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Ultimo: Film tv ispirato al rapimento di Dante Belardinelli del 1989. Il regista si concentra sulla squadra di agenti speciali gidati dal bravo Zingaretti e gestisce in maniera coinvolgente i momenti organizzativi della squadra (la preparazione all'assalto; il piano per ingannare i rapitori). Meglio la seconda per un prodotto niente male, che piacerà sopratutto ai fan delle fiction made in Italy.
Puppigallo: Il film, quel poco che dice lo dice molto bene, grazie alla verve e all'affiatamento dei due protagonisti, così terrorizzati dalle conseguenze di ciò che stanno facendo da... Inoltre Totò ha la sfortuna di avere il figlio finanziere e la faccia che fa quando viene a sapere che è sulle tracce di una banda di falsari è impagabile. Come spesso accade, quando escono di scena i due istrioni il film precipita. Lo spaccio della prima banconota è un gioiello, ma anche la sua produzione. Da vedere.
R.f.e.: Fumettistico peplum di Caiano (con tanto di raduno iniziale degli dei sul monte Olimpo, altrettanto ridicolo di quello che si può vedere in Scontro di titani o in Vulcano figlio di Giove...) non totalmente disprezzabile e con una apprezzabile fotografia a colori di Alvaro Mancori. Trash, ma abbastanza divertente.
Galbo: Se si sorvola sull'ovvia inverosimiglianza della trama (basata sull'assunto dell'adozione di un topo al posto di un bambino), si può trarre da qualche motivo di godimento da questo film di Rob Minkoff, a patto di non aspettarsi troppo. Il motivo principale di interesse è senza dubbio dato dai buoni effetti speciali. La storia porta a qualche insegnamento morale sulla tolleranza della diversità ma lo zucchero è profuso a piene mani. Mediocre il doppiaggio italiano.
Fabbiu: Classico del cinema, ultra menzionato nella scena del campanile entrata ormai nell'immaginario comune. Impeccabile giallo nello sviluppo della vicenda intrigante e curiosa, anche se di tanto in tanto annacquata dal solito stile d'epoca di quando si mette in scena una relazione amorosa; gli ultimi secondi comunque sono gelidi, il finale è in se un capolavoro che vale tutto il film.
Daniela: Un bambino orfano di padre e trascurato dalla madre scopre i valori dell'amicizia attraverso il rapporto con un maturo vicino di casa, dal passato misterioso e in fuga per motivi che solo il piccolo riuscirà a comprendere... Dal filone non horrifico di King, un racconto di formazione elegantemente impaginato e ben interpretato da tutto il cast, Hopkins in testa, all'insegna del rimpianto per il tempo perduto. Ma il piccolo miracolo di Stand by me non si ripete: il film si fa seguire con interesse ma non conquista, né convince fino in fondo.
Galbo: Tratto dal romanzo di Robert Wilder, è il classico melodramma che ha per protagonista una donna contesa da due uomini. La vicenda è ricca di colpi di scena, quasi sempre in chiave drammatica in pieno stile Duoglas Sirk. La pellicola ha una grande eleganza formale e si segnala per la buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. Regia di alto livello.
Galbo: Commedia italiana piuttosto gradevole che tocca con leggerezza temi importanti come la disoccupazione e la delicatezza dei rapporti interpersonali. I protagonisti si rivelano validi attori anche al di fuori del circuito del cabaret grazie ad una buona sceneggiatura che dà il meglio di sè nella prima parte del film per poi scadere leggermente nella seconda. Il film merita comunque una visione.
Raremirko: Meirelles (quello di City of God) ci ha pure messo mano, ma il film non va oltre il livello discreto, anche rivedendolo dopo anni. Ottimo Sheen, funzionale la Mara (anche se le loro sequenze paion troppo slegate dal resto del film) e il lungometraggio ha pure un impianto favolistico. Dimostrativo (chiare le critiche a polizie e politica), ben fotografato, poco originale, si vede con tranquillità ma non lascia alcun segno. Una storia onesta sul proletariato che fa buone azioni.
