Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Motorship: Poco riuscito (anche se ambizioso) esperimento da parte di Salce di mescolare la commedia nostalgica alla Amici miei con la commedia più godereccia tipica dei caserma-movie di quel periodo. Ne esce un film piuttosto in bilico tra i due generi, che gira peraltro a vuoto per quasi due ore, senza prendere un determinato registro. Peccato perchè il cast è validissimo, con ottimi attori (Lionello, Giuffrè, Satta Flores), ma la sceneggiatura è a dir poco scialba. Finale conciliante ma debole. Salce ha fatto decisamente di meglio.
Daniela: Coppia matura dal rapporto ormai logoro, con lui tutto preso dalla passione da fan sfegatato per un cantautore da tempo sparito dalla circolazione. Ad un certo punto tra lei e questo misterioso Tucker Crowe inizia un fitto scambio di email... Commedia anglo/americana che trova nella parte centrale il tono giusto, con i duetti tra Hawke e Byrne che ricordano in scioltezza quelli tra lo stesso attore e Delpy diretti da Linklater. I difetti (alcune forzature, una certa ruffianeria) si fanno perdonare grazie ad una sequenza ospedaliera esilarante e alle belle canzoni cantate dallo stesso Hawke.
MEMORABILE: L'infartuato sotto progressivo assedio; Nell'epilogo, la recensione acida del nuovo disco
Siska80: Undicenne sogna di diventare ballerina, ma deve nascondersi a causa del padre camorrista. Amara realtà descritta senza eccessi di violenza e/o patetismo che procede senza sbavature sino a un finale commovente e aperto alla speranza d'un cambiamento, A questo proposito risulta molto bello il personaggio di Nunzia (interpretato da un'intensa Dell'Anna), all'inizio donna frivola che pensa solo a spendere e spandere senza curarsi della provenienza del denaro che le passa il marito, in seguito madre pronta all'estremo sacrificio. Il resto del cast è modesto, ma il film è comunque buono.
Faggi: L'impianto elettrico (che non elettrizza) è moralista, si direbbe democristiano; più che sufficiente per relegare il tutto in uno scaffale d'archivio. Tecnicamente è discretamente composto, con i vari quadri giustapposti in ordine tutt'altro che sparso ma l'andamento programmatico basato su stereotipi è un problema: inficia la potenzialità sulfurea là dove poteva manifestarsi, la spegne lì dove stava per darsi sfogo. Non indispensabile al nostro cinema. Mike Bongiorno non si muove male. Ottimo Paolo Stoppa.
Disorder: Lo devo ammettere: una delle prove più dure della mia onorata carriera di cinefilo. Raramente mi era capitato di assistere a un tale ammasso di scurrilità, battute mai a segno, cattiva recitazione e gag ripetute fino allo sfinimento. Al confronto tante pellicole trash-pecorecce nostrane degli anni 70-80 paiono dei veri capolavori. Non ci sono ritmo, regia, o una qualsivoglia idea che lasci il segno. Livelli di noia altissimi, arrivare alla fine è una vera impresa. Bocciato senza appello.
Myvincent: La storia è semplice: un giovane uomo si trova implicato in una losca storia di rapimenti, attratto dal clima misterioso che vi aleggia. Il modo è originale e suadente, colpisce e avvolge anche noi come il protagonista, stordito da qualcosa che è già dentro di lui. Simbolico, psicoanalitico, visionario, "Velluto blu" è senza dubbio un nuovo modo di fare cinema: vedere senza chiedersi troppi perché...
Fabbiu: Non contiene estratti video della famosa intervista che Truffaut fece al maestro del brivido e da cui nacque il noto libro; è invece un documentario sul cinema di Hitchcock che esamina alcuni punti del volume. Interessantissimo, sicuramente, conoscere pareri in merito di famosi cineasti (su tutti Scorsese, Anderson e Fincher), tant'è che a fine fine visione viene voglia di ripassare la filmografia di Hitchcok e di comprare il libro, ma in generale è un po' scarno anche nella selezione degli argomenti.
Rambo90: Sull'onda del successo televisivo dell'epoca, ecco pronto un film su misura per il grande Totò, che con la solita bravura riesce a movimentare una trama abbastanza prevedibile fatta di minacce da parte di gangster da macchietta e figlie ritrovate. I suoi duetti con Croccolo sono i momenti migliori, ma anche il tic al braccio che ogni tanto mostra con naturalezza estrema muove sempre al sorriso. Bongiorno regge abbastanza bene il gioco e nei momenti più sentimentali con la figlia possiamo anche ammirare il lato più serio del principe.
Ira72: Pare un tributo del regista a se stesso, più che alle difficoltà economiche del nostro Paese. Ove ogni scusa è buona per infilare la propria canzone, a rimarcare il dramma del momento o a esaltare i colori di un tramonto. Grande delusione, in toto: un insieme di luoghi comuni che paiono scopiazzati qua e là e malamente interpretati dai protagonisti. Un po’ meno peggio Sciarappa. Accorsi e Smutniak, forse mal diretti, paiono due debuttanti. Insomma, una macedonia fresca e gustosa come quella della scatoletta.
Markus: Pragmatico professore universitario da New York viene mandato a Roma per gestire un istituto che si occupa di fenomeni paranormali. Lì troverà anche una sua ex. Bonaria farsa di poche pretese concepita per un pubblico televisivo, specialmente familiare (con bambini). Maurizio Nichetti mette in scena i suoi noti tormentoni surreali (in primis degli strani macchinari, sua antica ossessione) ma l'aria da film per la tv appiana tutto e l'inconsistenza della vicenda, che sulla carta dovrebbe appassionare, si riduce a poca cosa. I tempi di Ho fatto splash sono ben lontani.
Cinevision: Era inevitabile il ritorno della fantascienza a sfondo sociale di fronte ad un mondo che si sta sfasciando. "I figli degli uomini" è davvero un gran film, girato da dio e molto, molto inquietante perché il 2027 qui rappresentato potrebbe essere benissimo il vero 2027, se l'umanità non si darà una calmata. Non si può rimanere impassibili di fronte alla Londra sporca e livida, alle gabbie con gli immigrati, al terrorismo totalmente fuori controllo, all'assenza di bambini e di un futuro... Meditare, meditare.
