Più che un film un'esperienza. Da viversi in 3D. Al cinema. Perché GRAVITY riesce a trasportare virtualmente lo spettatore nello spazio come mai nessuno prima, sfruttando in modo intelligente le tre dimensioni e circuendo i protagonisti con riprese avvolgenti che roteano in assenza di gravità proprio come gli oggetti che riprendono, dando vita a un movimento fluido continuo, straniante. E l'operazione riesce così bene da non rendere necessaria una vera storia. Ciò di cui si parla in fondo non è altro che un semplice incidente nello spazio, con un ammasso di detriti che finisce improvvisamente sulle teste di un malcapitato gruppo di astronauti al lavoro sull'esterno della loro stazione orbitante....Leggi tutto I cordoni ombelicali che legano i due protagonisti (Clooney e la Bullock) all'astronave si spezzano facendo volteggiare i due nello spazio, e il gran lavoro di Cuaròn si concentra soprattutto nel fondere soggettività, tridimensionalità e azione fluttuante davanti con lo sfondo onnipresente del nostro pianeta, così rassicurante e insieme così lontano. Solo un ondivago camminare nel vuoto, una lenta e silente danza senza fine cui la colonna sonora (talvolta minimale) di Steven Price dà una sottolineatura costante che si mescola mirabilmente ai rumori dello spazio. La Bullock è l'inesperta, Clooney il maturo conoscitore dell'ambiente: si scambiano qualche battuta di scarso significato, soprattutto per sdrammatizzare una situazione che col passare dei minuti si fa sempre più angosciante, con difficili ed emozionanti agganciamenti a tutto ciò che passa mentre la regia mostra con le immagini quanto possa essere complicato muoversi in assenza di gravità. Se ci si lascia accompagnare per mano in questo mondo fuori dal mondo l'emozione è garantita, e immediata la sensazione di essere al cospetto di qualcosa di completamente diverso da quanto finora visto nel campo, un'estasi celeste che amplifica antiche intuizioni kubrickiane e depalmiane (nel senso di MISSION TO MARS, in cui una scena di space-rescue sensazionale anticipava ciò che la fantascienza su grande schermo ha impiegato più del previsto a concretizzare), mostrando cosa può davvero il cinema in mano a chi ha mezzi e fantasia. Perché anche le esplorazioni volanti all'interno delle stazioni spaziali lasciano col fiato sospeso, per quanto non nuove al genere. Quando ci si rinchiude negli interni si capisce che non tutto fila alla perfezione, che la sceneggiatura è un optional secondario, ma è un prezzo da pagare volentieri in attesa di vedere cosa arriverà a spezzare l'attesa, con l'interpretazione della Bullock e di Clooney che può definirsi buona e funzionale. Gli scontri stellari si consumano tra ralenti naturali e schegge impazzite da evitare che il 3d lancia fuori dallo schermo, spettacolo nello spettacolo di catastrofi inattese alternate a lenti rimbalzi dei corpi nel vuoto. Una coinvolgente, magnetica comunione con l'universo. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Tecnicamente superbo (il miglior 3d mai visto) e con un lato visivo di grande impatto. Si capisce che il regista abbia puntato tutto su questo, poiché la sceneggiatura è poca cosa. Eppure i primi sessanta minuti sono assolutamente ansiogeni: sembra di essere lì ed il ritmo cardiaco aumenta in modo deciso. Nella seconda parte però rallenta ed indulge un po' troppo nel già visto e nel lacrimoso andante (la figlioletta della Bullock). Peccato, ma in ogni caso è un gran bel film di genere da vedere assolutamene al cinema.
Sicuramente una pietra miliare nel campo degli effetti speciali e del cinema di fantascienza (ammesso che in questo genere lo si possa fare rientrare). L'esperienza visiva in una sala cinematografica è imprescindibile per il film di Alfonso Cuarón, segnato da una perfezione tecnica che fa passare in secondo piano una parte narrativa non fondamentale (la trama a dirla tutta è abbastanza banale) in parte riscattata da una prova di ottimo livello (in parte a sorpresa) di Sandra Bullock.
Come molti hanno chiosato, più che un film un'esperienza sensoriale non necessariamente piacevole - chi soffre di vertigini può pure mettere in conto stordimento e nausea - ma immersiva come raramente accade di fronte ad uno schermo. La trama assai semplice - due soli personaggi che cercano di sopravvivere dopo un incidente in orbita - in questo caso non costituisce un problema, anzi lascia spazio al puro fluire inscindibile di immagini, suoni, emozioni. Cuarón si conferma regista di valore in grado di confezionare un blockbuster che unisce spettacolo e riflessione.
MEMORABILE: Nella cabina, il corpo di Sandra Bullock ruota in assenza di gravità, fino ad assumere una posizione fetale
La fantascienza (ammesso che si possa annoverare il film in questo genere) non sarà più la stessa! Non è chiaramente la prima volta che accade ma le pietre miliari sono poche e ormai lontane nel tempo. Solo un consiglio andate al cinema fin che potete e fluttuate nello spazio per 90 minuti.... letteralmente una esperienza extrasensoriale quasi sconvolgente!
Le avventure nel mondo stanno strette a Cuarón, che infatti confeziona un prodotto di eccezionale valore se visto solo ed esclusivamente in 3D e nei migliori cinema possibile; questo crea un limite, perché l'idea di trasformare uno sfaticato spettatore nei panni di un astronauta facendogli "subire" tutte le angherie che il diabolico quanto affascinante spazio comporta, non è impresa facile e qui, pur attingendo a piene mani all'inverosimile e alle tipiche situazioni enfatizzate ai fini dello spettacolo, funziona tutto egregiamente.
Del fatto che Alfonso Cuaròn sia un grande regista se ne può accorgere qualsiasi cinefilo imbattendosi in Y tu mamá también (del resto la sua filmografia parla chiaro). Gravity, (oltre cinque anni di lavorazione) è un film tecnicamente pregevole. Si avvicina al 2001 di Kubrick, non lo eguaglia esclusivamente per via del fatto che non contiene messaggi reconditi. Alta tensione ed effetti speciali strabilianti per un'adrenalinica lotta per la sopravvivenza. L'assoluto e l'universo. Un'esperienza extrasensoriale unica.
MEMORABILE: I lunghi piani sequenza, la Terra vista dallo spazio.
Sarò scemo, oppure solo stanco, ma questa pellicola, all'inizio, m'ha fatto un po' dormire. Non dico che sia brutta, anzi, al contrario, è molto emozionante, con tutte quelle scene girate nello spazio o dentro una capsula spaziale. Però mi ha fatto dormire! Che sia stato il 3D, che è oltremodo splendido? O il fatto che mi sentivo, anch'io, in assenza di gravità e sospeso nello spazio? Sandra Bullock, comunque, bravissima e più star di George Clooney in quello che si può definire un horror cosmico un po' teatrale e un po' no. Buono.
Esistono due tipi di vertigine: quella per il vuoto che sta sotto di noi e quella per il vuoto che ci sovrasta (Borges). In assenza di gravità, tra il pianeta Terra su cui precipitare e l'infinito Universo in cui perdersi, l'antitesi si satura di angoscia. Con un uso oculato, fluidico delle tecnologie più avanzate (ricostruzioni digitali, 3D, POV) e una perfetta gestione degli spazi, Cuaròn ci immerge nella percezione dell'abisso. Un cinema sensoriale che marginalizza narrazione e ideologie, e trova nell'esuberanza antropocentrica finale l'unica chiusura sostenibile. Bullock sorprendente.
Cosa si poteva chiedere a un film del genere? Che fosse spettacolare, di forte impatto visivo e carico di tensione. Ebbene, le richieste sono state esaudite, grazie a un eccellente 3D, utilizzato con intelligenza, a un mostro distruttore (i detriti), a situazioni altamente pericolose, per non dire da ultima spiaggia e a una protagonista credibile, che attraverserà, oltre allo spazio, anche situazioni personali che la colpiranno nel profondo, risvegliandola da una sorta di apatia post traumatica. Persino con un Clooney troppo gigioneggiante, resta un grande esempio di fantacinema (da cinema).
MEMORABILE: Il primo incidente; Le riprese della Terra (stupende); I problemi sulla stazione russa; Le lacrime fluttuanti.
Cuaron è un virtuoso della macchina da presa che trova nella dimensione gravità zero terreno fertile per esprimersi in voli pindarici di rara fascinosità che finalmente rendono giustizia al secondo avvento del 3D al cinema, in un esercizio di stile che attinge quasi dalla biomeccanica teatrale... Parola chiave, poichè sibillinamente la pellicola assume toni melodrammatici e l'avvincente costruzione del climax accusa profondi fendenti derivanti da dialoghi stucchevoli, musiche ruffiane e dinamiche ammiccanti. Avatariano, indi gran peccato. **1/2
Fuori dagli effetti speciali e dal 3D, che pure sono una parte importante, oltre che la possibilità tecnica di realizzare l'opera, anche lo spettatore ha modo di far fluttuare liberamente i propri pensieri, in assenza di gravità. Si ristabilisce il rapporto uomo donna e le reciproche forze e capacità, novelli Adamo e Eva. Lo "spogliarello" spaziale fino ad assumere la posizione del feto nel rassicurante ventre della capsula. La possibilità di salvezza, solo con l'unione dei mezzi e delle forze di qualsiasi colore e di qualsiasi religione. ***!
Il miglior 3D che abbia visto sinora grazie a una regia impeccabile, attenta a ogni singola inquadratura, ognuna volta a dare una sensazione di ansia e panico palpabili. Ma non tutto fila liscio, così non si può gridare al capolavoro perché Clooney è grande ma la Bullock niente di che, qualche momento sa di ridicolo (gli ululati) e qualche altro è scopiazzato (l'estintore deve averlo suggerito Wall-E), e in fondo il finale è prevedibile. Ma come esperienza visiva (e unicamente al cinema) vale la pena.