Rullo: La vita di due giovani ragazzini all'interno di un ambiente scolastico a loro ostile. Si affrontano tematiche come bullismo e discriminazione scolastica e i due protagonisti cercheranno in tutti i modi di ottenere quella popolarità tanto ambita. Ci sono alcune idee interessanti e il cast fa un buon lavoro, ma alla fine della visione la pellicola lascia poco.
G.Godardi: Al di là della sua triplice valenza etica-estetica-morale tipica del neorealismo, è interessante notare come questo film sia un vero spettacolo visto ancora oggi. Merito del suo grande ritmo quasi da thriller, delle scene di tortura (pre hostelliane?), della commistione dramma con elementi da commedia (la padellata), della geniale trovata di far morire la protagonista a metà film, espediente che sarà riutilizzato da Hitchcock in Psycho, e infine dello splendido finale. Un Rossellini coi fiocchi appena uscito dalla Trilogia propagandista. Imperdibile.
Homesick: Anima di questa volatile commedia basata su un tema classico – l’impossibile amicizia tra uomo e donna - è De Luigi, che conferma di possedere stoffa da comico di tutto rispetto nei panni “verdoniani” del goffo dal cuore buono e generoso. La regia sicura di Veronesi ottiene prontezza di dialoghi in sketch non di rado divertenti, mentre i comprimari di De Luigi convincono ora più (la sagace disadattata Solarino, sempre più somigliante a Florinda Bolkan), ora meno (l'insopportabile Casta affetta da immaturità cronica, il playboy Giannini). Del tutto trascurabile il gieffino Montrucchio. **/**!
MEMORABILE: I vari numeri di De Luigi: l’amplesso simulato; gli attacchi di afonia; l’etilometro; il metal detector.
Pigro: Un omicida infierisce fra gli attori di una scalcinata compagnia teatrale? Niente paura, c’è Miss Marple! Ennesima riduzione di un giallo di Agatha Christie, ma poco inquietante e un po’ troppo umoristica. Margareth Rutherford (la Tina Pica d’oltremanica…) è piacevole come sempre e la visione del film – pur non fondamentale – fa passare un’oretta e mezzo piacevole e senza danni.
Magnetti: Inizio che ha tutte le caratteristiche della solita commedia romantica. Poi l'unico spunto interessante del film: la rivelazione del vero carattere del marito. Un bastardo da competizione con la sua teoria della superiorità dell'uomo sulla donna. Il mio interesse è finito qui, perchè il resto è prevedibile e poco originale. Stupisce che alla regia ci sia il Micheal Apted di film di ben altra caratura. Ricorda molto A letto con il nemico, ma li la protagonista femminile almeno era decente (Julia Roberts).
MEMORABILE: L'amante che chiamail marito "Ciao pasticcino"... ma a rispondere è la moglie "non sono il pasticcino, sono la panettiera"
Alex75: Viaggio in sei tappe, dalla Sicilia alla Pianura Padana, per descrivere senza abbellimenti il dramma collettivo e al tempo stesso individuale della guerra ed esprimere senza retorica il riscatto di un Paese diviso, con un messaggio affidato, nel più puro spirito neorealista, alla spontaneità di attori presi dalla strada, quasi tutti non doppiati. Per quanto gli esiti siano diseguali (i segmenti migliori sono quello napoletano e quello fiorentino, il più profondo quello appenninico, mentre gli altri sono riusciti a metà e a tratti pesanti), ne risulta un quadro di grande compattezza.
MEMORABILE: I sei finali, asciutti e quasi lapidari; Gli scorci di Firenze deserta; Il partigiano nel fiume.
Ryo: Rivisto con occhi da adulto non è più così divertente ed è ricco di difetti. Effetti speciali invecchiati malissimo, errori di trama (nonostante in alcune scene ci sia il rosso, lui riesce comunque a usare i poteri) e mancate precisazioni su cosa possa fare con i suoi poteri rendono il film piuttosto infantile e cartoonesco, da non prendere troppo sul serio. La colonna sonora è invece mitica e vale la pena guardarlo anche solo per il tema principale.
