Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Saintgifts: Ha senz'altro molto di più di tanti altri lavori del genere, fino al punto che non si aspetta solo il momento del sesso e le nudità (comunque godibili) sopportando le scene di raccordo tra un seno e l'altro; tutto l'intreccio viene seguito con eguale interesse e la comicità ha una sua grana, non solo grossolana. Chiamata in causa anche la parte meno "nobile" della curia che, pure lei, si presta ai giochi di interesse pecuniario della famiglia. Gli interpreti bene assortiti nelle rispettive parti, con Gigi Ballista tra i protagonisti.
Lupoprezzo: Torres & co. riprendono in mano le dinamiche di Buried e decidono di farcirle di edificanti patriottismi americani in una sequela di improbabili situazioni da rasentare il ridicolo. La claustrofobia presente nel film di Cortés va a farsi friggere in un nanosecondo (ma non era questo l'intento, purtroppo), per sbragare nel patetico e nella candid camera più tronfia. Il doppio coup de theatre è incredibile oltre che mortificante per lo spettatore, il quale a quel punto si sente irrimediabilmente preso per i fondelli.
Galbo: Bellissimo film di Scola e tra i film migliori degli anni '70, che parte da un contesto storico ben preciso, ma si ricolloca subito in una dimensione più intima (ma la storia ritornerà crudelmente in campo alla fine del film). Il film è frutto di una memorabile interpretazione tra i due protagonisti, che operano una recitazione di "sottrazione", di gesti, sguardi, più sottintesa che conclamata. Bellissime la sceneggiatura (di Scola e Costanzo) e la fotografia.
Funesto: "Più si scende in basso sino a toccare il fondo, più il pubblico apprezza e segue". Non di poco conto una frase così detta in un T & J movie. Trama cinica e spassosa: corsa d'auto senza regole dove si deve giocare fino alla morte; al vincitore va una splendida villa. E così, tra chi vien disintegrato dall'antimateria, chi schiantato sulle coste australiane, chi annegato in acque antartiche, chi perso nella giungla e chi divorato da mostriciattoli marini, il ritmo schizza, l'animazione soddisfa e riflettiamo ancora sulla tv spazzatura...
MEMORABILE: Il cagnetto strabico e superviziato della vecchietta (palesemente ispirata a nonna Granny), di un'antipatia indescrivibile.
Pinhead80: All'interno di un'aula di tribunale salgono sul banco degli imputati tre simpatici personaggi che raccontano le proprie sventure con l'obiettivo di essere assolti e risarciti. L'espediente del tribunale viene utilizzato per dare vita al più classico dei film ad episodi all'italiana. Nel primo il mattatore è Banfi che, attraverso una sceneggiatura infarcita di equivoci regala momenti di sana ilarità. Nel secondo abbiamo Franco en travesti che con la sua capacità di trasformarsi e il suo romanesco ci delizia in perle comiche non indifferenti. Sciapo e scontato il terzo episodio.
Myvincent: Roma divora voracemente sé stessa restituendo le bianche ossa dei suoi monumenti e sepolcri. Così Fellini inonda lo schermo della fisionomia di una città contraddittoria che forse, più che altro, è una filosofia di pensiero, un modus vivendi, un'Italia dentro l'Italia. Il volano sono gli "amarcord" degli anni '40 di mussoliniana memoria, scaraventati in quelli allora contemporanei '70, ancora in fase larvale. Più che un film, una serie di quadri viventi di straordinaria inventiva.
MEMORABILE: L'ultimo commiato sorridente di Nannarella; Le scene tagliate e mai edite su Mastroianni e Sordi.
Galbo: Thriller tratto da un romanzo di John Katzenbach, ha per protagonista un professore di diritto che difende un giovane condannato a morte per omicidio. Inizio non male, con un’efficace ambientazione in una torrida Florida profondamente razzista. Peccato che la sceneggiatura si perda per strada, adottando soluzioni impropabili fino ad un "colpo di scena" finale in realtà piuttosto prevedibile. Anche il protagonista Sean Connery sembra piuttosto spaesato nel ruolo.
Rigoletto: Orrendo polpettone hollywoodiano preparato con il consueto condimento, tanto gustoso nell'esteriorità quanto insipido nei contenuti. Oltre all'impostazione di base, infedele non tanto ai testi ma allo spirito della storia, rimane agghiacciante l'interpretazione di Gregory Peck, fuori ruolo in modo imbarazzante e dipinto come un impenitente donnaiolo poco interessato alla voce di Dio. Migliore invece la prova della Hayward, ma non al punto da rovesciare le sorti di un film concepito male.
Pigro: Il vergognoso caso giudiziario di plagio che coinvolse Aldo Braibanti viene rievocato insieme alla figura di partigiano e intellettuale del protagonista, condannato perché omosessuale nell’Italia del 1968. Bel documentario che si avvale di testimonianze, pezzi di repertorio, documenti e ricostruzioni di dialoghi, che compongono un appassionato invito alla memoria e un richiamo alla libertà dell’uomo. Il montaggio incalzante e la ricchezza di informazioni e suggestioni incalzano così lo spettatore verso la conoscenza e la responsabilità.