Spettacolo assoluto. Non c'è praticamente trama, pochi dialoghi, solo due personaggi. Tutto ciò che domina è l'immensità dello spazio e la terra laggiù. Lasciate perdere le sofisticherie filosofiche del film di Kubrick; qui ci sono solo immagini, di grandissima suggestione. Anche il 3D smette di essere un futile giocattolo per diventare finalmente funzionale e indispensabile alla messa in scena. Affascinante Sandra Bullock, che mostra senza alcuna civetteria un fisico atleticamente femminile; sobrio Clooney, in un ruolo lievemente paterno.
Inforcare ancora una volta i maledetti occhialetti 3D è in questo caso necessario. Così come è necessario recarsi dinanzi a uno schermo gigante con i necessari crismi. Gravity ci svincola dalle nostre convinzioni (necessità di una trama compresa) e ci lascia vagare senza peso, nel vuoto siderale. Al netto di un filotto di inesattezze che potrebbero infastidire giusto un astronauta e di qualche classica concessione allo stile blockbuster, il lavoro di Cuarón è cinema nella sua essenza più radicale. È stupore. Al tempo stesso stasi e movimento.
MEMORABILE: Loro due ripresi da lontano, con la Terra a fare da sfondo. Lei inquadrata nell'abitacolo trovato, in splendida posa fetale.
Quello che si vuole, ma i dialoghi di Clooney (uguale a Buzz Lightyear) non si possono sentire. Alta qualità, indubbiamente, e percorrere i condotti del satellite con quel lavorio di macchina da presa è sicuramente un gran risultato. Sulla storia e sul cosidetto punto di vista "umanistico" su cui quasi tutti si son trovati concordi sorvolo. Niente di che. Un film di tute e di spazi che incanta con la messinscena, atta però anche a sopprimere una storia modesta di uomini che emancipano donne e le rendono future paladine della terra cedendo il testimone.
Cuaròn porta la fantascienza su un altro piano d'esistenza, grazie al 3D fa vivere al suo spettatore lo spazio come non lo si era mai vissuto, in un modo più vero che mai. Una regia veramente brillante coadiuva tutta l'operazione ed è tutta mirata al farci sentire lassù, a farci girare e sentire sperduti anche se stiamo ancorati alla seggiolina del cinema e ci riesce, poiché se la trama non è gigantesca ed è un po' "già vista", l'esperienza che ne esce è completamente nuova e strabiliante. Solo si poteva evitare l'inserto apparizione-Clooney.
MEMORABILE: La Bullock sperduta in mezzo allo spazio dopo il primo incidente: la mdp prima vede lei, poi trapassa il vetro e ci fa vedere dal suo punto di vista.
Al di là del lineare soggetto, un film tecnicamente di rottura, uno spartiacque tra un prima e un dopo come lo fu all'epoca 2001 Odissea nello spazio (e, più silenziosamente, Koyaanisqatsi). Cuaròn comprende finalmente la giusta via per utilizzare le tre dimensioni e offre un lavoro visivamente portentoso, un trip ipnotico e vertiginoso, sciupato purtroppo da dialoghi un po' banalotti e pesanti americanismi (l'epifania clooneyana in primis) che intaccano brutalmente il sublime. Poteva essere un *****, si becca ***!, ma rimane imprescindibile.
Premesso che non si tratta di un film di fantascienza (dove sarebbe la parte "fanta"?), e fatto il dovuto omaggio a tutto il comparto tecnico degli fx e del 3D, per tutto il resto dirò che non mi ha entusiasmato nemmeno un po'. Non trovo nulla di memorabile in una vicenda che - al netto della suddetta sontuosa scenografia - sembra quasi di impianto televisivo, terribile nei dialoghi e nell'enfasi retorica (com'è bella la terra da quassù. oddio....), dalla suspence altalenante e con uno sviluppo del tutto prevedibile. Detto da un fan di Cuaròn.
Visto in versione 2D e già è un bel vedere. Da una parte la scenografia disegnata dallo spazio, dall'altra il realismo degli effetti e dei movimenti concorrono a realizzare un'ora e mezza emozionante per quanto semplice come idea di base e limitata come numero di personaggi. Vengono infatti abolite le squadre di soccorso, gli eventuali alieni, i monoliti e soprattutto il fastidioso gracchiare della terra. Bravo Cuaron.
Suggestiva sospensione nello spazio infinito e misterioso. Siamo catapultati in un mix di meraviglia e angoscia. Laddove la trama e la maturazione della protagonista appaiono sfilacciate e superficiali, è il virtuosismo registico a entrare in scena riuscendo a coinvolgere lo spettatore col senso del pericolo, dell’abbandono e della solitudine prossima alla morte, con picchi ansiogeni e “vertigini" davvero riuscite ed efficaci. Se a questo aggiungiamo perizia tecnica e una certa partecipazione emotiva ce n’è per rimanere più che soddisfatti.
Al netto di qualche inesattezza è un'esperienza sensoriale decisamente rara da sperimentare. Per una volta il 3D aggiunge valore alla pellicola, la svincola dai confini dello schermo, ci fa sentire l'assenza di gravità: lo spazio siderale è un luogo che genera meraviglia ma anche angoscia; quest'ultima traspare con naturalezza dall'eccellente prova della Bullock. Di fronte a una simile qualità, le inevitabili sporcature all'americana passano totalmente in secondo piano. Meglio le parti prive di dialoghi, più suggestive.
MEMORABILE: "Devi imparare a lasciar andare"; La Bullock in posizione fetale; La Terra vista dallo spazio.
Anche senza 3D questo piccolo capolavoro rapisce dal primo all'ultimo fotogramma. Davvero coinvolgente la sequenza di azioni orchestrate da Cuaron, abilissimo nel mantenere movimenti di camera adeguati alla situazione di assenza di gravità. La Bullock è la vera e unica protagonista del film (Clooney è quasi una comparsa): a parte la scena dei guaiti canini, regge il ruolo splendidamente e si muove sinuosa tra le spettacolari ricostruzioni delle stazioni spaziali. Trama ovvia ma non essenziale al gradimento del film.
A metterla solo sul piano fantascientifico, Cuarón dimostra gran padronanza degli effetti, proponendo suggestioni accattivanti e senso dei tempi. Si poteva addirittura metterla sul piano dell’incubo o del claustrofobico horrorifico, invece si è perseguito un gusto più popolare. La Bullock dà senso al dramma (seppur eccedente nel finale), Clooney invece interpreta usando il suo solito humour piacioso e stona con l’intera operazione, togliendo al film il gusto della memoria.
Totalmente ambientato nello spazio, Gravity vanta un comparto effettisco assolutamente eccezionale, da lasciare a bocca aperta. I primi minuti in piano sequenza sono magnifici e il ritmo viene mantenuto per una buona mezz'oretta, calando poi inevitabilmente. Personalmente non adoro la Bullock, ma qui si comporta discretamente, così come il resto del cast.
Mah... forse andava visto in 3d... Tolto il comparto visivo l'ho trovato mediocre, inverosimile e molto hollywoodiano. Se fai un film ancorato alla realtà (non siamo sull'Enterprise) devi ancorarlo alle leggi dell'astrofisica, invece qui spesso bisogna sospendere l'incredulità (lacrime che si staccano; Clooney che si stacca...). Clooney con il Jetpack esagera, la Bullock - ma come ha fatto ad avere successo questa attrice non lo so - ulula. Europa report, con un decimo del budget, gli fa le scarpe!
MEMORABILE: Il "ritorno" di Clooney; Bullock che ulula.
Esperienza sensoriale memorabile sotto tutti i punti di vista. In 3d si fluttua nello spazio insieme agli astronauti: così ammiriamo con estasi l'infinito immenso che ci avvolge, schiviamo terrorizzati i detriti spaziali come proiettili e allunghiamo con tutte le forze le nostre braccia per aggrapparci a qualcosa che ci eviti la deriva intergalattica e una morte mai provata da nessuno. Clooney un po' spocchioso non scalfisce l'imponenza di una pellicola dal sapore unico con una Bullock perfetta.
MEMORABILE: Tutti le collisioni; La scoperta dei morti; L'incendio a bordo; Le lacrime; Le derive senza appigli; Le racchette da ping pong nella stazione cinese.
Le spettacolari immagini e i movimenti di macchina sono la parte più affascinante di questo film che, solo per questi due aspetti, merita senz'altro la visione. Sul resto poco da dire: una Bullock "in parte" ma appena sufficiente e forse poco a suo agio nel personaggio. Clooney fin troppo "svagato" e al limite del gigionesco. Comunque un film che merita la visione, anche se Cuaron dà l'impressione di aver fatto il passo più lungo della gamba, dopo il non riuscitissimo film precedente.
MEMORABILE: I messaggi radio "alla cieca"; Gli ululati nella capsula; La vodka sotto il sedile; Gli oggetti che vagano in assenza di gravità.
Anche senza 3D rimane un film bellissimo. I veri protagonisti sono il vuoto e la solitudine. Da un soggetto apparentemente esile (una solitaria corsa alla sopravvivenza dopo una reazione a catena tra satelliti) scaturisce un'opera eccezionale, avvincente, che oscilla perennemente tra claustrofobia e kenofobia, dove anche lo spettatore è vittima di una sensazione d'angoscia, d'impotenza, che si fonde con quelle della Bullock. Un film altamente "tecnologico", ma dove tutto è utilizzato sapientemente in funzione della storia. Da conservare!
Si parte nello spazio e senza tanti preamboli ci si ritrova in un'avventura che ci coinvolge con scene fatte di immagini e suoni eccezionali, lunghi piani sequenza e movimenti di macchina che ci calano sempre nei panni della protagonista. Non viene mai meno la suspense (anche grazie ai suoi soli 90 minuti) e anche i brevi momenti melodrammatici sono a essa funzionali. Da fantascienza è l'esperienza di vederlo.
Certamente visto sul divano di casa perde almeno il 50% delle sue potenzialità: senza l'apporto del 3D e della profondità del grande schermo con ogni probabilità non si apprezza fino in fondo la perizia tecnica di Cuarón. Fatta questa doverosa premessa, personalmente non mi ha entusiasmato più di tanto: tanti, troppi, i dialoghi da discount (la figlia della Bullock, che bella la terra, gli ululati?) e pochi, brevi, i momenti da horror/fantascientifico: alla resa dei conti c'è sì tensione ma nessuna profondità. Insomma: un POV ipertecnico un po' senz'anima.
Film che conferma il meritorio (nonchè necessario) recupero della matrice umanista nel genere "sci-fi", che pareva destinato alla triste deriva baracconara. Cuaron però, oltre a pilotare (come Duncan Jones) il suo sojuz cinematografico verso le stelle fisse Kubrick, Carpenter, Tarkovskij, si spinge in avanti utilizzando tutti i progressi tecnico-filmici, alla ricerca del proditorio aggancio scienza-spiritualità. Non tutto è riuscito nel progetto (stonano in particolare le alte dosi di saccarosio e astuzia narrativa), ma segna una pietra miliare nel genere.
Il cinema come terrifica e siderale amniosi, come bolla ora liquida ora gassosa, come danza al ralenty, come liturgia cosmogonica, come soffice apnea, come mistica dell'ignoto; il sistema solare quale claustrofobica scenografia, lo spazio quale terreno della metafisica, la fantascienza al servizio del tragos e dell'umanismo. Con consumata bravura Cuaron forgia un emozionantissimo blockbuster d'autore, un S.O.S. naufragio nello spazio elevato al Kubrick, che diverte nell'etimologico senso del drag-and-dropparti nell'Altrove. C'è vita nell'universo, e c'è universo nel cinema.
Il survival riadattato al vuoto cosmico. Scrutinando con acume il depalmiano Mission to Mars, Cuaron ne escinde chirurgicamente uno dei momenti clou più disperati assemblandogli attorno 90 tesissimi minuti di odissea orbitale. L'iperrealismo 3d apre squarci insostenibili sulle immense difficoltà di adattamento che comporta l'ambiente più ostile di tutti, andando oltre il mero spettacolo (pur magistralmente abbagliante) per teletrasportare l'occhio nella rarefazione di un incubo al tempo stesso annientante e totalizzante, ricettacolo compresso/espanso di tutte le peggiori fobie immaginabili.
MEMORABILE: George Clooney redivivo che rientra dall'oblò per ridare forza a una Bullock oramai rinunciataria.
Gli ambienti asettici, bianchi, rigorosi delle astronavi hanno ascendenze nell'inarrivabile 2001 di Kubrick. Cuaron ha una mano nel girare pazzesca con un iniziale piano sequenza da paura. Ho avuto però la sensazione - nell'ultima mezz'ora - che il ritmo fosse blando: sono incominciati gli sbadigli trattenuti faticosamente. Dietro alla bravura tecnica si nasconde una pochezza nella sceneggiatura, che tira le file malamente. Ce ne vuole per definirlo un capolavoro a tutto tondo come la critica vuol far credere.
Sandra Bullock e George Clooney in un film di fantascienza? Le premesse sembravano infauste e invece i due attori se la cavano alla grande. Forse perché non è un vero film di fantascienza ma un horror claustrofobico, che in un secondo catapulta lo spettatore nel terrore di uno spazio solitario. Visivamente bellissimo.
Ottima prova di Alfonso Cuaron, che onestamente con i suoi film precedenti (escluso forse il solo I figli degli uomini) non mi aveva mai convinto. I dettagli scientifici non mancano, anzi forse c'è anche un po' troppa pignoleria. La durata del film è quella giusta, meglio non esagerare. Brava Sandra Bullock.
Un film in cui è impossibile parlare di bellezza o bruttezza a seconda dei gusti; la parola è una sola: pazzesco. Pazzesco come regia (innovativa come poche altre), immedesimante e soprattutto in grado di rompere con la tradizione post-2001 Odissea nello spazio. Pazzesco come effetti speciali, pazzesco come immedesimazione, in certi frangenti si ha l'impressione di interagire come in un videogioco. La nota stonata è la storia, inutilmente smielata e dalla sceneggiatura piuttosto scarna. Ma considerato il tipo di film ci si può passare sopra.
Fin dai primi istanti si conferma un'esperienza visiva che butta lo spettatore nello spazio e ce lo lascia fino alla fine, intraprendendo la difficile e impopolare strada della plausibilità scientifica grazie a un uso sapiente e spettacolare degli effetti speciali. Ne fanno le spese la trama, i personaggi e i dialoghi, il che rende forse lo spettacolo poco accattivante per chi non ama il genere; ma l'aspetto visivo è davvero eccezionale, innovativo e, una volta tanto, rigoroso.
Sinceramente mi aspettavo qualcosa di piu che il solito polpettone hollywoodiano, per questa produzione strapremiata dell'ottimo Cuaron. L'anima di questo film è senza dubbio il comparto visivo, con un 3D allucinante (che da solo vale non 5, ma 10 pallini), però tutto il resto galleggia nella mediocrità da blockbuster: trama assente, scelta degli attori poco coraggiosa, filosofia "new age" spicciola (tutta la tirata sulla rinascita). Il finale rispecchia il film: poco coraggioso ma altamente "godereccio", tecnicamente parlando. Tipico film da Oscar.
Probabilmente sarà colpa della mia stoltezza ma non riesco a capire come questa “cosa” possa essere ritenuta un capolavoro. Comparti sonoro e visivo ottimi, movimenti di macchina impeccabili, fine. Un film freddo, lezioso e di un’inutilità assoluta. Sceneggiatura infantile (se si vuole girare un film scientificamente rigoroso lo deve essere in toto); e c’è la Bullock che ulula, imbarazzante. Un gigantesco abbaglio. Europa report se lo mangia facilmente.
Esteticamente è una meraviglia per gli occhi, grazie soprattutto a effetti speciali straordinari (che col 3D al cinema rendono benissimo, si perdono un po' in tv), talmente reali da dare l'illusione di essere veramente nello spazio insieme alla Bullock. Tante le sensazioni che si provano, dalle vertigini alla claustrofobia passando per la solitudine più assoluta, accentuata ancora di più dall'assenza di qualsiasi rumore. Nonostante i pochi dialoghi e la presenza della sola Bullock (Clooney è quasi una comparsa) il film coinvolge e non annoia.
Rivederlo in tv non è la stessa cosa: la grandiosità del 3D al cinema fa la differenza per un film come questo, interamente giocato sul coinvolgimento dello spettatore nell'affascinante e angosciante dimensione spaziale grazie a effetti innovativi molto ben realizzati. Al di là della discutibile sceneggiatura, che comunque riesce a mantenere sempre alta la tensione, la visione è davvero spettacolare, riportando oggi anche alla mente la recente esaltante esperienza della nostra Cristoforetti. Clooney gigioneggia anche nello spazio da par suo.
Una sfida riuscita: portare lo spettatore a fluttuare senza gravità insieme all’astronauta abbandonata alla deriva nello spazio. La sfiga infierisce forse un po’ troppo sulla protagonista, ma la narrazione è strepitosa, avvincente, avvolgente grazie a una mdp quasi sempre sospesa insieme agli oggetti nel vuoto cosmico. La lotta per la sopravvivenza ha qualcosa di grandioso e alcune scene (la prima boccata di ossigeno presa in posizione fetale, l’ultima inquadratura ‘terrigna’) puntano all’ancestrale-archetipico-mitico. Risucchiante.
Forse perché mi era fatto l'idea, sbagliata, che fosse un film noioso e pretenzioso, ne sono rimasto piacevolmente colpito. Visivamente perfetto, coinvolgente dalla prima all'ultima sequenza, senza pause, ben congegnato, diretto e recitato, con un sonoro di grande efficacia, Gravity ha molti pregi, non da ultimo un messaggio di straordinario attaccamento alla vita che lo rende oltremodo positivo e piacevole.
Il punto debole è rappresentato dai dialoghi, che in alcuni frangenti sono risibili. Difficile che in una situazione del genere si mantenga la lucidità necessaria per tirar fuori battute da osteria. I volti patinati della Bullock e Clooney non sono il massimo, per quanto lei se la cavi discretamente. Dal punto di vista visivo è sicuramente efficace e coinvolgente, specie nei momenti più concitati che non mancano di pathos, ma trasportato nel televisore di casa perde qualcosa, anche perché la trama praticamente non c’è.
Lo spazio come bolla sospesa nel tempo, come astrazione totale ed emozionale, come ritorno al grembo materno. Cuaròn utilizza uno lo spazio infinito come luogo di espiazione dal senso di colpa, come metafora di elaborazione del lutto e tentativo di rinascere a nuova vita. Una sorprendente Bullock dà vita a un personaggio solo a un primo sguardo semplice, in realtà complesso e tormentato, alla ricerca di redenzione oltre che di risposte. Fantascienza che cita i classici con Tarkovsky in testa. Bello.
MEMORABILE: La Bullock rientra nella stazione spaziale inn posizione fetale quasi a mimare un ritorno al ventre materno.
Cuaron con il meraviglioso piano sequenza ne I Figli degli uomini aveva già mostrato tecnica sopraffina, ma con quest'opera si è nettamente superato. La padronanza mostruosa del mezzo regala sequenze memorabili e scelte registiche che toccano il sublime. Gravity non è solo un film esteticamente ineccepibile (basterebbe ampiamente questo), è anche un film che sa emozionare vuoi per la sentita e indimenticabile prova di una Bullock mai a questi livelli, vuoi per la semplicità della storia che sa offrire riflessioni veritiere. Un film di qualità.
MEMORABILE: Gli insegnamenti di Clooney; La tenacia della Bullock; La classe di Cuarón.
Imponente, grandioso, a tratti mistico: ci ricorda che siamo nulla al confronto dell'infinito Universo. E ci ricorda anche che riusciamo a far danni pure a oltre 600 km dalla Terra, con i rifiuti orbitanti lasciati a vagare sopra di noi. Ok. Tutto vero. Però a Sandra Bullock qui ne capitano di tutti i colori e anzi, tra iella e fortuna estrema, resta difficile accettare lo svolgersi degli eventi che, varcata la mezz'ora di tempo, si susseguono alla stregua del più infantile blockbuster multimilionario. American ($$$) delirium ecco...
MEMORABILE: L'impatto del modulo infuocato sull'Oceano: ultima fortunata manovra che conduce alla fine della giostra...
Di certo un film ansiogeno, quanto o più di quello di Ron Howard, che racconta una serie di disavventure spaziali da cardiopalma. Esteticamente accattivante, la pellicola però ha anche grandi limiti: il primo è la recitazione (praticamente azzerata quella corporea e assai ridotta anche la verbale), il secondo è invece la sceneggiatura, che è davvero poca cosa. Buono per intrattenersi un'oretta e mezzo ma tenendo basse le aspettative: a parte il riferimento all'inquinamento spaziale non ci sono messaggi da cogliere. Insomma: Houston alla cieca.
Non riesco a capire né il successo né il mucchio di Oscar accumulati da questo film di fantascienza, che poi è fantascienza solo perché la plausibilità fisica è pari a zero ma null'altro ha qualcosa di "fanta". Certo belle riprese della Terra, un interessante fisicità dello spazio tridimensionale, ma il resto? Il resto è una trama triviale, attori che forniscono una prestazione davvero mediocre complice anche una sceneggiatura dai dialoghi risibili (si veda sotto) e un forte senso di mediocrità hollywoodiana.
MEMORABILE: In negativo, la Bullock che ulula senza una particolare ragione, con lo spettatore che la osserva stupito chiedendosi: "Ma lo sta facendo davvero?".
Il valore inessenziale dei film: gli effetti speciali e visivi. Una materia che costituisce la quasi totalità del fascino di Gravity. Cosa pensarne? Che esso diverrà, in pochi decenni (se non in pochi anni), una pellicola fra le tante. Altre qualità non si rinvengono: la trama è abolita, la recitazione ordinaria (i veri attori sono i detriti spaziali), la profondità sostituita da stantii luoghi comuni new age. In fondo questo non è che un banale thriller (tipo Open water) con un budget enormemente più ricco. Oscar inevitabili.
Senso di vuoto e angoscia dinnanzi all'incommensurabilità dello spazio infinito, il quale, per tutto il film, rappresenta la minaccia da cui i protagonisti devono fuggire per non esserne inghiottiti. La regia è abile nel far sentire veramente questa dimensione "altra" tramite l'utilizzo di interessanti soggettive e inquadrature che sottolineano il senso di vertigine dei protagonisti. La sceneggiatura è campata un po' per aria, ma tutto il resto funziona in maniera impeccabile.
Gravity è davvero il film che non ti aspetti. Perché pensare che un prodotto possa essere retto da due soli attori (in realtà quasi solo da uno), tra l'altro non nel loro periodo di forma migliore, crea già dei pregiudizi iniziali. E invece Cuaròn è davvero bravo nel riuscire a creare l'angoscia vissuta dai due astronauti, grazie anche ad alcuni effetti semplici ma davvero molto efficaci. 11 nomination e 7 Oscar portati a casa il bottino di un film che, come già detto, è molto semplice nella sua narrazione ma estremamente coinvolgente nello sviluppo.
MEMORABILE: Tutta la fase iniziale fino all'incidente.
Al pubblico poco importa quanto ci sia di verosimile nella "passeggiata" spaziale dei due protagonisti. Fatto sta che Cuarón, in un'ora e mezza scarsa, è riuscito a creare un giocattolone che tiene viva l'attenzione dello spettatore senza cedere a riflessioni filosofiche come il kubrickiano 2001. E la Bullock si dimostra la giusta interprete. Da vedere.
Film claustrofobico, torce le budella in più di un'occasione; le immagini della Terra sono mozzafiato, così come le ricostruzioni delle stazioni spaziali, ma la storia si esaurisce in pochi minuti, devia pericolosamente verso l'americanata e non regge la lunghezza di un film. Sandra Bullock in splendida forma (anche fisica), rassicurante il supporto di George Clooney.
Ci sono due modi per approcciarsi a un film del genere. Il primo, guidato dal godimento estetico, si fa rapire istantaneamente dal complesso e spettacolare apparato visivo di cui la pellicola si riveste come di una spessa armatura; e anche per i duri di cuore, effettivamente, c'è di che lustrarsi gli occhi. Il secondo, più razionale, impone di mediare spettacolo e sostanza; e qui l'asino casca fragorosamente, giacché la storia non solo è inconsistente, ma è pure venata di un sentimentalismo stucchevole e fuori luogo. Comunque brava la Bullock.
Notevole tentativo moderno di restituire su schermo le vertigini emotive e orbitali di un'immersione nello spazio cosmico. (Ri)Visto su piccolo schermo, e senza supporti stereoscopici, la sua portata sensazionalistica si riduce drasticamente, mentre le coordinate ontologiche si scoprono deboli. C'è da chiedersi se l'annientamento di ogni verosimiglianza nel finale pesi sulla struttura generale, o se semplicemente sia un vortice che regala emozioni solo nella parte iniziale ed al primo giro. Tra detriti, allucinazioni e navicelle - l'espressionismo gravitazionale di Cuarón.
La verosimiglianza per fortuna non è di casa; Cuarón infatti usa il mezzo cinema ostentandone tutta la sua immaginifica presenza, tra asfissianti sequenze in soggettiva e incredibili sperimentazioni audiovisive. Fantascienza dinamica ed emozionale, ma anche un elogio al valore della vita pronunciato con un grande coinvolgimento fisico e psicologico. La Bullock, dopo innumerevoli passi falsi, nel ruolo definitivo.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare la registrazione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Rebis ebbe a dire: Per me quella sequenza è semplicemente memorabile, emozione pura e chissenefrega se non è scientificamente verosimile :)
Mi hai letto nel pensiero.
Infatti critiche storiche, inverosimiglianze logiche e bloopers vari mi hanno sempre fatto pensare ad esercizi intellettualmente sterili di cui gli autori dovrebbero sempre fregarsene altrimenti il cinema perderebbe senso.
Un conto è quando il regista gioca sporco mischiando realtà e finzione ad minchiam o basando l'intero film su assunti poco solidi.
Un conto è quando si sente dire non so che l'imperatore Commodo era nato 20 anni prima, che gli squali non attaccherebbero mai gli umani, etc etc . Come dici tu: chissene!!
Beh, a volte invece è proprio il Cinema stesso a non fregarsene affatto di questi "particolarini" e a mettere alla berlina i blooper e le sviste che lo minano costantemente sin dai suoi albori.
Credo che la summa irraggiunta di questa presa di coscienza autocritica sia l'indimenticabile sequenza firmata da Blake Edwards per il suo Hollywood Party:
Fermo restando che questi particolari non minano affatto il giudizio qualitativo sui film che li contemplano, anzi, a volte sono tocchi di genio o casualità fortuite che aggiungono, tutt'al più (a meno che non si tratti di cose davvero ciclopiche e intollerabili).
DiscussioneZender • 25/05/14 08:44 Capo scrivano - 46903 interventi
Io trovo che i bloopers andrebbero presi come semplice divertimento, il più delle volte: ci si ride sopra ma non si può permettere che influiscano sul giudizio di un film.
DiscussioneBuiomega71 • 25/05/14 19:28 Pianificazione e progetti - 25007 interventi
Capannelle ebbe a dire: Rebis ebbe a dire: Per me quella sequenza è semplicemente memorabile, emozione pura e chissenefrega se non è scientificamente verosimile :)
Mi hai letto nel pensiero.
Infatti critiche storiche, inverosimiglianze logiche e bloopers vari mi hanno sempre fatto pensare ad esercizi intellettualmente sterili di cui gli autori dovrebbero sempre fregarsene altrimenti il cinema perderebbe senso.
Un conto è quando il regista gioca sporco mischiando realtà e finzione ad minchiam o basando l'intero film su assunti poco solidi.
Un conto è quando si sente dire non so che l'imperatore Commodo era nato 20 anni prima, che gli squali non attaccherebbero mai gli umani, etc etc . Come dici tu: chissene!!
Capa for president! Sottoscrivo ogni sillaba e ogni virgola. Grande!
Zender ebbe a dire: Io trovo che i bloopers andrebbero presi come semplice divertimento, il più delle volte: ci si ride sopra ma non si può permettere che influiscano sul giudizio di un film.
Ma più che altro per trovare gli errori nel film devi vivisezionare le sequenze guardandole più volte: sai che palle? Viene la nausea e lo farei solo con un film che non mi è piaciuto.
@ Buio: grazie, in effetti oggi sarebbe anche una giornata elettorale... ahah
Zender ebbe a dire: Io trovo che i bloopers andrebbero presi come semplice divertimento, il più delle volte: ci si ride sopra ma non si può permettere che influiscano sul giudizio di un film.
Si, quello l'ho sottolineato attentamente anch'io.
Si tratta di semplici "Curiosità" che l'occhio scafato coglie al volo.
HomevideoUndying • 14/02/17 19:47 Controllo di gestione - 7578 interventi
Bluray Warner poderoso e imperdibile: offre il film nella sfolgorante veste anamorfica 2.40:1 in alta definizione. Reparto audio semplicemente fantastico con dolby 5.1 (true HD) altamente performante ovvero in grado di riprodurre al limite del verosimile gli effetti sourround.
Vano extra da urlo: comprensivo di backstage, documentari, interviste e pure un corto (legato a un personaggio secondario comparso nel film).
Questo capolavoro della tecnica (mi riferisco ovviamente al supporto home video) è ora disponibile anche in "double bill" -edizione a due dischi- con il gioiello di Kubrick (2001 Odissea nello spazio).