(BABY VINTAGE COLLECTION) Il soggetto di questo film (alla stesura del quale ha partecipato attivamente anche lo stesso Sordi) era piuttosto originale, con pochi esempi nel passato e l'idea di trasferire in un lungometraggio la passione legata allo sport più amato dagli italiani creerà in futuro un vero e proprio filone. Purtroppo manca al film una seppur minima scorrevolezza. Luigi Filippo D'Amico si trova a dirigere una storia sconclusionata e approssimativa, sorretta da un Alberto Sordi meno in forma del solito. Le partite disputate dal Borgorosso hanno un sapore di fasullo, con azioni calclistiche a dir poco pietose. A far da contorno a questo desolante esperimento troviamo gli abitanti del paesino...Leggi tutto di Borgorosso, tutti ovviamente tifosissimi della squadra locale, subito pronti a indire processi sommari e ad aprire una caccia alle streghe destinata ovviamente a concludersi con la cacciata del presidente, con Sordi anche autore dell'inno “Bianconeri del Borgorosso”, fastidiosissima cantilena poi incisa realmente su disco. Il film si trascina stancamente tra partita e partita, con esiti imprevedibili e senza mai coinvolgere se non superficialmente lo spettatore, abituato dall'attore romano a ben altre performance. Sembra quasi che la sceneggiatura nemmeno esista e che tutte le responsabilità della resa ricadano su Sordi; il quale, da par suo, alterna momenti divertenti a pretenziose pause drammatiche, non riuscendo in tal modo a inquadrare il film in un genere ben preciso. Buona invece la fotografia, che riesce a rendere perfettamente i colori e le atmosfere dei piccoli paesi di provincia. Uno sforzo in tal senso si avverte anche nella regia, ma si sprofonda troppo spesso nella superficialità.
Caotico (anche nella lavorazione: vedi intervista alla Mancini su "Nocturno dossier" del Maggio 2007), con punte ottime ma rare, per un film che, alla fine dei conti, risulta inferiore alla sua fama. Grande ruolo, quello della vita, per Carlo Taranto. Formidabile la scena di Sordi dal balcone, quando arringa la folla (siamo in Romagna...) con pose e con prose mussoliniane. Tremende le partite di calcio, decisamente false.
MEMORABILE: La citata orazione, esilarante, per chi conosce il modello cui si ispira.
Variopinta presa in giro dei costumi dell'Italia pallonara. Sordi viene inserito in un contesto paesano modello Peppone e Don Camillo, reso molto bene. Il suo personaggio è meno opportunista del solito, anzi dovrà lottare per resistere alle frustrazioni degli accesissimi tifosi che pretendono tutto (e in questo oggi nulla è cambiato...). Ci sono delle pause (ad esempio tutta la fase del ritiro non punge) ma è quasi inevitabile, visto il genere. E rispetto ai più recenti film sul calcio ha il pregio di non puntare sulle comparsate dei vari Totti & C...
Uno dei pochissimi film abbastanza godibili sul calcio realizzati in Italia è questa commedia, diretta agli albori degli Anni Settanta (quando il calcio era ancora portatore di qualche valore sportivo e non la spettacolare odierna macchina di utili). Il film è interpretato da un Sordi in stato di grazia, la bravura del quale supplisce a qualche carenza della sceneggiatura, talora eccessivamente macchiettistica. Non eccezionale, ma ben realizzato.
Discreta parodia del folle mondo del pallone. Ben diretta da D'Amico, con due o tre momenti davvero esilaranti. Alberto Sordi ci dà davvero dentro nel ruolo del titolo e offre una buona prova. Ma gli ruba la scena uno splendido Carlo Taranto (attore poco stimato all'epoca, oggi per lo più dimenticato). Memorabile la canzone cantata da Sordi.
Commediola abbastanza sciatta con un bravo Alberto Sordi che però non può reggere da solo il film (tra l'altro eccessivamente lungo). Cast di grandissimo livello è vero, ma la storia non convince, ci sono poche vere risate e si avverte un certo disinteresse.
Desolante filmetto, cult involontario più per la sua cialtronaggine che per meriti comici, capostipite di film come Mezzo destro mezzo sinistro; Sordi rimpiange il Duce e lo mima in una delle poche scene riuscite (ma è in mutande). Oltretutto è fuori parte nel ruolo del bamboccione schiavo di mammà e succube di un padre tiranno. Nel cast Margherita Lozano in gran luce (era in Per un pugno di dollari mamma Baxter). Certo, vicino a Un italiano in America fa un figurone...
Uno dei pochissimi film del cosiddetto filone "strapaesano" che si salvi dal dimenticatoio (insieme, ovviamente, ai cinque capolavori assoluti di questo intergenere: la pentalogia di "Don Camillo"), ben diretto dall'ottimo - ma spesso sottovalutato - D'Amico. Il personaggio di Sordi è più positivo e meno meschino del solito, le figurine di contorno sono davvero indovinate. Film gradevolissimo (e se ve lo dice uno come me che detesta il gioco del calcio, forse ci potete proprio credere...).
La commedia popolare italiana si indirizza questa volta al mondo calcistico di cui tenta di metterne in satira gli eccessi di tifo esasperato e le spese folli. Sordi guida la comitiva con la sicurezza di sempre ed è spalleggiato da colleghi di tutto rispetto, ma il livello della pellicola si pone sotto la sufficienza per una sceneggiatura approssimativa e solo sporadicamente capace di suscitare il divertimento.
Chi è cresciuto con "L'allenatore nel pallone", "Mezzo destro, mezzo sinistro" e "Paulo Roberto Cotechino" non potrà apprezzare la satira calcistica del film di Alberto Sordi, perché troppo datata, troppo anni '60, più che anni '70. Eppure, per me, questo film è molto più di culto dei vari film anni '80, anche se l'unica star del calcio presente nel film è Omar Sivori. Albertone è in grande forma, con il suo caratteraccio riesce a mettere in riga allenatore, giocatori, madre, preti e paesani.
Filmettino innocuo sul mondo del calcio di provincia. Tuttavia (fatto meritevole) è anticipatore dei tempi che verranno, almeno sotto due aspetti: la violenza delle masse di tifosi che possono condizionare le dirigenze delle squadre; i presidenti-industriali che sfruttano il calcio per arricchire le proprie aziende. Chiaramente Sordi mette in scena un universo calcistico pre-sponsor e pre-televisioni, dunque può esaltare il lato ruspante della faccenda (oggi certa "ingenuità" non esiste più nemmeno nelle categorie inferiori). Bruttino ma utile.
MEMORABILE: Sivori, insolitamente simpatico e autoironico; il bambinone che assiste alle partite e quasi mena Sordi; il popolino invidioso e opportunista.
Eran gli anni lontanissimi in cui il monoscopio Rai faceva bella mostra del suo acuto beep fino all'ora del TG, d'estate però su Rai2 alle 10 c'era la matinèe e Il Presidente era uno dei film che passavan sempre. La nenia Borgorosso rosso rosso, le pose da Duce di Albertone, il magheggiante eloquio di Carlo Taranto e El cabezon di Sivori bastavan a divertirci. D'Amico tenta innesti adulti nel copione, ma si sa da noi il calcio è (non solo al cinema) sport per ragazzini. Lo schema gli riuscirà meglio quando, con L'arbitro, spingerà il pedale sul grottesco.
MEMORABILE: La grinta di Margarita Lozano e la faccia sempre memorabile di Daniele Vargas.
Simpatico film sul calcio, non troppo scorrevole nel ritmo ma supportato da una grande prova di Alberto Sordi e di tutti i caratteristi (fra i quali spicca un divertente Carlo Taranto allenatore brasiliano). Il mondo dei tifosi (prima sodali poi inferociti poi di nuovo fedeli) è ritratto molto bene, un po' meno bene sono realizzate le scene delle partite. Simpatico il tema scritto da Sordi con Piero Piccioni; comparsata del grande Omar Sivori. Godibile.
