Trovare una casa, si sa, è sempre più difficile. E Renato Pozzetto, arrivato a Roma convinto di trovare l'appartamento lasciatogli da un collega di lavoro col quale ha fatto a cambio, si ritrova in breve tempo sfrattato e in perenne ricerca di un alloggio. Finché capirà che per una casa la gente è pronta a svenarsi e ne approfitterà inventandosi agente di una società immobiliare fantasma. Vendendo sottobanco inesistenti diritti di prelazione farà una fortuna, giusto quello che gli serve per chiudere gli occhi alla donna che ama (Paola Onofri) e che sulle prime sembrava schifata dalle sue truffe. Potenza del denaro... Eticamente (e forse involontariamente)...Leggi tutto scorretto, il film di Neri Parenti (che escluso l'oscuro esordio dirige per la prima volta un film senza Paolo Villaggio) sa sfruttare in modo divertente un problema attualissimo. Esasperando comicamente i drammi connessi alla crisi degli alloggi, Parenti dà un buon ritmo alla sceneggiatura di Domenico Matteucci e Gaetano Audino (autori anche del soggetto) e riesce ad offrire a Pozzetto una delle ultime buone occasioni di una carriera in lento declino. C'è in verità un certo imbarazzo, una goffaggine presente già nei peggiori film del simpatico attore lombardo, tuttavia la storia si lascia seguire e alcune gag funzionano ancora a meraviglia. Folto il cast di caratteristi, tra i quali spiccano Gianfranco Agus (in lotta per la proprietà della casa con la moglie, che odia), Athina Cenci (è l'imprenditrice immobiliare senza scrupoli), Antonello Fassari (a capo degli sfrattati), Maurizio Mattioli (si tromba una bruttona solo per starci in casa assieme), Antonio Allocca (il giudice). Musiche di Dario Baldan Bembo e una pubblicità sfacciata alle sigarette Merit (un autentico spot, con tanto di primi piani)...
Dopo alcuni anni da Sfrattato cerca casa equo canone ecco un altro film sul problema della casa, che si trasforma in un film di truffe, un po' come Pacco doppio pacco e contropaccotto. Nonostante l'assenza di gag meccaniche, Neri Parenti se la cava (anzi... direi che è più portato per questo genere che non per quello della gag catastrofica), pure se il film è molto lento. Anche se agli sgoccioli, Pozzetto se la cava ancora alla grande. Stupenda Paola Onofri, tipico volto di vera donna romana.
Lo spunto non era male (un poveretto, sfrattato e licenziato che vive di espedienti, alla ricerca di una casa). Ma la sceneggiatura è grossolana e la seconda parte della pellicola è quasi inguardabile. Persino Pozzetto non riesce a risollevare più di tanto le sorti di questa mezza cretinata dove una battuta su quattro è decente e gli attori che ruotano attorno al protagonista, decisamente mediocri (a parte la Cenci, che però non si danna più di tanto). Un paio di buone scene (nei cartoni, col materasso nel negozio del capo) e nulla più.
MEMORABILE: Il padrone del negozio a Pozzetto: "Beve?". "No". "Si droga?". "No". "Gioca?". "Qui no, ma quando ero a Milano facevo un po' di ping pong".
Neri Parenti dirige con mano sicura una commedia sull'allora assillante problema degli alloggi contando su alcuni dei punti fermi della comicità nostrana (il milanese a Roma, gli equivoci, le truffe italiche) e soprattutto dell’umorismo surreale di un Pozzetto ancora in grande spolvero. Battute grandiose e situazioni ridanciane (la "pensione Libano" e l’espressione "Osti, sembri un citofono!" sono storia del cinema!). Cast femminile di primo livello: la pruriginosa presenza di Paola Onofri e una "cattiva" quanto perfetta nel ruolo Athina Cenci. Ottima la ost elettronica di Dario Baldan Bembo!
Partendo da un problema pesante e sempre attuale (le difficoltà nella ricerca dell'alloggio) il poco talentuoso Neri Parenti confeziona una commedia che spreca quelle poche potenzialità che possiede nella prima parte (dove appare discretamente divertente) per poi tracimare nella seconda in una scontata e prevedibile serie di gag figlie della mancanza di una decente sceneggiatura e dell'assoluta assenza di una regia degna di questo nome. Renato Pozzetto è simpatico ma non basta.