Ultimo: Pellicola semplice semplice, costruita su misura di Jerry Calà, deve la sua riuscita alla leggerezza di fondo che permette di arriva al finale senza annoiarsi troppo. Il cast è noto, a partire da Smaila (che fa il suo e riesce anche a strappare qualche risata...) e Marina Suma in una parte secondaria. A patto di non aspettarsi un capolavoro è un film guardabile, pur non essendo tra i migliori con Calà protagonista.
Jandileida: Non c'è niente da fare: la guerra degli americani è cambiata, nessuno applaude più se un sergente abbatte qualche cattivone, ma anzi si fanno spazio dubbi, voglie di contrattazione, riflessioni sul significato della guerra. Il rischio è che il tutto diventi un superficiale trattato di geopolitica, ad uso e consumo del pubblico americano. A parte ciò, il film di Greengrass non è male: la storia è abbastanza coinvolgente, i personaggi sono disegnati abbastanza bene (anche se per me Damon è un attore abbastanza scarso) e le scene di guerra sono ben fatte.
Lovejoy: Bella ricostruzione dell'attacco giapponese a Pearl Harbor. Ben tre registi dietro la macchina da presa, alcune splendide sequenze d'azione, gran bel ritmo e un cast di divi affiatato e compatto sono i punti di forza della pellicola. Ottimi, per l'epoca, gli effetti speciali. Da vedere.
Jandileida: Modesta commedia nostrana sul tema del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Per quanto ci vengano risparmiate da un lato volgarità assortite e dall'altro un eccessivo uso anestetizzante dell'onnipresente politically correct, la pellicola risulta essere abbastanza superficiale e con situazioni un po'tirate via. La parte più ridanciana funziona soprattutto grazie ad Abbrescia mentre il vecchio Diego sembra a un passo dal completare la sua trasformazione nell'ultimo Welles. Il resto sa di già visto, fino a un finale sinceramente imbarazzante.
Galbo: In una sperduta isola del pacifico vivono una bambina, Nim e il padre biologo marino. Quando quest'ultimo scompare la bambina chiede aiuto ad Alex Rover, protagonista di romanzi d'avventura scritti da un'autrice claustrofobica che parte in aiuto della piccola. Film piacevole seppure destinato prevalentemente ad un pubblico di ragazzi, Alla ricerca dell'isola di Nim porta avanti un messaggio chiaramente ecologista ma parla anche della solitudine degli esseri umani e del loro bisogno di socializzare. Buon cast.
Rambo90: Due amici fanno rapine in banche cambogiane per conto di un contatto che li ricatta. Peccato che i soldi appartengano a un boss importante e che questi reclami vendetta. Action a basso costo, ma dalla confezione decente, tra sparatorie ben girate e una fotografia che valorizza abbastanza le location. La trama però è già vista e a volte annoia, colpa anche di un protagonista poco carismatico. Seagal per una volta fa il villain e funziona, White invece fa poco più di un cameo. Finale più coraggioso del previsto.
Piero68: Costantemente altalenante questo action, tra l'altro per nulla originale, che parte in maniera quasi scoppiettante per spegnersi lentamente e finendo nella noia pura negli ultimi 15-20 minuti. Nonostante il discreto lavoro tecnico il cast lascia un po' a desiderare e la presenza di Raz Degan la dice lunga sulla qualità delle scelte. Solo la Kruger si salva cercando di metterci la dovuta professionalità. Alla fine della giostra le parti decenti saranno proprio quelle degli scontri, viste le troppe ingenuità nel resto. Piacevole cameo di Karyo.
Schramm: Come ti rapisco il pupo. E come ti rovescio reinvento solarizzo il riscatto a mio vantaggio. Howard ce ne mette a calare la sola carta che fa del sequestratore un sequestrato, ma non poteva forse fare altrimenti essendo l'unico volteggio che da lì in poi olia e inclina a 45° un film altrimenti incrostato di ruggine alla partenza e sciaguratamente orizzontale. Già che c'era, per speziare ulteriormente avrebbe potuto caricare di quel chilo o due d'ambiguità extra un Sinise calatissimo ma monoespressivamente sagomato. Dopo quasi 30 anni regge comunque il rewatch, e non è cosa da poco.
Tomastich: Sequel, remake, reboot... ormai le terminologie si sprecano e il buon Jason Reitman riesce quasi a mixarle tutte e tre per portarci il suo "Ghostbusters". I collegamenti con il passato funzionano, ma forse sono troppo imitatori risultando quindi forzati per non dire di peggio. Per un pubblico "under" il film si presenta un po' troppo pieno di riferimenti al primo capitolo, per un pubblico "over" alcune cose già viste potevano essere sfruttate meglio (come ad esempio il collegamento con Shandor, che poteva preludere a nuove situzioni...).
Ryo: Secondo capitolo dell'action-poliziesco per famiglie reso famoso con l'improbabile coppia Tucker-Chan. Entrambi utilizzano le proprie carte vincenti: sproloquio per il nero, kung-fu per il cinese. Il piatto è servito. È la stessa minestra riscaldata dell'ultima volta? Pazienza, la struttura regge, il pubblico si diverte e alla fine vincono sempre i buoni. Amen.
Ciavazzaro: Insomma. La Marini fa solo da presenza scenica, perché in quanto a recitazione... Cast eterogeneo: si passa da Gullotta a Iacchetti, professionale. Il film non è gran cosa, ma come già detto il cast si mobilita per renderlo accettabile e anche più.
Markus: La Seconda Guerra Mondiale è appena terminata e una combattente francese, Angélina, rientra in aereo in patria restando all'apparenza vittima. Tutti la danno per morta ma Sebastien, con il suo fido Belle, ci vuole vedere chiaro. Come già il titolo espone, le avventure del ragazzino con il bel cane dei Pirenei continuano incessantemente. L'opera di Christian Duguay risulta ben realizzata, con il gusto e il denaro necessario per coinvolgere il pubblico in "avvincenti" peripezie tra severi boschi, insidie montanare e la cattiveria dell'uomo.
Galbo: Missione soccorso di un sommergibile americano nei confronti di una base metereologica britannica al Polo Nord.Diretto in modo professionale dal regista John Sturges, Base artica Zebra è il classico film d'avventura di ampio respiro ambientato (nel periodo della guerra fredda) in un contesto naturale estremamente affascinante. Il ritmo si mantiene su buoni livelli e il cast annovera ottimi professionisti come Hudson e Borgnine che interpretano al meglio i loro ruoli.
Modo: Filmetto catastrofico di serie B molto deludente con una storia che non aggiunge nessuna novità al tema. Qualche effetto speciale spartano non basta a risollevarne le sorti. Il finale prova a sorpenderci con peripezie inverosimili ma essendo un film fanta-apocalittico ci può anche stare. Decisamente antipatico il giovane protagonista. Se non si hanno particolari pretese gli amanti del genere ci si possono avvicinare... ma con molta cautela!
Rickblaine: Simpatica animazione della serie del gallico Asterix e i suoi amici contro quell'esercito di burini. Mette allegria e forse un po' di sonno. Comunque per un pubblico infantile è da ritenersi ritiene adeguatissimo. Oreste Lionello (rip) nel doppiaggio lascia il segno.
Manowar79: Pesa sempre di più l'assenza dei caratteristi di una volta o, almeno, di degni sostituti, nonostante la presenza e l'impegno di Lino Banfi (vi ha ricordato un po'Pappa e Ciccia?) e Gigi Proietti. Enzo Salvi protagonista di un rip-off di Verdone, poi, potevano proprio risparmiarselo. Va comunque detto che i segmenti garantiscono risate: alcuni vanno sul sicuro (l'episodio con Greggio è una specie di format), altri convincono (Biagio Izzo), altri ancora sorprendono (Proietti). Godibile.
Josephtura: Film che purtroppo si perde nel nulla. Incomincia in modo interessante, sembrerebbe poter affrontare i problemi e le conseguenze nel lungo periodo di un modello economico impostato sul massimo guadagno e al massimo risparmio. L'ambientazione è anomala e curiosa, ma poi invece di approfondire il problema si lascia che un'attrazione sentimentale di contorno diventi la strada principale che porta alla fine della storia.
MEMORABILE: Le frasi del tassista, solo che anche queste alla fine si perdono nel nulla...
Galbo: La storia dolceamara di un bambino indiano adottato che si mette sulle tracce della sua vera famiglia. Realizzato con incredibile realismo e davvero coinvolgente nella parte iniziale, grazie anche ad un piccolo protagonista straordinario, prende nella seconda parte una forma narrrativa più convenzionale, ma ha sempre la capacità di tenere "agganciato" lo spettatore anche per merito di una sceneggiatura commovente ma non "lacrimevole". Ottima la prova di Dev Patel e di tutto il cast.
Undying: Helios: una fonte di energia alternativa realizzata dalla Promethean Kinetics si rivela causa di un disastro di proporzioni incalcolabili per Praga e d'intorni. Tv movie indisponente e femminista, (mal) scritto dall'attricetta Denyc, con picchi anti-materni di inaccettabile risvolto, costituiti dalla presenza d'una dottoressa in carriera (l'antipatica Alexandra Paul) artefice involontaria della catastrofe. Qualche esplosione e alcuni rigurgiti dal sottosuolo non sono sufficienti a risollevare le sorti di un prodotto fallimentare e noioso.
Paulaster: Duplice episodio che ha come sottotraccia il confronto tra nuove e vecchie generazioni. Il primo con Pozzetto sopravvive grazie al gergo colorito e alla verve dell'attore; scadente invece la rappresentazione del movimento punk dei giovani (che era già terminato da qualche anno). Il secondo con Manfredi sembra la copia senza idee del film Quelle strane occasioni e, per variare, si cerca anche un minimo scavo psicologico e un filo di serietà. Agus e Panelli danno il loro contributo come seconde linee.
MEMORABILE: L'incidente con la jeep; La canzoncina della buonanotte; A tavola in topless.
