Buon adattamento (non sono poi tantissimi) da un romanzo di Ira Levin, e forse contenutisticamente parlando il migliore. Laddove ad esempio in ROSEMARY’S BABY la riuscita del film era soprattutto merito del talento registico di Polanski, qui è la sceneggiatura il punto forte. Partendo da un'idea nuova e interessante (la clonazione multipla da una cellula di tessuto), Ira Levin ha saputo abbinarvi magistralmente la componente storico-fantascientifica ottenendo un thriller a sfondo fantapolitico ricco di colpi di scena. La regia di Franklin J. Schaffner è buona ma niente di più, mentre davvero ottime sono le interpretazioni...Leggi tutto di Gregory Peck e Laurence Olivier. Peck, nella parte del medico nazista già pronto a proclamare l'imminente Quarto Reich, si ritaglia un personaggio dallo sguardo durissimo e feroce, impietoso tessitore di esperimenti genetici azzardati (retaggio del suo passato nei lager), ancora alle prese con un suo piccolo parco di giovani cavie umane che vediamo passeggiare deformi nel suo giardino. Gli fa da contraltare Ezra Lieberman (Olivier), ebreo da sempre attento ai rigurgiti paranazisti e messo sull'avviso dal giovane Kohler (un giovane Steve Guttenberg, il Mahoney di SCUOLA DI POLIZIA). La guerra a distanza tra i due si protrarrà fino al finale aperto, che lascia a noi spettatori l’interpretazione di alcuni “segnali”. Buono il ritmo, meno la scialba fotografia. BOYS FROM BRAZIL resta in ogni caso un ottimo esempio di cinema hollywoodiano alternativo, lontano dalle megaproduzioni ma capace di risvegliare in noi l'amore per le storie meno convenzionali.
Uscito in un'epoca in cui il tema della clonazione non era ancora attuale, il film ha uno spunto iniziale interessante e originale: la replica di Adolf Hitler, in numerose copie, partendo da alcune cellule originali da parte di un inquietante Gregory Peck. Ad opporsi ai folli progetti neonazisti troviamo un Laurence Olivier (nel ruolo dell'anziano ebreo a caccia di criminali di guerra occultatisi dopo il 1945), autore di un'interpretazione superba. A non convincere del tutto è la regia di Schaffner, che non riesce ad imprimere il giusto ritmo.
Strambo risultato finale, causato da una regìa che non sfrutta al meglio le potenti armi messele a disposizione. Un buon romanzo, una trama intrigante, alcuni grandi attori (guardare il cast: c'è solo l'imbarazzo della scelta). Ma tutto è freddo, "costruito" nel senso deteriore del termine, cosicché lo spettatore assiste alla vicenda senza esserne conquistato. Un'occasione persa.
Un ottimo film. Al di là del cast "monstre", con grandi o grandissimi attori anche in parti secondarie, la storia avvince e lascia col fiato sospeso fino ai minuti finali... Tolte un paio di divagazioni smaccatamente hollywoodiane, Schaffner mantiene alta la tensione, nonostante i continui salti della prima parte tra Europa e Sud America. Un film da vedere, assolutamente.
Opera di fantasia che parte da un tema molto serio: la caccia a criminali di guerra realmente esistiti. Il film ha come interpreti principali due leggende del cinema, ma mentre Olivier è piuttosto credibile nei panni del persecutore di nazisti, si fa un po' fatica a vedere Gregory Peck interpretare un criminale prototipo della malvagità. Anche se la sceneggiatura è un po' altalenante, il film, che offre suggestive ambientazioni geografiche, si vede piacevolmente, anche se nel finale perde un po' di smalto.
Buon film che - come spesso accade - non rende pienamente giustizia alla storia magistralmente costruita da Ira Levin. Il film, anche grazie all'eccezionale cast messo a disposizione del regista, regge comunque dall'inizio alla fine senza cali di tensione, rappresentando al meglio sia la mentalità sia le emozioni dei protagonisti. Forse eccessivamente spettacolare il finale.
MEMORABILE: La comparsa del secondo bambino, per chi non avesse letto il libro, equivale a prendere in faccia un montante del Frazier dei tempi d'oro.
Dal romanzo di Ira Levin (recentemente scomparso), Schaffner trae uno splendido film. Ben scritto e ottimamente diretto, con un notevole crescendo di suspense. La seconda parte è la più riuscita e il cast è eccellente. Gregory Peck e Laurence Olivier
dominano saldamente la scena. Il primo interpreta un cattivo carismatico e il secondo il suo cacciatore implacabile. Lo scontro finale tra i due è memorabile. Ottimi anche James Mason, Denholm Elliott e un giovane Steve Guttemberg.
MEMORABILE: Il drammatico scontro finale tra Mengele e Lieberman.
Creare dei cloni di Hitler, ovvero come farsi del male da soli. Ma quando ci sono di mezzo degli invasati... Questo è un film, che pur senza scene particolarmente crude, colpisce comunque allo stomaco (gli occhi del bambino), anche solo sentendo i deliri di Mengele (Peck), che finiscono per riesumare un terribile passato, nel quale le atrocità, camuffate da esperimenti medici, erano all'ordine del giorno. Peck è bravo, pur recitando quasi sempre sopra le righe (ma ci sta) e lo è altrettanto Olivier (l'ebreo che gli dà la caccia). Notevole e da vedere!
MEMORABILE: Lieberman, ferito, al cospetto del giovane clone di Hitler e dei suoi doberman addestrati (tensione a mille).
Ottimo film che anticipa i dibattiti etici attuali; se Gregory Peck nella parte di Mengele è credibilissimo, non gli è da meno Laurence Olivier, seppure invecchiato e dimagrito (che impressione rispetto ai classici in bianco e nero!). La storia è costruita magistralmente con i colpi di scena e grande aiuto viene dalle musiche pompose e quasi stranianti. Occhio a Bruno Ganz nella parte del giovane medico che spiega il meccanismo della clonazione.
MEMORABILE: Dopo che gli è stato spiegato come funziona la clonazione ed aver messo insieme tutti i tasselli del puzzle, Liebermann capisce cosa vuol fare Mengele.
Un film discreto che prende spunto da una trama storica romanzata e ci costruisce un'atmosfera da thriller classico. Protagonisti Gregory Peck nella parte di Mengele e Laurence Olivier, cacciatore di nazisti. Efficace soprattutto il secondo anche se in là con gli anni. L'inseguimento tra i due è avvincente (pur con qualche incongruenza) e culmina con un corpo a corpo tanto drammatico quanto, diciamolo, esagerato. Nel mezzo il giovane Steve Guttemberg e la sua faccia abbastanza inquietante.
Invecchiato e spassoso fanta-thriller col vecchio Olivier nei panni di un simil-Wiesenthal a caccia di Peck/Mengele che vuole fabbricare hitlerini in serie. Talmente sovraccarico da bussare spesso alla porta del ridicolo, che si spalanca per la vigorosa scazzottata fra i due arzilli babbioni; inoltre girato non benissimo. Oggi il personaggio di Peck sarebbe intervistato su "Vanity Fair", mentre quello di Olivier probabilmente andrebbe a tirare due pedate a Gianni Vattimo.
Gli odierni progressi della genetica hanno trasformato in inquietante possibilità ciò che all’epoca venne deriso come assurda fantapolitica… Oltre che nella storia, la forza del film risiede nei due giganti del cast: Peck – incattivito dal make up hitleriano e da un completo bianco da dittatore – e il consunto e indefesso caccianazisti Olivier duellano a distanza per poi sbranarsi in un’animalesca zuffa finale. Altrettanto validi la Palmer, Mason, Ganz, Preiss, Gough, il giovane Guttenberg e il giovanissimo “quadruplice e uno” Black.
Al giorno d'oggi l'assunto di base, tratto da un romanzo di Ira Levin, appare molto meno fantascientico di allora, e se il film non è invecchiato benissimo il demerito non è quindi del soggetto ma di una sceneggiatura un po' farraginosa, che accanto a soluzioni brillanti (come l'assassinio sulla diga), piazza scene discutibili come la scazzottata fra le due vecchie glorie del cinema. Chi ha la peggio, anche dal punto di vista recitativo, è l'irrigidito Peck, cattivo poco espressivo, mentre Oliver se la cava con onore.
Un cacciatore di nazisti scopre che qualcuno vuol dare vita ad un esercito di piccoli “eletti”. Divertente ed avvincente fantathriller (ispirato ad un romanzo di Ira Levin) a cui il regista (il sempre valido Shaffner) riesce ad imprimere un ottimo ritmo che incalza lo spettatore per tutta la sua durata fino al finale. Il tutto impreziosito dalle grandi prove attoriali di Peck ed Olivier. Da non perdere.
