(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Dick Maas è un regista olandese che si specializzerà in horror rigorosamente ambientati nella sua terra d'origine (suo il divertente AMSTERDAMNED). Questo DE LIFT è un film povero, girato in economia con l'idea di celare un nuovo "squalo" tra gli ingranaggi di un grosso ascensore. La realizzazione è tuttavia meno povera di quanto non si potrebbe credere, potendo avvalersi dell'ottimo Huub Stapel che dona al personaggio del meccanico stupefacente realismo. E quasi sembra di riviverlo, il dramma di questo mite operaio...Leggi tutto deciso a scoprire da solo (o quasi) il mistero dell'ascensore assassino: i piccoli drammi familiari, la vita monotona sono tutti impressi nello sguardo perso ma intenso del bravo Stapel, che riesce a rendere perfettamente credibile la vita del proletario medio olandese. Per il resto, al di là di un azzeccato senso di claustrofobia che accosta il prodotto-film alla macchina ascensore grazie anche a una fotografia dai colori soffocanti, c'è da sottolineare il tentativo di spiegare logicamente un fenomeno illogico ponendo ancora una volta il problema dell'inaffidabilità delle tecnologie più esasperate. Purtroppo la povertà di mezzi e l'inconsistenza del soggetto palesano presto i limiti di un' idea ambiziosa ma inevitabilmente stiracchiata.
Discreto regista, Dick Maas. E avrà modo di farsi notare dirigendo l'insolito thriller girato nei canali del porto di Amsterdam (e noto, appunto, come Amsterdamned): pellicola, di quelle dirette, più celebre e che raccoglierà i maggiori consensi di pubblico e critica. A suo tempo, anche L'Ascensore si è ritagliato la sua nicchia di afecionados, anche se il film è davvero inconsistente e poco coinvolgente a causa di una sceneggiatura men che caotica, poi ripresa tale quale e riproposta nel pessimo remake diretto da Jason Allen nel 2000...
Dick Maas si cimenta con un classico: la macchina che si ribella all'uomo e incomincia ad uccidere. Purtroppo l'idea ha il fiato corto e la storia incomincia presto a mostrare l'inconsistenza del soggetto. La realizzazione del film comunque non è da buttare, grazie anche all'interpretazione del protagonista. Maas non è un fuoriclasse ma comunque dimostra di dirigere bene.
L'idea dell'ascensore assassino senziente (probabile parente del computer omicida Hal 9000) è un misto di comico e genialoide. Di sicuro ci voleva coraggio per fare un film di questo tipo e il coraggio va sempre premiato. La regia, comunque, non è malvagia, anche se, con un simile copione, che prevede noiosette scene di preparazione, tra un giro di ascensore e l'altro, più di tanto non si poteva fare. C'è persino un po' di tensione, perchè l'ascensore, come il più cinico dei killer, spesso gioca un po' con la preda. Attori passabili (un discreto protagonista) completano l'opera. Non male.
MEMORABILE: Protagonista vs ascensore (gli spacca una sedia, tenta di rifargli la convergenza alla faccia e gli liscia per bene la schiena).
L'ascensore di un grande palazzo sembra vivere di vita propria uccidendo i passeggeri, e un tecnico cerca di risolvere l'enigma. A parte l'efficacia dei momenti più prettamente horror e a parte la lunga scena dello scontro finale fra il tecnico e l'ascensore, la bellezza di questo film (dalla trama tutto sommato piatta, quasi banale) sta nell'atmosfera algida e sospesa del palazzo: spazi ampi, vuoti, disabitati e silenziosi, quasi metafisici, che sembrano riflettere un deserto urbano (sia pure in interni) davvero inquietante.
Bizzarro film cui non difetta certo l'originalità e che nonostante la stranezza della trama (un ascensore assassino) si lascia comunque seguire piacevolmente e senza troppi problemi fino al finale (con tanto di stramba spiegazione). Discrete le spruzzatine horror; manca forse di un po' di tensione, ma non manca l'atmosfera. Se amate i film di quel periodo potrebbe piacervi.
Horror gradevole, sia per l'idea di partenza che per alcune sequenze che, pur girate palesemente in economia, restano impresse. Spesso si prova una sensazione di disagio all'atto di entrare in un ascensore per l'eventualità di rimanere bloccati all'interno, una esperienza spiacevole anche senza essere claustrofobici. Il film gioca su questo fatto per costruire un'atmosfera inquietante, inoltre l'ascensore in questione non è solo assassino, è pure bastardo, dato che si diverte a giocare con le vittime. Qualche ingenuità e cast modesto, ma sono difetti perdonabili.
MEMORABILE: La bambina con la bambola e le tre porte dell'ascensore che si aprono in sequenza come per invitarla ad entrare
"Techno-Euro-Thriller": si potrebbe utilizzare tale definizione per questo thriller targato Dick Maas. Pur preferendo il successivo horror Amsterdamned, non si può parlare male di questo prodotto ben confezionato. Il protagonista (lo stesso di Amsterdamned) ha la faccia giusta, fra Neal Schon e Bruce Springsteen... e intanto l'ascensore divora!
Gradevole e originale film dell'orrore 100% olandese. Buona trama, buona la prova dei protagonisti, ottime le ambientazioni, effetti speciali un po' troppo finti (si veda la testa da manichino nella scena delle guardie). Nel complesso un film più che discreto.
Film singolare per due fattori: per il fatto dell’ascensore assassino assolutamente insolito e per l’ambientazione in una moderna e asettica Olanda. La sceneggiatura, nello specifico, appare dozzinale e comune ad altri film horror, tuttavia la messa in scena è funzionale, così come interessanti i colori (sempre scuri ed interrotti da luci al neon colorati). Cromature che ricordano la pop art. La figura della giornalista “libertina” che si fa il bel tecnico è però uno scivolone trash non da poco… Ottimo!
Piccolo cult dell'interessante regista olandese Dick Maas, interpretato da un cast adeguato su cui spicca il protagonista Stapel, che si fa apprezzare in quanto personaggio finalmente "vero" e non artefatto dalle regole hollywoodiane. Il film ha il merito di non scivolare mai nel ridicolo, nonostante l'assunto di base sia abbastanza folle; Maas orchestra bene le scene di tensione e di terrore, aiutato da un comparto luci tetro ed allucinante. Sia in interni che in esterni si respira un clima freddo e urbano, in odor di nord Europa. Niente male.
L'ascensore per molte persone rappresenta un luogo dove le proprie ansie e le proprie paure vengono scatenate. Maas, con un budget molto ridotto, confeziona un horror intelligente, che gioca su queste paure. Arricchisce il tutto con una giusta dose di paranormalità e senza grosse cadute di stile. La lotta tra il tecnico e l'ascensore è una sfifa tra uomo e macchina infernale. Un buon prodotto.
Maas e l'orrore nel quotidiano. Prima dei canali e dei sub assassini e delle stanze d'albergo, la paura e la morte arrivano con l'ascensore. Pervaso da un'atmosfera angosciosa e gelida e da una solida regia, nonchè dall'originalità dello script. Purtroppo lo svolgimento è lentissimo, quasi narcolettico e a parte alcuni ottimi momenti e il finale, si fatica a non trattenere lo sbadiglio. C'è comunque qualcosa del primo Cronenberg e spizzichi del cinema di Larry Cohen. Affascinante e bizzarro senza dubbio, ma un po' di ritmo in più avrebbe giovato.
MEMORABILE: La bambina con la bambola e le porte dell'ascensore; La scena di sesso iniziale stile ammucchiata interrota dall'ascensore; Il finale "cronenberghiano".
Più che discreto, questo horror olandese del dignitoso Dick Haas, che presenta situazioni più che riuscite (l'ascensore che "gioca" con la bambina, ad esempio), grazie ad una certa grezza artigianalità che valorizza questi prodotti low budget, riuscendo a sopperire alla scarsa capacità degli interpreti e a qualche leggerezza narrativa. La fosca fotografia tipica di quegli anni fa il resto. Claustrofobico nell'atmosfera densa e rarefatta che pervade con i suoi miasmi infernali l'intera pellicola.