(1 commento) animazione (b/n) di Vari con (animazione)
Ciavazzaro: Serie d'animazione con protagonista il topo Stuart Little che si era già visto in due film con attori in carne ed ossa. La serie non è un granchè (animazione compresa) e si fa abbastanza dimenticare, a mio avviso. Anche se non la guardate non vi perderete nulla.
Magi94: Un grande film di guerra, mi verrebbe da dire con un po' di autoironia "di quelli che si facevano una volta", con tutti i (molti) pregi e (pochi) difetti del caso: respiro epico, personaggi statuari guidati dal bravissimo Anthony Quinn, sana azione ma anche a tratti ritmo eccessivamente lento e spirito un po' troppo retorico. Indimenticabili l'ambientazione paradisiaca sull'isoletta greca, la scena della festa del paese e la sala dei cannoni.
Jcvd: Un notevole passo indietro rispetto a Una moglie bellissima per Leonardo Pieraccioni, che questa volta non conquista (né il pubblico né le donne del film) e che diverte anche poco. Qualche scenetta azzeccata, un cast abusato a dismisura con il solo innesto del solito Izzo in versione napoletano-fastidioso. Gradevole la sola Marilyn, davvero brava, mentre persino Pannofino irrita. Finale incompiuto e film troncato troppo presto, neanche 90 minuti.
Hackett: La propensione del regista Harlin e l'iperattività del sessantenne Jackie Chan sono il biglietto da visita di questo action esplosivo girato sulla falsariga dei lavori più celebri dell'attore di Hong Kong. La trama ovviamente è esile e pretestuosa e serve da spunto per dare il via all'escalation di azione mista a divertenti coreografie di combattimento che sono il marchio di fabbrica di Chan. Prevedibile ma riuscito.
Puppigallo: Parte con una scena violenta (il cattivo ha la faccia da pirla, ma anche un grosso fucile e un coltellaccio con manico tirapugni). Clint compare per prendere a calcetti un poveraccio, ma subito dopo fa sul serio. Girato bene, manca però di un vero delinquente d.o.c., come ad esempio lo psicopatico del “caso Scorpio”. E’ parecchio parlato (dialoghi comunque niente male), ma può contare anche su scene degne di nota (“Manico di scopa!”, "Gli porto la macchina", nella commissione (imperdibile!), ristorante da Luigino, dal ruffiano). Nel suo genere riuscito.
MEMORABILE: Il capo: "Sei stato trasferito al personale". Callaghan: "Lì ci mandi i deficienti!". Il capo: "Ma io ho lavorato 10 anni al personale!!!".
Siska80: Prodotto indirizzato ai bambini in cui grafica e animazione sono pienamente sufficienti, mentre il resto non è affatto originale né tantomeno coinvolgente, a partire dalla trama scontata nella quale un indomito porcospino femmina si mette sulle tracce di chi ha provocato una grave siccità nella foresta. Immancabili il compagno di avventure (qui uno scoiattolo), gli alleati, i pericoli da affrontare e il nemico da sconfiggere (ma l'happy end è garantito, com'è ovvio); detto in parole povere, si può evitare senza alcun rimpianto.
Pigro: La fiaba di Andersen rivive con molte variazioni che puntano decisamente sull’esaltazione dei legami della famiglia, declinati in vario modo durante il viaggio della protagonista per ritrovare il fratello imprigionato. La trama non riserva particolari complessità, indirizzando il film verso un pubblico infantile con conflitti facili e risoluzioni esili. Tuttavia il disegno è piuttosto piacevole e i due accompagnatori (ermellino e troll) moderatamente carini anche se decisamente copiati (L’era glaciale è il grande riferimento).
Nando: La lunga vicenda carceraria di uomo ingiustamente accusato di stupro risolta solo dalla pervicacia di una solerte assistente legale. Una narrazione semplice che include vicende legali e personali in cui si cerca di evidenziare il lato emotivo dell'annosa situazione. Il tono da fiction è evidente, nonostante l'impegno.
Rambo90: Episodio lungo per Suchet, sempre impeccabile nei panni di Poirot, fin nei minimi dettagli di carattere (impareggiabile quando vuole che Hastings lo ritragga come "fantastico investigatore"). La trama è avvincente e la soluzione, per quanto prevedibile agli spettatori più avvezzi al genere, alquanto ingegnosa, soprattutto per il movente. Bravi i comprimari, sia quelli ricorrenti che gli occasionali (tra cui Polly Walker). Buono.
Nick franc: Estenuante commediola che sembra essere sempre sul punto di partire ma che poi non parte mai. Praticamente non si ride, la storia è banale, il ritmo soporifero e arrivare alla fine è impresa ardua. Il regista toscano ormai sembra essersi autocondannato a ripetere all'infinito gli schemi narrativi che avevano decretato il successo dei primi film, ma ormai la formula ha perso ogni freschezza. Sprecato il cast di contorno. Alla fine la felicità arriva, ma solo perché partono i titoli di coda.