Cacciatore di criminali nazisti scopre un complotto ideato da Mengele per far rinascere Hitler. Interessante esempio di fantapolitica "impegnata", anche se ingenua, come se il vero rischio venisse dai cloni del Führer e non da altre forme di nazismo. Comunque il film, con due bravi protagonisti (Peck e soprattutto Olivier), ha un'ottima prima parte che si fa seguire e apprezzare molto, perlomeno finché permane il mistero. Poi la tenuta vacilla e tra retorica e perdita di sostanza si arriva alle brutte scene finali.
Negli anni 70 nasce il mito negativo, il topos storico del ritorno al nazismo. Forse perché allora per la prima volta si fecero i conti con quel passato malvagio. Il film rientra in quel filone di successo. Tratto dal romanzo di Ira Levin, è la storia romanzata di un nazi-esperimento genetico per riportare in vita il Fuhrer. Un po' datato oggi, con un finale non molto convincente ma ugualmente godibile, non fosse altro che per il cast di prima grandezza (tra cui un giovane Bruno Ganz).
Ho sempre considerato Franklin J. Shaffner un regista monumentale e questo è forse il suo capolavoro. Feroce, violento, visionario. Si cita sempre Hitchcock a casaccio, ma i grandi sono altri. Fantathriller che diventa fantahorror, i ragazzi clonati con gli occhi di un blu innaturale restano nella memoria a vita. Come la galleria di storpi, il massacro di una coppia di giovani a letto e il finale, con Peck e Olivier insanguinati circondati da feroci dobermann, scena questa che andrebbe insegnata nelle scuole di cinema. Capolavoro assoluto.
MEMORABILE: Olivier "sedotto" da una signora matura; il feroce e indimenticabile finale.
Un criminale nazista continua a condurre esperimenti in Sudamerica in modo tale da poter creare tanti piccoli Hitler (ricostruendo loro la stessa infanzia del fuhrer). Un cacciatore di nazisti gli darà la caccia in maniera da far naufragare questo terribile piano... Un buon film fanta-politico che inquieta per la natura di ciò che viene trattato e che si può leggere anche come un atto di denuncia nei confronti dell'incuria con cui certi personaggi, sono stati lasciati liberi di fuggire, senza pagare per i loro crimini. Grande Laurence Olivier.
Storia che si fatica a pensare esser frutto di pura fantasia, eppure ancora oggi appare godibilissima e interessante. Il film non ha solo un'interessante sceneggiatura ma anche un'incredibile prova attoriale di Gregory Peck e alcune chicche registiche niente male (il finale ne è la dimostrazione pratica). Forse un po' sopravvalutato, ma resta sempre un ottimo film.
Molta carne al fuoco in questo fantathriller politico che ha il merito di parlare di clonazione in tempi decisamente non sospetti. L'assunto può apparire traballante, ma il film regge per l'intera durata culminando in un finale magari eccessivo, ma che sicuramente lascia il segno. Cast ottimo anche nelle seconde linee, mentre la sfida tra le due star viene vinta da un grande Olivier su un Gregory Peck leggermente a disagio (e quasi irriconoscibile) nei panni del feroce nazista. Buone, come sempre, le musiche di Goldsmith.
MEMORABILE: L'omicidio sulla diga; I deliri di Peck; Il colloquio tra Olivier e la Hagen; La spiegazione della clonazione; La rissa tra Olivier e Peck; Il finale.
Inquietante racconto sui farneticanti esperimenti di clonazione umana che riconduce spaventosamente alla realtà della pagina più terrificante della storia dell'umanità. Un medico (sic!), Mengele, superbamente impersonato da Gregory Peck, nella delirante intenzione di generare dei piccoli Hitler, tenta di imbastire, come sempre con la complicità di non pochi fanatici collaboratori, un programma di "ricostituzione dell'eletta razza ariana". Il tema spettrale della lucida orrorifica follia del nazismo è ben espresso in un ottimo, allarmante, thriller.
Schaffner si dimostra un regista abile nel realizzare una pellicola dalla trama particolarmente delicata (riguarda la clonazione del sangue di Hitler per permettere la rinascita del regime nazista). Il film parte a rilento ma cresce nella seconda parte e ha il suo culmine nello scontro (verbale e non) tra Peck e Olivier, due veri mostri sacri del cinema. Il discorso di "convincimento" di Peck/Dottor Mengele al ragazzo è da pelle d'oca. Davvero notevole.
MEMORABILE: Peck accerchiato dai cani; I freddi occhi azzurri dei ragazzi.
Thriller fantapolitico tratto da Ira Levin, già autrice di "Rosemary's baby", che vede contrapposti due miti come Laurence Olivier e Gregory Peck (i quali, in realtà, si incontreranno soltanto nel drammatico finale). L'idea non è affatto male, ma è il ritmo che non lascia il segno: per quasi tutto il primo tempo non si assiste a nulla di particolare. Azzeccato il finale aperto. Va visto.
Disomogeneo, specialmente nel divario che intercorre tra buono spunto narrativo (assai meno astruso di quanto si possa pensare, specialmente in quegli anni) e sua realizzazione pratica (altalenante). Vale assai più come operetta fantapolitica che come action, dove, al contrario, emergono tutti i difetti della sceneggiatura. Finale ambivalente: vorrebbe proporsi come epitaffio inquietante e vagamente gilliamiano, ma riesce solo ironico. Merita in ogni caso una visione.
Ottimo film del sempre impeccabile Franklin J. Schaffner dal romanzo di Ira Levin (l'autore di Rosemary's baby) a base di nazisti fuggiti in sudamerica e clonazione. Siamo dalle parti del fantathriller con un buon ritmo e una sana dose di tensione. Perfetti Laurence Olivier e Peck nei panni di uno spietato e glaciale Josef Mengele. Finale memorabile. Ormai un cult.
Forse il miglior thriller fantapolitico degli anni 70. Schaffner procede con un ritmo infallibile nell'esporre la realizzazione del mostruoso piano nazista, che svela gli orrori profondi di Auschwitz e delle manipolazioni genetiche. Magnifico comparto attoriale (Mason, Ganz, Guttenberg, Meisner) in cui spicca un Gregory Peck incredibile, in completo bianco, che delinea un Mengele divorato da un folle e assoluto fanatismo nazista (indimenticabile il suo delirante monologo sul Führer) e un convincente Olivier. Assai violento, si conclude con un ferocissimo finale a base di dobermann.
MEMORABILE: La morte di Guttenberg in Sudamerica; L'uomo gettato dalla diga; Il rifugio del dottor Mengele; La scoperta di "chi" è stato clonato.
Bel fantathriller, che all'inizio parte in sordina ma che cresce con lo scorrere dei minuti fino a rivelare un complotto agghiacciante, ben servito dalla sceneggiatura al punto da far superare ampiamente l'implausibilità del tutto. Grandissimo Olivier ma non da meno la schizofrenia di Peck/Mengele, con l'attore in quello che è forse il ruolo più laido della sua carriera (anche il trucco gli dà un che di vampiresco che gela il sangue). Buona e ritmata la regia, finale prevedibile ma perfettamente in linea con il resto. Notevole.
Incubi futuribili (la clonazione umana) per ricreare incubi del passato (il Reich nazista) danno vita a un fantapolitico ad altissima tensione, forse a tratti eccessivo, che sfocia in un finale non scontato e carico di dilemmi e interrogativi insolubili. A focalizzare l’attenzione sulla trama contribuisce la polarizzazione tra il cacciatore di nazisti (il nobile Olivier) e un Mengele che mescola una nerissima malvagità a una follia crescente (un Peck forse fuori ruolo, ma convincente). Di notevole caratura anche il cast di contorno (soprattutto Mason, Ganz e il giovanissimo Black).
MEMORABILE: L’incontro sulla diga; La rivelatrice visita londinese di Lieberman; Il raduno nazista; Le spiegazioni sulla clonazione; Lo scontro finale.
Fantathriller efficacemente delirante: Schaffner dirige un cast di grande spessore riuscendo a tenere avvinto lo spettatore quasi per tutta la durata della pellicola e anticipando riflessioni su tematiche (clonazione) che all'epoca dell'uscita sicuramente non erano attuali. Molte sequenze rimangono impresse per la forza della messa in scena e anche gli agghiaccianti sproloqui di Peck/Mengele non si dimenticano facilmente. Peccato solo per qualche cedimento nel finale (la ridicola lotta tra Peck e Olivier) ma il film funziona a dovere e Schaffner gira con consumata eleganza.
MEMORABILE: La diga; Olivier che comprende l'identità del clonato; Peck con i dobermann; Gli inquietanti gemelli.