C'è la locandina - un suggestivo incrocio tra Poltergeist (la bimba bionda) e Shining (l'ascensore incombente). C'è il titolo - che invita a vertiginose cadute nell'abisso. Poi c'è il film: intasato da vezzi autoriali (improbabili siparietti comici, un livido clima ambientale che rinvia ad insigniesordi, un corollario di personaggini a implementare il sottobosco locale), ostinatamente distratto da teorie biomeccaniche avanguardiste e con un'attesa procrastinata in stile Lo squalo. Ma non ci sono fauci ad attenderci: solo le porte battenti di un ascensore imbizzarrito. Curioso, ma insoddisfacente.
Bizarro horror targato Amsterdam '80 che, a dispetto di alcune assurdità di fondo sciolte in una spiegazione non sufficientemente gratificante e di special FX artigianali e mal invecchiati, può tuttavia contare su un'ambientazione insolita e affascinante, moderna e pessimista, dove non stonano nemmeno le parti "comiche" dominate da un efficace nichilismo degno dei fumetti per adulti di un tempo. Un piccolo culto meritato.
Già collaudato da Buzzati a Malle e da Carnimeo ad Argento e a Valerii, il potere terrifico degli ascensori occupa l’intero soggetto dell’esordio del regista olandese: una tremenda macchina di morte di cui ci si interroga chi sia l’occulto manovratore (un errore umano? Tragiche fatalità? Topi? Un serial killer psicopatico e/o vendicativo? Forze soprannaturali?). L’originale risposta giunge in ultimo, quando un crescendo notturno rilascia la suspense - con brivido nel finalissimo - prima trattenuta da un incedere lento e appesantito da futili parentesi di beghe coniugali. Scialbi gli attori.
MEMORABILE: La guardia decapitata; la sfida tra l’operaio e l’ascensore nel finale.
Mica male l'idea di un ascensore che "fa quello che non dovrebbe", citando le parole del protagonista. La storia tira per le lunghe le conseguenze di eventi che avrebbero fatto chiudere ascensore e palazzone da tempo, qui invece minimizzati assurdamente e irrealisticamente. A parte la fantasia, le tre porte automatiche sono inquietanti e cattive, in particolare quando si aprono senza cabina (incidenti avvenuti anche nella realtà, a quanto ricordo). Freddissimo, anche ove tratta della crisi familiare, inspiegabile (nel senso che non ci si spiega... bah!).
MEMORABILE: "L'incidente" delle porte aperte senza cabina; Lui e lei (due pirla) che amoreggiano mentre la bimba è in pericolo.
Originale e curioso il soggetto: un ascensore uccide la gente. Prende quindi vita un'indagine per capirne il motivo. Si arriverà a una soluzione che lascia un po' allibiti per la scarsa qualità della trovata, ma non importa piú di tanto se in fin dei conti ci si diverte e alcune "morti" sono girate bene. La regia è in definitiva buona, ma la sceneggiatura lacunosa è anche riempita di inutili parentesi di tipo sentimentale. In particolare i dialoghi almeno, almeno per come doppiati, sono ridondanti e quasi ridicoli. Il finale diverte.
Un horror più di concetto che di impatto, anche se alcune scene truculente sono ben rappresentate. I cieli plumbei olandesi si prestano bene al clima di terrore dove il malefico ascensore prende vita. È recitato anche discretamente, ma purtroppo ci troviamo di fronte a un soggetto che più tanto non permette di inventare in quanto si tratta pur sempre di un ascensore.
Realizzato in poco più di un mese (senza che ciò pregiudichi la resa tecnica e artistica), il film è un interessante esempio di contaminazione tra horror e fantascienza, dove un asettico ascensore diventa protagonista di truculenti omicidi seriali. Contribuisce alla grande la bravura del protagonista, Huub Stapel, perfetto nel ruolo di abile ascensorista e immortalato in un finale superbamente catartico.
Il ciondolare fuori luogo tempo asse di Maas su questioni di ordinaria mediocritas familiare ha dell’inspiegabile, dato che attorno la componente horror fa, laddove concesso, recinto elettrificato con sequenze che sembrano venire da tutt’altra mano e mente registica. Esito disorganico, per ¾ pastone da straight-to-tv del dopopranzo che contrassegna l’enormità del gran niente che ce ne frega, e un quarto, residuo, che corto-circuita la noia grazie al coté metafisico di un lift in maleficiale stato di grazia. Ma il film, è il caso di dirlo, è del tutto fuori scala e va poco oltre il piano terra.
