Vero e proprio “cult-movie” questo NIGHT OF THE HUNTER, incentrato sulla figura di Harry Powell, un finto prete che cerca belle vedove per sposarle ed ereditarne la dote esattamente come farà anni dopo il protagonista de IL PATRIGNO. Robert Mitchum, nel ruolo del prete, è sottilmente ambiguo e perfetto (tanto che qualche anno dopo Jack Lee Thompson lo chiamerà per una parte molto simile ne IL PROMONTORIO DELLA PAURA) e il rapporto che si instaura tra lui e il piccolo John (Billy Chapin), fatto di velate minacce e tentativi maieutici...Leggi tutto per conoscere il luogo in cui è custodito il frutto di una rapina del padre di John (Robert Graves) è il punto forte del film, la cui prima parte resta indubbiamente la migliore. Una fotografia in bianco e nero dai contrasti fortissimi, paesaggi di campagna ripresi con gusto, ambientazioni stile LA CASA NELLA PRATERIA (con tanto di musiche allegrotte), un senso della tensione degno di un film di Hitchcock, una coreografia di morte splendida messa in scena quando vediamo Shelley Winters seduta sulla sua auto adagiata sul fondo del fiume, i capelli sciolti a muoversi nell’acqua come alghe, sono alcuni dei pregi di un film che sotto l'apparenza di una placida avventura bucolica nasconde imprevedibili risvolti neri. Non è un capolavoro (soprattutto nella seconda parte, in cui Laughton scivola un po' nel patetico con la storia dell'adozione dei due orfani da parte di una signora dal cuore d'oro), ma è un film che va visto per per la sua imprevista carica trasgressiva (per l'epoca, s’intende) e per via di un indubbio fascino che lo mantiene ancora oggi un thriller (se così si può definire) di tutto rispetto.
Gradevole, ma piuttosto diseguale. Dovrebbe essere l’unica regìa del grande attore britannico Charles Laughton (fenomenale l’avvocato che tratteggia in Testimone d’accusa). Grande l’inizio e grandi i dialoghi, talora involuti e barocchi, di Mitchum. Poi il film si perde un po’, sembra rallentare, ma arriva in porto. Quasi buono.
Perla noir di rara bellezza nobilitata da una strepitosa regia di Laughton, l'unica, barocca e visionaria. Ottima sceneggiatura caratterizzata da venature fiabesche. Straordinario, pur nella sua semplicità, il finale. Tantissime le scene che restano nella memoria così come pure indimenticabile è il personaggio di Robert Mitchum, un predicatore un po' "atipico" che sintetizza perfettamente l'ambiguità dell'animo umano come dimostrato dalle nocche delle sue mani su cui sono tatuate le parole "amore" e "odio". Meritata la fama di cult movie.
Bellissima (e purtroppo unica) opera noir diretta dal grande attore Charles Laughton; il film risente molto dell' ambientazione rurale nel torrido sud degli Stati Uniti luogo che rivela un'insospettabile carica di violenza, espressa dal luciferino protagonista Robert Mitchum in una delle sue parti migliori. L'opera ha il merito di non mostrare esplicitamente la violenza ma di farla intravedere attraverso immagini dal grandissimo fascino visivo e sequenze in cui il regista eleva abilmente il livello della tensione.
Un film che mi ha appassionato nel guardarlo. Robert Mitchum reverendo a caccia di due bambini per rubar loro i soldi lasciatigli dal padre. Tensione tipica di un certo cinema d'oltreoceano dell'epoca. Lillian Gish è brava veramente (una lunghissima carriera, iniziata negli Anni Dieci con Griffith). Si segue il percorso di una figura abile nel modo di fare, per essere amato dagli altri e poterne, di conseguenza, approfittare. Laughton ha diretto un film atipico del suo repertorio, rendendo il fluire delle situazioni davvero piacevole da vedere.
MEMORABILE: L'immagine di Shelley Winters sulla macchina in fondo al lago.
