Un anziano signore parte dalla Sicilia per andare a far visita ai suoi cinque figli sparsi in varie città d'Italia; li crede realizzati nella vita, invece... "Stanno tutti bene" è un concentrato di luoghi comuni e dialoghi ridicoli, oltre che di patetiche scene diciamo "poetiche" fini a se stesse (l'alce in mezzo l'autostrada!). Un film irritante; perfino il grande Mastroianni diventa insopportabile. Salvo solo il finale (non voluto) ironico, quando Mastroianni, sulla tomba della moglie, dice: "Stanno tutti bene"...
Anziano padre visita i figli in giro per l'Italia, scoprendone con amarezza i fallimenti. Un film struggente per una storia originale, imperniata sulla patetica figura di un vecchio (ottimo Mastroianni) incapace di comprendere la realtà che lo circonda. L'incomunicabilità in una famiglia abituata a nascondere la verità per troppo malinteso amore è raccontata da Tornatore con i toni discreti e soffusi della tenerezza, che a tratti rischiano facilmente di slittare verso una sdolcinata retorica.
Il rapporto tra realtà ed illusione è il tema portante del terzo film di Giuseppe Tornatore, storia di un padre che gira l'Italia per scoprire (contrariamente alle proprie aspettative) i fallimenti dei figli. Premesse buone sulla carta, ma film francamente deludente a causa di una sceneggiatura non ben sviluppata che si rifugia spesso nei luoghi comuni e un protagonista (il pur grande Mastroianni) poco a suo agio nella parte.
Alla ricerca dei figli non perduti ma lontani, dalla Sicilia a Torino, un pensionato che dell'ingenua speranza che i suoi figli "stessero tutti bene" si è sempre nutrito. Spesso fa un brutto sogno: sulla spiaggia una piovra glieli porta via uno ad uno, i suoi ragazzi: li scoprirà rapiti dai tentacoli della mediocrità, dell'opportunismo, del fallimento. Qualche ambizione sociologica di troppo per un film dalla vena decisamente sentimentale. Abbastanza enfatico, avrebbe guadagnato da una maggiore asciuttezza. Ottimo Mastroianni commosso ma composto.
Rimanda a Nuovo Cinema Paradiso per il percorso nostalgico, affrontato da un vecchio che va a trovare i 5 figli. Il risultato è un film non eccelso ma sincero su natura e sfumature dei legami familiari. Tramite il suo viaggio il personaggio del bravo Mastroianni riflette sulla vita sia con osservazioni dell’uomo vissuto che con l’ingenuità del vecchio tornato bambino. Sarà proprio il destino dei figli a fargli scoprire le amarezze della vita. Il film quindi, poco pubblicizzato ed apparentemente scarno, ha un preciso significato intrinseco. ***
MEMORABILE: “Quando una donna ti dice che non può più vivere senza di te, vuol dire che ti sta per lasciare”.
Viviamo in un sogno e quel sogno a qualcuno impone che se un cosa risulta sgradita è meglio non saperla. Matteo è il novello Luca Cupiello di De Filippo; anche per lui è meglio far finta di niente fino al momento dell'impatto con la realtà. Matteo però non può rinnegare i valori su cui ha basato tutta la sua esistenza, in particolare quello della famiglia e il suo "Stanno tutti bene" ne è conferma. Nostalgico e commovente, con un Mastroianni in gran forma; ma Tornatore abusa con la retorica.
Una ricerca del passato nel presente caratterizza il lungo viaggio del protagonista. In alcuni passaggi è interessante vedere l’insistenza e la sottolineatura delle fasi salienti di una vita, in altri si perde il filo della ricerca per acquistare maggiore consapevolezza della realtà e della condizione di solitudine. Il tempo si ferma e la plasticità dei personaggi è ossessiva e maniacale. La verità affiora come un incubo crudele che porta via la gioia di vivere in una Porta Palazzo suggestiva e drammatica!
Un film che teoricamente sarebbe interessante visto che ha come tema l'infrangersi dei sogni di un vecchio genitore di fronte ai fallimenti dei figli figura, se vogliamo, della maschera che tutti indossano di fronte agli altri per non fare capire chi siano realmente. Purtroppo, come in molti film del regista, la retorica è di casa, spesso esasperante come l'assurdo ritornello "il vino si fa con l'uva". Ancora il piccolo Lo Cascio per sfruttarne il ricordo di Nuovo Cinema Paradiso, ma funziona poco. Sentimenti da bassa manovalanza, peccato.
MEMORABILE: Le scarpe sul filo alla stazione di Trapani, inquadratura comunque già vista in un film precedente.
Da un soggetto potenzialmente notevole (un Viaggio a Tokyo riletto come road-movie a tappe lungo il belpaese) Tornatore tira fuori una pellicola con buoni momenti ma appesantita da fastidiosi vezzi artistici che fanno a pugni con l'emozione che si vorrebbe creare. La regia, quando controllata, funziona, mentre la fotografia sconta la grana un po' televisiva tipica delle produzioni novantiane made in Italy. Mastroianni incide ma meno del previsto, così come la sceneggiatura. Non male, ma non il filmone che sarebbe potuto essere.
Un vecchio cullato nella speranza che i figli sparsi per l'Italia stiano "tutti bene" affronta un doloroso road-movie all'insegna della disillusione. Film non brutto, ma eccessivamente ammiccante (Tosca che emerge da sotto Castel Sant'Angelo), talvolta patetico (le finte lucciole) e in definitiva ipertrofico (le scene di massa con gli stop and go, difficilissime e infatti neanche tanto ben riuscite). Perfino il sommo Mastroianni appare centrato solo per brevi tratti (l'incontro con la Morgan) e il finale "a sorpresa" è in realtà prevedibile.
MEMORABILE: Il dialogo con Victor Cavallo di fronte a una Fontana di Trevi vuota e transennata.
Un anziano vedovo siciliano raggiunge i figli che vivono senza troppa fortuna in cinque diverse città italiane. Tra eccessi di retorica e qualche riflesso felliniano, si distinguono alcuni elementi che fanno sì che il film di Tornatore venga ricordato: innanzitutto gli occhioni dell'ottimo Mastroianni ingigantiti dagli occhiali dalle spesse lenti, e poi, per enfatizzare l'incapacità di comunicare e di accettare la realtà, la bella idea di far apparire ancora bambini i figli che l'anziano padre incontra.
Il viaggio di un padre che va a trovare a sorpresa i propri figli ricevendo un crollo nelle sue convinzioni, è idea semplice e sicuramente in grado di toccare l'animo ai più. Il rischio, in questo caso, è di essere troppo prevedibili e il film inevitabilmente non riesce a evitarlo; lo stesso finale non desta nessuna sorpresa. In ogni caso la storia è ben diretta e scorre bene, riuscendo a coinvolgere ed emozionare, e non è poco. Gran merito a Mastroianni, volutamente ripetitivo e imbruttito, a delineare un personaggio tenero e ingenuo.
Un film sorretto quasi interamente dalle grandi spalle di Mastroianni, capace di dare umanità e spessore al suo personaggio. La regia di Tornatore non sempre è affidabile e alterna buoni momenti ad altri più deficitari. La stessa cosa vale per la sceneggiatura, che perde colpi dopo una buona partenza. Insomma, un film imperfetto che strappa la sufficienza grazie alla prova straordinaria di un attore straordinario.
Di una lentezza quasi esasperante, questa pellicola che già mostra massicciamente i segni del tempo pur essendo nel complesso anche vedibile, dà l'impressione di non avere abbastanza benzina e guizzi. Ci si può persino abituare al ritmo blando, ma vedere un Mastroianni così poco incisivo, con due fanali per occhiali, fa rimpiangere le sue passate interpretazioni. Anche chi gli ruota attorno non brilla di certo; e questo fa sì che sia comunque lui a dare un perché a una storia di poco interesse alla chi si illude o si accontenta "gode" (il protagonista con la frase finale).
MEMORABILE: Il poliziotto a Mastroianni "È siciliano?". E lui "È grave?"; Gli incubi.
Vedovo siciliano va nel continente a trovare i cinque figli. Si scandagliano i temi della nostalgia, del tempo che sforma ogni cosa e dell'ineffabile realtà. La sceneggiatura a tappe toglie ritmo narrativo e Tornatore ravviva il tutto usando arditi stilemi felliniani o fermi immagine (Scola aveva saputo far meglio). Anche Mastroianni resta vittima di una certa ripetitività e il suo fare logorroico non aiuta. Non male il parallelo con gli sfaceli italiani (la fontana di Trevi impacchettata come i lavori fuori dal Duomo di Milano), anche se sono proposti i soliti stereotipi.
MEMORABILE: I dialoghi coi figli bambini; La mongolfiera a Rimini; La foto di famiglia.
Un anziano vedovo vive costantemente nel passato: dialoga con i figli, immaginandoseli ancora bambini. Inizia quindi un viaggio per vedere le loro condizioni, attraversando diverse città, toccando con mano una realtà diversa da quella dei suoi sogni. Mastroianni si impegna molto in questo film di Tornatorein cui l'elemento onirico è spesso presente: l'impressione però che non si trovi totalmente bene con il soggetto. L'elemento poetico è presente e lo sguardo del regista è tenero e comprensivo per tutti, ma "Stanno tutti bene" sembra mancare del colpo finale. Merita però.
Il cupo tramonto di Tornatore si declina in un viaggio al Nord che manca tuttavia di asciuttezza. Il regista siciliano conferma di render di più nell'affabulatorietà un po' corsara che non nell'indugiare in un sentimentalismo che vorrebbe esser visivamente felliniano ma finisce con il suonare (Morricone compreso) come grottescamente stereotipato. Si sferraglia così in una locomotiva che prende velocità (la medusa, l'incontro con Michele Morgan) per impantanarsi in tunnel senza uscita (i figli abbozzatissimi). Macello come (back) here!
MEMORABILE: Gli occhiali di Mastroianni; Il tormentone del "Perché non mi chiede..."; Il vino si fa con l'uva.
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ho acquistato il dvd della Medusa. Il suddetto dvd, ha la particolarità di avere l'audio commentary del regista Giuseppe Tornatore per tutta la durata. Una pratica ormai sciaguratamente abbandonata da tutti i produttori di dvd. Questo fatto rende l'acquisto appettibile. Sono sempre curiose queste cose.
In uscita il 5 novembre il remake americano con De Niro nella parte che fu di Matroianni che va alla ricerca dei suoi figli in lungo e largo per gli USA, per vedere che vite hanno.
Ruber ebbe a dire: In uscita il 5 novembre il remake americano con De Niro nella parte che fu di Matroianni che va alla ricerca dei suoi figli in lungo e largo per gli USA, per vedere che vite hanno.
Era quasi insopportabile il nostro italico, figurati questo americano che avrebbe anche l'aggravante del remake!
Con grande piacere noto la presenza del compianto attore e cabarettista palermitano Giorgio Li Bassi, qui presente nelle vesti di un capomastro dalle maniere poco raffinate.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Nuovo cinema italia", sabato 13 marzo 1993) di Stanno tutti bene: