Quando Zeffirelli non esagerava. Gli italiani perdonano tutto, tranne il successo. Il film è datato, ma nasce quasi perfetto. Uno, poi, può rifiutare Zeffirelli e Francesco d'Assisi. Io, che laico sono, dico che è un signor film e mi diverto ancora a pensare alle figuracce dei critici che, proprio non potendo parlare solo male di questo film, lo accolsero con degnazione, finendo sputtanati quando poi lodarono Jesus Christ Superstar, nel quale esaltarono quanto qui avevano criticato.
Uno dei peggiori film di Zeffirelli (regista peraltro non eccelso) che ha "regalato" al cinema "capolavori" immortali. Forse il solo che si salva è la sua versione di "Romeo e Giulietta" (1968). La ricostruzione della vita del Santo di Assisi ha visto attori e registi di gran lunga superiori. Qui regna tanta noia e vi è uno spreco incredibile di attori del calibro di Sir Alec Guinness e dell'indimenticabile Adolfo Celi. Da evitare.
Nessun timore nel definire questa agiografia un'oleografia. Zeffirelli crede che una bella veste basti a fare una bella donna, così questo film così leziosamente curato è totalmente privo di un'autentica passione per Francesco. Non parliamo poi di quando attacca Baglioni con le sue nenie da stornellatore: il film diventa una vertigine del kitsch. Meglio Mickey Rourke dello smunto, acquoso sguardo di Graham Faulkner. Un film che sembra un santino, epurate tutte le contraddizioni della vita di un santo rimangono le guance rosa e gli occhioni blu.
Santino oleografico di Zeffirelli il quale, nato scenografo alla corte di Visconti, pensa che bastino velluti e bella fotografia per fare un buon film... purtroppo non basta e anche la voce di Giannini che doppia il protagonista ha un che di troppo ingenuo e fastidioso. Le musiche si ricordano, ma a volte siamo ai confini del kitch... ma San Francesco è buono, intelligente e perdona questi peccati veniali.
Nell'Agosto 2007 Zeffirelli rilasciò un'intervista in cui definì Bergman e Antonioni (trapassati pochi giorni prima) due registi deprimenti, incapaci di dare messaggi di speranza. Da qui si può evincere la presunzione del cineasta fiorentino, tanto bravo nel cianciare quanto insipido e sterile nel dirigere film. Quest'opera infatti è una cartolina senz'anima sulla vita di San Francesco, allegoricamente descritto come un capo hyppies con tanto di musiche di Baglioni. Quel che resta guardandolo non è altro che un pugno di mosche.
Cinque anni della vita di San Francesco e Santa Chiara in una delle pellicole meno riuscite e più datate di Franco Zeffirelli. Il parallelo tra il frate di Assisi e il movimento giovanile quasi contemporaneo alla realizzazione del film (i figli dei fiori) viene suggerito nemmeno tanto larvatamente ma il paragone è forzato. Le vicende vengono ricostruite in modo troppo edulcorato e buonista ed anche il cast (pur con grandi attori come Guinness appare spaesato.
Un capolavoro! Un film dolcissimo e commovente nel quale viene ritratta la vera figura di un santo amico dei giovani, portatore della vera fede, donatore della speranza. Zeffirelli, uno dei grandi registi italiani, mette in ogni spettatore la voglia di vivere, di sognare, di essere giovani. Grandi le canzoni di Baglioni che conferma di essere da sempre un grande cantante. Visto almeno dieci volte!
Discreto, ma senza esagerare. Non è né un capolavoro assoluto ma neanche un brutto film. Discreta la regia di Franco Zeffirelli, bravo Faulkner, cito il sempre ottimo Adolfo Celi e la Cortese. Belle scenografie e musiche. Si può guardare più di una volta con discreto piacere.