Decisamente spiazzante. Parte come un thriller noir per poi, col passare del tempo (dalla fuga in barca), trasformarsi in una sorta di favola con retrogusto dark. Notevoli le caratterizzazioni dei personaggi principali, su tutti Mitchum, lo psicopatico che parla con e attraverso Dio ed è un assassino di vedove, felice di quello che fa e per nulla turbato, o assalito da dubbi. Le donne, grandi o piccole, sono irresistibilmente attratte da lui, come falene verso una letale luce incandescente. Nota di merito anche per la benefattrice. Gli anni si fanno sentire, ma resta notevole e da vedere.
MEMORABILE: Mitchum: "Quante vedovelle con un gruzzolo nella calza". Alla bambina: "Dove sono i soldi? Dimmelo, piccola strega, se non vuoi che ti strozzi!".
Unica regia di Laughton che riadatta il tema dell'orco delle fiabe e immerge il film in una sospesa atmosfera tra noir e gotico. E mai la commistione è stata così felice per questo all'epoca flop, con un Mitchum vertiginoso, solido nel suo delirio schizofrenico rappresentato dalle scritte sulle nocche delle mani (Love-Hate). Nulla rassicura in questo film, soprattutto le ombre sui muri. Imperdibile.
Una favola nera di straordinaria, inquietante bellezza, con tanto di orco (il sensuale Mitchum, falso pastore con odio/amore tatuati sulle dita, nella migliore interpretazione della sua lunga carriera), fratellini in fuga e una ambigua mamma oca che li protegge (è del tutto "buona" Lilian Gish?). Lo splendido bianco e nero della fotografia fornisce un contributo fondamentale a questo capolavoro, ricco di momenti indimenticabili, con un cattivo che entra di diritto nella galleria dei più minacciosi di sempre.
MEMORABILE: I capelli fluenti sul fondo; La lunga sequenza notturna del viaggio sul fiume, scandita dai rumori della natura.
Agli occhi dell’adulto il predicatore Powell è una persona di fascino e socialmente apprezzabile. A quelli del bambino è l’uomo nero (visionari chiaroscuro e giochi di ombre ne cesellano, evidenziano, mutano la figura). Chi si aspetta realismo e dramma rimarrà deluso: l’impossibilità stessa di inquadrare "Night of the Hunter" in maniera convenzionale ne pregiudica parte del successo. Laughton propone invece un'opera originale, una messinscena espressionista tra fiaba e mito (quindi senza tempo).
MEMORABILE: La sequenza notturna sul fiume, la sagoma di Mitchum che procede tanto lenta quanto inesorabile, l’architettura angusta della casa, le ombre.
Stilisticamente notevolissimo, col difetto però di essere troppo spesso incostante sul versante prettamente narrativo. Per capirsi: la storia ed i personaggi sono resi davvero vivi sullo schermo soltanto a frammenti e troppe volte sembrano risucchiati in una inverosimiglianza di fondo che ne fa perdere spessore; tutto questo però è altresì inserito in una messa in scena a tratti impareggiabile, con una fotografia scintillante che gioca splendidamente con i chiaroscuri e con una regia efficacissima (seppur spesso grezza). Bello, ma incompleto.
MEMORABILE: Tutte le scene ambientate sul fiume: sia quelle sopra il livello dell'acqua che, ancor di più, quelle sotto.
Il rapporto tra il bene e il male, l'ipocrisia, l'ingenuità: sono tanti i temi affrontati in questo thriller giustamente passato alla storia, forse penalizzato da qualche cambio di registro di troppo ma pieno di elementi che lo rendono unico e memorabile. Regia suggestiva, piena di influssi espressionisti, personaggi interessantissimi, un Mitchum che è uno spettacolo per gli occhi. Senza contare che il primo tempo possiede una carica di tensione non indifferente. Imperfetto ma imperdibile.
MEMORABILE: L'ombra di Mitchum a cavallo sullo sfondo dell'inquadratura, mentre i bambini osservano.
L'istrionico Laughton firma con questa pellicola un autentico capolavoro. Trama semplice e genuinamente avvincente, narrata con stile secco, ottimo ritmo, suspance in crescendo, personaggi che non si scordano facilmente. Spledida fotografia debitrice dell'espressionismo, con i suoi tagli, squarci di surrealismo dark, per una fiaba che sta tra Disney ed il thriller/horror che verrà. Mefistofelico Mitchum. Il pubblico all'epoca non gradì, precludendo al paffuto Charles la carriera di regista.