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Maik271: L'importato Ken Clark attivo nella decade 60/70 in peplum e spy movie italici ha anche lavorato in qualche western casereccio come in questo caso. Qui l'impronta quasi fumettistica impressa alla pellicola rende la storia poco avvincente, le scene d'azione per nulla verosimili e le ambientazioni che sembrano tutte uguali non attirano certo l'interesse dello spettatore navigato (se non forse per le scene notturne, di chiara impronta baviana).
Ciavazzaro: Sufficiente. Meglio di altre produzioni vanziniane recenti, ma i limiti rimangono e anche ben marcati. Ci sono Carol Alt (e questo rende gradevole per certi versi la visione), l'insopportabile Matteo dei Cesaroni e la Stella che fa la Pravo (dimostrandosi però un'orrenda brutta copia). Non tutto fa pena, ma il livello è medio-basso.
Daniela: Sequel, più incentrato sugli aspetti familiari che su quelli scolastici, con gli stessi pregi e difetti del primo capitolo. Fra quest'ultimi, una certa banalità di fondo, il non saper sfruttare appieno tutto le occasioni di divertimento offerte dalla trama, un cast adulto ben poco convincente. D'altra parte si tratta di un'operina simpatica, cui giova la mancanza non solo di volgarità ma anche di pretese. che presenta l'antagonismo fra due fratelli maschi in maniera piuttosto realistica (lo dico per esperienza personale). Particolarmente carini gli inserti a cartoni animati.
MEMORABILE: La lettura in classe del tema su com'era il mondo cento anni fa
Gabrius79: Un sequel piuttosto ritmato e con un susseguirsi di scenette spesso divertenti che in alcuni casi sconfinano nel macchiettismo (azzeccata la gag della borsetta di Nancy che viene svuotata da Ninella). Tutti sono un po' protagonisti e tutti più o meno assolvono al loro compito. La Calzone e Placido bravi, Scamarcio e Chiatti sufficienza piena. Ad Attili, Pivetti, De Santis, Berardi e Riccobono spettano le parti più divertenti. Fotografia anche stavolta ineccepibile. Tutto sommato godibile, anche se per la cena si deve aspettare almeno un'oretta.
124c: Film animato dei Teen Titans go in cui i cinque supereroi fanno più gli spettatori che i protagonisti, perché le vere eroine sono le DC Super Hero Girls (Wonder Woman, Batgirl, Supergirl e altre), che ci trascinano in un'avventura divertente contro la Legion of Doom di Lex Luthor (per l'occasione alleata con una fantasma kryptoniana che vuole tornare in vita). Un non team up fra supergruppi DC animati che incredibilmente funziona, tanto basta la Supergirl metallara e forzuta come eroina esagerata e confusionaria. Puerile, ma colorato e ricco di guest star eroiche.
Puppigallo: Benigni trasforma, agli occhi di un innocente, la persecuzione in una burla (le scritte antisemite, il cavallo pitturato, i divieti) e un campo di concentramento in un luogo di "vacanza" con annesso gioco per vincere un carroarmato. E' in questo film che esce tutta la sua sensibilità, la gioia di vivere e l'adorazione che ha per la donna, vista quasi come un essere soprannaturale davanti al quale non possiamo che arrenderci piacevolmente, facendoci conquistare. La pellicola è allegra (la sfilata sul tavolo), triste (la realtà), malinconica (lo zio) e a tratti, persino poetica. Da vedere.
MEMORABILE: La camminata burlesca di Benigni, che si accorge, mentre i tedeschi con le armi spianate lo portano via, che il figlio lo sta guardando.
Lupoprezzo: Non mi ha convinto questo film di Spielberg: grande dispiegamento di effetti speciali, ma sono troppe le incongruenze e certe scene sono incomprensibili (lascia senza parole l'eccessivo senso del dovere da parte del figlio di Cruise che non possiede armi ma probabilmente indossa il giubbotto, antinucleare, di Fonzie, "Ehi!"). A parte Tim Robbins (che avrebbe fatto felice Charlton Heston) il resto del cast è sciapo. Di indubbio valore la scena della macchina (questa sì di forte impatto) e nello scantinato ritroviamo un po' lo Spielberg che conosciamo.
