(BABY VINTAGE COLLECTION) Due tra i registi più celebri della fantascienza Anni Cinquanta uniscono le loro forze per ottenere questo WAR OF THE WORLDS, sicuramente tra i più noti film di fantascienza di quel periodo. George Pal nelle vesti di produttore e Byron Haskin in quelle di regista confezionano una pellicola che riesce a mescolare ottimamente gli elementi fantastici ad affascinanti scene di lotte spaziali, ottenendo come risultato un film che si avvicina molto di più al genere bellico che non a quello fantascientifico propriamente detto. Oltretutto la qualità degli effetti speciali permette a WAR OF THE WORLDS di mantenere relativamente inalterato nel tempo il fascino...Leggi tutto di alcuni attacchi marziani. Molto meno convincente la fotografia, con colori esageratamente sparati. Il soggetto - e lo si capisce chiaramente in alcuni passaggi tesi a rendere credibile l'intera vicenda - è derivato da un racconto di H.G. Wells, un'autorità in materia. La sceneggiatura è pure buona, anche se la farraginosità di alcuni dialoghi tra i due protagonisti (un uomo una donna) contribuisce a rendere datata la pellicola. Il finale, esageratamente ingenuo e drammaticamente irrisolto, potrebbe aver ispirato lo Steven Spielberg di INCONTRI RAVVICINATI, che ammasserà migliaia di pellegrini sulle colline pronti ad attendere la “soluzione finale”, che però qui si rivelerà del tutto inutile. i marziani troveranno ad aspettarli un epilogo del tutto inatteso che lascia molte porte aperte per spiegazioni di vario tipo (probabilmente anche perché di troppo approfondite non ne potevano esistere, senza eliminare altre scene). È comunque un film da vedere e da... osservare.
Un film che visto adesso può far sorridere, ma non bisogna farsi ingannare dalla semplicità della storia, o da effetti ormai sorpassati. Va osservato nell’insieme. La narrazione non ha quasi pause; le varie fasi (arrivo, curiosità, comunicazione, attacco, contrattacco e soluzione finale) hanno i tempi giusti; e con un po’ d’impegno ci si può immedesimare nei poveretti, costretti a fuggire da un nemico spietato e tecnologicamente superiore. Un plauso va alle astronavi, decisamente originali e al colpo di genio finale. Notevole.
MEMORABILE: La prima comparsa delle astronavi marziane dal sottosuolo.
Piccolo classico che gli amanti della fantascienza non possono lasciarsi scappare e che, oltre al remake del 2004, ha dato origine a una miriade di film e telefilm ispirati al soggetto. Da ricordare sicuramente la città nel panico rappresentata a meraviglia così come tutto il clima caotico e di tensione. Vincitore di premi Oscar per gli effetti speciali, il film ancora oggi riesce a intrattenere bene. George Pal esperto di temi fantascientifici ha saputo ottimamente ricostruire le immagini e i caratteri architettati da un e geniale (e burlone) H.G. Wells.
Classico immortale del genere fantascientifico col fenomenale Gene Barry e la bravissima Ann Robinson. Gli effetti speciali per l'epoca sono piuttosto ambiziosi e scene come quella dell'esodo o quella in chiesa funzionano ancora oggi. Mille volte meglio del brutto remake con protagonista Tom Cruise. Guardatevi questa versione: è molto meglio.
Memorabile versione del classico di Wells. Oggi, a distanza di tanti anni, può apparire datato, sopratutto sul versante effetti speciali, ma non si può discutere assolutamente sulla tensione che pervade la pellicola dall'inizio alla fine. Haskin dirige con polso robusto, creando alcune scene indimenticabili a partire dall'improvviso attacco alieno, e il cast è azzeccato nei rispettivi personaggi. Di una spanna superiore al pur buon remake di Spielberg.
Classico dei classici della sci-fi anni 50, della quale sciorina tutti gli stereotipi. È un efficace connubio tra fantascienza e istanze documentaristiche (parrebbe influenzato dal nostro neorealismo). Se lo si segue volentieri ancora oggi è soprattutto merito della fotografia (stupenda la tricromia technicolor) e degli innovativi (per allora) effetti speciali. La storia invece è risaputa (giustamente) e prevedibile (ovviamente). Insopportabile pistolotto religioso finale. Il doppiaggio italiano ha eliminato ogni riferimento all'invasione aliena dell'italia.
MEMORABILE: I fili che sorreggono le navicelle marziane. Gustosamente vintage.
Titolo celeberrimo ma ingiustificata opera di manipolazione del classico di Wells, ad opera di due firme abili e capaci della fantascienza anni '50/'60. La messa in scena è tutt'ora efficace, belli i colori ma la storia vira così massicciamente sul retorico e il monodimensionale da far invecchiare il film.
Al contrario del remake fatto da Spielberg che affronta la faccenda da un altro punto di vista, l'originale trasposizione cinematografica degli anni '50 punta molto sullo sforzo bellico e militare nel difendere la Terra. L'esercito però è indifeso, metafora forse dell'inadeguatezza delle forze militari nei confronti delle moderne armi, contro gli alieni. La pellicola così risulta eccessivamente politicizzata e ormai anacronistica.
Tra i caposaldi del cinema americano fantascientifico, pur realizzato negli anni 50, e' ancora oggi molto godibile, grazie ad uno stile di regia che mantiene alta la tensione dello spettatore innestando un senso di inquietudine, perfetta metafora della possibile infiltrazione comunista (il film fu realizzato in piena guerra fredda). E' proprio questo l'elemento caratterizzante dell'opera di Haskin, piu' che gli effetti speciali, inevitabilmente ingenui agli occhi dello spettatore odierno. Molto buono il cast.
Classico della sci-fiction, assai datato e legato ad un periodo puramente ideologico, pertanto realizzato in perfetto stile americano (gli alieni erano, manco dirlo, una metafora del blocco russo/comunista). Già erano presenti, in nuce, gli elementi distintivi della mania yankee: pellicole fracassone, ridondànti effetti speciali (oggi risibili, ma tant'è, all'epoca fecero il loro effetto). La trama è elementare, il tratteggio delle psicologie dei personaggi mediocre. Una buona realizzazione, insomma, ma limitatissima sul piano della creatività, come dimostra un finale ridicolo e da megalomani.
Mediocre film di fantascienza dove gli alieni sono i soliti cattivi che vogliono prendere il pianeta terrestre sotto il loro dominio. Preso spunto dal libro di Welles che per sentito dire è estremamente diverso dagli scopi perseguiti dal regista. Film noioso, interessante solo lo svolgimento del finale.
Uno dei film di fantascienza meno riusciti. Anche se la storia è interessante (ha solo pochi punti in comune col libro) non è però trascinante, nel senso che la suspence è spazzata via dalla mielosità e pignoleria di alcune scene. Non ne mancano però di belle, come quando i due innamorati si chiudono nella casa o il finale. Antipatico il protagonista. Comunque da "collezione".
La Terra subisce l'invasione di astronavi marziane distruttive e indistruttibili, perfino da bombe nucleari: non rimane che pregare di fronte alla fine del mondo. Classico del cinema di fantascienza sullo scontro con gli extraterrestri, questo film ha negli effetti speciali e nell'immagine inquietante delle navicelle con il periscopio dal raggio fulminante il suo punto di forza e suggestione. Non male il crescendo apocalittico, ma il finale risolutivo è troppo sbrigativo e 'raccontato' anziché rappresentato.
Il più "perfetto" film di science fiction degli interi anni '50, il primo che vidi da ragazzino - è stata poi una delle pellicole che ho più (ri) visto nel corso della vita - e che mi fece scoprire il genere e il 'sense of wonder'. Cult-movie, ideale da vedere al drive-in o, d'estate, al cinema all'aperto, un geniale adattamento "contemporaneo" del romanzo di Wells, dovuto alla passione di Pal e alla professionalità di Haskin e dei tecnici della Paramount. Inutilmente imitato (trattandosi di uno dei film più inimitabili della storia del cinema).
Nonostante l'età, è un film dove il senso di minaccia derivato dal tema dell'invasione spaziale è ancora efficace. Tecnicamente superbo, in barba al budget, alcune inquadrature sembrano illustrazioni di Norman Rockwell e molte sequenze serviranno da schema per altri film, soprattutto nipponici. Deliziosi molti dei personaggi secondari: il prete perfidamente disintegrato, il vicesceriffo che sputacchia pezzi di pesce, il reporter che rischia la vita pur di commentare alla radio l'invasione (chiaro riferimento ad Orson Welles). Peccato per il finale stucchevole, altrimenti 10 pieno.
Alieni con mezzi tecnologici all'avanguardia, ma meno capaci rispetto agli esseri umani di resistere agli attacchi batteriologici, contraddistinguono questo classico fantascientifico anni '50, tratto da un romanzo e ispiratore di una commedia radiofonica dell'epoca che a sua volta prende spunto dalla famosa trasmissione-shock di Orson Welles del 1938. Grande sforzo scenografico, fanta-suspance e critica contemporanea all'uso delle armi atomiche. Masterpiece imperdibile.
Cult fantascientifico che regge al tempo, anche perché già allora era all'avanguardia: la terra, gli alieni bellicosi e quanto ne consegue. Buona dose di avventura per un film godibile nella sua interezza ma con un finale tirato per i capelli e da riscrivere. Erano gli anni cinquanta e la pellicola è considerata uno dei film di fantascienza più riusciti di quel decennio.
Importante classico di fantascienza tratto dal romanzo di Wells. Ottiene una discreta trasposizione con una sceneggiatura dal ritmo equilibrato. Tenendo conto che il film è del 1953, gli effetti speciali sono di altissimo livello (anche se si intravedono spesso i cavi che reggono le macchine aliene). La storia offre momenti di tensione e cinismo, ma lo spudorato buonismo finale aggiusterà tutto.
MEMORABILE: I marziani fanno sfoggio dei raggi rossi disintegranti.
Un Sci-fi americano del 53 che somiglia ad un kolossal biblico in versione fantascienza; ma non si può rimanere indifferenti all'aspetto visivo dei dischi volanti, agli effetti speciali e alla trama ottimamente strutturata con la scelta di mostrare pochissimo e brevemente l'aspetto degli alieni fuori alle loro macchine spaziali, mantenendo così il mistero e l'inquietudine. Ottime scene di folla e distruzione, mentre altre soluzioni possono non piacere. Fotografia a colori veramente affascinante.
La capacità di sintesi di questo film è straordinaria: ogni inquadratura è asservita alla storia e il montaggio è alquanto serrato (unico e voluto rallentamento il quadretto nella casa semidistrutta dove incontrano l'alieno). Questo film è realizzato ad arte senza mezzi colori, solo colori primari, come la visione degli alieni. Le macchine aliene e l'alieno tripodi sono un esempio di special effect "evergreen". Il miracolo di stampo religioso e la conclusione biblica oggi fanno sorridere, ma ricordiamoci l'anno: 1953. Un cult con la "C" maiuscola.
MEMORABILE: Le macchine aliene alla loro prima uscita e il sibilo che emettono.. I saluti con tanto di bandiera americana delle 3 prime vittime degli alieni.
Sgravato da dettami ideologici, il film Haskin rimane un apologo sulla vulnerabilità dell'uomo nello sconfinato Universo e sull'imprevedibile arbitrio del Cosmo. Dietro l'enfasi spiritualista del finale c'è un cuore genuinamente laico e disincantato. Con i suoi strabilianti sfx d'annata e lo sfavillante Technicolor, La guerra dei mondi è puro prodigio cinematografico a un passo dalla psichedelìa (la ricostruzione della percezione visiva degli alieni). Spettacolari le astronavi zoomorfe (e metà strada tra cigni e mante), vigoroso l'animo catastrofista, serrato il ritmo. Da vedere.
I marziani hanno bisogno di nuovi spazi e, per nostra sfortuna, la Terra possiede il clima più confortevole dell'intero sistema solare... Da uno degli antesignani della fantascienza letteraria, una pietra miliare della fantascienza cinematografica, nonostante ingenuità e incongruenze varie. La capacità di trasmettere un senso di impotenza di fronte alla minaccia, la bellezza della fotografia, la pittoricità di certe inquadrature hanno consentito alla pellicola di invecchiare con classe e di conservare un posto nel cuore di ogni fanta-appassionato.
Che bello questo gioiellino della fantascienza vintage! Manifesta appieno tutti i pregi del "sense of wonder" targato anni '50, non nascondendone i difetti ma certamente invogliando lo spettatore a considerarli con benevolenza. Insieme al Pianeta proibito che lo seguirà tre anni dopo costituisce la punta di diamante della science fiction di quel decennio. Effetti speciali e fotografia a livello di eccellenza, trama avvincente malgrado il finale un po' affrettato, caratterizzazione dei personaggi in linea con gli stilemi dell'epoca.
Superclassico della fantascienza anni '50. La terra invasa dagli alieni, cattivi e senza remora alcuna. Curiosità che tra i tanti paesi invasi non appaia né venga mai nominata l'ex USSR. Impossibile non trovare il parallelo tra invasione aliena (marziani-Marte-pianeta "rosso") e lo spauracchio del possibile attacco sovietico. Per l'epoca grandi effetti speciali che non infastidiscono neppure oggi. Bella fotografia e ritmo elevatissimo per essere un film di 60 anni fa. Notevole.
Imputerei a questo film, diventato un cult e visto da molti come metafora politica, solo le evidenti ingenuità iniziali. Del resto è un classico come l'uomo americano (almeno quello cinematografico) affronti le situazioni, anche le più stupefacenti, o con grande leggerezza o con reazioni estreme. Fatto salve quindi le prime reazioni di fronte alla "meteora", comunque divertenti e godibili, il resto del film prosegue molto bene, tanto che Spielberg ha rubato a piene mani per il suo remake (e dove ha cambiato, ha solo fatto peggio).
La Terra deve fronteggiare una devastante invasione aliena. Quando ormai tutto sembra perduto avviene l'inimmaginabile. Tratto da un racconto di Wells, è uno dei pochi esemplari di fantascienza anni '50 di serie A, dal budget importante e da effetti speciali per l'epoca strepitosi, premiati con l'Oscar. Inquietanti ancora oggi le tetre atmosfere urbane e l'avanzare inarrestabile delle macchine aliene. Molto superiore rispetto all'insipido remake di Spielberg. Vero e proprio manuale su come emozionare il pubblico senza la computer grafica. Fondamentale.
MEMORABILE: L'emergere delle macchine dal sottosuolo; L'assedio alla città; L'impari scontro con l'esercito; Il magnifico colpo di scena finale.
Oggetti infernali cadono sulla Terra: meteoriti o marziani? Marziani, decisamente. "Esseri dall'intelligenza vasta e spietata", così li definisce la voce narrante; Marte è morente e vogliono il nostro pianeta, non prima di averlo messo a ferro e fuoco... Fantascienza che è fucina di archetipi visivi (come per La terra contro i dischi volanti); H. G. Wells, splendore del Technicolor, film di guerra e umanismo, tecnica all'avanguardia, sensibilità e lungimiranza dietro la mdp. Un classico, imparagonabile a certe schifezze hollywoodiane di oggi.
MEMORABILE: Il raggio annientante; Le devastazioni apocalittiche.
Rivisto oggi mostra tutti i suoi limiti. Non tanto per il commento ridondante o il tradimento di Wells, ma per la povertà dell'impostazione: in fondo una sequela di botti e disintegrazioni. L'ideologia americana del periodo maccartista (la fede nella scienza, l'anticomunismo, il rispetto per le gerarchie militari...) emerge in maniera sempliciotta e senza complicazioni metaforiche (che rendevano problematici e più complessi alcuni film degli anni precedenti). Ancora buoni gli effetti speciali.
L’estetica da fumetto pop alleggerisce forse i toni catastrofici e le atmosfere belliche, ma non mina assolutamente il forte impatto psicologico e il clima di profondo orrore che si respirano per tutta la durata del film. Tra gli sci-fi migliori della sua progenie, ancora oggi visivamente sbalorditivo e narrativamente fiammeggiante. Oscar per gli effetti speciali.
Cult della sci-fi tratto dal noto libro di Wells, opportunamente riadattato a uso e consumo del pubblico dell'epoca (la guerra fredda resta l'implicito sfondo tematico della vicenda), dallo stile cinegiornalistico delle sezioni narrative al didascalismo delle tranche belliche. Se i protagonisti terrestri non brillano per carisma (il moralismo latente non aiuta), tutto l'opposto va detto delle macchine marziane: gli effetti visivi, giustamente premiati con l'Oscar e arricchiti dalla brillantezza del Technicolor, offrono livelli di spettacolarità sempre fascinosi. Datato ma da vedere.
MEMORABILE: L'iconicità del design delle macchine da guerra aliene (Spielberg non le dimenticherà); Le mani dei marziani con tre dita e ventose sui polpastrelli.
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Zender ebbe a dire: Sì, purtroppo le edizioni da edicola (soprattutto quelle di nicchia come credo sia questa) hanno il solito difetto che se salti l'acquisto di qualche numero buonanotte, all'edicolante non arriva più e ti tocca metterti in caccia per trovare magari l'unico titolo che t'nteressava.
io cerco di evitarle, la qualità delle confezioni (con alcune eccezioni) è spesso scarsa e il prezzo è quasi sempre allineato alle edizioni ufficiali
HomevideoZender • 24/08/09 09:52 Capo scrivano - 48365 interventi
Galbo ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Sì, purtroppo le edizioni da edicola (soprattutto quelle di nicchia come credo sia questa) hanno il solito difetto che se salti l'acquisto di qualche numero buonanotte, all'edicolante non arriva più e ti tocca metterti in caccia per trovare magari l'unico titolo che t'nteressava. io cerco di evitarle, la qualità delle confezioni (con alcune eccezioni) è spesso scarsa e il prezzo è quasi sempre allineato alle edizioni ufficiali Hai ovviamente ragione Galbo, il problema si presenta quando le edizioni da videoteca ancora non esistono e chissà mai se esisteranno (vedi l'ultimo ECCO NOI PER ESEMPIO). In quel caso non sai mai se aspettare perché ti chiedi se usciranno o no. Altre volte le edizioni da edicola servono invece per recuperare titoli magari difficili da trovare in videoteca o divenuti col tempo pressoché introvabili.
Apprendo ora con moltissima tristezza che il grandissimo protagonista di questo film Gene Barry ci ha lasciato all'età di 90 anni.
Se ne va un altro pilastro del cinema.
CuriositàDaniela • 19/03/13 13:19 Gran Burattinaio - 5941 interventi
I protagonisti del film di Haskin Gene Barry e Ann Robinson appaiono in un breve cameo nell'epilogo de "La guerra dei mondi" diretto da Spielberg nel 2005
fonte: IMDB
DiscussioneZender • 19/03/13 19:19 Capo scrivano - 48365 interventi
Nooo, il primo killer colombiano! Anzi, del film tratto dalla piece prima ancora che partisse il telefilm di Colombo! Un killer pre-colombiano!
Dall'impolverata biblioteca di Bergelmir, ecco un estratto dal saggio "L'Estraneo dietro lo schermo" di Stefano Mazza, in Studi Lovecraftiani n.4 (2007):
Nello stesso periodo, sembra che i due racconti di Lovecraft maggiormente vicini alla fantascienza moderna, ovvero The colour out of space (1927) e The whisperer in darkness (1930), siano divenuti classici di enorme potenzialità per l’immaginario dell’era cinematografica. Molti film di fantascienza del periodo raccontano in numerose varianti sempre lo stesso soggetto lovecraftiano: l’entità che giunge dallo spazio per contagiare, soggiogare o uccidere gli esseri viventi terrestri, è uno dei temi preferiti del cinema fantastico degli anni Cinquanta. L’idea dell’invasione da parte di alieni ostili non nasce con Lovecraft, ma nel 1892 in The germ growers dell’australiano Robert Potter, anche se il vero classico del genere è certamente La guerra dei mondi di H.G. Wells del 1898. Gli alieni di Potter e di Wells, tuttavia, mostrano intelligenze che assomigliano a quella umana e che danno battaglia alla Terra con metodi bellici. Sono mostri che, nella loro volontà di conquista, ci somigliano e ci riguardano perché sono un nostro doppio estremizzato. Questo è vero sia nell’Ottocento di Wells, come proiezione paurosa dell’industrializzazione e della meccanizzazione, che nell’adattamento cinematografico di Byron Huskin, ove diventano uno dei tanti simboli della paura di un attacco da parte delle potenze socialiste. Nella versione di Steven Spielberg uscita nel 2005, La guerra dei mondi diventa addirittura una cornice entro cui rivivere gli orrori e la distruzione implacabile del terrorismo internazionale.
Se si ascolta la versione originale in inglese c'e un attore che interpreta un generale che afferma che alcune macchine marziane sono già arrivate a Napoli e c'è uno scienziato che sostiene che alcune macchine marziane sono nel Golfo di Taranto. Nel doppiaggio italiano di Bruno Persa si sostiene nel primo caso che i marziani sono arrivati ad Atene e nel secondo caso con la voce di Manlio Busoni che sono arrivati nel Golfo di Corinto! Evidentemente non si voleva creare della facile ilarità in sala una volta che il film veniva proiettato nei cinema di queste località!