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Franz: Tremenda questa commedia mischiata al giallo! Tutto risulta poco coinvolgente, approssimativo: recitazione pessima di pessimi attori (Calà a parte), scenografie povere (che triste il centro commerciale anni 80!), effetti speciali ridicoli (le fiamme inverosimili); solo la comicità delle solite battute da filmetto leggero è appena appena accettabile. Un prodotto, insomma, televisivo, ma parecchio mal riuscito.
MEMORABILE: La maglietta di Calà ("I love Cuneo"); il leopardo domestico allevato a carpaccio e champagne in casa della escort Eva Grimaldi.
Enzus79: Francesco Rosi, regista di tutt'altro genere, dirige questa sorta di fiaba con una pimpante Sophia Loren e un discreto Omar Sharif. Ci si annoia nella seconda parte, che poi dovrebbe essere quella più importante. Alla sceneggiatura c'è anche Tonino Guerra.
Nando: Boutade stile Bagaglino ispirata dallo scisma Lefebvre e ambientato in un fantasioso comune della Ciociaria. Situazioni pecorecce in cui talvolta si sorride a denti stretti mentre nelle seconda parte si fa strada l'intreccio tra religione e politica. Il risultato non è entusiasmante ma quasi accettabile, soprattutto per la simpatia di Franco ben coadiuvato da Bombolo, D'Angelo e dalla maliarda Troschel.
Galbo: Con questo film Neil Jordan realizza una sorta di Giustiziere della notte d'autore ma evidentemente questo genere di film non è nelle sue corde.Riuscito nel delineare la progressiva trasformazione del personaggio principale in una donna rancorosa in cerca di vendetta, il film presenza alcune incongruenze di troppo nella sceneggiatura e poca cura nella descrizione dei personaggi collaterali. Bravissima la Foster.
Puppigallo: Più che un film è un delirio, con un bigfoot alto minimo sei metri!, palesemente schizofrenico, che cammina bipede, ma poi decide di essere un gorilla e cambia postura. In più, ogni volta che calpesta il terreno, sembra che esplodano delle bombe a mano; e c’è chi vuole proteggerlo anche dopo che ha staccato una trentina di teste a morsi. Non ce n’è uno normale; sono tutti dementi riuniti in una sola cittadina (un record). Ridicolo, con dialoghi penosi e effetti pietosi (il mostro fa movimenti assurdi). Così mal concepito che un’occhiata, magari…P.S. Turbigfoot corre come un treno.
MEMORABILE: Alice Cooper calciato via dal palco dal bigfoot, dopo che gli ha urlato "Fatti sotto!"; Il finale sul monte Rushmore in "stile" King Kong...
Daidae: Scandariato mischia sapientemente (oddio...) melodramma, musicarello e lacrima. Film che non mi ha convinto troppo, manca quel tocco di Napoli che contraddistingue le interpretazioni del cantante-attore. Davvero idiota l'idea di inserire un sosia (che non gli somiglia neppure!) di Celentano!
Redeyes: Film esoso come il suo regista e questa caratteristica muta completamente la chiave di lettura. Esce fuori un San Francesco ai limiti del Candido Volterriano, che fra canzoni sublimi (Riz) e cantilene (Baglioni) porta avanti il suo credo di povertà terrena. Sicuramente sono da apprezzare le ricostruzioni e le ambientazioni, ma di pari passo non si può non restare sblorditi da una recitazione talmente teatrale da apparire artefatta. Negli anni purtroppo, ma anche per certi limiti, si ricorda più come pamphlet pro chiesa e da catechismo che altro.
Motorship: Il film non è granchè, ma, per merito della bravura di Enrico Montesano, la bellezza della Bouchet e la grinta mostrata dai comprimari (la brava Vukotic e Santercole versione napoletana stranamente funzionale), oltre che da uno stuolo di caratteristi a tutta birra (Morana e Ferrara), il film lo si può guardare con gusto. Certo la trama è scontata (corna qua, corna là, corna lì ecc...) e la storia non decolla praticamente mai; ne usciranno (e già ce n'erano) 100 uguali a questo in quel periodo... Della serie "quando gli attori fanno la differenza". Ed è così.
Pesten: Uno degli eventi storici più importanti immortalato in un kolossal dalla produzione e dal cast incredibili. Era sicuramente difficile tenere a bada così tanti galli nel pollaio, eppure il risultato è ancora incredibilmente buono a tanti anni di distanza. Forse alcuni personaggi andavano evitati per gestirne meno ma con più spazio durante il film, ma sono le battaglie e gli eventi ad avere precedenza. Unico neo, i rari momenti ironici, forzati e fuori luogo.
Belfagor: Data la loro onnipresenza nelle nostre vite, era inevitabile che anche i cellulari fossero descritti come un microcosmo a parte. Fra tutti i possibili modi per farlo, però, questo è uno dei peggiori: la trama un taglia-e-cuci da altri film di livello ben superiore, i personaggi oscillano fra il blando e l'insopportabile e l'intero film sembra un'oscena operazione di pubblicità neanche tanto occulta per teenager, peraltro resi come dei totali incapaci. Più che meritati gli strali della critica e il flop al botteghino.
