Un leone si aggira indisturbato per le strade di Amsterdam, pappando un gran quantità di persone. La polizia inetta ingaggia un cacciatore ancora più inetto ma per fortuna una zoologa conosce un tipo in gamba... Mass scrive e dirige un film tanto assurdo da far sorgere il dubbio che l'umorismo sia volontario, purtroppo resta solo un dubbio; troppo sciatta la sceneggiatura, troppo mediocri i personaggi, mentre il bestione sembra recitare meglio degli umani nonostante la sua vistosa natura digitale. Un disastro? Sì e no, perché, tra una sciocchezza e l'altra, almeno non ci si annoia.
MEMORABILE: La misera fine del povero Giorgio; Il leone pigro (sale sul bus).
Gustoso eco-vengeance diretto con vigore da Dick Maas. I punti di forza sono da ricercare nella vena ironica che permea l’intera pellicola, dai spfx ben fatti (davvero realistico il leone digitalizzato) e da un ritmo spedito, il che permette di non annoiarsi nemmeno per un momento. Chiaramente si deve soprassedere su assurdità assortite (il leone che sembra immune dai proiettili, i poliziotti un po’ troppo tonti); fatto ciò ci si può mettere comodamente in poltrona, sgranocchiare pop-corn e visionare questo simpatico film.
Dopo ascensori killer e sommozzatori omicidi, Maas si diletta ancora a disseminare Amsterdam di cadaveri con un animal-horror metropolitano poco originale (pare un mix fra Wild beasts e Alligator), compensando la scarsa inventiva col gore e col suo solito humour cinico che non risparmia nessuno (bambini morti, ambientalisti stupidi, cadaveri umani usati come squallide esche). I due protagonisti sono anonimi, mentre il cacciatore alcolizzato senza gamba ha il suo perché. Prevedibile e implausibile (il leone immune ai proiettili), ma divertente.
MEMORABILE: Lo spazzino trova una testa mozzata; Le forze speciali imbranatissime si sparano a vicenda; Il leone sul tram; L'auspicabile svolta à la Lake Placid.
Hic sunt leones. No, non ci troviamo nell'altopiano selvaggio del Serengeti bensì ad Amsterdam, e il responsabile dell'insolita dislocazione geografica del terribile felino è quel burlone di Dick Maas, sempre pronto a trasformare la capitale olandese in cimitero en plein air per mutilati vari. Il linguaggio dello spavento è quello parlato dai fruitori dell'horror-giallo italico della golden age e i POV shots animaleschi, come anche le esagerazioni, si sprecano. Un bagno di sangue irrorato però da quella vena di ironia e macabra assurdità che da sempre attraversa le opere del regista.
MEMORABILE: La carrozzella cingolata; Il cadavere del cretinetti di turno cinicamente utilizzato come esca definitiva...
La trama ricalca Amsterdamned, ma con un leone assassino al posto del sub. Questa volta però Maas, ancor più che in Sint, calca la mano sullo splatter abbandonando serietà e realismo; molti personaggi ed azioni sono inverosimili e sopra le righe, sarcasmo e politicamente scorretto spadroneggiano, alle volte pare di trovarsi in una commedia annaffiata con sangue a litri piuttosto che in un vero slasher. Se lo si guarda con questo spirito risulta intrattenente, viceversa potrebbe deludere, di sicuro però non ci si annoia.
MEMORABILE: La fine del fattorino; Il primo tentativo di prendere il leone; Mentre il leone massacra gente nel tram: "Ricordarsi di timbrare il biglietto".
Pellicola senza capo nè coda a parte quella del leone, che più che un predatore sembra essere un serial killer che ama staccare teste e arti piuttosto che nutrirsi. Gli attori fan quel che le possibiltà gli consentono e i dialoghi certo non li aiutano (quando la veterinaria dice che ci sono migliaia di leoni a piede libero in Europa non si può fare a meno di ridere). Ci sono sì un paio di attacchi accettabili, ma il resto, nonostante il tentativo di buttarla sull'ironico, è davvero poca cosa; e persino il finale, in cui succede di tutto, non salva la baracca filmica.
MEMORABILE: "Guido spara!" urla il padre col leone sopra. E Guido prende la mira, indietreggia, mette il piede nella tagliola, spara in aria e cade rovinosamente.
Non fosse altro che in onore di quel gioiellino anni '80 che è L'ascensore, la visione del film si può sopportare anche perché più o meno Maas è tra i registi più prevedibili sulla scena europea: horror "misurato", per merende sanguinolente quanto basta, ironia e ambientazioni scontate traslate nella Venezia del nord senza parsimonia, interpreti anonimi, cgi al risparmio, biondina con le grazie a posto alquanto sciapa e bellimbusto-munita, mutilazioni à gogo. Gli spiriti nelle tenebre si ribalteranno pure in cineteca, eppure vale la pena andare a vedere come va a finire.
MEMORABILE: Il leone blindato (o le armi caricate a salve, delle due l'una); L'amputazione fai da te in obitorio; I bambini e lo scivolo a tubo; Il netturbino.
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