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La nostra recensione di Sconfort zone

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sei puntate da mezz'ora ciascuna per una nuova serie targata Prime ideata e interpretata da Maccio Capatonda, molto "meta" e meno comica del previsto. Maccio, nella parte di se stesso, viene incaricato di scrivere e girare una serie ma si trova in piena crisi d'ispirazione. Nervoso, lo sguardo sperduto, non riesce a farsi venire alcuna buona idea fino a quando un giorno, nell'ascensore degli studi dove lavora, incontra uno strano tipo (Montanini). Questi si presenta come il professor Arnaldo Braggadocio, psichiatra specializzato nel curare problemi come il suo; gli lascia il biglietto da visita e Maccio s'informa su internet: un vero luminare, come ha modo di confermargli anche...Leggi tutto la moglie (Filippi) del suo agente (Confortini). Convinto anche da quest'ultima, Maccio si reca nello studio dell'uomo, il quale sembra capire subito quale sia il suo problema e, per combatterlo, propone una vera e propria terapia d'urto: ogni settimana (e quindi per la durata di una puntata) dovrà sottoporsi a prove particolarmente dure che avranno lo scopo di avvicinarlo il più possibile alla vita reale.

Si comincia subito con Maccio che dovrà internarsi in un hospice, l'ospedale per l'assistenza a chi è in fin di vita. Dovrà fingersi malato terminale di cancro e comportarsi come se realmente lo fosse, con tutti i disagi conseguenti. Come si può intuire, l'approccio non è dei più leggeri: si affrontano, sempre attraverso la visione inevitabilmente grottesca di Capatonda, situazioni che sulla carta, se affrontate in un certo modo, potrebbero anche essere divertenti ma che non sempre lo sono. Il protagonista non ha i tratti comici abituali e, anzi, in più fasi sembra indugiare nel drammatico; anche se poi ricade più volte nella farsa riallacciandosi a un'interpretazione più tradizionale.

Maccio fa amicizia quasi subito con Valerio (Desirò), un assistente dell'hospice che lo accompagnerà anche in tutte le prove successive, mostrando buon cuore e un animo popolare che ben si presta a fare da spalla ad alcune gag di Maccio: il suo tormentone sono giochi di parole che non riescono mai e che vengono regolarmente "corretti" da uno sconfortato Capatonda. Sposato con Miriam (Inaudi), Maccio non potrà più pensare di condurre una vita "normale", considerato l'estremo impegno richiesto da prove che si faranno di volta in volta più imbarazzanti e penalizzanti. Si passerà dal dover obbligatoriamente delegare tutte le sue decisioni a Valerio (con le immaginabili tragiche conseguenze sugli affari) al tradire in segreto la propria donna (cosa che Maccio non ha mai fatto prima), fino al fare a pugni o spogliarsi francescanamente di tutti i propri averi.

L'ultima prova sarà la più folle e impegnativa, mentre la serie mantiene costantemente un registro a metà tra il dramma (leggero) e la commedia paradossale tipica del suo autore, con qualche sporadica gag efficace (tutta la scena in disco a rimorchiare straniere, per esempio), rimbalzi tra il piano della realtà (presunta) e quello della finzione scenica e rari "camei" di personaggi già noti di Capatonda, come Mariottide o Padre Maronno (non male l'idea dell'Amaretto di Maronno).

La fase conclusiva propone un colpo di scena piuttosto sorprendente: la ricerca disperata e dichiarata di un finale che non si trova produce una notevole battuta in puro black humour, a suo modo scioccante. Nel complesso gli spunti sono buoni, la qualità dell'umorismo di Capatonda si fa sentire (anche negli ripetuti incontri "filosofici" coi tre amici in sauna), ma una regia fiacca tende a disperderli e a faticare nel coinvolgere, difetto costante di buona parte delle produzioni di Capatonda che esondino rispetto alla durata brevissima dei suoi celebri "trailer".

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Tutti i commenti e le recensioni di Sconfort zone

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Puppigallo 24/03/25 09:54 - 5478 commenti

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Maccio è Maccio e da lui ci si aspetta sempre l'idea fulminante, co un titolo che contribuisca alla risata. Qui però l'intento è quello di creare una vera e propria storia su se stesso, con tanto di paure da superare, ovviamente sempre in chiave Maccio Capatondesca. Il risultato è una discreta commedia a episodi, con sforamenti nel demenziale. Il protagonista, che interpreta se stesso, lo fa con la solita disinvoltura, riuscendo a mescolare la sua vera essenza con quella del comico; e questo è probabilmente il maggior pregio dell'ultima fatica di un comico comunque originale.
MEMORABILE: L'esperienza pre morte e le unghie dei piedi; I panda in auto dopo la donazione; La maglietta con scritto maglietta; "Vi offro un gingerino?".

Kinodrop 24/03/25 19:38 - 3373 commenti

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Capatonda vorrebbe ironizzare su se stesso che, per uscire da una crisi creativa senza via d'uscita, ricorre all'espediente piuttosto inverosimile di affidarsi a un bizzarro psicoterapeuta che lo costringe a dare il peggio di sé per ritrovare la strada di un nuovo inizio. Il problema è che l'operazione, oltre che cerebrale, risulta tutt'altro che ironica, sfiorando talvolta la tetraggine in cui la comicità sembra ormai questione del passato. Sei episodi che a parte qualche guizzo si ripetono uno più monotono dell'altro; forse non è Capatonda in crisi, ma il suo vero autore. Mediocre.

Furetto60 2/04/25 19:04 - 1390 commenti

I gusti di Furetto60

Alla ricerca della propria creatività perduta, Maccio segue una delirante terapia che prevede l’annullamento della sua confort zone. Miniserie “matura” e senza freni in cui il comico abruzzese si mette a nudo – ma con lui non si capisce mai il confine tra realtà e finzione – per mettere in evidenza, come suo solito, gli eccessi cui può arrivare il modo dello spettacolo. Diverte sì e fa anche riflettere.
MEMORABILE: I siparietti in dialetto dei genitori di Maccio.

Paulaster 3/04/25 18:00 - 4874 commenti

I gusti di Paulaster

Il poliedrico Capatonda è in crisi creativa. Serie che punta a dare un nuovo spessore al personaggio, cercando di andare oltre alle scenette che gli hanno dato notorietà. La partenza col cancro risulta poco allegra. La serie migliora poi con le decisioni altrui, il tradimento e il dolore fisico. Il rifiuto dei soldi e la questione “killer” sono poco efficaci. Il messaggio della convinzione in sé stesso e la riflessione sugli hater non sono banali. Montanini ha qualcosa in più, tranne quando fa il paziente.
MEMORABILE: Carnaccio; Danza col VIP; “Cose che fanno i fascisti”; In seconda fila; I panda in auto.

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