Daniela: Ufficiale poliziotto deve indagare sull'assassinio della figlia di un generale, avvenuto all'interno di una base militare, affrontando reticenze e omertà che coprono imbarazzanti segreti... Anche quanto possono contare su cast prestigiosi, i procedurali di ambientazione militare non mi hanno mai convinto, si tratti di presidii oppure codici d'onore. Sarà per l'alta gradazione di menate graduate sul senso del dovere e lo spirito di corpo o per il rischio di banalità sempre in agguato. Il film di West, pur dignitoso, non riesce a svincolarsi dai cliquées, risultando quindi di modesto interesse.
Pessoa: Discreto film a episodi di Corbucci che patisce tanto per cambiare uno script insufficiente, soprattutto nella prima storia. Nel secondo la sarabanda di citazioni colte e un tono spesso autoironico (grazie soprattutto all'incontenibile verve di Celentano) ne elevano il livello, perlomeno sul piano delle intenzioni. Modesto l'apporto di Montesano e della Suma; meglio i tanti insostituibili caratteristi (Panelli, Bologna) e gli interessanti innesti "esterni" (Minà, Fiorini). Penoso il siparietto di metacinema. Nel complesso guardabile.
MEMORABILE: Tutte le citazioni di thriller del passato nel secondo episodio, condotte con la giusta ironia.
Anthonyvm: Durante un viaggio in auto, coniugi in crisi si fermano a una stazione di servizio; lei scompare all'improvviso, lui si affannerà per ritrovarla. Chi spera nel recupero dei climi adrenalinici di un Breakdown o della violenta frenesia di un Io vi troverò, ha sbagliato titolo. Dapprincipio la tensione regge più che discretamente, persino quando Butler, da mite imprenditore edile, s'improvvisa furia scazzottatrice su tipi loschi con troppo da nascondere. La tranche finale nel covo dei cattivi si carica di forzature, fino a un epilogo smielato, reazionario e insulsamente maschiocentrico.
MEMORABILE: Come ottenere i nastri di videosorveglianza se il commesso non collabora; Butler con un tizio nel bagagliaio dell'auto viene fermato dalla polizia.
Galbo: La versione by Manetti brothers delle gesta del re del crimine, lontana da quella completamente differente di Bava, ci restituisce un film pienamente godibile nel suo essere rigorosamente filologico. A partire dall’ambientazione, per continuare con scenografie, fotografia e colonna sonora, tutto parla di una pellicola estremamente curata, dal ritmo magari non irresistibile ma apprezzabile perché realizzata con lo spirito del vero appassionato della materia. Interpretazioni corrette e tutte oltre il livello di sufficienza. Un buon film.
Rambo90: Daffy Duck e Speedy Gonzales sono sperduti su di un'isola quando trovano un pozzo dei desideri cominciano a diventare ricchi vendendo i desideri. Divertente film d'animazione che alterna sequenze nuove a vecchi classici. La storia che tiene tutto unito è originale e divertente, i corti originali poi sono davvero spassosi. Buona l'animazione, ma anche il doppiaggio. Notevole.
Mutaforme: Film tutto sommato ben realizzato ma che inevitabilmente finisce per strizzare l’occhio ai soli fan dello scrittore, mossi dalla curiosità di conoscere la vita del giovane autore del Signore degli Anelli e l’incontro con la moglie, musa ispiratrice. Pochi i contenuti degni di nota, probabilmente solo le scene dal fronte che mostrano quanto ci possa essere di autobiografico nella nota opera fantasy. Da vedere, ma non più di una volta.
Hackett: Storia di caduta e risalita di uno chef nell'esigente panorama della ristorazione di oggi. La cosa più interessante del film è riscontrare come anche il cinema non abbia potuto rimanere indifferente alla moda televisiva di dedicarsi alla cucina. Quindi non stupisce vedere un attore in ascesa come Bradley Cooper vestire i panni di cuoco e fare l'isterico alla maniera del programma "Hell's kitchen". Per il resto trattasi di commedia senza grossa infamia né lode.
Markus: Una teenager rimasta senza genitori diventa amica di un cane... cibernetico! La bestiola tutta cavi e transistor è stata creata non solo per essere il miglior amico dell'uomo, ma anche e soprattutto per salvare vite umane. Bonaria opera decisamente scacciapensieri e senza alcuna pretesa; tutto appare edulcorato e non manca nulla al campionario delle ovvietà (non ci viene risparmiata nemmeno una storia d’amore giovanilistico tra timidi). Il film si segue grazie a un po' di ironia e al naturale affetto per il cyberquadrupede... assai loquace!
Il Dandi: Insomma, non male... Per Pozzetto non è certo il primo ruolo in quota lombarda affiancato ad un romano, ma stavolta la coppia protagonista risulta meglio amalgamata di quelle con Milian e Verdone; anche perché con un Montesano così godibilmente cialtronesco, l'altro incarna ciò gli viene meglio: il milanese "square", ingenuo e sprovveduto (non mi ha mai convinto Pozzetto nei ruoli da furbo). Ma la comicità di accopiate regionali aveva il fiato corto, e il successivo tentativo di riproporre lo stesso duo lo conferma. **!
MEMORABILE: La trippa, e ovviamente il "ponte tibetano".
Zardoz35: Film guardabile, quantunque non eccezionale. Avati ci regala uno spaccato di vita rurale Anni Trenta nella provincia bolognese. Ottima fotografia, ottima ambientazione con usi e costumi dell'epoca. Migliore la prima parte, dove si rimarcano le differenze insormontabili tra la famiglia del mezzadro e quella del padrone. Attori così così, fin troppo ingenuo Cremonini, volgarotta la Ramazzotti. Grande interpretazione invece dei due patriarchi, Cavina e Roncato.
