Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Dusso: Riuscita commedia sexy a sfondo natalizio. Ultima regia per il regista e sceneggiatore Carlo Veo, è la storia di Ninetto (un simpaticissimo Ninetto Davoli) borgataro romano che vive alcune vicende sentimentali e lavorative sullo sfondo di una Roma che si appresta a festeggiare il Natale.
Galbo: Giovane donna appassionata di letteratura lavora presso un’agenzia letteraria dove ha modo di entrare in contatto con lo scrittore Salinger. Racconto di formazione incentrato su un mito letterario, parla anche di un importante rapporto lavorativo, quello tra la protagonista e la sua mentore. Il film si fa apprezzare per la curata ambientazione e per la buona prova delle attrici protagoniste, ma i temi trattati rimangono troppo in superficie e il tutto appare un po’ troppo “patinato”, per essere davvero coinvolgente.
Marcolino1: Il film non è proprio un rip-off di Olivier Olivier, ma ne è chiaramente ispirato, seppur privo della maestria e della finezza psicologica del predecessore francese. Gli attori sembrano presi dalla pubblicità e ci sono le fisime statunitensi per le prove del dna e gli studi forensi: il sentimento della perdita di un figlio si riduce a un cumulo di burocrazia. Si tenta di uscire dal piattume con una accelerata da thrilling nel secondo tempo e i flashback poetici della bimba scomparsa che danno un senso di sospesa e irrisolta malinconia, ma non basta.
Il ferrini: Come smontare tutti i cliché della commedia romantica, finale incluso. Troisi destruttura tutto e lo fa con intelligenza e ironia, alcune frasi di questo film non si scordano ("Se vuoi essere la donna della mia vita me la devi lasciare, una vita"). E non solo le relazioni finiscono nel suo mirino ma anche l'amicizia (rappresentata dall'invadente Orlando) e certe tipicità napoletane (le ciocche di capelli portate alla sensitiva). La Neri è in parte e brava anche la ragazzina "avvelenatrice" Alessia Salustri. Massimo, ci manchi.
MEMORABILE: "Non ci si uccide per amore. Basta solo aspettare, aspettare" "Allora io non mi uccido per amore, mi uccido per impazienza".
Saintgifts: Comencini è uno dei grandi registi italiani e ha diretto questo famoso film in modo esemplare. La vita nel piccolo paese montano del centro Italia è descritta non solo fedelmente ma mettendone in risalto caratteristiche che ne fanno ora anche un documento prezioso. Per questo il film non è solo divertente ma è ricco di tanti personaggi veri e situazioni altrettanto vere, vissute poco più di cinquant'anni fa e che ora possono sembrare perfino ingenue se non fosse che di fondo sono ancora le stesse a tuttoggi, aggravate però da assenza di umanità.
MEMORABILE: La Lollobrigida (veramente brava) trova tutte le scuse per incontrare il carabiniere timido di cui è innamorata.
Galbo: Storia di Zak, giovane affetto da sindrome di Down che vuole diventare campione di wrestling. Per farlo parte in compagnia di Tyler, un pescatore di granchi. Ambientato lungo la costa degli USA meridionali, un racconto di formazione in cui viene esaltato il rapporto tra i due protagonisti, giovani “losers” in fuga verso una vita migliore. Un film in cui il viaggio dona dimensione e spessore al racconto, con una suggestiva ambientazione e un’ottima prova di Shia Labeouf (una delle sue prove migliori) e del giovane Zack Gottsagen. Piccola ma significativa parte per Bruce Dern.
Deepred89: Un personaggio così studiato a tavolino per diventare cult da sfociare irrimediabilmente nel trash, il tutto immerso nel truzzissimo e ormai lontanissimo universo anni 80, nel quale la violenza è quasi sempre off-screen e fracassona, le frasi sempre ad effetto (con esiti esilaranti), i personaggi sempre tagliati con l'accetta e l'azione sempre presente, con uno scontro finale che occupa da solo un terzo dell'intero film. Ridicolo e reazionario, ma con un senso del ritmo che lo rende vedibile nonostante tutto faccia acqua.
Nicola81: Se nel romanzo di Agatha Christie Poirot faceva la sua apparizione solamente nell'ultima parte, qui lo troviamo in scena fin dall'inizio. Non è, ovviamente, l'unica semplificazione rispetto alla pagina scritta, ma la storia è comunque piacevole e abbastanza complessa: già l'ambientazione nel collegio femminile è intrigante di suo, se poi ci aggiungiamo risvolti spionistici tra ragazze rapite, gioielli rubati, ricatti e gli immancabili omicidi, ecco che abbiamo un bell'impianto thriller, magari con un colpevole meno imprevedibile rispetto ad altre occasioni (o forse no).
Kanon: Cartoline dall'Aspromonte. C'era bisogno di farci un film? Si, se è servito a spalancare le porte di Hollywood, fucina di prodotti simili. Il pupo, con quella faccia arriva e con quella rimane, funge da utile e dilettevole: oltre a correre e rincorrere per salvarsi la gioventù, dà modo alla regia di far sfoggio tecnico con slow motion, steadycam, musiche d'effetto e via via laccando la cornice. Non essendo molto prodigo di chiarimenti, mi riservo il dubbio sulla totale innocenza del fanciullo. Ammaniti o Salvatores: chi dei due passò di qua?
