Nel futuro, non esiste la vecchiaia ma si nasce programmati per vivere "gratis" fino a 25 anni mentre il tempo aggiuntivo, che ha sostituito il denaro come merce di scambio, bisogna possederlo o guadagnarselo. Brutta faccenda per i poveracci... Spunto di partenza sheckleyano intrigante, ma malamente sfruttato da Niccol, anche autore della sceneggiatura infarcita di incongruenze e forzature. Più che annoiare, irrita per le banalità sparse a piene mani (la pesantezza dell'immortalità, l'ereditiera che scopre l'ebbrezza del vivere alla giornata). Deludente anche dal punto di vista spettacolare.
MEMORABILE: Nel mondo del futuro, non esistono i cellulari, ma telefoni pubblici in cui si "pagano" le chiamate con minuti di vita
Idea di base abbastanza scontata: il tempo come moneta, si lavora per guadagnare tempo da spendere. Il film si lascia guardare e qualche curiosità la suscita almeno fino al momento in cui il protagonista maschile non incrocia, a poco più di un quarto dall'inizio del film, la solita tipa con cui scatta il solito colpo di fulmine (guarda caso!) di cui secondo me si poteva fare a meno. Qui la sceneggiatura scade nel monotono, anche se qualche colpo di scena non manca.
MEMORABILE: La Citroen DS che si intravede in una scena. La partita all'ultimo secondo tra il protagonista e il cattivo della situazione.
L'idea di partenza è decisamente buona: in una società futuribile (ma che in fondo non pare dissimile dalla nostra), il tempo è la vera risorsa dell'uomo e si usa come moneta e merce di scambio. Purtroppo la sceneggiatura non riesce a supportare l'ottimo input iniziale: pochi spunti e alla lunga il solito film action girato con mestiere ma non originale e privo di personaggi di spessore. Del cast, il migliore è Cillan Murphy.
Avessi posseduto uno di quei cronometri verdi sull'avambraccio sinistro, adesso sarei lì a mangiarmi le mani per aver sprecato 109 minuti del mio prezioso tempo. Buon esempio di come riuscire a rendere insulso uno spunto interessante grazie ad una sceneggiatura piatta e infarcita di luoghi comuni (certi one-liners di Timberlake fanno rabbrividire) abbinata a una regia scolastica che con l'action non ha nulla a che fare e che toglie, non appena possibile, ritmo alla storia. Molto professionale ma molto noioso. Murphy evita la temutissima monopalla.
Non è forse il tempo il più grande dei tiranni? in un futuro prossimo il sistema sociale si basa su orologi digitali impiantati intrapelle che scandiscono i destini e la sopravvivenza. Due novelli Bonnie e Clyde sfidano l'ingiusto meccanismo rubando il tempo ai ricchi per ricaricare i poveri del ghetto che vivono alla giornata. Qualche ingenuità nella sceneggiatura (per dirne una, l'ostinazione ingiustificata del guardiano del tempo), per quanto l'idea di fondo sia vincente e l'azione esagerata quanto basta senza irritare. Suggestivo e godibile.
L'idea iniziale sembra originale e metaforica: i ricchi vivono per sempre e i poveri muoiono in un futuro non specificato. L'idea fantascientifica viene però contaminata da vari elementi incongruenti e forzati, per il personaggio di Salas. Un buon film, ma si poteva fare di meglio.
MEMORABILE: Will e Sylvia fanno il bagno nel mare e ritornati alla villa sono già asciutti!
Qui il tempo è vita e denaro nel vero senso della parola. L'idea non era niente male (il proprio tempo usato come moneta...quindi anche in questo caso i ricchi la fanno da padroni, diventando praticamente immortali). Peccato che la pellicola offra solo questo, riducendo il tutto a un continuo inseguimento e alla presa di coscienza dei due protagonisti, che si trasformano in ricercati Robin Hoodeschi (rubano il tempo per nobili scopi). Occasione decisamente persa; ed è un peccato perchè gli attori sono passabili e il custode del tempo fa il suo dovere, nonostante la sceneggiatura lo danneggi.
MEMORABILE: La madre deve incontrare il figlio, ma ha solo 1 ora e 30 minuti di vita e l'autobus costa 2 ore; "Da queste parti ti ammazzano per una settimana".