MEMORABILE: L'orchestra dei suonatori ciechi di S. Giovanni in Persiceto e il loro pranzo nelle latrine del ristorante.
Parsifal68: Quanto materiale umano di ottima levatura sprecato per questa banale e pleonastica commedia americana! La storia è talmente inverosimile e zuccherosa che dopo un quarto d'ora non ne puoi proprio più. Cosa avrà convinto la Redgrave, Nero, Testi, Infanti, la Massironi, la Ranieri e la Vukotic a prendere parte a questo corollario di sciocchezze, a parte il cachet ovviamente? Irritante poi l'ennesima visione anni cinquanta che hanno gli americani del nostro paese. Evitabile come la peste.
Ale nkf: Discreto episodio che pone l'avvocato Perry Mason a confronto col mondo della televisione. È interessante notare come l'episodio sia caratterizzato da più di un delitto: una nota positiva, visto che a volte si ha di fronte una certa ripetitività (specie per quanto concerne la parte preomicidiaria). Buoni i colpi di scena, come ovviamente i protagonisti (Burr e Hale) e la ricostruzione finale degli omicidi con annessa la difficile confessione che Mason strappa al colpevole.
Capannelle: Segue la classica struttura del biopic e lo fa con aplomb tutto britannico. La resa è abbastanza gradevole ma per larghi tratti prevedibile e anche didascalica, specie nella parte centrale in cui la conoscenza delle partecipanti al gruppo femminista dà vita a situazioni e riflessioni scontate. Costumi e ricostruzione degli ambienti adeguate, ma si sente il fiato corto nella varietà delle location. Significative le raffigurazioni delle vere protagoniste a fine film.
Capannelle: Un Asterix ben congegnato rispetto al solito, in cui si assiste a meno battaglie con i legionari e a un confronto basato sulla tentata omologazione del galli agli usi e lussi romani. In questo modo le immagini portano a una riflessione sulla corruzione dei costumi e sul libero mercato, sottolineata da momenti e dialoghi divertenti. Ne beneficia pure la galleria dei personaggi che comprende anche i civili romani e le loro bizzarrie da villaggio vacanze.
Homesick: Western multiforme, alterna momenti comici ed avventurosi creando un clima nell’insieme spensierato che tuttavia si smorza in un finale inaspettatamente amaro. Nel cast domina incontrastato Van Cleef, ladro vagabondo gentiluomo, che si trasforma suo malgrado in un integerrimo uomo di legge complice l’acuto Sabàto; contornano il bonario Stander, un Bud Spencer senza barba, il bieco Mitchell e la sua banda di fuorilegge in cui si fanno notare le facce altrettanto feroci di Stoll, Gaddi, Billa e Puppo. La Granata ingentilisce.
MEMORABILE: L'assalto al convoglio; Il nuovo look di Van Cleef; Lo scontro presso la miniera d'argento.
Piero68: Non esattamente il miglior lavoro targato Dreamwork visto che sceneggiatura e soggetto non convincono fino in fondo e che propinare a dei bambini dei parallelismi con Il padrino, seppure in chiave comica, non è proprio la cosa migliore da fare. Anche i personaggi convincono poco e per lo più annoiano, come Smith/scanna-squali. Se in lingua originale ha un senso viste le partecipazioni, col doppiaggio in italiano si perde anche quello.
Cloack 77: Pur gravato completamente sulle spalle di Montesano e Pozzetto il film galleggia. La simpatia dei due, i loro battibecchi, le loro differenze che sono differenze regionali, la loro individuale propensione al confronto con l'azione fa sorridere e divertire. E anche se le gag sono in parte scontate e il tratteggio del romano-milanese usuale è comunque un piacere ascoltare battute già ascoltate da attori leggeri che chiaramente si stanno divertendo. Una commedia liscia, né frizzante né spompata.
124c: Dopo sette anni dal primo capitolo, si riforma il trio Walther Hill/Eddie Murphy/Nick Nolte. Da ragazzo lo apprezzavo di più, perché i cattivi sono motociclisti alla Easy rider, ma oggi preferisco il primo, perché la coppia Murphy/Nolte non funziona più. L'idea è seguire le tracce di Arma letale, ma Eddie Murphy è un tipo da commedie ormai e Nick Nolte è andato oltre i polizieschi. Ciononostante è un film divertente e pieno di colpi di scena (troppi, vista l'identità del super-boss), adatto per passare una serata amarcord con amici.
Galbo: Partendo da uno spunto assai poco originale su basi pseudoscentifiche (la terra minacciata da catastrofi naturali) un film a metà tra fantascienza e "disaster movie" dalla realizzazione piuttosto scontata. Anche gli interpreti (il cast è ricco di nomi pretigiosi) recitano svogliatamente e il film si trascina stancamente verso un finale consolatorio anche questo assolutamente nella norma.
Luchi78: Film cha ha come tema principale la questione razziale vissuta nel perbenismo della borghesia americana "bianca" negli anni '50-'60, concentrata nel longevo rapporto tra i due protagonisti (la Tandy e Freeman). Sceneggiatura posata e gentile, approccia il tema del razzismo senza episodi eccessivi o di violenza, ma semplicemente ne esamina il significato da un punto di vista più emotivo e riservato, quasi "domestico". Bello, ma 5 Oscar sono proprio esagerati...
Nando: Dalla tragica morte di Lady D si dipana una narrazione in cui si cerca di entrare nell'ottica della casa reale inglese ed osservare le loro attuazioni in merito. Pellicola tipicamente di taglio britannico che tende lievemente al documentario cronachistico ma che si avvale di un'efficace Mirren ben sostenuta dal cast.
Rambo90: Divertente film tv dei Vanzina, che sfruttano la narrazione (classica per loro) a episodi intrecciati: il migliore è quello con Brignano finto arabo che corteggia una bellissima Martina Colombari, poi viene Buccirosso (simpaticissimo quando litiga con la moglie), il bravo Mattioli in coppia con la Cucinotta (che per me però ha sempre recitato male) e infine il terribile ma immancabile episodio giovanile col pessimo Branciamore. Nel complesso è una commedia piacevole, migliore di altri prodotti che i fratelli hanno portato al cinema.
Rigoletto: Film defficile da giudicare in quanto è il classico prodotto che si ama o si odia (e chi lo odia lo fa profondamente). A me però è piaciuta l'idea di base, non del tutto riuscita, non priva di difetti, però accattivante. Peccato che la lunghezza eccessiva obblighi alla ripetizione di alcune scene del tutto epurabili a guadagno di una maggiore scorrevolezza. Bravo Costner, ma il migliore rimane Hopper. Nel complesso un buon film, forse col tempo godrà di maggiore rivalutazione. **1/2
Belfagor: Un film sciocco più che divertente, in cui è più che altro Chow a tenere le redini. Il nostro monaco si scapicolla da una parte all'altra, fra nazisti, ladruncoli predestinati e la solita immancabile profezia. Non si comprende fino a che punto sia volontariamente autoironico. Assolutamente inoffensivo, si guarda e si dimentica facilmente.
Fabbiu: E' quasi sorprendente come sia stata ottenuta la continuità, nonostante gli anni passati, richiamando il cast per intero e rievocando le dovute atmosfere. Tantissimi cammei e trovate di rimando al primo titolo, ma non basta questo a fare un buon sequel. Murphy è in forma ma passa in secondo piano rispetto al principe-figlio (Flower). Landis aveva costruito una love story per tutti, ma che non scadeva nei sentimentalismi ovvi e patinati, qui è stato fatto esattamente l'opposto chiudendo con un finale scontato; nel mezzo c'è una grande componente musicale, ma è troppo poco.
Siska80: Un coraggioso delfino di nome Delfy (ah, l'originalità dei titolisti italiani!) deve togliere dalle grinfie dei cattivoni un artefatto magico. Mediocre nel senso profondo del termine: produzione priva di originalità che, data l'ambientazione sottomarina e il chiacchiericcio che vi si svolge all'interno, fa venire subito in mente Shark tale: a livello di design del resto non sono stati compiuti significativi passi avanti, a fronte di personaggi bidimensionali tutto sommato simpatici e di dialoghi abbastanza riusciti. Prevalentemente rivolto ai piccoli, ma i grandi non disdegneranno.
Didda23: Un'opera con battute e sceneggiatura sopra la media (trattasi di un remake di un film argentino) nonostante un tessuto narrativo oltremodo prevedibile e un finale che scontenta. Nel mentre si assiste a una delle migliori prove di De Luigi, che regala momenti di sanissimo intrattenimento. Peccato che il cast di contorno sia svogliato (Catania e Senni) o poco presente (la Lodovini). La regia di Genovesi mostra uno stile soddisfacente, peccato per la pessima cgi nella fase conclusiva. Imprescindibile per i fan dell'attore riminese, meno per gli altri.
MEMORABILE: La mazzata con conseguente protesi dentale; Il rapporto con la colf; Le prime mestruazioni.
Anthonyvm: Favola moderna delicata e ben realizzata, sebbene la morale sia vecchia come il mondo e aggiunga poco e nulla a ciò che già si sa. Non si deve giudicare qualcuno dall'apparenza, la vera bellezza è quella interiore, eccetera eccetera. Già visto, già sentito. Ciononostante il film, raccontato da diversi punti di vista (espediente narrativo forse non necessario, ma neanche sgradevole), scorre bene e addolcisce il cuore nel modo più diretto e semplice possibile. Bravi gli attori, la Roberts in primis. Alternativa per famiglie a The elephant man.
MEMORABILE: Le comparsate di Chewbecca; La morte della cagnolina (Wilson ne sa qualcosa...); Auggie, mascherato, scopre il suo migliore amico che sparla di lui.
Capannelle: Buone premesse tra un Cruise in palla e quei simpatici droni del futuro. Verso metà però il racconto si impalla, perde mordente, si palesa pure Freeman nel suo 200imo ruolo e, complice la comodità del mio divano, mi addormento di brutto. Riprendo il discorso il giorno dopo e capisco qualcosa di più, apprezzo alcuni inseguimenti e la prova della Riseborough, anche se va detto che le banalità non mancano, la cui summa si ha nell'ultima, evitabile scena. Musica in tono ma troppo continua.
Siska80: Una coppia tranquilla subisce un doppio dramma nello stesso tempo, ma il capofamiglia non si arrende. Fa piacere il finale, visto che la pellicola si basa su fatti veri, eppure manca del tutto la capacità di riuscire a coinvolgere: ciò non si deve solo a una regia piatta o alla mancata caratterizzazione dei personaggi (protagonista incluso), quanto piuttosto alla messinscena palesemente fittizia in cui l'intero cast calca la mano nel sottolineare la rabbia dei tecnici per l'improvviso lavoro a rischio (il bravo Fiorello, in particolare, appare po' troppo sopra le righe).
Galbo: Ralph Fiennes dirige un "biopic" che ripercorre alcune tappe della vita del grande ballerino russo Nureyev. Il film si focalizza sugli anni che precedettero il grande successo dell'artista ed è filologicamente corretto, sebbene alcune parti siano state enfatizzate. Il risultato è una pellicola tutto sommato godibile, che rimane tuttavia distaccata e non riesce a rendere come dovrebbe lo spessore umano e artistico del personaggio. Il film è inoltre penalizzato dal ricorso eccessivo ai flashback e dalla notevole durata. Buona la prova del cast.
Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.
Belfagor: Commedia romantica senza infamia e senza lode, che fa affidamento sui due protagonisti. Grant ricicla il ruolo del ricco irresponsabile già visto in Bridget Jones e About a boy, mentre la Bullock si sforza di più, risultando simpatica e abbastanza credibile. Non siamo certo ai livelli della classica screwball, ma certi scambi di battute non sono affatto male. La seconda parte, più pesante, è quella che impedisce al film di ottenere un risultato migliore.
MEMORABILE: La lista delle urgenze per le chiamate; l'epilogo con Grant che si lamenta delle dimensioni dell'appartamento mentre la Bullock è al telefono.
Rickblaine: Alla fine Clint Eastwood riesce sempre ad emozionarci, per quanto riguarda i suoi lavori da regista. Qui la storia è buffa, ironica, interessante e coinvolgente fino a divenire drammatica. Un'altra buona prova per l'anziano che qui non nasconde alcuni dei suoi modi di vedere e magari bersaglia coloro i quali hanno perso la testa in qualche esperienza che li ha segnati. Non è all'altezza di altri suoi ultimi lavori, ma è comunque soddisfacente.
Ciavazzaro: Finalmente le sceneggiature migliorano, e infatti questo episodio si dimostra nettamente superiore a quelli precedenti. Le musiche sono di un Richard de Benedictis in piena forma. La trama regge e nel cast vi sono alcune buone
guest-star (tra cui il David Soul di Starsky & Hutch). Da notare il finale, che rinuncia alla classica risata e che fa quasi compatire l'omicida.
Belfagor: Un thriller che riesce a compensare la trama ormai scontata con una buona dose di ironia e con la presenza di due attori di alto livello. Clooney, iperattivo per buona parte del film, fa la parodia dei vecchi James Bond e si prende anche un po' in giro, mentre la Kidman, brava e bella come sempre, interpreta la metà intelligente e rigida di questa "strana coppia" stellare. Il tutto fra bombardamenti, esplosioni e deragliamenti. Nel suo genere, un discreto esordio per la regista.
MEMORABILE: I due protagonisti che tentano di disinnescare la bomba (almeno per una volta, non è solo una questione di fili rossi!).
Belfagor: Un sicario della mafia cerca l'anello debole nella giuria durante il processo del proprio boss e lo trova in una madre single. Finché si rimane nell'ambito del thriller giudiziario, l'alchimia fra la Moore (discreta attrice zavorrata da pessimi film) e Baldwin (convincente nel ruolo dello psicopatico con velleità filosofiche) conferiscono al film un'atmosfera cupa e minacciosa, che purtroppo si disperde in un secondo tempo con troppa carne al fuoco, sviluppi fin troppo prevedibili e una conclusione tirata inutilmente per le lunghe.
Ira72: Decisamente banale questo thriller claustrofobico che ruota attorno ai luoghi comuni su politica, ricchezza, legalità e finanza. Già l'incipit è piuttosto improbabile (ereditare un bunker con un prigioniero dentro che viene giustificato dal padre in due parole su chiavetta usb ha del tragicomico), ma l'epilogo riesce a varcare le barriere del ridicolo. Senza considerare che al povero Penn non viene nemmeno fornita una parrucca credibile che, quindi, di certo non lo aiuta nel rendere convincente un personaggio assurdo. Tanto fumo e poco arrosto (bruciato).
Daniela: Giovane donna muta viene perseguitata da un reverendo invasato che invoca contro di lei l'ira divina... Articolato in quattro capitoli pomposamente intitolati come libri della Bibbia, un prolisso racconto che sembra la versione western del sadiano "Justine o le sventure della virtù", tante sono le disgrazie che piovono sul capo della protagonista. Una tale sfiga, accompagnata da troppe forzature, sfocia nel ridicolo involontario e così Pierce, che vorrebbe ispirarsi al miglior Mitchum, finisce per ricordare il peggior Cage. Film zavorrato dalle pretese di una autorialità insussistente.
Markus: Mero rifacimento del primo fortunato capitolo in cui vi si narravano innumerevoli peripezie di un bimbo (Culkin) rimasto accidentalmente a casa da solo alle prese con due ladri improvvisati e farseschi (Pesci-Stern). Medesima “situation-comedy”, ma stavolta il teatro d'azione è una pur sempre scintillante New York natalizia che, a dire il vero, è l'unico elemento d'interesse del film, se non altro per scongiurare il palpabile senso di deja-vu. Pellicola faticosamente vedibile per il soggetto davvero misero, ma beneficia di una solida regia.
T. hermill: Mary Fiore (la caliente JLo, qui dalle improbabili origini italiane) è una wedding planner di successo, single da troppo tempo... Cupido, però, ci mette del suo e la farà innamorare di un bel dottorino che altri non che lo sposo di uno dei suoi matrimoni! Zuccherosa, ingenua, romantica commedia senza sorprese e dal lieto fine assicurato: per chi è in cerca di leggerezza e buoni sentimenti.
124c: Diego Abatantuono è un padre ricco che vuole dare una lezione ai suoi figli. Il fatto è che se i tre ragazzi sono pieni di soldi e viziati, Diego è un padre assente e quindi anche lui bisognoso di lezioni di vita. A una prima parte agile e vispa, grazie a un Abatantuono sarcastico e realistico, segue una seconda morale e meno riuscita, con i tre figli che trovano lavori quasi umilianti nella provincia pugliese. Film che funziona a tratti, che deve il suo interesse non solo a Diego Abatantuono ma anche a Antonio Catania e a Francesco Facchinetti.
Ira72: Film in costume ambientato nei Paesi Bassi dove, nel XVII secolo, il mercato dei tulipani era un po' come la Borsa di New York oggi. Decisamente ben fatto: atmosfere meticolosamente ricostruite, così come i costumi. In parte anche gli interpreti su cui spicca (anche se in un ruolo marginale) la badessa Dench, che conferisce quelle note di sarcasmo e ironia utili a stemperare la parte drammatica. Il punto forte è senz'altro il ritmo, incalzante grazie anche ai diversi colpi di scena.
Siska80: Bella vicenda di rivalsa femminile filtrata dalla vicenda di una ballerina algerina traumatizzata che trova la forza di reagire grazie ad altre sopravvissute. Il film affronta il tema in maniera delicata ma incisiva e soprattutto realistica, dal momento che nessun miracolo attende la protagonista nel finale, bensì la piena accettazione di una nuova maniera di vivere. La giovane e graziosa Khoudri si rivela la scelta azzeccata per la capacità di saper trasferire sullo spettatore angosce e turbamenti di Houria, sufficiente il cast di contorno, regia lineare e scorrevole. Consigliato.
Flazich: Sembrerò irriverente ma alla fine del film mi è scappata una grossa risata e non quella imbarazzante parvenza di ghigno del protagonista. Questo episodio è una boiata pazzesca a partire dalla triste storia della sorellina. Mi piacerebbe capire anche che cavolo centra il Giappone in tutto questo (probabilmente è trendy). Insomma questo prequel non è proprio degno di nota. Il regista, se proprio voleva girare una pellicola sulla vendetta, avrebbe dovuto guardarsi la trilogia di Park Chan-wook.
Maik271: Senza dubbio il miglior giallo italiano. Regia ottima, musiche che creano suspense come in nessun'altra pellicola del genere, sceneggiatura intricata che è ben sostenuta da un cast di alto livello. Le scene nel teatro sono splendide e le uccisioni originali (quella della vasca da bagno ispirata al maestro del brivido Bava). Superfluo consigliare un film che probabilmente hanno visto tutti.
MEMORABILE: I quadri del corridoio; La scoperta del dipinto sul muro; La scena nel teatro.
Modo: Film che riesce bene ad equlibrare il romanticismo con la drammaticità del tema. Bravo il regista nel non creare scene eccessivamente mielose come nel non appesantire troppo i momenti angosciosi, trattati in modo convincente e maturo. Molto brava nella parte Emilia Clarke come non sfigura Sam Slaflin e non è un caso che nasca subito una naturale empatia tra i due giovani attori.
Rambo90: Jackie Chan (che si chiama così anche nel film) si reca in Corea per salutare il padre morente mai conosciuto, ma questi in punto di morte lo infila in un pasticcio fatto di oppio, spie e signori della droga. Inizio intrigante, che si trasforma presto in una lunga serie di inseguimenti e risse che non lasciano il tempo di caratterizzare bene i personaggi, tutti anonimi (compreso il protagonista). Comunque il ritmo è svelto e l'insieme sufficientemente spettacolare da divertire. Jackie si esibisce in un stunt finale davvero notevole.
Giùan: Di buono ci sono la credibile interpretazione di Hedges e la descrizione di una zona "grigia" in cui l'omosessualità è vissuta e raccontata fuori da ogni exploitation queer o bucoliche agnizioni. Di negativo invece c'è purtroppo da registrare molto se non quasi tutto, sia sul piano cinematografico, dove regna un piattume senza complessità, senza conflitto reale (né quello col padre, né quello col taumaturgo della comunità "terapeutica"), senza progressione (il repentino riavvicinamento della madre), sia a livello di denuncia o di discussione. Crowe e Kidman ingabbiati, di maniera.
Ciavazzaro: Thriller non troppo originale che però può contare su di una buona confezione: fotografia, musiche, regia sicura, cast di buoni attori (il migliore è Connery, ma si fa notare anche Harmon). La versione europea ha una scena di sesso (più spinta) tra Harmon e la Ryan.
Ryo: Potentissima commedia demenzial-grottesca dalle vicende più disparate che coinvolgono il protagonista tirato in ballo (magnifico Jeff Bridges), che subisce il tutto senza battere mai ciglio, coadiuvato da un Jhon Goodman forse nel suo personaggio più riuscito di sempre. Favolose le sequenze oniriche vissute dal "drugo" in alcune fasi. Spaesante anche il finale non-finale con un simpatico risvolto metacinematografico. Divertentissimo, dal ritmo sempre vivo, un piccolo gioiello.
MEMORABILE: "Avete qualche indizio?" "Certo, quattro detective sul caso, facciamo i turni!"; La tavola piantata a terra con sedia incastrata; Il funerale; L'artista.
Rambo90: Gradevole commedia a metà tra il demenziale e lo zuccheroso andante. L'accoppiata Helms-Wilson ha qualche freccia al suo arco e la sceneggiatura sa sballottarli da una situazione all'altra creando vari momenti simpatici. A impreziosire davvero il tutto però è il ricco cast di contorno, nel quale alcuni personaggi come quello di Simmons strappano più di una grassa risata. Ritmo altalenante, durata un po' eccessiva, ma visione piacevole.
Von Leppe: Comicità molto demenziale che però riesce a divertire perché prende di mira la realtà Italiana, soprattutto odierna. La prima parte è la più riuscita e mette alla berlina i piccoli borghi sperduti sull'Appennino con le loro tradizioni, come il dolce (il “babacchione”) o il liquore (“l'amaraccio”) tipici... Poi arriva la satira sulla televisione e sulla polizia e vi si trovano il personaggio stereotipato della poliziotta “Pertinente”. Divertenti anche i nomi, come il sindaco Piero Peluria o la giornalista Donatella Spruzzone che dirige “Chi l'acciso”.
Neapolis: L'idea di partenza è senz'altro buona: molte esplosioni di galassie arrivano a noi dopo miliardi di anni e solo in virtù della loro scomparsa. Nella metafora del film, quindi, un amore può perdurare anche dopo la morte; ma tutto lo svolgimento del tema risulta scialbo, monotono e fin troppo prevedibile. Questo giocare col sentimentalismo di bassa lega, iniziato ai tempi di Stanno tutti bene, di certo ha imbrigliato Tornatore, che non riesce più a imprimere ritmo, pathos e imprevedibilità alle sue storie.
Bubobubo: In debito di nuove storie da proporre, Hollywwod continua a far ricorso alla strategica arte del saccheggio-remake, questa volta ai danni di un ottimo dramma danese. I risultati, tuttavia, anche se non all'altezza dell'originale, rimangono buoni (la storia, negli anni, non ha perso freschezza): anche se qualche passaggio non convince affatto (la fulminea metamorfosi di Grace-Quinn) e il finale fa storcere il naso, il cast può vantare nomi e prestazioni importanti (sugli scudi la Moore, alle prese con un altro personaggio complesso e pluridimensionale). Discreto.
MEMORABILE: Primo contatto visivo tra Isabel e Oscar al matrimonio.
Ariel: Indispensabile, direi. I minuti scorrono e la lentezza dello svolgimento non pesa. Ci si dimentica del bianco e nero e ci si lascia assorbire totalmente da parole, dialoghi e immagini. Un film sugli "angeli" che rende più contenti di essere "uomini". Mai melenso e con un irresistibile ottimismo di fondo che si mantiene ben lontano da luoghi comuni e facili psicologismi. Un film che disvela e narra il "vero" della "vita sotto al sole", dando corpo figurativo e fonetico a ciò che sembrava incomunicabile. Andrebbe visto ogni giorno.
MEMORABILE: Quando il bambino era bambino. Poesia di Peter Handke che scandisce tutto il film.
Sebazara: Assieme a Seven, questo capolavoro è senz'altro il film che più ha segnato il genere thriller negli anni '90. Pellicola girata con un'eleganza e una padronanza della macchina da presa fuori da dal comune, che ha come punto di forza la straordinaria performance di Hopkins, il quale ci regala uno dei personaggi più iconici della storia del cinema. Un thriller mozzafiato come ne esistono pochi. Per quanto sia ben realizzato e costruito, il film si lascia perdonare qualche leggerezza (la fuga con tanto di cambio maschera è improbabile e alquanto ridicola) di troppo.
Saintgifts: Se non si è visto il precedente può essere abbastanza divertente, i richiami a quello già avvenuto in precedenza sono molti, ma non pregiudicano la sola visione di questo. Per chi si ricorda invece il primo, la delusione è in agguato. Niente di nuovo per ravvivare l'idea di partenza di questa stramba coppia, che oltretutto appare non troppo motivata, con l'aggravante di sopportare a fatica la performance di Eddie Murphy, che spesso sfiora l'antipatia.
Almicione: Chiaro esempio che da solo un buon cast (eccellente in questo caso) non rende perfetta una pellicola: sebbene Mann abbia sfruttato nel migliore dei modi due attori straordinari quali Al Pacino e De Niro (meglio il primo del secondo), non passano certo in secondo piano una regia e fotografia pessime. Queste mancanze, insieme a numerosi altri difetti (come un finale a malapena passabile) sono un vero peccato poiché comunque l'intreccio risulta avvincente e il clima di tensione che si crea nel finale è piuttosto coinvolgente.
MEMORABILE: Il primo incontro e quindi il primo dialogo fra De Niro e Al Pacino.
B. Legnani: Operina imbarazzante, nonostante le già scarse attese ed una firma registica niente male. Trama gialla risibile, con snodi di casualità quasi vergognosa (Stella...). Cagneria imperante, tolta la Lante della Rovere, che nel contesto pare la Hepburn. Tentativi di commedia che producono due sorrisi e zero risate. Micidiale assenza del congiuntivo. Caratterizzazioni dei personaggi principali che reggerebbero forse per uno sketch televisivo di 4-5 minuti. Come se non bastasse, poco oltre metà film si intuisce l’assassino. A stento guardabile: *½.
Ultimo: Un buon documentario in cui si descrive la vita sportiva e la (purtroppo) ben nota fine di Agostino Di Bartolomei, storico capitano della Roma. Buone in generale le interviste ai compagni di squadra e a giornalisti vari, ma a farla da padrone è l'analisi del lato umano del giocatore, personaggio dal carattere schivo e introverso. Riusciti anche i momenti di ricordo delle imprese sportive (lo scudetto con la Roma su tutti...). Consigliato senza dubbio agli appassionati.
Siska80: L'intro ci fa già intuire la natura decisa del protagonista (un Wayne particolarmente bravo), personaggio interessante (che subirà per forza di cose un'evoluzione caratteriale) almeno quanto quello del cinico suocero. Avvincente pellicola che non risparmia momenti di tensione disseminati qua e là (come quasi sempre accade quando ci sono di mezzo minatori a rischio) senza però rinunciare ai toni da commedia (i primi approcci tra i due piccioncini), potendo avvalersi di un cast ottimamente scelto. Peccato solo per il finale votato al trionfo del bene non in linea con lo snodo cupo.
Puppigallo: Niente di nuovo sul fronte psicopatico causa trauma. Cambia solo l'altitudine, che dà una bella mano a chi deve sfogare la sua rabbia omicida sui turisti di turno. La pellicola dura il giusto, ma nonostante questo si ha l'impressione che tutto sia eccessivamente rallentato, dilatando una vicenda da gatto col topo che avrebbe dovuto offrire più spunti. La gelida ambientazione aiuta a creare la classica situazione da senza scampo e la protagonista se la cava piuttosto bene, almeno finché il copione non la trasforma in una sorta di Highlander, facendo inevitabilmente storcere il naso.
MEMORABILE: Lo "scherzetto" della valanga seguito da dall'affilato giochetto; Quello che doveva essere il finale (una "proposta" è pur sempre una proposta).
Redeyes: Non così male come viene ricordato. Costosissimo - e si vede - fa degli scenari post apocalittici - quasi da Conan il ragazzo del futuro - il suo punto di forza. Belle le ambientazioni e le caratterizzazioni dei personaggi, volutamente accentuate in direzione fumettistica. Interessante l'idea di fondo che la sceneggiatura supporta per quasi tutto il film. Costner cattivello piace decisamente. Finale non poi così scontato come in altre pellicole del genere!
Capannelle: Filmicamente un buon prodotto, che mescola secondo le giuste dosi filmati d'epoca e interviste recenti, appunti sportivi e note di costume che danno il sapore di cosa fosse il calcio negli anni 80. La platea degli intervistati è varia, la narrazione non calca la mano sugli aspetti tecnici e garantisce un buon grado di coinvolgimento. Risposta al quesito se il gol fosse "bono" non si riesce ad averla netta e, pare, non si avrà mai. Di sicuro il mondo giallorosso ci costruirà un marchio di fabbrica che i media sfrutteranno in lungo e in largo.
Herrkinski: Satira tra religione e politica che, nonostante un cast piuttosto ben assortito e in forma, fatica a trovare il meccanismo comico; pur non mancando scene divertenti, per la maggior parte del tempo si ride a denti stretti e quasi sempre nei momenti in cui la "burinità" la fa da padrona, come negli interventi di Bombolo o in quelli degli abitanti di Cioci. La sceneggiatura comunque è più curata della media, con prese in giro della politica d'epoca abbastanza riuscite, nello stile del Bagaglino, ma alla fine le scene più memorabili sono poche e si arriva in fondo con una leggera fatica.
MEMORABILE: Il battesimo; La "Democrazia Ciociara"; Il finale.
Myvincent: Popsy Pop, una soubrette sexy molto attraente, in realtà è un'astuta ladra di diamanti a spese di poveracci che sperano di fare fortuna sommersi dal fango "prezioso". Tutto qui, perché il resto è un racconto piatto, scialbo, che non riesce mai a decollare veramente. Non bastano neanche le curve di Claudia Cardinale a risollevarne le sorti. Da evitare con cura.
MEMORABILE: I balletti voodoo in pieno Venezuela...
Reeves: Roberto bianchi Montero livella verso il basso il genere al quale si dedica ma al tempo stesso mostra qualcosa che rende comunque degno di visione il suo lavoro. In questo Robin Hood sfigatissimo, che si aggira nella macchia mediterranea e che supera qualsiasi ostacolo senza mai dover dimostrare come ha fatto, si salvano i duelli scatenati (con allusione nientemeno che al Leone di Il buono, il brutto, il cattivo). Ultime epifanie del piccolo cinema d'avventura italiano.
F. felloni: Non lasciatevi ingannare dalla data di questo film. Gunga din è un film pieno di ritmo e che si lascia vedere molto tranquillamente, con scene d'azione dotate di coreografie credibili anche sotto il punto di vista della resa delle tecniche di combattimento. È anche un film sulla realtà coloniale, caratterizzato dalla mentalità reazionaria tipica di quegli anni (che il doppiaggio sottolinea ancora di più). Tuttavia le scene non di azione sono perlopiù leggere e fanno spesso sorridere. Vedibilissimo.