Una buona ed approfondita fotografia degli Stati Uniti d'America alla fine degli anni sessanta. Visto oggi risulta estremamente interessante perché si possono cogliere i sintomi, allora ancora nascosti, di quella che è diventata oggi l'America, dopo più di quarant'anni. Molte cose, però, sono rimaste le stesse, specie negli Stati più conservatori. Esplorate le grandi città ma anche le ghost-town, le ricchezze e le più profonde miserie. Ben variegato e con una visione fluida che cattura. L'ottimo commento fuori campo è di Italo Calvino.
MEMORABILE: Le ragazze alle selezioni dei concorsi di bellezza.
Gli Stati Uniti visti sotto l'ottica del mondo-movie pensiero e di una buona dose di sogno americano allora imperante. Pazzie, eccessi, tecnologie e soprattutto le note contraddizioni del popolo americano date alla mercé di un pubblico senza pretese e per cinemini periferici nell'anno 1966. In tutto questo campionario - un po' tedioso - di eccessi, però, bisogna sottolineare qualche buona intuizione e se vogliamo premonizione del mondo d’oggi; da questo punto di vista l'opera di Vanzi può essere un interessante spaccato.
10 anni prima, ce la dà Vanzi l'America: apprendista fregone, urla al lupo davanti all'agnello, rampogna una bomboniera confezionata con soli confetti avvelenati. Luddismo, manicheo antimodernismo, dietrologia, paternalistico "o tempora o mores" cantilenato tra schadenfreudiano sotuttismo da circolo Acli e malfidata coincidentia oppositorum per fare d'ogni pulce un T-rex e berciare quant'è idrofoba l'americagna, senza un atomo del canagliesco sfottò jacopettiano. Sbadigli pro-capite nell'ordine del migliaio per un dogumentario che latra, guaisce e mai ringhia. P.S.: Italo, perché?
Con il commento intelligente e mai banale di Italo Calvino, un documentario che in tempi non sospetti (siamo a metà degli anni Sessanta) distrugge il mito americano e racconta le contraddizioni e le miserie di una società nella quale chi non ha mezzi viene privato non solo del futuro ma anche del presente. Gigi Vanzi, già aiuto di Michelangelo Antonioni, dimostra grandi capacità di racconto.
La bella voce di Italo Calvino ci racconta le contraddizioni della società americana. Il progetto iniziale è senz'altro valido ma realizzato in maniera terribile. Il film è noioso come pochi ed estremamente lento, spesso ripetitivo. La poca broda è allungata con continue scene di balli e danze che sfiancano anche lo spettatore più appassionato. Raccontare i lati oscuri - e sono tanti - del mito americano è sempre importante, ma non si può farlo ammazzando di noia lo spettatore. Se voleva essere un mondo movie, la ricetta è sbagliata. Si salva veramente poco. Solo per fan accaniti.
Luigi Vanzi HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàReeves • 7/06/23 07:57 Contratto a progetto - 801 interventi
Luigi Vanzi fu sul punto di non poter girare il film perché non gli davano il visto per gli Stati Uniti in quanto iscritto al partito comunista; fu il produttore Robero Infascelli a ottenerlo, per vie traverse.
Fonte: Luca Pallanch, Domenico Monetti, "Per i soldi e per la gloria"