Distopia filtrata da Mario Monti che ai tempi di Philip Dick poteva ritenersi già fuori tempo massimo: un Metropolis scevro da misticismo ed inficiato dalla parodia di Bonnie e Clyde. Nefasta sequela di ovvietà che mina il nostro stupore sequenza dopo sequenza: un loop straniante che rinnega l’azzeccata idea di fondo, trasmigrandola dallo status di metafora a quello di pallido fac-simile. Indigesto sia dal punto di vista della scrittura che da quello della direzione. Il mezzo punto è per il ”povero” Cillian Murphy. Questo sì che è un “furto” di tempo…
Riecco Robin Hood in un mondo a venire dove "il tempo è denaro" è tutto tranne che un modo di dire. Le premesse, angoscianti e disperate, disegnano una realtà spietata, precisa metafora dello squilibrio socio-economico dei giorni nostri. Da una schietta e sacrosanta invettiva dal retrogusto terzomondista contro quei pochi potenti che mangiano in testa al popolo si passa purtroppo ad un corri e spara piuttosto mediocre gravato da inopportuni tocchi ironici. Bando ai pregiudizi: Timberlake è un attore vero capace di reggere la scena pressochè da solo.
Il tempo è denaro. E il denaro non conta. Forse. E il tempo è relativo. Non si dice sempre così? Il succo di In Time è questo. Pellicola fanta-action che parte con una sceneggiatura tanto originale quanto semplice ma che, alla fin fine, tanto banale non è. I personaggi, giovani e bellocci, garaggiano quasi ad un gioco ove la vita è il premio. Troppa superficialità così come lo sono i personaggi, ben poco curati. Un peccato. Un plauso va a Cillian Murphy, calato bene nel suo interessante personaggio ma che avrebbe meritato uno spazio più ampio.
MEMORABILE: Il personaggio "ricco di tempo" che decide di porre fine alla sua immortalità, sempre uguale, banale e rischiosa, donandola al "povero di tempo".
Si salva l'idea di partenza e null'altro: il tempo che, mai come questa volta, è denaro
dal punto di vista letterale. La sceneggiatura spreca maldestramente uno spunto che poteva dare vita ad un gran film di fantascienza. E invece banalità e luoghi comuni a
più non posso, con tanto di ripresa a personaggi come Robin Hood o la coppia Bonnie e
Clyde. Anche gli sviluppi narrativi sono risibili e prevedibili. Ma la "condanna" definitiva arriva a causa dello scarso coinvolgimento e del poco divertimento. Più che bruttino.
Potenzialmente buona l'idea, farne un film era un'altra questione, forse troppo grande per le spalle di Niccol. Il soggetto viene sistematicvamente depotenziato e banalizzato per tutta la durata (eccessiva) della pellicola. Fra luoghi comuni, passaggi implausibili, scene d'azione mosce e ripetitive, la noia prende il largo e sottolinea il tempo sprecato (quello sì, dello spettatore). A proposito, visto che si tratta di fantascienza, non sarebbe stato male fornire qualche spiegazione in più su alcuni elementi particolarmente improbabili.
I primi 25 minuti fanno ben sperare nella visione di un discreto film fantascientifico: purtroppo la geniale idea di partenza viene sviluppata con superficialità e il plot contiene una sequela disarmante di banalità. Nel parterre attoriale Murphy sfodera una prova interessante, la Seyfried oltre alla perticolare bellezza non incide e Timberlake mostra la propria mancanza di versalità. Dispiace per l'occasione mancata. Mediocre.
Mille spunti, mille idee di scrittura per un film che si riduce ad una sciocchezza. "In time" raccontato vale mille volte "In time" in immagini perché l'idea che nel futuro il denaro sia il tempo è geniale così come l'eterna giovinezza per i ricchi e la negazione della vita per il proletariato, così come guardarsi allo specchio a 25 anni e sapere che non si invecchierà mai e si rimarrà con quel volto. Tutto l'impianto iniziale viene gettato al vento, alla rincorsa di un blockbuster (nella seconda parte) piatto, scontato, inutile.
