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Cotola: Discreta pellicola che all'inizio sa tratteggiare con buone capacità questa comunità di camionisti dove vigono strane regole e codici di comportamento. Ma ben presto i duelli su strada e le beghe personali ed amorose dei personaggi vengono un po' a noia. Manca per lunghi tratti quel guizzo, quella scintilla che accenda il fuoco dell'interesse e del coinvolgimento. La "svolta"
narrativa non arriva mai. Tutto resta nell'ordine della medietà: regia, sceneggiatura, confezione. Buone le prove del cast tra cui c'è Sean Connery in una piccola particina.
Mark70: Gli uomini soffriranno della sindrome di Peter Pan, ma pare che le donne non siano messe meglio... Simpatica commediola dolce-amara con protagonisti Tognazzi e Gassman figli: i due sono bravi, affiatati e rendono bene i caratteri complessi dei rispettivi personaggi. E' tutto il resto a convincere meno, dalla regia troppo statica alla trama, con troppi luoghi comuni. Interessante la colonna sonora, con la partecipazione di Cammariere e Alex Britti prima del successo.
Muttl19741: Film spassoso tratto da una serie di successo di libri per ragazzi. Splendida la grafica che cambia di stile, si avvicina in alcuni momenti al fumetto e arricchisce una storia frizzante per bambini e non solo. Sceneggiatura originale: il personaggio principale con la sua trasformazione è esilarante. Splendidi i due inseparabili e irriverenti amici. Non manca la suspense.
Magerehein: Adattamento di buon successo commerciale ma nel complesso non riuscito (vinse anche due Razzie), a causa soprattutto della mediocre sceneggiatura (adatta per una qualsiasi commediola americana di bassa lega, ma con il cartoon originale c'entra davvero poco) e di un umorismo che si mantiene su livelli troppo incostanti. Pochi alti, diversi bassi, qualche momento di stanca; non bastano un Goodman perfetto per il ruolo (impressionante la somiglianza fisica col vero Fred) e la buona ambientazione (coerente con la "preistoria moderna" originale) per alzare la media. Deludente.
MEMORABILE: "Se fate case così piccole, la gente non ci entra!"; Pensando a come fermare Detritis, Fred si immagina la suocera mangiata da un dinosauro.
Minitina80: Prosegue sulla stessa falsariga del predecessore ma con un maggiore accento sugli intrighi amorosi (a volte un po’ banali) e una minore introspezione dei personaggi. Perde quindi leggermente in spessore, sebbene il carisma di De Sica sia talmente strabordante da distogliere l’attenzione altrove. Fortuna vuole che gli interpreti siano praticamente gli stessi e ci si diverta comunque a seguire le vicende che animano il paese in una rappresentazione spensierata di vita quotidiana riportata sullo schermo.
MEMORABILE: De Sica diviso tra i due pranzi battesimali!
B. Legnani: Paleomusicarello di incredibile candore, perché rinuncia ben presto ad essere un vero film, infilando una serie interminabile di canzoni collegate o da avvenimenti casuali, o immotivati o immotivabili. La regia di Paolella, ovviamente, è millanta volte superiore a quella di un Fizzarotti o di un Tamburella, ma il soggetto occupa un quinto di pagina, mentre la sceneggiatura forse arriva a due fogli: globalmente si vola a livelli infimi. Più vedo musicarelli e più rivaluto Lady Barbara e quelli con Mal... Cast simile al coevo Madri pericolose.
MEMORABILE: Arriva la polizia di sorpresa (a sirene spiegate!): in 10" i nostri eroi s'alzano, si vestono, sbaraccano tutto e si fanno irreperibili. Disarmante...
Ischan: Dopo aver visto questo film, so cosa proporre agli amici in caso abbiano voglia di ridere a crepapelle. Scivolone incommensurabile di Damiani, questa produzione è al limite della vergogna cinematografica. Cast da telenovela piemontese (a parte Guerrini), montaggio e fotografia al limite dell'amatoriale, dialoghi da sala giochi e musiche stile Atari. Tomba almeno sa tenere in mano la pistola e le scene d'azione con lui coinvolto sono l'unica cosa da salvare (e abbiamo detto tutto).
124c: Versione Lego della saga di Batman contro il Cappuccio Russo, dove si sfotte il cavaliere oscuro molto di più che nella serie con Adam West. L'idea della bat-family (mai ben presentata nei live action) che passa il tempo a litigare fra uno scontro coi cattivi e l'altro, è divertente; come Batman che, sprovvisto di Bat-mobile, è costretto a chiedere un passaggio a un tizio occhialuto, il quale prima di portarlo dove vuole lo costringe a fare la spesa al posto suo. Geniale Robin che ricostruisce le macchine distrutte coi mattoncini sparsi a terra.
MEMORABILE: La scontata identità di Cappuccio Rosso; Il voltagabbana di Due Facce; La bat-family contro i droni; La gag finale con Asso il bat-cane.
