Dopo lo straordinario successo di LO CHIAMAVANO TRINITA’ sarebbe stato impossibile non produrne un seguito. La cosa incredibile è che CONTINUAVANO A CHIAMARLO TRINITA’ non solo superò il precedente, ma rimase per anni e anni il miglior incasso italiano d’ogni tempo. La formula è ovviamente la stessa, con la coppia Spencer/Hill ancora più affiatata e tutta una serie di scene effettivamente esilaranti: al saloon con il baro Wild Cat Hendrix, al ristorante dove i due mangiano come bufali, nel deserto dove derubano in apertura quattro fuorilegge... Senza dimenticare le scazzottate (ma solo una,...Leggi tutto quella finale alla Missione, sembra eterna ed esagerata), la love story all'acqua di rose di Trinità, lo sceriffo preso in giro (Enzo Tarascio) e tutti gli altri ingredienti che avevano contribuito a creare un genere. Forse le due ore e oltre di durata sembrano eccessive e in effetti l'ultima mezz'ora perde lo sprint e la carica comica della prima parte in favore di un umorismo più grossolano e troppi pugni, ma complessivamente si tratta di un seguito più che degno, che di certo non scontenterà i fan della coppia. La colonna sonora dei fratelli De Angelis al contrario, pur non male, non può assolutamente competere (soprattutto a livello di “main theme”) con quella, immortale, di Micalizzi. E.B. Clucher (ovvero Enzo Barboni) si occupa ancora di regia e sceneggiatura con risultati efficaci ed è forse questa a rendere tanto evidente il legame con il primo capitolo. E la coppia protagonista meriterebbe maggiori riconoscimenti da parte della critica, perché ha saputo inventarsi un modo di recitare originale fatto di sguardi e mezze parole, padroneggiando un'espressività “immobile” che ha fatto scuola. Poi ovvio, qui manca l'effetto sorpresa.
Dopo il clamoroso successo del suo primo Trinità, Barboni fu chiamato a girarne un seguito; all'epoca fu campione di incassi in molte parti d'Europa superando addirittura il primo. Secondo me il film perde molto rispetto al precedente, un po' su tutti i fronti; comunque rimane certamente godibilissimo e divertente quanto basta.
Spencer e Hill vanno come un orologio svizzero, il film non può che perdere rispetto al primo (specie per lo stucchevole tormentone del bambino petomane), ma ovviamente si ride di gusto e qualsiasi tentativo di imitazione sparisce al confronto. Cult personale la scena al ristorante, superata in belluinità solo dalla devastante performance di John Belushi in Blues Brothers.
Anche qui dico la verità (la mia). Neppure questo mi fa impazzire. Pellicola che prosegue e amplifica quella del 1970, come successo e come fenomeno di costume, ampliando e consolidando l'importanza della virata del genere spaghettistico. Cruciale, quindi. Presenta qualche momento spassoso e qualche lungaggine di troppo, specialmente nel secondo tempo.
Inevitabile seguito di una pellicola di grande successo. Barboni riprende i personaggi di Trinità e Bambino che, insieme a Spencer e Hill, tornano nel selvaggio West, con nuove e memorabili imprese. Alcune scene sono da antologia, tipo quella del ristorante, con i due alle prese con il capo cameriere Franco Ressel, o Bambino che si confessa. Ottimi come sempre gli scatenati protagonisti e le scene d'azione.
MEMORABILE: Priore: "È Lucifero in persona! " Trinità: "Lo conosci?" Bambino: "Mai sentito nominare; deve essere un professionista dell'Est."
Barboni bissa la formula del primo Trinità, ripetendo ed aggiornando le trovate comiche e consolidando i ruoli di Hill e Spencer; nel complesso tuttavia funziona meno, in quanto non possiede la carica innovatrice del capostipite ed alcune trovate (su tutte, le flatulenze del bambino) ricadono nel cattivo gusto. Hill sempre più specializzato nel gioco "pistola-schiaffo". Colossale scazzottata finale alla quale partecipano persino i frati.
MEMORABILE: Spencer alle prese con il confessionale.