In bilico tra M e Monsieur Verdoux, l'unico film di Laughton dimostra un geniale e ricercato modo di gestire luci e ombre: il cattivo, ad esempio, che è interpretato da un fenomenale e istrionico Robert Mitchum, viene sempre rappresentato con ombre grandi, scure e minacciose; gli ambienti (la prateria, il fiume) sono descritti in maniera tale da avere l'impressione di vedere un cartone animato più che un thriller. Belle le scene di suspence, anche se il finale è un po' troppo "natalizio" e buonista e Mitchum esce dalle scene troppo precipitosamente.
MEMORABILE: Il leitmotiv che introduce Harry Powell/Robert Mitchum. Il titolo originale.
Il reverendo interpretato da Robert Mitchum entra di diritto nella hall of fame dei cattivi. Spietato e inesorabile, passa di città in città alla caccia di vedove sconsolate per rubargli i soldi dopo averle uccise. Un noir davvero convincente che appassiona lo spettatore e lo fa sempre sentire in ansia per le sorti dei bambini. I giochi di ombre inquietano più di mille scene di violenza. Violenza che c'è ma non viene mai mostrata, viene immaginata e percepita come la malvagità del pastore. Volete che vi racconti la storia di Hate e Love...?
Amore e Odio, Bene e Male, non sono mai scissi, se non nelle fiabe o nella mente degli schizofrenici quali il Reverendo Powell. Scindere Bene e Male serve a donare l'illusione che l'uno possa trionfare sull'altro: è lo scopo, consolatorio, delle fiabe. E questa è una bellissima fiaba, illustrata con ombre espressionistiche, la cornice narrativa, nonostante le pennellate realistiche, è lo scenario di cartapesta per un duello surreale. Lo sa mamma Cooper (il personaggio più riuscito) che nessuno vincerà quel duello: sa di essere anche lei un po' cattiva, forse per questo riesce ad essere buona!
MEMORABILE: La ragnatela, le ranocchie, i gufi, i leprotti che accompagnano la traversata sul fiume di John e Pearl.
Assolutamente una perla! Il predicatore Robert Mitchum, una volta incontrato nel nostro percorso cinematografico, sarà difficile dimenticarlo: subdolo, cattivo, apparentemente buono, ma sotto tremendamente spietato. Il tratteggio realizzato da Laughton è eccezionale, dona al personaggio un crescendo psicologico sistematico. La regia è ottima, barocca, ci accompagna in questo viaggio stupendo visto con gli occhi di due bambini; una fiaba coadiuvata da una scintillante fotografia, che aiuta nell'imprimere al film l’atmosfera surreale che ne deriva.
MEMORABILE: I giochi di luci e ombre. L'interpretazione di Mitchum. L'interpretazione della bambina.
Una trasformazione non troppo felice del titolo originale, perché in effetti è la vita che corre sul fiume; la morte, rappresentata da quel magnifico orco che è Mitchum, segue sì il fiume ma da terra e su di un poderoso cavallo bianco. È un film unico (anche per il regista), imparagonabile, con atmosfere che nessuno è più riuscito a ricreare, con immagini che sono veri e propri capolavori fotografici, la perfetta rappresentazione di una favola trasportata nella realtà. Immagini non fini a se stesse, ma cariche di significati e interpretazioni.
Strana, imperfetta opera di Laughton, graziata da una prima parte efficacemente minacciosa e noir e da una seconda più infantile e misteriosamente ingenua, con tanto di conclusione affrettata e poco credibile. Mitchum, tenebroso e infame predicatore, impera e tiene a bada tutta la pellicola, anticipando il futuro ruolo nel Promontorio; se ne sente, infatti, la mancanza quando scompare dal video. Splendida fotografia e bravi attori di contorno aiutano a digerire il film anche nei momenti meno riusciti. Sicuramente da vedere.
