Dieci anni dopo la presa di Mompracem da parte del rajah Brooke, una giovane donna cerca Sandokan, e lo convince a combattere di nuovo per la libertà... Continuazione cinematografica della saga di Sandokan dopo il botto della serie televisiva: non c'è più la magia, resta un bel film avventuroso di solido mestiere, cui Sollima affianca la prosecuzione del discorso terzomondista dei suoi splendidi western. Finalone epico. Naif? Che ci volete fare, siamo ragazzi....
Non male. Un anno dopo la serie televisiva la tigre della Malesia è ancora pronta a ruggire. Kabir Bedi è più che in forma, la storia non presenta grosse sorprese, ma il film è ben curato e si fa vedere molto piacevolmente. Promosso senza dubbio.
Realizzato per il cinema dopo il clamoroso successo della serie televisiva tratta da Salgari, il film riprende i personaggi principali e costituisce uno spettacolo alla lunga godibile e realizzato con grande mestiere e professionalità, anche se rimane insuperato il fascino delle puntate televisive.
Inutile lungometraggio, nato sull'onda del successo incontrato dalla mitica serie televisiva. Pur essendo della partita il medesimo cast (tecnico/artistico) il film manca di originalità e si propone in un format completamente diverso da quello televisivo. Sollima è comunque valido regista ed il cast si mantiene su interpretazioni più che decorose. Una propaggine fortemente richiesta dal pubblico, insomma, della quale si può comunque fare a meno, tant'è che circolava già tra i più maliziosi, il motivetto della sigla con testo alternativo, decisamente squallida...
La fine dello sceneggiato in sei puntate aveva lasciato la porta aperta alla speranza di poter rivedere la Tigre di Mompracem nuovamente a capo dei popoli malesi in rivolta contro gli inglesi. Due anni dopo Sollima (che, nel frattempo, si era dedicato a Il corsaro nero) richiama tutti i protagonisti, riprende la storia di Sandokan e realizza un prodotto in linea con la serie televisiva. Ottimo sequel.
Kabir Bedi è il vero Sandokan, lo affermerebbe anche Salgari. Ann Savoy è inglese, ma interpreta magistralmente una ragazza malese. Sollima è di mestiere e la colonna sonora degli Oliver Onions è straordinaria. Uno di quei film che si rivedono sempre con piacere, in famiglia.
Sandokan continua al cinema, dopo il grande successo dello sceneggiato tv, ma come gran parte delle seconde parti, anche presenta i limiti che un sequel si porta dietro. I personaggi sono invecchiati di 10 anni (gli attori, invece, solo di tre/quattro), ma la pellicola, anche se è ormai un classico, stenta veramente a decollare. La dolce Carole André, poi, non c'è più, sostituita dalla spenta e poco interessante guerriera Theresa Ann Savoy. Si preme di più sull'azione, con personaggi nuovi che non lasciano il segno (a parte Foschi).
MEMORABILE: Massimo Foschi, voce italiana di Darth Fener nei tre Guerre Stellari, impersona il perfido doppiogiochista greco Teotocris, esperto di frusta.
Non male. Fumettoso quanto basta, con qua e là colpi di scena (Sandokan, ad esempio, è invincibile fino a un certo punto) e condito da azione e siparietti poco seri, quasi sempre con al centro Yanez (bandiera bianca con sorpresa; Finto prussiano...). Certo, ha fatto un po' il suo tempo, ma i personaggi continuano a esercitare il loro fascino, grazie soprattutto alle caratterizzazioni, come quella di Celi (Brooke), con i suoi discorsi, la sua ammirazione per l'acerrimo nemico Sandokan e il suo utilizzare gli altri quasi sempre come esca inconsapevole.
MEMORABILE: Sandokan devia una freccia scagliata dalla ragazza, che dice "La tigre è ancora viva" (Sandokan sorride, mentre un comune mortale l'avrebbe gonfiata).
Debolissima continuazione del successo televisivo, che però ebbe riscontro, proponendo ciò che il pubblico di allora voleva. Visto oggi, fanno restare basiti una vicenda in confronto alla quale il singolo libro di Salgari è verosimile (è così esagerata che viene quasi da tifare per gli inglesi), la spudorata facilità degli incontri nella giungla con chiunque lì si voglia trovare, interpretazioni spesso così così, dialoghi grotteschi (nei quali è spesso da brivido l'assenza del congiuntivo: si sente perfino un "Temo che avete"). Ma all'epoca bastava avere Bedi nel cast, per cui perché faticare?
Sequel cinematografico dell'acclamato sceneggiato televisivo, rispetto al quale non l'ho trovato così inferiore come da più parti sostenuto. Certo la trama qui appare maggiormente forzata, ma in fondo serviva soltanto da pretesto per riproporre gli stessi personaggi (i due nemici Bedi e Celi sono ancora in gran spolvero), le stesse ambientazioni esotiche, le stesse avventure. La Savoy ci fa rimpiangere la André, ma Sollima dirige in scioltezza e le quasi due ore scorrono piacevolmente. Buone, anche stavolta, le musiche dei fratelli De Angelis.
Se si stabilisce un paragone con il capolavoro televisivo questa riscossa di Sandokan ne uscirà con le ossa rotte. Meglio, quindi, prenderlo come un avventuroso qualsiasi e abbandonarsi - contemplativi per quanto si può - in quei luoghi di fascino cinematico che emanano la giusta aura salgariana fuori controllo; ci saranno, poi, i motivi e i moti del cast (e vedremo la splendida Savoy), i deliri giungleschi, il brulichio esotico, l'assurdo spacciato come possibile, il contorno umoristico, lo spirito fumettistico da improbabile novella grafica.
Ancora una volta sulle note della meravigliosa musica degli Oliver Onions, Sandokan ritorna dall'oblio in cui si era volutamente confinato per riconquistare Mompracem. Messe da parte le vicende sentimentali del protagonista, il film si concentra esclusivamente sulla lotta contro i nemici: buoni ritmo e cast (con alcune new entry), azione, avvincenti scontri di massa ma, sostanzialmente, niente di nuovo da segnalare; capitolo utile solo a chiudere la saga in maniera degna (anche se sono stati girati due sequel).
MEMORABILE: Yanez travestito da generale prussiano.
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Inizialmente la partner femminile di Kabir avrebbe dovuto essere la bella attrice indiana Parveen Babi, con la quale all'epoca Bedi era fidanzato.
E sarebbe stata una scelta perfetta, essendo lei la classica bella mora indiana, ecc. Sfortunatamente i due litigarono e si lasciarono proprio in quel periodo, e quindi non si trovò di meglio che sostituirla con la Savoy (per la notorietà che Theresa aveva riscosso all'epoca, immagino), che in effetti ti chiedi per tutto lo sceneggiato che diavolo c'entri con questa storia...!
Pare che il personaggio femminile che avrebbe dovuto impersonare la Babi fosse diverso da quello che poi fu affidato alla Savoy, per la quale si "riscrisse" la parte...
*Pino Locchi: Kabir Bedi
*(??): Teresa Ann Savoy
*Antonio Guidi: Néstor Garay
*Giuseppe Rinaldi: Philippe Leroy
*Manlio De Angelis: Sal Borgese
*Ferruccio Amendola: John S. H. Pettit
*Maria Pia Di Meo: Mirella D'Angelo
*Sergio Fiorentini: Ahmad B.
*Cesare Barbetti: Ganesh Kumar
*Sergio Rossi: N'Zuki
*Sandro Acerbo: Muslan Bin Hussain
*Isabella Pasanisi: Erlina Bakuri
*Mario Milita: Abdul Rahman Bin Abdullah