Non ha la carica innovativa del primo strepitoso capitolo ma, per contro, ha un maggior numero di battute, che varrebbero da sole il prezzo del biglietto. Lo spaghetti western lascia maggiormente il posto ad una ancor più spiccata parodia, che a distanza di 40 anni (quasi) eccelle e fa ridere e divertire dall'inizio alla fine. Difficile trovare una battuta o uno sketch migliore di un altro. Personalmente (io preferisco sempre Hill a Spencer) adoro le scene di poker e qui c'è la capostipite (verrà ripresa anche nella partita col greco, in futuro).
Seguito delle vicende dei due simpatici banditi. Se la gag del bimbo può risultare volgare e ripetitiva, tutto il resto si conferma divertente ed al livello del primo film; in particolare, risulta molto riuscito il contrasto tra i miti frati e l'"ignoranza teologica" abissale di Trinità e Bambino. Indimenticabile poi la sequenza del ristorante. Si rivede ogni volta che vien trasmesso (e sono tante) con sorrisi se non risate.
MEMORABILE: Bambino ai frati: "Se vedete questo Lucifero, ditegli di andare al diavolo".
Successone che vale una carriera per Bud, Terence e Barboni sia in termini economici che di seguito di pubblico, ancora oggi numerosissimo per i passaggi tv. I nostri eroi sono al massimo della forma e dell'intesa e confezionano un film memorabile, forse un po' troppo lungo ma l'accetta dell'home video ci ha messo una pezza. Imperdibile!
MEMORABILE: La scena nella "migliore mangiatoia di tutto lo Stato"...
Inevitabile sequel (altrettanto fortunato commercialmente) di un film di straordinario successo, che ripropone la coppia vincente (e parecchie delle situazioni narrative) del primo episodio. Il regista Clucher (al secolo Enzo Barboni) accentua, ove possibile, il lato parodistico dello spaghetti western e dirige un film certamente piacevole ma, alla lunga (considerandolo come un corpo unico con il primo episodio), piuttosto ripetitivo.
E rieccoli, Trinità e Bambino, qui alle prese con fuorilegge menapeones, sceriffi corrotti e via dicendo. Per più di un'ora il film regge bene, con gag esilaranti (il pugno in testa lobotomizzante; i fuorilegge puniti, prima da Bambino, poi da Trinità e, infine, dalla madre; l'assalto al carro, con bimbo aerofagico; la partita a poker con schiaffoni e il pranzo, scena da Oscar, nel ristorante chic). Purtroppo, la lunghezza della pellicola non giova e, dai frati in poi, perde colpi, anche se resta un buon prodotto di svago, soprattutto grazie alla verve dei due protagonisti.
MEMORABILE: La madre di Trinità e Bambino mette in tavola qualcosa che sembra un tacchino arrosto. Trinità: "Ma cos'è?". E la madre: "Che ne so, volava alto".
Discreto seguito, ma non allo stesso livello del primo. Ci sono di nuovo la storica coppia Hill-Spencer, Jessica Dublin... ma alla fin fine la pellicola non aggiunge molto rispetto al capitolo precedente e sinceramente non se ne sentiva troppo il bisogno. Per carità, il film è più che discreto, ma bastava il primo.
Se il primo Trinità non doveva essere una commedia, almeno negli intenti, questo secondo capitolo lo è a tutti gli effetti: viene rincarata la dose di comicità e la trama è lineare e funzionale ai vari sketchs. Comunque, a dir poco riuscito da tutti i punti di vista, ha fatto ridere generazioni come pochi altri film. Ottimo.
MEMORABILE: La scena del ristorante; Bud Spencer e la confessione col frate.
