Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Divertentissima commedia degli equivoci che affronta il tema del tradimento senza mai scadere in volgarità o situazioni troppo grottesche. Il ritmo è spedito, le battute simpatiche e le situazioni davvero spassose. A reggere bene il gioco ci sono i fratelli Carotenuto, entrambi all'apice della carriera, accompagnati da buone spalle come Checchi, la Merlini e la bellissima Koscina. Notevole.
Maik271: La gita al mare della nervosissima famiglia Passaguai si trasforma in un caotico groviglio di equivoci e situazioni divertenti. Il duo formato da Fabrizi e De Filippo funziona a meraviglia supportato dalla brava Ave Ninchi. Mario Bava alle prime armi si occupa invece della fotografia e lo fa con qualche trucchetto artigianale (vedi viso schiacciato di Fabrizi).
Siska80: Giovane e bella organizzatrice di eventi viene scambiata per il capo di un cliente e quindi... Da cosa nasce cosa, ed è risaputo che in pellicole simili il lieto fine, oltre a essere una regola, è suggellato dal classico bacio tra i due protagonisti; proprio per questi ultimi (affiatati, fisicamente gradevoli e dalla recitazione sobria), tuttavia, vale la pena dare un'occhiata a questa mediocre, poco probabile vicenda che percorre (comunque a ritmo sostenuto) i binari dell'ordinarietà offrendo belle location, personaggi simpatici e qualche momento in grado di strappare un sorriso.
Gabrius79: Un cast decisamente ottimo per una gradevole e a tratti spiritosa commedia confezionata da Steno con protagonista la brava Mariangela Melato nei panni di una poliziotta piuttosto pedissequa. Non le sono da meno e non fanno che aggiungere verve alla storia da bravi caratteristi: Mario Carotenuto, Orazio Orlando e Alberto Lionello. Un po' acerbo Renato Pozzetto che se la cava sufficientemente. Curiose apparizioni di due giovanissimi Umberto Smaila e Alvaro Vitali.
Pinhead80: Si ritorna a Sagliena proprio dove ci eravamo lasciati, con le avventure amorose del Maresciallo e della bella "Bersagliera". Siamo nello stile della classica commedia degli equivoci in cui tutto sembra come non è. Questa volta il terremoto arriva sul serio, in una delle scene più esilaranti con la mitica Tina Pica che passa di braccia in braccia da un carabiniere all'altro. Balli, risate e anche tanta nostalgia in un film che non perde lo smalto rispetto al precedente.
Herrkinski: Micidiale commedia vanziniana sui costumi sessuali e amorosi degli italiani nei primi 2000. Vista a distanza di oltre vent’anni, è più interessante come oggetto di modernariato, dai cellulari arcaici fino ai Lunapop nell'OST, le VHS, il cameo Henger/Edelweiss e altri segni inequivocabili di un’epoca ancora legata ai ‘90. Le storielle sono però scarse, scontate e spesso recitate davvero male (i due giovani nell’episodio dei cellulari su tutti); raramente strappano la risata e con generosità si possono salvare quella con Giusti e quella con la Nunzi. Regia e confezione para-televisive.
Lucius: La trama è di quelle con la T maiuscola; la pellicola segna una tappa di maturità nella carriera di Almodovar, il quale riesce a rielaborare il tema di Frankenstein aggiornandolo ai tempi attuali e contaminandolo con risvolti sull'identità di genere. Tre attori in stato di grazia, la chirurgia estetica e la genetica all'apice della loro postmodernità in un genere indecifrabile, tecnicamente notevole, cupo, con rimandi hitchcockiani, allucinante ma geniale. Qual è la tua vera identità?
Sebazara: Una commedia a sfondo investigativo che ha come punto di forza le autunnali ambientazioni del Vermont, davvero interessanti. Una pellicola dal cast discreto, composta da una trama tutto sommato azzeccata e da una regia impeccabile. Peccato che il film sia tirato avanti con un piattume incredibile, presentando un tipo di umorismo (tipicamente inglese) ormai straziante e ampiamente superato. All'epoca poteva risultare una simpatica commedia nera, rivisto oggi si presenta assai invecchiato e di una noia devastante.
Panza: Un tema molto rischioso quello affrontato da Sordi (al suo ultimo film come attore e regista), che riesce almeno a non combinare un disastro conservando la giusta simpatia nelle battute e nelle espressioni; anche la Marini funziona. Le dolenti note arrivano però dalla sceneggiatura, che non esplora fino in fondo le possibilità del soggetto: lasciato molto sul vago nelle dinamiche tra i due, mette in bocca alla Marini pessimi dialoghi. Tremende le pezze in doppiaggio, palesemente in disaccordo con il labiale.