Mr.chicago: Un Dennis Quaid un po' imbolsito interpreta con pochissima verve una storia (veramente accaduta) che poteva essere trasportata sullo schermo molto ma molto meglio. Un'occasione persa, in quanto il regista non lega bene il tutto disperdendo energie in futili personaggi di contorno, mentre una a tratti insopportabile Heather Graham dà, durante la pellicola, svariati colpi d'ascia ben mirati alla sceneggiatura, rendendo il tutto quasi ridicolo... Buoni solo, per chi ha saputo resistere, i titoli di coda!
Siska80: Giovane (e naturalmente bella) mamma single deve vedersela con un ambizioso (ma molto affascinante) collega di lavoro... Nascerà qualcosa tra i due? Domanda retorica, come del resto l'intero film, che ruota intorno a fatti di poco conto (comunque modellati sui gusti dello spettatore medio, interessato solo a svagare la mente con frivolezze di ogni genere): palesemente al di sotto della media e con un cast anonimo, fa rimpiangere le pellicole natalizie di alcuni decenni fa, quando al lieto fine si giungeva dopo una lunga serie di traversie (più o meno verosimili). Evitabile.
Galbo: Buon film bellico di produzione italiana, ma con i connotati del kolossal internazionale. Gli eventi bellici sono filtrati dalla sensibilità di un corrispondente di guerra. La realizzazione tecnica è di prim'ordine dalla fotografia alla ricostruzione ambientale fino alla colonna sonora. Anche la sceneggiatura è di buon livello con un'adeguata caratterizzazione dei personaggi. Ottima la prova del cast, nel quale spicca il grande Robert Mitchum.
Guru: E’la storia di una donna che oramai non ha più fiducia negli uomini! Ma il destino a volte è veramente pazzo. Spiritosa e divertente la Lopez, affascinante come sempre, stuzzica e fa sorridere. La maternità al centro della commedia viene vissuta con ironia e leggerezza. Sceneggiatura non eccellente ma le caricature sono valide e lodevoli.
Nando: Anche senza imbracciare un fucile si può essere veri eroi nel truculento Secondo Conflitto Mondiale. Una prima parte interlocutoria, in seguito scontri bellici belluini e il coraggio di una ragazzo che odia le armi. Una pellicola potente e al tempo stesso che genera riflessioni; Gibson dimostra di essere a proprio agio nel genere guerra e realizza una validissimo prodotto che si avvale di appropriati interpreti.
Rambo90: Spirale di vendetta avvolge un ex marine e una famiglia criminale nel momento in cui, per una iniziazione, muore la figlia del primo. Action senza pretese, girato leggermente meglio di questa media di prodotti, anche se con trama prevedibile e una parte centrale eccessivamente verbosa che tende ad abbassare di molto il ritmo. Il protagonista se la cava, ma i momenti migliori arrivano con l'entrata in scena di un Thomas Jane particolarmente guascone, mentre Willis fa il villain catatonico e Tyson appare giusto per due veloci scene. Mediocre, ma c'è di peggio.
Piero68: Ancora una collaborazione tra Collet-Serra e Neeson. Questa volta sfruttando un'idea che si era in qualche modo già vista in Source code. La verità è che a 68 anni suonati Neeson fatica e non poco nelle parti action e continuare ad assegnargli ruoli del genere significa fare harakiri. Tolto questo la storia funzione e intriga; e anche se i risvolti finali sono visibili già da metà film, non inficiano il risultato finale. D'effetto alcune scene sul treno, non molto riuscite invece quelle in CG sul deragliamento finale.
Thedude94: Si può definire questo "The menu" un esempio di film perfettamente inserito nella contemporaneità, trattando un argomento molto in auge da qualche anno a questa parte e colorandolo con discreti tratti thriller/horror. Nonostante la sceneggiatura presenti qualche pecca e indecisione e il ritmo sia altalenante, tutto sommato il film scorre piacevolmente tra piatti di cucina gourmet, sangue e qualche rocambolesca situazione quasi surreale. La bravura del cast fa il resto, con un Fiennes vero mattatore e una Taylor-Joy sempre più a suo agio tra i grandi attori. Da vedere.
Kinodrop: Commedia sentimentale che recupera la tematica della diversità su cui restano i pregiudizi - nonostante l'evolversi dei costumi - riproposta in chiave europea, anzi marsigliese. Un amore possibile/impossibile coinvolge Diane e Alexandre mettendo in moto tutti i cliché e le difficoltà relazionali dati dalla forte differenza di statura tra i due. Regge grazie alla presenza carismatica di un Dujardin all'altezza (anche se rimpicciolito) e una duttile e sensibile Efira; certo la narrazione e gli esiti sono prevedibili, ma condotti con verve e simpatia.
MEMORABILE: La segretaria senza peli sulla lingua; Gli scontri tra Bruno e Alexandre; Stesso maglioncino, stesso gelato; Sul cantiere col paracadute.
Urraghe: Pellicola che narra la storia, con piccole variazioni, del pianista Jazz Eddie Duchin. Un film fuori dagli schemi del periodo con un Tyrone Power forse un po' carico ma adeguato alla recitazione del tempo. Sidney, ricordato per altre pellicole, ci conduce garbatamente, in maniera raffinata, attraverso una storia niente affatto facile impreziosita da una colonna sonora importante. Da riscoprire.