Pur ricalcando gran parte della struttura narrativa del primo episodio, nel mentre della visione non si ha mai la ben che minima sensazione di déjà vu. Complice la freschezza delle situazioni comiche che vedono coinvolti i sempre più affiatati Spencer & Hill. Barboni riesce nell'impresa, a mio parere, di fare addirittura meglio del primo; gli intermezzi "bonari" si diradano a favore di una sequela di gag più o meno geniali. Da ricordare, perlomeno, la "riunione di famiglia", il pranzo al ristorante di lusso e la confessione di Bambino. ****
Si ripronone la "salsa" del suo predecessore e ben venga. Questo dà un certo senso di ripetitività e la storia non è un granchè. Ma ci sono le singole scene, quasi degli sketch, a risollevare le sorti del film: i fagioli all'inizio, il pranzo nella "migliore mangiatoia di tutto il west", il gioco di schiaffi al baro, il pranzo con i genitori (?) a base di volatile che volava alto (un'aquila?). E così si fa onore a Lo chiamavano Trinità e alla ineguagliabile accoppiata Hill/Spencer. Qualità sempre elevata (siamo nel 1971).
MEMORABILE: Trinità e Bambino nel ristorante chic. Appena entrati si siedono e senza aprir bocca, con un cenno, fanno togliere i fiori dal centro del tavolo.
Riguardandolo ora, senza l'effetto novità o sorpresa (e quindi con occhio più critico o semplicemente meno inclini al riso), seppur aspettando le scene più divertenti, si nota un certo vuoto di regia che leghi tutta la vicenda facendola scorrere con più fluidità. La colonna sonora è molto orecchiabile e appropriata e, quando presente, completa meglio la scena che risulta invece vuota in assenza di musica. I due protagonisti sono molto affiatati e costituiscono la ragione unica per il successo di questo sequel.
Seguito piuttosto fiacco che sfrutta l'onda del successo del primo perdendo in efficacia ed originalità. Il tono è sempre più da farsa comica, le battute grossolane, la regia inesistente. Rimangono loro due, coppia vincente, ma questa volta non bastano. Debole.
Sequel a bruciapelo che bissa e supera il successo del capostipite, da cui riprende pedissequamente le trovate migliori (la difesa degli inermi, la rozza famelicità, la forza bruta e financo pigra di Bud contrapposta all'astuzia e alla velocità di Terence), ma rispetto al quale compie uno scarto definitivo: se il primo Trinità voleva essere inizialmente un western come tutti gli altri, qui le aspettative cambiano e la coppia protagonista prende ormai il sopravvento sull'ambientazione (di cui si sbarazzerà presto). Carino ma prolisso.
MEMORABILE: La partita a poker con conseguente gioco di schiaffi e pistola.
Ottimo sequel azzeccato da Barboni (cosa già non facile di per sè!) in cui i protagonisti gigioneggiano da vecchi marpioni, con simpatia. Ormai il loro cammino sarà definitivamente quello con un Bud gorillone sempre di cattivo umore che non sopporta il partner e Terence che gli ronza attorno, ogni volta più scanzonato, provocatore e combinaguai. Non so perché hanno cambiato la musica che era diventata un must, ma il tema d'amore suonato dalla tromba è davvero bello. Bravissimi Carey Jr., De Luca e Delle Piane. Bellissima Yanti Somer. ***1/2
MEMORABILE: Gli schiaffi dopo la partita a poker, la scena del ristorante e la confessione di Bud.
Logica continuazione del precedente capitolo, con i nostri fuorilegge che alternano buffe scazzottate a gesti di grande magnanimità verso i più deboli, elemento questo che li ha sempre contraddistinti. Anche se a mio avviso il primo episodio ha qualcosa in più, questo seguito ha tuttavia sequenze per me indimenticabili, come quella relativa al duello fra Trinità e Wildcat Hendrix.
MEMORABILE: Dicono che una pallottola nello stomaco bruci meno, se c'è del whiskey!
Continuavano a chiamarli Trinità e Bambino e loro continuavano a divertire. Davvero Bud Spencer e Terence Hill erano in splendida forma, un'accoppiata perfetta che sarebbe diventata simbolo di un nuovo genere di film, quello del western comico all'italiana. Il secondo capitolo non delude affatto e anzi rilancia. ***
Lo considero superiore al primo episodio in particolare quanto a numero e varietà di gag (bimbo flatulento, partita a poker, pranzo al ristorante, ridicolizzazione del solito mega bounty killer). Tuttavia non posso fare a meno di rilevare qualche lungaggine di troppo nella seconda metà; non si arriva allo sbadiglio, ma qualche taglio avrebbe certamente giovato.
Altro capolavoro. Inferiore al precedente, con una sceneggiatura meno originale, più forzata, meno naturale, ma che viene ampiamente superata grazie all'alchimia tra i due protagonisti. Uno dei più grandi incassi di tutti i tempi in Italia, ancora oggi il più grande incasso italiano della storia. Meno epico del primo episodio, ma con venature ironiche ancora più marcate.
MEMORABILE: La partita a poker e lo show pirotecnico di Trinità nel duello con WildCat.
Il film risulta essere pari se non superiore al primo capitolo. La comicità spontanea che scaturisce talvolta solamente dall'espressività dei volti è impagabile. La comicità della trama verte su un equivoco legato all'identità dei protagonisti, tema utilizzato nuovamente in futuro in film come Nati con la camicia o Non c'è due senza quattro.
MEMORABILE: La partita a poker; Schiaffi + estrazione pistola: "Non ci hai capito niente, eh?"; L'assalto alla diligenza in cui solo Bambino viene rapinato.
Uno dei rari casi in cui il sequel non ha nulla da invidiare al capostipite. Anzi, personalmente questo l'ho trovato persino più divertente, anche se ovviamente privo di carica innovativa. La coppia protagonista è sempre in palla, le gag spassose non si contano e anche se alcune oggi possono apparire datate, il film, benché tutt'altro che breve, non risulta mai noioso. Dove perde su tutta la linea rispetto al primo è nella colonna sonora: quella dei fratelli De Angelis non regge minimamente il confronto con quella di Micalizzi.
MEMORABILE: L'incipit; La partita a poker; Il pranzo al ristorante; La confessione; L'assalto alla diligenza; L'orologio del saloon; Il finale.
Inevitabile sequel, che per una volta tanto non delude affatto le aspettative. Stesso regista e ovviamente stessi protagonisti, ancora più affiatati; aumenta il lato comico del film e molte sono le gag da incorniciare; ne perde un po' il lato più tipicamente spaghetti-western, anche se non mancano sparatorie e risse a volontà. Non male nemmeno la storia, sempre azzeccate le location, bella la fotografia; rispetto al precedente sembra ci sia anche un ritmo migliore, forse grazie all'aumento delle gag e a un'atmosfera brillante. Notevole!
MEMORABILE: Al ristorante; I 3 banditi sfigati; La partita a poker.
Il sequel di Lo chiamavano Trinità ha una sceneggiatura più articolata, una regia più curata ma un minore brio. Dettagli, perché il film, ormai, è un classico senza tempo. Barboni accentua il lato farsesco della vicenda, gli spunti comici zampillano freschi e copiosi, la coppia Spencer-Hill funziona come un orologio svizzero e i caratteristi sono tutti all’altezza. Una fiaba comica ambientata nel West dove i buoni vincono sempre e i cattivi vengono puniti con una semplice sculacciata. Un film catartico che ha il dono di far entusiasmare grandi e piccini.
MEMORABILE: La spassosissima scena di Hill-Spencer nel ristorante possiede un'ininterrotta tensione comica; La partita di poker con "le mani magiche" di Binarelli.
Più divertente e più veloce del precedente, ma con una storia più frammentaria - che procede quasi per sketch - che lo rende leggermente inferiore. Hill e Spencer sono ormai una coppia collaudata e affiatatissima, con caratteri ben definiti che li porteranno poi al di fuori del western. La colonna sonora, ottima, è la prima dei De Angelis per il duo. Epica scazzottata finale.
Il solito sequel di un film di successo che mostra le prime crepe di un genere western commedia fatto di botte da orbi e poco altro. I due protagonisti sono altamente affiatati ma la storia, personalmente, mostra limiti notevoli che probabilmente suscitavano interesse all'epoca ma ora generano tenerezza.