MEMORABILE: La battaglia finale è una delle scene più intense e crude che si siano mai viste. Da brividi.
Galbo: Film non particolarmente originale ma discretamente realizzato, Behind enemy lines è un buon ibrido tra un film di guerra e un action movie ed è uno dei pochi ruoli non farseschi o da commedia interpretati da Owen Wilson che, tra l'altro, se la cava piuttosto bene nella parte del militare non convenzionale che cerca di salvare la pelle in attesa dei soccorsi. Film le cui sequenze d'azione risultano ben realizzate e che ha come valore aggiunto la presenza del grande Gene Hackman in uno dei ruoli chiave.
Homesick: Nell’episodio precedente si era in autostrada, qui in Formula Uno; in entrambi i casi si viaggia sempre a tutto gas, data la sceneggiatura molto scorrevole e il suo felice equilibrio tra un valido plot giallo, azione e commedia dalla scurrilità trattenuta e senza fastidiose concessioni alla scatologia. Su Milian e Bombolo non c’è più nulla da aggiungere, mentre tra i caratteristi si fanno onore il burino Di Pinto e il severo giudice Garinei. La spiegazione finale viene esposta come in Squadra antitruffa. Musiche pop-rock-dance in piena sintonia con la tendenza italiana di metà anni Ottanta.
MEMORABILE: L’inseguimento con le auto da corsa per le vie della città; i festeggiamenti finali.
Alf62: Sceneggiatura scontata, canoni della saga rispettati in pieno senza sviare dalla traccia originaria: prima si perde poi ci si riscatta. Aspettando i nipoti direi che viene da parteggiare più per il proletario figlio di un malinconico e rancoroso paria reietto del comunismo, invece dell'eroe obamiano predestinato. Dai bovini della cella frigo del macello, ai pneumatici accatastati nel deserto, la serialità del brand comincia a pesare. Buona la colonna sonora. Su Brigitte soprassediamo.
Rigoletto: Un'avventura dai molti cazzotti saggiamente distribuiti dal mai avaro The Rock in tutte le direzioni. Ma poco importanta il numero degli sberloni, ciò che mi interessava maggiormente (e anche il motivo per cui mi sono seduto a guardare il film) era che Walken facesse.... il Walken; il suo apporto è sempre di un livello medio abbastanza alto, ma qui Berg gli concede uno spazio limitato che ne frena la verve. Niente di che. Un film che si può vedere, ma la cosa finisce lì.
Fulcanelli: Essenzialmente realizzato solo per rivedere Pacino e De Niro recitare di nuovo insieme. Il risultato è misero. Entrambi gli attori sono poco credibili nei ruoli di detective vecchio stampo: Pacino è super scanzonato, De Niro appare con i soliti atteggiamenti da psicopatico. La storia è banale e anche lasciandosi leggermente seguire non cattura mai l'attenzione dello spettatore. Da dimenticare.
Daniela: Produttrice giovane e grintosa assume la direzione di un notiziario tv mattutino dagli ascolti modesti, ben decisa a risollevarne le sorti... Commedia resa abbastanza gradevole dalla grazia naturale di McAdams che smussa un personaggio in se poco simpatico, nonché dalla professionalità di vecchi marpioni come Goldblum, Keaton e Ford, quest'ultimo nel ruolo di un giornalista misantropo. La materia per un ritratto al vetriolo del mercimonio televisivo delle notizie ci sarebbe stata, ma il film si limita al quadretto d'ambiente, carino e superficiale
Magnetti: La presenza scenica di Bruce Lee è sempre una garanzia e non si fa altro che aspettare il momento in cui si esibisce con la sua tecnica e fisicità per suonarle e tutti: un vero felino. E allora il film diventa una cornice e la trama una scusa per scatenarlo. Il film è del 1971 e si vede, tanto da sembrare un pezzo di antiquariato, ingenuo all'inverosimile. Da segnalare la notevole dose di violenza (muoiono quasi tutti). I personaggi di contorno sono improponibili ma la scelta è giusta: chiunque sarebbe oscurato dal grande Bruce.
MEMORABILE: I versi animaleschi/felini nel combatimento finale con il padrone della fabbrica del ghiaccio.
Siska80: Una donna inizia per caso un viaggio avventuroso alla ricerca di un famoso pianista che si è ritirato da tempo. Da sottolineare che gli elementi classici ci sono tutti: due protagonisti ancora giovani (e affascinanti), la bellezza della natura incontaminata, la musica che eleva i cuori, l'atmosfera calda del Natale che si appropinqua, il ballo da favola finale... Insomma, prevedibile in tutto eppure niente male grazie al ritmo celere, a qualche momento umoristico azzeccato (specie nella prima parte) e a una coppia di interpreti principali ben affiatata. Ideale per rilassare la mente.
Cotola: L'aspetto thriller è più evidente di quello legal o almeno si fa per dire. Ciò perché la storia è abbastanza semplice sulla carta, ma diventa ingarbugliata a causa della sceneggiatura che sceglie di raccontarla in modo non lineare. Non sarebbe una novità e nemmeno un difetto se non fosse che la suspence latita anche se la visione è potabile e si arriva in fondo abbastanza agevolmente. Due i colpi di scena. Hopkins e Al Pacino fanno il minimo sindacale, con una prevalenza del primo sul secondo.
Caveman: Atkinson porta il suo Mr. Bean in un lungometraggio e il film diverte; certo non si toccano picchi come in alcune puntate della serie tv (la potrona sopra la macchina o la messa), però il surrealismo del personaggio è talmente forte da reggere per tutto il tempo della visione. Perfetto come vittima il povero MacNicol; l’incomprensione iniziare, con il nostro scambiato per esperto d’arte, regge bene per tutta la durata. Divertente, non risulta mai ripetitivo e diverte. Un film simpatico.