Daniela: La disperazione per la morte brutale della figlia adolescente si trasforma in rabbia quando il colpevole viene scarcerato per un cavillo legale... Accettabile ed anzi coinvolgente nella prima parte, il film deraglia ad un certo punto verso i territori tanto battuti ed aridi del cittadino costretto a farsi giustizia da sé, con la variante ininfluente che questa volta si tratta di una cittadina. Pur discretamente confezionato e recitato professionalmente (a parte Sutherland troppo sopra le righe), un film non all'altezza del talento del regista.
Rambo90: Un poliziottesco classico con la bella coppia Cassinelli/Milian: il primo perfetto nel ruolo del poliziotto (e molto più incisivo dei vari Merli o Sabato) e il secondo non ancora prigioniero del suo stesso personaggio, comunque parolacciaro ma meno grottesco e più violento. Bel contorno di facce del genere, colonna sonora ottima e discrete scene action. Buono.
Anthonyvm: In vacanza nel villone del suo nuovo ricchissimo boyfriend, tenera maestrina comincia a sospettare che la famiglia del ragazzo nasconda tremendi segreti. Fra un'ingenuità e l'altra (dai semplicismi della trama all'insulsa love story), si sviluppa un TV-thriller con un paio di numeri azzeccati in termini di crescendo paranoide (i presunti sogni sonnambolici della protagonista, con vaghe reminiscenze phenomeniche), ma inevitabilmente svilito dall'approssimazione in sede di script, specie sul finale. Peccato: l'allegoria plutocratico-patriarcale non era neanche volgarmente strombazzata.
MEMORABILE: La fiabesca fuga nel bosco iniziale; I comportamenti e gli sguardi ambigui del tuttofare; I falsi sorrisi della futura suocera a un passo da [f=40789]Get out[/f].
Sibenik: A parte un Panariello formato gigante, che prova vanamente a salvare la nave che affonda, rimane ben poco anche perché, quando si vuole cavalcare la tigre per ottenere facilmente cospicui incassi al botteghino, il risultato è solitamente premiante solo nel breve periodo. Storia piatta costruita senza né capo né coda cercando di speculare sul mondialino vinto dall'Italia, sul successo dell'anno precedente e sugli anteriori, peraltro di assoluto valore, della Crescentini.
MEMORABILE: Visti lo show di Panariello al campo di calcetto e la Crescentini come mamma l'ha fatta vi consiglio di recarvi liberamente a casa.
Paulaster: Detenuta possiede una chiave di una cassetta di sicurezza che contiene documenti che la scagionano. Commedia sentimentale con spunti action utili a ravvivare una storia che è solo un pretesto per promuovere il personaggio Madonna. La sua è qui una recitazione grossolana, in cui il suo ruolo sgamato dà noia già quando lascia il penitenziario; anche Dunne non sa che pesci pigliare. Il lieve spessore noir viene oscurato da situazioni adolescenziali o da imprevisti da cinema slapstick. L’unica nota divertente sono i tradimenti della promessa sposa.
MEMORABILE: Il pugno alla secondina; Harlem tra le macchine bruciate; La fuga dal ricovero; Il duello.
Gabrius79: La strana coppia Spencer-Milian in una sorta di guardia e ladro che non diverte come dovrebbe a causa di una sceneggiatura non propriamente ad hoc. I due attori cercano di sopperire come possono con alcune gag elementari ma efficaci, ma è inutile aspettarsi da loro delle scintille come poteva sembrare sulla carta. Inseguimenti e qualche scazzottata bonaria a corredo. La Fumero viene usata poco ma bene.
Jandileida: Non si può fare a meno di partire dalla fine: semplicemente, i cinque minuti tra i più grandiosi della storia del cinema. Il resto è Leone allo stato puro: raffinato dietro la cinepresa, a suo agio con un genere che oramai sentiva grandiosamente suo, capace di mescolare ironia, cinismo e passione. L'afflato epico non si fa qui, quasi mai, prolissità ma manca quella truce, fantastica schiettezza che caratterizzava le prime due parti del Dollaro (e manca anche un po' Volonté). Terzetto di attori in stato di grazia, Morricone al solito imprescindibile.
Atellano: il titolo in italiano riflette il periodo storico: negli anni '70 andavano di moda i titoli con i numeri. E’ un titolo che non c'entra nulla con il contenuto del film; non vi sono sette capestri, non vi sono sette boia. A parte le mie riserve sul titolo è una prova di autore e di attori di alta classe, con una storia accattivante (lo sceneggiatore John Milius non perde mai un colpo), si passa dal comico al crepuscolare usando gli stilemi del film western con grande intelligenza.
MEMORABILE: Tutta la sequenza con il cattivissimo Bad Bob, da quando appare a quando il giudice gli spara alle spalle (cosa insolita da parte di un buono).
Daniela: Assunta la condotta in un paesino della provincia francese, un medico intraprendente riesce in breve tempo a "medicalizzare" tutta la popolazione, convincendo anche i più sani d'essere in realtà affetti dalle più svariate malattie... Il pur simpatico Omar Sy, costretto a confrontarsi con un mostro sacro come Jouvet , non è sorretto da una sceneggiatura in grado di restituire almeno in parte la brillantezza caustica della pièce teatrale né da un cast in parte (Azéma ad esempio è ridicola più che grottesca): ne risulta un film fiacco, poco divertente, con un finale conciliante assai moscio.
Kekkomereq: Fortunatamente in Italia hanno scelto una brava doppiatrice, perché la vera voce di Fran Drescher è inascoltabile. Le risate ci sono, ma sono di più i luoghi comuni e i vari clichè delle solite storie principesche. La Drescher non si scosta molto dal personaggio interpretato ne La tata, mentre Timothy Dalton è davvero tagliato per il ruolo. Consigliato alle ragazze che si sentono ancora delle principesse.
Il Gobbo: La battuta finale certifica la piena adesione di Calà al milieu che non vuole giudicare, ma descrivere. Quindi nessun tentativo di aggiornare al ventunesimo secolo la satira sulla Costa Smeralda (cfr. Renzo Barbieri, Quelli del Mao-set, 1971) ma un filmetto scialbo anche se orrorifico nella rappresentazione di un mondo che, pure, a molti piace. Peccato che s'illumini solo quando è in scena il DoGui, per il resto, avrebbe detto il medesimo, enneciesse. Non ci siamo.
Siska80: Una giovane che fa parte di un'organizzazione no profit e uno zoologo uniscono le forze per la salvaguardia dei pinguini. In effetti, a parte i teneri animali acquatici in questione, vi è davvero poco di interessante in una pellicola pseudo sentimentale priva di mordente che però conta su belle location e ha il pregio di affrontare tematiche ambientaliste attuali (seppur in maniera blanda). La coppia protagonista è affascinante, bravina e con un buon feeling, in grado di non annoiare accompagnando lo spettatore verso una conclusione prevedibile sotto ogni punto di vista.
R.f.e.: Quando Mulligan affronta delicate storie di adolescenti ambientate nel Deep South, ottiene spesso - vedi Il buio oltre la siepe o L'Uomo della Luna - risultati eccezionali, ma quando pretende di parlare d'amore e rapporti di coppia fra adulti, apriti cielo!, ricade in un ipocrita moralismo ricattatorio (il suo film peggiore in tal senso è Lo stesso giorno, il prossimo anno). È anche il caso di questa per altri versi gradevole commedia, dove la Lollo si pente (e si sente una donnaccia) per aver amoreggiato con Hudson senza farsi prima sposare!
Belfagor: Seguito di Stuart Little che vede il topolino protagonista incontrare un uccellino di nome Margalo, minacciata da un falcone. Questo sequel ha gli stessi pregi e difetti del capostipite, sebbene la storia sia più movimentata e gli effetti speciali siano migliorati. Adorabile Geena Davis nei panni della signora Little, divertente il pavido e sardonico gatto Fiocco Di Neve che stempera gli eccessi di zucchero. Ben realizzate le sequenze aeree.
Siska80: Dodicenne (come al solito problematico) instaura un legame speciale con un cane cyborg uscito da un suo graffito. Idea simpatica ma non originale (succedeva qualcosa di simile nell'anime "Sandy dai mille colori" del 1986) e tra l'altro sfruttata male e con effetti che di speciale (vedasi la differenza tra l'animale realizzato in 3D e una sua copia sbiadita in 2D) hanno ben poco: trama banale, attori mediocri ma cui fanno da contraltare, per fortuna, un discreto ritmo e soprattutto una durata breve che non permette il sopraggiungere della noia. Ideale per i bambini.