Un film di quelli che vorresti mettere in carcere il regista: l'idea di base è una delle migliori che chi scrive abbia visto uscire da Hollywood negli ultimi tempi, ma è veramente lasciata a se stessa, bruciata, per niente coadiuvata da una sovrastruttura originale e convincente: come dire "Ho avuto l'idea, basta quella". Invece no, non basta; anzi, è un peccato sprecarla così, in un film che a conti fatti risulta mediocre: noiosa l'azione, monocordi i protagonisti (anche Timberlake, che pure aveva brillato in Social network!). E si perde nella mediocrità.
Nicol è così: ti regala una perla con Gattaca e non riesce più far qualcosa di completamente riuscito. Buone idee e nulla più, come anche in S1mone, a ben vedere. Qui, con due giovani protagonisti (peraltro nemmeno terribili) e un'eccellente idea, finisce per tirar via - come fosse un tema in classe - e perder voti. La sceneggiatura va pian piano morendo, quasi fosse plastica incendiata, e finisce per lasciare solo fumo nero. Troppe falle e voglia di concludere. Spiace, ma anche questa volta non ci siamo.
Limiti e vantaggi di un'ottima idea: l'intuizione del tempo come moneta di scambio e fondamento della società aprirebbe a soluzioni più che interessanti, ma la produzione la sfrutta poco, se non nella prima mezz'ora, davvero ottima. Il resto è una versione futuristica di Bonnie e Clyde, troppo buonista e anche poco interessante, dove tutto è prevedibile e facilmente pronosticabile. Timberlake e la Seyfried non riescono a coinvolgere, mentre il ruolo calza a pennello almeno al gelido Murphy. Un calcio di rigore calciato malamente alto.
Un soggetto davvero interessante che avrebbe potuto produrre migliori risultati. E invece dopo i primi 15-20 minuti di buona fattura che lasciano presagire chissà quali e quanti colpi di scena, complice una pessima sceneggiatura il film finisce lentamente con lo spegnersi e con lo sterzare nel banale più banale che ci sia. E nonostante la discreta prova di regia e attori, il film alla fine non decollerà mai. Per l'ennesima volta Niccol si lancia in uno sci-fi con evidenti risvolti etici e sociologici ma ne fallisce la trasposizione.
L'idea di partenza è ottima e intrigante, con il tempo usato come denaro, ma tutto il resto in questa pellicola è piatto e piuttosto scontato. Dalla scelta del cast (bene Murphy ma come protagonista serviva qualcuno di più carismatico) alla sceneggiatura senza sostanza e ai dialoghi banali. Alla fine resta poco da ricordare, oltre all'idea di partenza.
Idea di base potenzialmente di successo, in parte mal sfruttata. L'intero film è costruito sulla metafora (divenuta realtà) de "Il tempo è denaro", con il denaro diventato moneta sonante di un futuro neanche tanto lontano e futuribile. Più che uno sci-fi, però, l'opera sembra intraprendere una svolta verso l'action-movie; motivo questo, che basta a penalizzarlo a non poco, rendendolo una pellicola tra le tante per una visione casalinga da Blockbuster.
E’ un fantascientifico che evidenzia le solite (millenarie) e spietate divisioni di classe in cui i soldi sono sostituiti dal tempo, per cui da qualcosa di decisamente più prezioso, almeno in teoria. L’alternanza di parti action con altre più meditate evidenzia una maggior cura per le prime. La trama, date le premesse, appare piuttosto scontata con risultati che non raggiungono la sufficienza. Buona la prova di Murphy.
Nonostante l'idea di fondo che poteva essere interessante, si assiste già da subito a una sequela di deja-vu malamente distribuiti per una trama futuribile che si avvita sull'iterazione e non si svolge. Colpi di scena e inseguimenti prevedibili si rivelano molto ingenui. Recitazione approssimativa e scenografia dal sapore rétro, sul modello (molto lontano) di certi film anni '60. Sembra fatto apposta per deludere le aspettative. Tempo sprecato, anzi proprio buttato.
MEMORABILE: Finito il tempo a disposizione, i personaggi si accasciano a terra come i "coniglietti della Duracell" (con effetto comico).
In un futuro prossimo in cui il tempo è denaro (letteralmente), i poveri vivono giorno per giorno mentre i ricchi hanno milioni di anni a disposizione. L'idea centrale è interessante e permette a Niccol, già avvezzo al genere distopico, di seminare per tutto il film delle trovate intelligenti. Purtroppo il resto è banale e spesso noioso, con le possibilità di critica sociale accantonate per fare spazio alla coppia di novelli Robin Hood e a svariati quanto superflui inseguimenti. Più dei protagonisti colpisce il glaciale poliziotto Murphy.
