Ambiziosissimo progetto wendersiano, prevede che in una Berlino ingrigita da un bianco e nero di grande effetto si segua la quotidianità di due angeli (Bruno Ganz e Otto Sanders) coinvolti con altri come loro nella muta osservazione degli umani. Questi ultimi, a loro volta silenziosi, lasciano scorrere pensieri che, captati dagli angeli, si sovrappongono in una perenne, sussurrata litania entro cui leggere le differenze sociali e di approccio alla vita. Mai emergono tuttavia quella rabbia e quel risentimento che in molti casi ci si aspetterebbe di ascoltare, e per questo la somiglianza di fondo delle voci, delle loro riflessioni che spesso si slanciano in afflati poetici, tradiscono in alcuni...Leggi tutto casi un forte distacco dalla realtà, un abbandono costante a una malinconia ineludibile che riesce difficile associare all'intera razza umana o quasi. Non che l'operazione non possegga il fascino intrinseco che ha saputo intrigare molta parte della critica, ma la ripetizione monotona di pensieri futili che presi singolarmente assai di rado coinvolgono induce alla sonnolenza; anche perché spesso non in grado di elevarsi da quella piattezza attraverso la quale evidentemente Wenders (e Peter Handke, che con lui ha sceneggiato il film) ha deciso di conferire omogeneità al proprio lavoro; o forse è anch'esso un effetto ritenuto necessario per cullare lo spettatore conducendolo quasi estatico nella dimensione ultraterrena degli angeli. Per creare un film diverso, nuovo, caratteristica che gli va effettivamente ascritta come merito primario e che permette di fissare IL CIELO SOPRA BERLINO nella memoria lasciando che sedimenti nei ricordi. Così come sarà difficile dimenticare i volti dei due angeli, la ieraticità della loro postura, l'appollaiamento di Ganz sui tetti della città ad osservarla dall'alto. Perché Berlino emerge con forza, ripresa con magnfico gusto estetico (eccellente la fotografia di Henry Alekan) nei suoi spazi e nelle sue architetture, presenza fondamentale fin dal titolo e teatro ideale di un'avventura che è difficile poter immaginare in altro luogo (ci penserà il remake americano a farlo). Tuttavia, al di là della magnificenza offerta dalla patina esteriore (con il bianco e nero che si alterna a minoritarie, improvvise sequenze a colori), della potenza dell'idea e dalla novità della proposta, racchiusa da una colonna sonora "mistica" impeccabile, due ore e più ad ascoltare frasi perlopiù sconnesse, scelte sovente senza apparente criterio, a seguire gli angeli muoversi lenti, accarezzare bonari e invisibili i loro protetti, non sono facili da digerire. Anche perché se Peter Falk nella parte di se stesso, attore americano in trasferta per girare un poliziesco (doppiato dal soito fenomenale Giampiero Albertini), ha guizzi di commovente autenticità (ed è molto più presente di quanto la "partecipazione straordinaria" citata nei titoli possa far immaginare), non lo stesso si può dire per l'impossibile storia d'amore tra l'angelo "bruno" e la trapezista (Dommartin), portata avanti tra troppe sterili elucubrazioni sintesi delle velleità frustrate di una sceneggiatura lontanissima dall'impeccabilità. C'è sostanza, certamente, ma anche tanta supponenza.
Grande film di Wenders, il cui punto debole sono alcuni dialoghi ricchi di termini non necessari ed un po’ astrusi (“corifeo”…). Poesia dolcissima, ma non melensa, con gli angeli che girano per la città, sentono, ascoltano, confortano, si issano in luoghi e posizioni che non dimenticheremo mai. Ottima la prima parte, buona la seconda.
E' un film con qualche difetto, soprattutto nei dialoghi, a volte prolissi e inutilmente pesanti. Ma è anche un gran bel film, pieno di tenerezza, di amore per Berlino, per gli uomini che ci vivono e per gli strani e tristi angeli che la popolano, e che scivolano tra gli umani ascoltando i loro pensieri, soffrendo le loro pene, accoccolandosi vicino a loro per dividerne il dolore. Gli attori sono perfetti, le immagini di Berlino prima del crollo del muro sono toccanti, la fotografia e la musica sono indimenticabili. Bello davvero.
MEMORABILE: E' un film fatto di immagini, di momenti. Impossibile sceglierne uno.
