Odio implacabile - Film (1947)

Odio implacabile
Locandina Odio implacabile - Film (1947)
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Titolo originale: Crossfire
Anno: 1947
Genere: drammatico (bianco e nero)

Cast completo di Odio implacabile

Note: Tratto dal romanzo di Richard Brooks "The Brick Foxhole", in cui il fattore scatenante dell'odio omicida non è l'antisemitismo, bensì l'omofobia.

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Tutti i commenti e le recensioni di Odio implacabile

TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/07/10 DAL BENEMERITO PAU
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Pau 24/07/10 03:19 - 125 commenti

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Bel noir di taglio realistico, atipico per l'ambientazione post bellica e notevole per i temi affrontati (l'antisemitismo in primis, ma affiora strisciante la questione del reinserimento dei reduci di guerra nella vita civile). La regia di Dmytriyk valorizza i volti dei protagonisti, in particolare esalta l'interpretazione di Robert Ryan: il suo Montgomery (maschera ruvida, andatura meccanica, postura tesa e un che di inesorabile nella figura), soldato incapace di riadattarsi alle sfaccettature della vita borghese, non si dimentica facilmente.
MEMORABILE: Il discorso sull'odio tenuto dal poliziotto Finlay/Robert Young al soldato Leroy/William Phipps.

Saintgifts 7/07/14 23:33 - 4098 commenti

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Ci vuole un movente per uccidere, le indagini per scoprire l'assassino si basano principalmente su questo fatto; e se il movente sembra non esserci? Il film non è solo un'indagine per scoprire chi ha ucciso Samuel, è anche la ricerca dei possibili guasti che una guerra può provocare su chi l'ha combattuta, fino a far assomigliare il buon soldato al cattivo nemico. I tre Robert attori sono formidabili: ognuno dà il giusto volto e le giuste movenze al proprio personaggio, la fotografia dark e la regia fanno il resto. Notevole.

Galbo 2/07/15 18:54 - 12641 commenti

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Edward Dmytryk dirige un noir postbellico la cui vicenda ruota intorno all'omicidio di un uomo ebreo. Non conta tanto la storia quanto, come spesso accade nelle opere del genere, l'atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi. I soldati, terminato l'impegno bellico, avvertono un vuoto esistenziale (che la sceneggiatura descrive benissimo) che trova talora sfogo nella violenza, scatenata in questo caso dall'odio razziale. Splendida la fotografia in bianco e nero e ottima la prova del cast. Da vedere.

Faggi 4/06/16 22:43 - 1551 commenti

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Noir (atipico) dei tempi d'oro del genere, inizialmente intricato, poi lineare. Svolgimento originale; prima parte con flashback e più voci narranti, ognuna con una sua "verità": quella autentica viene ingegnosamente celata sino a metà film, poi si gioca a carte scoperte e i personaggi saranno occupati a venire a capo (e a incastrare il colpevole) di una meschina vicenda d'assassinio. È un prodotto denso e intenso, con bei dialoghi, cast e interpretazioni di valore, ben congegnato e riuscito.

Daniela 29/07/16 09:19 - 13269 commenti

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Accanto ad un cadavere vengono rinvenute prove che sembrano incastrare come colpevole un soldato non in grado di dimostrare la propria innocenza. Il delitto sembra non avere movente ma... Thriller cupo dal taglio impressionistico, in cui Dmytryk coniuga il tema del disorientamento dei reduci nell'immediato dopoguerra con quello dell'antisemitismo e più in generale del razzismo, un odio irrazionale e pericoloso come un'arma che può accanirsi di volta in volta contro chiunque, come spiega il detective incaricato delle indagini. Gran bel cast, in cui primeggia Ryan in uno dei suoi ruoli migliori.
MEMORABILE: Lo scambio di battute fra la ragazza del bar ed il soldato: "Io lavoro per vivere" "E cosa fate quando non lavorate per vivere?""Vivo"

Nicola81 31/03/20 18:56 - 2974 commenti

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Quando il noir americano trattava anche scottanti problematiche sociali. Da un romanzo del futuro regista Richard Brooks, Dmytryk dirige con asciutta essenzialità uno dei primi film in assoluto a occuparsi non solo dell'antisemitismo, ma anche del problematico reinserimento dei reduci dalla guerra, specchio dello smarrimento di un'intera nazione. Ottimo il cast: a spiccare è Ryan nel ruolo che per lui rappresentò il trampolino di lancio (con annessa nomination all'Oscar), ma Young poliziotto è quasi altrettanto bravo; più defilato Mitchum.