MEMORABILE: La forza sovrumana; Le persone "frizzate".
G.Godardi: I Vanzina hanno biforcato la loro produzione: i prodotti destinati alla sala cinematografica e al piccolo schermo TV. Stupisce il fatto che i prodotti migliori alla fine siano quelli destinati a quest'ultimo. Come questo VIP, che non racconta nulla di nuovo, è vero, ma è dotato di una brillante scrittura registica (stereotipata s'intende) con tre storie che si intrecciano tra loro. Un po' di Dolce vita e molto di Notting Hill. Cast raffazzonato ma tutto sommato dignitoso. E il solito fastidio autocitazionista. Prolissetto ma bevibile. Decadentista?
Katullo: Remake teutonico dello spagnolo Desconocido - Resa dei conti, mostra tutti i punti deboli di una produzione di impronta telefilmica tipicamente mitteleuropea; manca solo il Commissario Rex. La fedeltà iniziale del "capo-famiglia" cornuto e mazziato non aiuta certo quest'ultimo a festeggiare l'anniversario del consueto matrimonio in crisi. E siccome i soldi evidentemente non fanno la felicità nemmeno al cinema, o si resta costretti sul divano come i protagonisti sui sedili della premium car esplosiva, oppure si disinnesca la visione prima di scoppiare di noia nella scena finale.
MEMORABILE: La scheggia di rottame che ferisce il ragazzino seduto dietro, sulla gamba: enigma balistico o jella d'autore ereditata da cotanto padre?
Nancy: Ozpetek sembra tirare fuori da un cassetto chiuso una trama "ripescata", perfettamente in linea con la sua poetica ma anche nettamente inferiore al livello dei suoi fasti. Gioca facile con tematiche di morte e bambini, troppo facile per riuscire veramente ad affondare il colpo. Ci sta Accorsi, ma Leo è parzialmente fuori parte: buono come idraulico, ma veramente poco credibile come gay. Oltre la scena topica della terrazza con la pioggia e le paillettes c'è poco. Sa di sprecata tutta la parte nel fastoso palazzo palermitano con la Alberti.
Belfagor: Che la trama fosse solo un mero pretesto per introdurre le varie battaglie videoludiche era chiaro sin dai trailer; ciò nonostante la storia risulta decisamente raffazzonata. Ci si diverte comunque, tuttavia, grazie alle "partite" realizzate con effetti speciali sorprendenti, in grado i coniugare il minimalismo dei videogiochi anni '80 con la qualità visiva moderna. Il cast inaspettatamente nutrito sembra divertirsi, con la parte albionica che spicca più di quella a stelle e strisce.
Cotola: Il lupo perde il pelo ma non il vizio? Non è detto. "Tristissima" commedia che all'inizio finge di puntare sul politicamente scorretto e sul linguaggio scurrile per poi ammorbidirsi sempre di più fino ad arrivare a un epilogo da latte alle ginocchia con "redenzione" e trionfo dei buoni sentimenti con tanto di familismo a svettare su tutto. Peccato perché pur mancando spunti originali, qualche momento almeno un po' divertente c'è. Francamente evitabile.
Renato: Si tratta di un western solo fino a un certo punto, nel senso che l'ambientazione è quella mentre la storia ha ben poco a che fare con gli schemi tipici del genere. Ottimamente scritto e ben recitato da un pugno di attori di prima categoria, si fa seguire con piacere fino al beffardo finale, e non mancano dei momenti molto divertenti soprattutto grazie al personaggio di Jason Robards.
Pigro: Parassiti che attaccano gli ulivi, sversamenti che inquinano il suolo, e tutt’attorno un senso di resa, qualunquismo e sfruttamento: questo ritrova la ragazza tornata in famiglia nella tormentata Puglia. Film pensoso e contemplativo, poema sull’agonia di un terra (ambientale, sociale, umana), ma anche sull’eroica resistenza e sul rifiuto alla sconfitta. Il vento, i suoni naturali diventano il linguaggio parlato da quel personaggio che è la natura stessa, abbracciata dallo sguardo tra gravine e uliveti. Ecologia e politica filtrate dalla poesia.