Siska80: Una coppia tranquilla subisce un doppio dramma nello stesso tempo, ma il capofamiglia non si arrende. Fa piacere il finale, visto che la pellicola si basa su fatti veri, eppure manca del tutto la capacità di riuscire a coinvolgere: ciò non si deve solo a una regia piatta o alla mancata caratterizzazione dei personaggi (protagonista incluso), quanto piuttosto alla messinscena palesemente fittizia in cui l'intero cast calca la mano nel sottolineare la rabbia dei tecnici per l'improvviso lavoro a rischio (il bravo Fiorello, in particolare, appare po' troppo sopra le righe).
Jandileida: Sempre più simile, anche fisicamente, al senile Heston che andava in giro sventolando fucili, il vecchio Clint gira questo grande spottone in favore dell'esercito americano e della santità della guerra contro i selvaggi iracheni. Simile per profondità di pensiero a Berretti verdi, il film si salva perché, nonostante tutto, Eastwood resta un buon regista: le scene di combattimento hanno infatti la giusta tensione. Stallo totale nei siparietti familiari della coppia Cooper/Miller, roba che veramente avrebbe potuto scrivere e girare chiunque. Fuori tempo.
Puppigallo: Ben poca cosa questa commediola francese con protagonisti che dovrebbero ispirare simpatia ma che invece ci riescono raramente. In più, da un certo punto in poi la pellicola si ibrida, diventando né carne né pesce e scendendo di livello, scivolando nel banale e nel prevedibile. Si può anche vedere, perché ha un certo ritmo e qua e là riesce persino a far sorridere, ma ciò non la eleva da una generale mediocrità.
MEMORABILE: Alle sedici reclute: "Formate gruppi da 4 per le stanze". E tutti si ammucchiano attorno alla ragazza. Ci riproveranno anche con combinazioni da 5.
Pino donni: Brignano esordisce dietro la macchina da presa in un momento in cui la sua vis comica, indubbia anche se con tocchi di manierismo, non è ancora pienamente matura o comunque non è valorizzata come lo sarà in futuro da "veri" registi. C'è da dire che l'humus naturale dell'attore è il teatro e il cinema lo ha sempre costretto tra le mura anguste di una spesso asfittica commedia di cassetta. Questo esordio, che inanella modeste situazioni comiche a scialbe vicende sentimentali, non fa eccezione. Con il feticcio del 30enne che non vuol crescere pilastro dell'italica commedia odierna.
MEMORABILE: La seduzione, a colpi di piedino e collant, ad opera di Vittoria Belvedere.
Siska80: Un coraggioso delfino di nome Delfy (ah, l'originalità dei titolisti italiani!) deve togliere dalle grinfie dei cattivoni un artefatto magico. Mediocre nel senso profondo del termine: produzione priva di originalità che, data l'ambientazione sottomarina e il chiacchiericcio che vi si svolge all'interno, fa venire subito in mente Shark tale: a livello di design del resto non sono stati compiuti significativi passi avanti, a fronte di personaggi bidimensionali tutto sommato simpatici e di dialoghi abbastanza riusciti. Prevalentemente rivolto ai piccoli, ma i grandi non disdegneranno.
Rambo90: Megaproduzione russa che unisce arti marziali, tocchi fantasy e ricostruzioni storiche (oltre a rimaneggiare la storia della maschera di ferro) in una sceneggiatura confusa che a tratti convince anche, ma che risulta appesantita dai brutti effetti e da una moltitudine di personaggi non sempre utili. La parte migliore è l'inizio, in cui vediamo Chan e Schwarzenegger all'opera per una mezz'ora che culmina in un divertente combattimento. Poi spariscono e lasciano il campo a Flemyng e compagnia, non tutti a fuoco come dovrebbero. Qua e là ci si annoia.
Modo: Film scarsino e abbastanza improbabile in certe situazioni nonostante la caratura dei dei due attori (artificiosi e spesso inutilmente sopra le righe). Tra i due protagonisti meglio Giallini. Il regista tratta temi social in ambito scolastico, ma il livello è davvero "scolastico" ed eccessivamente banale. Commedia che nasce con delle buone intenzioni ma finisce per deludere.
Puppigallo: Discriminazione a tutto spiano in questa commedia, con retrogusto decisamente amaro, diretta con valida mano registica e con tanto di ricostruzione del famigerato periodo storico. In più, l'escamotage del poliziotto di colore per entrare in contatto col KKK è incredibilmente vero. Detto ciò, il notevole minutaggio e la discreta verbosità rischiano di minare un po' la pazienza dello spettatore. Ma il fatto che si segua la vicenda con un certo interesse fino all'epilogo ne certifica comunque la riuscita, resa tale anche dalla buona vena dei protagonisti.
MEMORABILE: All'archivista di colore viene chiesto di cercare un "rospo" (un nero); Le sagome bersaglio con testa cotonata; L'auto che falcia la gente.
Galbo: Trasferta londinese per i fratelli Vanzina che tentano la strada della commedia sofisticata, adoperando un attore di grande classe come Rupert Everett che però non fa il miracolo e non salva il film dal naufragio artistico. Ciò a causa della sciatteria della sceneggiatura che riprende senza pietà tutti i luoghi comuni dell'italiano all'estero e dell'inglese in patria.
Myvincent: La cancelliera tedesca ormai in pensione fa il verso alla celebre Miss Marple e investiga sul caso di un giardiniere trovato morto ammazzato dentro a un fosso. Lo stesso acume guiderà la nostra eroina, che, non certo sprovvista di un’ironia sottile, saprà strappare più di un sorriso, in questo film dallo stile marcatamente televisivo. I vestiti e il profilo fisico di Angela Merkel sono molto somiglianti all’originale. Divertente passatempo.
Ducaspezzi: Diverte con la sua gustosa scorrevolezza, imbandita da dialoghi e battute che riescono, per lo più, a succedersi con naturale e vivace ritmo, senza rischiare troppo l'accentuazione svaccata delle situazioni in funzione comica. La strutturazione a episodi - senza interni confini separatori, dato che i vari personaggi sono tra loro variamente e indirettamenti legati - è ben trattata e contribuisce a una certa gradevolezza dell'insieme. Poi, via via, si inonda di melassa certo buon sale e la sapidità (vedi Cortellesi e Signoris) va in stucco.
Lou: Testamento celebrativo del grande Redford, che nella parte di un anziano rapinatore seriale di banche si mostra appagato dalla vita che ha scelto. Proprio questo è il tema centrale, l’importanza di vivere con passione la vita che si è scelta, “non guadagnarsi da vivere ma vivere”, come recita una battuta del film. Però, tolta l’idea di fondo e l’omaggio alla carriera dell’attore, l’andamento è lento e la storia appare inconsistente e anche un po’ patetica; peccato.
Rigoletto: Tra i film bellici si impone come drammone ben costruito e bilanciato, eccessivo forse nella durata, ma la cui presa sullo spettatore è ferrea. L'ambientazione, già claustrofobica di suo, non lascia scampo e il nutrito gruppo di attori (fra i quali spicca ovviamente Prochnow) riesce a trasmettere tutta la pena per quell'immane follia chiamata guerra, orribile per qualunque schieramento, con cani ed eroi disseminati sia fra i vincitori che fra i vinti. Petersen trova il suo trampolino di lancio e lo sfrutta con bravura.
Xamini: Un due pallini abbondanti questo Logan Lucky, che definirei anche La truffa (il film) degli imbecilli: quasi tutti i personaggi sono intellettualmente non brillanti e l'abbondanza, in mancanza di risate, infastidisce. Quello che emerge da una struttura piuttosto ordinaria (e dal tentativo fallito di scatenare le risa) è il personaggio della figliola di Tatum, che arriva sin quasi al grottesco, ma in qualche maniera funziona nel rapporto col padre e restituisce un pelo di anima. Lei e il finale.
MEMORABILE: Take Me Home, Country Roads cantata dalla bimba; le richieste in carcere; il finale.
Jandileida: Film dedicato alla passione per il calcio di un giovane tifoso del Manchester United che, tra una nuova carriera scolastica e alcuni problemi domestici, sogna di vincere il torneo del quartiere. Classico apologo pieno di buoni sentimenti con personaggi simpatici e senza ombre, si fa notare soprattutto grazie alle interpretazioni dei piccoli calciatori e all'inserimento della figura di un Sir Matt Busby un po' affettuoso e un po' afflitto dal Disastro di Monaco. Fa il suo piacevole dovere ma, se si cercano tensioni, angoli acuminati e notazioni socioeconomiche, meglio cercare altrove.
Luchi78: Ford epico nello sfruttare gli scenari immensi della Monument Valley, ma anche furbo a proporre personaggi di sicuro gradimento per il pubblico americano dell'epoca. È facile immaginare sale cinematografiche e drive-in stracolmi di pseudo-yankees compiacersi di fronte al rude personaggio interpretato da John Wayne, come d'altronde per il finale della storia che non citerò per ovvi motivi. Insomma, un capolavoro dal punto di vista tecnico, ma ormai datato e fin troppo facilmente tacciabile di razzismo per un pubblico odierno.
Piero68: Anche se di fatto è il sequel di The wave, in realtà, "The tunnel" fa parte di una trilogia di disaster movie tutta norvegese. E a dire il vero la pellicola stupisce, e positivamente. Nell'immaginario collettivo certi film li possono produrre solo gli americani. E invece questa "ondata" norvegese è davvero di buon livello, se guardiamo gli effetti speciali. Certo, la sceneggiatura latita alquanto e le sottotrame sono praticamente inesistenti. Insomma, al netto di quei 20-25 minuti dedicati al "disastro" il resto è pura noia. Ma un plauso lo merita comunque. Almeno alle intenzioni.
Gabrius79: Considerato che da Fausto Brizzi ci si aspetterebbe qualcosa di meglio, qui ci troviamo di fronte a una serie di persone di mezza età e oltre che non hanno voglia di invecchiare. Sicuramente troviamo le migliori situazioni con Lillo, che ci regala qualche sana risata; anche Bentivoglio fa sorridere e forse meritava qualche momento più effervescente. La Ferilli e Teocoli si arrabattano come possono ma i loro episodi sono debolucci. Buone le musiche.