Enzo Barboni, visto l'incredibile successo di Lo chiamavano Trinità, ripropone la storica coppia Bud Spencer-Terence Hill in questo bellissimo sequel che a conti fatti risulta essere migliore del precedente. Il film durante la prima metà esprime il massimo delle sue potenzialità: i due protagonisti, infatti, rubano la scena (suddivisa praticamente in sketch) e riescono a far divertire lo spettatore dall'inizio alla fine. Splendida la musica dei De Angelis e Nicani. Miglior esempio di unione tra spaghetti western e commedia.
Come scazzottate e potenza di scene comiche si evolve rispetto al primo: indimenticabili la mescolata di carte e il pranzo al circolo dei VIP, ma la trama, a parte l'incontro coi genitori, ne è inferiore di gran lunga. Intanto il piano per la truffa è molto meno geniale del tentato furto di cavalli del primo e la disfatta è totale se si paragonano i frati, la famigliola povera (Venticello a parte!) e la ghenga criminale agli antecedenti pari ruolo. Per non parlare del finale...
MEMORABILE: Più che ridere mi ha fatto pena quello che per un cazzotto rimane scemo tutto il film.
Era difficile ripetersi ai livelli del primo, eppure con questo seguito si riesce a fare forse anche meglio (ebbe maggior successo di pubblico). Ormai i protagonisti sono famosi e quello che il pubblico si aspetta da loro lo ottiene in pieno: gag divertenti, una storia che regge e le classiche scazzottate che non mancano mai. Da non perdere (ovviamente assieme al primo) per chi ama il cinema del duo e il genere.
Squadra che vince non si cambia: Barboni fa suo questo motto e ripropone un film con caratteristiche molto simili a quelle del precedente; i canoni del genere vengono presentati per poi essere stravolti e resi ridicoli da quella che – lo ripeto – è una delle coppie meglio assortite del cinema. La trama è banale, così come la comicità, ma entrambe non annoiano affatto quando i protagonisti sono Bud Spencer e Terence Hill. Insomma, gradevole nonostante gli anni.
MEMORABILE: "Ho avuto una lunga discussione e sono rimasto... senza argomenti"; Bambino che fa il solitario; "Sia lodato Gesù Cristo!" "Perché?"
Gemello "bastardo" del primo, visto che i due film - entrambi divertenti - hanno una matrice in realtà molto diversa. Il fagioli-western (il primo) e la commedia (il secondo). Le ambientazioni rimangono western ma le atmosfere sono decisamente indipendenti. Detto questo, la parte iniziale è semplicemente strepitosa, con una serie di scene cult indimenticabili (il ritrovo dai genitori, il poker, il ristorante), poi le soliti lungaggini. Record di durata per la rissa finale, davvero una via crucis.
Sequel perfetto quanto il primo. Anche se qui ci sono molte più gag, come il tormentone "Se tutti gli uomini fossero generosi come voi...". Presenti tutti gli ingredienti tipici della coppia che vedremo anche in futuro: scazzottate ben coreografate come quella finale, abbuffate, battute mai volgari.
MEMORABILE: Bud mentre mangia i fagioli scroccati "Mmmh... buoni!"
Secondo e ultimo film di Barboni su Trinità e Bambino (se si esclude il terrificante Trinità & Bambino... e adesso tocca a noi con i presunti figli dei due). L'atmosfera, meno western e più commedia è rivelatrice del futuro che attende i due attori; infatti Bud Spencer e Terence Hill non reciteranno più insieme in un western per oltre vent'anni, fino al malinconico Botte di Natale. Forse non raggiunge le vette del primo episodio ma è senza dubbio un ottimo sequel, il che è già evento rarissimo nel cinema.
MEMORABILE: La partita a poker; Le frittate "incendiate"; La scazzottata finale in stile rugby con il sacchetto del denaro.
Fortunatissimo seguito del capostipite del “fagioli western”, vira più decisamente verso il comico, per il quale la coppia Spencer-Hill dimostra di avere grande attitudine. Cominciano, però, ad apparire i limiti più evidenti delle commedie fracassone: la grossolanità e la ripetitività di certe trovate, nonché certe lungaggini (un esempio è, in questo film, l'ultima rissa).
MEMORABILE: La riunione di famiglia; Il pranzo nella "migliore mangiatoia di tutto lo stato".