Il dottor Mengele ha un piano per ricreare il quarto Reich. Fantathriller dalla trama dal forte impatto razziale che lascia un senso di inquietudine. Oltre all'idea malsana del dottor Morte, è la vista inquietante dei ragazzini dai tratti hitleriani che ridesta terribili ricordi. Peck sembra più un militare invasato che un nazista, quindi il migliore è Olivier, più emotivamente centrato nel ruolo. Regia che non fa niente di straordinario, anche se le location esterne e il giardino di creature “mostruose” colpiscono nel segno. Qualche particolare clinico poteva essere risparmiato.
MEMORABILE: L'omicidio alla diga; L'arroganza dei ragazzini; Il circolo nazista; Le foto del ragazzino allo sviluppo.
Da un best seller degli anni '70 una più che discreta versione cinematografica con due grandi attori, come Gregory Peck e Lawrence Olivier che si confrontano interpretando ruoli opposti, medico nazista e cacciatore di nazisti. Per quanto Peck abbia più scene e buchi lo schermo Olivier non è da meno, grazie anche alle telefonate di Steve Guttenberg. Davvero crudo e spietato il confronto finale fra i due, col bambino e i suoi cani feroci di mezzo. Simpatiche le comparse di Micheal Gough e Rosemary Harris.
Un racconto inquietante di per sé orchestrato dall'abile Schaffner con la precisione ansiogena del miglior cinema horror dell'epoca (impossibile non pensare al piccolo Damien osservando i freddi visini dei "gemelli", forse anche per la fondamentale presenza di Gregory Peck): il risultato è un notevole fanta-thriller tanto appassionante nella sua dimensione investigativa (ottimo Olivier nei panni del vecchio e tenace caccianazisti) quanto sconvolgente nella grandguignolesca spettacolarità della sua linea episodica (dall'assassinio in territorio svedese al violentissimo atto finale).
MEMORABILE: Il microfono nascosto; La vedova allegra Rosemary Harris; I picchi splatter durante l'attacco canino; Il ben poco rassicurante epilogo "fotografico".
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CuriositàRaremirko • 25/05/12 22:36 Call center Davinotti - 3863 interventi
Una scena del film viene mostrata di sfuggita anche in Casino di Scorsese (verso la fine, in una casa, durante una perquisizione della polizia).
CuriositàRaremirko • 25/05/12 22:42 Call center Davinotti - 3863 interventi
Curiosamente David Lloyd, coautore del fumetto V for vendetta, cita questo film nella sua personale prefezione dell'opera, edita da Rizzoli in versione italiana.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv di I ragazzi venuti dal Brasile (Ciclo: "Film Dossier", condotto da Enzo Biagi). Il film doveva essere trasmesso il 17 maggio 1984 ma venne invece sotituito da "Scorpio" e trasmesso il 24 maggio, il giovedì successivo, secondo ricerche di Zender.
Una scena del film viene mostrata di sfuggita anche in Casino di Scorsese
Sai quando?
DiscussioneRaremirko • 7/07/14 22:59 Call center Davinotti - 3863 interventi
Capannelle ebbe a dire: Disse Raremirko nelle Curiosità:
Una scena del film viene mostrata di sfuggita anche in Casino di Scorsese
Sai quando?
si, certo, verso la fine, in una casa, durante una perquisizione della polizia.
La scena vede Peck arrabbiato credo, al ballo...
DiscussioneZender • 8/07/14 08:08 Capo scrivano - 48356 interventi
Buio, a me risulta che i film dossier di cui hai il flanetto fossero prentati da Enzo Biagi e non da Piero Angela come scrivi. Dove hai letto di Piero Angela?
Zender ebbe a dire: Buio, a me risulta che i film dossier di cui hai il flanetto fossero prentati da Enzo Biagi e non da Piero Angela come scrivi. Dove hai letto di Piero Angela?
Allora era la prima edizione (1984), nel 1985 "film dossier" era presentato da Piero Angela (con film come Alien e The Day After)
L'ho rivisto dopo tanti anni. Confermo il mio giudizio di allora, un buon film ma che avrebbe potuto essere migliore. La prima parte avvince e incuriosisce, ma poi il film cala un po' e la regia non riesce a tener alta la tensione. Finale un po' deboluccio. Comunque merita la visione.
MusicheAlex75 • 29/12/21 13:48 Call center Davinotti - 710 interventi
La canzone We're home again, interpretata da Elaine Page. https://www.youtube.com/watch?v=l-P_PMBLIEY