Fromell: Clint Eastwood si è sempre distinto per lo spiccato rigore registico, e "Sully" non fa eccezione anche se viene a mancare una caratteristica peculiare del cinema americano, ovvero l'immedesimazione emotiva col personaggio principale. Il fatto che Sully funzioni solo a metà sta nel fatto che da spettatore non dubiti un secondo della sua rettitudine morale e professionale di pilota. Sai già che è un uomo senza macchia e come andrà a finire la sua vicenda. Al di là della cronistoria dell'ammaraggio, quindi, il film è freddino come un documentario e non vibra di particolari emozioni.
Marcolino1: Il film non è proprio un rip-off di Olivier Olivier, ma ne è chiaramente ispirato, seppur privo della maestria e della finezza psicologica del predecessore francese. Gli attori sembrano presi dalla pubblicità e ci sono le fisime statunitensi per le prove del dna e gli studi forensi: il sentimento della perdita di un figlio si riduce a un cumulo di burocrazia. Si tenta di uscire dal piattume con una accelerata da thrilling nel secondo tempo e i flashback poetici della bimba scomparsa che danno un senso di sospesa e irrisolta malinconia, ma non basta.
Rigoletto: Splendida commistione di attori e cartoni animati, riproposta anche successivamente ma senza raggiungere la stessa genialità. Zemeckis azzecca un'altra delle sue incursioni ma raramente lo si è visto così in forma. Bob Hoskins, perfetto nel ruolo del poliziotto depresso, si conferma attore versatile capace di ricoprire ruoli molto diversi tra loro. Lo stesso discorso vale per Christopher Lloyd, qui in un ruolo oscuro ed inquietante. Splendide le Musiche di Alan Silvestri. Caldamente consigliata la visione. ****
MEMORABILE: Jessica Rabbit: "Io non sono cattiva... è che mi disegnano così!"
Il Dandi: Questi film assemblati con un supercast assomigliano ai concerti del primo maggio: tanti bei nomi in cartellone, ognuno esegue un suo atteso cavallo di battaglia, ma tutte le esibizioni risentono della ristrettezza del palco comune, dove nessuno ha avuto il tempo di fare un soundcheck decente. Celentano rifà il bisbetico, Montesano il finto conte, Abatantuono è il Ras vestito da Mago; Verdone concede gli scarti riproponendo una macchietta televisiva (quella del ciociaro) che non era finita nei film diretti da lui. Senza infamia e senza lode.
Galbo: Film che deve il suo successo a due elementi: da un lato la solida e professionale regia di Walter Hill particolarmente a suo agio nel genere thriller urbano, bene esemplificato da soggetti di questo genere; l'altro elemento è la felice accoppiata tra due bravi attori come Nolte e Murphy che intepretano i loro personaggi con giusto piglio, risultando uno il contraltare dell'altro anche in riferimento alle opposte barricate in cui si trovano (delinquente e poliziotto). Completano un film riuscito il buon montaggio e la serrata colonna sonora.
Alex 64: Quando si produce un film riambientandolo mezzo secolo prima, si parte già con la penalità. Un thriller che avrebbe meritato una sceneggiatura e dialoghi meno svelati dall'inizio. Il soggetto è originale ma comunque prevedibile. Lo scrittore affascinato dalla cronaca nera si caccia in un mare di guai mentendo alla polizia. Finale tirato via senza molta logica.
MEMORABILE: Il detective che indaga sulla morte delle due donne, prigioniero dei propri pregiudizi.
Ryo: Primo film animato basato sul personaggio gallico realizzato in 3D. Le animazioni sono ottime, pulite e morbide, senza la fastidiosa sensazione "Playstation one". La trama, ispirata all'albo omonimo, segue la controparte cartacea in maniera quasi precisa. Buono il doppiaggio, spassose le gag e gli omaggi ad altre pellicole cinematografiche. Buona anche la colonna sonora.
Deepred89: Commedia poliziesca in cui colpisce la versatilità di Montesano, credibile anche in un ruolo più o meno serio, seppur con qualche gag o battuta, mentre Pozzetto rifà il suo solito personaggio e come prevedibile funziona. Purtroppo la sceneggiatura fatica ad arricchire un soggetto piuttosto elementare, che peraltro nel finale manda in frantumi ogni qualsivoglia credibilità con il solo scopo di chiudere sotto il segno dell'azione. Vanzina comunque dirige con classe e anche in tale contesto riesce a mostrare la sua passione per il De Palma voyeur.
Markus: Secondo film diretto da Nichetti, è una felice presa in giro della pubblicità martellante (era il boom dei jingle) di quel periodo, che comunque Nichetti amava (essendo stato successivamente anche regista di alcuni spot). Il tema fu riaffrontato (forse meglio) con il successivo Ladri di saponette, ma qui, complice ancora l'aria frizzante di una Milano cabarettistica e frenetica, ha un suo senso di appagamento. Deliziosa, e forse la parte migliore della pellicola, la scena-sfottò su la "La tempesta" di Strehler.
Rambo90: Jackie Chan (che si chiama così anche nel film) si reca in Corea per salutare il padre morente mai conosciuto, ma questi in punto di morte lo infila in un pasticcio fatto di oppio, spie e signori della droga. Inizio intrigante, che si trasforma presto in una lunga serie di inseguimenti e risse che non lasciano il tempo di caratterizzare bene i personaggi, tutti anonimi (compreso il protagonista). Comunque il ritmo è svelto e l'insieme sufficientemente spettacolare da divertire. Jackie si esibisce in un stunt finale davvero notevole.