MEMORABILE: Mr. Bean in bagno; Il saluto del biker; La guardia del museo.
Daniela: Irlanda 1916. In un villaggio sulla costa, la figlia del locandiere, sposata ad un maestro, lo tradisce con un ufficiale inglese, attirandosi il disprezzo dei compaesani. Melodramma sentimentale di lunghezza eccessiva, con un trio di protagonisti non molto convincente: Mitchum fuori ruolo nella parte dell'uomo mite e comprensivo, Miles corretta ma un po' imbambolata, Jones anonimo. Risultano indimenticabili invece alcune figure di contorno (il prete Howard, il matto Mills) e soprattutto gli splendidi paesaggi, fotografati magistralmente.
MEMORABILE: Il recupero delle casse di armi sulla spiaggia, mentre infuria la tempesta: sequenza di grande forza, che merita da sola la visione.
Dusso: Non credevo, sicuramente la miglior cosa fatta dai Vanzina negli ultimi anni, anche se è un prodotto televisivo. Molto bellino, tutti bravi, ottima sopresa Martina Stella, la Falchi che adoravo da bambino e che ora non sopporto è la peggiore; bravo Ghini... insomma bravi quasi tutti, un bel prodotto! Ben fatta tra l'altro la ricostruzione d'epoca; tra i Vanzina anni 60 mi manca ancora Il cielo in una stanza. Spero di rimediare presto
Siska80: L'impressione è quella di un compito svolto in maniera diligente, soprattutto dal punto di vista formale: location eleganti, trucco e costumi che ben ricostruiscono l'epoca, recitazione sobria da parte dell'intero cast, una protagonista giovane ma dalle idee chiare. Peccato però che a decretare l'incompiutezza alla pellicola vi sia la scelta registica di incentrare la narrazione soltanto sull'inizio della carriera di Antonia come direttrice d'orchestra (un sogno che pareva irrealizzabile), accantonando l'aspetto maturo di questa talentuosa donna. Nell'insieme, quindi, niente male.
Markus: Esordio alla regia cinematografica di Salvatores, che non fece altro che portare sul grande schermo la sua personale rivisitazione teatrale del noto “sogno shakespeariano” in chiave giovanilistica-punk. La riduzione cinematografica pecca di tagli sull'opera e comunque l'idea fondamentale non si è rivelata azzeccata poiché il pubblico cinematografico (che disertò le sale) non è quello del teatro d'avanguardia (che riempì i teatri per un'intera stagione). Un film di non facile presa. Salvatores si rifarà.
Ryo: Siamo di fronte a una fusione tra Harry Potter e gli X-Men. I temi trattati sono esattamente quelli delle due saghe, l'originalità sta nel fatto di averle fuse insieme. Non è per forza una nota negativa, anche Tarantino ha fatto lo stesso fondendo più film in Kill Bill. Ma la regia di Burton non è un granché, offre poche invenzioni e poche sorprese, tanto che appare chiaro sin da subito come andrà a finire. Ottimi gli effetti visivi che si confondono perfettamente con la realtà. Eva Green è stupenda e perfetta, in quel ruolo. Jackson divertente.
MEMORABILE: Miss Peregrine che zittisce Baron mentre tiene in ostaggio Jake; Le scene in cui i tentacoli entrano nelle orbite.
Furetto60: Mediocre, povero e sgangherato B-movie del genere catastrofista che può vantarsi della sola idea scatenante eventi atmosferici distruttivi. Essendo tutto fatto in economia, inutile stare a evidenziare la limitatezza degli effetti(ni) e del cast (anche il doppiaggio si adegua). Prodotto comunque onesto nel mantenere il poco promesso.
Siska80: Due amiche vengono separate in maniera inattesa quando cade il muro di Berlino: ce la faranno a ricongiungersi? Poco contano l'assoluta mancanza di tridimensionalità e il design fumettistico: storie come questa, ampiamente educative, riescono a trasmettere non solo l'atmosfera claustrofobica e desolante che si respirava all'epoca, ma anche la voglia di lottare per i propri ideali e di credere nella possibilità di un domani migliore. Empatico il personaggio della ragazzina protagonista, tenera e determinata (e con la pessima ma spesso utile abitudine di origliare dietro le porte).
Reeves: Consacrazione internazionale divistica non tanto per la Cavalieri quanto per Gina Lollobrigida, protagonista assoluta e ovviamente sola beneficiaria di un titolo davvero impegnativo. Grandi ricostruzioni scenografiche, storia e situazioni non banali, grande cura per i dettagli (compreso il duello alla spada tra le due protagoniste, orchestrato mirabilmente dal maestro d'armi Enzo Musumeci Greco).
Galbo: Il ritorno alla recitazione di Clint Eastwood in un film non diretto da lui, avviene in un'opera di un suo collaboratore, Robert Lorenz. In Di nuovo in gioco, lo sport e' solo un pretesto narrativo per affrontare il tema stra-abusato dal cinema dei rapporti familiari. Il "vecchio" Clint e' sempre una garanzia (e anche gli altri attori "funzionano"), ma stavolta e' mal servito da una sceneggiatura banale dall'andamento prevedibile e da una regia impersonale. Non male il doppiaggio italiano. Mediocre nonostante il mito.
Pinhead80: Nel sempre più difficile mondo delle relazioni umane, uno sfortunato giornalista cerca di recuperare la propria fidanzata frequentando un corso ad hoc per uomini in difficoltà con le donne. Commedia simpatica che evidenzia in maniera divertente e mai banale il particolare momento storico che vivono le coppie contemporanee non in grado di cambiare in maniera definitiva la propria vita sentimentale e che rimangono aggrappate in qualche modo a un passato che non le soddisfa appieno. C'è da ridere e da riflettere in un'ora e mezza di piacevole intrattenimento.
