The quake - Il terremoto del secolo - Film (2018)

The quake - Il terremoto del secolo
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Tre anni dopo il successo di THE WAVE torna al completo la poco allegra famigliola norvegese il cui padre, Kristian (Joner), ebbe un ruolo fondamentale nel salvataggio precedente, al fiordo di Geiranger. Ossessionato (giustificatamente) dai terremoti e dalla probabilità che se ne verifichi uno ancor più potente, preda di una depressione che lo attanaglia al punto da non essere nemmeno in grado di sostenere in casa la presenza della figlioletta Julia (Haagenrud-Sande) giunta fin lì a trovarlo, l'uomo viene a sapere perdipiù della morte in una galleria, durante un'ispezione, di un suo amico e collega. Cos'aveva scoperto? Tanti piccoli indizi lasciano...Leggi tutto presagire che in Norvegia di nuovo la terra tremerà, c'è solo da capire quando. Dopo aver convinto la figlia (Johansen) dello sfortunato collega a dargli una mano per scoprire cosa stesse studiando così approfonditamente suo padre prima di morire, Kristian va a trovare la moglie (Torp) e incontra a Oslo pure il figlio (Oftebro). Un breve ritorno in famiglia dominato però, ancora una volta, dal terrore di un nuovo terremoto. Il gioco è quello di sempre: l'esperto sa, intuisce, avverte il pericolo ma tutti coloro a cui confessa i propri timori lo considerano un mezzo matto, a cominciare dai ricercatori del centro sismico. Il vero problema è che tutta questa fase preparatoria non finisce più, e se si considerano le difficoltà del protagonista di esprimersi, il suo costante senso di smarrimento, una regia non certo esente da difetti a cominciare da un attendismo eccessivo, c'è poco da star allegri (come per Joner, che non accenna a un sorriso nemmeno per sbaglio). Le situazioni in cui si vengono a trovare i protagonisti sono a dire il vero del tutto simili a quelle che siamo abituati a sorbirci nei catastrofici americani, ma almeno qui non c'è il palestrato patriottico di turno che salva il mondo da solo. La cosa, unita ai ritmi lenti, ai silenzi e all'unicità dei paesaggi svedesi, con qualche splendida ripresa dall'alto dei fiordi e una fotografia cupa di un certo fascino (il regista nasce come direttore della fotografia), concedono al film di staccarsi di netto dai routinari catastrofici a stelle e strisce tentando una via alternativa; visivamente meno spettacolare (crolli e sommovimenti del terreno si risolvono presto), concentra gli effetti speciali nella fase centrale senza brillare particolarmente ma riesce a farci vivere tre o quattro scene di grande impatto e di suspense notevole all'interno del grattacielo sull'orlo del collasso. Meno sentimentalismo a buon mercato, più maturo l'approccio ma non basta, per rendere attanagliante e coinvolgente un prodotto che dovrebbe al contrario nascere per esserlo.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/08/19 DAL BENEMERITO DIGITAL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 11/08/19
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Digital 9/08/19 11:09 - 1260 commenti

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Catastrofico norvegese che non presenta molte novità, adagiandosi ai classici tòpoi del genere, tra il geologo che strilla a mezzo mondo l’imminente disastro (allerta puntualmente ignorata), i problemi familiari dello stesso (tanto per acuire il dramma) e la figura dell’innocente da salvare a ogni costo (in questo caso una bambina). Niente di inesplorato, però, rispetto agli omologhi americani, il film di Andrsen presenta una sensibilità tutta scandinava, il che lo rende meno incline al divertissement fine a se stesso. Molto bravo Joner.

Daniela 8/09/19 19:23 - 13013 commenti

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Basta concentrarsi sulle vicende del protagonista e della sua famiglia invece di frantumare la narrazione in diversi rivoli narrativi per affrancare questo catastrofico dei topoi del genere imposti dal cinema USA? No, se poi questi si ritrovano tutti, a costo di giocarsi la verosimiglianza. Nel ruolo del geologo tormentato dai sensi di colpa che si trascina dal film precedente, Jonas si impegna per dare spessore al Cassandro della situazione ma il resto è convenzionale, gli altri personaggi risultano poco interessanti e, a parte le sequenze finali del grattacielo, anche lo spettacolo latita.

Taxius 11/12/19 16:50 - 1656 commenti

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Dimenticabile disaster movie norvegese sequel di quel The wave in cui il cattivo era appunto un'onda gigantesca. Mediocre era il primo e mediocre il secondo, in quanto i due film sono quasi uno la copia dell'altro, cambia solo il disastro naturale. Il budget c'è e si vede, gli effetti speciali non sono male (ovviamente non siamo ai livelli delle produzioni americane) ma a mancare è quel minimo di originalità nella trama, qui fatta dai soliti figli in difficoltà e dal papà supereroe. Se si esclude la scena del grattacielo è pure noioso.

Piero68 1/03/21 08:40 - 2980 commenti

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Anche se di fatto è il sequel di The wave, in realtà, "The tunnel" fa parte di una trilogia di disaster movie tutta norvegese. E a dire il vero la pellicola stupisce, e positivamente. Nell'immaginario collettivo certi film li possono produrre solo gli americani. E invece questa "ondata" norvegese è davvero di buon livello, se guardiamo gli effetti speciali. Certo, la sceneggiatura latita alquanto e le sottotrame sono praticamente inesistenti. Insomma, al netto di quei 20-25 minuti  dedicati al "disastro" il resto è pura noia. Ma un plauso lo merita comunque. Almeno alle intenzioni.

Nando 1/03/21 14:35 - 3869 commenti

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Genere catastrofico per questa pellicola ambientata in terra norvegese tra fiordi incontaminati e una modernissima Oslo. Sviluppo narrativo abbastanza scontato che riprende il precedente The wave. Indubbiamente interessante la caparbietà del protagonista e le scene del terremoto ma soprattutto nel finale emerge un clima ansiogeno che talvolta spazientisce pur di creare spettacolarizzazione del tipo americana. Nel complesso accettabile.

Rigoletto 10/12/21 11:44 - 1819 commenti

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Se anche la pacifica Norvegia si mette a produrre catastrofici siamo rovinati. Il film però è costruito su binari sicuri che impediscono un deragliamento generale. Raggiunti gli obiettivi mantiene una sua visibilità, mostrando anche la bravura di alcuni attori (Joner, Torp, Johansen). Il difetto sta là dove giace il pregio: quegli stessi binari troppo sicuri incanalano la narrazione su classici stereotipi (famiglia problematica, genitore, guardacaso, esperto in materia, ecc.). Vergato di una certa spietatezza, davanti al peggio riesce a non scivolare nel melenso gratuito.

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