G.Godardi: Dopo ben nove anni da Miami Super Cops la mitica coppia prova a rinverdire i propri fasti a metà anni 90. Ma non funziona. Questo per due motivi principali: non era ancora tempo di revival e soprattutto il film è vittima di una sceneggiatura puerile insopportabile, la quale si rivolge quasi esclusivamente agli infanti (insopportabili tutti sti bambinetti tedeschi che cantano "Stille Nacht"). La confezione invece è buona (Alabisio, Tafani, Donaggio) e anche la regia di Hill è professionale. Poche scazzottate e troppa melassa. Peccato.
Buiomega71: Mai più il cinema thriller italico (e non solo) sarà lo stesso. Perfetta macchina di spaventi e tecnica come pochi al mondo: sperimentalismi, violenza efferrata, specchi rivelatori, bimbe crudeli, nenie infantili da pelle d'oca, flashback natalizi agghiaccianti, ville abbandonate e terrifiche, bambolotti meccanici, occhi sbarrati, bocche sbattute nei punti più spigolosi del tavolo, acque bollenti che sfigurano volti, mannaie che maciullano la carne e ascensori giustizieri e alla fine pozze di sangue di un rosso profondo. Inutile girarci intorno: mitico!
MEMORABILE: Gabriele Lavia (Carlo): "Brindo a te, vergine stuprata!"; Il flashback natalizio con la nenia infantile che squarcia i titoli di testa; Lo specchio.
Gestarsh99: Fa meraviglia che un ottimo autore di tutt'altri trascorsi come Neil Jordan abbia voluto provocatoriamente affacciarsi su un filone settantiano così truce e controverso: quello della giustizia privata. Più che a Il giustiziere della notte il film si accosta con lentezza intimistica al quarto capitolo callaghaniano, riproponendo il poliziotto e la giustiziera uniti da un vincolo assai profondo. Non si tratta del consueto timballo edificante che condanna il vigilantismo ed equipara aguzzino primario e vittima vindice ma di un bel sasso in bocca al nostro caro Sistema "evoluto": l'amore, l'istinto e il sentimento sono per natura al di sopra della legge.
MEMORABILE: "Assicurati che sia registrata, una pistola, prima di usarla".
Siska80: Un aereo in perfette condizioni si schianta senza un apparente valido motivo; ci penserà un talentuoso specialista a risolvere il mistero. Ancora una volta i francesi (qui in coproduzione) scelgono un tema di cronaca attuale fornendo altresì una spiegazione avulsa da qualsiasi forma di dietrologia (la verità è molto più semplice di quanto si creda) ma di sicuro impatto. Discreto thriller che parte come un film drammatico (al fine di creare l'effetto sorpresa) con un bravo protagonista, vari momenti di suspense e l'unica colpa di un'elevata durata che purtroppo inficia il ritmo.
Fabbiu: Commedia brillante, probabilmente la più ricordata dei Coen, che ha impresso nell'immaginario collettivo la figura del trasandato protagonista Drugo, il perfetto Jeff Bridges: un semplice e tranquillo hippie da un lato, uno stile di vita per non dire una vera e propria filosofia dall'altro. Ritmo sempre vivace, situazioni mai prevedibili tra il grottesco e lo spietato realismo e una raffica di battute che fanno sempre centro. Un viaggio onirico nella decadente società contemporanea. Ottime le due spalle: i bravissimi Goodman e Buscemi.
Reeves: Non è certo il primo film realizzato mettendo insieme brani di altri film. Qui però ci sono momenti di comicità involontaria davvero imperdibili: le lunghe sequenze con voce fuori campo che racconta, Maurice Poli guardone inquadrato in primo piano con espressioni eccitate, personaggi che cambiano interprete... Il cinema popolare italiano era ormai in agonia e questo film lo testimonia.
Rambo90: Drammone dalla messa in scena ineccepibile, tra realistiche scene di battaglia e una ricostruzione storica spettacolare tra bei costumi e splendidi paesaggi. Peccato che la narrazione abbia poca epicità e che raramente ci si senta coinvolti emotivamente. Colpa forse di una regia fredda e patinata e di un cast di lusso ma dove nessuno eccelle particolarmente, pur essendoci prove dignitose. Comunque interessante e nemmeno troppo lento, nonostante la lunghezza e alcuni momenti statici. Nel complesso, buono.
Gestarsh99: Che pena trovarsi davanti Liam Darkman Neeson mascherato stavolta da Harrison Ford del 2011: solo in una Berlino semifredda e quasi ostile, col suo capoccione svuotato ma non troppo, in cerca raminga di una valigia con dentro se stesso e anche se altro... Collet-Serra frana senza appigli dalle cime spasmodiche di un Polanski alle forre catodiche di un Malansky, graziando vivaddio la salma intonsa di Hitchcock per sfilacciare un simpodico schemino di identità sepolte, formattazioni limbiche, scambi di persona e disorientamenti post-traumatici. Moventi di scarso tepore umanistico per un qualcosa di più scontato che ai saldi natalizi.
MEMORABILE: Neeson che implora ridicolmente la presunta mogliettina di riconoscerlo come coniuge effettivo...
Siregon: Terribile reboot di cui non si sentiva la necessità, con un Garfield spocchioso ed insopportabile, finto nerd molto cool tutto cappucci e skateboard. Sembra un frullato tra Twilight e un video musicale finto indie di quelli che tanto piacciono ai ggiovani che guardano Mtv e x-factor. Storia banale, personaggi senza spessore che annoiano dopo poche battute, regia piatta, scene d'azione che si dimenticano troppo in fretta. Un cattivo veramente poco incisivo. Emma Stone certo splendida, ma quelle scene teen-romantiche nei corridoi della scuola proprio non vanno giù.
Pinhead80: Tornano gli agenti pensionati della CIA e torna l'azione divertente e fracassona che tutti si aspettavano. Questa volta i nostri eroi dovranno sventare un possibile attacco nucleare che potrebbe portare alla morte di milioni di persone. Non c'è neanche il tempo di prendere le misure al film che si viene catapultati subito in un attentato e in seguito in un funerale sui generis. Si nota proprio come il cast si sia divertito durante le riprese, perché tutti sembrano ampiamente a loro agio nel ruolo interpretato.
Deepred89: Discretamente confezionata, una commedia poliziesca a stelle e strisce con spunto di partenza classicissimo poi riproposto, con qualche variante, nel ben più riuscito Non c'è due senza quattro. Sulla pellicola pesa un'atmosfera alla Hazzard che ben poco ha a che vedere con le altre pellicole interpretate da Hill nel decennio (anche le scazzottate sono affrontate con piglio serioso), delle quali si rimpiange l'umorismo e la più spiccata - anche nei casi peggiori - personalità. A funzionare realmente solo quei due o tre ritratti di loser e, ovviamente, Hill. Fuori parte la Gleason.
Giùan: Ciò che più colpisce dal punto di vista produttivo è come, diversamente da quanto accadrebbe ed effettivamente succede oggi, la trasposizione del romanzo della Porter sia pensata per un tipo di fruizione "adulto". Così non solo il cast è eminentemente "ricco" sia nei ruoli principali (Wyman, Egan) che in quelli secondari (Crisp, Malden, Moorhead, Menjou), ma gli stessi passaggi narrativi son ponderati, talora anzi fino al limite del sussiegoso. Indubbiamente trascinante, poi, la prestazione della giovanissima Mills, col suo cavilloso eppure inossidabile e necessario ottimismo.
MEMORABILE: La splendida Reta Shaw, cameriera anche in Mary Poppins.
Daniela: Tranquillo gestore di tavola calda da sveglio, nei suoi sogni spietato killer. Il problema è che gli omicidi avvengono anche nella realtà... Scombinato psico-thriller di modestissima levatura, che ha pure l'impudenza di citare la cura Ludovico. Il piano criminale in se stesso poteva anche funzionare ma è gestito malissimo. Con Rhys Meyers tanto defilato e quasi sempre ripreso a mezzobusto, il peso dell'azione ricade tutto su Cam Gigandet che non è un gadget tecnologico come sembrerebbe dal nome ma un bisteccone palestrato poco espressivo. Titolo da evitare accuratamente.
MEMORABILE: La moglie si arrabbia con il marito perché lui ha gli incubi ed allora lo aggredisce con una mazza, e meno male che dice di esserne innamorata...
Luchi78: Due episodi simpatici, senza lode e senza infamia. Forse c'è qualche risata in più nell'episodio di Celentano, con i richiami a Bogart e a Psycho, mentre Montesano ha una scrittura più fantasiosa e ricercata. Corbucci ogni tanto rallenta il ritmo della regia e il film ne risente. Mi chiedo come la Suma sia potuta diventare un sex-symbol...
Ale nkf: Discreto episodio che pone l'avvocato Perry Mason a confronto col mondo della televisione. È interessante notare come l'episodio sia caratterizzato da più di un delitto: una nota positiva, visto che a volte si ha di fronte una certa ripetitività (specie per quanto concerne la parte preomicidiaria). Buoni i colpi di scena, come ovviamente i protagonisti (Burr e Hale) e la ricostruzione finale degli omicidi con annessa la difficile confessione che Mason strappa al colpevole.
Hackett: Flanagan ci sa fare e l'ha dimostrato in ogni suo film. Questa volta riesce a rivitalizzare con un prequel un film precedentemente realizzato in maniera maldestra. Nonostante la lentezza della prima parte, il regista riesce a insinuare nello spettatore una sottile inquietudine che cresce man mano che si arriva in fondo alla pellicola. Alcuni spaventi facili, ma anche intuizioni visive che funzionano e regalano qualche brivido.
Ishiwara: Film epocale. Chi è stato adolescente in quell'ultimo scorcio degli anni ottanta non può non serbarne un buon ricordo. Ricordo che è certo più prezioso del film in sè. Williams gigioneggia senza alcun limite e la sceneggiatura punta troppo platealmente a commuovere. Troppo artificioso per essere coinvolgente? Forse no, lasciamogli il beneficio del dubbio. Il giovane Ethan Hawke farà strada, ma non era il migliore nel giovane cast. Una cornice d'oro sotto il sottilissimo strato superficiale è pur sempre in semplice legno... Da unica visione.