Didda23: Una devastante eruzione vulcanica in terra islandese ha l'effetto di abbassare vertiginosamente le temperature e in aggiunta un grosso iceberg si muove a velocità supersonica verso le coste statunitensi. Un Asylum non del tutto indegno, con i soliti effetti speciali pasticciati e risibili, una trama molto basilare (l'onesto padre di famiglia che vuole salvare la figlia) e un cast tutto sommato onesto (il protagonista è Labyorteaux, volto noto per gli appassionati di J.A.G. - Avvocati in divisa). Trascurabile, ma con un minimo di fascino.
MEMORABILE: L'esplosione fatta con materiali di fortuna; Il volo su un piccolo Cessna; L'arrivo a New York.
Tomastich: Classico minore della filmografia fantascientifica degli anni 80: marchiato dai più come prodotto per ragazzini, il film ha tra le proprie armi la dolcezza e la gentilezza del faccino di David; il suo ritrovamento 8 anni dopo è la poesia che emana una storia banale ma lirica come questa.
Homesick: Sul problema sempre attuale egli sfratti e delle truffe immobiliari ci sarebbe poco da ridere, ma con un Pozzetto in ottima forma comica il divertimento è assicurato, ancor più quando, nella seconda parte del film, smette gli usati panni di sfigatello per assumere quelli di imbroglione impunito. Questo fa passare in secondo piano le crepe della sceneggiatura, piuttosto debole e sbrigativa.
MEMORABILE: La Pensione Libano; L'Immobiliare Bartoloni in azione.
Xamini: Una serie che mostra da subito qualità nella tecnica (in particolare la fotografia, appaiata con il clima tetro di questo lago) e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi ma abbisogna di qualche stagione per migliorare nell'amalgama e per costruire appieno la propria idea di fondo, che porta avanti, anche in modo spietato, orbitando attorno ai quattro membri di questa famiglia che gioca con l'ambiguità sfiorando spesso il male, sino a travolgere qualsiasi confine. Notevoli gli elementi di contorno (l'avvocatessa, Navarro, gli Snell, ma sopra a tutti la Ruth di Julia Garner).
MEMORABILE: L'avvocatessa in Messico nel finale della terza stagione; Il finale.
Ciavazzaro: Solito film d'azione, fatto con lo stampino. Seagal solito buono che deve dare tante botte o far saltare in aria i soliti cattivoni (in questo ovviamente con messaggio ambientalista che fa da morale). La noia regna abbastanza sovrana e il ridicolo involontario impera.
Capannelle: E' un film che passa rapidamente: corto, documentaristico, scarno nella messa in scena. Potrebbe essere questa scelta di sobrietà, insieme al fatto che siano i veri protagonisti a recitare, a salvarlo. Ma l'assenza di pathos e di costruzione filmica, qualche puntualizzazione non necessaria (le preghiere, la maestra tignosa) e una parte di viaggio europeo decisamente noiosa lo rendono poco memorabile. Oltre ai tre americani recitano sul set anche altre persone presenti sul treno quel giorno.
Paulaster: Padre separato si fidanza senza dire che ha una figlia alla nuova compagna. Il tema portante (si possono detestare i bambini) è buttato lì solo perché la Ramazzotti è girovaga, e pare troppo poco. Il teatrino delle bugie mette in risalto qualche battuta di Pisani, che francamente a volte oscura De Luigi, qui in un ruolo in stile Hugh Grant adulto. Quando ci si aspetta il volemose bene collettivo capita l'unica mossa azzeccata della rottura, ma è un fuoco di paglia rispetto alla conclusione romantica e scontata. Poco sfruttati Messini e Shapiro.
MEMORABILE: Pisani quando dice che gli piace la musica più di tutto; La canzone del Patello; De Luigi che fa la guardia del corpo in piscina.
Redeyes: Il wasabi è immangiabile o quasi e comunque ammazza ogni sapore un po' come questa pellicola che di gustoso ha la sigla finale. La trama sembra uscita dalla penna di un ragazzino ed anche la regia non assume mai i contorni della mediocrità. Reno dice poco o niente e l'unica perla di divertimento è forse nel calcione sui marroni in banca, ed ho detto tutto. L'ho visto al cinema e mi sono maledetto per la sciagurata spesa, perciò ve lo sconsiglio altamente!
Magerehein: L'età avanza anche per il druido Panoramix, occorre dunque trovare un suo sostituto per il bene del villaggio. Ne risulta una storia rapida e semplice, ma simpatica e mai noiosa; il ritmo è sempre sostenuto, i nuovi innesti funzionano e le gag si susseguono ripetutamente. Piccoli e anche grandi potranno apprezzare e divertirsi. Una volta di più le avventure dei celebri galli dimostrano di rendere meglio in animazione (la nuova "veste tridimensionale dei Nostri merita la promozione) che non in carne e ossa. Buono anche il doppiaggio (migliorabile solo quello del druido giovane).
MEMORABILE: Nel flashback su Rancorix si intravede il corridore delle [f=5873]Dodici fatiche[/f]; Il golem fatto coi legionari romani.
Puppigallo: Commedia per famiglie, che se non fosse per un De Luigi ispirato, il cui personaggio gli calza bene e per una simpatica bambina (la figlia), che lui non capisce ("Per me è come sentir parlare un delfino, o un’orca marina"), sarebbe davvero poca cosa. Per fortuna i siparietti con i figli e lo scontro con gli inconvenienti nel fare per la prima volta il padre a tempo pieno mantengono la pellicola in linea di galleggiamento comico, anche se le parti col rivale e il capo non aiutano. Fortunatamente, però, sono limitate; e questo fa sì che un’occhiata gliela si possa sicuramente dare.
MEMORABILE: Sul topolino bianco "Mariano deve sentirsi libero di testare pomate e colliri"; Senza incisivi: "Devo andare a una riunione e parlo come Jovanotti".
Ilcassiere: Siamo di fronte ad un documentario che risulta interessante anche per chi non ama la formula 1. I meriti sono da dividere tra il protagonista (il grandissimo Ayrton Senna) e gli autori, che sono riusciti a raccontare molto bene la sua storia, la sua passione per la velocità e il suo lato umano. I duelli con Prost, in pista e fuori, vengono giustamente esaltati. Mia personalissima opinione: se Ayrton non fosse morto, Schumacher non avrebbe vinto tutto quello che ha vinto.