Vizi ed eccessi del calcio di provincia che - sebbene raccontati ad inizio degli Anni Settanta in un film che, in certi fugaci momenti, sembra vagamente anticipare il clima paradossale che si respirerà, circa sette anni dopo, al "Bar Sport" benniano (penso naturalmente al libro) - risultano ancora traducibili nelle odierne vicende del pallone, dalla serie A alla Z! Si avverte una certa disegualità (credo dovuta alla trama) nel personaggio di Sordi, dalla sudditanza alla madre al piglio presidenziale, ma in entrambi i casi riconosciamo l'Albertone.
Film fra i meno riusciti del grande attore romano e anche (a mio avviso) di gran lunga inferiore del più celebre L'allenatore nel pallone. Da dimenticare le scene girate sui campi da calcio, con sequenze poco dinamiche e imbrazzanti. Sordi fa il suo ma non basta e sembra poco adatto a una commedia del genere; divertente la prova di Carlo Taranto che "scimmiotta" Helenio Herrera.
Uno sprovveduto cattolico si dedica al mondo del pallone con risultati valutabili. Sordi regala un'altra delle sue personalità italiche in maniera mirabile, nonostante il film latiti a livello sceneggiativo. Appare comunque un efficace pellicola sul mondo del calcio realizzata quando ancora lo stesso appariva un classico sport.
Devo essere sincero, non lo trovo un film poi così male; certo non è quello che ci si aspetta da un Sordi ultracollaudato (siamo nel 1970 e l'attore ha già alle spalle grandi lavori). Comunque il film si inserisce in un filone in cui già molti registi si sono cimentati e forse risulta essere meglio costruito di tanti altri. Le note dolenti sono più per la sceneggiatura un po' esile nei contorni, ma tutto sommato il ritmo del film alla fine tiene. Gradevole.
MEMORABILE: "Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di mignotta" (slogan con il quale il Presidente Sordi incita alla battaglia i suoi calciatori).
Sicuramente è il film che insieme a L'allenatore nel pallone (ma solo il primo) rappresenta perfettamente la sanguigna passione italica per il gioco del calcio. Peccato che la sceneggiatura non brilli e che per la maggior parte si vada avanti a braccia. Resta però una di quelle pellicole che sono rimaste nell'immaginario collettivo degli italiani di una certa età. Cast non altisonante ma funzionale con Sordi che fa sempre il Sordi. Mitiche alcune scenette, soprattutto quelle durante le partite, con un finale che aspira a una morale. Da rivalutare.
Un bel film sul calcio di provincia e sul suo sottobosco. Siamo in pieno genere strapaesano sulle orme di Pane amore e... e questo schietto e sanguigno film di Sordi ci rammenta di come l’Italia popolare e verace di una volta fosse impulsiva e genuina nelle sue passioni e nei suoi entusiasmi anche calcistici. Sebbene non privo di difetti (sceneggiatura macchinosa e un po’ caotica, ritmo poco fluido, sciatteria nelle coreografie delle partite di calcio) il film sollecita la nostra partecipazione e si fa guardare con simpatia e un pizzico di nostalgia.
MEMORABILE: Carlo Taranto nel ruolo del mister sudamericano è una gradita sorpresa; Sordi nelle pose ducesche (d'altronde il nome del suo personaggio è Benito)...
Notoriamente i film sul calcio non hanno molto successo; Sergio Leone affermò che solo la Boxe era uno sport cinematografico. Questo film però è soprattutto un film comico dove il calcio è solo una cornice. Se si guardano le azioni delle partite con le quali si costruirono i gol fatti e ricevuti dal Borgorosso sono qualche cosa di inguardabile (niente a che vedere con le azioni costruite nel film Fuga per la vittoria, per esempio). Si può solo guardare il film per ricordare la provincia emiliana degli anni '70.
MEMORABILE: "22 milioni l'ho pagato, 150.000 lire al chilo!" (Sordi riferendosi al suo presunto centravanti Guardavaccaro).
Uno scoppiettante e bravo Alberto Sordi è il protagonista di questo film dedicato al calcio che ha alcuni momenti divertenti ma sostanzialmente risulta piuttosto debole nella sceneggiatura (difatti spesso la trama si ingolfa e rischia di annoiare). Buoni il cast di contorno e le solite musiche gustose di Piero Piccioni.
