Leggendaria pellicola, con momenti passati alla storia del cinema italiano. Sordi che ferma le auto è impagabile, uno dei suoi vertici indimenticabili. Esilarante Talarico, nella parte dell’avvocato monarchico (è uno degli esaminatori di Sordi in I complessi). Grande De Sica. Simpaticissima la Merlini. Tutti i comprimari sono al massimo. In questo caso l'imperdibilità del film supera il suo valore.
MEMORABILE: Il debutto con la vestizione e il discorso con il misterioso “usbergo”.
Indimenticabile commedia diretta dal grande Luigi Zampa, questo film fotografa ottimamente la realtà italiana, come spesso è accaduto alle pellicole dirette dal regista. Forte di una bella sceneggiatura (opera di Sonego, vecchio "complice" del protagonista), capace di fare sorridere attraverso momenti prettamente comici, ma anche di indurre una riflessione sugli eterni cattivi costumi italiani, il film si avvale di due magistrali interpretazioni di Sordi e De Sica, ma anche dell'apporto di grandi caratteristi (si pensi alla famiglia del protagonista).
Titolo imprescindibile, nella carriera dell'indimenticabile attore romano. Grazie ad una sceneggiatura di ferro, con personaggi ben caratterizzati e servito da una regia attenta dell'ottimo Zampa, Alberto Sordi consegna alla storia del cinema un altro personaggio fondamentale. Due o tre scene sono di culto. Da citare almeno quella di Sordi che entra nel bar in divisa. Grandi duetti con De Sica e la Koscina. Ottimo anche il resto del cast.
MEMORABILE: Otello entra nel bar in divisa; primo giorno di lavoro; gli incontri/scontri con il sindaco; l'incontro con la Koscina.
"La legge è uguale per tutti": la più grossa fandonia del diritto italiano è messa alla berlina in questa efficace commedia di (mal)costume, nella quale la divisa da vigile urbano è dapprima veicolo di rivincita personale, poi di tutela di scandali, ricatti e connivenze politiche. Il cast assembla grandi talenti del cinema di allora (Sordi, De Sica, Merlini, Pisacane, Bruno, Berni, Talarico) e fa comparire la Koscina e Riva nel ruolo di loro stessi.
MEMORABILE: I disastri stradali combinati da Sordi appena nominato vigile.
Vigile inflessibile perché le regole sono uguali per tutti... o quasi. Bella caratterizzazione di Alberto Sordi, che si trova cucito su misura un personaggio a cui sa dare un’impronta che rimane nella memoria. Il film in sé non è gran che, la trama poi è inesistente, frammentaria, ma alcune scene (soprattutto quelle del vigile alle prese con i vari automobilisti) valgono la pena, grazie all’estro mattatoriale del nostro.
Almeno la prima parte vale alla grande, specie il Sordi nullafacente che se ne esce in vestaglia a infastidire i lavoratori, a tentare di far parcheggiare il camion e via via fino al pernacchione quotidiano. Poi nel secondo tempo, quando il film diventa un po' più serio, perde mordente. Ma il Sordi che vorrei vedere sempre sta qui; magari eccede un po' ma è fantastico. Un ricordo per la appena scomparsa Marisa Merlini. Bellissima oltre ogni dire Sylva Koscina, che Sordi ovviamente chiama Silvia. Sordi ha palesemente le sopracciglia dipinte.
MEMORABILE: "Je recito na bbella poesia"; "Una volta ha dato 'na cortellata a un pigmeo"; il sorriso di Sordi quando lo spernacchiatore lo vede in divisa.
Ottima commedia di Sordi entrata negli annali, caraterizzata da un ottimo cast di attori, tra i quali la mai troppo compianta Marisa Merlini, la Koscina nel ruolo di se stessa (memorabile quando parla di Sordi in diretta televisiva), De Sica sindaco che deve vedersela nientepopodimenoché con il vigile, che viene convinto a candidarsi a sua volta come nuovo primo cittadino! Molto divertente e ben riuscito.
Grande interpretazione di Sordi in una commedia dai risvolti amari, il fannullone sedotto e abbandonato dalla politica, i maneggi all'ordine del giorno, ieri come oggi, e il finale all'insegna del "tengo famiglia"... Ovviamente il risvolto amaro è ripagato da scene davvero divertenti. Simpaticissima la famiglia di Sordi e perfetto il sindaco fedifrago De Sica.
