Inizia bene
Outback, con un incipit vacanziero/aussie suggestivo (l'arrivo della coppia americana in quel di Sidney), tra guide a destra, meraviglie locali e il museo dedicato a
Mad Max citato testualmente (ma al lui della coppia sono piaciuti solo il primo e l'ultimo).
Poi le prime avvisaglie disturbanti sullo stile
Non aprite quella porta (il morso della medusa, la carcassa del canguro in mezzo alla strada, il gps che impazzisce) e la perdita dell'orientamento al centro dell'inospitale outback australiano, che diventa ben presto un pericoloso territorio alieno fatto di ululati di dingo, punture di scorpioni molesti, formiche guerriere e serpenti che ti strisciano addosso con poche amichevoli intenzioni.
Non è nè
L'inizio del cammino e neppure
Long Weekend (di quest'ultimo prende in prestito la coppietta in balia della natura selvaggia, ma senza ancestrali paure o inquietudini faunesche) ma un semplice survivor movie con tutti gli elementi del caso (l'urina, e drasticamente anche l'acqua di raffreddamento del motore, diventano gli unici sostentamenti idrici) con due poco simpatici turisti americani che prendono alla leggera la loro avventura e si ritrovano in una via di mezzo tra
127 ore e un
Oper Water senz'acqua.
Lui diventa una specie di novello Mosè che traccia i solchi nella terra come le briciole di Pollicino, riempiendo continuamente la bottiglia di plastica vuota con la pipì, lei viene punta da uno scorpione, piglia la febbre e poi si guarda i suoi video messaggi sullo smartphone, fino ad una chiusa finale tanto brutta quanto deludente, con tanto di sempliciotte scritte modello
Bagliori nel buio sul "cosa farà da grande".
In più ci si deve sorbire le continue lagne sui loro problemi di coppia (della serie
vorrei sposarti ma non posso), che smorzano la tensione, il supplizio fisico e l'apprensione sul destino dei due sfortunati turisti.
Restano le abbaglianti location aussie, qualche scorcio suggestivo nella fotografia di Tim Nagle e alcuni momenti ansiogeni (lei in auto col serpente, lo scorpione notturno che si infila al calduccio, l'attacco della medusa, lo smarrimento dopo aver abbandonato la macchina), mal supportati dall'antipatia dei due protagonisti, che quasi spiace di più per il pupazzetto del Koala che sponsorizza l'Australia buttato via.
Il potenziale per un "survivor" cattivo e senza speranza nell'
arte di sopravviere kinghiana c'era tutto ma gettato, in gran parte, alle ortiche.