124c: Il logo Warner, seguito de quello Legendary Pictures e l'inizio con la rapina mascherata in banca. No, non è Il cavaliere oscuro, il capo dei rapinatori non è il terrificante Joker di Heath Ledger, ma un umanissimo ed arrabbiato Ben Affleck. Poi il film si sposta sulla storia d'amore fra Affleck e la bella banchiera, in una cornice violenta e senza humor, fatta di agenti FBI, complici, padri in prigione, traditori e boss del crimine. Ben Affleck dirige un film crudo, adulto e romantico, un vero e proprio pugno nello stomaco. Antieroico. Tre.
Markus: Secondo questo film essere single è una grave patologia. Con questo quantomeno spiritoso spunto - qui dato per quasi serio - la pellicola si rifà a tutto quell'universo forse meglio rappresentato nei vari Sex and the City e compagnia aberrante, dato per anni in pasto alle trentenni “stressate”. Tutta una serie di personaggi-macchietta senza un minimo d’introspezione psicologica che, a giudicare dalle compiaciute risate femminili in sala, evidenziano una certa diffusa limitatezza. Destinazione tv, ma... che tristezza!
Siska80: Per ovvi motivi si tratta di una biografia incompleta (il film uscì a soli tre anni dall'elezione di Wojtyla), ma non per questo è meno interessante: si potrebbe definire un film sulla Seconda Guerra Mondiale (che occupa più o meno la metà della durata complessiva) volto a sottolineare la profonda fede in Dio che accompagna Karol fin dalla giovane età, lasciando però ampio spazio ad altri validi personaggi di estrazione sociale differente (l'operaia aspirante attrice, l'ebreo a capo del partito, padre Kolbe solo per citarne alcuni). Ingegnoso il finale, che mescola realtà e finzione.
MEMORABILE: La Via Crucis; La borsa perduta; Lo scontro tra Wanda e Tadek.
Galbo: Ricostruzione degli avvenimenti avvenuti nella città indiana di Mumbai nel 2008. Anthony Maras ne ricava un film spettacolare (la ricostruzione degli eventi è verosimilmente veritiera) che non rinuncia alla caratterizzazione dei personaggi, dando però più spazio alle vittime rispetto ai terroristi, “ritratti“ in modo più bidimensionale. Non mancano i rifermenti alle enormi diseguaglianze sociali di quel paese ed è evidente la condanna alla cattiva gestione indiana dell’emergenza in quell‘occasione. Corretta la prova degli attori.
Cotola: Pur essendo nettamente inferiore al bel romanzo di Capote da cui è tratto e di cui cambia molte cose compreso un finale edulcorato (che nel libro non c'era) e pur essendo un po' troppo mieloso, il film non è spiacevole. Tuttavia, considerato anche l'ottimo regista, avrebbe potuto essere un film molto migliore, cosa che non accade perché annacqua un po' troppo lo spirito caustico dell'opera letteraria. Ad ogni buon conto la Hepburn è semplicemente sublime ed indimenticabile.
MEMORABILE: La Hepburn... poi la Hepburn.... ancora la Hepburn... ah sì dimenticavo, la Hepburn!!!
Scarlett: La prima cosa che colpisce è il comparto visivo e sonoro: la regia ti proietta direttamente all'interno dell'azione lasciandoti nelle prime sequenze senza fiato, alla ricerca del realismo assoluto. Di Caprio alla costante ricerca del suo Oscar probabilmente lo troverà con questa prova e una recitazione a tratti commovente. L'unica vera pecca sono gli oltre 120' di proiezione in cui ci si dilunga in sequenze belle visivamente ma che allungano troppo un brodo dal gusto finale un po' scontato.
MEMORABILE: Il dialogo con il Capitano di Di Caprio prima della fine; L'orso.
Zardoz35: Nel 2051 il mondo è in via di estinzione causa invasione aliena e alcuni soldati viaggiano a ritroso nel tempo per cercare aiuto. Discreto fanta-action che ha nelle scene di combattimento e negli effetti speciali il suo punto forte. Qualche discreta sequenza di lotta contro i feroci alieni, però quando si gioca con i paradossi temporali bisogna stare attenti e qui, nella narrazione, troviamo parecchie situazioni illogiche. Tra gli attori bravi Pratt e il veterano Simmons, gli altri incidono poco.
MEMORABILE: Miami Beach in fiamme nel 2051; Finale di Coppa del Mondo 2020: una squadra è il Brasile, l'altra potrebbe essere africana, il telecronista non aiuta.
Herrkinski: Da non credere come roba del genere possa appartenere al cinema "mainstream", vista l'incuria nella sceneggiatura, nell'idea di base e nella realizzazione. Dopo un inizio da fiction sentimentale tirato per le lunghe oltremisura, si passa al "clou" con la doppia location tra aereo impazzito e catastrofe in terra; in entrambi i casi si sprecano luoghi comuni, cose straviste, personaggi caricaturali, buonismo e assurdità involontariamente demenziali, il tutto condito da un cast senza appeal guidato dall'ineffabile Cage, superstar di questo disastro.
Friedrich: Action-thriller tesissimo di genere distopico. Scoppia una rivoluzione di cui non si capisce l'origine. La protagonista, trovatasi sola nel quartiere di Bushwick, si unisce al gigante buono interpretato da Dave Bautista. I due affrontano una città messa a ferro e fuoco in uno scenario da rivolta urbana post-apocalittica. Premesse interessanti, ma la regia fin troppo dinamica in stile videogame (il point of view è quello di giochi come "Call of Duty", citato nel film) e una sceneggiatura prevedibile ne fanno un film d'azione medio, senza pretese.
MEMORABILE: "I miei vicini è tutto il giorno che giocano a Call of Duty!"