Belfagor: Noioso e sciatto prequel, caratterizzato da protagonisti poco in parte e una recitazione senza verve, che rende ancora più insipide le solite gag già viste. Fa rimpiangere non solo la bella serie TV animata, ma anche il primo film (non memorabile, ma comunque ad una distanza siderale da questo). Il cambio d'attori è stata una scelta sbagliata per i due protagonisti, ma se non altro la Collins s'impegna per non farci rimpiangere la Taylor nel ruolo della suocera.
Markus: Per una serie di circostanze incidentali, un viziatissimo cane star di Hollywood - con tanto di toupet sul capo (!) - verrà salvato da una squadra di pompieri che lo adotterà come mascotte. Trama ridicola e pretestuosa, atta da una parte a far ghignare il giovanissimo pubblico al quale l'opera di Todd Holland è destinata, dall'altra a strizzare l'occhio alla facile lacrima per l'epilogo da quadrupede con raro senso civico. Un film assai leggero e a suo modo distensivo.
Marione: Film poco divertente, senza trama e con protagonisti talmente sottotono da scoraggiare quasi la visione: Banfi e Villaggio appaiono già in declino, con il pugliese che non trova nel genovese un partner con cui interagire, seppure Lino risulti meno peggio di Villaggio, ormai un campionario di stanche trovate fantozziane. Il tentativo di inserire certi comici in un plot a base di avventura e intrallazzi non funziona e ne risulta una commedia spenta sullo stile de I pompieri o Scuola di ladri. Quasi viscido Moschin che tenta di circuire la nipote.
MEMORABILE: Moschin che si apparta con la Boccoli ragazzina: disgustoso, veramente una caduta di stile del bravo attore veneto.
B. Legnani: Avventuroso destinato alle sale parrocchiali. Non si contano le voragini di sceneggiatura (come è entrato Sandokan nel tempio?), le cose non spiegate (perché la colonna deve necessariamente dividersi?), le assurdità (ridicola la conquista della nave da parte di Yanez). Le scene esotiche estrapolate da altri film hanno uno sbalzo cromatico che lascia interdetti. Si aggiunge una recitazione spesso sotto il limite di guardia, con un protagonista che non ha un'espressione che è una. Pessimo (ma incredibilmente salvato dal Morandini, che gli dà **).
Bruce: Il soggetto è di Lawrence Kasdan e si vede perché è ben scritto; anche il regista è uno che ci sa fare: riesce a dare un bel ritmo evitando inutili lungaggini e a contenere l'esplosività comica di John Belushi, qui funzionale alla riuscita della commedia e capace di far ridere ma anche di mostrare un lato più tenero e introspettivo del proprio carattere. Brava la protagonista femminile. Una pellicola originale, piacevole e delicata. Assolutamente da rivalutare.
Saintgifts: Quando a Hollywood andavano di moda i fantasmi. Ron Underwood, specialista in commedie, firma questa favoletta girata a San Francisco. Un autobus, con autista guardone, precipita da un viadotto per non investire un'auto, con a bordo una partoriente, che sta andando a tutta velocità verso l'ospedale. Muoiono diversi occupanti del bus ma 4 di loro rimarranno sulla terra assieme al bambino che nel frattempo nasce. Molto leggera e prevedibile, personaggi da cartoni animati e riscatto per tutti.
Herrkinski: Dopo anni di successi fantozziani, Villaggio si decide a rispolverarne anche il "prototipo" televisivo, vale a dire il personaggio di Giandomenico Fracchia. Vengono riproposte le gag degli sketch televisivi, più altre mutuate dai vari Fantozzi e altre ancora che addirittura anticipano episodi futuri di Fantozzi. Insomma, gira e rigira Villaggio fa sempre la stessa maschera, ma qui è attorniato da un bel cast (con un notevole Banfi ed altri comici di buon livello) e anche il personaggio della "belva" funziona. Ci si diverte abbastanza. Buono.
Tarabas: Nessuno è perfetto, ma Billy Wilder ci andava veramente vicino. Prende una classica commedia degli equivoci, con abbondanti dosi di slapstick (la "festa" nella cuccetta del treno), la spara a tutta velocità (con un ritmo che tuttora risulta frenetico), la riempie di battute e dialoghi da manuale. Altri avrebbero chiuso qui. Lui non si accontenta del meccanismo (che pure conta molto), ma si preoccupa di conferire a ogni personaggio un suo carattere, una sua umanità, riuscendo anche a commuovere. Se non fosse un Wilder, il voto sarebbe ancor più alto.
Siska80: C'è ben poco di sentimentale in questa commediola che utilizza il Natale come mero pretesto per inserire una sorta di pseudo giallo in un mare di banalità male assortite. Giovane archivista s'innamora di affascinante decoratore e insieme indagano su un fatto davvero singolare... Che si svolgano in un albergo (come in questo caso), in montagna, in California oppure a New York, molte produzioni americane moderne mancano di spessore e originalità. La coppia protagonista è belloccia e se la cava a recitare ma è sprecata, purtroppo.
Nando: Un sortilegio religioso condanna due amanti a non incontrarsi mai. Nell'oscurantista clima medioevale si dipana una narrazione avvincente e fantasiosa in cui si osservano bei paesaggi e momenti avvincenti. Validi i protagonisti, con una Pfeiffer sfolgorante e un Hauer deciso e combattivo.
Puppigallo: Niente di che dal punto di vista dei rapporti personali, delle solite incomprensioni, qui ingigantite da una situazione a dir poco singolare, questa pellicola ha, come unico merito, a parte gli occhi telescopici della protagonista, quello di spingere lo spettatore ad arrivare alla fine per capire il perchè e il percome. Non sarà comunque una gran rivelazione, ma almeno avrà una sua logica. Sforbiciando qualcosa e evitando alcune ripetizioni nei comportamenti (il concetto restava comunque chiaro), il tutto ne avrebbe sicuramente giovato.
MEMORABILE: La soluzione finale attuata dalla protagonista, che appare tanto semplice, quanto geniale.
Herrkinski: Come gli altri lavori recenti di Daniels, è un throwback a certo cinema action e di arti marziali dei 90s ma con un budget ancora più risicato; se all'epoca si potevano accettare certe sue sottoproduzioni in virtù della moda del periodo e delle abilità dell'attore, adesso risulta anacronistico seppur come ultra-cinquantenne abbia ancora un fisico invidiabile. I combattimenti comunque sono lenti e risentono dei limiti dell'età e la vicenda - un intrigo con scommesse clandestine in Messico - è improbabile e con buchi di script evidenti. Resta potabile per i fans del sottostimato Gary.
Ultimo: Credo sia uno dei peggiori film di Pieraccioni. Noioso e scontato sin dal principio, il film si contraddistingue per una sceneggiatura carente, aggrappandosi alla sola simpatia del protagonista. Da dimenticare la prova di Anna Maria Barbera, e, mi spiace dirlo, ma nemmeno Haber e Papaleo funzionano. Si sente la mancanza di un simpatico caratterista come Ceccherini. Evitabile.
Galbo: Bellissima opera, realizzata grazie alla collaborazione di alcuni tra i protagonisti assoluti del cinema italiano del '900. La regia di De Sica (con un testo tratto da Eduardo) è magistrale per l'impeccabile direzione degli attori (Mastroianni e la Loren) che danno corpo e anima ai loro personaggi, una memorabile figura femminile e un coprotagonista maschile a cui l'attore romano regale una nobile indolenza e un disincanto tipico delle sue migliori performances.
Siska80: Deliziosa fiaba norvegese con attori in carne ed ossa che ha per protagonista una coraggiosa ragazza che cerca di salvare un regno da un'oscura maledizione: certamente, a livello narrativo, non viene narrato nulla di nuovo; anzi, si ha l'impressione di assistere a una serie di racconti celebri messi insieme ai quali si aggiunge persino la figura di Babbo Natale, entrata nell'immaginario collettivo. In sostanza la cornice (cast, fotografia, scenografia, effetti speciali e costumi) vale più del quadro, ma tanto basta per trascorrere più di un'ora in buona compagnia.
Homesick: Autobiografico ed etologico, riesce a conciliare la parte più prettamente cinematografica e narrativa (la love-story, la causa animalista, la lotta contro i "cattivi") con quella documentaristica, che comunque costituisce l’aspetto più interessante, coinvolgente e riuscito: il rapporto – prima di diffidenza e poi di amicizia – tra l'ottima protagonista Weaver e i gorilla di montagna nel loro habitat.
MEMORABILE: La Weaver che impara a comunicare con i gorilla.
Daniela: Trapper ben deciso a rimanere a piede libero deve resistere alle trappole matrimoniali che gli vengono tese da una ragazza intraprendente che vuol accalappiarlo con le buone o con le cattive... Commedia western con una prorompente Parker ed un insolitamente rilassato Taylor, dal ritmo brioso e alcune gag simpatiche, a patto di vederla in originale in cui la famiglia dell'aspirante sposa è irlandese, in quanto nella versione italiana la trasformazione della nazionalità risulta assai bizzarra, considerato il cast: McLaghen che si esprime in dialetto napoletano è un cavolo a merenda parlante.
Siska80: Si rivedono dopo molti anni scoprendo di amarsi ancora. Fine della vicenda, anche perché il succo della trama si svolge praticamente da subito e tutte le altre scene a cui assistiamo (flashback compresi) non sono altro che un inutile riempitivo. Uniche cose da salvare sono il feeling tra la coppia protagonista (affascinante come da prassi) e le belle location esotiche; il resto è noioso e stravisto, soprattutto il finale con bacio, che francamente è diventata una consuetudine irritante in certe pellicole americane. Insufficiente.
Ale nkf: Mi sono sempre chiesto come abbia fatto uno come Boldi ad avere una così grande notorietà (ma soprattutto un gran bel mucchio di soldi) quando spesso si dimostra attore senza talento e per di più anche piuttosto antipatico. In questo film, dopo il terribile Olè, la sceneggiatura è realizzata discretamente e, anche se il cast non è irresistibile, qualche risata riesce comunque a strapparla (con le pinze). Di questi tempi per ridere bisogna davvero aspettare Natale...
Siska80: Commediola americana che sciorina i soliti luoghi comuni del genere pseudo romantico: il restauro da compiere nella terra natia, il ritrovato amore, il ballo che fa scoccare la scintilla e il finalone con bacio (stavolta in presenza di una bimba, capirai che variante!). L'innegabile fascino della coppia protagonista è l'unica cosa che salva (seppur minima parte) il film dal disastro; quanto al resto, i dialoghi non brillano, nessun colpo di scena all'orizzonte o un solo momento che faccia battere più forte il cuore: se si ha qualcosa di meglio da fare, trascurarlo è matematico.
Brik94: Un divertente western alla maniera di Bud Spencer, che anche qui ci rende partecipi della sua voce. Questa volta ad affiancarlo c'è Amidou (doppiato da Amendola), che comunque risulta simpatico. Bravo anche Bugner nella sequenza gastronomica e simpatico il cameo di Renato Scarpa. Ottime musiche di Morricone e riucite le scazzottate.
MEMORABILE: La sfida all'ultima forchetta con lo sceriffo.
Disorder: Un triste spettacolo, una grossa occasione sprecata per Giorgio Panariello che all'epoca vantava una nutrita serie di personaggi di successo. Semplicemente il salto dallo sketch teatrale-televisivo al cinema non riesce: non c'è il minimo senso del ritmo, è un noioso collage di gag straviste che scorrono senza il minimo senso cinematografico. In mano ad un regista professionista il risultato sarebbe stato ben diverso. Da dimenticare.
Siska80: L'intreccio è simpatico ma è palesemente la versione "felina" del romanzo "Il principe e il povero" di Twain, con i due strambi sosia che si scambiano le parti. Già il cartone animato non era granchè, ma almeno aveva una sua coerenza formale: qui, al pari di Chi ha incastrato Roger Rabbit? vengono maldestramente mescolati esseri in carne e ossa e personaggi digitali. Finale un po' frettoloso con scena romantica annessa. Il bel gattone rossiccio qualche sorriso lo strappa comunque.
Saintgifts: Buona sceneggiatura che mette in parallelo le vite completamente diverse di Stanlio e Ollio e dei loro gemelli, facendo irrompere di volta in volta la coppia sbagliata nella vita sbagliata, con conseguenze esilaranti. Le mogli sono contrapposte alle allegre donnine e tutti coloro che gravitano attorno ai quattro gemelli, che a volte si sfiorano senza saperlo, sono coinvolti nel giro di fraintendimenti ed equivoci. Stan continua a dare idee bislacche a Oliver che finisce sempre per accettarle: è una delle caratteristiche della grande coppia.
(2 commenti) animazione (colore) di Vari con (animazione)
Cotola: Serie animata sobria e garbata, adatta per i più piccoli, con protagonista
una scimmietta oltre modo curiosa che proprio per questo motivo vivrà
alcune "avventure", mettendosi anche nei "guai". Ad aiutarla c'è anche un
uomo dal cappello giallo, Ted, con cui c'è un rapporto di amicizia. Non mancano, ovviamente, altri personaggi. Le storie sono brevi e semplici: ad altezza di bambino, appunto, ma vanno più che bene per il target a cui sono rivolti. E la loro brevità le rende piacevoli anche per i più grandi che non si annoieranno più di tanto nel seguirle con i loro bimbi.
Anthonyvm: Sfarzosa trasposizione del famoso musical che, anche se non in maniera continuativa, riesce a divertire e a incantare, soprattutto grazie all'esuberanza dei costumi e alla particolareggiata varietà delle scenografie (scontate le vittorie agli Oscar nelle due categorie), che a tratti toccano il sublime (la coreografia in bianco e nero all'ippodromo). La coppia Hepburn-Harrison funziona, le canzoni sono perlopiù orecchiabili, le gag (specie nella tranche centrale) fanno centro. Un po' tirato per le lunghe, ma gradevole. Doppiaggio italiano "dialettale" encomiabile quanto discutibile.
MEMORABILE: Il training spartano fra sfere in bocca e privazione del sonno; Il debutto in società di Eliza con scivoloni volgari; L'addio al celibato del padre.
Greymouser: Fantastica la prima parte per potenza e suggestione visiva, con le immense astronavi che oscurano i cieli. Poi, come spesso avviene nei film di Emmerich, la caduta verticale in un labirinto senza uscita di retorica, sentimentalismo e verbalismo. La trovata bislacca del virus informatico è una parafrasi del virus vero de La guerra dei mondi, ma sorge spontanea una domanda: gli alieni usavano Windows o Mac? E non avevano neppure uno schifo di firewall? A Roland l'ardua sentenza.
Caesars: Mah, portare al cinema, nel 2008, un telfilm degli anni '60 in cui si parodiava 007, sembra già a tavolino operazione fuori tempo massimo; la visione della pellicola conferma tutti i timori che albergavano nella mente dello scrivente. Quello che risulta veramente difficile da accettare è la parte "action" di questo remake. Infatti gli script originali erano tutti incentrati sulla parte "demenziale" con poco o nulla spazio all'azione, contariamente a quanto avviene ora su grande schermo. Alcune battute simpatiche non riscattano la sciatteria.
Galbo: Episodio finale della saga dedicata alla principessa Sissi, è probabilmente il migliore dei tre film. La sceneggiatura infatti accenna per la prima volta alla complessità del personaggio, facendo intravedere i momenti meno felici del suo regno anche se il tono si mantiene sempre favolistico e non manca il lieto fine di prammatica. Buona come al solito la ricostruzione ambientale e scenografica, oltre alla prova della protagonista.
Giùan: Che Martin non si discuta è un imprescindibile affermazione apodittica, che Cabret sia opera su commissione in cui meno s'amalgamano spunti personali e esigenze produttivo-commerciali è un fatto. Così il film, ineccepibile tecnicamente e formidabile nell’ambientazione scenografica, rischia una certa anodinicità narrativa, un palpabile vuoto d’anima, che la passione cinefila di Scorsese risarcisce giusto con un paio di assestati colpi d’ala emotivi. Il piccolo Butterfield ha l’aplomb dickensiano, gli occhi di Kingsley il luccicore della passion bruciata.
MEMORABILE: Meliès/Kingsley svegliato dall’inconfondibile suono della cinepresa a manovella; L’arto meccanico di Sacha Baron-Cohen; L’automa.
Tomslick: Sospensione dell'incredulità: in pochi casi come in questo se ne deve fare un uso così massiccio. Infatti, a partire dalla storia di base (per finire con Christopher Lambert) tutto è così inverosimile che in teoria il film avrebbe ben poche chance. In pratica invece no: complici Sean Connery, i Queen, una regia spesso grezza ma pregevole e piena di buone idee, ambientazioni meravigliose e un villain difficilmente dimenticabile, Highlander finisce dritto dritto nella lista dei principali film-simbolo degli anni '80. Buon per lui.
MEMORABILE: Tutti gli “stacchi” da un'epoca all'altra, in particolare il primo: il soffitto del parcheggio diventa il terreno delle splendide Highlands!
Samdalmas: L'ultimo capolavoro di Leone è un'opera mastodontica e labirintica con al centro un memorabile De Niro nel ruolo del gangster Noodles. La parte migliore è quella iniziale tra gli anni '20 e '30 mentre risulta un po stucchevole il finale. A tratti molto duro e quasi misogino, il film va anche oltre Il padrino nella descrizione della malavita. Come sempre efficaci le musiche di Morricone, anche se non sono le migliori in assoluto.
MEMORABILE: Noodles che spia Deborah mentre balla; Il sorriso finale.
Magnetti: Film assolutamente consigliato: sullo sfondo di una comunità della periferia britannica oppressa dai problemi lavorativi, Billy Elliot viene folgorato dalla danza mentre il padre lo vorrebbe "macho" e boxeur. Film che fa capire a molti, compreso il sottoscritto, che non solo i maschi effemminati praticano la danza e che solo avendo il coraggio di lottare, con passione, per ciò in cui si crede veramente si innesca un processo virtuoso che illumina anche le persone che ci stanno attorno.
Disorder: Decisamente buono. Era prevedibile che dopo un mezzo flop come Il cosmo sul comò (ma anche Anplagghed era deludente...) il trio milanese tornasse sui propri passi, sfornando un'altra commedia sui soliti temi amore-amicizia. Però funziona: molte sono le gag divertenti e le risate non mancano; ben assortiti anche i comprimari. Non siamo ai livelli degli esordi ma almeno viene interrotta quella parabola discendente che il trio aveva ormai da anni imboccato.
MEMORABILE: Per salvare un cardiopatico (in pericolo per l'esaurimento batteria del pacemaker) Aldo ha un'idea geniale: fare "cavallotto" con la batteria dell'auto.
Giùan: Film che conferma il meritorio (nonchè necessario) recupero della matrice umanista nel genere "sci-fi", che pareva destinato alla triste deriva baracconara. Cuaron però, oltre a pilotare (come Duncan Jones) il suo sojuz cinematografico verso le stelle fisse Kubrick, Carpenter, Tarkovskij, si spinge in avanti utilizzando tutti i progressi tecnico-filmici, alla ricerca del proditorio aggancio scienza-spiritualità. Non tutto è riuscito nel progetto (stonano in particolare le alte dosi di saccarosio e astuzia narrativa), ma segna una pietra miliare nel genere.
Belfagor: Pur gravato dall'inutilità che affligge tutti i remake Disney, questo adattamento riesce a conservare l'atmosfera del cartone animato grazie alle splendide ambientazioni giordane e alla buona fotografia. Non male anche la coppia di protagonisti, mentre il Jafar di Kenzari è privo del viscido carisma dell'originale; quanto al Genio, è impossibile riprodurre le sue assurdità dal vivo e Smith finisce col gigioneggiare e basta. Simpatico, ma si esaurisce alla prima visione.
Il Gobbo: Due prestigiatori sono scambiati per i temibilissimi pistoleri Sheridan e Mason, attesi a Paradise City per liberarla da una banda che la taglieggia... Per alcuni anni il western all'italiana è stato pressochè solo un sotto-filone comico, prodotto da Emo Bistolfi, più o meno sempre uguale in trama, cast e staff tecnico. Questo è sopra la media per alcuni tocchi bizzarri e un notevole quantitativo di omicidi efferati, benché per ridere. C'è un'esplicita parodia di Rio Bravo. Bonissima la Boschero, Tony Renis canta le terribili canzoni
Kanon: Roeg lancia i dadi della sfida: tenta l'azzardo d'elevare la cronaca a tragedia Shakespeariana, ma il Rubicone è davvero ostico da superare e peccato, perché poteva essere il suo Citizen Kane. Hackman, come De Paperoni, possiede tutto eppure rimpiange il Klondike e s'ingrigisce l'animo nella sua magione alle Bahamas, con figlia scapestrata al seguito. Considerata la semenza del regista, qua e là fa capolino il gran talento visivo, ma l'ultima mezz'ora è una marginale appendice, rischio peritonite, che andava certamente operata.
Pinhead80: L'arrivo della Rivoluzione Francese vista con gli occhi della servitù alla corte del re e della regina. In realtà ne esce fuori un pasticcio discretamente indigesto, fatto salvo per la cura dei particolari legati alla scarsa pulizia che si teneva anche nei palazzi reali. La trama è convulsa come il periodo storico e il pettegolezzo scorre veloce come un fiume in piena. Dei personaggi rimane poco o nulla, giusto il via vai continuo a lume di candela nei corridoi.
Pessoa: Commedia sofisticata che solletica gli impulsi misogini dei mariti infelici giocando sugli aneliti uxoricidi del protagonista fino allo scontatissimo finale politically correct. La trama parte da un ottimo spunto ma si sfilaccia progressivamente per colpa di una sceneggiatura non molto incisiva che dispensa qualche situazione divertente senza però mai affondare i colpi nei momenti topici. Grande interpretazione del cast che salva parzialmente la pellicola dalla noia ma alcune soluzioni narrative appaiono piuttosto telefonate e prive di nerbo.
MEMORABILE: Tutta la parte in cui la Lisi non ha ancora imparato l'inglese.
Puppigallo: Per carità! Capisco che il regista abbia forse voluto avvicinarsi più al fumetto (anche se le atmosfere del cartaceo erano comunque più cupe, spesso angoscianti e il personaggio non era così belloccio-bamboccio), ma qui si va oltre. Clooney e il suo giovane compare sono credibili più o meno come Tom e Jerry nello stesso ruolo e i cattivi, se li trasformavano direttamente in cartoni animati, forse avrebbero guadagnato in credibilità. Arnold leggermente su tutti (almeno fa sorridere), mentre la Thurman va oltre la macchietta. Vuoto…a perdere.
MEMORABILE: Arnold (Mr. Freeze) vs Batman e Robin (con battute da b-movie incluse).
Lovejoy: Banditi senza scrupoli assaltano la fattoria McCandless e compiono un autentico massacro. Rapiscono il piccolo Jacob e a quel punto viene mandato a chiamare Jake McCandless che si metterà alla ricerca dei banditi. Ultima pellicola diretta
da Sherman e una delle più violente di quelle interpretate da Wayne. Era il periodo di Peckinpah e molti si adeguavano al suo stile. Vigoroso, intenso, a tratti anche ironico. Con un
bel cast. Memorabile confronto fra i due Wayne: John, il padre e Patrick, il figlio. Da riscoprire.
MEMORABILE: Il massacro alla fattoria; James che spara a casaccio durante la sosta sul fiume; la sparatoria finale e l'abbraccio tra il piccolo Jacob e Jake.
Giacomovie: Credo per il grande rispetto dovuto a chi ha subìto le atrocità di Auschwitz, non ho mai visto un film sull'olocausto che fosse mediocre. Anche questa produzione televisiva, tratta dal libro di Alison Leslie Gold (che riporta le reali testimonianze di un'amica di Anna Frank), è attenta nel dare credibilità ad ogni dettaglio. La trama espone con equilibrio i fatti biografici ed i loro risvolti emotivi, centrando in maniera discreta uno dei desideri di Anna: la memoria attraverso il perpetuarsi dei ricordi.
Xamini: Premessa: è un teen movie (ergo: stabilite voi il target ma non aspettatevi Django). In quest'ottica e visto attraverso il paio d'occhi corretti, è anche un buon teen movie. Ha leggerezza, dramma, melò, sentimento e la sensibilità necessaria ad affrontare questi temi e i momenti di scostamento dall'asse portante. Ad ogni buon conto, lo evitino gli adulti che non volessero fare un tuffo nei loro anni dolceamari o non fossero feticisti appassionati della fu Hermione Granger.
MEMORABILE: Il gioco della verità e relativo epilogo
Myvincent: Un excursus sul fenomeno delle discoteche a Roma, che arriva in Italia con un ritardo di dieci anni dalle indimenticate glorie dello studio 54, tempio della disco-music mondiale. Qui infatti l'esplosione si ha negli anni '80, quando al Much More e all'Easy Going si aggiungono locali famosi quali l'Histeria e il Gilda. Un'occasione per raccontare la storia dei dj romani (in primis Marco Trani) e la nascita di fenomeni come Jovanotti e Fiorello. Concorrono stelle di quei tempi del calibro di Boy George, Gazebo, Tony Hadley. Un amarcord di quella nuova Dolce vita, oramai lontana.
124c: Il re del titolo è ben interpretato da Viggo Mortensen che, dopo questa trilogia, ha conosciuto grande fama. Il viaggio degli Hobbit finisce, fra ragni giganti e battaglie contro orchi e mostri. A dirla tutta, il mio unico interesse era vedere come andava a finire fra Gollum, Frodo e Sam, perché il resto è ininfluente. Battaglie mastodontiche, finali che non finiscono mai, lungaggini eccessive, come se Peter Jackson non volesse staccarsi dalla "Terra di mezzo". La "follia" comunque vince tanti oscar, anche se tardivi. Da tre pallini.
MEMORABILE: Gillum: "E' il grasssone che ti voluva buttare giù dal monte!" Sam: "Tu menti!" Frodo: "Non importa... Continuamo fino al monte Fato!"
Guru: Divertente e ironico, il film mette in luce e approfondisce in modo divertente alcuni temi che solitamente vengono dimenticati o passano in secondo piano nella vita di tutti giorni. Una certa dinamicità e anche una folata di fantasia a tratti serpeggiano ma la sceneggiatura rimane insufficiente e poco articolata. Bravo Abatantuono, regia gradevole.
Pigro: Americani si impadroniscono di un sommergibile tedesco in avaria e del codice segreto nazista, e cercano di tornare a casa. Storia ansiogena e avvincente, anche per l'evoluzione del protagonista nel suo ruolo di capitano. Ottimo il montaggio e notevoli le continue scene al cardiopalma dentro e fuori dal sommergibile (eccellenti le riprese). Ma disgustosa (e alla lunga, respingente) la retorica filoamericana con contorno di fanfare e con i tedeschi troppo biechi per essere veri. A parte questo, il film è buono e si vede con piacere adrenalinico.
Lythops: Per avere un quadro completo della crescita di un grande, è un film che va guardato. Al di là del sicuro ambito del genere peplum, ideale per muoversi da soli dopo aver diretto unità di Ben Hur e parte de Gli ultimi giorni di Pompei, il Nostro costruisce un'opera forse eccessivamente lunga ma con un'ottima fotografia ed elementi decisamente pregevoli (le torture, certi dettagli degli scontri armati), nonché effetti che oggi suscitano tenerezza (il fuoco che cade sulla nave, ad esempio). Un documento necessario, per quanto non entusiasmante.
Kanon: "Troppa grazia!". Deve averlo pensato Sanz dinanzi alle quattro sorelline e chi medita sull'Oscar accaparrato. Nonostante la penna di Berlanga e il succulento contesto (para-libertino e anticlericale) agli albori della guerra civile, ciò che se ne cava è niente più d'una timida e barbosa pochade dove la mansione-teatro degli eventi vorrebbe fungere da ombelico della Spagna 1931. Purtroppo lo humor spesso si dà alla macchia e sovente spetta ai comprimari andarlo a cercare. Su 2 ore di film, è chiedere un po' troppo a noialtri.
MEMORABILE: L'incipit vagamente grottesco; La figlia lesbica.
Herrkinski: Come gli altri lavori recenti di Daniels, è un throwback a certo cinema action e di arti marziali dei 90s ma con un budget ancora più risicato; se all'epoca si potevano accettare certe sue sottoproduzioni in virtù della moda del periodo e delle abilità dell'attore, adesso risulta anacronistico seppur come ultra-cinquantenne abbia ancora un fisico invidiabile. I combattimenti comunque sono lenti e risentono dei limiti dell'età e la vicenda - un intrigo con scommesse clandestine in Messico - è improbabile e con buchi di script evidenti. Resta potabile per i fans del sottostimato Gary.
Mco: Diesel batte Regina delle streghe in extremis, al minuto 105, dopo una sfida lunga e dispendiosa durata ottocento anni. Il contesto in cui si svolge prevede l'interazione in Terra tra streghe e umani, a condizione che le prime non usino i poteri sui secondi. Ma sotto sotto il disegno diabolico tende a riportare in vita colei che in epoca medievale soggiogava ogni altro essere con i suoi malefici. Gli effetti sono spettacolari, i combattimenti a suon di pozioni, ferro e fuoco divertenti e il cast non sfigura. Gradevole.
Magnetti: Premesso che Alien resta un film inimitabile e ci sarebbe voluto un mezzo miracolo per riuscire a realizzare un sequel di pari livello, "Aliens Scontro finale" è e rimane un gran film, molto diverso dal suo predecessore. Prevalgono azione e adrenalina ma (ahimè) diminuisce la paura. Eccezionali le scene nell'astronave infestata dagli aliens. Lo scontro finale con Ripley dentro il robot meccanico è un capolavoro che da solo avrebbe meritato l'Oscar. I marines sono troppo caricaturali.
Markus: Discreta commedia movimentata dalla scoppiettante coppia di figli d'arte (Gassman/Tognazzi) in cerca dell'occasione (in parte trovata, soprattutto a partire dal nuovo millennio) per sdoganarsi come buoni attori (quindi di togliersi di dosso l'onta della raccomandazione). L'opera teatrale da cui il film è tratto - dello stesso regista - si mostra felice per dialoghi e divertenti botta-risposta, ma la regia cinematografica limita e non tutto fila liscio. Gradevole la presenza (ci scappa pure il gradito nudo) di Veronica Logan.
Jdelarge: Oltre a essere vera, come da titolo, la storia è anche bella per la sua semplicità e onestà, attraverso le quali viene offerta un'interpretazione della vita assolutamente essenziale che è il frutto dell'esperienza di un anziano americano. Pur essendo un film insolito per Lynch, si può scorgere la sua mano in ogni inquadratura e nella purezza dei dialoghi. Eccezionale la prova di Richard Farnsworth. Riconciliante.
Almicione: Nella società moderna, la società liquida, i legami familiari tendono ad allentarsi, diminuire, scomparire sebbene la famiglia sia (anzi, possa essere) un elemento di fondamentale necessità anche in età adulta. Jones si muove bene – notevole qualche sua scena – e sebbene inscatoli la pellicola nel tipico contenitore standard americano, la storia coinvolge lo spettatore, il quale potrebbe persino commuoversi (le ultime sequenze sono spudoratamente strappalacrime). De Niro grande come sempre nel ruolo drammatico. Barrymore non delude.
Harrys: Paradossalmente, se il film fosse stato interpretato da attori diversi (mi riferisco a Tomba e alla Hunziker naturalmente), ne sarebbe potuto venire fuori un prodotto accettabile. Lo scheletro non è malaccio, difatti. Il problema è il contorno. Sequenze del tutto sconclusionate (ancora rido ripensando all'incontro tra Tomba e la Badescu), castronerie registiche a iosa (Dio mio, la carrozzina! Il lampione che copre il furgone, all'inizio del film, non è da meno) ed una recitazione a dir poco incredibile. Va visto almeno una volta nella vita. *
Saralex: Piccolo grande dramma, stile anni 40. Gran classe di Emma Gramatica e buona presenza, pur senza dar sfogo a grandi qualità di attore, del tenore Beniamino Gigli. E' più un pretesto per promuovere la famosa canzone che dà il titolo alla pellicola. Tutto gira quindi attorno all'amore e alla dedizione che la mamma riserva al figlio. Bella Carola Höhn e grande come sempre Carlo Campanini. Ultimo film del bravo Ugo Ceseri, che si spegnerà pochi mesi dopo aver girato questo dramma.
Markus: Gli Stati Uniti visti sotto l'ottica del mondo-movie pensiero e di una buona dose di sogno americano allora imperante. Pazzie, eccessi, tecnologie e soprattutto le note contraddizioni del popolo americano date alla mercé di un pubblico senza pretese e per cinemini periferici nell'anno 1966. In tutto questo campionario - un po' tedioso - di eccessi, però, bisogna sottolineare qualche buona intuizione e se vogliamo premonizione del mondo d’oggi; da questo punto di vista l'opera di Vanzi può essere un interessante spaccato.
Daniela: Nel cuore dell'Africa nera, bambinella bianca cresce con un cucciolo di gorilla come amico. Adulti entrambi, lei non saprà resistere alle lusinghe della grande città, con le conseguenze immaginabili per il suo peloso amico... Schoedsack ripropone un mini King Kong, questa volta con una fiaba depurata da tutti i risvolti erotici del capolavoro originale, rivolta sopratutto ad un pubblico fanciullo, mentre gli adulti possono ammirare le prime prove a passo uno di Ray Harryhausen. Spettacolo molto ingenuo ma, proprio per questo, godibile.