Markus: La Seconda Guerra Mondiale è appena terminata e una combattente francese, Angélina, rientra in aereo in patria restando all'apparenza vittima. Tutti la danno per morta ma Sebastien, con il suo fido Belle, ci vuole vedere chiaro. Come già il titolo espone, le avventure del ragazzino con il bel cane dei Pirenei continuano incessantemente. L'opera di Christian Duguay risulta ben realizzata, con il gusto e il denaro necessario per coinvolgere il pubblico in "avvincenti" peripezie tra severi boschi, insidie montanare e la cattiveria dell'uomo.
Cotola: Zuccherosa, come nella tradizione di questa regista, commedia culinaria, il cui piatto forte sono l'amore per il cibo e la loro preparazione (sebbene noi italiani che siamo ben abiutati potremmo storcere il naso dinanzi a certi "manicaretti") nonché l'ennesima strepitosa interpretazione della Streep per la quale si parla almeno di nomination all'oscar. Si mantiene garbato e piacevole nonostante un tono troppo "paziente" che caratterizza la vita delle due protagoniste. Tratto da una storia vera.
Jena: Vero e proprio fenomeno cult e simbolo degli anni 80, alla pari come notorietà (ma inferiore cinematograficamente) a icone come Ritorno al futuro o Indiana Jones. Riuscita miscela di buffoneria, infantilismo, fantascienza, azione e un pizzico di horror e riuscita e scoppiettante alchimia tra i personaggi (lo scienziato cialtrone Murray, i genialoidi Aykroyd e Ramis, il nerd Moranis, la Weaver all'apice della forma). Effetti speciali molto old school ma divertenti. Per piccini e adulti. Curiosamente seguiti, remake e reboot sono stati tutti un fallimento o quasi.
MEMORABILE: L'armanetario: Ecto1, zaini protonici, flussi nucleari, trappole antifantasmi; Lo Slimer; Il Guardia di porta; L'omino gigante dei marshmallow.
Markus: Ennesimo film muscolare-yankee cucito su misura per un pubblico che desidera concedersi un po' di svago immedesimandosi in due superuomini. Tra azioni adrenaliniche, pratico uso delle armi e una paradossale ironia (anche quando si sta subendo una tortura!), si consuma uno spassoso guazzabuglio che attinge allo spionaggio e all'action-movie. Chi come me è alla ricerca di queste caratteristiche sarà certamente accontentato, ma un po' meno di carne al fuoco avrebbe dato più significato all'opera.
Lou: Grande attenzione estetica di Wong Kar-wai per una struggente storia di desiderio e passione amorosa tra due vicini di casa, che non riesce a concretizzarsi e per questo ancora più straziante. Gli splendidi vestitini variopinti indossati da Maggie Cheung si integrano in suggestive scenografie d’interno in cui l’uso della luce si rivela molto efficace. La melodia orecchiabile e d’effetto di Umebayashi completa il quadro.
Rambo90: Thriller riuscito solo in parte. Il personaggio di Johnson è irritante fin da subito e va dato atto alla sceneggiatura di saper giocare bene un paio di colpi di scena, ma verso la fine qualcosa scricchiola e la storia si conclude in modo troppo facile e prevedibile. Comunque buona la regia di Lumet, mentre la De Mornay ha il giusto cipiglio (unito a un grande fascino) per il ruolo.
Daniela: Nella Provenza degli anni '50, una giovane donna con disturbi comportamentali viene costretta dalla famiglia a sposare un mite esule spagnolo... Trasposizione che molto punta sulla sensualità esibita e l'interpretazione vibrante di Cotillard, bella e sensibile. Il twist nel finale, pur non del tutto convincente sul piano narrativo (il marito è più paziente di Giobbe), aggiunge interesse al film, trasformando in thriller coniugale quello che poteva essere solo un banale intreccio di amori non corrisposti.
Tomastich: Nell'abc dei mare-movie (dell'ondata ottantiana) è da inserire tra i peggiori insieme a Windsurf. Gli appassionati (come il sottoscritto) troveranno comunque delle simpatiche gag e riusciranno a stare 3 ore "incollati" (raddoppiate, triplicate pure le virgolette a vostro piacere) allo schermo.
Galbo: Titolo italiano piuttosto strampalato (meglio quello originale Escape from Fort Bravo) per questo pregevole western diretto da John Sturges. Il film presenta una netta demarcazione tra la prima parte, dal tono nettamente introspettivo e la seconda quasi interamente votata all'azione. Spiccano la bella prova del protagonista William Holden e l'affascinante paesaggio della Death Valley ottimamente fotografato.
Nando: Un noir con forti venature da commedia nera in cui si cercano di fondere vari stili. Alcune trovate dei protagonisti appaiono simpatiche ma probabilmente scontate, altre situazioni sembrano inverosimili, soprattutto il finale semi splatter. De Niro, rispetto ad altre prove ultimamente deludenti è appropriato e la Pfeiffer lo segue a ruota. Lee Jones non pervenuto.
Nando: Sceneggiato tra gli altri da Maurizio Costanzo, il film narra le vicende di una coppia di trentacinquenni pronti la separazione dovuta a motivi di incomunicabilità. Da qui si dipana la trama che scivola nei luoghi comuni e in lievi banalità nonostante i due protagonisti siano affiatati e recitino con buon impegno.
B. Legnani: Un supplizio. Settima ed ultima puntata di una saga che aveva retto a lungo con un minimo di decoro, che qui invece manca del tutto. Del gruppo originale sono restati in cinque, ma i loro personaggi non hanno più frecce, neppure Bailey (il capitano Harris), che non ha occasioni di muovere al riso con i suoi atteggiamenti dittatoriali. I personaggi russi fanno venire il latte alle ginocchia. Terribile.
MEMORABILE: Lassard che finisce in un funerale russo.
B. Legnani: Davvero un buon film, con la creazione di personaggi che non si dimenticano più, anche perché taluni sono poi stati ripetuti, con lievi modifiche, nella successiva carriera di Verdone. Se grande mattatore è il protagonista, visti i numerosi personaggi che interpreta, non va comunque dimenticato un ottimo Mario Brega.
124c: Il film tv con il regista dei primi episodi della prima serie, parte come parodia dei film di James Bond, con Zenigata costretto a chiedere aiuto a Lupin III per debellare un'organizzazione segreta chiamata Shotshell. Poi deraglia nella commedia nera, per via di Jigen che ha un rapporto difficile con la Lupin-girl di turno, la scienziata Karen. L'idea di Lupin che ruba i soldi alla "Spectre" di 007 mi diverte assai. Grande anche la bellissima Fujiko che, per una volta, fa la scelta giusta!
MEMORABILE: I vari modi in cui Jigen e Goeomon riescono a scampare alla morte, il killer dell'ICPO che sembra Schwarzenegger che sta con i terroristi.
Rebis: Nel clima paranoico-escatologico post 11 settembre (che barba...) il classico di Matheson viene recuperato ad uopo: l'horror, che si gongola con serena grandiosità in seno alle paure sociali, trova nella neo-giungla newyorchese allestita da Lawrence un'ambientazione di lugubre e desolante efficacia. Eccellenti le sequenze di caccia tra i palazzi immoti, belle le impennate di panico convulso, sostenuto il ritmo. Peccato entri a gamba tesa la retorica spiritualista umanitaria a devitalizzare l'angoscia. Ai mostri digitali, poi, non ci abitueremo mai. Complessivamente, comunque, non male.
Katullo: Non fosse altro che in onore di quel gioiellino anni '80 che è L'ascensore, la visione del film si può sopportare anche perché più o meno Maas è tra i registi più prevedibili sulla scena europea: horror "misurato", per merende sanguinolente quanto basta, ironia e ambientazioni scontate traslate nella Venezia del nord senza parsimonia, interpreti anonimi, cgi al risparmio, biondina con le grazie a posto alquanto sciapa e bellimbusto-munita, mutilazioni à gogo. Gli spiriti nelle tenebre si ribalteranno pure in cineteca, eppure vale la pena andare a vedere come va a finire.
MEMORABILE: Il leone blindato (o le armi caricate a salve, delle due l'una); L'amputazione fai da te in obitorio; I bambini e lo scivolo a tubo; Il netturbino.
Daniela: Un breve prologo impregnato di tragedia familiare e poi via, si parte verso i verdi prati del Nord della Svezia, accolti da una comunità di simil figli dei fiori (runici) parenti stretti degli isolani di The wicker man. Oltre due ore di danze di fanciulle bianco-vestite e suicidi plateali, pranzi all'aperto e omicidi fuori campo, fino al gran finale di sesso e morte per un film ben girato, con un sonoro suggestivo ed una splendida fotografia, il cui unico limite è una certa prevedibilità, a differenza di quanto avveniva in quello d'esordio del regista.
Caesars: Tipico esempio di commedia totalmente inutile. Non c'è una sola cosa valida: l'idea di partenza è vecchia, gli attori fanno pena e non risultano simpatici neanche a pagare, la regia latita e in generale ci si annoia parecchio. Forse la situazione non è così drammatica come la descrivo ma questo genere di film sono perfettamente ignorabili; certo una loro visione non reca grossi danni ma la gioia del cinema abita da tutt'altra parte.
Herrkinski: Terzo capitolo della saga, decisamente inferiore ai grandissimi primi due, ma comunque abbastanza divertente. Da antologia la parte della gara ciclistica e quella in barca, un po' meno il resto (seppur la comparsata di Abatantuono sia riuscita). In definitiva, alcune buone gag ci sono e l'assurdità di molte sequenze è sempre più simile a quella di un cartoon, ma forse mancano le trovate geniali dei primi due episodi e il film a tratti rischia quasi di stancare. Comunque ancora più che discreto.
MEMORABILE: Il tiro al piattello, col colpo di fucile che fa esplodere accidentalmente un'intera nave!
Daniela: È noto che per il personaggio di Christopher Robin, amico umano dell'orsetto di pezza Winnie the Pooh, Milne si ispirò al proprio figlio e ai suoi giocattoli preferiti, ma pochi sanno quanto la notorietà legata al successo letterario pesò negativamente sulla vita del bambino, trascurato dai genitori che lo esibivano a scopo pubblicitario ed in seguito bullizzato dai compagni di scuola. Avvalendosi di buone prove attoriali, il film racconta questa vicenda dai risvolti inaspettatamente dolorosi con garbo e sensibilità, anche se smussa troppo i toni nell'epilogo conciliante.
Silvestro: La commedia parte col botto e regala una prima mezz'ora di grande qualità: ci sono brio, ritmo, personaggi interessanti e soprattutto tante risate. Difficile mantenere uno standard così per un'intera pellicola e infatti pian piano il film si sgonfia per virare poi in un finale sdolcinato/telefonato. La sufficienza però c'è, merito di una prima parte davvero scoppiettante.
Saintgifts: Un noir che più nero non si può. Atmosfere e inquadrature atte ad inquietare, se non bastasse a riempire lo schermo Quinlan-Welles. Alla fine della visione viene voglia di farsi una doccia, tanto ci si sente imbrattati dal liquame dove cessa di vivere il capitano, sporco nello sporco, uno sporco in bianco nero in una scenografia perfetta dove non si sa mai dove si è (America o Messico)? Una bella lezione di cinema che pesca anche nel passato di questa arte e anticipa il futuro. Credo che anche Hitchcock ci abbia pescato per il suo Psyco. Grande.
Cangaceiro: Il mondo perfetto di una famigliola borghese distrutto dal maniaco di turno, che stupra e ammazza alla faccia loro. Trama scarna da film tv americano che strizza l'occhio neppure tanto velatamente alla vendetta fai da te poiché nell'opera di Schlesinger l'inarrestabile sistema giudiziario yankee ha le mani legate neanche fossimo in un poliziottesco Anni 70. Il finale (ma più che altro l'intera pellicola) più che telefonato è spedito con raccomandata e ricevuta di ritorno. Prova sentita quella della Field, ma vedendola qui due Oscar sembran troppa grazia...
Fauno: Lo spirito delle battute e del commento e di questo film è di patata, tremendo, tanto che viene da prendersi a schiaffi per imporsi di rimanere e completare la visione, ma il valore che ha è molto forte. Descrive un'Italia in un periodo florido dopo ben due guerre, che cavalca a livello capillare la moda nascente delle vacanze estive ed è disposta ad andare perfino al Monte di Pietà pur di non rinunciarci, salvo poi tornare alla vita normale più sfinita di prima! La vince il solito Marco Aurelio che non segue le masse, ma la nostra furiosa incuranza e sfacciataggine ci rende unici!
MEMORABILE: Il cavalier Robitti; Le formichine e i Proci; La piscina "salata", il lago "vespasiano"; Le tre vecchiacce sedute alla fontana con le calze abbassate.
Homesick: Non si sentiva certo il bisogno di trasportare ai giorni nostri un personaggio indissolubilmente legato al cinema popolare degli anni Settanta. Il Rocky Giraldi di Amendola e i suoi amici borgatari sono troppo costruiti e fasulli e non in grado di competere con le mimiche irripetibili di Milian e Bombolo; la sceneggiatura è inoltre troppo banale e zeppa di buchi e forzature. Numerose le citazioni degli episodi della serie di Nico Giraldi.
MEMORABILE: La suoneria del cellulare. La telefonata di Nico Giraldi.