Samuel1979: Il tempo passa anche per Pieraccioni e ne è prova questa commedia decisamente sottotono e priva di ispirazione, da annoverare indubbiamente fra i suoi film meno riusciti. Molto brave le attrici ma per essere una commedia si ride ben poco, a eccezione della scena in cui compare il simpatico Salemme nei panni di un invalido. In fin dei conti ci si aspettava molto di più. Mediocre.
Digital: Ci sono illustri precedenti di droga-movie e questo è solo l’ultimo della lista. Tratto da una storia vera opportunamente romanzata il film, dopo una partenza tutto sommato decorosa, tende ad arenarsi celermente, tra andirivieni temporali che scombussolano la fluidità del racconto e un tedio che scaturisce da un ritmo compassato. Carell si conferma attore di talento e Chalamet se la cava discretamente come tossicodipendente, ma le quasi due ore pesano come poche e, una volta arrivati ai titoli di coda, si benedice di non dover proseguire oltre.
Herrkinski: Produzione finlandese (con cast principale anglofono) che si situa nel solco del thriller psicologico a tinte drammatiche; si flirta con diversi stili nel tentativo di disorientare lo spettatore, inclusi momenti vicini al genere horror soprannaturale, perlomeno fino allo spiegone finale che riporta coi piedi per terra. Rimane però una visione impegnativa, a tratti pesante, con alcuni punti poco chiari e un senso di déjà vu; la durata eccessiva non aiuta, con un'ultima parte tirata per le lunghe ed alcuni momenti "esoterici" che alla fine risultano più delle red herring che altro.
Caesars: Anche i grandi sbagliano e questa volta De Palma firma una delle sue opere (se non LA sua opera) meno riuscite. Peccato perchè la fantascienza è un genere che dovrebbe essere nelle sue corde; ma la messa in scena è senza anima e i buoni attori impiegati non rendono come prevedibile. Anche la celebre "mano" del regista si nota meno che nelle altre occasioni e se non fosse specificato nei titoli di testa si farebbe fatica a riconoscerlo come un suo film. Non che non ci siano momenti riusciti ma complessivamente il prodotto non riesce a convincere.
Daidae: Ennesima fesseria all'americana: i soliti terroristi arabi (mai che fossero europei o americani, o africani) dirottano un aereo ma dovranno vedersela con una "delta force"... Se visto da un lato "politico" questo film irrita, visto invece a freddo ossia senza calcolare l'ideologia... è un buon film di azione: le scene con le sparatorie sono discrete e per tutta la durata il film non annoia.
MEMORABILE: Lo scontro tra il capo terrorista e il secondo in testa, l'atterraggio di "fortuna" e l'esplosione dello Stealth.
Modo: Shark-movie sopra la media con un bel ritmo e una storia a suo modo abbastanza originale come il fatto che si svolga in un supermarket allagato da uno tsunami. Ben fatti gli squali e le scene splatter, anche se certe sequenze digitali sono poco realistiche. I personaggi non sono malaccio ma si bada più alla sopravvivenza degli stessi che ai dialoghi. Nel suo genere interessante.
Redeyes: Piacevole storia d'amore che cerca con tutte le sue forze di non tendere al banale, specialmente con la caratterizzazione di Johnny, ma ci riesce solo a metà. Il punto debole è proprio il cuoco "stalker" che a tratti pare un po' troppo sopra le righe lasciando indirettamente la scena all'eccellente Frankie. Si apprezza comunque una N.Y. proletaria, di gente che sbarca il lunario e attende il proprio happy ending. Finale con una bella finestra su una nuova alba.
MEMORABILE: Lo spazzolamento alla finestra la domenica mattina.
Luchi78: Spettacolino senza fine alcuno, messo su per svestire e far esibire il gruppo di suore abitanti questo poco mistico convento. Scene e dialoghi al limite del blasfemo (e del ridicolo), finale pseudo-drammatico riuscito malissimo, poco divertimento anche per chi si aspetta chissà quali fantasie erotiche tipiche del nunsploitation. In definitiva, mossa di Walerian Borowczyk decisamente sbagliata.
Rambo90: Molto divertente, costruito su un copione prettamente farsesco e un'unica idea, ma che permette ai due protagonisti in gran forma di dare il meglio, tra espressioni esilaranti e duetti davvero ben ritmati. La regia di Oz li asseconda con tempi veloci e il contorno di buoni caratteristi fa il resto. Anche l'ambientazione nella casa sul laghetto ha un suo perché. Riuscito.
Nicola81: Una violenta alluvione costringe gli abitanti di una contea inglese a rifugiarsi all'interno di un convento ospedaliero. Tra di loro una giovane condannata a morte... Un giallo reso particolare dall'ambientazione e dalla figura dell'investigatrice dilettante, una suora dall'animo tormentato. Però il regista è Douglas Sirk ed è pertanto inevitabile la preponderanza degli elementi melodrammatici rispetto all'intreccio e alla suspense. Buono, comunque, l'approfondimento psicologico dei vari personaggi, affidati a un cast piuttosto in parte.