Peccato sia l'unica opera di Laughton. Ci sarebbe piaciuto deliziarci ancora con l'uso del bianco e nero così ricercato, giochi di luci ed ombre, inquadrature ad effetto... ci accontentiamo di questo bel film dalle atmosfere noir con contaminazioni del genere country che lo rendono del tutto affascinante. Particolare lo scontro che si viene ad instaurare tra il protagonista Robert Mitchum e il suo figlio "adottivo" interpretato dal sorprendente Billy Chapin. L'evocazione del cinema espressionista anni 20 ci sta tutta.
Macchè noir, solo un pretesto, per raccontare con libertà una fiaba archetipica. Par di vederlo il buon vecchio Laughton sogghignare sardonico, qui dietro la macchina da presa. Con l'impareggiabile aiuto del grande Cortez e di alcuni grandi gigioni si diverte a bordeggiare il grottesco, a lambire la caricatura, ad ammiccare al cartoon, a sabotare con puntiglio infantile (in senso buono) ogni bon ton di sceneggiatura. Riuscendo tuttavia, com'è nel grande cinema fantastico, a rendere per un momento plausibile la messinscena.
Siamo in zona Fratelli Grimm, con due nuovi Hansel e Gretel in fuga dall’orco cattivo; e anche la regia di Laughton si adopera per calare la vicenda nell’atmosfera di paura e minaccia di una fiaba nera dell’America bigotta e forcaiola, privilegiando alla luce le oscurità e le ombre dell’espressionismo e componendo eleganti sequenze oniriche (il cadavere nell’acqua, la traversata del fiume tra gli animali notturni). Predicatore fanatico, sacrilego e pluriomicida, il patrigno-Landru Robert Mitchum dà vita a una delle figure più realisticamente spaventevoli della storia del cinema.
MEMORABILE: Le parole LOVE e HATE scritte sulle dita di Mitchum; Mitchum e la Gish che intonano lo stesso canto; la voce di Mitchum che chiama: «Bambiniii...!».
Mitchum incarna la fascinazione del male in tutta la sua carica eversiva e capziosa. La sua è una figura praticamente mitologica e nella finzione filmica e nell'immaginario collettivo. Da un contesto fiabesco alla Mago di Oz si dipana l'epopea di un sanguinario e tristo predicatore messo a dura prova dalla strenua resistenza di due innocenti pargoli. Lo stagliarsi all'orizzonte della sua "ombra" evoca afflati metafisici. La mise en scène pittorica (in particolare espressionista) farebbe rabbrividire il più impavido dei visionari. *****
Sensibile all’espressionismo, Laughton giganteggia nella sua unica regia, grazie a una stupefacente stilizzazione dell’immagine (meravigliosamente visionaria) e della narrazione (quasi fiabesca e onirica), che su orme bibliche rivela la storia del predicatore assassino che dà la caccia a due bambini. Magnifica la fuga dei piccoli in barca, con la natura testimone della loro angoscia. Il bene e il male, la forza degli innocenti e la stolidità dei creduloni nei profondi Usa: tutto dosato con pathos e beffarda intelligenza.
Strano titolo per un film singolare e crepuscolare segnato dall'ansia di un inseguimento, quello di un folle assassino verso due eroici bambini e il loro ricco bottino. Il film è un piccolo capolavoro di inventiva e surrealismo, dove l'inquietudine è stemperata (o esaltata) da un sottofondo di irrazionale attesa.
Tra fiaba e thriller di alta scuola un capolavoro unico da regista per il grandissimo Charleston Laughton. L'immagine di Robert Mitchum con le nocche tatuate Love-Hate (lo stesso attore qualche anno più tardi interpreterà un ruolo simile ne Il promontorio della paura) e quella puramente espressionista di Shelley Winters sul fondo del fiume hanno fatto storia. In poche parole un film incantevole.
Inizia come un noir per poi diventare una fiaba morale i cui due giovani protagonisti sono contesi tra due entità diametralmente opposte interpretate da due attori in stato di grazia: la signora Cooper, un dio severo e imperfetto ma benevolente e il diabolico predicatore Powell, un orco spaventoso che ha vita facile in un paese di ipocriti benpensanti. Il tutto sullo sfondo di una natura dall'inquietante bellezza. La splendida fotografia in bianco e nero crea un ambiente surreale, barocco e senza tempo. Capolavoro.
MEMORABILE: Le dita tatuate; Il coltello che scatta durante lo spogliarello; L'auto sul fondale del lago; La lunga fuga notturna sul fiume.
Hansel e Gretel in gita nell'Ohio insieme all'Orco, un grandissimo Mitchum, perfetto nel ruolo del predicatore folle, serial killer ante litteram di grande modernità. Il film è un coacervo di cose diverse e si può capire che all'epoca non sia piaciuto. Mi colpisce la messa in ridicolo della religiosità bigotta rurale americana, notevolmente acuminata per il periodo. Visto oggi, il pastiche di fiaba gotica, noir ed espressionismo non mi sembra così efficace, pur rimanendo molto suggestivo.
Bellissimo dramma a tinte noir di Laughton, grande attore che qui si dimostra regista abile, soprattutto per i toni cupi e inquietanti dati a una storia all'apparenza semplice, ma che poco a poco trascina lo spettatore in una caccia che sembra quasi anticipare alcuni horror slasher. La fotografia in bianco e nero è stupenda e crea la giusta atmosfera, così come il montaggio che a tratti si fa incalzante. Bravissimo Mitchum, abietto e carismatico allo stesso tempo e brava anche la Gish. Buone le musiche. Da vedere assolutamente.
MEMORABILE: L'ombra di Mitchum a cavallo che canta cercando i bambini.
Film meraviglioso, da rivedere più volte per cogliere il senso di alcune immagini che riportano, sullo sfondo, i protagonisti di questa fiaba veramente dark, ambientata nel mid west della grande depressione. Attori sublimi, atmosfere perfette, eccellenti dialoghi: un film che si pone come pietra miliare e di paragone, per ogni confronto.
Per fortuna il bravo attore Charles Laughton si è fermato a quest'unica regia. Film piuttosto malriuscito, anche se ha qualche buona trovata (la morta sotto il lago) e un protagonista come Robert Mitchum che sembra un cattivo interessante (ma che si risolve in macchietta). Il finale è pessimo e arriva a giustificare il linciaggio e la pena di morte. La fotografia sembra espressionista ma procedendo nella visione risulta falsa come tutto il film.
In un’ambientazione rurale dove ci si deve arrabattare nella delinquenza per sbarcare il lunario (a rischio di essere appesi a una forca), un Mitchum senza scrupoli e ammazzavedove punta al bottino altrui. Prima parte che impressiona per le violenze psicologiche e la resistenza dei bambini, mentre dalla fuga in poi il segmento dark si ridimensiona lasciando comunque barlumi di mistero. Conclusione risolutiva che lascia solo immaginare la morte. Fotografia eccelsa negli scenari naturalistici.
MEMORABILE: La Winters sott’acqua; Gli animali ripresi di notte; In negativo: Mitchum mentre sale le scale per afferrare il bambino.
Gotico americano incastonato in una fotografia espressionista di grande forza evocativa, stilizza il canone noir fino all'astrazione e al fiabesco. Complementare a Il buio oltre la siepe - lì l'aspetto raziale, qui quello puritano - è luogo di elaborazione immaginifica dell'Uomo Nero, discendente diretto del Nosferatu di Murnau, magistralmente feticizzato da Robert Mitchum nel predicatore Powell e nel suo cappellaccio (citato ad libitum nel cinema horror: Nightmare, Phantasm, Poltergeist 2, Carnival) ed esaltato dal conflitto prototipico col matriarcato, nella superba caratterizzazione di Lillian Gish.
Fino a un certo punto della narrazione, l'idea del cattivo a oltranza sotto le mentite spoglie di un falso pastore e tutto il carico di minacce e di azioni esecrabili suscitano un senso di attesa quasi spasmodica, la quale purtroppo si incaglia (come la barchetta tra il fogliame della riva). Sembra quasi che Laughton abbia voluto trasmutare in termini favolistici un dramma potenzialmente troppo forte (visti i piccoli protagonisti e le implicazioni morali implicite). Contiene elementi che restano impressi, ma il finale è lontano dai presupposti.
MEMORABILE: La bambola di pezza; Il corpo della madre tra i flutti e le alghe; La fuga nella barchetta; La silhouette di Powell a cavallo; La folla inferocita.