Quando Zeffirelli era Zeffirelli: un film indimenticabile che descrive la vita di San Francesco riuscendo a trasmettere l'essenzialità della sua missione, arrivando a commuovere lo spettatore più laico. Molto curati i costumi e le scenografie, scorrevoli la storia e il linguaggio filmico, semplice e diretta l'interpretazione del protagonista toccato dal sacro nella terra del peccato. Lungimirante.
Noia, noia e ancora noia. L'ambizione e la pretenziosità di Zeffirelli non sono supportate da un aulico talento visivo: infatti l'opera, nonostante la notevole ricostruzione ambientale, risulta insipida e sostanzialmente inutile. Il carattere rivoluzionario di San Francesco non viene esaminato per colpa di una sceneggiatura poco incisiva e superficiale. Con fatica si arriva alla fine.
I tempi sono quelli del cinema di ricostruzione storica anni Settanta (impegnato?), confacente agli stilemi degli sceneggiati Rai; inammissibile perciò esigere vivacità perché è una pellicola figlia dei tempi in cui fu girata (i richiami all'allora contemporaneità non mancano). Bella la fotografia, rilassati i toni ed eccezionale l'immedesimazione in San Francesco di Graham Faulkner (una vera icona). Nel complesso film dottrinale e stucchevole, ma è un'opera di pregio storico. L'OST di Baglioni è diventata culto.
Il film è interessante, sebbene non abbracci per intero l'opera di Francesco di Assisi ma sia circoscritto ai fatti intorno alla conversione. Le musiche sono interessanti, orecchiabili e l'interpretazione efficace. Comparse e cameo si sprecano e i vari Celi, Guinness, Sharp danno quel tocco che certamente non guasta. Il film non manca di una sua spiritualità ed è un peccato che Zeffirelli non si sia spinto oltre. Credo sia un po' sottovalutato, ma forse andrebbe riconsiderato in maniera neutrale.
Film esoso come il suo regista e questa caratteristica muta completamente la chiave di lettura. Esce fuori un San Francesco ai limiti del Candido Volterriano, che fra canzoni sublimi (Riz) e cantilene (Baglioni) porta avanti il suo credo di povertà terrena. Sicuramente sono da apprezzare le ricostruzioni e le ambientazioni, ma di pari passo non si può non restare sblorditi da una recitazione talmente teatrale da apparire artefatta. Negli anni purtroppo, ma anche per certi limiti, si ricorda più come pamphlet pro chiesa e da catechismo che altro.
Splendido, pur se imperfetto. Malgrado una certa enfasi eccessiva in alcune parti, come a esempio nella conclusione in presenza del Papa o all'uscita da Assisi senza vestimenti. Alcune scene sono memorabili ed emozionanti (la presa di coscienza tra i lavoratori di stoffe, la carità sotto la pioggia, la costruzione della chiesa nella natura). Interpreti e scenografie perfetti, come la colonna sonora di Ortolani; un po' fastidiose a lungo andare le nenie di Baglioni.
MEMORABILE: Francesco: "Ciò che nasce dalla polvere è polvere, ma ciò che nasce dallo Spirito è Spirito" (e il Vescovo a bocca aperta).
Fratello Figo e Sorella Bona, ovvero la versione zeffirelliana della vita di San Francesco e Santa Chiara presentati come hippies ante-litteram, sia pure con qualche variante imposta dal soggetto (la beatitudine indotta dalla fede invece che dalle canne). Circondati dall'aura di soffice luminosità, gli sconosciuti Bowker e Faulkner sono tanto giovani, sani e belli da far rimpiangere il mancato accoppiamento. Quanto ai grandi nomi del cast, risultano irrilevanti annegati come sono all'interno di un spottone interminabile di lussuosa vacuità.
Pur con una straordinaria fotografia e alcuni momenti di notevole poesia, il film non convince. Zeffirelli si specchia un po' troppo nel suo film, che non lascia mai veramente il segno, svolazza sull'argomento ma non lo affronta con realismo; idem dicasi per il personaggio di Francesco. Alcuni momenti importanti della vita del santo sono trattati con grave banalità. Anche la presenza di Baglioni in colonna sonora si rivela inadatta. Il tutto purtroppo sa di poco credibile.