MEMORABILE: Il grafico sulla poesia; le foto nelle bacheche; i versi letti nel campo sportivo; i preparativi del suicidio; il finale (nonostante tutto).
Tarabas: In una base militare, un ufficiale donna viene trovato morto in circostanze scabrose. Per di più, è figlia di un generale. L'indagine ovviamente deve chiudersi senza clamori, ma il detective della polizia militare non la pensa così. Giallo di maniera tutto proteso verso il colpo di scena, con qualche momento morbosetto. Discreti gli attori. Vale la visione come cinema di intrattenimento e se non si conosce il finale.
Von Leppe: Ultimo capitolo in versione estesa dell'epopea di Frodo e i suoi compagni, che non presenta differenze sostanziali con i predecessori ma conclude una storia altrimenti incompleta. La Terra di mezzo a me sembra un po' un Europa simbolica dove gli Hobbit paiono abitare nelle verdi isole britanniche, mentre l'ultima battaglia si svolge in una città che ricorda vagamente lo stile romanico italiano (in particolar modo Pisa)... La storia ha alti e bassi, quello che più affascina sono gli elementi fantastici e magici e non le battaglie.
Enzus79: Biopic della pittrice messicana Frida Khalo. Storia abbastanza tormentata con molti alti e bassi e che, seppur poco appassionante a causa di una durata un po' eccessiva (due ore), non annoia e non fa mai scemare l'interesse, grazie anche ad un'ottima interpretazione della Hayek (candidata all'Oscar) e alla regia più che buona della Taymor. Da menzionare inoltre le bellissime location.
Hackett: Pruriti adolescenziali e scontro di culture differenti sono sullo sfondo di questa gradevole commedia british. La storia non è poi così banale e il cast se la cava dignitosamente con la splandida Knightley ancora un po' acerba. Finale rassicurante che accontenta un po' tutti e personaggi (come il padre della ragazza indiana) che lasciano il segno.
Giacomovie: Una donna matura e separata desidera trovare l'amore vero ma trova solo qualche relazione anaffettiva. Film introspettivo sulla psicologia del sentimento, nel quale i personaggi analizzano le loro vite dal lato delle loro relazioni e reazioni amorose. C'è un'amarezza di fondo che lascia percecipire solo come mera speranza il "bel sole interiore" del titolo originale. Le buone intenzioni analitiche non vengono sostenute dallo svilippo, spesso spezzettato. La 53enne Juliette Binoche mostra uno charme invidiabile.
Magerehein: Parodia americana certamente povera (in parte anche a causa dei diversi riferimenti a programmi Usa poco conosciuti in Italia), caotica e non scevra di sciocchezze, come da recenti tradizioni di genere (Spider Man 3 cosa c'entra?); va anche detto tuttavia che quest'opera, a differenza di altre simili, quantomeno riesce a presentare un discreto numero di trovate capaci di far quantomeno sorridere. Certamente non è un capolavoro e neppure un buon film, ma nemmeno qualcosa di così disastroso o irritante.
MEMORABILE: "In caso di attacco di pinguino rompere il vetro"; L'addestramento di Leonida al figlio; Il soldato grasso che salta lunghissimo.
Enzus79: Uno dei più importanti boss della mafia newyorkese, entrato in crisi esistenziale, diventa paziente di un tranquillo psichiatra. Commedia abbastanza interessante con un Robert De Niro sopra le righe e particolarmente simpatico. Le gag sono riuscite. In alcuni frangenti si cade in banalità evitabili. Intrattiene e diverte il giusto. Colonna sonora discutibile.
B. Legnani: Lenta, sguaiata, non riuscita commediola (*½) di corna desiderate. Da un'idea simpatica esce un film pasticciato, con snodi troppo strambi, talora eccessivi, talora troppo urlati, cosicché lo si guarda fino in fondo più che altro per la Bouchet, in forma smagliante. Di tutto il cast il personaggio più azzeccato è quello della Morana, parrocchiana austera e bigotta. Trascurabile, alla fine dei conti.
Daniela: Proprio alla vigilia di un impegno di lavoro importante, una modella deve volare da Parigi a Madrid per accudire la nonna colpita da ictus... Il furto del corpo altrui per recuperare la giovinezza perduta non è un soggetto originale, ma Plaza è abile nell'inserire i risvolti soprannaturali all'interno in un racconto realistico e coinvolgente imperniato sull'angoscia di fronte al decadimento fisico e mentale di una persona cara provocato dalla vecchiaia e dalla malattia. Elegante la fattura con effetti speciali ridotti al minimo, brave le due attrici protagoniste. Un buon horror.
MEMORABILE: Il ritrovamento del diario; L'incidente stradale; L'anziana alla finestra; Il sussurro all'orecchio nel finale.
Rambo90: Lee coniuga il film di genere (con recupero degli stilemi anni settanta quasi alla Tarantino) con la denuncia; il risultato è buono, anche se a tratti troppo verboso. In particolare funziona la regia, che sa destreggiarsi tra momenti un po' grotteschi e altri decisamente seri. Così come funziona la direzione degli attori, con la coppia Driver/Washington ben funzionante e un Topher Grace probabilmente nel ruolo della vita. Un po' inutile la coda documentaristica, ma sicuramente un film efficace sotto vari aspetti.