Sequel assolutamente all'altezza del primo anche se manca, ovviamente, l'effetto sorpresa. Accentuato il lato comico, ritmo più veloce e, naturalmente, due protagonisti sempre più affiatati. La scazzottata finale è da antologia. Grandissimo successo per una pellicola diventata meritatamente un cult.
MEMORABILE: La scena degli schiaffi intervallati all'estrazione della pistola da parte di Trinità; La scena del ristorante; La scazzottata finale.
Sinceramente, a parte i due straordinari protagonisti che valgono sempre e comunque la visione, il film lo ricordavo migliore. Mi è sembrato un po' forzato negli eventi e non sempre efficace nel divertire: un film "stanco", quasi. E poi non può contare sull'indimenticabile colonna sonora del precedente - del quale è in pratica la continuazione - perché qui l'accompagnamento musicale è fiacco e anonimo. Lo scontro collettivo finale a "sfondo" religioso, ricorda quello del primo film e la parte finale dell'ottimo "capostipite" era quella che meno avevo gradito.
Cambia poco e niente nell’inevitabile e meritato seguito che riesce a suscitare anche più clamore del primo film. Malgrado una giustificata mancanza di originalità, è possibile ritrovare la stessa freschezza narrativa, la medesima verve e simpatia nel duo che ha avuto il pregio grandissimo di trovare e consolidare un metro tutto suo. Si avvicina alle due ore, eppure non affiora mai la noia poiché la messa in scena di Barboni è impeccabile e priva di veri e propri punti morti. Manca soltanto il fischio inconfondibile di Micalizzi.
Sorta di prosecuzione (anche temporale) del primo film, fa rivivere le gesta del duo di fratelli banditi dal cuore d’oro. Sempre presente il corrotto di turno, con al posto dei mormoni i monaci da aiutare e la bella bionda che tira più di un carro di buoi. Hill lavora di agilità e Spencer di sostanza e le loro vicende, anche se ripetitive, si fanno seguire per la patina western non troppo polverosa.
MEMORABILE: Il bambino con l’aerofagia; Hill che prende a sberle il giocatore di poker; Il mescolamento del mazzo a carte.
Avendo notato come l’andamento comico di Lo chiamavano Trinità avesse ottenuto un clamoroso successo, Barboni giustamente presenta un sequel dove amplifica ogni elemento, creando così un vero capolavoro. Uno dei pochi casi in cui un sequel è meglio del suo film madre, è un infinito susseguirsi di gag dove non si smette letteralmente di ridere un secondo.
MEMORABILE: Tutte le abbuffate (i fagioli iniziali); Con la famiglia e “nella mangiatoia”; Il poker; La confessione.
Sequel all'altezza dello storico modello (insieme al quale rappresenta la commedia spaghetti western), ne sviluppa alcune trovate. Atmosfera/ambientazione da vero spaghetti western con una sceneggiatura che ne coglie i punti più epici e li dà in pasto all'insuperabile coppia Spencer/Hill per gag irriverenti e irresistibili: wild cat, il ritorno dalla mamma (mostrata stavolta), Bud nel confessionale, la veglia nel saloon (l'orologio indietro), il ristorante elegante, sono i punti salienti di un'intramontabile pellicola che non stanca mai e potrebbe essere rivista ad ogni passaggio tv.
MEMORABILE: Frate: "Sia lodato Gesù Cristo" Bud: "Perché"; Il pistolero: "Questa volta t'è andata bene ma prima o poi..." Bud (con sufficienza); "Seh seh...".
Quando il sequel non sfigura, anzi. Barboni riesce a riproporre tutto quello che ha fatto la fortuna del primo, fortunato film e a non perdere il ritmo né la verve dei due protagonisti. Potendo si potrebbero tagliare 5-10 minuti delle corse nel convento dei Francescani, ma pure quella parte dimostra di avere frecce al suo arco. Hill e Spencer sono ormai collaudatissimi ma anche il cast di caratteristi che gira loro intorno sa come accompagnare le loro gesta.