Bella favola dedicata alla città simbolo della Germania, all'epoca della realizzazione del film ancora divisa dal muro; gli angeli che assistono gli uomini soffrendo per loro sono tra le figure più poetiche del cinema moderno (grazie anche alle belle prove degli interpreti). La rinuncia di uno di loro al proprio essere per vivere come uomo terreno (e quindi mortale) è una dichiarazione d'amore al genere umano, una volontà di partecipazione alla vita (con tutti i suoi limiti). Bellissima la fotografia, un po' prolissi i dialoghi.
Poetico, onirico, a tratti doloroso, il film di Wenders è forse l'apice della sua poesia narrativa. Senza strizzate d'occhio al cinema americano, il regista tedesco apre il cuore e la mente, dando vita ad un universo che resterà nella storia del cinema. Non è un film di intrattenimento: può risultare un po' difficile, ma riesce a donare qualcosa a chi guarda.
Angeli in città: ascoltano i pensieri della gente e uno di loro si umanizza. Un'idea folgorante e uno struggente poema su Berlino ma anche sulle tante solitudini che compongono l'umanità. Pensieri come microscopici frammenti di grandi storie; dialoghi (di Handke) magnifici; alcuni momenti di fortissima emozione. Primi 20 minuti eccezionali, ma poi segue 1 ora ripetitiva e sfibrata prima della trasformazione dell'angelo, più altri 50 lunghi minuti. Notevole, ma estenuante e prolisso. Da segnalare la partecipazione canora del grande Nick Cave.
Magnifico. Una grande regia alterna sapientemente dialoghi di pura poesia a "fotografie" della gente normale di Berlino, ciascuna con le proprie paure e la propria storia, raccolte da invisibili angeli. Tra i protagonisti brilla Peter Falk, che qui interpreta se stesso, che avrà un ruolo chiave nella difficile decisione di uno dei due angeli. La fotografia toglie il fiato in ogni momento, così come la colonna sonora (specie nelle parti in cui compare Nick Cave). Non si poteva fare ritratto migliore di una città come Berlino.
MEMORABILE: L'anziano signore in cerca di Potsdamer Platz (la più bella piazza di Berlino, ridotta a sterpaglie e fili spinati dalla Guerra Fredda...).
Film traboccante di omaggi e valori alla condizione dell'essere umano, da se stesso auto-sottovalutata; di sicuro originale e particolare, davvero meritevole, ma a tratti la lunga loquacità di dialoghi e pensieri risulta leggermente forzata e fine a se stessa. Non credo che i pensieri della gente siano così ordinati e lineari fino a sembrare autobiografie, se non per il fatto di rendere un velo poetico troppo voluto. Delizioso Peter Falk in un ruolo (se stesso) che ha del perfetto e superlativo Nick Cave con la sua esibizione sul finale.
I primi 40', in cui non succede assolutamente niente, sono magnifici; senza dubbio la cosa migliore del film. Il flusso ininterrotto dei pensieri della gente di Berlino, le splendide immagini della città in b/n, due ottimi attori come Ganz e Sander...tutto funziona perfettamente. Peccato che da lì il film si incarti su se stesso, seguendo la storia romantica Ganz-Sommartin tra dialoghi deliranti, ripetizioni inutili e lungaggini assortite. In più, tocca sopportare anche un paio di terrificanti nenie di Nick Cave. Peccato, davvero.
Questa è poesia allo stato puro: Wenders distilla a uno a uno dialoghi/pensieri/monologhi di una delicatezza e di un efficacia a livelli inarrivabili. La suggestiva Berlino diventa ambiente ideale, per un confronto tra umano e ultraterreno, tra realtà e immaginazione. Elegia della vita che si vive da protagonisti e per questo meritevole di essere vissuta. Capolavoro assoluto.
Ispirato anche dalle poesie di Rainer Maria Rilke, Wenders realizza a Berlino questo film che avrà, dopo sei anni, un sequel. Gli angeli sono vestiti come gli uomini e hanno il codino. Possono sentire i nostri pensieri, starci accanto, ma non interferire. Cosa succede se un angelo vuole diventare uomo? Ci può riuscire e finalmente provare tutto ciò che provano gli uomini. Quello che non si capisce è che dopo aver osservato in profondità la vita umana come angelo, una volta diventato uomo deve riscoprire la vita nella nuova veste. Un po' prolisso.