Tarabas: Buon racconto televisivo della vita di un musicista dotatissimo e personaggio molto amato, Renato Carosone. Dagli esordi classici alla passione per lo swing, una carriera spettacolare che venne interrotta per oltre un decennio per amore della famiglia. Bravi gli interpreti e bellissima (ovviamente) la musica, incredibile l'interpretazione camaleontica di Nemolato, assolutamente identico all'istrionico percussionista e amico storico di Carosone, Gegé di Giacomo. Nulla di particolarmente azzardato (è pur sempre un prodotto da prima serata Rai1) ma nel complesso ben fatto e godibile.
Cotola: Simpatica pellicola di animazione, per lo più avventurosa ma con gustose e riuscite punte comiche e qualche spruzzatina western. La storia non è nuova così come i suoi sviluppi ed è ovvio che, visto a chi si rivolge il film, siano portati avanti valori edificanti. Ma il film sa intrattenere piacevolmente e divertire riuscendo anche, almeno a tratti, a colpire i bersagli che si prefigge. Non male e sicuramente adatto per tutta la famiglia.
Cotola: Non male questo episodio che presenta molti elementi tipici del genere: delitti, testamenti (falsi e veri), una combriccola di parenti pronti a scannarsi pur di avere
un bel pezzo della torta e così via. Buono e verosimile il colpo di scena finale.
Stavolta lo spiegone di Poirot è più semplice, lineare e credibile del solito: ciò
lungi dal penalizzare la pellicola le giova notevolmente.
Il ferrini: Soggetto curioso e anche piuttosto originale, servito da un cast in buona forma. Abatantuono in particolare è estremamente convincente nei panni dell'uomo ordinario travolto dagli eventi. Se già è poco usuale incrociare un assassino, ancora meno lo è scoprire che sia migliore di tutta la tua famiglia. Regia interessante, nella prima parte, quasi noir, con l'incidente e l'estrazione della pallottola, poi man mano si appiattisce. Sempre bravo Catania nei panni di personaggi sordidi mentre non si capisce perché Ghini sia fiorentino. Non male.
Puppigallo: Pellicola, che va vista come documento storico in grado dimostrare cosa abbiano dovuto subire le persone di colore, anche in ambito sportivo. Il film in sè non offre molto, anzi, si limita a mostrare il pregiudizio, senza approfondire troppo e lasciando tutto sulle spalle del protagonista, che tenta di ergere un muro di indifferenza (cosa "piuttosto" complicata, vista anche l'esposizione, che lo sport comporta). Gli attori sono dignitosi (Ford, vecchio padrone della squadra, fa il compito); e il risultato, che sa però un po' di alleggerito, rispetto a quella realtà, non è poi così male.
MEMORABILE: Il coach della squadra avversaria, che lo insulta e gli urla "Negro negro negro negro!"; Ford spiega al protagonista perchè l'ha voluto in squadra.
Redeyes: L'esordio del duo ricalca un po' il titolo dell'opera: è come se fosse la pigrizia stessa a dirigere questa pellicola che ha ben poco da dire e che sfrutta male anche le poche idee intriganti. Dal canto loro i nostri mettono una simpatia che non gli si nega ma non trovano mai il cambio di passo e il cast di contorno non li aiuta. Spiccano nel mare magnum della mediocrità i personaggi delle fidanzate.
Geppo: Ottimo film, girato con grande maestria tecnica e tanti inseguimenti ritmatissimi. Daniel Craig si conferma perfettamente calzante, per il ruolo. Praticamente è il sequel del film Agente 007 - Casino Royale. Lucrezia Lante della Rovere appare in un cameo con Giancarlo Giannini. La regia di Marc Forster convince, anche se poi la trama è sempre la solita americanata!
Galbo: Condannato a pesanti restrizioni che gli impediscono di lavorare liberamente, Jafar Panahi realizza un omaggio alla sua terra e una dichiarazione d'amore per il suo mestiere parlando verosimilmente di se stesso utilizzando il personaggio della ragazza a cui i familiari negano il diritto allo studio. Alla luce della sua condizione personale, il film acquista (al di là dei suoi meriti artistici) il potente valore della testimonianza ed è un'ottima occasione per dare uno sguardo alle difficili condizioni dell'Iran più remoto e rurale dove la vita va avanti con grandi difficoltà.
Stubby: Terribilmente noioso. Suddiviso in tre episodi, dei quali probabilmente il primo è quello un po' più riuscito in termini strettamente erotici. Pellicola da ricordare più che altro per la presenza di Carmen Russo nel terzo episodio (quello appena più divertente), veramente in forma smagliante.
Lupus73: Una giovane influencer in Thailandia incontra una tipa che si comporta praticamente come l'amica del cuore o l'angelo custode, ma dietro c'è il piano di rubarle profilo, villa e vita. Thriller dai presupposti interessanti, ed effettivamente il compitino è svolto a dovere, ma manca quel qualcosa in più che esca dagli schemi della prevedibilità del soggetto e dei dialoghi troppo standard. L'ambientazione è elegante e ben curata, la sceneggiatura spesso piena di forzature, ma la stalker psicopatica in compenso riesce a risultare abbastanza odiosa.
Buiomega71: Mister Interceptor si fa beffe dei bigottismi e del perbenismo della provincia americana. Miscuglio (non sempre riuscito) di commedia, fantasy e un pizzico di horror, con scenografie kitschissime (la piscina con i palloncini, che sembra uscita da un film pop anni 60) e un Jack Nicholson costantemente sopra le righe. Sembra la versione ludica del Delitto del diavolo, con le tre streghette più ingenue dell'intero cinema fantasy. Miller si adegua al lusso patinato hollywoodiano e qualche colpaccio riesce a metterlo a segno. Curioso e, a volte, bizzarro.
MEMORABILE: La vomitosa simil possessione di Veronica Cartwright; Jack Nicholson trasformato in mostro da Rob Bottin; La piscina con lievitazione giuliva.
Rambo90: Uno dei grandi capisaldi dell'horror anni ottanta. Migliore della saga di Venerdì 13, "Nightmare" presenta al mondo del cinema il personaggio di Freddy Krueger, interpretato benissimo da Englund (al quale nei successivi film sarà dato più spazio). Parte d'esordio per un Depp ancora acerbo, trucchi visivi efficaci e momenti di tensione ottimamente diretti. Da vedere assolutamente.