Ciò che rappresenta il calcio per moltissime persone per me è incomprensibile; per questo accetto il film visto sotto l'aspetto della parodia di un costume italico (ieri come oggi, oggi ancora peggio se possibile) e sotto l'aspetto della vita di un paese. Sordi non offre niente di più di quello che sa fare in questi frangenti, perciò fa la gioia dei suoi fan e non dice niente di nuovo a chi (come me) è un po' più freddo nei confronti della sua recitazione. La macabra scena del "personaggio" che si dà fuoco ai piedi del monumento ai Caduti si poteva spostare.
MEMORABILE: Il teatro Goldoni di Bagnacavallo; La Maserati Ghibli spider.
Ereditata dal padre una squadretta di provincia, il protagonista, un baciapile cocco di mamma che non ha mai calciato un pallone in vita sua, vorrebbe disfarsene ma non ha tenuto conto della passione calcistica dei paesani... Nel panorama semideserto delle pellicole italiane dedicate allo sport nazionale, questa si ritaglia inevitalmente un posto di rilievo, non perché sia un gran film (la sceneggiatura è modesta e parecchie gags di grana grossolana) ma per la prestazione travolgente di Sordi che, all'epoca, non perdeva un colpo accumulando una galleria di personaggi paradigmatici come questo.
Pellicola nostalgica e godibile sul mondo del pallone anni sessanta, interpretata da un grande Alberto Sordi, istrionico come non mai. Qui interpreta un impiegato del Vaticano che eredita dal padre una squadretta romagnola e che governerà con metodi da pane e salame. D'Amico, esponente importante di un certo modo di fare cinema, aveva già lavorato con l'attore romano e in questo film gli lascia campo libero per poter esprimere tutta la sua verve. Bravi i comprimari, Taranto jr., la Lattanzi e nientedimeno che Omar Sivori nel ruolo di sé stesso.
I film sul calcio sono un'arma a doppio taglio, poiché i molti appassionati sono i primi giudici di un lavoro che deve essere credibile soprattutto nei suoi aspetti più tipici. Questo è il maggior problema di questo film di D'Amico che, complice una sceneggiatura arrangiata, non riesce a convincere fino in fondo. Sordi, che comunque non si discute, non sembra essere nel personaggio come in altre occasioni e quando lui non c'è la pellicola sfiora la noia. Il film con Banfi, che pure gli deve molto, è su un altro livello. Per appassionati.
Mezza delusione, soprattutto considerando che in precedenza Sordi aveva inanellato alcune delle sue maschere più indimenticabili proprio sotto la direzione di D'Amico. Qui la sceneggiatura è carente e i momenti migliori appaiono già visti (il protagonista succube della mamma come il medico della mutua) o non sufficientemente sviluppati (il doppio ruolo del padre romagnolo); perfino l'inno del Borgorosso firmato da Sordi e Piccioni è meno riuscito del solito: il film ha il merito di anticipare un filone, ma è inferiore alla sua fama di culto.
MEMORABILE: Sordi, affacciato alla finestra, aizza la folla di Borgorosso con un discorso mussoliniano (ma sotto il parapetto in realtà è in mutande).
Tra le prime commedie italiane sul calcio, mostra uno spaccato di vita provinciale e alcuni fenomeni sportivi e “extrasportivi” riscontrabili anche nel calcio odierno, sebbene su scala molto più vasta e molto meno ruspante. Nonostante il buon cast e la presenza di un campione come Sivori, il film deve quasi tutto a un Sordi in gran forma, che porta sullo schermo l’ennesimo personaggio memorabile. Purtroppo le scene sul campo sono girate in maniera molto approssimativa.
MEMORABILE: Sordi emula a modo suo il Duce; "Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di mignotta"; L’inno del Borgorosso.
Sordi dà vita a una caricatura (almeno sulla carta) di giovane Presidente in questa pellicola sull’ubriacatura da calcio, che porta a nefaste conseguenze, soprattutto quando le redini finiscono in mano a gente inesperta e “innovatrice”. Ma tutto, come nella realtà, può passare in secondo piano con un semplice colpo di teatro (l’acquisto eclatante). Un paio di figure di contorno non male, come il ragioniere e la madre. Qua e là purtroppo si calca la mano e il livello si abbassa, ma nel complesso resta una discreta, simpatica pellicola. Nota di merito per il calciatore Celestino.
MEMORABILE: Cambiali e ipoteche si accumulano, per la “gioia” del ragioniere; “Chi si estranea dalla lotta è un gran fio de na mignotta!”; “Andemo bestiùn”.
Il calcio trascina le masse e gli entusiasmi ma raramente è stato ben trasportato al cinema. Questo è forse uno degli esempi più celebri, in cui funziona solo per le parti extra calcio: le parti di "campo" risultano oltremodo finte. In generale, tutto sta sulle spalle di Sordi, che si carica il film e lo rende godibile quasi unicamente per la sua presenza. Ci sono validi caratteristi che lo affiancano, in ogni caso. Non particolarmente meritevole la sceneggiatura. Da rimarcare il personaggio dell'allenatore simil-Herrera e l'ambientazione da film di Don Camillo.
Commedia calcistica dall'andamento piuttosto faticoso, che si segue un po' per inerzia, grazie alle buone interpretazioni e a qualche bel momento di regia. Abbiamo così sequenze come quella finale, potenzialmente di grande respiro e tecnicamente impeccabili, ma sprecate per situazioni generalmente dimenticabili. Credibili il contesto provinciale e la descrizione del marcio che circonda l'ambiente calcistico anche a livelli dilettantistici, molto meno credibili le - ragionevolmente ridotte - scene delle partite di pallone.
Un impiegato della Santa Sede eredita una squadretta romagnola di calcio della quale vuole disfarsi ma che poi diventerà la sua ragione di vita. Sordi, più mattatore che mai, ha briglie sciolte nell'interpretare il presidente di calcio goffo e inesperto che crede di poter risolvere tutte le problematiche con metodi caserecci; il regista D'Amico gli lascia volentieri tutto lo spazio recitativo a sua disposizione. Bravi sia la Lattanzi che Taranto. Inoltre c'è Sivori nel ruolo di se stesso, in un film godibile di un'epoca pallonara tramontata per sempre.
Approccio farsesco al mondo del calcio di provincia che segue il tipico impeto di Sordi. L'ambiente emiliano facilita le battute folcloristiche e permette di dare piccoli spazi alla combriccola sportiva. Quando l'attenzione si sposta sul calcio giocato Sordi oscura tutti tanto da finire addirittura in parata. Simpatico l'accostamento dell'allenatore a Herrera e presenza di Sivori di rilevanza sportiva. Durata che si fa sentire, alla lunga.
MEMORABILE: Gli schemi sulla tavola da gioco; In negativo: il calciatore troppo robusto; La neosposa; Le corse dalla panchina.
Nonostante un ritmo non sempre costante che alterna momenti di stanca ad altri di ilarità dovuti a Sordi (non particolarmente in forma, tuttavia) ma soprattutto al bravo Carlo Taranto e al suo spagnolo maccheronico, il film è comunque godibile. La durata è forse un po' eccessiva dal momento che la trama ha davvero poco da raccontare; il finale è comunque azzeccato, come il carattere determinato e ambizioso del protagonista che nulla riesce a fermare.
MEMORABILE: I calciatori costretti a lavorare nei campi (ottimo esempio di ironia dissacratoria).
Un Alberto Sordi non troppo in forma è il mattatore di una commedia che va a corrente alternata. Bisogna dare merito al film di essere l'apripista delle varie pellicole incentrate sul mondo del calcio nonché di denunciare certe piccole meschinità che ruotano attorno al pallone, quando ancora erano piccole. Vi sono diversi momenti buoni. Non mancano però anche le fasi di stanca, e anche il finale fracassone delude un po', sembra buttato giù di fretta. C'è anche una piccola parte per Omar Sivori. Buono il cast secondario. Sufficiente senz'altro, poteva essere però ancora migliore.