Pregi e difetti del tradizionale "film d'autore". La sceneggiatura basata su monologhi fa ostruzionismo, ma la bellezza delle immagini (quasi mai estetizzante) è sufficiente per arrivare fino in fondo. Interpreti carismatici e attraenti, specie in bianco e nero. Bruno Ganz spettacolare, Solveig Dommartin e Otto Sander bellissimi. Colpo di genio la presenza di Peter Falk nel ruolo di se stesso. Non si capisce bene perché ci sia un concerto di Nick Cave durante il film.
E pensare che nacque quasi per gioco... Un capriccio per non lasciare la troupe con le mani in mano portò Wim Wenders a concepire questo flusso di coscienza assolutamente privo di sceneggiatura, semmai ispirato da un paio di poesie di Peter Handke. Wenders traccia, infiaschiandosene dello spazio-tempo, un percorso personalissimo che attraversa la capitale tedesca, farcito di suggestioni e di reviviscenze. L'esito risulta particolarmente ostico per i non-berlinesi, comunque affascinante, benchè privo di una doverosa e convincente chiusura. ***
Indispensabile, direi. I minuti scorrono e la lentezza dello svolgimento non pesa. Ci si dimentica del bianco e nero e ci si lascia assorbire totalmente da parole, dialoghi e immagini. Un film sugli "angeli" che rende più contenti di essere "uomini". Mai melenso e con un irresistibile ottimismo di fondo che si mantiene ben lontano da luoghi comuni e facili psicologismi. Un film che disvela e narra il "vero" della "vita sotto al sole", dando corpo figurativo e fonetico a ciò che sembrava incomunicabile. Andrebbe visto ogni giorno.
MEMORABILE: Quando il bambino era bambino. Poesia di Peter Handke che scandisce tutto il film.
Poetico e solenne apologo sui ricordi e le disillusioni. Un requiem, una sinfonia a tratti ridondante e sfuggente ma suggestiva, di immagini e parole atte a descrivere una Berlino sofferente, ancora spaccata in due, raccoglitrice di piccole storie e voci cristallizzate, tragedie passate e incanto. Lo sguardo assoluto e salvifico degli angeli, che vegliano sulla città donando speranza e comunicabilità a chi oramai le sta smarrendo, è il punto di vista favolistico di un’opera etica capace di riflettere sul prezioso valore della vita e dell'amore.
Sopra a Berlino il cielo si sta rischiarando: le persone hanno pensieri e le ultime macerie saranno ripulite; un'anteprima del crollo finale del muro. Atmosfere eteree ben dirette specie nella prima parte a dare sensazioni di fluttuamento ondivago. Il cambio successivo di prospettiva fa sedere la visione ma l'arguta scelta di Falk, le acrobazie circensi e il contributo di Cave (a cui a Berlino passa il testimone il Bowie dei 70) riequilibrano il discorso in attesa che ogni angelo ridiscenda sulla terra. Fotografia in b/n eccellente.
Un Wenders in stato di grazia fa l'amore con Berlino e con l'essere umano che la abita. L'espediente è lo sguardo (bianco e nero, ossia privo d'emozione) degli angeli che restano leggeri ma sognano lo spirito greve di un'umanità che li porti a terra e doni loro lo sguardo da altezza 0 e i suoi colori. Le storie di ciascuno si intrecciano in una cacofonia di pensieri che si fanno poesia ma che avrebbero potuto essere distillate meglio, a fronte di una lunghezza eccessiva. Rimane tuttavia un'opera che parla al cuore.
Bellissima l'idea di base, ma il risultato - per quanto rarefatto e indubbiamente potente - disattende le aspettative, peccando in una prima parte dall'incedere lento e spossante (e non aiuta un lessico monotonamente elevato anche quando non necessario) che sfocia in un secondo round più snello ma lontano dai picchi emotivi ai quali chiaramente si ambisce. Una ventata di leggerezza avvolge le apparizioni di Falk, che eclissa col suo carisma i pur eccellenti protagonisti. Arrivati alla fine se ne afferra pure la levatura, a patto di arrivarci.
Insopportabile e pretenzioso, il peggio del cinema snob da festival. Un concentrato di frasette pseudo-poetiche che sembrano uscite dirette dal diario di un adolescente in crisi mistico/new age. Per fortuna c'è il grande Peter Falk che risolleva i pochi momenti in cui compare col suo carisma. Il Wenders di L'amico americano e Alice nelle città è perduto per sempre ma, incredibile ma vero, riuscirà a superarsi e fare ancora di peggio con Paris, Texas.
MEMORABILE: Solo ed esclusivamente le scene con Falk.