L'unica regia del bravo attore Charles Laughton è una felice e suggestiva commistione tra toni fiabeschi e atmosfere thriller, ma anche un duro atto d'accusa al fanatismo religioso. Sorretto dalla splendida fotografia di Stanley Cortez e dalle adeguate musiche di Walter Schumann, complessivamente è notevole ma suscita qualche riserva nel finale (giustificazione della pena di morte?) e nelle interpretazioni di Mitchum (bravo, ma a tratti a rischio caricatura) e della Winters, irritante nella sua ingenuità. Bravi invece la Gish e i bambini.
MEMORABILE: L'inizio; La fuga notturna in barca; Il finale, pur con qualche ambiguità di fondo.
L’unica regia dell’attore Laughton è un’incredibile fiaba-noir dedicata all’infanzia che ha pochi eguali nella storia del cinema. I due piccoli protagonisti appaiono come novelli Hansel e Gretel in una provincia americana povera e puritana, ma al posto della strega cattiva abbiamo un falso predicatore psicopatico novello Barbablù incarnato da un Mitchum strepitoso. La riflessione su bene e male è semplice e toccante, ma condotta con uno stile inclassificabile che fonde thriller, le sacre scritture, l’espressionismo tedesco e il gotico sudista.
MEMORABILE: Le mani tatuate di Mitchum; La fuga lungo il fiume; La sagoma di Mitchum a cavallo che si staglia all’orizzonte; “Sopportano e resistono".
Racconto dickensiano nell'America della grande depressione. Colpisce l'abilità registica di Laughton nel creare e narrare la sua fiaba nera, con impressionanti riprese notturne del fiume e delle scene dal grandissimo fascino orrorifico (la madre nel fiume) o inquietante (Powell sulla collina). A parte le grandiosità di Mitchum nel costruire un personaggio dal fascino viscido e violento, non si può non menzionare la magnifica performance di Sally Jane Bruce (la piccola Pearl). Soffre forse di un certo "pietismo" alla Oliver Twist, che comunque non inficia il risultato finale.
MEMORABILE: I capelli nel fiume; La sagoma nera dell'uomo-nero Powell sulla collina; Gli animali lungo il fiume.
Opera prima e unica di Laughton, sicuramente originale, tuttavia con alti e bassi. FIlm che sfugge alle classificazioni: una fiaba noir si direbbe, con atmosfere trasognate e sfumate, rese da una fotografia in bianco e nero molto curata. C'è un antagonista - il grande Mitchum - viscido come pochi, strisciante come un rettile, che però col suo carisma finisce per condizionare troppo la pellicola: quando non c'è lui in scena (gran parte della seconda frazione, dopo la fuga da casa) il ritmo cala decisamente. Tutto sommato vale comunque una visione.
MEMORABILE: La storia della mano destra e della sinistra.
Eccezionale per molti versi, compendiabili in due fondamentali elementi: esser l'unica folgorante regia cinematografica di quel genio anticonvenzionale di Laughton e per il suo muoversi lungo un asse (visivo e narrativo) per nulla battuto dal cinema americano, sorta di espressionismo fiabesco che parte da elementi ben precisi (qui il Sud povero, bigotto e razzista) elevandoli ad exemplum universale. Il "cacciatore" Mitchum e la meravigliosamente chioccia Lilian Gish sono strepitosi anche nel farci arrivare il loro divertimento. Enorme b/n di Cortez. La Winters fa le prove per Lolita.
Registicamente interessantissimo, non tanto per gli eccellenti rimandi espressionisti quanto per l'intensità emotiva che genera soprattutto nel corpo iniziale, sfociando perfino in talune dinamiche da horror. L'ambientazione di campagna offre originalità, soprattutto per le metafore che quel tipo di atmosfera possono generare. E poi c'è soprattutto lui, Robert Mitchum, che sfodera una prestazionale attoriale incredibile, sfumando il personaggio con colori e profondità davvero ragguardevoli. Opera coraggiosa per l'epoca; peccato che Laughton non abbia diretto altre opere. Un cult.
MEMORABILE: La bambola di pezza; La discesa del fiume con gli animali che "vegliano"; Il risentimento della folla.