Myvincent 2/11/20 15:37 - 3987 commenti

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Finita la guerra, le ferite umane interne sono ancora evidenti e l'odio è uno stato d'animo che cresce inesorabilmente nelle menti piùmalvagie. Il film è uno spaccato efficace del mondo militare, fatto di solidarietà, ma anche di tanta vigliaccheria. Nel romanzo da cui è tratto il tema centrale era l'odio implacabile verso l'omosessualità ed è facile ricostruirne la storia per sostituzioni tematiche. Attori diretti magnificamente e una Gloria Grahame in odore di Oscar. Imperdibile.

Giùan 22/10/22 11:42 - 4925 commenti

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Importante noir diretto dal controverso ma sempre interessante Dmytryk, tratto, è il caso di ricordarlo, da un altrettanto coraggioso libro del presto regista Richard Brooks. Girato in evidente economia di mezzi, che tuttavia, come conviene spesso al genere, irrora il film di stringata tensione pervasiva, è un atto d'accusa per nulla manicheo rivolto all'antisemitismo della società americana che pure aveva combattuto e sconfitto il nazismo. Decisivo l'apporto del cast, dal viscidamente febbrile Ryan al magnetico cameratismo di Mitchum, passando per la malinconica entraineuse Grahame.

Siska80 17/08/23 10:19 - 5001 commenti

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Durante una rissa in un bar un uomo uccide un ebreo per odio razziale e cerca di far incolpare un'altra persona. Bel poliziesco che parte ad omicidio già avvenuto facendoci respirare sin dall'inizio l'aria malsana del sospetto e dell'ingiustizia grazie a un ritmo serrato, a un cast veramente ottimo e ad alcuni dialoghi che rimangono impressi. L'ingegnosa sceneggiatura cambia il movente dell'omicidio (che nel romanzo da cui è tratto è di natura omofoba), riuscendo comunque nell'intento di far riflettere sull'accanimento di molti verso ciò che considerano diverso/inferiore. Notevole.
MEMORABILE: "Sappiamo combattere, ma non sappiamo chi combattere" (cit. l'ispettore); La trappola finale.

Kinodrop 31/12/24 18:35 - 3374 commenti

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Un gruppo di reduci dalla Seconda Guerra Mondiale si trova coinvolto in un misterioso omicidio ai danni di un uomo ebreo e le indagini convergeranno su un ex soldato che come tanti altri non si riadatta alla vita civile. Fatto salvo l'impegno ideologico antirazzista e libertario del messaggio di fondo, si tratta di una narrazione alquanto legnosa e asfittica sui moventi psicologici dei vari personaggi, in una girandola di ipotesi e di smentite schiacciate da una ambientazione monotona e priva di un contesto action che avrebbe fatto la differenza. Punto a favore, il discreto cast.

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Paulaster 28/03/25 18:00 - 4876 commenti

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Un uomo viene ritrovato morto dopo una serata passata con alcuni militari. Il soggetto sarebbe un noir, ma è chiaramente interessato a parlare soprattutto di odio razziale. I motivi scatenanti sarebbero molteplici (traumi dalla guerra, rancori personali) e le varie digressioni sociologiche provano a dare qualche tesi. Risposte certe non ce ne sono e Dmytryk amplia l’indagine dando importanza ai singoli ruoli. Non un vero film corale, ma i singoli dialoghi sono scritti molto bene.
MEMORABILE: L’incontro con Ginny; L’indirizzo sbagliato apposta.

Tomslick 22/04/25 21:33 - 234 commenti

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L'antisemitismo con omicidio annesso e l'indagine che ne consegue, si mescolano in questo ottimo noir diretto con piglio asciutto e deciso da Edward Dmytryk. Questione di punti di vista quale delle due componenti eventualmente sia preponderante, fatto sta che la pellicola è ben filmata, ben recitata, ben dialogata e ben fotografata. Ottimo pure tutto il cast.
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  • Discussione Galbo • 2/07/15 18:55
    Consigliere massimo - 4018 interventi
    Bel film disponibile in streaming su RAI cinema channel.
  • Curiosità Daniela • 29/07/16 09:38
    Gran Burattinaio - 5944 interventi
    Richard Brooks, autore del romanzo da cui è stato tratto il soggetto di Odio implacabile, qualche anno dopo iniziò a lavorare a Hollywood come sceneggiatore (Forza Bruta, L'isola di corallo), per poi passare alla regia di film di successo.

    Odio implacabile ebbe vasti apprezzamenti da parte della critica, vincendo anche il Grand Prix du Festival come miglior film sociale al 2º Festival di Cannes. In particolare venne apprezzata la prova di Robert Ryan, che ottenne una nomination come migliore attore non protagonista. Anche Dmytryk ebbe una nomination all'Oscar come miglior regista.

    Per il suo soggetto e l'attacco esplicito contro l'antisemitismo, il film costò però a Dmytryk l'accusa di filo-comunismo, dalla quale venne chiamato a rispondere durante la campagna maccartista.