Zio bacco: Remake intelligente e perfettamente riuscito dell'originale, con ambientazione storica realistica e congruente. Pacino è da urlo, al pari di tutti gli attori coinvolti (Loggia, Pfeiffer, ma anche Bauer, Abraham, il magnetico Shenar e tutti i comprimari). Il ritmo alto e la bellezza di alcune scene memorabili (l'uccisione di Suarez su tutte) incollano lo spettatore allo schermo, malgrado l'imponente durata. La morale elementare dell'arricchito Montana alla fine cede all'intellettuale Sosa, nel più degradante nichilismo. Da lode Moroder. Cult!
Giacomovie: Un giornalista fa amicizia con uno spericolato pilota d'aerei e si innamora di sua moglie. Il film racconta vicende di amarezze e rimpianti in modo misurato sia nello sviluppo che nei dialoghi. Non mancano però i momenti intensi, come pure i contrasti tra il pessimismo e l'allegria. La fascinosa Dorothy Malone ha una "bellezza malinconica" che è adatta ai ruoli drammatici.
Caesars: Oramai i film dedicati all'orrore generato dal nazismo non si contano più, però questa pellicola si aggiunge alla serie potendo vantare una notevole delicatezza nel racconto e il fatto di riuscire a emozionare senza cadere nel patetico. Buona l'idea della morte come voce narrante e molto efficaci quasi tutte le interpretazioni (quella della giovane protagonista su tutte). Poco convincenti invece gli "effetti speciali" (pochi in verità). Per il resto un film da vedere sicuramente.
Mutaforme: Simpatica commedia che vede alle prese il vecchietto Robert De Niro con una giovane donna in carriera (Anne Hathaway). Il connubio funziona, gli attori sembrano ben amalgamanti, lo stesso De Niro si cala benissimo nella parte. Due ore di rassicurante allegria. Nonostante il solito eccesso di buoni sentimenti, tipico di questo genere di film, si lascia guardare con piacere.
Gestarsh99: Lo stratagemma impiegato da Iliadis per il suo lussuoso e ben curato remake è ingegnoso quanto ingenuo: basare il livello di estremismo non più sulla violenza psicologica (difficilmente digeribile nell'originale di Craven) ma su quella splatter da tipico torture-porn del nuovo millennio. Un giochetto adattissimo ad infinocchiare le anime pie, ovviando all'impossibilità di ripercorrere certi tracciati oltraggiosi irripetibili (quelli degli anarchici anni '70) tramite l'innalzamento del gore ai massimi livelli. Lo spettatore medio si sazia ma le pancine più scafate e robuste continuano a brontolare.
MEMORABILE: L'inaspettata sequenza finale, davvero ultra-sadica ed iper-gratuita.
Siska80: Ennesima commedia copia e incolla nella quale la solita giovane (e bella) affermata nel mondo del lavoro corre ad aiutare un parente e trova l'amore in un uomo affascinante e dinamico (però scordatevi il finale "al bacio" tipico di film simili, perché qui persino le effusioni sono stringate). In un mare di situazioni più o meno fortuite e straviste sono due le cose che consentono allo spettatore di arrivare sino alla conclusione senza troppi sbadigli: in primo luogo la simpatica e affiatata coppia protagonista; in secondo la durata media. Comunque sia, non fondamentale.
Balbi: Un film che pare realizzato da un'intelligenza artificiale. Le scene di combattimento con le armi sono sintetizzate dai videogiochi sparatutto. La logica con cui si muove il protagonista è andare avanti sparando, senza neanche considerare di avere un piano o di improvvisarlo. Gli antagonisti ugualmente avanzano a ondate senza nessuna precauzione. I corpo a corpo a loro volta sono sintetizzati sui combattimenti di wrestling, per essere spettacolari e non funzionali a vincere. La storia ha una sua intelligenza (artificiale), ma prevale la sensazione di una totale mancanza di umanità.
Saintgifts: Storia non originalissima, ma qui proposta in chiave piuttosto realistica sia dal punto di vista borghese che da quello proletario. La parte forte è quella erotica, in cui Samperi regala momenti che non è giusto classificare softcore e tantomeno patinature: è erotismo lasciato in libertà, o meglio libido che si manifesta a livelli diversi, legati alle diverse posizioni sociali e ai tabù dell'epoca. Quella del farmacista, avanti anni luce rispetto alla bonne (che non è quella che sembrava) e alla signora che chiede solo di essere accesa.
MEMORABILE: Le masturbazioni riflesse nell'accqua, un pezzo da antologia; Il sesso in auto, ovvero come risolvere una situazione in discesa.
Pinhead80: Dopo il meritato successo del primo capitolo ecco tornare le avventure di Diabolik che qui se la dovrà vedere con un piano ingegnoso messo in atto da Ginko per metterlo nel sacco. I Manetti Bros mantengono lo stesso stile registico e continuano a cercare di riproporre pedissequamente i dialoghi e lo stile tipico dei fumetti delle sorelle Giussani. Il vero protagonista del film è Ginko (interpretato da un ottimo Mastandrea), ma il cambio di volto di Diabolik (Gianotti al posto di Marinelli) non è dei più felici e l'opera in generale ne risente parecchio. Un piccolo passo indietro.
Smoker85: Una pellicola che ha fatto epoca e che vede in Stallone l'attore perfetto per incarnarne il protagonista, frustrato e violento ma privo di autentica cattiveria. Molto più cinici e malvagi appaiono i poliziotti che, senza una vera ragione, giocano a torturarlo (in verità, involontariamente, non immaginando lontanamente con chi hanno a che fare) e non riescono a capire in che genere di lotta si stanno impelagando. Nonostante gli anni, il film non appare invecchiato: mantiene la sua carica di tensione ed emotività, specie nel finale.
MEMORABILE: L'abbraccio disperato di Rambo al suo vecchio colonnello, come padre e figlio.
Hanon: Commedia sportiva, ispirata allo sciopero realmente accaduto dei giocatori NFL, che contiene tutti i cliché del genere ma che tutto sommato funziona. Pur nella sua banalità diverte ed è ravvivata dalla presenza di alcuni buoni attori (Keanu Reeves, Gene Hackman, Rhys Ifans, Jack Warden) e da una notevole colonna sonora che contiene alcuni famosi pezzi di musica americana.
Taxius: Tratto da un noto manga giapponese e frutto di un progetto di Cameron durato ben 20 anni, questo Alita, almeno esteticamente è un vero spettacolo. Azzeccata la scelta di Rodriguez alla regia che, pur essendo meno sanguinario del solito, non lesina in violenza e mazzate varie. L'ambientazione distopica è spettacolare così come la CGI. La trama a tratti lascia un po' perplessi per via di qualche lungaggine di troppo e un finale troncato che non soddisfa e fa intendere un futuro sequel. Le due ore e passa di durata volano via.
Minitina80: È sempre un piacere trovarsi tra le mani film simili, in grado di regalare un’ora e mezza di intrattenimento semplice e non pretenzioso. Non inventa nulla di nuovo e nemmeno cerca soluzioni narrative o cinematografiche particolari. Si colloca a metà tra il drammatico e il gangster/noir, avvalendosi di un Van Damme che interpreta molto bene il ruolo per il quale si può sviluppare una discreta empatia. Il classico film non appariscente e poco roboante, ma piacevole da guardare.
Blutarsky: Drammone erotico di Lavia, racconto di una liason tra una moglie tradita e un designatore nullafacente. Sotto pretese autoriali esagerate si cerca di nascondere scelte bizzarre come dialoghi pretenziosi e caratterizzazioni bipolari dei personaggi, che aprono fronti di comicità involontaria. La regia è a tratti suggestiva con piccoli tocchi di raffinatezza, ma la storia stanca alla lunga per il vuoto pneumatico di questa relazione morbosa. L'erotismo delle situazioni è via via più squallido e insensato e infine comico. Assurdo il finale.
Paulaster: Dodici sconosciuti divengono prede all'interno di una tenuta. Si mescolano black comedy, splatter e azione vivendo di momenti alterni dopo che si sono svelati i primi sospetti. Buono il ruolo della Gilpin che strappa più di un sorriso, anche se sembra una killer con un'espressione sola. A tale riguardo, qualche riferimento a Kill Bill sembra evidente. Nota per i ripetuti accenni di natura politica, contro la gestione Trump nello specifico, che più volte sembrano attacchi gratuiti e nemmeno così eleganti (il maialino).