Thriller-noir che apre le porte a un genere che ispirò centinaia di film che non riusciranno a trasmettere lo stesso effetto e la stessa angoscia. Inutile dire che il personaggio di Harry Powell (Mitchum) è uno dei villain più temibili e indimenticabili della storia del cinema. Inoltre le ambientazioni, la fotografia e la violenza non mostrata esplicitamente contribuiscono a tendere lo spettatore come una corda di violino. Charles Laughton gira un vero a proprio capolavoro.
Unica prova di Laughton causa insuccesso di pubblico, tale titolo è un'atipica commistione tra noir e fiaba nera. La storia è ambientata nella parte sud degli USA: evidente la raffigurazione perbenista e puritana di quella società rurale, con il falso pastore Mitchum a imperversare impunito. Sbalorditiva la fotografia curata da Cortez, meritoria d'un tratteggio espressionista di rara efficacia; potenti gli innesti surreali in taluni momenti. Maggiormente programmatici gli ultimi venti minuti, con un assestamento narrativo che non serba più sorprese. Grande film e villain leggendario.
MEMORABILE: Amore e Odio sulle nocche; La traversata notturna sulla barca; L'omicidio della Winters e la "sepoltura" sott'acqua; Mitchum e Gish cantano assieme.
Dopo una perlustrazione sulla roboante parola di Dio e sull’instituzione matrimoniale come unica salvezza divina, Laughton si stabilisce tra il sacro e il profano traendo dall’immagine (meravigliosamente valorizzata da Stanley Cortez) il suo punto di forza. Cast superlativo, in cui spadroneggiano Robert Mitchum - vampirico e seducente - e la granitica naturalezza di Lillian Gish. Poetico e feroce.
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CuriositàZender • 3/12/07 09:24 Capo scrivano - 48839 interventi
Fa parte dei cento film (realizzati tra il 1950 e il 1980) che Stephen King ritiene abbiano dato "un peculiare contributo al genere horror" (ed è anche fra i suoi preferiti).
(Fonte: S. King, Danse Macabre, 1981)
Ebert sottolinea il debito estetico del film verso le fotografie di Norman Rockwell, che ha dedicato la sua carriera a ritrarre l'America popolare (nel link qualche esempio).
Più specificamente, e più curiosamente per me, Ebert nota un parallelo effettivamente suggestivo tra la scena di Lilian Gish sulla sedia a dondolo e il celebre "Ritratto della madre" di James Abbott McNeil Whistler.
un pochino "forzato", per me. Tralasciando,ovviamente, le luci pure la posizione del soggetto è differente (sedia a dondolo vs. sedia normale).
HomevideoRocchiola • 14/04/20 11:55 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD marchiato MGM-Fox è tuttora reperibile a prezzi medio-bassi. Si tratta di un prodotto vecchiotto la cui prima edizione risale al 2001 poi riedito con l'aggiunta del marchio Fox nel 2007 se non vado errato. Ma la qualità è piuttosto buona. Il video è presentato nel corretto formato 1.33 e si presenta con un bianco-nero brillante dai contrasti perfetti. Certo ci sono alcune spuntinature e qualche graffietto e macchia ma non troppo invadenti e nel complesso la visione scorre piuttosto bene. Elevato anche il dettaglio per un prodotto SD di vecchia data. L'audio monofonico originale è mediamente potente e chiaro. Certo all'estero ci sono già diverse uscite in bluray di elevatissima qualità con Criterion e Arrow in testa, ma nessuna con l'audio italiano!!!
HomevideoRocchiola • 5/05/21 09:48 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il doppio DVD della Sinister restaurato in HD presenta una qualità d'immagine davvero eccellente per un supporto SD superando agilmente la vecchia edizione MGM-Fox. Probabile l'utilizzo del master HD del bluray inglese Arrow che mi pare si basasse sull'edizione Criterion. Il video rimodulato nel corretto formato 1.66 panoramico (mentre nell'edizione MGM-Fox era 1.33 in 4:3) è eccezionalmente pulito e privo di difetti. La definizione è ottima, gli extra interessanti. Audio italiano d'epoca piuttosto potente e chiaro. C'è solo da chiedersi perchè fare un doppio DVD venduto a 17,99€ e non un bluray singolo? Mah !!!!