Inevitabile sequel dovuto al grande successo del primo capitolo, vede ancora una volta i protagonisti alle prese colla parte marcia del Far West con un registro narrativo che indugia sempre più nella commedia trasformando i cattivi quasi in macchiette imbelli (Delle Piane, Monselesan). Il botteghino ha alla fine dato ragione a Barboni, anche grazie a una confezione piuttosto curata e una trama più articolata. Manca naturalmente l'effetto sorpresa e qualche gag è un po' troppo tirata per le lunghe, ma il film resta una pietra miliare del nostro cinema cui non si può rinunciare.
MEMORABILE: Il confessionale; Il pranzo nel ristorante di lusso; La mega rissa finale con i frati.
Alcune gag che ancora oggi fanno ridere (lo scontro col baro, il pasto al ristorante) nonostante siano collaudate e quanto di più prevedibile ci possa essere. Ma la naturalezza di Hill/Spencer rendeva bene o male oro quello che toccava, e così ecco che salvano il film dall'eccessiva lunghezza e da alcuni momenti meno ispirati. Stranamente il tema musicale è anonimo; in cambio abbiamo gli sguardi dei due protagonisti che dicono più di tante battute. Ancora piacevole dopo cinquant'anni, e questo è quello che conta.
Non si cambia una squadra vincente e un anno dopo il primo successo la coppia Trinità-Bambino torna sotto la guida di Clucher in un sequel che non devia dal percorso già tracciato, aumentando semplicemente numero ed entità di ceffoni e risse acrobatiche mentre recupera simpatici dettagli familiari relativi ai protagonisti (spassosissimo l'inciso con Jessica Dublin e Harry Carey Jr.). Le gag restano spassose, anche se la lunga durata (giustificata in qualche modo dall'episodica struttura dello script) finisce per remare contro la stessa resa umoristica. Seguito riuscito nel complesso.
MEMORABILE: L'arrivo a casa; La partita a poker; La rapina che si tramuta in soccorso; I muli testardi; La confessione dal frate; La partita a rugby col malloppo.
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HomevideoGeppo • 29/12/12 17:32 Call center Davinotti - 4349 interventi
Ho appena controllato la durata del DVD e BluRay tedesco (distribuito dalla "3L-Film").
Infatti la versione tedesca dura esattamente 2h01m00s minuti.
La traccia audio italiana c'è ma è quella del dvd italiano Medusa e le parti in più sono coperte dalla lingua tedesca.
Vengo a sapere proprio adesso della morte di Antonio Monselesan, nel film interpretava il grande Wildcat Hendrix, nonchè mio personaggio preferito. Zender tra l'altro, nel cast non è presente ed andrebbe messo ovviamente.
CuriositàZender • 24/03/16 19:12 Capo scrivano - 48439 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
DiscussioneAlex75 • 7/09/16 17:42 Call center Davinotti - 710 interventi
Magnetti ebbe a dire: Vedendo la scena iniziale di "E... continuavano a chiamarlo Trinità" con i fagioli cucinati all'aperto nella radura ho sempre avuto la tentazione di entrare nel video e mangiare quella "sbobba" cremosa e invitante.
Ho provato molte volte a fare la ricetta che io chiamo "Fagioli alla Terence Hill o alla Bud Spencer" ma con scarso successo. Insomma per me doveva avere un gusto da piatto di "frontiera", duro e puro. Molto difficile in particolare fare la cremina che avvolge i fagioli.
Ci sono molti siti che ripropongono la ricetta, ma a mio avviso fatta spesso con ingredienti che in mezzo a una radura desertica e ai tempi che fu proprio non si trovavano.
Ad esempio usare i fagioli in scatola non ha nessun senso anche perchè essendo pre-bolliti e conservati in un liquido gelatinoso (che a me è sempre sembrato sospetto) hanno perso inevitabilmente una parte di quella cremosità e rozzezza che il piatto deve avere.
Io ho provato a farli così.
E' un piatto che richiede una lunghissima preparazione... il tempo nel vecchio west non mancava.
I fagioli innanzi tutto. Si tratta dei fagioli tipici messicani: quindi più grandi dei cannellini e tendenti allo scuro, non necessariamente neri. Essendo più grandi infatti permettono di reggere meglio la lunghissima cottura. Non utilizzare i fagioli giganti, più adatti per altre preparazioni tipo le insalate fredde.