MEMORABILE: Il costo delle sigarette; L'ambasciatore fuori dall'auto; Lo scontro con la Swank.
Nando: Ispirato da fatti realmente accaduti, il film mostra scene di battaglia con il solito realismo che contraddistingue il cinema di Bay. Scene belliche di buon impatto visivo, nonostante la durata che supera ampiamente le due ore. Sprazzi della solita retorica americana e buona denuncia di scarso coordinamento tra vari settori dell'intelligence statunitense.
Jena: Miller torna a trenta anni di distanza al suo leggendario personaggio. Il risultato convince, ma non travolge. Certo si respira aria di deja vu (ma questo vale anche per Star Wars VII) in quanto i richiami all'episodio II ci sono tutti. La scommessa di un film che è quasi un'unica sequenza di azione è vinta, grazie soprattutto alla bellezza delle location australiane. Hardy non vale Gibson anche perché il suo Max è solo quasi di supporto alla Theron, vera protagonista del film.
Festo!: Forse non si staccherà dai cliché del genere, ma i personaggi hanno un loro spessore e la galleria delle fidanzate che viene presentata è semplicemente spassosa. Merito di una sceneggiatura veramente ben scritta, capace non solo di strappare il sorriso, ma di essere anche in alcuni punti davvero profonda. I protagonisti recitano bene, ma tra tutti spicca un delizioso cameo di Ustinov. In definitiva, una piacevole sorpresa: è un peccato che come commedia sia "sottovalutata": è un film da riscoprire!
MEMORABILE: "L'uomo è come un mustang"; L'invito alla procreazione di Ustinov; Il discorso del sacerdote a O'Donnel mentre sono in barca.
Taxius: Divertente action-comedy la cui trama gira intorno al mondo del cinema porno e a una gigantesca frode nell'industria dell'auto di Detroit. Film davvero ben fatto perché è tutta una serie di divertenti gag inserite in una fitta trama, quindi il risultato finale non è solo un mix di gag e battute ma un film complesso. I due protagonisti sono due investigatori privati uno l'opposto dell'altro e ne conbineranno di tutti i colori.
Lou: Giovani studenti universitari affrontano la lotta partigiana sulle montagne del Bellunese, tra entusiasmo e smarrimento. I visi giovanissimi e puliti di Accorsi e degli altri attori trasmettono una sensazione di inadeguatezza che si contrappone all'ardore degli ideali. Non sempre credibile nella rappresentazione dello spirito di battaglia e nella ricostruzione delle scene d'azione.
Enzus79: Il remake del Profumo di donna di Dino Risi è un buon film, confezionato in modo quasi perfetto e, anche se la durata di due ore e mezzo sembra un po' eccessiva, non ci si annoia. Non mancano i soliti cliché americani che tendono a chiudere le storie in modo un po' ruffiano. Al Pacino (premiato con l'Oscar) offre proprio qui una delle sue migliori interpretazioni.
Nando: Un'epopea desertica tra due famiglie rivali e il lucroso avvento del petrolio. Immagini interessanti con bei panorami sulle distese sabbiose e qualche discreta scena di battaglie. Accattivante la differenza ideologica tra vecchie e nuove generazioni, anche se lievemente macchiettistica. Buono il cast, con Banderas a proprio agio nel ruolo.
Ciavazzaro: Incommentabile. Claudio Amendola non è neanche lontanamente paragonabile a Tomas Milian, il resto del cast è abbastanza sottotono, certe trovate proprio discutibili. Toccare i miti è sempre una cosa pericolosa, perché li si ridicolizza, come in questa occasione. Al rogo pellicole del genere.
Didda23: Simpatica commedia romantica che gioca sul presupposto che gli "opposti alla fine si attraggono". Niente di originale da un punto di vista narrativo (finale, ovviamente, compreso), da annoverare nella schiera di quei film "rassicuranti" e che danno speranza agli eterni sognatori. Formalmente si vede che c'è una produzione di livello che lo discosta da molti prodotti alla Hallmark. I protagonisti sono - more solito - bellissimi e brillanti, anche se le rispettive caratterizzazioni non sono proprio tondissime. Un'opera indicata unicamente agli appassionati del genere.