Domino86: La pellicola racconta la vera storia di Megan Leavey, una marines degli Stati Uniti d’America arruolata come parte dell’unità artificieri. Il film può essere suddiviso in due parti: le missioni in Iraq e ciò che accade dopo le missioni stesse. È sicuramente la prima parte che coinvolge lo spettatore e rende avvincente lo svolgimento, perché nella secondasi va un po’ a perdere l’interesse sfociando molto nel sentimentalismo.
Enricottta: Per i puristi del Bond classico, l'avvento di Craig è una tragedia. Magari si pensa ad un sostituto a breve. L' iconoclasta ha varie colpe, non ultima la totale mancanza di ironia. Per me l'unico problema è che gli mancano le tante donne, ecco perché 007 è così depresso. In attesa del prossimo capitolo che sarà ambientato a New York nella sede della Pfizer (produce il Viagra) e si chiamerà Blu, teniamoci questo onesto attore che ha avuto la sfortuna di ereditare i più intransigenti ed obsoleti spettatori del cinema mondiale. Bond è morto, viva Bond!
Herrera: La partita (l’ultima ?) contro i New York Yankees diventa l’occasione per Billy Chapel (Costner), pitcher al tramonto dei Tigers di Detroit, di passare in rassegna la sua vita e regolare i conti con il passato. il bilancio è amaro: realizza di essersi dedicato a una passione (lo sport) rinunciando al resto. Il film rappresenta la tormentata storia d'amore tra un uomo e il baseball. Il regista racconta rimorsi e rimpianti di chi sacrifica la sua vita allo sport e forse solo chi ha provato le stesse cose può apprezzarlo appieno. Lungo, ma appassionante.
Galbo: Molto attuale visto il tema trattato, un thriller dalle buone credenziali che vanno dall'autore della sceneggiatura (l'ottimo Steven Knight) ad un cast scelto con cura e ben assortito, da Eric Bana a Riz Ahmed. Il limite è quello di una storia che rimane sempre su un piano superficiale, coinvolgendo assai poco lo spettatore e con passaggi piuttosto banali. Il regista inoltre mostra una scarsa capacità di alimentare la tensione e sembra accontentarsi di una "resa" quasi televisiva. Occasione persa.
Paulaster: Doppia coppia per un tango della gelosia tra le mura domestiche. Inizio farraginoso per portare i protagonisti nella villa al mare con dialoghi di stampo teatrale. Nel prosieguo l’entrata della Bouchet mette brio alla vicenda mentre Richardson fa da spalla alle invettive di Tognazzi; la Vitti ha verve e senso dell’umorismo. Regìa a volte compassata: il film avrebbe richiesto una durata inferiore e anche il finale, scontato, sembra raffazzonato, inserito solo per chiudere.
Puppigallo: Fantascienza poco fanta e molto terra terra, anche se il tutto avviene su un altro pianeta. Un'umanità predatrice (l'estrazione da organismi e la storia della ragazzina sul suo lavoro di eviscerazione per arrivare alle uova lo confermano) e in certi casi disumanizzata o semplicemente persa è un po' il succo di questa vicenda, dove due individui agli antipodi finiscono per ritrovarsi soli contro tutti (mutuo soccorso). Il concetto è semplice e non ci sono particolari guizzi, ma la pellicola è onesta e i protagonisti affiatati. Non male dopotutto.
MEMORABILE: L'estrazione della gemma; "Sparami o passami il kit"; La "bella" storia dei ratti; L'amputazione "Per ora sento solletico...".
B. Legnani: Notevole opera di Olmi che, con l'ausilio di un cast senza grandissimi nomi ma con grandi volti, esplora gli ultimi giorni di Giovanni dalle Bande Nere (non esattamente uno stinco di santo), pure a dimostrazione che l'Italia era davvero un'espressione geografica. Si immedesima con commossa partecipazione nel moribondo, esplorando il possibile sguardo di chi, sapendo che la fine si avvicina, cerca di catturare con l'occhio tutto il catturabile (il tutto nella casa di Luigi Gonzaga, signore di Castel Goffredo e di Castiglione delle Stiviere).
MEMORABILE: Il reciproco segno di identificazione dei generali, prima dell'inizio della Battaglia di Governolo.
Rambo90: Drammone d'altri tempi, con una prima parte davvero interessante e coinvolgente (merito anche del fantastico protagonista) che ci mostra lo struggente spaesamento di un bimbo in una Calcutta realistica e pericolosa. La seconda parte si fa più commerciale, arriva Patel e i sentimenti hanno la meglio, tra ritmi rallentati e lacrime scontate. Rimane comunque un bel film, con una fotografia e una regia curate, un cast ben assortito e un finale consolatorio ma efficace. Da vedere.
Rambo90: Un action divertente, con una storia a tratti troppo confusa ma con in cabina di regia Tsui Hark, che sa come creare un grosso spettacolo con le scene d'azione (tutte ben coreografate) e con inquadrature diverse tra loro quanto spesso insolite. Van Damme è più sopra le righe del solito e diverte, al suo fianco Schneider fa la spalla comica come aveva già fatto per Stallone. Buono.