Capannelle: Valido come racconto e con una sua personalità che va oltre le capacità dei singoli interpreti. I primi 15-20 minuti per la verità non mi avevano esaltato, lenti e con poco costrutto. Non appena il titolo del film si realizza iniziano una serie di piccoli sussulti gestiti con intelligenza, senza retorica. Qualche scivolata (il marito) che gli si può perdonare e una sequenza, quella della piscina, che sa prenderti senza diventare furba.
Animalo: Se fosse stato pensato come film comico avrebbe certamente funzionato di più. E' stata una scelta indubbiamente coraggiosa quella di far arrivare i preistorici (tra l'altro un mix tra indiani d'America, cinesi ed europei) in un Egitto completamente reinventato. A parte gli errori di ambientazione (troppi) è una storia scontata e prevedibile. Da evitare.
Ciavazzaro: Incommentabile. Un film davvero senza spessore, con un Nicolas Cage inutile, la Cruz bella ma angosciante. Banalità e dialoghi terrificanti, a partire dal titolo italiano. Che immagine degradante del nostro popolo... Da evitare accuratamente senza ombra di dubbio. Un pochino più del pallino solo perché c'e Irene Papas.
Digital: Mathieu, un giovane scapestrato che si guadagna da vivere facendo piccoli furti e ha uno spiccato talento da pianista, viene notato dal direttore del conservatorio Pierre, il quale farà il possibile per farlo emergere. Sorta di Whiplash Francese ma migliore, con una storia che, pur avendo sviluppi non certo impossibili da pronosticare, riesce pienamente a intrigare. Il cast è ottimo, a partire dal giovane protagonista Benchetrit, passando per il veterano Lambert Wilson e finendo con un'intensa Scott Thomas, rigorosa maestra di pianoforte.
Capannelle: I biopic rischiano di sprofondare nel banale e di film su gangster famosi ne sono stati prodotti a decine. In questo caso l'originalità latita; l'unica speranza poteva aversi perché viene descritta l'ultima fase della vita di Capone, ma si fatica a trovare sequenze degne in un'ambientazione limitata alla sua megavilla e al suo progressivo decadimento mentale. Non è dovuto al cast, Hardy fa di tutto per calarsi nel personaggio ma ha un corto raggio d'azione e sfiora talvolta il cattivo gusto. Scene di paranoia, oniriche o sanguinolente, si rivelano inutili nell'economia del racconto.
Herrkinski: L'esordio di Green è un dramma che deve moltissimo al suo predecessore australiano Long weekend: la trama è pressoché identica, persino nelle dinamiche conflittuali della coppia protagonista, tuttavia c'è meno enfasi sul ruolo nemesiaco della fauna, qui relegata a puro contorno e quasi mai parte integrante del racconto. E' più che altro un resoconto dell'agonia dei due protagonisti nel deserto; succede ben poco e a parte la prevedibile mancanza d'acqua e i flashback non c'è molto che tenga alta l'attenzione, specialmente per chi ha già visto il cult a cui è ispirato senza troppa verve.
Kinodrop: Della trasposizione in immagini di un'opera letteraria resta solo lo scheletro dei fatti; anche in questo caso McGregor non può che ordinare una serie di eventi e lasciare sullo sfondo le motivazioni profonde, psicologiche e sociali della storia. La narrazione, pur con notevole solidità e accuratezza, risulta piuttosto tradizionale anche nella successione dei fatti, rischiando però a ogni passo la ripetitività e qualche caduta nel sentimentalistico (specie nella parte finale). Nel cast svetta lo stesso McGregor insieme alla fascinosa Connelly.
Herrkinski: Parenti e Villaggio si prendono una pausa dalla avventure fantozziane (in evidente calo) per creare un nuovo personaggio e una nuova vicenda; certo, la maschera di Villaggio più o meno è la solita e lo stile delle gag pure, ma questo film post-natalizio sembra rinverdire la verve surreale e concitata tipica del più noto ragioniere. Si ride parecchio e le gag si susseguono di continuo, con alcune già viste (ma "evergreen") ed altre davvero notevoli. Il finale malinconico lascia un po' così, comunque nel complesso meglio degli ultimi Fantozzi.
Daniela: Sorelle di madri diverse non hanno mai conosciuto il padre, ladro professionista; la sua presunta morte sarà l'occasione per una riunione di famiglia e la messa in atto di un "colpo grosso"... Ci sono molte commedie francesi che divertono con grazia e leggerezza: non è questo il caso. Il plot è banale, gli sviluppi prevedibili, le gag stucchevoli e quasi tutte giocate sui contrasti caratteriali fra le due sorelle (la disilvolta e la puritana). Reno si impegna al minimo ma risulta comunque più gradevole delle sue poco brillanti partner. Film scialbo, perdibile senza rimpianti.
Undying: Versione con variante alla FBI dei 10 Piccoli Indiani: classico thriller all'americana (dirige Renny Harlin, qui non al suo peggio) che riserva qualche sorpresa. Ma la storia non brilla certo per originalità e lo sviluppo è, a volte, paurosamente prevedibile. Diverso, comunque, dal classico giallo (stile televisivo) americano, per via di una brutalità di fondo inattesa e per la presenza di attori fuoriclasse...
Graf: Ormai Allen ha raggiunto una medietà aurea e da lì non si schioda. Luminescente, brillante e morbido, il suo linguaggio ha perso tutte le punte acuminate e tutti gli aculei appuntiti di qualche decennio fa. Il regista newyorkese è ormai un genio sereno e pacificato. Scrivendo e filmando con il pilota automatico, la sua intelligenza vola ormai a metà quota e certe impennate di genialità che raggiungevano un’altezza vertiginosa sono solo un ricordo. La storia del film é astuta ma stantia e si rivela solo una colorata bolla di sapone piena di nulla. Da menzionare la capacità del regista di "sentire" Parigi e la fotografia calda e morbida.
Homesick: Commedia a sfondo ereditario che, fallimentare nell'intento di muovere il riso, insiste piuttosto sui nudi e le turbe sessuali e inserisce intermezzi onirico-grotteschi (gli incubi del giovane, le fantasie di morte), rintracciabili in molti drammi erotici del regista. Dufilho è in doppio ruolo (sacro e profano), Pescucci cornuto e Mulè, storica voce dell'Orso Yoghi, viene ad esso paragonato in una scenetta metacinematografica; alla Gemser, in procinto di inaugurare la serie dell'Emanuelle nera massacesiana, spetta una danza esotica da camera.
Capannelle: Già da queste opere si capisce come il regista olandese non sia roba per palati fini. Meno dozzinale di quanto sembri cerca di galvanizzare gli astanti con particolari crudi ai limiti del grottesco, elevando il trivio e la sopraffazione a regole di vita. Spesso è un comodo espediente, però Verhoeven ci sa fare, le scene scorrono via bene e i personaggi, per quanto un po' banalotti, sono ben gestiti e non mancano di ironia. E gli attori paiono divertirsi con lui.
Belfagor: Niente di particolare per questa commedia, che dopo un bell'inizio perde mordente, ripiegando sul convenzionale. Si possono comunque apprezzare delle belle prove da parte dei protagonisti (in particolare un Mastroianni imbonitore e cialtrone) e un'ottima scelta delle location, anche se non valorizzate pienamente dalla fotografia troppo scura. Una commedia rurale piuttosto simpatica.
MEMORABILE: La vendita del "miracoloso" sale da cucina.
Vitgar: Film del 1999 mai programmato nelle sale da noi e tutto sommato inspiegabilmente, considerato che è un bel film. Commedia con una trama tipicamente americana, un po' "on the road", ben raccontata, con fotografia eccellente calata in paesaggi molto belli (Hot Spring e Little Rock). Finale scanzonato e intelligente. Bob Hoskins interpreta alla grande un prete stravagante e Banderas è altrettanto bravo nell'incarnare un clandestino. Il giovane killer (White river kid) dà il titolo al film ma non ne è il protagonista principale. Conturbante Ellen Barkin.
MEMORABILE: Il conto alla rovescia fatto da Banderas.
Siska80: Una donna inizia per caso un viaggio avventuroso alla ricerca di un famoso pianista che si è ritirato da tempo. Da sottolineare che gli elementi classici ci sono tutti: due protagonisti ancora giovani (e affascinanti), la bellezza della natura incontaminata, la musica che eleva i cuori, l'atmosfera calda del Natale che si appropinqua, il ballo da favola finale... Insomma, prevedibile in tutto eppure niente male grazie al ritmo celere, a qualche momento umoristico azzeccato (specie nella prima parte) e a una coppia di interpreti principali ben affiatata. Ideale per rilassare la mente.
Panza: La storia è ingenua quanto telefonata, contornata da simpatici siparietti tra Bécaud, De Sica (nell'ennesimo ruolo del dongiovanni d'altri tempi) e Valente. Le molteplici parti musicali, ispirate ai coevi musical americani, si fanno mano a mano indigeste; la loro realizzazione è certamente di livello - la tecnica a Hunebelle non manca - ma scena dopo scena questi momenti diventano sempre più lunghi e prolissi sino a giungere all'eterno spettacolo conclusivo. Tra i brani, "Incroyablement" è il motivo più orecchiabile e simpatico.
Rambo90: Favola d'altri tempi, scritta e diretta con leggerezza, che si fa guardare piacevolmente pur senza offrire nulla di particolare. Leonviola abbozza un confronto impietoso tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, ma alla fine ciò che resta più impresso è il tenero affiatamento tra Marietto e la protagonista, oltre che i travestimenti di un poliedrico De Sica. Ovviamente il finale è più che prevedibile, ma funziona forse proprio per il suo e vissero felici e contenti. Buono.
Vstringer: Trasportare il caserma-movie dai lidi pecorecci di Cicero ad un rispettabile approdo ai margini della serie A, con Salce alla regia ed attori di vaglia (Lionello, Giuffrè, Satta Flores) accanto al solito Montagnani? Questo il tentativo del film, più complesso e ponderato rispetto alle varie pellicole su soldatesse e dottoresse, meglio recitato, un po' meno vitale, nel complesso mediocre. Salce fa quel che può, ma soggetto e sceneggiatura non consentono voli pindarici. Stesso personaggio e vacuo ribellismo giovanile di sempre per la Dionisio.
Alex1988: Thriller fantapolitico tratto da Ira Levin, già autrice di "Rosemary's baby", che vede contrapposti due miti come Laurence Olivier e Gregory Peck (i quali, in realtà, si incontreranno soltanto nel drammatico finale). L'idea non è affatto male, ma è il ritmo che non lascia il segno: per quasi tutto il primo tempo non si assiste a nulla di particolare. Azzeccato il finale aperto. Va visto.
Markus: Ragazzino figlio di una cantante sempre impegnata è lasciato in un collegio sul Lago Maggiore. Un giorno fugge e, quasi annegato, viene salvato da un filosofo naturalista locale. Giovanni Paolucci mette in scena un dramma psicologico con sfumature non tanto velate d'una stucchevole pedagogia; un film insomma destinato ai ragazzi o per meglio dire a chi insegna a costoro. L'opera, tolto il fascino del tempo che fu e qualche scorcio lacustre, non va oltre a una tediosa storia sul filo della lacrima.
Greymouser: Potenzialmente buona l'idea, farne un film era un'altra questione, forse troppo grande per le spalle di Niccol. Il soggetto viene sistematicvamente depotenziato e banalizzato per tutta la durata (eccessiva) della pellicola. Fra luoghi comuni, passaggi implausibili, scene d'azione mosce e ripetitive, la noia prende il largo e sottolinea il tempo sprecato (quello sì, dello spettatore). A proposito, visto che si tratta di fantascienza, non sarebbe stato male fornire qualche spiegazione in più su alcuni elementi particolarmente improbabili.