Un Pozzetto non al top ma sempre gradevole questa volta ci parla del tema delle abitazioni. Il film, che non brilla per regia o per una sceneggiatura illuminata, ha qualche gag divertente, ma perlopiù sfrutta la comicità del comico per portare a casa il compito. Si guarda con piacere ma non è certamente un film imperdibile! C'è anche una carinissima Paola Onofri!
Divertente film sul difficile tema case in affitto trattato con ironia e simpatia. Bella la prova del Renatone che nella seconda parte si trasforma e da lì è un tripudio di gigioneggiamenti. Nel cast anche la bella Paola Onofri, Athina Cenci, Gianfranco Agus, Camillo Milli e, per un attimo, Antonello Fassari.
MEMORABILE: D'Azeglio! Massimo! Entrando nell'hotel di Via Cavour a Roma...
A parte qualche battuta divertente di Pozzetto, non c'è molto: il problema della casa viene utilizzato in chiave improbabile stile Pacco, doppio pacco e contropaccotto. La fotografia patinata e la colonna sonora anni 80 contribuiscono ad appesantire una pellicola già non felicissima e nella seconda metà decisamente assurda. Pozzetto fa Pozzetto, carina Paola Onofri, la Cenci tipica carognetta, ma per il resto non c'è granché, tranne noti caratteristi mal sfruttati (vedi Gianfranco Agus, doppiatissimo).
Impiegato milanese viene solàto dal collega romano con cui aveva incrociato trasferimento lavorativo e affitto di casa. Si dà alle truffe immobiliari con buon successo, facendo colpo sulla bella collega. Commediola divertente con Pozzetto in buona forma, che sfrutta la situazione del milanese a Roma. Bella la Onofri. Come moltissimi di questi film, ne viene fuori una mezz'ora spassosa, il resto così così.
MEMORABILE: L'ufficio nel parcheggio con il posteggiatore abusivo come aiutante.
Il tema della casa è solo il pretesto per esibire Pozzetto in una serie di truffe sopra le righe, in un film che ben rappresenta la degenerazione della commedia italiana negli anni 80 (la colonna sonora raccapricciante ne è un esempio). Neri Parenti si muove a suo agio (è appena iniziata la sua era), Paola Onofri fa rimpiangere le starlette degli anni 70, Athina Cenci non ha ben chiaro che ci sta a fare... Pozzetto è oltre la media delle sue interpretazioni anni 80 ma sprecato.
MEMORABILE: I primi dieci minuti promettono ciò che il film non ha nemmeno intenzione di mantenere.
Brutta commediola che punta tutto sulla verve di Pozzetto, il quale non può però "resuscitare i morti". La regia, infatti, è inesistente e la sceneggiatura è di grana grossa (tanto che le scene e le battute divertenti si contano sulle dita di una mano). Solo per chi ama l'attore milanese.
Un film minore nella filmografia del Pozzettone nazionale, non male, magari discontinuo. C'è una parte del film lenta ed una realmente frizzante e accattivante: peccato prevalga la prima sulla seconda. La Cenci fortissima nel suo ruolo da affarista e la Onofri fascinosa come sempre.
MEMORABILE: Il bellissimo brano di Jennifer Rush, "I come undone".
Una sceneggiatura debole, ovvero il problema-casa (sfratti imminenti, speculazioni, truffe, imbrogli), vede Pozzetto fare davvero il massimo: come in altri suoi film (Un povero ricco, La casa stregata, ecc.) diverte nel ruolo del poveraccio di turno che si trova in una situazione a lui aliena, in una città ostile, con pochi soldi a disposizione. In questo caso, in particolare, è poco plausibile il modo in cui, con l'imbroglio, il suo personaggio si arricchisce in poco tempo, ma ci sta, in un filmetto del genere. Il resto del cast è mediocre.
