Primo film di Bruce Lee per la regia di Lo Wei, nonostante il titolo (in Italia uscì dopo Fist of Fury). Girato in Thailandia, troviamo Chen alle prese con un traffico di droga, nascosto dietro la copertura di una fabbrica di ghiaccio. Come sempre grandissimo carisma e soprattutto grandi mosse marziali da parte del protagonista. Film povero di mezzi, con alcuni intervalli fastidiosi (vedi le sagome degli uomini sul muro dopo esser stati sfondati). La leggenda narra che Lee fece un duello all'ultimo sangue sul set.
Il buono e semplice ragazzotto (Bruce) contro i cattivi, anzi, cattivissimi, che oltre a sfruttare i lavoratori di una fabbrica di ghiaccio (in realtà la fabbrica è una copertura per…), li eliminano pure. Il povero Lee passerà anche per un venduto, prima di scatenarsi, deliziando noi spettatori con un bel po’ di pure e pesanti legnate (di notte, alla fabbrica, o la stessa resa dei conti). Certo, il contenuto è quel che è e alcune ingenuità (la sagoma dell'uomo calciato oltre il muro) non aiutano, ma si fa comunque seguire senza problemi fino alla fine, grazie al mai troppo rimpianto fenomeno.
MEMORABILE: In una scena a Bruce lanciano letteralmente i cani (pastori tedeschi). Forse pensavano che non si notasse. Chissà chi li tirava; Le bare di ghiaccio.
Un Bruce Lee più controllato del solito è al centro di questo film dove lo svolgimento della storia viene privilegiato rispetto alle scene di lotta, concentrate soprattutto nella parte finale. Da una parte questo può essere un limite ma è anche vero che rispetto alle altre pellicole del nostro questa riesce ad appassionare anche nei momenti in cui non volano colpi a destra e a manca e non è merito da poco. Però il rabbioso Bruce Lee di Dalla Cina con furore è un'altra cosa...
La presenza scenica di Bruce Lee è sempre una garanzia e non si fa altro che aspettare il momento in cui si esibisce con la sua tecnica e fisicità per suonarle e tutti: un vero felino. E allora il film diventa una cornice e la trama una scusa per scatenarlo. Il film è del 1971 e si vede, tanto da sembrare un pezzo di antiquariato, ingenuo all'inverosimile. Da segnalare la notevole dose di violenza (muoiono quasi tutti). I personaggi di contorno sono improponibili ma la scelta è giusta: chiunque sarebbe oscurato dal grande Bruce.
MEMORABILE: I versi animaleschi/felini nel combatimento finale con il padrone della fabbrica del ghiaccio.
Alcuni film di Bruce Lee sono un po' come i porno: non hanno bisogno di soggetto o sceneggiatura per funzionare. Nei primi il succo sono le scene di sesso, negli altri i combattimenti. Questo film (purtroppo) non si sottrae a questa triste logica che ne fa, secondo me, uno dei peggiori del genere. Anche perché, diversamente dalle altre volte, qui ne muoiono a decine in maniera del tutto gratuita. Montaggio poi da dimenticare visto che, messo su alla men peggio, crea non pochi errori di continuità nelle sequenze. Evitabilissimo.
Il film che ha fatto innamorare molte persone delle arti marziali. Chen cerca di rifarsi una vita e trova lavora presso una fabbrica di ghiaccio, ma troverà solo inganni e morte sulla sua strada... Rispetto ad altri film del grande Bruce Lee si cerca di privilegiare la storia ai combattimenti. Il risultato è buono, anche se si vedono le pecche di una produzione molto risicata. Forse la sua forza "furore" deriva proprio da questa semplicità.
MEMORABILE: Chen che si presenta per la resa dei conti dal proprietario della fabbrica di ghiaccio.
La prima pellicola del genere gong fu interpretata dal futuro divo Bruce Lee. Non si discosta dalla rozzezza realizzativa tipica dei prodotti hongkonghesi dell'epoca, tuttavia, a differenza dei più noti e successivi film dell'attore prematuramente scomparso, non difetta una certa cura per uno sviluppo narrativo che vira verso il poliziesco. La sceneggiatura prevede un'evoluzione del protagonista che si troverà suo malgrado a ricorrere alla violenza per ottenere giustizia. Ancora lontano dal narcisismo, Lee si mette al servizio della storia...
Il primo film di Bruce Lee, girato ad Hong Kong, vede il "piccolo drago" alle prese con una banda di trafficanti di droga, che nascondono la roba dentro a delle lastre di ghiaccio. Bruce Lee si scatena solo nella seconda parte, mentre nella prima sembra un lavoratore ignaro, come altri. Non grida ancora, come farà in seguito, ma è già abbastanza bravo e coreagrafico negli scontri. Questo film, per Bruce Lee, suona come una grossa ed importante rivincita, dopo molti smacchi in America e ci sta tutta. Gli italiani ne rimasero estasiati, e anch'io.
MEMORABILE: La lastra di ghiaccio che si spezza e che rivela i sacchetti di droga nascosti. Bruce Lee se ne accorge e pesta il guardiano.
Tra le pellicole migliori realizzate da Lee, è il prototipo della cinematografia del mitico artista cino-americano. Una trama (fin troppo) semplice e tantissime sequenze di combattimenti coreografati in modo impeccabile. Se non si tiene conto del dilettantismo recitativo di gran parte del cast, ci si può divertire.
Primo film da protagonista del mitico Bruce. Anche se qui non fa molto, ha carisma da vendere e riesce a conquistare con i suoi movimenti aggraziati durante le spettacolari lotte (spettacolari quando lui ne fa parte, le restanti rimangono nella media di centinaia di altri film di genere). La trama passa dal drammatico all'ironico senza nessuna pretesa. Coesistono scene buffe (uno scagnozzo lascia la propria sagoma a braccia aperte nel muro che sfonda) e molto forti (un bambino ucciso a sangue freddo). Cruento.
MEMORABILE: Il combattimento nel cantiere, di notte e quello finale.
Filmettino piccolo piccolo, che si distingue dalla bolgia di kung-fu movies analoghi unicamente per la presenza di Bruce Lee, qui all'esordio cinematografico e già spettacolare nelle scene d'azione. Regia e montaggio elementari e pieni di errori, scenari di una povertà quasi neorealista, una tramina di un'ingenuità che mette tenerezza e un cast che sfiora l'amatorialità (Lee, non eccelso, di fronte ad altri pare Lawrence Olivier). Insolita dose di exploitation, con nudi e omicidi sanguinosi. Guardabile, ma cinematograficamente primitivo.
La prima pellicola per Bruce Lee è un film strano: storia povera e banale, scenografie semplici, una caterva di ingenuità, attori quasi dilettanteschi, regia anonima. Ma allora come fa tutto questo a rimanere in piedi e ad essere quasi credibile? Facile, la risposta è: Bruce Lee! **!
Un film che esprime molto bene certi usi e costumi della Cina quali l'importanza della parentela, i giuramenti con simboli vincolanti, l'abitudine al gioco con conseguente perdita di un salario già basso e guadagnato sotto condizioni di lavoro durissime. Il caporalato viene poi addolcito con termini di sorveglianza... Bruce è ingenuo a fidarsi della giustizia, ma è al meglio sia come tecniche di combattimento sia perché sfodera tutto il suo carisma nel gestire a modo suo una rissa che stava degenerando in massacro. Veramente un gran boss!
MEMORABILE: "Non mi piacciono le zuffe da strada... chi vuole davvero combattere lo faccia con me..."
Il capostipite degli action, con tutti gli ingredienti del genere: arti marziali, il cattivone di turno, una bella ragazza che ama il nostro eroe, sangue e soprattutto Bruce Lee. Interessante la trama, che aiuta il film a diventare a sprazzi un thriller onde evitare la solita vendetta cruenta. Lo consiglio assolutamente anche a chi non è amante del genere.
Il primo film con Bruce Lee protagonista è quasi una pellicola di exploitation, con una trama abbastanza cruda incentrata sulla vendetta e delle sequenze dedicate alle arti marziali contraddistinte da una certa dose di violenza. La realizzazione è poco curata, come si può vedere dalla qualità mediocre delle riprese e dalla recitazione dilettantesca di buona parte del cast, ma l'azione è di ottima qualità e il carisma del protagonista rende la storia coinvolgente. Per trovare il "vero" Chen, però, bisognerà aspettare i film successivi.