Era il 1983: mentre Cronenberg diffidava della tv commerciale in Videodrome e in Wargames si dubitava dei computer che gestiscono la sicurezza, in Europa l'abile regista olandese Maas spostava lo sguardo inquieto su una tecnologia più vicina a noi, immaginando che l'intelligenza artificiale tramasse perfino in un ascensore a uso pubblico. Il film è un buon horror, costruito con intelligenza, che nonostante il ritmo pacato intriga lo spettatore e possiede indubbia atmosfera.
Scarno nella sceneggiatura e nella trama, è però confezionato con quella tecnica artigianale che gli conferisce una maggior patina di realismo. Non usa molto la violenza se non nel frangente della testa mozzata e nel finale, ma la tiene sotto le righe, mostrando poco sangue ed evitando così quegli effettacci visivi che alla fine rendono il tutto ridicolo. Anzi, qui la tensione si mantiene su buoni livelli abbassando l'impatto visivo e aumentando quello che porta lo spettatore a immaginare cosa stia accadendo (un omaggio in puro stile Psyco).
MEMORABILE: L'ascensore va su e giù senza che si vedano i colpi inferti, citando la tecnica usata per la sequenza della doccia in Psyco.
Si prenda uno dei timori più diffusi al mondo (la paura dell'ascensore) e ci si costruisca attorno un horror. Maas ha un'idea più che semplice ma a suo modo geniale e infatti i primi delitti dell'ascensore, misteriosi e crudeli (nemmeno viene risparmiato un cieco), colpiscono lo stomaco dello spettatore. Le indagini del tecnico sono un po' più di routine e rallentano il ritmo. Qualche eccesso sci-fi nella seconda parte non disturba comunque un B-movie inquietante e dalla sinossi originale. Belle le musiche. Non un capolavoro ma godibile.
MEMORABILE: La decapitazione, che se non è del tutto agghiacciante è solo per una carenza di effetti speciali.
Nell'oceano dei B-movie horror anni 80 svetta questo piccolo gioiellino che ha il suo più grande pregio nell'originalità: l'assassino di turno è infatti un fetente ascensore. Trattasi di un horror che si prende i suoi tempi e che punta tutto sull'atmosfera riuscendo a incutere ansia e claustrofobia attraverso i silenzi e scene cult come quella dell'ascensore che gioca con la bambina. Gli omicidi non sono tantissimi ma sono davvero perfidi. Da vedere e riscoprire.
È un film su un serial-killer armato, anche, di senso dell'umorismo. Atmosfera livida, quasi plumbea; e vezzi ottantiani. Reazione dell'elemento inquietante insito nella macchina-ascensore con ghirigori tecnologici in veste di microchip autocrati e capricciosi. Stilizzazioni d'accensione misteriosa, personaggi curiosi, andamento flemmatico, dialoghi disinibiti, coreografie di morte, tocchi di umorismo nero: tutto converge nel teso finale, dove l'enigma dell'assassina macchinica verrà svelato insieme alla sua cocciutaggine seriale.
Horror ascensoriale con cabina killer in modalità autopropulsiva, debitore in maniera equanime verso il giallo all'italiana (strutturalmente), il cinema di Bava/Argento (graficamente ma pur tecnicamente) e certa bibliografia kinghiana (contenutisticamente). Girato da una promessa del cinema olandese bruciàtasi forse un po' troppo in fretta, viste e considerate le espresse capacità inventive dimostrate, esterna un gusto visivo non comune supportato da giochi di macchina e inquadrature anticonvenzionali che oscurano di tensione e macabrità quella che è a conti fatti una quasi-commedia grotesque.
MEMORABILE: Il macabro "gioco delle tre porte" fra l'innocente bambina e le cabine del demoniaco ascensore; L'ultimo colpo di cavo "profondorossesco"...