MEMORABILE: Pozzetto, alla Cenci sua padrona di casa: "Tanto resterò qui almeno altri 20 anni". "No, io la caccerò via molto prima!". "Tra 18 anni?!"
Un Pozzetto leggermente meno imbambolato del solito allestisce una singolare truffa ai danni di personaggi dal portafogli consistente. Finale rocambolesco. Su questa escalation si sviluppa la critica ad una società di stampo imprenditoriale che vorrebbe "i poveri nel brutto e i ricchi nel bello" (cit. Sgarbi), bersagliata per l'occasione dall'improbabile furbata del protagonista. L'influenza latente di Un povero ricco lascia il dovuto spazio al ricordo di Totò che cerca di vendere Fontana di Trevi all'incauto turista. Non male.
Commedia divertente con un Pozzetto in grande spolvero. Si riesce a sorridere anche se il tema principale è il pesante problema della casa e delle dissennate politiche edilizie. Tante facce note tra gli interpreti, ma è sempre Renatone a tenere su la baracca. Gradevole.
Tra i più sottovalutati film con Pozzetto, che qui si consolida come attore maturo e capace di valorizzare film dai risvolti (semi)seri, tutto ciò mantenendo viva una spiccata verve umoristica con una raffica di sue battute tipiche. Le situazioni divertenti sono davvero tante, ovviamente dominate da un Renatone in formissima attorniato da validi caratteristi come Milli e Mattioli, mentre la Cenci sembra stia lì solo per contratto. Classico giro turistico per Roma (Via Condotti, Piazza Navona, Fontana di Trevi) e colonna sonora non male di Baldan Bembo.
MEMORABILE: Pozzetto declina l'acquisto del piccolissimo appartamento propostogli da un nano: "Lo ha personalizzato un po' troppo!"
Deboluccio. Condotto sulla falsariga di altre disavventure pozzettiane (in primis Un povero ricco e La casa stegata) e condito da truffe telefonate o riciclate, tutto sa di già visto. Che altro dire? Paola Onofri sembra interpretare lo spot di un dentrifricio; la Cenci nel ruolo della palazzinara è la più divertente. Pozzetto è sempre simpatico e qualche battuta la azzecca, ma a mio avviso qui già iniziava a perdere smalto e ad essere troppo vecchio per ruoli del genere. Dozzinale e supplementare.
MEMORABILE: Pozzetto al bar, dopo essersi macchiato il vestito: "Mi dia una tazza, il cappucino l'ho già preso!"
Tra i meno conosciuti film del Pozzetto anni '80. Certo non si tratta di una delle sue prove più brillanti e il film non può definirsi completamente "comico", ma io l'ho trovato comunque un lavoro dignitoso, con svariati momenti spassosi. Sono rimasto un po' basito dal messaggio di fondo, che sembra un elogio della truffa all'italiana e dei soldi guadagnati con l'inganno; comunque se si sorvola ci si diverte, specialmente nella seconda parte. La Cenci viene sfruttata poco. Agus funziona nel ruolo. Gradite le presenze dei vari caratteristi.
Neri Parenti dirige senza troppa convinzione una commedia che offre ben pochi momenti divertenti. L'inizio è incoraggiante e qualche sorriso lo strappa, ma con il passare dei minuti la sceneggiatura si fa sempre più annacquata e comincia a sopraggiungere la noia. Pozzetto fa quel che può ma non incide come in altri film, limitandosi a svolgere il compitino. In buona sostanza, si può benissimo vivere senza aver visto Casa mia, casa mia.
Deludente (*½), perché tiene neanche male per oltre metà, ma poco dopo che Pozzetto ha iniziato la carriera di truffatore il film dilapida quanto accumulato, in gag ripetitive e scontate, all'interno di un trama che si fa via via meno fluida. Tolta la Cenci, cast mediocre o poco ispirato. La Onofri, curiosamente, va migliorando come espressività man mano che il film va calando. Solo per pozzettomani.
Commediola che narra l'annoso problema della casa senza troppa convinzione sciorinando battute poco memorabili. Lo sviluppo narrativo è lineare e tendente al piatto nonostante Pozzetto cerchi di risollevare le sorti e la Onofri mostri il suo solito fascino rassicurante. Finale accettabile.