B. Legnani: Tediosa commediola, commistione fra cappa&spada/decamerotico. Esiti pessimi, per una lentezza quasi esasperante, con scene troppo lunghe, prive di sale, per di più girate quasi solamente in interni, il che fornisce una sensazione sgradevole, quasi claustrofobica, allo spettatore. Nel gineceo, accanto a volti (e corpi) conosciuti (la Gonella è sempre un bel vedere...), varie fanciulle mai viste prima, ma velocissime nel togliersi gli abiti di dosso. Brega burineggia, mentre Rosi cerca di darsi un tono, ma il testo di base di certo non lo aiuta. Tòpos: la Mancini fa l'ancella (della Di Lazzaro).
Cotola: Curioso e delizioso documentario on the road in cui la Varda, in splendida forma, ed il fotografo JR girano per la Francia in cerca di villaggi e volti ben sapendo che dietro le facce ci sono sempre delle persone con la loro vita e le loro idee, di cui ci restituiscono qualche breve frammento. Interesse, coinvolgimento, divertimento, emozione ed altro si mescolano in un magico impasto in cui spicca un umanesimo mai furbo e pietoso ma sempre attento, partecipe, intelligente e genuino. Alla fine si esce contenti ed appagati dal cinema: grazie!
Galbo: Robert Luketic dirige un thriller ambientato nel mondo della tecnologia e della finanza, il cui titolo originale (Paranoia) non ha nulla a che vedere con quello italiano. Piuttosto ben realizzato tecnicamente, è limitato da alcuni buchi evidenti della sceneggiatura e da un protagonista (Hemsworth) pochissimo convincente (anche per la caratterizzazione banale del suo personaggio), specie se messo a confronto con i grossi "calibri" (Oldman, Ford e Dreyfuss) che gli sono affiancati. Routinario.
Teopanda: Pietra miliare della commedia demenziale, il film ha un grandissimo pregio: il protagonista interpretato da Jim Carrey che, con la sua mimica facciale, riesce a strappare un sorriso anche nelle situazioni, in teoria, meno divertenti. Buono anche l’apporto di Daniels. Le gag sono tutte piuttosto spassose e solamente un paio non ben riuscite. Da segnalare l’adattamento in italiano che riesce ad inserire, nel momento di giochi in parole in lingua inglese, battute in italiano (“Vado ad Aspen” “a sciare sugli Aspennini?”).
MEMORABILE: Lo scambio con il bambino cieco; Signora Sansonite; Il finale.
Galbo: Dedicata a chi al cinema (o in televisione) ama versare lacrime a profusione questa ennesima storia d'amore e di malattia che inizia, prosegue e si conclude in modo totalmente prevedibile. Attori oltremodo glamour e patinati che interpretano i loro ruoli in modo evidentemente professionale in un film che sa comunque di finto.
B. Legnani: Vezzosa pellicola di ambientazione luinese (in realtà girato ad Orta San Giulio: si vede anche l’isoletta in mezzo al Cùsio), con gradevolissimi caratteristi. Accanto ad un ottimo Maccione, ruotano l’Agostina ;-))), Gora, Diogene, Leontini, Maffioli, Vargas, Pellegrino… In più ci sono due assi come Bernard Blier (che ha la faccia di uno che è nato per fare l’attore) e Macario (non proprio eccelso, ma lo si guarda sempre con affetto). Film non grande, ma legittimamente di piccolo culto.
Homesick: Discesa in picchiata. L’inizio non è male, con lo spontaneo Abatantuono che cerca di nascondere la sua vera professione alla figlia (una pessima Stella); poi la storia annega nel patetismo, optando per gli argomenti oggi più trendy (minorenni incinte che non vogliono abortire, gay, droga-party, buonismo) degni del peggior Almodovar. Si salva solo il mestiere del regista, che decostruisce tarantinianamente il tempo drammatico con flashback, rewind, parallelismi e split-screen, garentendo un ritmo quasi sempre scorrevole.
Herrkinski: Thriller che sembra scontare un impianto para-televisivo e un protagonista distratto, che a tratti pare disinteressato; la tensione latita, nonostante gli 88 minuti durante i quali si dovrebbe svolgere la vicenda e i colpi di scena si accavallano senza mai davvero stupire, fino a un finale scontato - per non dire risibile - che lascia il tempo che trova. Un lavoro che pare mancare di convinzione fin dal principio, come se fosse stato girato a scopo di "usa e getta" per una platea di poche pretese; un peccato, visti i vari nomi coinvolti.
Mascherato: Luca e Paolo sono bravi. Probabilmente sono i film ad essere sbagliati, a funzionare solo parzialmente. Anche questo esordio di Giovanni La Parola, ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1998, non è esente da sbavature. Esageratamente sopra le righe, specialmente per i caratteri secondari, il film non trova il suo giusto equilibrio forse per timore di essere troppo amarognolo. Sicché, mentre i protagonisti si allontanano dal macchiettismo di Camera Café, gli altri sembrano provenire proprio da lì.