Sordi incarna più che bene la follia degli italiani per il calcio. La descrizione di ciò che comporta essere presidenti di una squadra, infatti, non lascia indietro nulla e consente di capire quanto sia qualcosa di viscerale: non è importante conoscere le motivazioni che portano a tanto. Poco importa che sia una squadra di paese perché la malattia manifesta gli stessi sintomi di un qualsiasi tifoso di un blasone di città. Dura quei minuti di troppo che lo rendono leggermente estenuante, quantunque il messaggio arrivi a destinazione ben prima dei titoli di coda.
Benito Fornaciari eredita dal padre la presidenza di una squadra di calcio diventandone un accanito tifoso. Il film, pur nella sua ingenua linearità, sa fonire un quadro attendibile del dietro le quinte del mondo del calcio, che risulta sempre attuale nonostante l'oltre mezzo secolo di età. La comicità latita ma con il bravo Alberto Sordi non manca la simpatia.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
I calciatori in vacanza con Omar Sivori mi pare che siano Aldo Bet e Santarini. Sivori si era ritirato da poco dal calcio ma non appariva con un fisico muscoloso e tonico come i calciatori di oggi.
Per alcuni anni la squadra del paese dove sono cresciuto (Arenzano, provincia di Genova) ha assunto la denominazione di "Borgorosso". Con tale denominazione è arrivata a disputare anche un paio di campionati di serie D.
Il film fu girato in Romagna, a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna. I giocatori della squadra del Borgorosso erano veri giocatori di calcio del Baracca Lugo, che allora faceva la Serie D. Tra questi fu scelto per il ruolo di portiere Oriano Testa, in prestito dal Bologna per la stagione '69/'70.
L’estremo difensore del Borgorosso, Oriano Testa (stesso nome nel film), fu parte della prima squadra del Bologna per sole 3 stagioni. Nelle stagioni '67/'68 e '70/'71, come terzo portiere, non entrerà mai in campo, collezionando solo rispettivamente 4 e 1 presenze in panchina. Nella stagione '71/'72 diventerà secondo portiere a campionato in corso (Vavassori, primo portiere, lascerà spazio ai giovani), giocando solo 3 partite e subendo le uniche 3 reti nell'ultima partita di campionato.
In panchina nella partita di esordio in campo (13^ giornata stagione '71/'72), come secondo portiere il Bologna chiamerà il quarto portiere di appena 17 anni, unica sua apparizione in serie A.
Il giornale che Benito (Sordi) legge mentre il suo ragioniere gli presenta le cambiali da firmare è Stadio (all'epoca inserto sportivo del Resto del Carlino che poi si fonderà con l'odierno Corriere dello Sport) del 5 giugno 1970.
Nel titolo in rosso possiamo leggere "Con Riva si vince (anche quando il bomber non segna)". Andando ad analizzare le partite con presenza e vittoria del bomber rossoblu (senza gol) nella stagione 69/70, l'unica partita è Svezia-Italia 0-1 (Domenghini) del 3 giugno 1970, fase a gironi del mondiale di Messico '70. Un altro riferimento è la vittoria del ciclista Bitossi al Giro d'Italia nel giugno del 1970 (grazie a Mauro per l'informazione).
La Mustang ha annunciato tramite la pagina Facebook che è in arrivo (nel mese di ottobre) una nuova edizione in dvd del film! Probabilmente riverseranno il master restaurato che va in onda sulle reti Mediaset. La precedente, edita da Cecchi Gori, risale a quasi sedici anni fa.
Anche questo film andrebbe inserito nell'elenco dei film con pubblicità poco occulte.
Prima del derby viene citato il solito Fernet e una nota marca di orologi.
Si trattava del famoso Bulova Accutron l'orologio dell'era spaziale, siamo nel 1970 e questo slogan aveva un suo chiaro significato. Oggi questo orologio è molto ricercato dai collezionisti a prezzi piuttosto elevati!
Se ci si fà caso Sordi guarda diverse volte l'orologio durante il film come chiaro riferimento alla pubblicità presente nel film oltre a quella del Fernet Branca molto presente nei film di allora e di Gancia l'americano o meglio l'americanissimo!