Mickes2: La purezza del mare che si perde a vista d’occhio contrapposta al mostro tentacolare e autocostruito dei social media. Piccola vertigine intimista capace di trascendere il mero discorso didattico e in grado di sintonizzarsi nelle distonie delle tre splendide protagoniste in modo graffiante e commovente. Un genuino spaccato della generazione odierna e il rapporto ossessivo e abbacinato con gli smartphone. Nelle diverse derive caratteriali il regista coglie la percezione ondivaga di una realtà, l’incapacità di comunicare, le peggiori irriflessioni.
MEMORABILE: “I followers non sono persone reali”; 30K.
Dusso: Riuscita commedia sexy a sfondo natalizio. Ultima regia per il regista e sceneggiatore Carlo Veo, è la storia di Ninetto (un simpaticissimo Ninetto Davoli) borgataro romano che vive alcune vicende sentimentali e lavorative sullo sfondo di una Roma che si appresta a festeggiare il Natale.
Giùan: A Kobe, quattro amiche di lunga data vedono progressivamente sgretolarsi le certezze del loro sodalizio e le loro vite private. Fluviale opera d’autore (oltre cinque ore) in cui Hamaguchi si prende letteralmente tutto il tempo che serve per registrare, con rigorosa cognizione registico/narrativa non sempre esente da propaggini ridondanti (l’estenuante reading), l’equilibrio fragilissimo delle umane relazioni (tra le amiche, con gli uomini, in famiglia) e lo spostarsi del baricentro dei singoli punti di vista, compreso quello cinematografico. Premiate a Locarno le quattro interpreti.
Buiomega71: Niente mostri, alieni o mutanti, e nemmeno fantascienza filosofica ma un bizzarro sci-fi che pesca a pieni mani dai classici (il pianeta boschivo quasi fatato con pioggia di parassiti e i suoi curiosi abitanti, l'energumeno in rosso chiuso nella teca, lo scavo sotto i riflettori, l'estrazione delle gemme, i disgustosi simil xenomorfi innocui da smembrare) con almeno un momento inaspettato che sfiora il gore (l'amputazione del braccio). Sospeso in un limbo pseudo new age tra tecnologia retrò e guerre del fuoco. Finale action/western in notturna e chiusa speranzosa che non guasta.
MEMORABILE: La crudele Inumon (dalla lingua incomprensibile) che fa partire la canzone "Pasaulite" attacando acusticamente i suoi avversari alla [f=1871]Atmosfera zero[/f].
Dave hill: Delizioso fanta horror tipico degli Ottanta, propina commedia studentesca (con l'inevitabile diatriba tra giocatori di football e nerd e con la bella che lascia il figo play boy e si innamora del tenerone gentile e rispettoso), parassiti alieni che ti entrano nel cervello zombificandoti e le solite battute cool (declamate dal disilluso e duro detective che esordisce sempre con "stupiscimi"!). Gli zombi sono splendidi, con lattice e animatronics commoventi, ispirati a quelli, esemplari, di Savini. Teste spappolate come zucche al sole: ma occhio al verme!
MEMORABILE: Contagio rapido nel dormitorio femminile; Lo zombi scheletrico armato di ascia, omaggio a Eddie, la mascotte degli Iron Maiden.
Homesick: La febbre travoltiana contagia anche Tarantini, che ne scrittura un emulo (Garrison) impomatato di brillantina Linetti lanciandolo in una vivace commedia tra balli in discoteca, zuffe tra bande rivali, prove d'amicizia e un inseguimento tra auto e moto che non stonerebbe in un poliziesco coevo. Quantunque la colonna sonora sia a firma Reverberi, essa si basa più che altro su celebri hit come "Love is in the air" di Paul Young e una versione disco di "Satisfaction" dei Rolling Stones. Due le donne: la Buonocore... di buon cuore e la smorfiosa Gay, di lì a poco vittima degli zombi fulciani.
MEMORABILE: Garrison nel ristorante di lusso; la Renault 4 a pezzi durante l'inseguimento.
Nando: Una ex spia siriana ritiratasi in Canada viene a sapere del rapimento della figlia e dovrà tornare nella sua terra d'origine per salvarla e fare i conti con il proprio passato. Film abbastanza scontato in cui le scene d'azione sono poco memorabili e lo sviluppo narrativo banale, con la presenza di vecchie amicizie e vecchi amori. Talvolta alcune situazioni appaiono addirittura contorte e poco attinenti alla narrazione. Cast che annovera tra gli altri anche la Tomei, qui alla sufficienza risicata.
Fabbiu: Non rientra nel filone delle caserme come invece farebbe pensare il titolo; quello dei militari è infatti solo un reparto del manicomio gestito da Banfi dottore. Trama stiracchiatissima per mettere in scena gag di infima qualità, dove nemmeno Vitali in un ruolo inusuale sembra poter risollevare le sorti del becero umorismo; almeno La sai l'ultima sui matti (simile ambientazione) era a suo modo un barzellettistico, qui a parte far fare qualcosa a la Cassini, tutto sembra aver poco senso. Si ride solo per la terribile espressività stra-comica di Banfi.
MEMORABILE: Jimmy il fenomeno nel ruolo del guardiano ha qualcosina di piu di una semplice comparsata!