LE "VERE" QUATTRO MOSCHE (CONTIENE SPOILER)Dobbiamo forse a un uomo di Amburgo se le mosche argentiane si sono potute imprimere negli occhi di Dalia. Luigi Cozzi ha sempre sostenuto che la sua trovata dell'ultima immagine fissata nella pupilla della morta fosse piaciuta molto ad Argento ma che a quell'epoca il regista era refrattario alle storie improbabili, fantascientifiche. Così lo sceneggiatore, per rassicurarlo, gli disse che aveva letto sul "Corriere della sera" che una sperimentazione del genere era già in corso in Germania.
(Cfr. a partire dal minuto 16, Intervista a Luigi Cozzi, in "Giallo argento su velluto grigio", documentario negli Extra del DVD del film).Vediamo un po':
* "Nell'occhio della morta il fotogramma dell'assassino?", in "Corriere della sera", 1 dicembre 1970, pag.10.
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"Nell'occhio della vittima l'immagine dell'omicida?", in "Corriere d'informazione", (versione pomeridiana del "Corriere della sera"), 1-2 dicembre 1970, pag. 11.
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"L'uomo di Amburgo risolverà il giallo del Garda?", in "Corriere d'informazione", 2-3 dicembre 1970, pag.11.
Dovrebbero essere queste (o almeno una di queste)
le pezze d'appoggio scientifiche fornite da Cozzi al Dario dubbioso. Per esattezza filologica va precisato che Cozzi dice: "Quando lavoravamo alla sceneggiatura (...) mi ricordo che sul "Corriere della sera" trovai una notiziola: diceva che la polizia in Germania stava per sperimentare una macchina che forse avrebbe potuto leggere l'ultima immagine sulla pupilla di una persona morta".
(Cfr. Intervista a Luigi Cozzi, cit.)Ma a parte l'orientamento "germano-centrico" del ricordo di Cozzi, torna tutto con il resto della sua intervista. L'esperimento da fare sulla pupilla di una morta, la notizia letta sul "Corriere della sera", cito Cozzi: "Quando lavoravamo alla sceneggiatura" (e gli articoli, come si vede, sono dei primi del dicembre 1970), e l'esperto venuto dalla Germania con la sua macchina (vedremo meglio in seguito).
Prima di procedere con qualche citazione più interessante per quello che riguarda gli aspetti che ci interessano, per una migliore comprensione complessiva, contestualizzo brevemente il fatto di cronaca.
Il 30 settembre 1970 una donna (non serve fare il nome)
scompare da Seriate. Tre giorni dopo viene ritrovata carbonizzata nelle acque del lago di Garda, all'altezza di Sirmione. Viene identificata grazie ai gioielli e soprattutto alle perizie disposte su capelli, unghie e gruppo sanguigno. Nei giorni successivi la stampa veicola un notevole senso d'ottimismo sugli esiti dell'indagine: il 12 novembre si dice che l'assassino "ha le ore contate"; il 26 che il mistero sta per essere svelato: pare che il giudice istruttore "abbia firmato due ordini di cattura, quattro secondo altra fonte". (
Cfr. "Il giallo di Sirmione verso l'ultimo capitolo", in "Corriere della sera", 26 novembre 1970, pag.10).
E invece niente. Alcuni sospettati ma nessun imputato.
Allora ecco l'idea del giudice istruttore: invitare a Brescia da Amburgo
un esperto in fotografia il quale, nel suo paese, si sarebbe messo in luce per una serie di singolari esperimenti. "Egli cioè, insieme con alcuni specialisti in neurologia, sarebbe riuscito a ricavare, dal cristallino dell'occhio di cadaveri, l'ultima immagine che vi fu riflessa"
(cfr. "Nell'occhio della morta il fotogramma dell'assassino?", Corriere della sera, cit.)
Le indiscrezioni vengono confermate dal successivo articolo del
"Corriere d'informazione" (1-2 dicembre 1970, cit.) che nell'edizione del 2-3 dicembre (cit.) testimonia
la "viva attesa negli ambienti del palazzo di giustizia per l'arrivo dell'uomo di Amburgo incaricato di fotografare l'occhio della vittima di Sirmione e ricavarne, in quanto possibile, una fotografia che si spera sia quella dell'assassino".Per la cronaca: lo studio fotografico, definito dal giornalista "molto fantascientifico" non portò i risultati sperati e l'assassino, per quanto ne ho potuto sapere, rimase sconosciuto.
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* Precisa
Nicola81 il 27/12/24 che la trovata della fotografia rivelatrice scattata alla retina della vittima era già stata utilizzata in un
albo di Diabolik, per l'esattezza il n. 42, dal titolo
L'uomo di fuoco e uscito nel settembre 1965.
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