Crudo e spietato come pochi film riescono a essere; un'esagerazione continua volta a far toccare con mano l'odio e la rabbia che spingono il grande Bruce Lee nei panni di Cheng a scatenare la sua furia contro i rivali. Non una vendetta ma una legittima difesa che sembra potersi attuare solo per mezzo della violenza. Le movenze di Bruce Lee (e non solo quelle di kung fu) sono magnetiche. La sceneggiatura presenta palesi ingenuità, ma si chiude volentieri un occhio. Belle le musiche.
Un uomo solo contro tutti, ma quell'uomo è il mitico Bruce Lee, che sbaraglia a uno a uno tutti i suoi avversari, rappresentati da una pericolosa banda di trafficanti di droga. Appare fin troppo evidente che il film si basa esclusivamente sulle arti marziali dell'attore di origine cinese, che da qui spiccò il volo verso una carriera purtroppo breve. Regia e resto del cast sono di un imbarazzante dilettantismo ma poco importa, la leggenda era già iniziata.
"La natura umana è come un abisso che neanche i saggi conoscono": così sentenzia il cattivo che sarà smantellato in ogni suo lacerto di malvagità da un Bruce Lee in splendida forma, in un contesto marziale che vede l'uso dell'arma bianca come fondamentale; scorre infatti molto sangue da coltello in questo prodotto che ha tutta l'aura settantiana di un genere che quando - come qui - è ben girato ha forza sia spettacolare (di pura azione) sia lirica (atmosfera psichica, emotiva).
Primo film di Bruce Lee che lo lanciò nello star system internazionale, prodotto dalla storica Golden Harvest di Hong Kong. Pugni e calci volanti dall'inizio alla fine, coreografie dei combattimenti perfette e parecchia crudeltà (sangue e cadaveri a iosa). Grezza ma funzionale la regia di Lo Wei. E poi c'è lui, Bruce, nella sua forma fisica più smagliante! Indimenticabile.
Primo film da protagonista di Bruce Lee: più che un capolavoro del genere ne è un archetipo, con un'essenziale trama di vendetta condotta su un registro fumettistico ma (per l'epoca) decisamente violento. Colpisce la capacità di far sembrare verosimili coreografie di lotta esasperate (Lee che combatte da solo contro venti persone) ma anche la capacità del protagonista (mentre le recitazioni del cast di contorno sfiorano il dilettantesco) di guadagnarsi subito una sua specifica maschera cinematografica (inimitabile il suo ghigno di disprezzo).
MEMORABILE: Bruce Lee sfida sei persone continuando a mangiare un cracker.
Debutto per l'artista marziale qui in trasferta a Bangkok. Trama molto semplice e svolgimento spesso ingenuo, condita però da sequenze di lotta che lasciano ancora oggi col fiato sospeso. Il protagonista rimane in disparte per tutta la prima parte, scelta particolare che rende il finale un vero e proprio crescendo di violenza ai danni di tutti. Sangue, sudore, buoni(ssimi) e cattivi(ssimi): ingredienti per un buon film d'azione, divertente e poco credibile dall'inizio alla fine.
Fimettino senza grossi pregi ma con notevoli difetti, che comunque scorre via abbastanza piacevolmente. La storia è davvero ingenua e ridotta all'osso: un giovanotto venuto dalla campagna deve infrangere la promessa fatta alla madre (non combattere) per vendicare i parenti e amici uccisi da una losca banda di delinquenti. Le qualità tecniche della pellicola sono assai ridotte: regia sconclusionata, montaggio raffazzonato, interpretazioni men che mediocri (Bruce Lee, non certo un Marlon Brando, è nettamente il migliore). Però la visione non annoia, e questo è già molto.
Il mito Bruce Lee deve tantissimo soprattutto a questo film, che ebbe un successo incredibile. I combattimenti sono realizzati con una cura e una coreografia degne di un musical degli anni Trenta, la storia contiene elementi interessanti e anche sorprendenti (Lee riempie di botte i piacchiatori che cercano di impedire uno sciopero...), la storia è semplice ma funziona.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv, (Ciclo:"Bruce Lee 4 film una leggenda", venerdì 19 aprile 1985) di Il furore della cina colpisce ancora: