The ugly stepsister - Film (2025)

Favola femminista grottesca con incursioni nel body horror (corpi femminili martoriati, oltraggiati, vilipesi, usati) e licenze ai limiti dell'hardcore. Dissacra la fiaba di Charles Perrault sbattendoci in faccia non il viso angelico di Cenerentola/Agnes ma il faccione - e l sederone - della sfigata sorellastra Elvira, con doppio switch caratteriale e metamorfosi imposta da una madre mostro (e pure un po' meretrice). Influenze svankmajeriane, tra chincaglieria d'antan, frutta marcescente, chirurgia estetica steampunk, uova di tenia ingeribili, cadaveri in fase colliquativa.

L'esordio della regista è una rivisitazione della favola di Cenerentola dal punto di vista della sorellastra; il mezzo usato è quello del body horror e della commedia grottesca, a ricreare una versione oltraggiosa e nerissima della storia originale, tra crudeltà splatter e momenti visivi sconcertanti. Il talento della Blichfeldt è evidente, sia nella messinscena che nel coraggio a mostrare alcuni dettagli scabrosi, pur scontando ancora qualche ingenuità; l'impatto dell'opera è comunque notevole e il cast ben scelto, nonché artefice di prove intense. Autrice da tenere d'occhio.

Per aspera ad sorellastra. L’amore comprato un olocausto estetico alla volta. Che fame di bellezza e successo siano violenza interiorizzata, orrore cucito sottopelle, condanna dell’essere carne, radice di ogni tossicità, già l’han ribadito Refn e Aronofsky (e molti chi per loro) qui retrocessi a goth-tale body horrawr in equilibrata equidistanza tra lussureggiare e abradere, una linea del fuoco dismorfico che Myren, mostro e martire, attraversa come una ferita aperta nei quadri di un Vermeer insonne e impasticcato. Blichfeldt non cerca consenso, lo sfida. Magari bissasse con Carroll.