Un Neri Parenti meno fracassone del solito (ma lo script non è suo) dirige una commedia divertente, con molte trovate simpatiche (specie nella prima parte) e senza cadute di gusto e volgarità. Pozzetto è in gran forma, ripercorrendo personaggi come quello di Un povero ricco, supportato da un bel cast di caratteristi e una colonna sonora azzeccata. Buono.
MEMORABILE: Il saluto iniziale della vicina di casa a Milano.
Piatto e scadente sotto il profilo registico ed estramentente oscena nella sceneggiatura, l'opera fa lettermalmente acqua da tutte le parti e il buon Pozzetto non può che finire annegato, in questo marasma di battute scadenti. Tempi comici inesistenti per un film che tende a far innervosire per l'assoluta mancanza di momenti divertenti. Da salvare solo qualche canzone della soundtrack.
Parenti non dirige ancora col ritmo migliore ma dimostra di conoscere i meccanismi comici e offre a Pozzetto una buona chance per prolungare il suo periodo più disimpegnatamente spiritoso. Manca la grinta (un po' come in Da grande), ma l'espressività e le gag sono ancora quelle giuste, per cui il film spesso diverte e riesce persino ad affrontare, con superficialità ma buona inventiva, il tema della crisi degli alloggi. Per quanto zoppicante, un film piacevole con un Pozzetto dapprima ingenuo poi sprezzante e (nei limiti) insolito.
MEMORABILE: Alla Pensione Libano; Mattioli costretto a far sesso col "citofono" pur di restare in casa: "Manco li cani..."
Divertente commedia che racconta l'epoca dell'equo canone, poi abolito perché di fatto introvabile. Pozzetto diverte facendo il truffatore, una sorta di moderno Totò (vedi Tototruffa '62) che continua a vendere cose altrui. Le gag non sono tutte originalissime, ma funzionano e divertono. Funziona. ***
Con una confezione di tale mediocrità era arduo rendere il film accettabile. Se poi aggiungiamo che i contenuti sono di una pochezza disarmante, che le battute difficilmente vanno a segno e che registicamente siamo parecchio sotto il livello di guardia, la barca non può che affondare definitivamente. A coronare il tutto alcuni momenti di una bassezza ideologica che lascia basiti (la bella riconquistata con l'anello da 22 milioni) di fronte ai quali neppure il buon Renatone può far nulla. Brutta colonna sonora sinth di Baldan Bembo.
Sfruttando il tema della ricerca della casa (già usato da Totò) Parenti gira una pellicola molto insipida. Il soggetto è incosistente e nel suo sviluppo si notano i buchi di una sceneggiatura che ha ben poco da dire, a partire dal secondo tempo. Pozzetto nel ruolo del truffatore è abbastanza simpatico e comunque il film ha qualche discreta battuta che fa ridacchiare. Al di là dell'attore troveremo soltanto un grande vuoto, che renderà il film insipido e incolore.
Nonostante la regia di Parenti sia del tutto assente e la sceneggiatura alquanto sciatta, il film è gradevole e non viene mai a noia. Merito anzitutto di un Renato Pozzetto piuttosto in forma, non proprio al massimo ma che comunque ha ancora tante freccie nel suo arco. Bella la parte in cui Pozzetto si trasforma da sfigato sfrattato a calci (metaforicamente) a truffatore vendicativo del sistema immobiliare bieco e crudele. Rimane impressa per quanto riguarda il resto del cast Paola Onofri (bellissima!).
MEMORABILE: Ufficio immobiliare di Pozzetto in una cabina telefonica con zingarella come segretaria; Il pugno in faccia alla "segreteria telefonica" di casa Marini.
Semplice e veloce commedia dedicata al problema casa. Il film si regge quasi tutto sulle spalle di Renato Pozzetto, ma troviamo come spalle una bella e gradevole Paola Onofri e una Athina Cenci in forma. Il film va un po' a fasi alterne ma diventa gustoso non appena Pozzetto diventa un agente immobiliare imbroglione.
MEMORABILE: Gli imbrogli che fa Pozzetto nella seconda parte del film.