Uno dei lavori più poetici di Wenders, uno sguardo metafisico e al tempo stesso molto umano su una Berlino ancora divisa; la forza suggestiva di questo affresco dalla doppia natura è enfatizzata dalla fotografia (sempre molto evocativa, come in tutti i viaggi cinematografici di Wenders), che utilizza con ponderatezza il b/n e il colore e dalle recitazioni di Ganz e Falk. Alcune riflessioni sono un po’ verbose, ma contribuiscono al valore del film.
MEMORABILE: L’umanizzazione di Damiel; Cassiel e il ragazzo suicida; Peter Falk.
Tutto l'intreccio metacinematografico con protagonista Peter Falk - il filone narrativo più concreto e interessante - agisce come ideale catalizzatore del metaforico gioco di doppi cui Wenders, nella sostanza, dedica l'intera pellicola. Fitto di momenti delicati e a tratti anche molto emozionanti, anche se la tendenza congenita all'idealizzazione intellettuale dei rapporti fra i personaggi (colta perfettamente nella formalità a tratti irritante dei dialoghi) non sempre sposa intenzioni e risultato finale. B/n suggestivo.
Wim Wenders gira un film coraggioso, intelletuale, ad altissimo tasso di poesia e di filosofia, un piccolo (si fa per dire) diario del pensiero umano. Il film è bellissimo, ma per arrivare alla fine gli sbadigli sono parecchi, perché tra una scena emozionante e l'altra il ritmo è onestamente troppo lento e la mancanza di una vera trama fa il resto. Le scene col grande Peter Falk ridestano prontamente l'interesse. Ottimo davvero Bruno Ganz. Bello ma piuttosto pesante.
Due angeli tristi si aggirano invisibili nella Berlino degli anni Ottanta, già deprimente di suo. Uno dei due si innamora di una trapezista e medita di abbandonare il suo stato per farsi uomo, come già fece a suo tempo un famoso attore... Come si fa a non ammirare questo film? La bellezza delle immagini in un bn purissimo e l'estrema cura nelle inquadrature incantano lo sguardo. Nello stesso tempo, come si fa a non trovare uggiosi dialoghi tanto volutamente poetici e pervasivi da trasformarsi in una zavorra che impedisce di prendere il volo? Il voto media tra fascino e sbadiglio.
MEMORABILE: La rilevazione del passato di Peter Falk, che fa sorridere ammiccando tutti i fan appassionati del tenente Colombo.
Due angeli scendono su Berlino negli anni '80; possono ascoltare i pensieri della gente e confortarli. Uno di loro scoprirà l'amore per la trapezista di un circo. Splendida regia, magnifica fotografia che alterna bianco e nero e colore. Bravissimi Bruno Ganz e Solveig Dommartin. Tra gli attori anche Peter Falk che interpreta se stesso. Un capolavoro poetico e filosofico.
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Segnalo che non solo Nick Cave con i suoi Bad Seeds partecipa al film ma anche i Crime and the City Solution nati da una costola degli stessi Seeds che appaiono con una canzone live a metà film in un locale che la Dommartin visita
Cammeo nel ruolo di sé stesso del grande Nick Cave, che in quegli anni risiedeva effettivamente a Berlino e divenne amico del regista.
Una scena chiave del film è infatti ambientata durante un concerto di Nick Cave & the Bad Seeds.
Il brano The Carny (dall'album Your funeral ... my trial, 1986) si ascolta anche in precedenza, nella roulotte del circo; nella scena del concerto, Nick esegue anche From her to eternity (dall'album omonimo, 1984).
HomevideoGestarsh99 • 26/07/11 12:40 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc dal 22/09/2011 per RHV:
CuriositàRaremirko • 5/03/14 00:14 Call center Davinotti - 3863 interventi
* Molte location del film non ci sono più, sostituite da supermarket, centri commerciali, ecc.; lo stesso Wenders lo ripete più volte in vari commenti
* Inizialmente era prevista una descrizione più particolareggiata della trasformazione umana dei due angeli protagonisti, nonchè più spazio ad altre creature angeliche esterne alla storia
* Molte scene sono state tagliate perchè le comparse guardavano in camera
* Era anche previsto un incontro verso il finale riguardo i 2 angeli ormai uomini, con tanto di torte in faccia, poi del tutto tagliato; Wenders invita anche a fare un montaggio di queste scene tagliate, visto il loro discreto minutaggio da lui neanche analizzato.