Grande esempio di cinema horror europeo anni '80, un piccolo capolavoro tra i b-movie. Lo si potrebbe considerare un exploit della categoria “ascensori” di una teoretica serie “gli orrori delle macchine”. Dick Maas compone una sceneggiatura sul genere thriller sci-fi perfettamente equilibrata e sensata che dirige con perizia al contempo restituendo una leggerezza nella narrazione che pur nel suo genere fa apparire l'ascensore, dall'aria innocua ma ostile, quasi simpatico. Cast perfettamente selezionato, convincenti le interpretazioni e i dialoghi. Locandina epica.
Horror atmosferico costruito fra le ramificazioni di un terrore tutto ipnotico nel quale a funzionare più che le giravolte della storia sono l’attesa, la vestizione, l’introduzione di ogni scena madre. Il milieu scenografico è il modus vivendi dei personaggi: schiacciati dalla sovrabbondanza tecnologica e dell'asetticità emotiva. Perfetta la sfacciataggine di Willeke van Ammelrooy. Sound design placidamente elettrizzante.
Horror che fa leva sulla paura per un mezzo di uso quotidiano e come tale considerato un affidabile esecutore di ordini. E se invece la tecnologia moderna lo facesse diventare uno strumento di morte dotato di una raffinata crudeltà? Film indipendente in anticipo sui tempi (per quanto riguarda le nuove tecnologie), presenta interessanti raccordi narrativi (l’autoambulanza giocattolo), un buon climax e improvvisi colpi di scena che regalano qualche brivido. Nell’insieme un buon film, ideale per chi non ama gli horror sangue e frattaglie. Prenderete ancora l'ascensore?
Idea originale che paga un ritmo un po' blando, ma d'altro canto era arduo pretendere più vittime o azione; si tratta pur sempre di un ascensore che fa tutto da solo (tra l'altro uccide pure creativamente!) e a Maas va dato il merito di non esagerare (come avrebbe fatto nel dimenticabile remake) e di non scadere quindi nell'assurdo. Notevole il realismo di Stapel nell'interpretare un tecnico riservato ma capace, determinato a voler risolvere quei "guasti" che non sa spiegarsi, un po' più freddo il resto del cast. Un buon film, al netto dell'età.
MEMORABILE: L'omicidio del guardiano; In ascensore qualcosa gocciola sulla giacca del dottore, e poi...; Il finale.
Piccolo grande cult oranje tra suggestioni di Profondo rosso,Suspiria, Cronenberg e Carpenter ma con una sua originalità (oltre a tanta comicità di grana grossa olandese). Un film sicuramente di grande impatto che diverte e inquieta allo stesso tempo, oltre ad essere nemmeno troppo tra le righe un j'accuse contro la disumanizzazione della tecnologia e del capitalismo più criminale e sfrenato. Un mix di horror, commedia, fantascienza e complottistico tuttora caro ai fan del cinema del terrore dei bei tempi; peccato che la promessa cinematografica Maas abbia negli anni mantenuto poco.
Horror olandese che offre la giusta tensione con un ascensore in effetti terrificante. Quello che però non funziona - o funziona a intermittenza - è tutto ciò che sta in mezzo, con interpreti poco convinti (e un doppiaggio italiano discutibile). Si insiste troppo su certi aspetti peraltro solo accennati (la presunta relazione del protagonista con la giornalista, che pare invece non esserci) o inserendo scene assurde come quella del capo e la sua amante. In conclusione merita una visione, ma senza aspettarsi chissà cosa.
Il voto è una media perfetta tra una prima parte originale, con un bel ritmo e con diverse trovate interessanti e inquietanti, e una seconda molto più soporifera, in cui l'ascensore assassino quasi sparisce e ci si concentra sulla crisi matrimoniale del protagonista (evitabilissimo) e sulla possibile risoluzione del caso, che però viene condotta in maniera troppo farraginosa. Peccato perché il film è originalissimo e mescola efficacemente thriller e horror; pecca però a livello di climax e di suspense finale. Comunque un buon prodotto, peraltro recitato discretamente.
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Ottima la qualità del dvd. Visionato su un televisore da 40" mostra effettivamente un master in alta definizione (che sicuramente ha per fonte un blu-ray) con colori ben bilanciati, grana finissima e audio sia in 5.1 che 2.0 pulito e chiaro. Rapporto d'aspetto 1.66:1