Alcune gag perlopiù riguardanti le truffe immobiliari del protagonista sono ben congegnate, altre invece abbastanza imbarazzanti; la sceneggiatura è esile, il soggetto a tematica sociale lascia a desiderare specie per un eccesso di buonismo cosparso qua e là e soprattutto nel finale; Pozzetto pur grandicello è ancora bravo, sebbene non troppo coerente nell'espressività; diversamente la Onofri, nella caratterizzazione del suo personaggio, risulta alquanto patetica. La regia è notevole ma non troppo a suo agio con l'umorismo di Pozzetto.
Discreta commedia di Neri Parenti, che va sul sicuro puntando su Renato Pozzetto, attore di grande esperienza (credo che nel 1988 avesse già collezionato oltre 40 pellicole da protagonista...). Pur non essendo uno dei miei film preferiti con l'attore lombardo, regge bene e qualche gag fa veramente ridere (la scena con il tassista su tutte, mqa anche quelle relative alle vendite di case illecite). Nel cast anche un giovane Fassari e Mattioli. Non male, nel complesso.
Non mi ha entusiasmato, nonostante la curiosità di vedere questo film che mi mancava nella filmografia di Pozzetto. Nonostante l'impegno dell'attore, la pellicola è piuttosto stantia e scarsa di spunti comici. Milli è sprecato, la Onofri scialba, Allocca poco utile, la Cenci fastidiosa. Nel cast anche Patrizia Loreti, che rivedremo anche in Tifosi nel ruolo della donna sedotta da Abatantuono. Un'occasione sprecata, che poteva offrire più di uno spunto interessante. Nel cast anche Fassari e Stefano Antonucci.
Simpatica commedia con un Pozzetto buono nell'insieme, ma non troppo dilagante come in gran parte dei suoi lavori precedenti. Bellissima Paola Onofri, qui nel ruolo della collega (in seguito ex) di cui il protagonista si invaghisce. Non si ride più di tanto, anzi, il contesto appare spesso troppo patinato per una commedia firmata da Parenti, ma le truffe architettate dal protagonista che si finge agente immobiliare sono assai spassose. C'è anche un giovane Maurizio Mattioli.
MEMORABILE: La coppia che, pur odiandosi, si coalizza momentaneamente per mandare via di casa l'ospite Pozzetto.
Sul problema sempre attuale egli sfratti e delle truffe immobiliari ci sarebbe poco da ridere, ma con un Pozzetto in ottima forma comica il divertimento è assicurato, ancor più quando, nella seconda parte del film, smette gli usati panni di sfigatello per assumere quelli di imbroglione impunito. Questo fa passare in secondo piano le crepe della sceneggiatura, piuttosto debole e sbrigativa.
MEMORABILE: La Pensione Libano; L'Immobiliare Bartoloni in azione.
Il bersaglio di questa commedia (il mercato immobiliare affollato di operatori esosi e disonesti) è stimolante e dà luogo a una serie di situazioni divertenti, ma lo svolgimento sconta una seconda parte piuttosto forzata e discutibile (che si salva solo grazie alla simpatia di Pozzetto) nonché la tipica sciatteria di molti film del periodo. Presenze femminili di rilievo (Athina Cenci efficace nel ruolo dell’arpia e Paola Onofri in una delle sue purtroppo poche apparizioni cinematografiche).
Siamo alla fine degli anni '80 e alla fine delle "grandi" commedie di Renato Pozzetto. L'attore è ancora in grado di far ridere con la sua comicità surreale qui condita con un pizzico di nonsense che ha caretterizzato il suo passato. Si affronta il tema alloggio così attuale allora come ai nostri tempi. Athina Cenci regala sempre ottime prove specialmente nel ruolo di donne importanti e in carriera. Film sempre gradevole girato con mestiere da Neri Parenti.
Un Pozzetto già maturo e al di là dell'acme raggiunto nei 4-5 anni precedenti si presta al ruolo di protagonista in questa commedia a tema edilizio, in voga nel periodo storico della pellicola. Se la prima parte ha al suo arco diverse gag gustose, la seconda (in stile Totò e la fontana di Trevi) cala un po', peccando di ridondanza. Nel complesso opera sul farraginoso andante, che pecca anche della mancanza di comprimari decenti (difetto comune nell'universo filmico pozzettiano). Colonna sonora vivace.
MEMORABILE: Le notti all'ostello per immigrati, condite da continui rimproveri.
Da commesso gioielliere a truffatore seriale: è la parabola del protagonista che, causa crisi degli alloggi, si trasforma in incallito venditore di abitazioni non sue. La solita "maschera" Pozzetto regge un film dalla verve comica a fasi alterne, dove una certa banalità è costellata di alcune situazioni azzeccate e battute fulminanti, su una trama "esemplare" che attraversa in modo iperbolico (ma non troppo) le stazioni di una difficile ed empatica quotidianità. Visto a decenni di distanza, un (per certi versi) interessante documento di un’epoca.
Milanese si trasferisce a Roma ma viene raggirato. Soggetto misero sulla crisi degli alloggi con conseguente ricerca del tetto prima, a sfruttare la situazione poi. Pozzetto propone lo stile visto in Un povero ricco e lo arricchisce con qualche mandrakata. Prima parte accettabile perlomeno per qualche battuta surreale, mentre nel prosieguo le idee finiscono presto e la relazione amorosa è scritta male e conclusa peggio. Musiche mezze elettroniche figlie dei tempi che lasciano un velo di sconforto. La Onofri non sfigura.
MEMORABILE: La casa del nano; La segretaria bambina; La spirale; In negativo: a letto con l’orsacchiotto.
Trasferitosi da Milano a Roma, un ex commesso di una gioielleria finito sul lastrico diventa abile truffatore. Commedia abbastanza convincente ed effervescente, con un Renato Pozzetto davvero in parte: molte le sue gag di valore, nel film. La storia al contrario non è niente di eccezionale o indimenticabile, ma ha il pregio di intrattenere. Mediocre la colonna sonora.
Un onesto impiegato di Cartier di Milano si trasferisce a Roma. Qui finirà in un battibaleno truffato e sfrattato. Dovrà trovare una soluzione alternativa che lo riabiliti e che gli faccia guadagnare in fretta del denaro. La commedia firmata da Neri Parenti tocca un nervo scoperto di quel periodo che era quella degli alloggi e lo fa costruendovi attorno una storia che sfrutta tutta la verve comica di Pozzetto, molto a suo agio nelle parti di chi deve adattarsi a un nuovo stile di vita. Alcune cose non funzionano proprio benissimo, ma si riesce a chiudere un occhio.
MEMORABILE: La Pensione Libano; La OST di Dario Baldan Bembo.
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Markus ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Markus ebbe a dire: L'OST del film in oggetto è stata composta dal cantautore Dario Baldan Bembo. Sono tutti pezzi strumentali tranne che i titoli di coda per i quali è stata inserita la canzone CI TROVEREMO LA' (cantata dallo stesso autore insieme a una corista a me ignota).
L'lp con la colonna sonora è - al momento - inedita.
E una della più belle canzoni italiane mai scritte per una commedia, oltretutto credo sia stata scritta apposta per il film e quindi nè lp nè il pezzo è mai stato editato dall'autore. Una canzone fondamentalmente triste per un film molto divertente.
Purtroppo l'lp con la colonna sonora del film CASA MIA CASA MIA non è mai uscito ed è un peccato perché, oltre a questo brano, ci sono molti altri bei pezzi suonati con il sinth (allora in voga). Il brano “Ci troveremo là” è stato inserito nell'album di Dario Baldan Bembo UN PO’ PER VIVERE, UN PO’ PER SOGNARE (uscito nel 1991), ma occorre osservare che, rispetto alla versione che si sente nel film del 1988, ha un diverso arrangiamento; insomma è stata rifatta. Al momento per ascoltare la versione originale del brano occorre guardare il film nei titoli finali.
Non sapevo che l'autore avesse fatto uscire un suo disco con la canzone del film anche se in versione riarrangiata.
La partita che Mario Bartoloni (Renato Pozzetto) e Aldo Giannetti (Gianfranco Agus) vedono a casa di quest'ultimo è Italia-Portogallo3-0 del 05/12/1987 giocata allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, 8° partita del gruppo 2 della Qualificazione degli Europei 1988.
Come prova possiamo notare i tifosi con l'impermeabile giallo e celeste sopra la scritta "Beretta salumi" e la maglia della squadra avversaria dell'Italia:
@Fedemelis: bravo io avevo individuato che era il Portogallo ma non la partita precisa. Perfect!
CuriositàZender • 21/10/15 18:48 Capo scrivano - 48335 interventi
Direttamente dalla scarna collezione Zender, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (martedì 4 dicembre 1990) di Casa mia casa mia...:
Oggi ho rivisto qualche scena e mi sono reso conto che questo film è la storia di Berlusconi!
DiscussioneAlex75 • 9/01/18 17:07 Call center Davinotti - 710 interventi
Ruber ebbe a dire: Rivedendolo ieri sera ho avuto molta nostalgia, di quel Pozzetto e di quel film in particolare cosi ben riuscito oltrechè divertente, probabilmente l'ultimo insieme a Piedipiatti di quel filone che ha contraddistinto il grande Renato.
Dei film girati da Pozzetto in quegli anni questo è l'unico che accosterei ai suoi classici, anche se si percepisce un certo calo qualitativo. Da grande è più riuscito, ma l'ho sempre trovato piuttosto sui generis.. Ho visto pochi suoi film dei '90 e l'unico che mi è piaciuto veramente è Non più di uno, e anche questo lo ritengo atipico per i suoi toni seriosi.
MusicheAlex75 • 9/01/18 17:12 Call center Davinotti - 710 interventi
Ruber ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Markus ebbe a dire: L'OST del film in oggetto è stata composta dal cantautore Dario Baldan Bembo. Sono tutti pezzi strumentali tranne che i titoli di coda per i quali è stata inserita la canzone CI TROVEREMO LA' (cantata dallo stesso autore insieme a una corista a me ignota).
L'lp con la colonna sonora è - al momento - inedita.
E una della più belle canzoni italiane mai scritte per una commedia, oltretutto credo sia stata scritta apposta per il film e quindi nè lp nè il pezzo è mai stato editato dall'autore. Una canzone fondamentalmente triste per un film molto divertente.
Purtroppo l'lp con la colonna sonora del film CASA MIA CASA MIA non è mai uscito ed è un peccato perché, oltre a questo brano, ci sono molti altri bei pezzi suonati con il sinth (allora in voga). Il brano “Ci troveremo là” è stato inserito nell'album di Dario Baldan Bembo UN PO’ PER VIVERE, UN PO’ PER SOGNARE (uscito nel 1991), ma occorre osservare che, rispetto alla versione che si sente nel film del 1988, ha un diverso arrangiamento; insomma è stata rifatta. Al momento per ascoltare la versione originale del brano occorre guardare il film nei titoli finali.
Non sapevo che l'autore avesse fatto uscire un suo disco con la canzone del film anche se in versione riarrangiata.
Il testo dovrebbe essere di Adelio Cogliati, collaboratore storico di Eros Ramazzotti e Anna Oxa.
DiscussioneZender • 9/01/18 17:39 Capo scrivano - 48335 interventi
Alex75 ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Rivedendolo ieri sera ho avuto molta nostalgia, di quel Pozzetto e di quel film in particolare cosi ben riuscito oltrechè divertente, probabilmente l'ultimo insieme a Piedipiatti di quel filone che ha contraddistinto il grande Renato.
Dei film girati da Pozzetto in quegli anni questo è l'unico che accosterei ai suoi classici, anche se si percepisce un certo calo qualitativo. Da grande è più riuscito, ma l'ho sempre trovato piuttosto sui generis.. Ho visto pochi suoi film dei '90 e l'unico che mi è piaciuto veramente è Non più di uno, e anche questo lo ritengo atipico per i suoi toni seriosi. Direi che convengo su tutto, anche sugli altri film. Forse l'ultimo pozzettiano "tipicamente Pozzetto".