Lythops: Per avere un quadro completo della crescita di un grande, è un film che va guardato. Al di là del sicuro ambito del genere peplum, ideale per muoversi da soli dopo aver diretto unità di Ben Hur e parte de Gli ultimi giorni di Pompei, il Nostro costruisce un'opera forse eccessivamente lunga ma con un'ottima fotografia ed elementi decisamente pregevoli (le torture, certi dettagli degli scontri armati), nonché effetti che oggi suscitano tenerezza (il fuoco che cade sulla nave, ad esempio). Un documento necessario, per quanto non entusiasmante.
Markus: "Ecco, da qui si entra nel paese dei bruni" (l'Italia, in una scena sul confine di stato): così la voce narrante di Nino Manfredi accoglie lo spettatore in questo film documentaristico con qualche divagazione d'inventiva Anni '60. Stravaganze e misfatti decisamente bigotti, figli certamente del periodo, divulgati a un pubblico senza molte pretese e tutta una serie di storielle raccontate con l'intento quantomeno di sbalordire. Un'operazione di cassetta dal basso profilo con qualche discreto momento. Gradevoli le musiche di Armando Trovajoli.
G.Godardi: Come riunire in un colpo solo film di genere (commedia) e film sperimentale. Al di là della riuscita del film, che comunque è molto godibile (ad ogni passaggio tv lo guardo sempre!) è interessante notare come questo film sia l'antesignano del Grande Fratello televisivo o di Camera Cafè. Un film molto avanti per i suoi tempi, di cui l'unico precedente è Chelsea Girls di Warhol (non a caso). Stramega cast di lusso (c'è pure una giovanissima Jodie Foster) su cui svettano Tognazzi, Stoppa, Proietti. Caustico, acido e grottesco. Quando trash e film d'autore convivono!
Homesick: Madonna consolida il suo successo di popstar internazionale in una commedia brillante e casinara sull’esempio di Howard Hawks. Il ritmo non manca, i personaggi sono variopinti e fumettistici e si ottiene un divertimento senza pretese, allietato dalle musiche della colonna sonora e dalle tempestive irruzioni di uno splendido puma. Tra svenevolezze e farse, l’impetuosa Madonna è spesso sopra le righe; Dunne è ancora sballottato da un imprevisto all’altro come in Fuori orario.
MEMORABILE: Il venditore d'armi pazzoide; Dunne che tira di scherma con l'antenna dell'auto.
Capannelle: Discreto film che ha il merito, soprattutto nella prima parte, di esplicitare la nuova scala di valori che caratterizza i giorni nostri senza passaggi stucchevoli o inutili arcaismi ma in un modo franco e diretto che non scade nel didascalismo. Quando la storia diventa drammatica perde un po' di equilibrio e la moralina appare dietro l'angolo. Buona la conduzione degli attori e giustamente premiato Germano, a dispetto dei don abBondi.
Trivex: Mondo furbetto e mediocre. Un po' come una parte del mondo vero, il quale nasconde l'intento sincero con una patina opaca che si vorrebbe culturale. E le immagini, nel 1963, potevano anche essere da mondo erotico e originale. Quindi si parte per un viaggio eterogeneo, dal campo militare delle soldatesse fino a quello dei nudisti per passare agli effetti del sole sulla pelle e dello spasso delle donne, mentre gli uomini si fanno in quattro. Costume, buon costume e mal costume insieme e ostinatamente (e faziosamente) ordinati per lo spettacolo.
Siska80: Alquanto bislacca per essere tratta da una storia vera, questa commedia spesso triviale ricorda nell'intreccio Il conte Max con Sordi: anche qui il protagonista ambizioso si dà arie da aristocratico ed è diviso tra l'attrazione per una giovane nobildonna e l'amore per una popolana. La durata eccessiva è stancante, così come il personaggio di Checco, che ama gigioneggiare in maniera eccessiva e piuttosto antipatica; il finale ricorda "Il fu Mattia Pascal" pirandelliano in versione riveduta e corretta; buoni cast e costumi.
Reeves: Commedia incentrata sull'imbranato che piace alle donne e causa una serie di pasticci e di equivoci. La componente erotica è molto contenuta a causa della destinazione televisiva, quella comica è sottotono perché Gianni Ciardo non mostra grande personalità e Spaccesi, Mattioli e gli altri coinvolti non bastano. Restano le presenze femminili, stereotipate come svampite sexy, e Guido Angeli in un ruolo autoironico.