Lasciarli a bagno per 24 ore in acqua pura (attenzione non mettere il bicarbonato come consigliano da molti perchè viene assorbito dai fagioli dandogli un gusto amaro). Il volume dell'acqua deve essere il doppio di quello dei fagioli. Nel caso abbiano assorbito tutta l'acqua aggiungere un paio di bicchieri.
Prendere quindi una "padellaccia" e versar dentro i fagioli con il restante liquido dell'ammollo. Aggiungere sale e peperoncino (se si vuole anche un bicchiere di vino). Quindi cuocere a fuoco basso (meglio se sotto la pentola si mette un diffusore di fiamma per evitare che si formi il classico cerchietto bruciacchiato). Girare ogni tanto con l'obbligatorio cucchiaio di legno avendo cura che il liquido di cottura non si consumi mai. Anzi la parte liquida deve riuscire sempre ad avvolgere tutti i fagioli senza ricoprirli del tutto.
Il tempo di cottura è di circa tre ore durante il quale l'acqua di ammollo prenderà sempre di più il colore dei fagioli addensandosi progressivamente. Verso la fine per ottenere la cremosità perfetta schiacciare un 10% circa dei fagioli con il cucchiaio di legno direttament nella padella.
Niente soffritti, niente gusti mediterranei, niente pomodoro. I fagioli sono un alimento straordinario il cui gusto basta di per se stesso oltre che essere portatori sani di proteine.
Unica variante consentita per il sottoscritto è quella di aggiungere a metà cottura una salsiccia (tipo Toscana) o una braciola di maiale.
Secondo me non sono male nemmeno con il lardo. Ovviamente, l'ideale sarebbe mangiarli direttamente dalla padella e raccogliere l'abbondante sugo con del pane casereccio.
Ho letto un articolo interessante sul blog Dissapore che cerca di ricostruire la ricetta, basandosi sul contesto storico-geografico e sulle immagini del film. Ho qualche perplessità sull'impiego del burro e del pomodoro, comunque la ricetta proposta mi sembra piuttosto plausibile e soprattutto appetitosa: http://www.dissapore.com/grande-notizia/ricette-dei-film-fatte-in-casa-fagioli-alla-trinita/
MusicheAlex75 • 7/09/16 17:51 Call center Davinotti - 710 interventi
Titoli di testa con la canzone "Trinity Stand Tall"
Questa fu la prima collaborazione di Guido e Maurizio De Angelis con E. B. Clucher e la prima volta che le loro musiche venivano impiegate per un film con Bud Spencer e Terence Hill (considerando anche le prove "soliste" dei due attori).
E' uscito il tanto atteso dvd MUSTANG, con tanto di dicitura "PER LA PRIMA VOLTA IN VERSIONE INTEGRALE".
Per chi si accontenta è un bel colpo.
Per noi malati diciamo che ancora manca qualche dialogo, che nella versione Mustang è sparito ma noi lo abbiamo ancora in tedesco...
Al termine di uno dei momenti più noti (la partita a poker), quando Norton/Monselesan esce dal saloon, si vede un grande palo della luce, piuttosto anacronistico:
In un'intervista al Corriere, Terence Hill, all'anagrafe Mario Girotti, ha raccontato che in estate inizierà a girare in Abruzzo "Trinità, la suora e la Pistola", ispirato a una storia vera in cui introduce anche un personaggio storico, Billy The Kid (la Pistola). E sarà anche regista. Un film dal sapore antico, in cui l'attore decide di ritornare nel ruolo che gli ha dato fama e successo. Ritorno al western Al Corriere, Terence Hill ha raccontato: “Dico la verità: non volevo più girare un western. Pensavo fosse inutile, di aver già fatto tutto e che non avrei potuto fare di meglio. Poi però ho trovato un libro con la storia vera di una suora italiana che è emigrata a fine Ottocento in America dall’entroterra ligure con la sua famiglia contadina e poverissima. Da Cincinnati, sola, ha deciso di andare nel West".