MEMORABILE: Le visioni differenti in ambito lavorativo; L'appuntamento fatto per ingelosire; In ascensore.
Nando: La contrapposizione tra lo scempio del corpo di Mussolini e dei gerarchi con l'eccidio di quindici partigiani in piazzale Loreto. Damiani con immagini di repertorio ed interviste a gente comune, parenti di vittime ed ex-partigiani, ricostruisce lucidamente il momento storico evidenziando la forte dignità di coloro che vissero il delicato e tragico momento storico. Interessante la visione di Milano agli albori degli Anni Ottanta.
Teddy : Terzo film che vede ancora una volta l’eroina Miss Murple alle prese con un curioso giallo da risolvere. Leggermente più intricato rispetto ai suoi precedessori ma sempre estremamente spassoso, ululante di mistero e di sottile impudenza. Ben scritto e ben interpretato, ambientato all’interno di una stramba e inverosimile compagnia teatrale, piombata garbatamente nel caos.
Paulaster: Un incontro tra due opposti sia d’età che nella mimica in una cittadina spoglia come Civitavecchia. La sostanza, per un film quasi unicamente parlato, regge grazie all’interpretazione nostalgica e d’impeto di Mastroianni, mentre Troisi si limita nei gesti e almeno all’inizio sembra impacciato. Ottimi comunque i dialoghi quando si fanno rabbiosi. Regìa che si fa notare solo per un paio di inquadrature lente. La Parillaud è carina ma sopra le righe come una ragazzina.
Homesick: Il nadir del western italico, in confronto al quale le pellicole di un Fidani o di un Mulargia sono quasi capolavori. Veramente e letteralmente brutto, con attori maldestri, regia vacante, dialoghi insulsi, ambientazione alpina vergognosamente spacciata per l'America... Inguardabile e irrecuperabile.
Markus: Storie di giovani, spionaggio e affetti a San Donà di Piave durante il primo conflitto mondiale. L'opera di Bianchi pecca per eccesso di messaggi patriottici (peraltro esternati fuori tempo massimo, benché sia un film d'ambientazione storica), ma è dotato di buoni momenti di tensione avvalorati dal continuo uso di brani popolari che ci riconducono a quel (brutto) periodo. Gino Cervi è indubbiamente un valore aggiunto sul fronte delle interpretazioni, mentre Milly Vitale si ha la netta sensazione che sia lì per soddisfare l'occhio maschile.
Kanon: Rien a faire. Nulla può l'improbabile coppia di stelle cadenti Andrews-Mastroianni dinanzi a simili po(r)chade. Un prêt-à-porter dei clichés: l'italiano gran viveur, guicciardinesco latin lover (inde)fesso tra ma(s)chi(li)smo e mammismo e l'inglesina self control, pragmatica ed algida da tè delle cinque. Svaporata farsetta di trombati che finiranno... ci siam capiti. Sullo sfondo aleggia una torre Eiffel che assume - alla luce di tutto questo - inquietanti simbolismi fallocratici. Champagne annacquato. Prosit!
MEMORABILE: Mastroianni che spara un rutto in faccia alla Andrews.
Luluke: Trama un po' contorta che può sembrare faticosa da seguire con i suoi continui flashback, per giunta diversi tra loro, visto che devono fornire una ricostruzione della storia che si avvicini alla verità degli eventi, ma un passo alla volta. Con il doppio finale che la complica ancora più e forse risulta spiazzante. Ma il film funziona: il ritmo c'è, la qualità delle riprese è davvero eccellente e la coppia Travolta-Jackson funziona a meraviglia. Molto bene anche la Nielsen, già Lucilla ne Il gladiatore, che avrebbe meritato maggiore considerazione nel cinema di quegli anni.
Capannelle: Simpatico, appare ben sorretto dai giovani intrepreti (e questo ormai non è una novità) e da una fotografia ben dosata. E' anche narrativamente esagerato (soliti poliziotti corrotti e inefficienti) e ricco di incongruenze nonché di noiosa musica rap. Oltre ai ragazzini segnalo anche il prigioniero, protagonista di una sequenza toccante.