Cosa pretendere di più da una commedia? Questo grandissimo film è uno spaccato sociale di un'intera nazione. Tutti passano dentro il tritacarne messo in piedi da Sordi e Zampa e ne escono per quello che sono (il politico fedifrago, la combriccola del bar, l'attrice, il maresciallo), con i loro vizi e le loro virtù ma inseriti in una commedia che non perde un colpo. Sordi è da standing ovation con le sue manie di grandezza, con la sua incrollabile voglia di riscattarsi e con la ineguagliata capacità nel fotografare un personaggio reale e farlo proprio.
Uno di quei film italiani passati alla storia. Questo grazie a un Sordi eccelso, straordinario dalla prima all'ultima battuta. La parte iniziale è tremendamente divertente con i ripetuti siparietti familiari (menzione d'onore all'eroico bambino) e il tragicomico approccio all'agognata professione. Nella seconda fase, pur mantenendo l'atmosfera ridanciana, il film smaschera con amarezza il malcostume politico/clientelare della nostra società, oggi, dopo 50 anni ancora più o meno lo stesso. Il cast epocale vede un De Sica delizioso e Talarico fuori controllo.
MEMORABILE: Tra i tantissimi scelgo la prima scena, con il petulante Sordi che gira in vestaglia per il paese.
Bellissima commedia con Sordi mattatore ma anche un nutrito stuolo di spalle, più o meno famose, che reggono benissimo la parte. Citarne alcuni farebbe torto agli altri. Bravo quindi Zampa a far girare bene la ruota, a disegnare l'interno familiare e quelle situazioni dove l'estro dell'Albertone vigile trova terreno fertile. Dal primo ingorgo da districare fino alla "curva della morte" una folgorante carriera per Otello Celletti! Notevole.
Commedia bonaria con riscontri nell'attualità. Sordi interpreta in maniera eccelsa la parte e confeziona gag e momenti di buona comicità, De Sica, dal canto suo, si comporta di conseguenza. Bella l'analisi dei personaggi soprattutto nella famiglia del vigile Celletti.
Nei panni del temibile vigile Otello Celletti, l'Albertone nazionale sembrava idealmente deciso ad appendere al chiodo gli oziosi vitellonismi felliniani e i momenti ludico/bambineschi da Americano a Roma, ignaro però che il suo eccesso di zelo avrebbe incocciato un soverchiante De Sica. Un classico di semplicità e leggerezza, diretto con lineare ironia dal maestro della commedia "sociale" Zampa. Trama di poca sostanza ma tutta al servizio della corposa caratterizzazione dei personaggi, con un Sordi sempre più "antipaticamente" italiano alle prese con le inique magagne prevaricatorie del potere medio nostrano.
MEMORABILE: Intimazione perentoria di De Sica al Sordi/vigile: "Tu, quando sei in servizio, non devi guardare in faccia a nessuno! Capito?"... Preso in parola!
Dopo Il moralista Sordi e De Sica (stavolta a ruoli invertiti) tornano a sbeffeggiare le ipocrisie del perbenismo democristiano anni '50. Film straordinariamente "italiano", in cui perfino il fanfarone sfaticato Otello Celletti (che quando indossa per la prima volta la divisa conserva le smorfie dell'Americano Nando) sarebbe degno di ergersi a paladino del buon-costume ma gli viene impedito: non già per le sue proprie debolezze, ma colpendolo di riflesso, perché andando a scavare qualche scheletro si trova in tutte le case. Imprescindibile.
MEMORABILE: Anche se avesse detto quella parola che somiglia a "sBronzo", mica è un'offesa: anzi, in tutta Italia indica una persona troppo onesta!
Sordi deve piacere, questo lo si sa; vuoi per la sua onnipresente parlata romanesca vuoi per i suoi atteggiamenti, sta di fatto che non mette mai tutti d'accordo. Qui però, come in (forse) poche altre pellicole, risulta difficile non apprezzarlo, in una veste in equilibrio tra serio e faceto, lucido esempio di chi rimane invischiato suo malgrado in ingranaggi più complicati e inoppugnabili. Si ride, ma sempre col retrogusto tipico di un modo di far cinema che all'estero ci hanno sempre invidiato.
La prima grande riuscita del sodalizio Zampa-Sordi, con l'apporto indispensabile in scrittura di Sonego che, rielaborando un fatto di cronaca, offre al regista la possibilità di scavar (più modestamente ma con maggior incisività rispetto alla trilogia Brancatiana) nelle tare dell'italietta post fascista e all'Albertone di cesellare uno dei suoi immarcescibili personaggi. Di cristallizzata attualità nelle forme, ma quanto è inacidito il contesto paese. Cinematograficamente piace la carburazione lenta della pellicola. Misurato De Sica, tornita Mara Berni.
MEMORABILE: La vestizione; Il duetto con Sylva Koscina.
Bellissima commedia di Zampa in cui, oltre a tante risate, c'è anche un fondo d'amarezza per quella che è la giustizia (tristemente reale) italiana. Bravissimo Sordi vigile ottuso e incorruttibile, contrapposto a un De Sica perfetto nel ruolo del marito traditore e sindaco corruttibilissimo. Il ritmo è veloce, con poche cadute di tono, e non ci si stanca quasi mai. Simpatica la parentesi con la Koscina e Mario Riva. Imperdibile.
Uno dei titoli di punta di Sordi, nobilitato anche dalla presenza di un perfetto De Sica, impeccabile nel ruolo del politico ipocrita e sfacciato (ed il fatto che la vicenda non sia tanto invecchiata dopo 50 anni la dice lunga). Albertone sguazza nel ruolo dello scansafatiche ingenuo, genuino ed idealista, incapace di comprendere la malizia e le astuzie di chi lo circonda. Finisce inevitabilmente per esser messo in mezzo a questioni più grandi di lui (lo scontro tra il sindaco ed i monarchici) ed infine decide di adeguarsi. Finale gustosissimo.
MEMORABILE: Otello che entra al bar e nessuno ha il coraggio di fargli la pernacchia; Lo scontro con il sindaco dopo la mancata multa alla Koscina.
Un buon film di denuncia ma niente di straordinario. Intelligente soggetto di Sonego, regia anonima ma vivace e serrata di Zampa, soddisfacente resa spettacolare però, senza Alberto Sordi, il film non esisterebbe. La pellicola è un mero veicolo per l’attore romano in un ruolo di sfaticato e vanaglorioso che diventa dopo anni di ozio un vigile motociclista. Sordi è il solito mattatore irresistibile che regge l’impalcatura di un film che rischia sempre di debordare nella farsa grossolana e paesana e di annacquare così la sua indubbia vitalità polemica.
Una delle grandi commedie all'italiana di una stagione irripetibile. Sordi è sempre lui, l'italiano medio e l'atteggiamento della giunta comunale non è molto diverso dal peggior "made in Italy". Resta un'altra grande interpretazione, un tassello che va ad inserirsi nel mosaico che meglio di tutti dipinge la realtà nostrana. Ancora oggi Alberto Sordi del Vigile rappresenta il modello di funzionario statale che vorremmo sempre veder combattere le malefatte altrui, ma che non vorremmo mai incontrare sulla strada delle nostre debolezze. ***!
Non sarà il miglior film del grande Albertone, ma è davvero notevole grazie proprio a un Sordi in formissima e davvero irresistibile. Tante le scene degne di nota, soprattutto nei duetti con un altrettanto grande Vittorio De Sica, col quale si instaura un'alchimia superba. Un film comico, ma anche un'analisi cinica verso il bigottismo e il doppiofaccismo del secondo dopoguerra (il sindaco con amante che non vuol farsi multare è un esempio a tema), dunque non affatto scontato. Da ricordare e da vedere!
MEMORABILE: I duetti con De Sica, soprattutto quelli dopo non aver multato Sylva Koscina.
Bel film di Sordi. Non fra i "top", ma si guarda con piacere. Alcune battute son veramente degne di nota. Siamo di fronte a una denuncia sociale, ma all'italiana... e sappiamo come va a finire. Ottima, e non poteva essere altrimenti, la prova del sornione De Sica. Uno dei film più conosciuti di Sordi, vale sicuramente la visione.
Ottima commedia con un Sordi al massimo della forma che si avvìa a diventare un personaggio a tutto tondo e un De Sica grande nel suo ruolo di sindaco maneggione. Le ingiustizie italiane viste con ironia e fatalismo e un finale "punitivo" nei confronti del sindaco prepotente. C'è una parte drammatica quando vengono fatte le pulci a tutta la famiglia di Sordi a scopo ricattatorio e vengono invitati a una festa d'alto bordo per blandirli. Ottima la prova della Merlini, meritano una menzione i comprimari Nando Bruno, Carlo Pisacane e Fanfulla.
MEMORABILE: Celletti invia in busta al sindaco le schegge della bomba con cui fu ferito in guerra ferendo il sindaco e poi si spoglia davanti alla sua segretaria.
Un Sordi in ottima forma ci descrive la Viterbo di questo "miserabile " del dopoguerra in un Italia piena di bigotti e falsi moralisti. Un bel messaggio di denuncia anche sugli ambienti politici ben rappresentato da De Sica. Alcune scene sono da antologia della filmografia italiana. Comico ma impegnato al tempo stesso. Purtroppo, a distanza di anni, il film è ancora attualissimo...
La pellicola in sé non è niente di che (il fesso di turno che, donatogli un minimo di potere, se ne ubriaca e riesce sempre a fare la cosa sbagliata). Ma è solo un pretesto per dare la possibilità a un Sordi decisamente in parte di disegnare un personaggio tanto perdente (almeno all'apparenza), quanto simpatico, anche quando fa il prepotente usando la divisa come scudo. Degna di nota la figura del figlio con più cognizione di lui (l’eroico bambino). Vira troppo verso la macchietta, sindaco compreso; e la seconda parte non è all'altezza della prima, ma nel complesso non è male.
MEMORABILE: In divisa: "A papà, me pari un marziano"; Il sindaco parla del protagonista "Ha la fissità tipica dell'ottuso".
Godibilissima e divertente commedia di costume nella quale Alberto Sordi azzecca uno dei personaggi ormai entrati nell'immaginario collettivo, ossia il famigerato e zelante vigile Otello Celletti, che purtroppo dovrà scontrarsi con personaggi corrotti e astuti. Si può rivedere innumerevoli volte ed è sempre uno spasso. Straordinari De Sica e la Merlini, ma tutto il cast ruota attorno al grande Albertone. Mario Riva e Sylva Koscina nella parte di loro stessi.
Un ottimo Sordi al servizio di una gustosa commedia in cui è affiancato da un bravissimo Vittorio De Sica e da un'altrettanto valida Marisa Merlini. I duetti vigile-sindaco sono divertenti e Sordi gigioneggia alla grande. Piacevole il siparietto con Sordi che si trova a tu per tu con la bella Sylva Koscina, la quale a sua volta lo menzionerà all'interno della trasmissione più in voga di quel periodo: "Il musichiere". Simpatico.
Potera mancare il vigile nelle figure iconiche della galleria sordiana? No, ed infatti ecco il nostro Otello Celletti, perdigiorno che la divisa riveste di autorità agli occhi dei concittadini. Sbaglia due volte Otello: la prima per condiscendenza, la seconda per aver preso alla lettera il richiamo al rigore che gli veniva dal Sindaco, moralista fasullo, altro bel rappresentante del costume nazionale. Due interpreti che sguazzano nei loro ruoli, attorniati da caratteristi di valore come Merlini e Pisacane, per una commedia divertente ed amara diretta da Zampa con consumato mestiere.
MEMORABILE: Il babbo di Otello rivela al figlio la vera storia del suo incontro con il re
Che l'Albertone nazionale sia una colonna del nostro cinema è risaputo, ma se c'è un'imperdibile perla per gli estimatori della storia del grande schermo è proprio questa! In un 1960 romano, nell'atmosfera tra dolce indugio e spinta industriale tipica di allora, ecco un'improbabile ma dissacrante "divisa" che ne combina di tutti i colori. Ma nel brillante alternarsi di toni comici e velatamente drammatici, ritroviamo senza sorpresa l'Italia delle ipocrisie e delle prevaricazioni sociali di sempre.
Divertente commedia diretta da Zampa, che come giusto che sia, oltre a far ridere tocca argomenti importanti e attualissimi quali la corruzione politica (con un lieve accenno alla moda delle “escort”) e il potere della chiesa. Ad un Sordi unico e inarrivabile viene affiancato un De Sica perfetto nella parte del tipico sindaco “all’italiana” e un cast ricco di bravi caratteristi (Bruno, Pisacane e Talarico su tutti).
MEMORABILE: “Ecco, me so' vestito co n’ora d’anticipo, mo' ando vado?"
Se nel 1960 il film faceva ridere o sorridere per le interpretazioni (bel match tra Vittorio De Sica e Alberto Sordi) e non si faceva troppo caso alla commistione tra politica e affari più o meno leciti (la si riteneva nella norma), oggi alla luce di come sia diventata abnorme e generalizzata questa commistione, si rimane più colpiti da quest'aspetto. Ci sono diversi altri motivi che rendono godibile il film, come lo spicchio di vita borgatara, l'influenza crescente della tv e le buone caratterizzazioni di tutto il cast. Ottima la regia.
MEMORABILE: La serietà del meccanico in erba; Il commenda che dice a Sordi: "I milioni ce li teniamo noi".
Pregevole commedia che descrive il malcostume della provincia italiana il cui carattere distintivo è la presenza debordante di Sordi, scatenato nel ruolo di un vigile il cui zelo e la cui inflessibilità (malvisti dai potenti locali) creano situazioni esilaranti. Senza Sordi il film è poca cosa e questo è il suo unico limite, malgrado gli ottimi comprimari (De Sica, Merlini, Berni, Pisacane, Talarico), le apparizioni di Sylva Koscina e Mario Riva e le caratterizzazioni dei personaggi minori.
MEMORABILE: La famiglia Celletti; Otello al lavoro; Il cameo di Sylva Koscina; Il processo.
Ennesima eccezionale interpretazione di Sordi, al quale Zampa affida un ruolo in cui l'attore si cala alla perfezione: il mediocre, disoccupato e chiacchierone Otello che, grazie alla sua determinazione e insistenza nei confronti del sindaco (un grandissimo De Sica) riesce a farsi assumere come vigile. Una fusione di grande comicità e pacata riflessione sulla corruzione, che Sordi trasmette con estrema puntualità, in particolar modo quando si rende conto che la sua intransigenza potrebbe fargli perdere il lavoro per cui aveva tanto lottato.
MEMORABILE: "Che ora è?" "Mezzogiorno!" "Ecco, me so vestito co' n'ora d'anticipo e mo 'ndo vado?"
Nell’interpretazione di Sordi si rivedono la tipica spacconeria e pigrizia e insieme il suo contrario, ovvero i modi integerrimi e il rispetto della legge. Inizio con impronta romana popolare preparatorio alla fase in divisa, ricca di spunti divertenti. Dalla candidatura a sindaco al processo la trama s’ingarbuglia perdendo lo smalto iniziale fino a un finale consolatorio. Buoni comprimari a supporto; De Sica appare poco credibile.
Insieme a Nando Mericoni e Guido Tersilli, quella di Otello Celletti è probabilmente una delle maschere comiche meglio riuscite e più ricordate del grande Sordi. Anche perché dietro la maschera il film riesce comunque a raccontare un'Italia vera con vizi e virtù degli anni 60. Cast di contorno di grande spessore con un De Sica padre capace di recitare con i soli sguardi. Ma ci sono anche le grandissime Merlini e Koscina, senza contare i caratteristi come Pisacane ecc. Zampa dirige in maniera semplice e pulita e questo fa aumentare il gradimento.
La commedia italiana giunge a maturazione in quegli anni, quando gli italiani frequentano i cinema assiduamente. Sordi dà una delle prove maggiori della sua carriera, tant'è che ci si ricorda del nome del personaggio, che il sindaco (un ottimo De Sica) sente nominare spesso e con apprensione... Tutti gli attori sono a loro agio nella parte e in forma, come anche quelli che interpretano se stessi (la Koscina, Mario Riva). La vicenda "si allarga" fino al finale liberatorio, dove il personaggio di Sordi la fa franca (qui e nei film a venire).
MEMORABILE: Otello che si mostra alla famiglia, dopo essersi vestito da vigile, inquadrato dal basso, maestoso, fino a che non tenta di camminare...
Un modesto e ingenuo disoccupato romano diventa vigile e impara, suo malgrado, con chi essere inflessibile e con chi no. Superficialmente rivestito con abiti da commedia, il film in realtà nasconde un amaro e italianissimo stereotipo del "lei non sa chi sono io" che il grande regista Zampa ci regala e nel quale un memorabile Alberto Sordi recita con indimenticabile registro. Ispirato a un fatto accaduto qualche anno prima, ebbe qualche taglio della censura ma anche un meritato successo.
Pellicola costruita su misura per Sordi, qui in una delle sue interpretazioni più famose di sempre. I momenti da ricordare sono parecchi (in moto a inseguire sindaco; la Koscina; il figlio che ripara l'auto) e si inseriscono in una vicenda non particolarmente complessa ma in grado di descrivere in maniera incisiva la delicata questione dell'abuso di potere (il posto di blocco al sindaco; il rapporto col potere politico: "Lei lo sa che è solo un concubino?"). La sceneggiatura a tratti latita, ma l'originalità di Sordi vale il film.
Commedia di notevole livello, ritmatissima, perfetta sia nei momenti prettamente comici (il primo giorno di Sordi vigile è la verosimile messa su celluloide dell'ipotetico esordio lavorativo da incubo che giace nell'inconscio di molti) che in quelli di critica sociale, di un'amarezza che attanaglia lentamente senza lasciare scampo, fino a quel ribaltamento finale che è un vero colpo di genio. Sordi assolutamente perfetto, ottimo ed espressivo De Sica sindaco fedifrago, simpatica la comparsata della Koscina nei panni di se stessa. Imperdibile.
La massima comicità esprimibile da Alberto Sordi. Probabilmente il grande attore italiano non ha più raggiunto una costanza tale di virtuosismi spassosi in appena 100 minuti. La pellicola di Zampa va segnalata per l'insolita concentrazione di tanti bravi attori, all'epoca non così scontata in ambito comico: Sordi giganteggia ma De Sica, la Merlini e personaggi secondari come quelli interpretati da Nando Bruno, Carlo Pisacane, Lia Zoppelli e l'allora piccolo Franco Di Trocchio non scherzano affatto. Un vero manuale della commedia italiana.
MarioPio vuol far carriera e come noto non si ferma davanti a nulla... Film incredibilmente ancora attuale (alcuni stilemi portano direttamente a Fantozzi) dove nella prima parte Sordi giganteggia (memorabile l'incedere in divisa nel bar), mentre verso il finale si va verso una debole deriva melodrammatica riscattata per fortuna dall'ultimissimo sviluppo; per fortuna Sordi non si mangia i comprimari, ovviamente menzione per la canaglia vestita da gentiluomo di De Sica ma in generale nota di merito per tutti. Attenzione alla curva della morte!
MEMORABILE: Il sorriso di Sordi in divisa che ricorda quello di Guglielmo il Dentone; Celletti vede la sorella e capisce che mestiere fa a Milano...
La prima mezz’ora lascia intendere che si tratti della solita commedia rinfrescata dalla verve comica dell’attore di turno, eppure non tarda a prendere una piega quasi inaspettata che ne aumenta lo spessore. È, purtroppo, ispirato a un fatto realmente accaduto che testimonia l’eterno malcostume degli avidi di potere, qui velatamente celato dalla vis comica degli attori, ma dalla satira pungente come uno spillo. Tra le migliori interpretazioni di Sordi, affiancato da un De Sica sempre perfetto e un gruppo di caratteristi davvero bravi.
MEMORABILE: È meglio che ti ci abitui da piccolo alle ingiustizie, perché da grande non ti ci abitui più!
Sordi al top immerso in una cornice da Italia pre-boom. Critica sociale inserita in una commedia irresistibile e senza alcun freno. Vittorio De Sica sindaco democristiano e Sordi monarchico sono meravigliosi, così come tutti quei caratteristi che svolgono il ruolo degli assessori: bastava solo la faccia per esprimere un mondo.
La prima parte del film è straordinaria, con un Sordi mai così irresistibilmente cialtrone; perde parecchio in brillantezza dal momento in cui inizia a prevalere una satira politica di grana grossa. Ma tutto si perdona quando per un'ora buona si ride in continuazione, rapiti dalla verace romanità e dalla salacità dei dialoghi dei personaggi. L'"eroico bambino" e il "pio bove" rimarranno nella storia.
MEMORABILE: "E' più duro lavorare o guardare quelli che lavorano?"
Sordi è meraviglioso nell'incarnare perfettamente lo spirito dell'italiano medio, idealista o realista in base alla convenienza. Attorniato da grandissime maschere, su tutte il fenomenale Pisacane (la versione "ufficiale" dell'incontro con il Re è un pezzo di cinema straordinario). I momenti brillanti (che mischiano abilmente dramma e commedia) sono innumerevoli, peccato per qualche scena eccessivamente lunga (il lungo incontro con la Koscina). Un film che fa riflettere e di incredibile e inaspettata modernità. Gli anni passano, ma rimane attualissimo.
MEMORABILE: Sordi che rispetta alla lettera l'invito all'intransigenza; Gli scheletri nell'armadio; Il processo
Simpatico, con un Sordi che fornisce un'interpretazione memorabile del suo "italiano medio", ma alla lunga non più riuscito di tanto. Alcune situazioni sono veramente riuscite e Albertone nel ruolo del vigile tutto d'un pezzo (o quasi, se c'è di mezzo Sylva Koscina...) merita da solo la visione del film; purtoppo la parte finale diventa un po' didascalica (anche se purtroppo vera) di un certo andazzo, non solo italiano. Anche la scena dell'ingorgo è tirata troppo per le lunghe: una maggior sintesi avrebbe giovato sicuramente. Un film discreto che può vantare comprimari di lusso.
Otello Celletti è uno dei personaggi che si ricordano maggiormente di quel grande attore che è stato Alberto Sordi. Il film è divertentissimo nella sua prima ora, con un Sordi dilagante, ben sostenuto dal restante cast in cui spicca De Sica. La parte finale, dal declassamento in poi, perde un po' di tono e la satira politica e sociale non è all'altezza di tutta la parte in cui emerge la figura dello sfaccendato alle prese con un mestiere in cui può esercitare autorità. Alla fin fine è la storia di un'Italia che fu e grande cinema.
MEMORABILE: Con la Koscina; La multa al sindaco e il conseguente inseguimento.
“Grazie e a buon rendere” risponde lo scansafatiche Otello a chi lo sbeffeggia con pernacchie. E la resa arriva presto, grazie alla divisa di vigile urbano. Integerrimo ma suscettibile al fascino femminile, il bravo Sordi innesca una serie di siparietti meravigliosi che fanno rimpiangere le pellicole del periodo, quantomai attualissime - ahimè- in tema di corruzione e poltronismo. Come in buona parte di questi film non si tratta di una comicità sterile e fine a se stessa. Si ride amaro, spesso, per il messaggio celato da frasi all’apparenza guascone. Ennesimo personaggio indovinato.
Bellissimo film di denuncia che si ispira a un fatto di cronaca coevo (il vigile Melone ebbe guai seri per aver multato un pezzo grosso), in cui Sordi è indiscusso mattatore nonostante l'imponente presenza scenica dell'ottimo De Sica e la bravura del cast di contorno. Non manca, ovviamente, l'elemento comico rappresentato dal protagonista, un disoccupato svogliato che riesce a ottenere un lavoro importante soltanto grazie a un colpo di fortuna. Finale che dà soddisfazione (a Otello, ma anche agli spettatori!).
MEMORABILE: Durante il processo la famiglia Celletti viene messa con le spalle al muro.
Non siamo nell'Olimpo del genere, ma Sordi è talmente grande da nascondere i limiti del film e da regalarci una delle sue interpretazioni più indimenticabili. Numerose le scene iconiche: la pernacchia al bar, Sordi che recita Pio Bove davanti alla Koscina (che interpreta sé stessa), di nuovo la Koscina che smaschera in diretta tv al Musichiere il povero Otello... C'è anche una vena polemica che all'epoca doveva essere stata indigesta, vista la censura della battuta sulle ingiustizie in cui il film incorse.
MEMORABILE: "Pio Bove, e che è? Sarà sempre roba di macelleria!".
Zampa dirige un grandissimo Sordi in una commedia leggera quanto tagliente, regalando all'immaginario collettivo un'altra indimenticabile icona nostrana. L'intera struttura filmica viene eretta attorno al personaggio di Otello Celletti (ma anche, ovviamente, agli ottimi comprimari, protagonisti di notevoli siparietti comici), facendo chiudere un occhio sulle piccole smagliature in sede di script (l'intera parentesi con la Koscina, di fatto superflua ma scritta con talmente buon gusto da risultare indispensabile). Numerosissime le gag riuscite e finale impregnato di disarmante ironia.
MEMORABILE: La famiglia di Celletti; I doni di carne; Le reazioni di Sordi davanti alla Koscina; La scena del bar con la moglie gelosa; La giraffa di peluche.
Sordi disegna con un'interpretazione magistrale uno dei suoi personaggi più riusciti, grazie anche a una sceneggiatura attenta e coraggiosa che all'epoca doveva avere un impatto sicuramente maggiore di quello odierno. Grande regia di Zampa che dirige con polso un cast straordinario, con De Sica, Merlini e Garrone che regalano classe pura. Un titolo importante nel cinema italiano del Dopoguerra rimasto giustamente famoso, praticamente imperdibile per chi ama il buon cinema, capace come tutti i grandi film di far sorridere e riflettere anche a tanti anni di distanza.
MEMORABILE: La mimica facciale di Sordi, soprattutto nei duetti con De Sica.
Disoccupato romano viene assunto come vigile grazie a una raccomandazione e sfruttando il suo ruolo diviene un piccolo ras del quartiere. Un malinteso senso del dovere che è in realtà esercizio autocratico tornerà a suo detrimento. Spassosa e acuta commedia all’italiana che dell’Italia mostra tutti i vizi endemici con paterna bonomia e ironia non disgiunta da una punta di amarezza; dall’adulazione del potere all’invadenza dello stesso, burocrazia, gallismo, perbenismo e moralismo ipocrita, conformismo e mediocrità. Sordi strepitoso, Zampa alla regia giustamente lo asseconda.
MEMORABILE: Il pernacchione al bar; La curva della morte.
L'abito qui fa il monaco eccome, anzi fa il vigile Celletti, che fa rima col Cretinetti di appena un anno prima. Erano gli anni dello straripante Sordi e delle sue migliori caratterizzazioni, registi e sceneggiatori di prim'ordine gli davano manforte consentendo al miglior talento di venire fuori in tutto il suo neorealismo più dissacratore. C'è l'amaro scontro tra il potere politico e l'illuso riscatto popolare, De Sica sindaco sembra rubato alla realtà (tra l'altro ispiratrice del film), il pavido Otello è l'emblema dello spaccone tutto urbe e vanagloria. Pellicola ineluttabile.
MEMORABILE: "...N'avete visto mai un policeman?"; "...Tutta bionda, tutta riccia...c'hai 'na capoccia così!"; "Pio Bove" con la Koscina; La curva della morte.
Il familismo amorale al servizio del Potere più corrotto sviscerato dal duo Sordi-Zampa in uno dei capolavori della commedia all'italiana, oltretutto con un cast in stato di grazia in cui troneggia un grandissimo quanto misurato Vittorio De Sica. Colossale nella sua dissacrazione di tutti i vizi e i difetti di un'Italia dove il Dopoguerra non ha portato giustizia ma solo corruzione, e dove i "bei vecchi tempi" non sono mai stati tali, e forse erano anche molto ma molto peggio. Triste constatare come siano cambiati i circhi ma i pagliacci siano, in fondo, sempre gli stessi.
Un affresco dell'Italia e dei suoi vizi tra i migliori del nostro cinema. Pur pagando alcuni momenti di stanca e l'inesorabile passare del tempo, è film per certi versi ancora moderno e che critica diversi vizi tipicamente italici in maniera intelligente e profonda, tanto che a volte sembra che la pellicola sia in bilico tra commedia e dramma. Oltre all'ottimo Alberto Sordi in uno dei suoi ruoli più iconici abbiamo un cast funzionale alla vicenda narrata, in cui spicca Vittorio De Sica, compresi i camei di Sylva Koscina e Mario Riva. Intelligente pezzo di storia del cinema italiano.
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CuriositàDaniela • 27/03/14 14:25 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Curiosità riportata nella scheda di Wikipedia dedicata al film:
"La pellicola si ispirava ad un fatto di cronaca accaduto nel luglio del 1959, e cioè all'episodio del vigile Ignazio Melone che si era permesso di multare per un sorpasso vietato il questore di Roma Carmelo Marzano (...). Quest'ultimo si era alquanto risentito (...) Ed esattamente come nel film, l'inflessibilità e il rigore morale del solerte vigile vennero poi smontati da poco edificanti scoperte sulla sua famiglia".