MEMORABILE: Il "miliardario" stanco di essere immortale che cede al protagonista il proprio tempo.
Troppe banalità e situazioni superficiali in questo film. C'era uno spunto da sfruttare, una fotografia un attimo sparata ma sicuramente da apprezzare; peccato che lo script abdichi a qualsiasi tentativo di dare profondità a personaggi e motivazioni. È come se l'autore del bellissimo Gattaca avesse voluto realizzare la versione "for dummies" della sci-fi. Ma qui di sci-fi, a ben vedere, ne è rimasta ben poca.
In time poteva diventare un bellissimo film di fantascienza in quanto l'idea di base è geniale; peccato che a parte questa non c'è niente che funzioni, nel film; innanzitutto la sceneggiatura è pessima e costruita per un pubblico adolescenziale (fosse invece stato girato in stile Blade runner sarebbe stato molto meglio), poi Justin Timberlake come attore vale veramente poco. Peccato.
Niccol si mostra sempre interessante e ciò è sbalorditivo. Nel 2169, come da noi, il tempo è denaro; ma non solo: è anche e soprattutto vita. Dalle periferie in cui la gente vive alla giornata alle zone più ricche dove si è immortali, il sistema è marcio, ma non per degenerazione. Le analogie con la nostra realtà si sprecano, ma non sono mai banali. La regia di Niccol, che qui acquista più azione che nei precedenti, delizia, aiutata dalla giusta fotografia. Pochi i difetti in questo film piuttosto godibile. Bravo Cillian Murphy.
Negli ultimi anni si è fatto ormai uso e abuso commerciale di film su distopie più o meno plausibili in un futuro più o meno lontano. Questo "In time" non si discosta dalla mediocrità e, dopo un'idea di partenza tutto sommato interessante (ma in fondo lo sono tutte, quando si lascia libera la fantasia!), si trascina nel solito modo prevedibile e con la solita contrapposizione e unione tra belloccio della classe sociale bassa e fanciulla figlia del potere, fino al finale un po' ridicolo in cui i due si trasformano nei nuovi Bonnie e Clyde.
L’idea della vita a scadenza, con l’orologio che scandisce i secondi verso la fine e l’opportunità di scambiare, comprare o rubare il tempo è notevole. Peccato però che, perplessità logiche a parte, i necessari spunti filosofico-esistenziali lascino il posto ai soliti cliché, con l’imbastitura di lotte tra buoni e cattivi (declinati in salsa blandamente social-politico-economica, ma appiattita verso la tipologia Robin Hood vs perfidi ricconi), con ribellioni, fughe e incongruità glamour. Molto rumore per nulla: deludente.
Niccol si muove sul suo terreno preferito: il futuro distopico (vedi Gattaca ma anche Anon) e lo fa con la consueta intelligenza, offrendo interessanti spunti di riflessione sul sistema capitalistico. Certo non è uno script scevro da incongruenze, ma le idee non mancano e la Seyfried è davvero in forma (in tutti i sensi). Cillian Murphy ha il personaggio migliore (il "guardiano del tempo", che ricorda vagamente i blade runner) mentre il meno interessante, paradossalmente, è quello di Timberlake. Imperfetto, a tratti banale, ma divertente.
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Nella mediocrità generale spicca la bravura di Cillian Murphy, un attore poliedrico che non ha ancora avuto la possibilità di mostrare il proprio talento in un'opera davvero importante ( escludendo l'esperienza con Loach e qualcosa di Boyle "minore").
Come scritto nel commento è l'unica nota positiva del film. Comunque Cillian ha lavorato molto spesso con ottimi registi:ricordo ad esempio con piacere Breakfast on Pluto di Jordan, film di sicuro valore.
Si Jandi, Breakfast on Pluto è un mio culto personale.
Intendevo dire che a differenza di Damon e di CAprio non ha mai lavorato con i più grandi (Scorsese, Coppola, Eastwood ecc.)
Commenta jandileida e sottoscrivo "Avessi posseduto uno di quei cronometri verdi sull'avambraccio sinistro, adesso sarei lì a mangiarmi le mani per aver sprecato 109 minuti del mio prezioso tempo"