Zeffirelli gira alla sua maniera, ritraendo la prima parte della vita del santo più famoso d’ Italia. Al di là delle patinature e di alcune esagerazioni estetiche, il film sa emozionare per la sua innegabile capacità di raccontare senza annoiare, complice il volto espressivo del giovane protagonista. Due ore piacevoli che esitano in un finale di grande effetto poetico e artistico, quando Francesco viene “riconosciuto” da Papa Innocenzo III. Qui e là qualche inserto pasoliniano che non guasta.
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CuriositàZender • 26/02/09 08:45 Capo scrivano - 48956 interventi
Dalla prestigiosa mostra itinerante "I flani di Legnani" curata per l'appunto dal caro Buono con il contributo al restauro di Zender, ecco il flano di FRATELLO SOLE SORELLA LUNA:
HomevideoXtron • 23/05/12 20:48 Servizio caffè - 2233 interventi
Il dvd Minerva Classic contiene 2 versioni
DVD 1 versione italiana Audio ITA Dual Mono, ITA DTS 5.1, ITA DD 5.1 Remixato
Sottotitoli ENG, DEU
Video 1.66:1 16/9 Anamorfico
Durata 2h08m32s
Extra Backstage a cura di Luca Verdone
Immagine a 29:54
DVD 2 versione americana Audio ENG Dual Mono, ENG DTS 5.1, ENG DD 5.1 Remixato
Sottotitoli ITA, ENG
Video 1.33:1 4/3
Durata 1h55m55s
Extra Intervista ad Angelo Libertini (14min), biografia e filmografia del regista
Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, due 45 giri originali, di cui il secondo promozionale (sul disco il timbro "campione non commerciabile"):
Lucius, non sapevo che Claudio Baglioni (era agli inizi della sua carriera di successo) avesse prestato la sua voce a questo film che ricordo ancora (sono passati più di 40 anni da quando lo vidi al cinema...) poetico e bellissimo. C'è sempre da imparare qualcosa di nuovo.
Anch'io ho avuto il piacere di vederlo sul grande schermo, anche se ero poco più che un bambino.
L'unico film che amo di Zeffirelli è proprio questo.Mi fa piacere che apprezzi la mia collezione.
Lucius.
Per questo film, vennero registrate due differenti colonne sonore: quella italiana con musiche composte da Riz Ortolani e canzoni cantate da Claudio Baglioni, e una internazionale/inglese, con musiche scritte
e cantate da Donovan e arrangiamenti di Ken Thorne.
Nell'edizione inglese del film, sembra infatti che la colonna sonora sia interamente attribuita a Donovan, e il nome di Ortolani non venga neanche citato.
Qualcuno ha confrontato le due versioni?
Riguardo alla pubblicazione su LP della colonna sonora, all'epoca fu stampata solo la versione italiana.
Anche sui mercati esteri ci fu una grande richiesta, ma ovviamente nella versione apparsa su quegli schermi e quindi cantata da Donovan, all'epoca all'apice del successo.
Per oscuri motivi, non fu mai pubblicata.
Interessante. Anche Leonard Cohen dichiarò di essere stato approcciato per la colonna sonora, ma rifiutò.
DiscussioneRaremirko • 26/07/19 00:49 Call center Davinotti - 3863 interventi
Mi è piaciuto molto, come tutti i film del maestro; poveristico e del resto in linea con il tema, impreziosito dalle musiche del grande Ortolani, non è una visione facile per vari motivi ma ad ogni modo risulta un film sentito e sincero.
Come sempre grande il cast ed opera ed autore meriterebbero di stare accanto a nomi, religiosi e non, ben più blasonati senza rossori ne critiche.