioli). E così, dopo un lungo inizio in cui Muccino cerca di convincerci (senza gran successo) di poter rifare il Tom Cruise di MAGNOLIA, si passa all'istruzione dei tre insoddisfatti, con speciale attenzione al caso della giovane che ha una tresca col suo boss (Ward), il quale le promette di lasciare la moglie senza tuttavia mai prendere il coraggio per farlo. Più in ombra Mattioli (che comunque col mestiere riesce sempre a risultare il più convincente e simpatico) e soprattutto la Signoris, alle prese con un personaggio particolarmente insipido e stereotipato. Chi s'impossessa della scena è la Grimaudo, anche in virtù di una teatralità che troppo spesso sconfina nel gigionismo e la fa salire sopra le righe in modo di frequente fastidioso. Muccino si comporta sorprendente meglio dietro la macchina da presa che davanti, dove esaurita la verve della prima parte si rifugia in una recitazione dimessa e di maniera trasformando il tutto in una commedia di stampo romantico lontana da quello che sembrava all'inizio. Persa per strada l'aggressività baldanzosa, il protagonista tende progressivamente a nascondersi per lasciare spazio alle storie degli altri e mai alla sua, limitandosi a dare consigli ovvi (soprattutto alla Grimaudo, prigioniera di una situazione tipica da amante repressa a cui chiunque sarebbe in grado di suggerire ciò che con spocchia Muccino fa cadere dall'alto). Riflessioni elementari su situazioni già ampiamente affrontate dal cinema, sceneggiatura che lentamente si sfalda rinsaldata solo da una regia nient'affatto disprezzabile. Muccino non dice niente di nuovo, infila qualche rara gag per riattivare chi guarda (l'ennesima volta di una donna guidata segretamente con l'auricolare per comportarsi al meglio con chi deve sedurre), abbozza un paio di frasi ad effetto per darsi un tono da motivatore. Il film sta in piedi, sì, ma per raccontare nulla di interessante.
Muccino Jr. torna dopo una lunga pausa con una garbata commedia sentimentale, che mostra una padronanza registica acquisita e una recitazione spigliata davvero notevoli. I toni, in bilico tra commedia e dramma, sono sempre riusciti e la sceneggiatura (pur se con qualche scivolone) riesce a regalare una trama tutto sommato originale, soprattutto per un film italiano. Bravissima la Grimaudo, Mattioli finalmente valorizzato, ottima la scelta di rendere giustizia a Ward e Valli. Da vedere sicuramente.
Quali sono i desideri più grandi di una persona comune? Naturalmente il successo e la realizzazione personale. Questo è la risposta che dà Muccino nel film. Leader indiscusso di un programma, decide di scegliere tre cavie che dovrebbe portare, appunto, al successo. Il film tiene alta l'attenzione dello spettatore e pone seri quesiti sul fatto che il successo possa portare alla felicità reale o solo a un'illusione. Un film dolceamaro, riuscito contro ogni aspettativa. Validi gli interpreti.
Parente povero del personaggio di Tom Cruise in Magnolia, quello di Silvio Muccino nel suo film è al centro di una vicenda dagli spunti non disprezzabili. Peccato che ad una prima parte più coraggiosa faccia seguito una seconda assai più convenzionale, in cui il regista adotta schemi (a partire dal banalissimo finale) della peggiore commedia italiana. Così tra i pochi elementi di godimento si possono annoverare le prestazioni di Maurizio Mattioli e Carla Signoris che dovrebbero essere meglio utilizzati di più e meglio al cinema.
Silvio Muccino convince a metà in questo film dove sicuramente rende meglio alla regia che nella recitazione. Infatti troviamo sicuramente più convincenti di lui un bravissimo Maurizio Mattioli (che sa miscelare bene le sue battute con momenti più tristi anche grazie all'apporto di Paola Tiziana Cruciani), una bella e piacevole Nicole Grimaudo e una discreta Carla Signoris che forse andava sfruttata meglio. Il film, dopo una noiosa prima mezz'ora, riesce a prendere un po' quota salvo poi funzionare a fasi alterne tra sorrisi e sentimenti.
Un mezzo santone e mezzo anchor-man è convinto che tutte le persone possano riuscire nella vita, basta essere determinati. Sceglie tre persone con un presente problematico per provare l'esattezza delle sue teorie. Terza prova come regista per il più giovane dei Muccino che appare sicuramente più abile nel modo di cavalcare la macchina da presa. Stupisce anche la sua prova recitativa, più matura e dalla migliorata dizione. Bravi gli attori comprimari, splendida come sempre la Signoris. Un buon film che si banalizza un po' nel finale.
Cinque anni di silenzio bastano a Muccino jr. per ricostruirsi una credibilità e ripresentarsi al pubblico in una veste molto più matura sia dal punto di vista registico che - soprattutto - attoriale. Oltre alla migliorata dizione mi ha davvero stupito la sua capacità di agire dietro la mdp (e io ero uno dei suoi maggiori detrattori). Come al solito la pecca è in una sceneggiatura che nulla toglie e nulla aggiunge alle solite commediole romantiche. Però non posso non apprezzare il modo in cui Muccino dirige grandissimi caratteristi come Mattioli o Ward.
Silvio Muccino veste i panni di un life coach: una sorta di santone motivatore per anime dal carattere labile. Di questi ne prende tre (Grimaudo, Mattioli, Signoris) particolarmente deboli per sperimentare la sua teoria (qual è? Bah...). Il film gira tutt'attorno a queste tre figure in mutamento giostrate da un Muccino a dir poco sopra le righe, dove la risata involontaria è sempre dietro l'angolo. Un trash-movie di quelli abbastanza epocali, che delizierà gli amanti del genere.
Muccino gioca con la commedia americana e con quella italiana per realizzare un piccolo affresco delle insoddisfazioni umane, ricondotte – attraverso tre personaggi emblematici guidati da un life-coach gigione ma tenerone – a lavoro, amore e successo, senza dimenticare temi più contemporanei come l’esclusione sociale dei meno giovani. Ritmo e montaggio (ma anche gusto ‘avvolgente’ e frenetico delle riprese) sono un po’ eccessivi, mentre l’equilibrio tra drammatico e divertente è realizzato con efficacia. Moderatamente piacevole.
In partenza spara alto Muccino ma evita di "far troppo l'americano" e, grazie anche all'entrata in scena di Mattioli e della Signoris, pone delle premesse interessanti. Ritmo discreto, regia tutto sommato fluida ma passato il giro di boa non trova risposte adatte e si rifugia nel sentimentale più trito. A questo si aggiungano anche alcune cover musicali piazzate nei momenti sbagliati, quasi a voler confezionare un film per forza trendy.
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Graf ebbe a dire: Non so che dirti, Ruber... Sarei anch'io della tua stessa idea...Mai sopportato Silvio Muccino.
Però i davinottiani che hanno visto il film esprimono un giudizio diverso.ù
Si ma i davinottiani che hanno visto e commentato il film sono solo due al momento...
DiscussioneZender • 12/04/15 10:50 Capo scrivano - 48467 interventi
Sì, sarebbe appunto bene parlare dei film dopo averli visti, perché dire non spenderò mai i soldi per... è solo il voler evidenziare un proprio (magari condiviso) pregiudizio.
Zender ebbe a dire: Sì, sarebbe appunto bene parlare dei film dopo averli visti, perché dire non spenderò mai i soldi per... è solo il voler evidenziare un proprio (magari condiviso) pregiudizio.
E' vero Zender in me c'è un pregiudizio nel vedere il giovane Muccino, hai perfettamente ragione, visto che non e ha azzeccata una da quando e partito nel voler inventarsi regista dalla mattina alla sera, inoltre mi sta terribilmente antipatico.
Escluderei decisamente la categoria “sentimentale” per questo film! Imdb lo segna come “drammatico”, mentre MyMovies lo segna come “commedia” (che a me sembra il genere più azzeccato, e che suggerirei come modifica).
DiscussioneZender • 5/01/18 09:02 Capo scrivano - 48467 interventi
Ok, chiedo a rambo che l'ha inserito come sentimentale se gli va bene.
DiscussioneRambo90 • 5/01/18 19:34 Pianificazione e progetti - 440 interventi
Zender ebbe a dire: Ok, chiedo a rambo che l'ha inserito come sentimentale se gli va bene.
Son passati tre anni, però lo ricordo come un film che verte molto sui problemi sentimentali del personaggio della Grimaudo (innamorata di Ward) e sulla successiva storia con Muccino. Gli elementi di commedia ci sono, ma sono limitati agli interventi di Mattioli e della Signoris. Anche altri film sentimentali hanno elementi di commedia al loro interno, ma come temi non lo definirei commedia in toto (sicuramente non drammatico). Ma mi rimetto alla maggioranza.
DiscussioneRambo90 • 5/01/18 19:36 Pianificazione e progetti - 440 interventi
Comunque per citare il Davinotti: "una commedia di stampo romantico". Chiaramente è un limite, probabilmente non appartiene a nessun genere definito.
DiscussioneZender • 6/01/18 07:47 Capo scrivano - 48467 interventi
Sì, mi sa che è uno di quei film sempre difficilmente etichettabili.